Laboratorio italiano l2 Parole… e non solo, per accogliere Il primo giorno di scuola si traduce per tutti, ma in particolare per gli alunni neoarrivati e gli allievi stranieri, in un momento inaugurato dalla parola benvenuto. È il primo termine di un piccolo bagaglio lessicale che costituisce il kit indispensabile per una autentica e partecipe accoglienza. Il nostro benvenuto in italiano può accompagnarsi allo stesso nella lingua di origine del bambino e della famiglia, in uno scambio che si fa metafora degli scambi a venire. Benvenuti albanese mire se vini cinese 欢迎 bienvenue welcome bine ati venit arabo francese inglese romeno russo spagnolo tedesco benvenidos herzlich willkommen È fondamentale che le prime parole si accompagnino ad una comunicazione gestemica che rinforzi il parlato nel rispetto dei modelli comunicativi di appartenenza. La comunicazione linguistica ed extralinguistica devono necessariamente essere finalizzate alla creazione di un clima disteso e sereno, in cui – come direbbe Krashen – è opportuno favorire l’abbassamento del “filtro affettivo”, ossia di tutti quegli stati ansiogeni che possono ridurre o inficiare, ancor prima degli apprendimenti, la serena comunicazione tra i soggetti. Se non c’è margine di scambi comunicativi in lingua italiana è necessario aver già previsto l’intervento di un mediatore linguistico culturale che accompagni, previa concertazione con i docenti, i momenti della prima accoglienza. Tuttavia va sottolineato che è, e rimane sempre, il docente il primo e continuo mediatore nella relazione con l’alunno e la famiglia, rispetto a cui deve attrezzarsi preventivamente per disporre, soprattutto nei momenti iniziali, di una ricca valigia degli attrezzi. 28 Progetto TRE-SEI Gulliver n. 118 Con i genitori gli strumenti di cui disporre devono essere volti soprattutto a favorire l’informazione e la comunicazione tra la scuola e la famiglia straniera, da cui la possibilità di poter offrire: £ rassicurazione sul fatto che la lingua madre del bambino non solo possa ma debba essere mantenuta nel contesto familiare e ambientale; £ gradualità nell’inserimento scolastico e linguisticoculturale del paese accogliente; £ opuscolo informativo sul sistema scolastico italiano in lingua straniera; £ opuscolo informativo sull’organizzazione della scuola (orari, spazi, organizzazione sezioni, descrizione aule ecc.) in lingua straniera; £ P.O.F. o un suo estratto in lingua straniera; £ prima modulistica in formato bilingue (recapiti telefonici, autorizzazione uscite ecc.) e anche con corredo iconografico per quanto riguarda orari del periodo di accoglienza e primo inserimento, scelta del menu (per motivi sanitari o scelte confessionali), corredo, materiali scolastici ecc. Con gli alunni e per gli alunni nei momenti iniziali devono essere attivate tutte le azioni e le attività volte a favorire momenti di socializzazione tra neo-arrivato e compagni. La presentazione riveste un ruolo fondamentale, conoscersi e riconoscersi partendo dal nome e dalla giusta e corretta pronuncia dello stesso. Il nome è la prima connotazione linguistica dell’identità del bambino. Strategie di presentazione ludica al gruppo e più in generale il gioco (soprattutto corporeo e di movimento) possono rappresentare ottimi volani per favorire i primi contatti dei bambini stranieri con gli altri alunni. Parallelamente i docenti sono chiamati a sollecitare ma non a forzare le interazioni, tenendo soprattutto in conto che i bambini non italofoni, immersi in un nuovo contesto linguistico, talvolta possono attraversare la cosiddetta “fase del silenzio” ossia un periodo – temporalmente variabile – nel quale non offrono produzioni verbali ma sono esclusivamente attenti e ricettivi rispetto a nuove sonorità, fonemi e parole. Accogliere significa prima di tutto accompagnare e ascoltare (anche il silenzio).