P ICCOLA C ASA DELLA D IVINA P ROVVIDENZA P RESIDIO S ANITARIO O SPEDALE C OTTOLENGO INFORMAZIONI DI Q UA L I TA’ DICEMBRE 2009 N.2/3 2009 Dr.ssa Sr Anna Maria Derossi EDITORIALE Responsabile SC Formazione e Qualità Prof. Roberto Russo Direttore Sanitario Il Natale ci insegna ad ascoltare quel silenzio che custodisce il segreto dei volti e delle cose. Il Natale è storia di una Persona nata tra i poveri…e ci interpella di fronte al dramma e lo scontro tra la luce e le tenebre, la salute e la malattia, la ricchezza e la povertà, l’amore e l’odio, la vita e la morte, l’essere e il nulla…Sull’orlo di questo abisso risuona un perché. L’ormai consueto appuntamento con le nostre “Informazioni” ci regala in questo numero due approfondimenti su un unico tema, quello della Terapia Anticoagulante, che rappresenta un argomento di quotidiana importanza visto il diffondersi di questa terapia, l’utilizzo di farmaci e l’impatto che questa terapia può avere sulla persona – spesso anziana - e sui servizi ospedalieri. L’ascolto di questo perché attraversa i tempi ed a sorpresa si trova davanti una risposta inattesa: un Dio che si fa Bambino per ricercare insieme all’uomo di ogni tempo il vero significato della vita che ha senso solo se fondata e nutrita dall’Amore. Auguri di buon ascolto a tutti. Auguri di autentica gioia natalizia! Nel primo articolo, il dott. Claudio Pascale ci accompagna in una specifica riflessione sulla fibrillazione atriale e sull’utilizzo della terapia anticoagulante in questa patologia con un’attenta valutazione ai farmaci attualmente disponibili e alle eventuali alternative. Nel secondo articolo, un gruppo di ricerca infermieristico ci sottolinea il ruolo degli infermieri nell’educazione terapeutica in terapia anticoagulante orale, ricordandoci l’importanza dell’educazione terapeutica nel rapporto con i pazienti e nell’efficacia dei trattamenti. PRESEPI Natale è storia che spacca nel cuore una povertà che non ingombra, non pesa, non impedisce di vedere. Sottolineo, oltre naturalmente alla valenza e al valore dei contenuti, la presenza di più voci professionali e la capacità di collegare la nostra realtà e le nostre esigenze alle migliori evidenze scientifiche. Ancora una volta, la clinical governance è agita e non solo sbandierata! Il Povero è nato tra i poveri non per farci più ricchi ma perché ci bastasse la nostra povertà. E noi ci siamo fermati a far belli i presepi che gridano in questo Natale anche contro di noi. Gridano nella loro nudità che va amata non nascosta. Buone feste a tutti! Natale è un amore Farmacia Interna troppo forte Piccola Casa della Divina Provvidenza perché fatto debole come un piccolo bambino. G, Beraudo 1 P ICCOLA C ASA DELLA D IVINA P ROVVIDENZA P RESIDIO S ANITARIO O SPEDALE C OTTOLENGO DICEMBRE 2009 INFORMAZIONI DI QUALITA’ N.2/3 2009 +ù FIBRILLAZIONE ATRIALE E TERAPIA ANTICOAGULANTE Dr Claudio Pascale, Direttore di S.C. Medicina La fibrillazione atriale (FA), secondo la pragmatica definizione adottata dalla Associazione Italiana Aritmia e Cardiostimolazione (1) , è un’aritmia sopraventricolare la cui diagnosi elettrocardiografica è basata sui seguenti elementi: 1. assenza di onde P; 2. irregolarità degli intervalli R-R. Fig. 2 Prevalenza della FA in base a età e sesso(3) Venne descritta già agli albori della elettrocardiografia e la sua caratteristica presentazione all’ECG, con una evidente irregolarità del ritmo cardiaco, la rende riconoscibile Le proiezioni epidemiologiche indicano che tali numeri, procon una certa facilità anche a chi non è particolarmente gressivamente aumentati negli ultimi anni, sono ulteriormente destinati a crescere, con un incremento previsto della FA esperto di elettrocardiografia (Fig. 1). di 2-3 volte nel 2050, per varie ragioni tra cui l’invecchiamento della popolazione. La presenza di FA si accompagna a un aumento significativo di mortalità di circa 2 volte rispetto alla popolazione senza questa aritmia (Fig. 3); tale mortalità è legata alla gravita’ della patologia sottostante (2). fig 1. ECG di un soggetto con FA Viene classificata in in 3 forme: 1. Fibrillazione atriale parossistica: forma caratterizzata dalla interruzione spontanea dell’aritmia, generalmente entro 7 giorni. 2 .Fib r illa zione a tr ia le p er s is tente: l’ar itmia Fig. 3 Mortalità della popolazione con FA rispetto a quella in ritmo sinusale. (indipendentemente dalla sua durata) non si interrompe spontaneamente ma solo con interventi terapeutici A parte tale considerazione, se non si accompagna a scompenso cardiaco e la frequenza ventricolare è ben controlla(farmacologici o elettrici). ta, la FA può comunque essere tollerata bene dai pazienti. 3. Fibrillazione atriale permanente o cronica: forma nella E’ però una situazione a rischio di embolizzazione sistemica, quale non sono stati effettuati tentativi di interruzione con varie gravi conseguenze tra cui particolarmente temibidell’aritmia o, se sono stati tentati, non hanno avuto successo le è l’ictus ischemico. per mancato ripristino del ritmo sinusale o per immediata Le embolie sistemiche originano generalmente nella cavità recidiva, o nella quale non si ritengono indicati ulteriori ten- atriale sinistra o nell’auricola, come conseguenza della stasi ematica dovuta principalmente alla mancata contrattilità tativi di cardioversione. degli atri. Le complicanze emboliche della FA, come si è La FA è l’aritmia sostenuta di più frequente riscontro nella detto, possono essere estremamente gravi e anche mortali, popolazione generale, presentando negli U.S.A. una pre- comunque spesso invalidanti; va sottolineato che possono valenza di circa 2,2 milioni e una incidenza di 350.000 casi manifestarsi anche in pazienti per il resto del tutto asintoanno (2), in Italia una prevalenza di 500.000 casi e una inci- matici. denza di 57.000 casi anno (dati ISTAT). Incidenza e prevalenza sono maggiori negli uomini che nelle donne e aumentano molto con l’età: nei grandi anziani circa il 10% della popolazione è affetto da FA (Fig. 2) (3). 2 P ICCOLA C ASA DICEMBRE 2009 DELLA D IVINA P ROVVIDENZA P RESIDIO S ANITARIO O SPEDALE C OTTOLENGO INFORMAZIONI DI QUALITA’ N.2/3 2009 +ù co che la TAO comunque comporta, anche se condotta correttamente. In questo ci aiutano le Linee Guida (LG) dedicate; farò riferimento, in quanto particolarmente utilizzate, alle LG della American Heart Association, American College of Cardiology ed European Society of Cardiology (AHA/ACC/ ESC) (8) e alle LG CHEST 2008 (9). Tali LG raccomandano una terapia antitrombotica per tutti i pazienti con FA, ad eccezione di quelli con FA “isolata” o con importanti controindicazioni. La FA isolata (lone atrial fibrillation) è una forma di FA che si presenta in pazienti con età inferiore a 60 anni, senza cardiopatia strutturale; tale forma è generalmente ben tollerata e presenta bassissimo rischio embolico. In tutti gli altri casi invece è indicata terapia antitrombotica, non solo per le forme di FA permanente e persistente, ma in genere anche per la FA parossistica. Fatta questa prima suddivisione, la decisione difficile nella pratica clinica, per quanto riguarda la terapia antitrombotica, è se utilizzare solo l’aspirina (ASA) o il warfarin. Nei pazienti con FA il tasso annuo di ictus ischemico e’ del 5% (da 2 a 7 volte la popolazione senza FA) (2-4) ; circa il 15% degli ictus (il 33% negli anziani) sono associati a FA (5) . L’associazione tra FA e ictus aumenta con l’età. Per cercare quindi di ridurre al minimo il grave rischio di embolia nei pazienti con FA, nell’arco degli anni sono stati impiegati farmaci antitrombotici quali antiaggreganti e anticoagulanti. I primi sono di più facile uso in quanto non necessitano di controllo dei tempi di coagulazione. Gli anticoagulanti sono rappresentati dalle eparine (non frazionate o basso peso molecolare) e dagli anticoagulanti orali. Le eparine vanno somministrate sottocute ma comunque non necessitano di frequenti controlli dei tempi di coagulazione. Gli anticoagulanti orali, tra cui il più impiegato è il warfarin, della coagulazione secrete , sono antagonisti della vitamina K, essenziale per rendere biologicamente attive proteine della coagulazione secrete dal fegato. Vanno somministrati per via orale, ma deve essere attentamente e frequentemente controllato il tempo di coagulazione PT-INR (International Normalized Ratio, che si ottiene normalizzando il tempo di protrombina del paziente con quello di controllo). I valori di scoagulazione ottimale sono stati individuati come INR compreso tra 2 e 3, ma talora i pazienti vanno incontro a variazioni improvvise e importanti, per ragioni varie tra cui significative sono le interazioni con cibi e farmaci (6) . Le LG ci indicano che dobbiamo fare un accurato inquadramento del paziente per definire il suo rischio embolico teorico, ricercando la presenza di fattori di rischio basso, medio o alto (Fig. 4). FIG. 4 Stratificazione del rischio trombo-embolico nei soggetti con FA (8) Per chiarire e paragonare la reale efficacia nel prevenire episodi embolici nei soggetti con FA, alcuni anni fa sono stati condotti vari studi in cui veniva valutata l’efficacia di diverse terapie antiaggreganti e anticoagulanti. Da tali lavori (7) si ottengono dati di notevole interesse, che in estrema sintesi possono essere così riassunti: - L’impiego di un antiaggregante (aspirina nella maggior parte degli studi) rispetto al placebo riduce significativamente il rischio di stroke - L’impiego di warfarin rispetto al placebo riduce significativamente il rischio di stroke (di circa 2/3) - L’impiego di warfarin riduce il rischio di stroke in modo significativamente maggiore rispetto ai farmaci antiaggreganti Pertanto la terapia anticoagulante orale (TAO) con warfarin sicuramente ha dimostrato una migliore protezione verso le complicanze tromboemboliche rispetto agli antiaggreganti. Ma per quali pazienti va scelta, dato che presenta un non trascurabile rischio di emorragie maggiori e minori e comporta comunque l’impegno a un controllo del PT-INR costante nel tempo? Come è noto la TAO, per essere efficace contro l’embolizzazione e non essere gravata da un eccessivo rischio di emorragie, deve mantenere un tasso di scoagulazione (INR) compreso tra 2 e 3. Valori inferiori non sono sufficientemente protettivi, mentre valori superiori aumentano progressivamente il pericolo che si verifichino FATTORI DI RISCHIO ELEVATO FATTORI DI RISCHIO MODERATO FATTORI DI RISCHIO MENO VALIDATI O PIU’ DEBOLI PREGRESSO ICTUS, TIA O EMBOLIA ETA’ > 75 ANNI SESSO FEMMINILE STENOSI MITRALICA IPERTENSIONE ETA’ COMPRESA TRA 65 E 74 ANNI PROTESI VALVOLARE (SE MECCANICA INR TARGET > 2,5) SCOMPENSO CARDIACO CARDIOPATIA I SCHEMICA FE < 35% TIREOTOSSICOSI DIABETE MELLITO In questo modo si possono definire 3 gruppi di pazienti con FA e le rispettive indicazioni alla terapia antitrombotica: 1. Pazienti con nessun fattore di rischio: terapia antitrombotica con ASA 81-350 mg. 2. Pazienti con 1 fattore di rischio moderato: terapia antitrombotica con ASA 81-325 mg o con TAO. 3. Pazienti con 2 fattori di rischio moderato o 1 fattore di rischio elevato: terapia antitrombotica con TAO. In alcuni casi l’indicazione alla TAO è dunque assoluta, in altri la decisione al riguardo va ulteriormente individualizzata. episodi emorragici, a volte gravissimi e anche mortali come emorragie intracraniche o emorragie gastrointestinali. Quindi bisogna individuare quali pazienti con FA hanno un rischio di embolia decisamente superiore al rischio emorragi3 P ICCOLA C ASA DICEMBRE 2009 DELLA D IVINA P ROVVIDENZA P RESIDIO S ANITARIO O SPEDALE C OTTOLENGO INFORMAZIONI DI QUALITA’ Una scelta non facile nella pratica clinica riguarda l’impiego della TAO negli anziani, che per il solo fatto di essere di età avanzata sono classificati nel gruppo a rischio di embolizzazione, ma che non infrequentemente non vengono messi in TAO per problemi pratici di difficile gestione di tale terapia o per il timore di complicanze emorragiche. Diversi studi inoltre dimostrano che anziani che pur hanno iniziato una TAO più facilmente degli altri pazienti la sospendono precocemente (10). Il paziente anziano con FA trae sicuro beneficio dalla TAO, in termini di riduzione di rischio embolico. Tale terapia va però ponderata con attenzione, tenendo ben presenti molte variabili che ci possono indurre scegliere invece solo la terapia antiaggregante (peraltro non scevra di complicanze): Analizzare il rischio emorragico Valutare la compliance del paziente Controllare la dieta Curare bene l’ipertensione Iniziare con basse dosi di warfarin (2,5 mg) Eseguire controlli frequenti di INR e se possibile appoggiarsi ad un Centro controllo TAO Mantenere INR fra 2-2,5, se possibile (riducendo il rischio emorragico ma conservando quello antitrombotico). Le Linee guida ci danno dunque informazioni sufficientemente chiare su come bisogna affrontare il rischio tromboembolico nei pazienti con FA. Ma quanto vengono seguite tali indicazioni nel mondo reale, nella vita di tutti i giorni? Gli studi al riguardo sono concordi nell’affermare che nella quotidianità i pazienti sono purtroppo spesso curati poco e male. Meno del 50% dei pazienti con FA non-valvolare riceverebbe la TAO (11). Per di più ci sarebbe il paradosso che verrebbero indirizzati a TAO preferibilmente i pazienti a basso rischio embolico, mentre ne sarebbero esclusi quelli a rischio maggiore, come gli anziani, visto che il sottoutilizzo incrementa con l’età (10-11). Ma anche tra i pazienti che assumono TAO, meno della metà sono nel range terapeutico. Indagando sulle barriere che si oppongono all’utilizzo della TAO, i pareri sono concordi nell’attribuire responsabilità al medico, al paziente e all’organizzazione sanitaria (12). Alcuni medici talora non sono del tutto convinti che il rischio embolico sia maggiore di quello emorragico e in più sono preoccupati che il paziente, specie l’anziano, non segua correttamente la terapia e i controlli. Certi pazienti hanno difficoltà a comprendere bene l’importanza della terapia con TAO, ne percepiscono solo i rischi o il fastidio di dover effettuare i frequenti controlli dell’INR. Infine le strutture sanitarie spesso non sono in grado di offrire un sufficiente supporto logistico e organizzativo. Viste queste difficoltà, si è continuamente alla ricerca di alternative alla TAO con warfarin, tali da offrire una eguale protezione ma di più facile gestione. Uno studio ha confrontato con warfarin la doppia antiaggregazione (aspirina + clopidogrel), che si era dimostrata molto efficace nella cardiopatia ischemica acuta (13) . Tale speri4 N.2/3 2009 +ù mentazione è stata addirittura interrotta precocemente, perché nei pazienti con FA studiati la doppia antiaggregazione proteggeva assai meno del warfarin verso lo stroke e altri eventi cardiovascolari. Grandi speranze aveva suscitato la sperimentazione dello ximelagatran, un farmaco orale ad azione antitrombinica diretta che aveva il vantaggio di proteggere bene i pazienti con FA contro le complicanze emboliche, ma di essere dato a dosi fisse senza necessità del frequente controllo dell’ INR (14). Purtroppo tale sostanza ha causato in una percentuale di pazienti epatotossicità, per cui non è stato immesso in commercio in Italia Sono allo studio sostanze quali Dabigatran (inibitore diretto della trombina), rivaroxaban e apixaban (inibitori orali del fattore Xa), farmaci molto promettenti ma ancora da valutare a fondo con sperimentazioni cliniche (16). E’ di recentissima pubblicazione lo studio che ha valutato l’impiego del Dabigatran confrontato con il warfarin in un campione di circa 18000 pazienti con FA(17). Il Dabigatran era impiegato con due diversi dosaggi (110 mg due volte al dì e 150 mg due volte al dì), senza necessità di eseguire controlli periodici della coagulazione. La dose più bassa di Dabigatran ha dimostrato, nei pazienti affetti da FA, stessa efficacia del warfarin nel ridurre l’ictus ischemico, ma minori complicanze emorragiche; la dose maggiore è stata più efficace del warfarin nel ridurre l’ictus ischemico, con simili complicanze emorragiche. Non si sono manifestate particolari tossicità, neppure a livello epatico (17). Questo farmaco dunque desta grandi speranze, ma al momento non è ancora disponibile in commercio per questo impiego. Altro farmaco di futuro impiego ma non ancora disponibile è il tecarfarin, che come il warfarin agisce come antagonista orale della epossido-reduttasi della vitamina K. Diversamente dal warfarin non è metabolizzato dal sistema del citocromo P450; questo riduce molto le interazioni con cibo e farmaci per cui, anche se necessita il controllo periodico dell’ INR, la scoagulazione è assai più costante e prevedibile(18). In conclusione, per quanto riguarda la terapia anticoagulante nei pazienti con FA, in estrema sintesi penso si possano fare le considerazioni seguenti. Nella FA a basso rischio l’aspirina è sufficiente per prevenire il rischio di stroke cardio-embolico. Nella FA ad elevato rischio l’aspirina e altri antiaggreganti sono nettamente inferiori al warfarin, per cui c’è precisa indicazione alla TAO. P ICCOLA C ASA DICEMBRE 2009 DELLA D IVINA P ROVVIDENZA P RESIDIO S ANITARIO O SPEDALE C OTTOLENGO INFORMAZIONI DI QUALITA’ Il warfarin ha in effetti diversi punti deboli e va usato con molta attenzione, specie negli anziani. Al momento attuale però non abbiamo a disposizione nessun altro farmaco che possa essere impiegato con eguale efficacia al posto degli antagonisti della vitamina K nel prevenire le complicanze cardio-emboliche nella FA ad elevato rischio di stroke. N.2/3 2009 +ù L’INFERMIERE E L’EDUCAZIONE TERAPEUTICA AI PAZIENTI IN TERAPIA ANTICOAGULANTE ORALE Alessandra Berardo, Irina Bodea, Loredana Caputo, Elena Cason, Giorgia Di Bella, Simona Rossino, Cristian Sarotto, Laura Turinetto, Hatem Yahyaoui, Elena Zanco, Riccardo Sperlinga. E’ molto probabile che in un futuro ormai prossimo sia nuovi antagonisti della vitamina K che inibitori diretti della trombi- EDUCAZIONE TERAPEUTICA DEL PAZIENTE IN TERAPIA CON na sostituiscano progressivamente il warfarin nella preven- TAO zione del tromboembolismo nella FA. L’educazione terapeutica è un processo che, transitando atBibliografia traverso i vissuti della persona, prevede un insieme di attività 1. Associazione Italiana Aritmologia e Cardiostimolazione. Linee Guida AIAC 2006 organizzate di sensibilizzazione, di informazione, di apprensul trattamento della fibrillazione atriale. GIAC 2006;Vol. 9 • Num 1:1-56. dimento, di aiuto psicologico e sociale in relazione alla ma2. Benjamin EJ, Wolf PA, D'Agostino RB et al. Impact of Atrial Fibrillation on the lattia, ai trattamenti, alla prevenzione delle complicanze, Risk of Death : The Framingham Heart Study. Circulation 1998;98:946-952 3. Singer DE. A 60-Year-Old Woman With Atrial Fibrillation. JAMA agli stati d’animo. 2003;290:2182-2189 4. Wolf PA, Abbott RD, Kannel WB. Atrial fibrillation as an independent risk factor for stroke: the Framingham Study.Stroke 1991; 22:983–988 5. Wolf PA, Abbott RD, Kannel WB. Atrial Fibrillation: A Major Contributor to Stroke in the Elderly. The Framingham Study.Arch Intern Med. 1987;147 (9):1561-1564 6. Holbrook AM, Pereira JA, Labiris Ret al.Systematic Overview of Warfarin and Its Drug and Food Interactions. Arch Intern Med. 2005;165:1095-1106 7. Hart RG, Pearce LA, Aguilar MI. Meta-analysis: Antithrombotic Therapy to Prevent Stroke in Patients Who Have Nonvalvular Atrial Fibrillation. Ann Intern Med. 2007;146:857-867 8. Fuster V, Rydén LE, Cannom DS et al. ACC/AHA/ESC 2006 Guidelines for the Management of Patients With Atrial Fibrillation. Circulation 2006;114;257-354 9. Singer DE, Gregory W. Albers GW, Dalen JE et al. Antithrombotic Therapy in Atrial Fibrillation. American College of Chest Physicians Evidence-Based Clinical Practice Guidelines (8th Edition). Chest 2008;133;546-592 10. Hylek EM, Evans-Molina C, Shea C et al. Major Hemorrhage and Tolerability of Warfarin in the First Year of Therapy Among Elderly Patients With Atrial Fibrillation. Circulation 2007;115:2689-2696 11. Nieuwlatt R, Capucci A, Lip GYH et al. on behalf of the Euro Heart Survey Investigators. Antithrombotic treatment in real-life atrial fibrillation patients: a report from the Euro Heart Survey on Atrial Fibrillation. Eur Heart J. 2006;27:3018– 3026 12. Bungard TJ, Ghali WA, Teo KK et al.Why Do Patients With Atrial Fibrillation Not Receive Warfarin? Arch Intern Med. 2000;160:41-44 13. The ACTIVE Writing Group on behalf of the ACTIVE Investigators. Clopidogrel plus aspirin versus oral anticoagulation for atrial fibrillation in the Atrial fibrillation Clopidogrel Trial with Irbesartan for prevention of Vascular Events (ACTIVE W): a randomised controlled trial. Lancet 2006:367:1903-1912 14. SPORTIF Executive Steering Committee for the SPORTIF V Investigators. Ximelagatran vs Warfarin for Stroke Prevention in Patients With Nonvalvular Atrial Fibrillation. A Randomized Trial. JAMA 2005;293:690-698 15. The Amadeus Investigators. Comparison of idraparinux with vitamin K antagonists for prevention of thromboembolism in patients with atrial fibrillation: a randomised, open-label, non-inferiority trial. Lancet 2008;371:315-321 16. Connolly SJ, Eikelboom J, O’Donnell M et al. Challenges of Establishing New Antithrombotic Therapies in Atrial Fibrillation. Circulation 2007;116;449-455 17. Connolly SJ, Ezekowitz MD, Yusuf F et al. Dabigatran versus Warfarin in Patients with Atrial Fibrillation. N Engl J Med 2009;361:1139-51 18. Ellis DJ, Usman MH, Milner PG et al. The First Evaluation of a Novel Vitamin K Antagonist, Tecarfarin (ATI-5923), in Patients With Atrial Fibrillation. Circulation 2009;120:1029-1035 5 Lo scopo dell’educazione terapeutica del paziente in terapia con TAO è quello di fornirgli conoscenze appropriate sulla malattia e sulla terapia da adottare, istruendolo su come preservare il proprio stato di salute ed insegnandoli a prevenire eventuali malattie intercorrenti o complicanze. L’infermiere raggiunge questo scopo superando il semplice passaggio di informazioni che prevede un processo passivo incentrato sull’operatore grazie al fatto di poter intraprendere un processo interattivo focalizzato sulla persona che apprende: è il paziente il vero protagonista dell’educazione. La funzione di educazione terapeutica dell’infermiere è prevista sia dal Profilo Professionale sia dal Codice Deontologico. L’importanza dell’educazione terapeutica è peraltro stata fortemente proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità1 che la definisce come un processo di apprendimento sistemico e centrato sul paziente ed è impartita da operatori sanitari formati nelle metodologie di educazione dei pazienti. L’educazione terapeutica si avvale dell’uso di materiali educativi di diverso tipo, che vanno dai colloqui personali con il paziente, all’uso di manuali o linee guida scritte, fino alla distribuzione di materiale didattico audio o video o per il computer. E’ ancora in studio la strategia più efficace che possa permettere al paziente di aver i migliori risultati in termini di aderenza alla terapia, conoscenza dei rischi e delle interazioni con alimenti e farmaci e conoscenza del comportamento opportuno da mantenere di fronte a determinate situazioni, ma è indispensabile che i programmi educativi si sforzino di rendere il massimo dell’efficienza incaricando equipe di professionisti quali medici di base, infermieri, medici internisti e specialisti, farmacisti: lo sforzo dovrebbe essere indubbiamente multidisciplinare2. P ICCOLA C ASA DELLA D IVINA P ROVVIDENZA P RESIDIO S ANITARIO O SPEDALE C OTTOLENGO DICEMBRE 2009 INFORMAZIONI DI QUALITA’ N.2/3 2009 +ù Come già accennato, gli ambiti di intervento educativo del paziente anti coagulato sono numerosi. La tabella ricavata da una revisione sistematica2 del BMC Health Services Research del 2008 vuole esserne una sintesi L’infermiere possiede le conoscenze e le competenze per la gestione della persona in trattamento TAO: aspetti informativi, aspetti di educazione terapeutica, aspetti tecnici per addestrare la persona all’auto esecuzione del prelievo per la determinazione dell’INR. La pianificazione di questi aspetti dell’assistenza vede come momento propedeutico fondamentale la valutazione della persona assistita e della sua complessità, in modo da permettere interventi estremamente mirati e personalizzati. utile controllare l'INR due giorni prima dell’ intervento programmato. In caso di riduzione del dosaggio il farmaco verrà assunto nuovamente al dosaggio abituale, il giorno stesso dell'intervento o il giorno successivo); • indagini endoscopiche del tratto gastrointestinale o urinario; • condizioni che modificano in modo importante l'abituale stato di salute (in particolare diarrea e vomito), • assunzioni di medicine diverse dalle solite non comprese nell'elenco dei farmaci "sicuri" o se si sospende o modifica il dosaggio di un medicinale che si assumeva da molto tempo; • errori nell'assunzione del farmaco anticoagulante (sovra o sottodosaggio); Tabella 1: argomenti per l’educazione al paziente in terapia anticoagulante comparsa di sangue nelle urine, dalle narici con difficoltà ad interrompere il sanguinamento, ematomi o ecchimosi importanti per piccoli traumi o spontanei, sangue nelle feci molto abbondante o feci nere, mestruazioni molto abbondanti rispetto al flusso abituale. CATEGORIA ARGOMENTI EDUCATIVI Teoria del sistema anticoagulante Descrizione del sistema anticoagulante; Confronto tra la normale coagulazione del sangue e quella del paziente anti coagulato; Meccanismi del warfarin. Rischi - Benefici Rischi di emorragia Rischi di coagulazione Complicanze della trombo embolia Colore e forma delle compresse Cosa fare in caso di dimenticanza Adesione alla terapia I controlli periodici sono indispensabili per la gestione della Adesione alla terapia terapia. E’ giusto proporre al paziente di inserirsi nei centri di sorveglianza o di instaurare un rapporto costante e proProfessionisti da Quando chiamare il medico contattare Quando contattare un servizio d’emergenza Centri di sorveglianza grammato con il proprio curante in modo da conoscere la Dieta Teoria base della vitamina K frequenza dei prelievi per la determinazione dell’INR e sucAlimenti specifici cessivo dosaggio del farmaco. Monitoraggio di Teoria base dell’INR laboratorio Range terapeutici dell’INR Sin dall’inizio della terapia, ancora in ospedale, deve essere Risultati recenti dell’INR spiegato al paziente che i dicumarolici si assumono una volta Interpretazione dei valori dell’INR Frequenza della determinazione dell’INR al giorno, meglio se lontano dai pasti, nelle ore centrali del Interazione con Antibiotici pomeriggio o la sera prima di andare a letto. E' comunque Farmaci da banco farmaci Self-care Gestione delle ferite e attività controindicate Segni di sanguinamento consigliabile prendere il farmaco sempre alla stessa ora. E' (overdose) opportuno registrare le dosi assunte con attenzione su un apSegni di trombo embolie (under dose) Gestione dei sanguinamenti lievi posito libretto, per ridurre le possibilità di errore: questo Situazioni particolari: malattie, viaggi, gravidanze, interventi chirurgici perchè il dosaggio spesso viene modificato per mantenere l’INR nel range terapeutico. In caso di dimenticanza non assuIl modello scelto e utilizzabile a questo scopo e il MAP mere doppia dose e avvertire il centro o il medico. (Metodo assistenziale professionalizzante) che attraverso l’identificazione delle variabili stabilità clinica, responsività, Interazione con farmaci indipendenza e contesto, permette di andare a identificare, E’ necessario raccomandare ad ogni paziente che assume attraverso un ragionamento ipotetico –deduttivo, i problemi anticoagulanti orali di fare molta attenzione nell’introduzione di assistenza infermieristica per porvi i più opportuni rimedi. di un nuovo farmaco e di chiedere sempre prima al medico In linea di massima gli interventi più efficaci riguardano le e/o all’infermiere le eventuali interazioni così da poter deciinformazioni che vengono fornite ai pazienti circa le motiva- dere sulla necessità dell’assunzione o sulla sostituzione con zioni per cui devono assumere la terapia anticoagulante, le farmaci similari3. sue complicanze, il suo monitoraggio clinico e diagnostico. E’ sicuramente importante spiegare al paziente che l’introduzione di nuovi farmaci potrebbe comportare la neOltre alle informazioni di seguito riportate risulta fondamen- cessità di intensificare i controlli dell’INR per mantenerne un tale ricordare al paziente che tutte le volte che si presenta in controllo maggiore. una struttura sanitaria per qualunque problema deve fare Inoltre, esistono molte erbe e prodotti naturali che, per esempresente che sta assumendo un farmaco anticoagulante; ciò pio, assunti per scopi nutrizionali, dietetici (ingrassanti o disarà di maggiore importanza soprattutto nelle situazioni di magranti), estetici (creme, compresse anticellulite) o altro, emergenza: possono interferire con la TAO. • estrazioni dentarie (nella maggior parte delle estrazioni dentarie il grado di anticoagulazione può essere mantenuto nell'intervallo terapeutico usuale senza rischi eccessivi di emorragia: spetta al dentista attuare una adeguata emostasi locale mediante compressione o una sutura accurata della ferita. Nei casi a maggior rischio di emorragia sarà 6 P ICCOLA C ASA DICEMBRE 2009 DELLA D IVINA P ROVVIDENZA P RESIDIO S ANITARIO O SPEDALE C OTTOLENGO INFORMAZIONI DI QUALITA’ Dieta Bisogna raccomandare al paziente di non modificare drasticamente le proprie abitudini alimentari, anzi deve assumere della vitamina K con la dieta senza superare un apporto giornaliero di 200-300 microgrammi, evitandone variazioni significative, che possono provocare una fluttuazione dell’INR: un’alimentazione regolare non interferisce con l’azione degli stessi farmaci4. E’ importante per il paziente essere informato sul contenuto in vitamina K negli alimenti e nei prodotti alternativi o erboristici e mantenere un’assunzione costante di cibi e prodotti alimentari. Il paziente, conoscendo l’apporto vitaminico, può eventualmente assumere meno verdure se il valore dell’INR è tendenzialmente basso, mentre può assumerne di più quando è tendenzialmente alto rispetto al range terapeutico. LA TERAPIA ANTICOAGULANTE ORALE La Terapia Anticoagulante Orale (TAO) è una terapia salvavita utilizzata in Italia da oltre 650.000 persone5. Consiste in farmaci in grado di modificare la capacità di coagulazione del sangue, rendendo meno attivo il sistema emostatico e quindi riducendo il rischio della formazione di trombi in pazienti che, per la loro patologia, corrono questo rischio6. Vista la loro peculiarità, i pazienti che assumono terapia anticoagulante orale necessitano di controlli ematologici costanti per la determinazione della posologia e di un’attenta osservazione di segni e sintomi concomitanti alla loro assunzione. Scopo fondamentale di questa terapia è quello di deprimere, in modo controllato e reversibile, la coagulabilità del sangue per ottenere la massima protezione possibile dagli incidenti tromboembolici con il minimo rischio di emorragie. La loro azione è basata sull'interferenza con l'attivazione di alcune sostanze (fattori di coagulazione) che servono per la formazione di un coagulo; queste, infatti, per essere attive hanno bisogno della vitamina K. Gli anticoagulanti orali inibiscono l'azione di questa vitamina e quindi, indirettamente, rendono il sangue più fluido. Gli anticoagulanti orali sono antagonisti della vitamina K, agiscono a livello epatico, inibendo la sintesi dei fattori II, VII, IX, X della coagulazione e le proteine anticoagulanti C e S, mediante l'inibizione competitiva dell'enzima epossido reduttasi. Le TAO non agiscono sulle molecole completamente carbossilate, già in circolo, quindi, per avere l'effetto anticoagulante, occorre aspettare qualche giorno di terapia, considerando l'emivita lunga di alcuni di questi fattori (es. fattore II, emivita di 50 ore). N.2/3 2009 +ù L'azione dei farmaci anticoagulanti provoca un rallentamento della capacità di formazione del coagulo. Tuttavia il loro effetto è molto variabile tra i diversi individui e può variare nel tempo anche per lo stesso individuo. In altre parole, la quantità del farmaco necessaria ad ogni persona può essere molto diversa, con dosi anche dieci volte maggiori tra un individuo e l'altro. Pertanto, per valutare l'efficacia del farmaco, è necessario fare riferimento al Tempo di Protrombina. Il tempo di protrombina o tempo di Quick, noto anche come PT (prothrombin time) misura il tempo, espresso in secondi, necessario alla formazione del coagulo di fibrina quando al plasma del paziente (raccolto con anticoagulante citrato di sodio) si aggiungono tromboplastina e calcio. È un test di screening per valutare la via estrinseca della coagulazione, è un indicatore di sintesi epatica, ed è utilizzato per controllare l'effetto della terapia anticoagulante orale. Oltre che in secondi (il cui valore normale è 12,715,4secondi), il PT puo' essere espresso come attività percentuale o ancora come INR (International Normalized Ratio). L’ INR è un indice standardizzato valido per tutti i laboratori. Il valore normale dell’INR varia da 0,9 a 1,2 %. Il range di INR entro cui la terapia anticoagulante orale rientra nel “range terapeutico”.deve mantenersi, nelle varie patologie è per la maggior parte dei casi compresa tra 2,0 – 3,0 (con target sui 2,5) e solo in alcuni casi si attesta su valori tra 2,5 – 3,5 (con target 3,0). Il sangue deve essere ottenuto da puntura venosa netta, con minima stasi, allo scopo di evitare la contaminazione con sostanze tissutali che attiverebbero precocemente ed in maniera incontrollata la coagulazione. La raccolta e successiva conservazione del sangue deve sempre essere effettuata con materiale non contattante (siringhe e provette di plastica o vetro accuratamente siliconato). L’uso di sistemi a vuoto per l’esecuzione del prelievo, oltre che consentito, dovrebbe essere incoraggiato perché permette una più efficace standardizzazione di questa importante fase preanalitica. Caratteristiche farmacocinetiche dei farmaci anticoagulanti Qualsiasi antagonista della vitamina K produce uno stato transitorio di ipercoagulabilità prima di determinare gli effetti anticoagulanti; infatti l'emivita delle proteine C ed S (proteine anticoagulanti) è inferiore a quella dei fattori della coagulazione, e sono le prime ad essere inibite dagli anticoagulanti: per questo motivo è indicata l'embricazione della TAO con la terapia eparinica di solito per 4-5 giorni, prima di continuare solo con la TAO. 7 Tempo di assorbimento Picco in 90’ Biodisponibilità 90 - 100% Legame proteico plasmatico 97-99 % all’albumina Metabolismo Epatico Eliminazione Urine e feci Emivita Varia in rapporto alla dose assunta (da 12 ore per l’acenocumarolo; maggiore di 12 ore per la warfarina ) P ICCOLA C ASA DELLA DICEMBRE 2009 D IVINA P ROVVIDENZA P RESIDIO S ANITARIO O SPEDALE C OTTOLENGO INFORMAZIONI DI QUALITA’ N.2/3 2009 +ù I derivati dicumarolici dotati di attività anticoagulante dispo- - Piccole ecchimosi (inferiori alla grandezza di una moneta e nibili al momento in Italia sono: in numero< 5); - Warfarin o Coumadin® (compresse da 5 mg) - epistassi non richiedenti tamponamento; - Acenocumarolo o Sintrom® (compresse da 1 mg e 4 mg) - sanguinamento emorroidario occasionale, di modesta entiÈ stato dimostrato che l’emivita determina una fluttuazione tà. dei livelli plasmatici del Fattore VII nel corso dell’assunzione di acenocumarolo somministrato ogni 24 ore. Risulta necessario un controllo ematologico nel caso in cui si evidenzino sanguinamenti importanti (abbondante epistassi, Sulla base di tali peculiarità (farmacologiche e di formulaper esempio) o comunque anomalie (ematuria, presenza di zione) è possibile esprimere un criterio che uniformi la scelta sangue nelle feci o nell’espettorato emesso con la tosse); ed dell’anticoagulante orale: il warfarin per la sua emivita più 9 lunga ha un effetto più stabile sull’inibizione della sintesi dei inoltre nel caso si subiscano traumi importanti . fattori Vitamina K-dipendenti ed è il farmaco di prima scelta Al livello di anticoagulazione necessario per evitare la fornei trattamenti di lunga durata con un’unica somministrazione mazione di trombi, non si hanno solitamente sanguinamenti. Possono tuttavia comparire piccole emorragie delle gengive, quotidiana7. dal naso o per presenza di emorroidi; possono inoltre forDosi terapeutiche di warfarin diminuiscono la quantità totale marsi facilmente lividi sulla pelle anche per piccoli traumi. della forma attiva di ciascun fattore della coagulazione vita- Sono invece solitamente normali i tempi per la riparazione di piccole ferite o di escoriazioni e non è necessario pertanto mina K dipendente dal 30 al 50%. prendere alcuna particolare precauzione nello svolgimento L’effetto anticoagulante generalmente appare nelle 24 ore delle attività quotidiane. dopo la somministrazione del farmaco, ma l’effetto anticoa- Per le donne giovani l'assunzione dei farmaci anticoagulanti gulante di picco può presentarsi anche dopo 72/96 ore. non determina di solito modificazioni importanti del ciclo meLa durata di azione di una singola dose di warfarin è di 2,5 struale e solo raramente il flusso mestruale può essere un po' aumentato d'intensità. giorni. Emorragie vaginali importanti solitamente compaiono solo se sono presenti alterazioni dell'utero come ad esempio i fibroCOMPLICANZE DELLA TAO mi. E' pertanto necessaria, in questa eventualità, una valutazione ginecologica accurata. EMORRAGIE I dicumarolici da un lato sono in grado di ridurre Nel caso si subiscano traumi importanti, è nela formazione di trombi, dall’altro espongono la cessario controllare l'INR anche se non ci sono persona che li assume ad un aumento del rischio sanguinamenti evidenti: una lesione profonda di emorragie8: può causare una emorragia nascosta, pertanto La gravità degli eventi emorragici è classificata un valore di INR troppo alto in quel momento secondo la proposta5 della FCSA (Federazione può essere pericoloso più di quanto non lo sia Centri di Sorveglianza Anticoagulante) nel modo nelle situazioni abituali. seguente: Emorragie maggiori - Fatali (la morte avviene per emorragie imputabili alla TROMBOSI Se la terapia anticoagulante è ben condotta e si mantiene - sanguinamento nelle seguenti sedi: intracranica, oculare l'INR all'interno dell'intervallo desiderato, i farmaci anticoa(con riduzione del visus), retro peritoneale, nelle articola- gulanti proteggono dalla formazione di trombi. Tuttavia, zioni maggiori; eccezionalmente, in periodi in cui la terapia non è correttamente controllata o per la comparsa di altre condizioni di - eventi emorragici che richiedono una soluzione chirurgica o malattia fino ad allora non presenti, possono comparire sincomunque applicazione di manovre invasive; tomi riferibili alla formazione di trombi come la perdita imeventi emorragici che provocano una riduzione del tasso di provvisa di forza ad un arto, l’improvvisa incapacità di parhb > 2g/dl o che richiedono la trasfusione di 2 o più unità di lare, il dolore acuto ad un arto che si presenta freddo e palsangue. lido. tao); Emorragie minori Tutti i fenomeni emorragici che non rientrano tra quelli sopra elencati. Emorragie non significative 8 P ICCOLA C ASA DELLA D IVINA P ROVVIDENZA P RESIDIO S ANITARIO O SPEDALE C OTTOLENGO INFORMAZIONI DI QUALITA’ DICEMBRE 2009 INTERAZIONI CON FARMACI E ERBE Studi10 dimostrano che il numero delle interazioni tra anticoagulanti orali e farmaci o erbe sta aumentando e, purtroppo il meccanismo delle interazioni rimane spesso sconosciuto poiché esistono molti fattori farmacocinetici e farmacodinamici che influenzano l’effetto del warfarin. Gli infermieri possono fare riferimento alle indicazioni della A.I.P.A., associazione italiana pazienti anticoagulati, che consiglia di attenersi alle informazioni riportate sul libretto della terapia che prevedono come antipiretico il Paracetamolo, come antidolorifico l’Iboprufene, come antibiotici l’Amoxicillina e l’Enoxacina. In ogni caso la prescrizione terapeutica deve essere compilata dal medico. La federazione propone questa classificazione dei farmaci in base all’interazione con la terapia anticoagulante. N.2/3 2009 +ù Farmaci potenzialmente capaci di aumentare l’effetto Anticoagulante con effetto probabile Aspirina (C) Oltre all’interazione può favorire le emorragie per effetto sull’aggregazione piastrinica e per gastrolesività, evitare l’associazione se non per motivi eccezionali Ciprofloxacina (D) Effetto variabile: monitorare INR Effetto variabile, generalmente non rilevante se a basse dosi e per brevi periodi Effetto variabile, generalmente di scarsa rilevanza Paracetamolo (D) Pravastatina e Simvastatina (D) Farmaci potenzialmente capaci di diminuire l’effetto anticoagulante Effetto altamente probabile Barbiturici, Carbamazepina ,Rifampicina, Sucralfato legenda Effetto probabile A. Interazioni potenzialmente molto gravi prevedibili in base alle caratteristiche farmacologiche. Fenitoina (solo per Acenocumarolo, che aumenta i livelli di Fenitoina, per Warfarin l’effetto anticoagulante è aumentato) B. Interazioni potenzialmente molto gravi non prevedibili in base alle caratteristiche farmacologiche. Effetto possibile Anticoncezionali orali, Ciclosporina C. Interazioni clinicamente significative prevedibili in base alle caratteristiche farmacologiche. D. Interazioni clinicamente significative non prevedibili in base alle caratteristiche farmacologiche con segnalazioni episodiche in letteratura. Elenco di alcuni farmaci che riportano in scheda tecnica l’assenza di interazione con gli anticoagulanti orali Farmaci potenzialmente capaci di aumentare l’effetto Anticoagulante con effetto altamente probabile Ace Inibitori —— Ansiolitici Lorazepam Alcol (A) Difficile stabilizzare i valori di INR, specie se presente patologia epatica Antagonisti Angiotensina II Losartan, Valsartan Amiodarone (A) Ridurre di 1/3-2/3 la dose del Warfarin Antibiotici Ampicillina, Amoxicillina, Levofloxacina Omeprazolo (D) Interazione modesta, monitorare INR Beta Bloccanti Nebivololo Metronidazolo (A) Evitare l’associazione Calcio Antagonisti ——- Vaccino Antinfluenzale (D) Effetto variabile; informare il paz. circa la possibile comparsa di emorragie Antidolorifici ——- Fans Ibubrofene, Diclofenac Farmaci potenzialmente capaci di aumentare l’effetto Anticoagulante con effetto dubbio Anticoncezionali ,cefalosporine di prima e seconda generazione (D) INTERAZIONE CON ALIMENTI Gli anticoagulanti orali subiscono molte interazioni con altre sostanze che ne modificano la disponibilità, variandone, quindi, l’azione sia nel senso di un’inibizione che di un potenziamento ed una di queste sostanze, che poi è anche il suo antidoto, è proprio la vitamina K che può essere contenuta in molti alimenti, specie nelle verdure11. A tale scopo si fornisce una tabella degli alimenti con relativo contenuto di vitamina K. La tabella è ricavata dalla F.C.S.A. Federazione Centri per la diagnosi della trombosi e la Sorveglianza deterapie antitrombotiche (Tabella 2)5 Effetto variabile: monitorare Paracetamolo(C) Effetto dose-dipendente, sembra essere una delle cause più frequenti di INR> 6, se utilizzato ad alti dosaggi. Propafenone (D) Effetto variabile, monitorare INR Propanololo (D) Effetto variabile, utilizzare altri Beta bloccanti 9 P ICCOLA C ASA DELLA D IVINA P ROVVIDENZA P RESIDIO S ANITARIO O SPEDALE C OTTOLENGO INFORMAZIONI DI QUALITA’ DICEMBRE 2009 N.2/3 2009 +ù Tabella 2: La vitamina K negli alimenti ALIMENTO Latte intero Agnello Petto di pollo Prosciutto crudo Triglia Tonno fresco Bel paese ed analoghi Fontina Pecorino fresco Certosino Ricotta fresca Semolino Riso Pane Burro Funghi Asparagi Bietola Cetrioli Fragole Piselli Mele Arance Prezzemolo Pistacchio Tè nero VITAMINA K (microgrammi per 100gr.) 1 5,7 6,7 7,3 4 10 5 5 5 5 5 3,8 3,8 3 50 6,4 11 4 4 12 7 4,6 4 540 70 262 ALIMENTO Cavolfiori Spinaci Lattuga Broccoli Cavolo Coniglio Pollo Cavallo Bresaola Sogliola Tonno sott'olio Emmenthal Parmigiano Provolone dolce Mozzarella Patate Pasta Polenta Olio di oliva/mais Carote Pomodori Fagioli Uovo Kiwi Cipolla Tè verde Di seguito sono sinteticamente rappresentati i modelli: VITAMINA K (microgrammi per 100gr.) 33 108 160 33 34 4,5 4,5 6,6 7,1 3,8 11 5 5 5 5 4 3,8 3,8 50 10 18 14 25/cadauno 25 207 1428 MODELLI DI GESTIONE DELLA TERAPIA ANTICOAGULANTE ORALE6 USUAL CARE (UC), USA6 i pazienti sono generalmente controllati dal loro medico di medicina generale o dal loro specialista. Il medico curante può servirsi per la determinazione dell’INR di laboratori esterni o di apparecchiature interne al proprio ambulatorio, di cui ovviamente cura la manutenzione ed il controllo di qualità ANTICOAGULATION CLINICS (AC) (molti paesi europei, ed in particolare in Inghilterra, Olanda e in Italia) Centri specializzati per la sorveglianza della TAO14. Questi centri possono ovviamente interagire con il medico di medicina generale a vari livelli in funzione delle competenze del singolo professionista, fino ad arrivare anche ad una gestione completamente autonoma da parte del curante, con il Centro solo in funzione consultiva1. I referenti dei centri di sorveglianza che hanno partecipato ad un corso di formazione promosso dalla FCSA, la federazione dei centri per la diagnosi e la sorveglianza delle terapie antitrombotiche, sono in grado di educare i pazienti e partecipano ad un controllo di qualità di laboratorio e terapeutico obbligatori. I centri possono individuare i pazienti idonei ad utilizzare coagulometri portatili a domicilio, eseguire un corso di formazione e distribuire coagulometri portatili, strisce reattive, lancette pungidito sulla base di un piano terapeutico15. CONCLUSIONI Alcuni studi2 hanno evidenziato risultati migliori nella gestione della TAO con il modello delle Anticoagulation clinics (AC) ovvero i centri di sorveglianza rispetto a quello inglese dell’Usual care (UC); questo può essere spiegato da diverse ragioni, tra le quali le più importanti sembrano essere l’accurato controllo di laboratorio del PT-INR, una strutturata rete di gestione delle emergenze e delle complicanze anche minori, e, in generale, un sistema organizzato di continua educazione, comunicazione e follow-up del paziente12. Pertanto, i centri di sorveglianza rappresentano oggi lo standard di riferimento per la gestione della TAO verso il quale devono essere confrontati nuovi possibili sistemi di controllo della terapia, come l’automonitoraggio (self-test) e l’autoprescrizione (selfmanagement), entrambi basati sull’introduzione in commercio dei coagulometri portatili che servono per la determinazione dell’INR13. SELF ASSESSMENT disposizione una nuova classe di coagulometri portatili (monitor), di piccole dimensioni e di uso semplificato, che consentono la determinazione del PT-INR anche al di fuori del laboratorio (distretti ospedalieri periferici, comunità, medici di medicina generale, specialisti, ambulatori infermieristici, pazienti stessi). I professionisti inseriti nei centri hanno sicuramente una preparazione specifica su tutti gli aspetti che riguardano la TAO e il paziente che assume terapia anticoagulante, compresa l’educazione terapeutica, ma ogni infermiere inserito in una qualsiasi struttura semplice o complessa deve essere competente nell’ educare il paziente sulla gestione della terapia anticoagulante orale. 10 P ICCOLA C ASA DICEMBRE 2009 DELLA D IVINA P ROVVIDENZA P RESIDIO S ANITARIO O SPEDALE C OTTOLENGO INFORMAZIONI DI QUALITA’ l paziente o il suo care giver deve comprendere l’importanza di questa terapia salvavita in modo da non sottovalutare l’assunzione dei farmaci. Il paziente può essere in disaccordo con la necessità di eseguire prelievi costanti o può trovarsi in una condizione di difficoltà per eseguire tali controlli. L’infermiere e il curante hanno il dovere di accertarsi che il paziente o chi se ne prende cura abbia capito l’iter da seguire compresa la possibilità di essere inserito in un centro di sorveglianza a cui fare sempre riferimento così da superare ogni tipo di difficoltà, psicologica e materiale. L’infermiere in virtù delle sue competenze tecniche, educative e relazionali e della sua costante presenza in ogni struttura sanitaria, è il professionista più indicato per questo tipo di funzione. Per chiarire dubbi e valutare aggiornamenti la Feder-A.I.P.A. .(www.federaipa.com) può essere un importante riferimento sia per gli operatori sanitari sia per i pazienti in modo da rendere l’educazione un processo continuo. BIBLIOGRAFIA 1. World health organization regional office for Europe. Therapeutic Patient Education. 1998 2. Wofford J.L., Wells M., Singh S. Best strategy for patient education about anticoagulation with Warfarin: a systemic review. In BMC Health Services Research. February 2008 3. Bucciarelli M., Cavazza I., Zaniboni R. Importanza dell’informazione al paziente in terapia con anticoagulanti orali. Centro Studi EBN, 2004 4. FEDER-AIPA Federazione dell’Associazione Italiana Pazienti Anticoagulati. Norme dietetiche per i pazienti anticoagulati in www.federaipa.com (ultimo accesso ottobre 2009) 5. Federazione Centri per la diagnosi della trombosi e la sorveglianza delle terapie antitrombotiche FCSA Guida alla terapia con anticoagulante orale. II Edizione 2002 6. Pengo V, Pegoraro C, Cucchini U, Iliceto S. Worldwide management of oral anticoagulant therapy: the ISAM study. J Thromb Thrombolysis 2006; 21: 73-7. 7. Crowther MA et al. Treatment of Warfarin-associated coagulopathy with oral vitamin k: a randomised controlled trial. Lancet 2000, 356:1551-3. 8. Palareti G. et al. Bleeding complication of oral anticoagulant treatment: an inception-cohort, prospective collaboratory study (ISCOAT). Lancet 1996, 348:423-8. 9. Makris M et al. 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Si definiscono così infatti le infezioni insor- nel documento redatto dalla Commissione per la Mission: “ogni vita te durante il ricovero in ospedale, o dopo le dimissioni del pazien- umana, seppur debole o fragile, è immagine e somiglianza di Dio te, che al momento dell’ingresso non erano manifeste clinicamente, e, in quanto tale, nella Piccola Casa viene sempre tutelata e proné erano in incubazione. Sono l’effetto della progressiva introdu- mossa. La vita dell’uomo ha un valore sacro, è luogo della presenzione di nuove tecnologie sanitarie, che se da una parte garanti- za di Dio; questa presenza misteriosa è il motivo che sta alla base scono la sopravvivenza a pazienti ad alto rischio di infezioni, di tutte le iniziative, personali o istituzionali, che promuovono la dall’altra consentono l’ingresso dei microrganismi anche in sedi dignità umana e che permettono al sofferente di percepirsi una corporee normalmente sterili. Un altro elemento cruciale da consi- persona completa, amata, riconosciuta a pieno titolo facente parte derare è l’emergenza di ceppi batterici resistenti agli antibiotici, integrante del mondo.” visto il largo uso di questi farmaci a scopo profilattico o terapeutiNon aggiungere sofferenza laddove è già presente adottando le co. conoscenze scientifiche e le misure di controllo oggi ritenute più Negli ultimi anni l’assistenza sanitaria ha subito profondi cambia- efficaci è quindi non solo un dettame organizzativo ma, traversale menti. Mentre prima gli ospedali erano il luogo in cui si svolgeva la a tutta l’organizzazione , è uno dei tanti aspetti che caratterizzano maggior parte degli interventi assistenziali, a partire dagli anni il profondo rispetto della dignità umana nell’assistere i pazienti del Novanta sono aumentati sia i pazienti ricoverati in ospedale in nostro Ospedale. gravi condizioni (quindi a elevato rischio di infezioni ospedaliere), sia i luoghi di cura extra-ospedalieri (residenze sanitarie assistite per anziani, assistenza domiciliare, assistenza ambulatoriale). Da Bibliografia Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, CCM, progetto ICA, 2006 qui la necessità di ampliare il concetto di infezioni ospedaliere a Regione Piemonte, Indicatori per la sorveglianza e controllo delle ICA, anno 2008 quello di infezioni correlate all’assistenza sanitaria e sociosanitaria Piccola Casa della Divina Provvidenza, Mission, 2007 (Ica). I fattori di rischio sono diversi, su alcuni è difficile intervenire in quanto dovuti alla minor difesa dell’organismo umano, altri sono invece controllabili con l’adesione a procedure di prevenzione, controllo e sorveglianza epidemiologica. Le ICA hanno un costo sia in termini di salute che economici, sia per il paziente che per la struttura. Da qui la necessità di adottare pratiche assistenziali sicure, in grado di prevenire o controllare la trasmissione di infezioni sia in ospedale che in tutte le strutture sanitarie non ospedaliere. Occorre cioè pianificare e attuare programmi di controllo a diversi livelli (nazionale, regionale, locale), per garantire la messa in opera di quelle misure che si sono dimostrate efficaci nel ridurre al minimo il rischio di complicanze infettive. In tal senso, La Regione Piemonte ha attuato e consolidato negli anni una politica volta a mantenere sotto controllo le ICA organizzando una rete, nelle ASL Organizzazione Mondiale della Sanità: e ospedali, di Unità Operative per la Prevenzione del Rischio Infet- “ Le cure pulite sono cure sicure” tivo (UOPRI) deputate al coordinamento dei programmi connessi alla prevenzione, al controllo e alla sorveglianza della infezioni Partecipazione delle SC Oncologia, S.C. Chirurgia Generale e S.S. Ginecorrelate all’assistenza. Ogni anno l’Assessorato alla tutela della salute e sanità della Regione Piemonte - Direzione Sanità Pubblica , individua degli indicatori che consentono di valutare i programmi di prevenzione e controllo adottati dalle UOPRI. Gli indicatori regionali spaziano in vari ambiti: organizzazione e dotazione organica dell’UOPRI, responsabilità della Direzione in merito alla diffusione dei dati, attività di sorveglianza epidemiologica, corsi di formazione, misure di isolamento e precauzioni aggiuntive adottate in caso di pazienti sospetti o certamente infetti, ecc. Anche presso L’Ospedale Cottolengo, è presente l’UOPRI, esso è impegnato da anni nella diffusione di programmi orientati alla sorveglianza e controllo delle infezioni, nella formazione continua del personale, nel collaborare con medici ed infermieri al miglioramento della qualità assistenziale. In tale ottica la valutazione complessiva data dalla Regione Piemonte alle attività promosse e realizzate nel corso del 2008 dall’UOPRI dell’Ospedale è stato considerata di livello “ottima”. Il giudizio è certamente lusinghiero e riconosce quanto realizzato non solo nella programmazione delle 12 cologia dell’Ospedale Cottolengo al progetto di miglioramento dell’igiene mani. Anno 2007