TZIMBAR BINT VENTO CIMBRO PUBBLICAZIONE INFORMATIVA DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE CIMBRI DEL CANSIGLIO - Dic. 2009 - n° 2 Associazione Culturale Cimbri del Cansiglio - Foresta del Cansiglio - Pian Osteria - 32010 Spert d’Alpago (Belluno) Tel./Fax 0437.472095 www.cimbridelcansiglio.it - [email protected] - [email protected] Pich Veci nel 1938 Il Presidente - pag. 2 ICH GRÜSSE DICH - VI SALUTO U n anno è trascorso dalla prima uscita del nostro giornalino informativo “Tzimbar bint”, “Vento Cimbro”. Questo, seppur breve lasso di tempo, può essere già sufficiente per alcune valutazioni su quanto è stato fatto e su cosa resta ancora fare. Eccoci così arrivati alla seconda edizione, sperando di riuscire a stabilire un rapporto di informazione e di comunicazione tra il “direttivo” e “voi” che ci sostenete attraverso il tesseramento oppure anche solo con la vostra simpatia. Quando l’anno scorso proposi al Direttivo di fare questo opuscolo informativo coinvolgendo i singoli consiglieri con un proprio scritto, ognuno per la propria competenza, tutti aderirono con entusiasmo. Adesso per lo stesso motivo siamo ancora qui con la stessa determinazione di fare il bene comune ed essere elemento di stimolo propositivo. Credo sia questa l’occasione per argomentare sulle cose fatte e per le analisi che ne conseguono. Questo, sia chiaro, non certo per respingere le critiche o per propinarvi pistolotti morali, anzi, dal mio punto di vista il dibattito fa crescere in quanto mette a confronto idee e opinioni diverse. La festa dei Cimbri. Sono state avanzate delle critiche per alcuni inconvenienti quale il ritardo e la modalità self-service nel servizio. Prima di tutto bisogna precisare che chi presta la propria opera fa esclusivamente volontariato e va ringraziato a “prescindere” perché impegna il proprio tempo libero e, detto questo, a me sembra che tutto il resto possa rientrare nella normalità. Il ritardo infatti dovuto ad un guasto non può certamente essere previsto. La nostra annuale festa dovrebbe essere occasione per ritrovarsi, per rinsaldare la nostra identità e ristabilire vecchie amicizie, ma soprattutto deve essere la nostra festa. Il restauro del capitello sito nella curva del Leon. Certamente si sarebbe po- tuto fare meglio ma si è optato per un intervento minimo, non più procrastinabile, visti i vincoli che sarebbero stati imposti dalla Sovraintendenza. Infatti un restauro o un recupero radicale-“più eseticamente gradevole” oltre a costi decisamente elevati avrebbe richiesto progetti e autorizzazioni da enti diversi e tempi lunghi. Diritti di superficie. Come tutti saprete l’Associazione Cimbri ha da molti mesi consegnato gli elaborati tecnici all’Ente preposto affinché questi li visionasse nel dettaglio per poi argomentare le proprie deduzioni al momento della discussione. A tutt’oggi non ci è stato comunicato ancora nulla e francamente mi riesce difficile capire il perché. A tutti noi, compreso anche chi ha ricevuto la nostra proposta, il lavoro fatto sembrava egregio. Cosa invece non va? Cosa si aspetta? Forse c’è qualcuno che vuole che si rimanga sempre tra “color che son sospesi?” Eppure la legge esiste e allora perché non la si vuole applicare? Sono domande che faccio nell’assoluto rispetto delle persone e dei ruoli, ma credo che almeno una risposta con una data abbiamo diritto di averla. Contrariamente a quanto evidenziato, vi sono stati invece eventi recenti che portano in direzione opposta. Mi riferisco ai due incontri avuti con il “nostro” Ministro per le politiche Agricole e Forestali LUCA ZAIA, in occasione della festa delle Assi del Cansiglio e delle riprese televisive di Linea Verde. Gli incontri seppur brevi, si sono rivelati positivi e occasione per discutere delle nostre problematiche. Sia il Ministro che il Dottor Piccin per il Corpo Forestale dello Stato, hanno preso visione delle nostre istanze e hanno convenuto sulla loro validità, confermando il loro sostegno nelle sedi opportune. Pertanto guardo con moderato ottimismo al passaggio di Vallorch e le Rotte al demanio Regionale perché questi fatti concreti fanno pensare positivo. Scavi ai Pich, vecchio sito. Abbiamo il benestare di tutti gli enti preposti ed abbiamo iniziato l’abbattimento di alcune piante per poter iniziare i lavori di scavo che dovranno essere eseguiti completamente a mano. Sarà un problema piuttosto impegnativo da risolvere non solo per la mole di lavoro, ma per la coIl Ministro Zaia con i Cimbri del Cansiglio. Cimbri lavoriamo insieme! Tzimbrisen lòite èrbatan mittanàndar! pertura economica in quanto necessita la presenza costante di un archeologo totalmente a nostro carico. Per quanto riguarda il recupero e il conseguente riutilizzo della ex base militare di Pian Cansiglio, ho assistito alla illustrazione del progetto dell’Ente preposto e cioè Veneto Agricoltura. Siamo in attesa degli sviluppi futuri in quanto i Comuni interessati allo sviluppo del territorio stanno predisponendo il PATI. Certamente noi Cimbri non possiamo direttamente intervenire, ma, e lo abbiamo già fatto, possiamo proporre le nostre idee atte a sostenere chi vive nella foresta. Il Museo e la Biblioteca. Come forse saprete attraverso una convenzione con Veneto Agricoltura da poco rinnovata, la nostra Associazione ne cura la gestione. Vorrei ancora una volta ribadire l’importanza e la centralità di tale sito che oltre a far conoscere e salvaguardare la nostra storia dovrebbe essere la nostra sede culturale naturale. L’allestimento (e purtroppo con mio rammarico) non è ancora completato, anche se sinceramente, non capisco il perché. A suo tempo è stato acquistato completamente a nostre spese, del materiale elettronico, che è rimasto in deposito, forse in attesa che diventi obsoleto?.....Vedremo. Abbiamo comunque definito il luogo dove poter costruire il Cason Cimbro e cioè nella parte alta, a fianco del museo stesso. Adesso concludo, anche perché non voglio monopolizzare la vostra attenzione, né abusare troppo di questo spazio. A tutti faccio tanti auguri Buon Natale e Felice Anno Nuovo Il Presidente Lino Azzalini L’associazione - pag. 3 Bia bürtanet un borpòchet de Associazione Culturale Tzimbar bon Cansiglio Storia e statuto della Associazione Culturale Cimbri del Cansiglio I promotori dell’Associazione. I n una visita fatta nel 1980 da noi Cimbri del Cansiglio ai fratelli Cimbri di Roana, sull’altopiano di Asiago, da dove sono venuti i nostri avi, abbiamo constatato con meraviglia la vivacità di quella Comunità, che ha tenuta viva la memoria delle sue radici, raccogliendo in un Museo ricordi e testimonianze storiche. Quello che abbiamo visto e sentito parlando con loro, ha ridestato in noi l’orgoglio della nostra appartenenza all’etnia cimbra, e il desiderio di imitare il loro esempio. Ritornati in Cansiglio, un gruppo di noi, sotto la spinta del Maestro Mario De Nale, che proprio allora faceva ricerche sui Cimbri, ha deciso come primo atto di fondare l’Associazione Culturale Cimbri del Cansiglio, similmente a quanto appreso a Roana. È stata questa come una seconda venuta dei Cimbri in Cansiglio, se pensiamo che il senso di appartenenza cimbra era quasi del tutto scomparso tra le nostre genti. Don Serafino Gandin Primo Presidente dei Cimbri il 18.8.1984 all’inaugurazione del Museo Etnografico Cimbro Così il 21 dicembre 1983, con atto notarile redatto a Vittorio Veneto, nasceva la nuova Associazione con lo scopo principale di recuperare il patrimonio storico e culturale dei Cimbri del Cansiglio. Abbiamo deciso allora di adottare uno stemma simile a quello in uso nei sette Comuni dell’Altopiano di Asiago, riportando all’interno gli attrezzi da lavoro dei Cimbri venuti da Roana per lavorare il legno in Cansiglio e le iniziali delle quattro famiglie storiche degli: Azzalini – Bonato – Gandin e Slaviero. Io, Don Serafino Gandin, cimbro di Canaie, ebbi l’onore di essere eletto Primo Presidente e i soci fondatori divenuti consiglieri furono: Gandin Ersilio, Azzalini Quinto(Ivano), Azzalini Claudio Corrado, Azzalini Cristiano, Azzalini Clemente, Azzalini Mauro, Azzalini Mario, Azzalini Giuliano, Azzalini Giovanni, Azzalini Arturo, Azzalini Pietro, Slaviero Lorenzo, Salviero Antonio. Tutti si diedero subito da fare, con l’aiuto fondamentale del Maestro De Nale, a recuperare le memorie dei Cimbri anziani ancora vivi. Poi sono stati avviati i contatti con i dirigenti forestali per avere a disposizione dei locali nella casa forestale di Pian Osteria, dove avemmo l’onore di inaugurare il 18 agosto del 1984 il nostro Museo Etnografico, che al giorno d’oggi è meta di numerosissimi visitatori. Sappiamo bene che in seguito ai vincoli demaniali sulla nostra terra, molti lasciarono, con tanta sofferenza e nostalgia, i loro villaggi del Cansiglio trasferendosi in Alpago, nei Comuni pedemontani di Fregona, Vittorio Veneto e molti altri emigrando. Ma alcuni tennero duro e rimasero. Tutti i Cimbri, sia quelli rimasti che quelli trasferitisi, hanno dato vita ad attività imprenditoriali del legno, degli esercizi commerciali, degli alberghi ecc.. Molti, sia allora che oggi, sono ancor più impegnati nella vita pubblica. Ricordo mio nonno Celeste morto a Canaie il 7 agosto del 1910, sepolto a Valdenogher e sulla cui lapide è scritto che fu zelante amministratore comunale e integro magistrato, e mio zio Serafino che fu per tanti anni ufficiale delle Poste. Riproduzione della prima pagina dell’atto costitutivo dell’Associazione. Dopo di me sono arrivati altri Presidenti: Azzalini Walter, Azzalini Costante, Salviero Lorenzo e oggi Azzalini Lino. Il contributo di tutti ha fatto crescere l’Associazione e moltiplicarsi le iniziative e le manifestazioni organizzate. Prova ne è il grande afflusso di Cimbri alla festa del nostro Patrono S .Osvaldo che si celebra da 15 anni in Pian Osteria. Il piccolo seme da noi raccolto a Roana nel lontano 1980 ha dato i suoi frutti, ma ha bisogno di forze nuove e giovani. Per questo invito tutti i Cimbri del Cansiglio a “tirarse su le maneghe e dar na man”. Il vostro prete cimbro Don Serafino Gandin. Puos d’Alpago, 16 novembre 2009. Il territorio - pag. 4 De prönnen bon Tzìmbrisen lòite Le fontane dei Cimbri L ’acqua in Cansiglio è un bene prezioso, la natura carsica del terreno e la mancanza di corsi d’acqua superficiali hanno sempre reso difficoltoso l’approvvigionamento idrico per gli abitanti della foresta. Ne sapevano senz’altro qualcosa i Cimbri che hanno costruito i primi Villaggi, le sorgenti erano poche e fornivano scarse quantità d’acqua, obbligandoli a lunghi tragitti per raccoglierla. I nuovi Villaggi di Pian Canaie, Campon e Pian Osteria nei primi anni cinquanta vennero dotati di una fontana con relativi lavatoi, era già un buon passo avanti; gli abitanti andavano alla fontana con i secchi per rifornirsi e lì si ritrovavano le donne per fare il bucato. Successivamente i fabbricati vennero finalmente allacciati direttamente alla condotta idrica, e l’acqua arrivò in casa. A dire il vero la situazione non era così semplice, in realtà l’acquedotto, vecchio, ridotto come un colabrodo e sottodimensionato, lasciava spesso a bocca asciutta gli abitanti. Chi scrive ricorda bene quanto spesso, soprattutto d’inverno, si restasse per molti giorni senza acqua; a quel punto ritornavano buone le vecchie sorgenti ed inoltre si provvedeva a sciogliere la neve che in quegli anni fortunatamente non mancava mai. Detta così sembra che si parli di secoli fa ma invece è una situazione che si è trascinata fino alla fine degli anni settanta. Infatti solo nel decennio successivo il vecchio e malconcio acquedotto venne sostituito con una nuova condotta e vennero quindi rifatti gli allacciamenti alle abitazioni; da allora la situazione è decisamente migliorata, i rubinetti non sono più rimasti a secco (salvo qualche breve e sporadico episodio da ricondursi alla siccità) e la gente non ha più avuto bisogno né delle fontane e neppure delle Fontana di Campon vecchie “vene d’acqua” (sorgenti). Mentre di queste ultime si sono perse anche le tracce, al punto che oggi ben pochi saprebbero ancora dove si trovavano, le fontane sono rimaste lì, inutilizzate ed abbandonate sia dagli abitanti che dalle autorità locali. Di più, quelle di Campon e di Pian Osteria quando è stato rifatto l’acquedotto non sono nemmeno state riallacciate e con questo sono state definitivamente private di ogni utilità. Le fontane rappresentavano degli elementi molto importanti per la storia dei Villaggi Cimbri, oltre ad essere di vitale importanza per la loro sussistenza costituivano anche luogo di ritrovo per le donne durante le faccende quotidiane e per i ragazzi che qui si incontravano per giocare o per i viandanti che si fermavano per dissetarsi e scambiare quattro chiacchiere con gli abitanti del posto; insomma erano anche punto di aggregazione per i Cimbri e per molti di loro sono diventate anche “fonti“ non solo d’acqua ma anche di tanti ricordi. È chiaro che per l’Associazione tutto questo non poteva certo andare perso e dimenticato. Soprattutto la gente del posto non era disposta a lasciare che questo succedesse, ed in particolare l’attività dell’Associazione ha incrociato quella del “Comitato per la festa dei Cimbri”, infatti questo gruppo, che organizza con costante successo la ormai tradizionale festa nel mese di agosto, ha messo a disposizione i ricavi delle feste per consentire il restauro delle fontane. E così per primo è stato affrontato il recupero di quella in Pian Osteria che versava in condizioni peggiori; nell’anno 1998 si è proceduto alla completa ristrutturazione della stessa, con la ricostruzione delle parti che erano crollate nel corso degli anni. L’intervento è stato impegnativo ma la soddisfazione provata da tutti il giorno dell’inaugurazione dell’opera, avvenuta in occasione della festa dei Cimbri dello stesso anno, ha ripagato tutti quelli che in un modo o nell’altro avevano reso possibile questo recupero. Durante la festa dell’anno 2005 è stato invece inaugurato il restauro della fontana di Campon, anche questo intervento è stato possibile grazie ai proventi della manifestazione organizzata dal Comitato ed anche in questa occasione è stato nella commozione generale che l’acqua, dopo molti anni, ha ripreso a Fontana di Pian Osteria scorrere nella fontana. I due recuperi sono stati fatti tenendo conto dell’utilità che al giorno d’oggi possono offrire questi manufatti, che non è più quella di un tempo; infatti ora vengono prevalentemente prese d’assalto dai passanti, a piedi o in bicicletta, che si fermano per riposarsi e dissetarsi, per questo motivo gli originari lavatoi sono stati convertiti in ospitali panchine e tavoli. In questi giorni si stanno predisponendo le pratiche necessarie per intervenire anche sulla fontana di Pian Canaie per la quale si prevede di iniziare i lavori l’anno venturo con la speranza di poterne festeggiare il recupero in occasione del prossimo raduno dei Cimbri. L’impegno dell’Associazione è stato impresso nelle fontane di Campon e Pian Osteria con l’apposizione del suo stemma e di una targa rievocativa, quella in Campon recita così: Tzimbar puube, tzimbar puube Ragazzo cimbro, ragazzo cimbro Borghèsse net: non dimenticare: bondar sàit dai tempi bor altes und bòarbaatar per avi e nonni hia ist gabèest ‘sbaatarlant; qui è stata la dimora dat èar zèa che lo sia bòr diar òch! anche per te! Ed è per non dimenticare e per mantenere vivi questi segni del passato che l’Associazione lavora, con l’aiuto delle persone che credono in queste attività, guardando al futuro, a nuovi progetti, ma sempre ricordando da dove proveniamo. Mauro Azzalini (Vice Presidente) Fontana di Canaie Storia e tradizioni - pag. 5 TAAL ORCK : GADENKHACH UN FRÒOLIG PENSIIREN VALLORCH: RICORDI ED EMOZIONI D opo un percorso lungo, non sempre facile, iniziato ancora diversi anni fa, nella primavera 2007 la delibera del Consiglio provinciale di Treviso ha riconosciuto, quale minoranza etnico linguistica, la comunità cimbra presente nel Comune di Fregona e in quelli limitrofi. (legge dello Stato Italiano 482/99) Anche per la presenza di questa minoranza le nostre scuole hanno potuto, su richiesta dell’Amministrazione Comunale di Fregona, ottenere una deroga al numero di alunni per classe stabilito dal Decreto Gelmini e mantenere così lo stesso numero di classi dell’anno precedente. Contestualmente è iniziata la collaborazione tra I.C. di Sarmede, l’Amministrazione Comunale di Fregona e l’Associazione Culturale dei Cimbri: sono stati programmati incontri di formazione per gli insegnanti, laboratori per gli alunni delle classi terze e quarte della scuola primaria dell’istituto, che si terranno nella primavera 2010. Tutto questo è importante per promuovere la conoscenza della cultura, della storia e delle tradizioni del popolo cimbro, in relazione al suo insediamento prima nel Bosco del Cansiglio e successivamente in diversi comuni della pedemontana. È importante che i ragazzi conoscano questo segmento della storia del loro territorio, perché non sappiano dei Cimbri solo ciò che si legge nei libri di storia, vale a dire li conoscano come una popolazione di “barbari”, che insieme ad altre, quali i Teutoni, aveva dato del filo da torcere ai Romani devastando l’Italia. Questo era ciò che anch’io sapevo prima di “capitare” a Fregona e certamente non immaginavo quanto c’era da scoprire.... A tale proposito ricordo molto nitidamente, quando nel 1982, sposata da poco, arrivai in Vallorch per passare un periodo di ferie. Fui accolta da un gruppetto di donne piuttosto anziane, Teresina, Giustina, “Ita”...., e fra tutte, una figura austera, ieratica, la “Menega” che inizialmente mi incusse parecchia soggezione. Fu solo l’inizio, col tempo imparai a conoscerla. Sera dopo sera, nel suo “cason” ascoltando i suoi racconti, le sue filastrocche, densi di particolari, intrisi di quella fatica quotidiana che aveva contraddistinto la sua vita. Durante le giornate, osservandola mentre si occupava dei suoi animali, oppure quando uccideva un coniglio o una gallina, seguendo quasi un rituale al quale non si doveva, non si poteva, venir meno, capii la sua profonda saggezza, frutto di un’esperienza ormai quasi secolare. Era come la foresta, schietta, generosa ed onesta, a volte dura, che si faceva rispettare da tutti. Un’estate le riferii la mia difficoltà nell’usare l’acqua della fontana del Pian (non era ancora stato realizzato l’allacciamento all’acquedotto e a volte l’acqua piovana raccolta nelle cisterne finiva...) per delle contestazioni opposte da alcune persone che lavoravano nel bosco. Mi ordinò, è il termine giusto, di caricare l’occorrente in macchina perchè sarebbe venuta con me, visto, aggiunse, che la sua gente aveva il merito di aver popolato la foresta molto tempo addietro, e così fece. Si piantò, braccia sui fianchi, figura alta, fiera ed imponente, vicino alla fontana, con la sua testa bianca, in contrasto con il consueto vestito scuro, mentre io sciacquavo i panni e sbirciavo quelli intorno che non avevani quasi il coraggio di avvicinarsi; e da quella volta nessuno ebbe più nulla da eccepire. Ci sarebbero molte altre cose da raccontare, aneddoti e particolari che hanno permesso di ricostruire lembi di storie, La Menega tra parenti ed amici a Vallorch nel 1935 scanditi da accadimenti come guerre, epidemie, migrazioni..... , ma anche matrimoni, nascite..... che hanno colorato le mie giornate estive in seguito anche quelle dei miei figli. Nelle numerose estati passate in Vallorch non hanno certamente sentito la mancanza della televisione, divertiti e incuriositi dalla “Menega”; dalle sue espressioni colorite, spesso ricche di vocaboli poco usati, ma particolarmente significativi, regolarmente commentati dalle altre veterane del villaggio. Adesso i ragazzi usano il web con naturalezza, comunicano in tempo reale con il resto del mondo, ma resta comunque importante recuperare questi spazi di memoria, di cultura, che non possono mai prescindere dalle emozioni. Testimoni della storia, della cultura e delle tradizioni di chi ci ha preceduto devono essere appunto gli adulti, genitori ed insegnanti, in modo che anche i più giovani capiscano l’importanza di tali conoscenze, perché, secondo me, non ci può essere futuro sradicato dal passato. Fregona, 30 novembre 2009 Laura Buso in Bonato Documenti storici - pag. 6 Francis Fox Tuckett nel 1870 visita e descrive il villaggio cimbro di Canaie (seconda puntata) Rammentiamo che Francis Fox Tuckett, nato a Bristol (UK) nel 1834 e morto nel 1913, viaggiava in Italia attraversando le nostre Dolomiti. Si era recato a Belluno e attraverso il Col Visentin fino a Vittorio Veneto. Da qui salendo il Monte Pizzoc arrivò in Pian Cansiglio, presso il Palazzo dove incontrò alcuni Cimbri di Canaie che lo invitarono a fermarsi da loro prima di salire al Monte Cavallo. Riprendiamo il racconto da questo punto: Dopo il pranzo apprendemmo da alcuni di coloro che erano rimasti indietro dalla riunione mattutina, che essi erano gli abitanti di una piccola colonia chiamata Canaje, che si trova un po’ più a nord ad una distanza di mezz’ora in direzione Monte Cavallo e, quando si apprestarono al ritorno e si offrirono di ospitarci per la notte e mostrarci il sentiero, facemmo con piacere uso di un’offerta così promettente, la quale ci risparmiò uno sgradevole allungamento del lavoro della giornata seguente. Per tanto ci mettemmo in cammino insieme alle ore 4 e 15 minuti, dopo che ci fummo amichevolmente congedati dal nostro oste e che avemmo lasciato un saluto alla cortese “Guardia Generale” che era ancora indaffarata con i suoi commercianti e la sua gente con registri, contratti e misurazioni. I suoi quattordici sottoposti sono tutti armati di fucile e revolver, poiché essi, oltre ai loro compiti di guardaboschi in senso stretto, formano in pratica anche la polizia del Distretto il quale, a causa della sua ubicazione e della sua natura, potrebbe facilmente divenire un luogo di rifugio di “mauvais sujets” cattivi individui. I nostri nuovi compagni ci dissero che per legge a nessuno, eccetto alle “guardie boschi”, era permesso portare, nemmeno anche solo possedere armi da fuoco, sebbene tutti le possedessero e in più le utilizzassero per occasionali scopi venatori, così ché la selvaggina aveva naturalmente da lungo tempo smesso di esistere nell’intera cerchia del bosco. Un paio di anni fa ebbe tuttavia luogo un evento sotto forma della visita di una femmina di orso col suo cucciolo, i quali però passeggiarono “come turisti” per il distretto Il testo originale presso la Fondazione Angelini I resti della locanda dove soggiornò F. Fox Tuckett Reperti ritrovati a Canaje Vecio Documenti storici - pag. 7 e non diedero a nessuno la possibilità di sparare. Sul confine settentrionale della valle riposammo un quarto d’ora e poi salimmo attraverso incantevoli radure di faggi sopra Valmanera alla “Casera” Costalta verso “Pian Canaje”, e così verso le piccole case di legno della pacifica colonia. Queste sono molto piccole e sono raggruppate su di un piccolo appezzamento dalla superficie abbastanza piana, in parte ripulita dagli alberi, dal quale il bosco si estende in fitte masse di verde verso l’alto e il basso. Sedendoci su di una panca vicino alla porta di una delle prime case, la quale risultò essere una specie di Osteria, ci vedemmo presto attorniati da quasi tutta la popolazione e coinvolti in una vivace conversazione. Essi arrivavano per rimirare gli stranieri, i primi inglesi che si siano mai visti qui Gruppo famigliare dei Gandin a Canaie Vecio (il testo restante è stato pubblicato nel primo numero della rivista Tzimbar Bint, alla quale vi rimandiamo) Dev’essere un sentimento abbastanza strano, vivere così circondati da legname e dover tuttavia pagare un ceppo da ardere e per giunta a caro prezzo, specialmente se un tale stato delle cose ha un origine del tutto nuova. Queste persone paiono appartenere ad tipo certamente superiore, ciò riguarda tanto il loro comportamento, quanto la loro intelligenza, poiché molti tra di essi parlano tedesco e italiano. Ci interessò non poco udire da uno di loro che essi appartenevano in realtà alla stirpe dei Sette Comuni e migrarono nel momento in cui la graduale distruzione dei loro stessi boschi aveva posto fine al mestiere che dava loro da vivere come boscaioli. I primi emigranti appartenevano a sole cinque famiglie, ma quando queste crebbero e si ampliarono, si divisero in altrettante piccole colonie, tre delle quali si trovano nelle vicinanze del “Palazzo”, una si trova a Osigo, mentre la quinta Ë Canaje. Attualmente contano in tutto circa 280 anime e hanno abbandonato il loro antico dialetto “Zembro”, una specie di parlata sveva, in cui molte parole sarebbero del tutto comprensibili ai contadini nel nord-est della Svizzera, sebbene un anziano uomo cimbroi lo sapesse ancora parlare. Il nostro informatore, che era un uomo veramente ottimo e intelligente, aveva inizialmente attirato su di sé la nostra attenzione domandandoci, quando comprese che eravamo inglesi, se conoscessimo le opere di “un certo Miltone” o la “Storia di Ser Gualterio Scott”, che dichiarò di aver letto in traduzione con grande interesse. Nel frattempo fu preparata la nostra cena e fummo invitati ad entrare nella baracca la quale, completamente annerita dal fumo e di dimensioni lillipuziane, fungeva da albergo. Quanto fu tuttavia grande Don Serafino Gandin cimbro di Canaie Casone tipico Cimbro simile a quello in cui dormì F. Fox Tuckett Documenti storici - pag. 8 la nostra sorpresa quando, in contrasto stridente con la facciata, ci trovammo dinnanzi ad una tovaglia e tovaglioli della più candida pulizia, piatti e scodelle pulite, cucchiai, coltelli e forchette tirati a lucido, mentre un’ostessa premurosa era sempre pronta a soddisfare tutti i nostri desideri, nella misura in cui le sue modeste provviste glielo permettevano. Il sottotetto era, a dire il vero, abbastanza fuligginoso, ma ciò era solo una necessità pressoché inevitabile del luogo e aveva il suo fondamento nella conformazione del focolare e degli impedimenti che vennero posti ad ostacolo dal governo nel vietare la costruzione di case meglio allestite e più solide, mentre, per quel che riguardava la popolazione stessa, la quale, con istinto Tedesco, nonostante l’ambiente italiano e la ristrettezza dei loro mezzi, conservava la sua predilezione per la pulizia e per il decoro. Quando, verso le dieci, accennammo che era tempo di andare a riposare, nell’ignoranza e nel grande dubbio circa la possibile condizione dell’approntamento per il riposo, ci attendeva una non minore sorpresa. Noi venimmo condotti ad un’altra piccola capanna il cui aspetto esteriore non era per nulla promettente e qui in una stanza rivestita di legno di dimensioni senza dubbio minori. Tuttavia era per prima cosa pulita e conteneva un letto di dimensioni significative, e rivestito di fresco con lenzuola davvero bianche come la neve, che eguagliava in tutto ciò che possono offrire i migliori alberghi di montagna svizzeri e doppiamente benvenute grazie alla loro immacolata pulizia. In breve, il tempo trascorso tra questa gente amichevole, franca e semplice costituisce uno dei momenti maggiormente piacevoli nei nostri ricordi e li avremmo volentieri osservati più a lungo, se solo il tempo ce lo avesse permesso. Noi avevamo infatti concordato con il resto del nostro gruppo, di trovarci il 14 a Pieve di Cadore e, per rispettare i tempi, era necessario lasciare Canaie molto presto. La mattina del 13, quando ci proponemmo di salire il Monte Cavallo e raggiungere La sua cima che va da Cimolais sopra Barcis la sera stessa. Ci alzammo alle 2 e 45, bevemmo caffè, saldammo un conto pressoché irrisorio e partimmo alle 3 e 30 accompagnati da uno dei nostri amici, che ci mostrava il sentiero, e da un portatore che trasportava i nostri zaini su di un passo basso a sud del Monte Cavallo alla “Malga” o “Casera”di “Pian del Cavallo” dove pensavamo di scendere dopo che avessimo preso con noi i nostri puntali. Salimmo in alto attraverso il legname sul lato sud del paese, una direzione che in definitiva ci causò una piccola deviazione e, come credo, un ritardo, cosicché erano le 4,45 quando raggiungemmo la Palantina. Canaie Vecio il cimbro Tiziano Azzalini costruisce il tipico “Cason” Pian Canaie sentiero per Canaie Vecio Arpalice Gandin cimbra nata a Canaie nel 1902 ha compiuto 107 anni il 5 dicembre. Alle dàin Tzimbrisen lòite gűnnant dich. Ringraziamo : la Fondazione Angelini di Belluno, che ci ha autorizzato alla pubblicazione, il redattore Francesco Azzalini e la traduttrice Cristina Nard. Il lavoro dei Cimbri - pag. 9 DINGAR BOR ÈRBOT ATTREZZI DA LAVORO Ascia Grande scure con corpo tagliente di metallo temperato, con due facce di cui una piatta, lama affilatissima molto ampia a volte a mezzaluna e manico di faggio. Simbolo dell’artigiano cimbro, richiedeva grande destrezza e sensibilità nel lavoro di squadratura dei tronchi di faggio (àster e quàrt) che dovevano risultare a facce parallele,prima di essere posti sul cavalletto da lavoro Sul suo manico, lungo di norma 80 cm, erano incise delle tacche con le misure della larghezza dei diversi tipi di setacci (crivelli) Artigiani cimbri molto abili la utilizzavano per la squadratura dei tronchi di abete impiegati nella costruzione dei loro casoni. Hàkha Grössorste hàkha met khòrp hàkantent bon àizarn gadorbèrmantet, mettar sbèen zàiten , òona platt, zàita tűuzantent bètzanentorste un bàitorste òften bìa halbar maano un mèlbe bomme puucha Ezèmpien bon tzimbar konsoléar habet mànghel guut èrbot un höorighe bàil èrbatet in de söllan bomme puucha (àster un quàrt) ba missant zeinan met zàiten rechte, boàr zeinan léganet in “zoc da s’ciapar”. òbarn me de zàin hèlbe, ba ist làngar 80 cm. zeint sràibanet de marche bor ‘s maas bon de dabàiten bon biil dingar bor böoban (zerkoi) Tzimbarn konsoléarn bravorste zi nűtzanent bor pénkhan au in de söllan bomme bòichten nűtzantent bor machan au me innàndarn hòisar Cunei Strumenti da lavoro di forma piatta e tronco conica che i Cimbri si costruivano con legni molto duri. (corniolo, carpino, acacia) I più grossi, rinforzati con un anello di metallo, venivano impiegati per completare l’abbattimento dei grandi alberi. I più piccoli erano impiegati per ridurre in spezzoni sempre più sottili i faggi abbattuti per la produzione dei tamisi. Il cuneo di dimensione minore era detto zìghel. Utilizzati con abilità sul cavalletto da lavoro con l’impiego di una mazzetta di legno detta kàula, i Cimbri ricavavano da un tronco squadrato con l’ascia, detto àster, 16 assicelle: quattro vire (dal cimbro “vìare”, quattro), da questi otto sbòner e da ciascuno 2, crivelli o crivelletti, scatoi e tamisi Le 16 assicelle erano unite In mazzi detti bìna. La parte centrale del tronco (médol) era scartato già nelle prime fasi di lavorazione Trabakài Dingar bor èrbot bon lòast met ébane un spitz tűuzanet ba Tzimbarn lòite màchent au nűzanent bercar héertar (kornolèar,hagapuucha,dòrnpuucha) De gröossorste, baròortanet met rénkh bon àizarn, zeinant nűtzantet bor riiban in tèkkalan űbar bomme gròas pòome. De khlöndorste zeinant nűtzanent bor màchan stűkhle saldo dunnorste de puuchen tekkalent ubar bor baròòtan zerkoi. Dar khàil klòondar ist gabéèst gaanamet “zighel” Nűtzantente garecht òbarn de “zoc da s’ciapar”, met sléeghele bomme berch gaanamet kàula, de Tzimbarn lòite tűunant bon òondar sòll pénkhanet met hàkha gaanamet àster, zèchsan blékhalle vìare vire (ka tzimbrise gaprècht “vìare” 4) bon diize acht sbòner un me bòroan sbéen zérkoi odar khlòonadarn zerkoi, dingar bor khéeze un bor böoban. De zèchsan blékalle zèint gabéèst lègantet sùa bìa mètzle gaanamet bìna. Dar stamm in mìtten bon sòll (médol) ist gabéèst skartaaranet darbàil me èersten sàit bomme èrbot. Hàkha da squarar Giovane cimbro a squarar Cimbro con Trabàkai Il lavoro dei Cimbri - pag. 10 Coltello a due manici Coltello a doppia impugnatura utilizzato in una delle fasi della produzione dei crivelli di faggio. Dopo aver posto una sottile assicella di faggio,ottenuta con l’impiego dei cunei sull’apposito cavalletto (zoc da s’ciapar), e averla bloccata sulla stìga premendola con il sàit, la si assottigliava con il coltello a due mani, asportandone gradualmente molti trucioli fino a renderla di spessore sottile (2 o 3 mm) e uniforme La lama veniva affilata con una lunga pietra speciale detta slìrer. Fer bor zérkoi Méssar met sbèen hélben nűtzanet darbàil ondar sàit bon de èrbot bor màchan de zèrkoi bomme puucha Dénne ist gabéèst lèegantet an klòona blékha bomme puucha, tűnnantet met de trabakai òbarn me rössle bon berch(zoc da s’ciapar), un haltentet òbarn in de stìga drukhannant zi met dar sàit. dunnanet aus zi met fer bor zérkoi, lèmmanant dehiin mèeront an zèltzana bomme söotalle ,bor màchan dűnne Il cimbro Azzalini Stefano al lavoro (sbéen odar drai mm.) un galàiche. ‘S mèssar ist gabéèst bétzanet met òondar làngar stòan sittar gaanamet slìrer. Grossa pialla Pialla di grandi dimensioni (anche 120 x 30 cm), chiamata pianon manovrata da tre artigiani cimbri. Due impugnavano le maniglie in posizioni opposte per spingere e tirare, il terzo tirava per la corda agganciata ad un anello anteriore. Con movimenti sincroni ritmati dal fischio del capo squadra, ottenevano per piallatura contro vena (piockàr), da un tronco di faggio, opportunamente squadrato, sottili assicelle,spesse anche solo1 mm, dette bòseghe. Queste venivano impiegate nella fabbricazione di molti attrezzi e oggetti, quali ad esempio contenitori per alimenti Pianon Gròosa piòna (och hùndart-un-sbòanskh x dràiskh cm) gaanamet pianòn ba drài Tzimbarn konsoléarn nűtzantent. Sbéen lémman au me hàntafen braan, bor siipan un siigan, dar dràite siiganet mit snùar ba ist hànganet ka òona snalla bornàus Erbatantent mittanandar, bolgantent me bìspalan bon dar bűurar màchent met de sliiran bìder aadar(piockàr) bon òondar söll bomme puucha, bòol gatàant, klòona blékha, dìkhe och anloàn òan mm, gaanamet bòseghe Diize zeint gabéèst nűtzanent bor màchan biil dingar bor èrbatan un léeban, bìa de haltar bomme spaize Assicelle per il tetto (Scandole) Sottili assicelle di abete rosso o larice (raro in Cansiglio) ottenute da tronchi senza nodi e con venature parallele. L’artigiano cimbro abbatteva la pianta adatta e la tagliava in sezioni di 60 o 70 cm di lunghezza che poi, con l’ausilio della scure e dalla mazza, suddivideva in parti più piccole. Su ciascuna di queste, venivano tracciate delle incisioni ravvicinate (2 cm)con un coltello di metallo ed una piccola mazza.(kàula) Quindi con l’impiego di un divaricatore di di faggio, otteneva sottili assicelle dette scàndole, premendo vigorosamente lungo la venatura del legno. Queste, sovrapposte in duplice o triplice fila, venivano impiegate nella copertura dei tetti delle case cimbre. Essendo impregnate di resina duravano a lungo nel tempo e isolavano dalla pioggia e dal freddo. Blèkale bor me dack Dűnnen blékhale me bòichta odar me lèrch (sittar ka Cansiglio) màchantet bomme söllan ane khnopf un met aadarn rechten. Dar Tzimbar konsoléar hàkhantet űbar in de pòome sornéeranet un in hàkhanet stukhen bon zèskh odar zìbanskh cm. lànghes, ba dénne, mettar me hàkha un me sléeghe tòolanet màchanten in töolle khlondor. òbarn alle me diize, ze habent mèrchanet me hakh nàgane (sbéèen cm.) met an méssar bon àizarn un met òona khlòona kàula Mèttar ènte nűtzantent an dingar bor tòolan bomme puucha, màchanet me dűnnen blékhale gaanamet “scàndole” drukhannant met stérche in me aadarn bon berch Diize, lèganet mittanàndar so sbòa odar drai töolle, zeint gabéèst nűtzanet bor in dèchar bomme tzimbrise hòisar. Zèintente bolle bomme pèch zi dàuranent bor biil sàit un bohűuntanent bìder me réego un me khalt a cura di Francesco Azzalini (per il Centro Etnografico e di Cultura Cimbra del Cansiglio) Cimbro alla stiga con Fer da ‘sciapar Cimbri al Pianon Cimbro a far scandole Toponomastica - pag. 11 ALCUNI NOMI DI LUOGHI DEL CANSIGLIO DI PROBABILE DERIVAZIONE CIMBRA Terminologia corrente Etimologia cimbra Traduzione e/o (probabile) derivazione VALLORCH Taal orck valle profonda Villaggio cimbro tra i più antichi; edificato dal Cimbro Domenico Azzalini nel XVIII secolo. PICH Pich soprannome Cimbro di Bonato Giovanni Villaggio cimbro costruito dai Bonato detti “pich”, e dalle famiglie cimbre dei Gandin e degli Azzalini. BALDASSARE Balt essa bosco della cenere Territorio della foresta dove si produsse una gran quantità di carbone di faggio per Venezia e le miniere della Valle Imperina di Agordo. Vi rimase il ricordo degli innumerevoli “poiat” e della cenere rimasta. PIAN DEI LOVI Bolf lupo Piccola valle alle pendici del monte Croseraz, probabilmente infestata dai lupi, dove Pietro Azzalini costruì uno dei primi villaggi cimbri. BECK tronco luogo dei tronchi Estremità sud della piana del Cansiglio dove venivano radunati i tronchi prima di essere trasportati nella pianura verso il Friuli (strada patriarcale) o verso le zone pedemontane. al pascolo Villaggio cimbro tra i più antichi, presso il quale vi era e vi è ancora un pascolo e dal quale si andava “ai pascoli”e alle malghe della Palantina CANAIE Bèrch Kan aiz a cura di Francesco Azzalini - Segretario Hòolig Oswald bon Northuberland Sant’Osvaldo di Northumbria LA STORIA Oswald (Osvaldo), che nell’etimologia sassone significa “difensore della casa”, nacque nel 604 e nel 634 divenne sesto re di Northumbria1 Egli è venerato come Santo dalla chiesa cattolica in quanto, essendosi convertito al cristianesimo, fu dapprima promotore della nuova religione tra il suo popolo ancora in maggioranza idolatra e poi ucciso in battaglia nel 642 dal re pagano Penda di Mercia. L’agiografia dai contorni leggendari narra che l’ultimo gesto di Oswald sia stato quello di pregare per i soldati che morivano con lui. Da allora, il culto di venerazione per Sant’Osvaldo, considerato in Inghilterra alla stregua di eroe nazionale, fu il più importante fattore di coesione e fusione fra elementi celtici, latini, sassoni e cristiani nel confuso e travagliato scenario della Britannia del VII secolo. Oswald era figlio di re Ethelfrith (593616), il condottiero sassone che era riuscito a conquistare la Bernicia, regione settentrionale dell’isola (attuale Scozia), e la Deira situata in prossimità del Vallo di Adriano, unendole così al grande regno di Northumbria. La madre, Acha, era figlia di Aella re della Deira. Nel 616, però, Ethelfrith venne sconfitto e ucciso in battaglia dal re dell’Anglia orientale, Raedwald che insediò sul trono di Northumbria il fedele Edwin (585-633, fondatore poi della città fortificata di Edimburgo), figlio di Aella e fratello di Acha, quindi zio di Oswald. Quest’ultimo, per evitare la morte, fu quindi costretto, assieme ai suoi fratelli e familiari, a fuggire nel nord della Scozia, cercando riparo nell’ostica e impervia regione della Dalriada. Qui, avvicinato da alcuni monaci della comunità di Iona, dove aveva trovato ospitalità, abbracciò la fede cristiana. Nell’isola di Iona vi era infatti il monastero fondato alcuni decenni prima dal monaco Colombano che divenne il centro missionario fra le popolazioni dei Pitti e Scoti. Quando nel 633 l’usurpatore Edwin fu sconfitto a Hatfield Chase dagli eserciti congiunti di Cadwallon, re del Gwynedd, e Penda, re della Mercia, Oswald poté finalmente ritornare in patria dopo 17 anni di esilio. Eanfrith, fratello maggiore di Oswald, salì sul trono della Bernicia ma l’anno dopo fu ucciso, assieme all’altro fratello Osric, a tradimento da Cadwallon che cominciò a governare la regione con estrema durezza. Oswald, allora, con l’aiuto delle tribù dei Pitti e degli Scoti nel 634 affrontò e, pur in numero inferiore, sconfisse e uccise il tiranno nell’epica battaglia di Heavenfield presso Hexham. Un cronista dell’epoca, Beda il Venerabile, nella sua monumentale “Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum”, narra che prima della battaglia decisiva Oswald avesse eretto una croce di legno pregando per la vittoria e chiedendo che anche i suoi soldati, in maggioranza pagani, si unissero a lui.2 A seguito della grande vittoria, Oswald si riprese il trono della Northumbria e subito chiamò un vescovo da Iona affinché dif- fondesse tra i suoi sudditi ancora pagani la “buona novella” del Vangelo facendo germogliare il seme della nuova religione cristiana. Dapprima fu mandato un presule molto severo che non trovò consenso tra la gente comune da lui considerata barbara, incivile, ancora troppo ostinata a mantenere le antiche tradizioni idolatre. Ben presto tale vescovo mal gradito fu sostituito dal più attento e comprensivo Aidan († 651), di cui lo stesso Oswald interpretò i sermoni e tradusse gli scritti ad uso popolare, ed al quale in seguito avrebbe donato l’isola di Lindisfarne per fondarvi un monastero ed una sede episcopale vicina alla propria residenza reale di Bamburgh. Grazie al benefico influsso del re e del proselitismo di Aidan, il cristianesimo si diffuse rapidamente nel regno di Northumbria: le conversioni furono innumerevoli, vennero costruite chiese e monasteri in luoghi anche lontani e disparati, si formarono comunità cristiane anche nei villaggi isolati. Pur regnando solo pochi anni, circa otto, Oswald lasciò un segno indelebile nel cuore della sua gente quale esemplare re cristiano e un ruolo importante nella storia della Britannia che cercò di unificare per farne uno stato potente. Sempre scorrendo le annotazioni di Beda il Venerabile, si legge che Oswald era un uomo straordinario, dotato di “imperium” e carisma, amato dal suo popolo che egli trattava con giustizia e autorità paterna. Nei suoi otto anni di regno ampliò, anche con la forza delle armi, il suo dominio su Anglosassoni, Britanni, Scoti e Pitti, e non fu certo opera facile. Gli annali irlandesi di “Tigernach” ricordano che proprio agli inizi del regno di Oswald i reami anglosassoni del sud si coalizzarono per contrastarne l’avanzata, tentativo che fallì e da allora, secondo la “Cronaca anglosassone” venne chiamato “bretwalda” , ossia “re supremo degli anglosassoni”. Secondo altre fonti storiche, sembra che Oswald abbia dominato anche sul Lindsey e che nel 638 abbia conquistato pure il Gododdin, a nord, dopo aver messo sotto assedio e espugnata la capitale Edimburgo. Mantenne, invece, buoni rapporti diplomatici con il regno di Wessex, a sud ovest (attuale Cornovaglia): Oswald infatti sposò Cineburga, della quale era padrino, una figlia giovanissima del re Cynegils, al quale fece da testimone al battesimo quando questi si convertì a sua volta al cristianesimo. Non risultano del tutto chiari, invece, i rapporti che Oswald intratteneva con il regno di Mercia: nel 633 il re Penda aveva contribuito con Cadwallon alla sconfitta dell’usurpatore Edwin e in seguito ne aveva fatto assassinare il figlio Eadfrith, potenziale pretendente al trono di Oswald, ma le cronache del tempo dicono che forse Oswald volesse estendere il suo dominio anche sulla Mercia. Tali pretese suscitarono così dapprima forti diffidenze e poi aperte ostilità in Penda che sfociarono in uno scontro armato che avvenne nel 642 (o nel 644) a Maserfield, località identificata con l’odierna Oswestry nello Shropshire. Il sito della battaglia si trovava nel regno di Powys, alleato della Mercia, ed è quindi ipotizzabile che Oswald avesse allestito una nuova campagna militare di conquista contro S. Osvaldo patrono dei Cimbri (G. De Min 1858) La religiosità dei Cimbri - pag. 12 i regni del Galles. Nella sanguinosa battaglia, Oswald venne ucciso da Penda e l’ultimo suo gesto fu quello di pregare per i soldati di entrambi gli schieramenti che morivano con lui. Dando sfogo agli istinti feroci e pagani che l’animavano nonché alla rabbia per aver perduto in battaglia suo fratello Eowa, Penda (632-655) infierì selvaggiamente sul corpo di Oswald facendone smembrare il corpo e offrire al pubblico scempio il capo e gli arti che furono infissi su pali.3 Le varie parti del corpo furono poi raccolte e sepolte e con tutti gli onori dapprima a Lindsey, ma nel 909 vennero traslate a Gloucester quindi divise in vari luoghi di preghiera, favorendo così la rapida diffusione del suo culto. Il capo fu portato nel monastero, che egli aveva favorito, di Lindisfarne e collocato nella tomba che dall’875 conservava le spoglie di San Cuthbert e fu ritrovato solo quando la tomba di quest’ultimo fu riaperta a Duhram nel 1827. Anche Echternach, in Germania, tuttavia, reclama il possesso del capo del re (Willibrord portò alcune reliquie di Oswald in Frisia): nel tesoro della cattedrale di Hildesheim è conservato uno splendido cofano ottagonale di artista tedesco, databile al 1180 circa, che secondo la tradizione racchiuderebbe il capo di Sant’Osvaldo e su cui sono raffigurati anche altri Santi tra cui Edoardo e Canuto. Le braccia di Oswald furono deposte a Bamburgh: uno fu più tardi trafugato da un monaco di Peterborough e successivamente trasferito ad Ely; l’altro è reclamato sia da Durham sia da Gloucester. Nel XII secolo Swartreband, un monaco di Durham, confidò di avere spesso visto la mano di Sant’Osvado, che Aidan aveva profetizzato sarebbe rimasta incorrotta a causa della grande carità del re, ma non rivelò mai dove fosse custodita. Il corpo del Santo fu sepolto a Oawestry (Shropshhire), quindi traslato a Barney e probabilmente nel 909 a Gloucester da Etelfleda, signora della Mercia. Anche il monastero di S. Winnoc a Bergues (Fiandre) afferma di avere avuto in dono l’intero corpo di Oswald da Harold Harefoot, ma che esso fu bruciato dai protestanti nel 1558. Altre chiese che affermano di possedere reliquie del Santo re di Northumbria sono: Treviri, Tagernsee, Prüfening, Ramsshoven, Wettingen e, in Italia, Sauris e Tai di Cadore. Beda il Venerabile come san Willibrord raccontano tutta una serie di episodi edificanti sulla vita di Oswald e miracoli attribuitigli dopo la morte mediante la venerazione delle sue reliquie che comprendevano anche La religiosità dei Cimbri - pag. 13 frammenti della croce di legno e della terra tratta dalla sua tomba.4 La sua generosità, la pietà, il coraggio e la perseveranza, unitamente alla precoce e tragica morte in battaglia contro un re pagano lo fecero ben presto ammantare di santità dalla venerazione popolare e il suo culto si diffuse rapidamente anche al di fuori della Britannia. Molti sono i luoghi dell’Europa occidentale (Irlanda, Portogallo, Boemia, Olanda, Germania e Svizzera, Italia del nord) che hanno chiese, altari e oratori dedicati a Sant’Osvaldo. La festa del Santo re di Northumbria, con il titolo anche di martire, si celebra da tempi antichissimi il 5 agosto; è menzionata nel calendario di San Willibrord e nella maggior parte dei calendari monastici inglesi. Si dice comunemente che chiunque festeggi la sua vigilia (4 agosto) potrà prevedere la propria morte tanti giorni prima quante sono le vigilie festeggiate. Ad Evesham e a Gloucester si celebra anche una festa legata alla traslazione delle reliquie l’8 ottobre. L’ICONOGRAFIA Generalmente Sant’Osvaldo è rappresentato con la corona regale e l’armatura, mentre regge nella sinistra lo scettro e nella destra una grande coppa a forma di pisside, in ricordo del suo atto di pietà, quando fece a pezzi un grande nappo della sua mensa per distribuirlo ai poveri che gli chiedevano l’elemosina; meno frequente è il motivo iconografico del corvo appollaiato sullo scettro e che porta nel becco un anello, a ricordare che egli avrebbe inviato alla sua fidanzata Cineburga il pegno del suo amore per mezzo di un corvo, poiché il padre di lei, re Cynegils di Wessex, era solito eliminare tutti i pretendenti della figlia che osassero venirgli al cospetto. L’opera più antica che lo raffigura è un busto-reliquario che si trova nel tesoro della cattedrale di Hildesheim e risale al XII secolo. Al periodo successivo, XIII-XIV sec., appartengono invece numerose statue, lapidee o lignee, come quelle delle facciate delle cattedrali di Wells, Reims e Friburgo (quest’ultima è una copia fedele di quella di Reims: nel chiostro a di Friburgo il Santo è rappresentato anche in un medaglione di una vetrata, dedicatagli dalla Corporazione dei calzolai), e le statue del transetto del duomo di Bressanone e della chiesa di Landek (Austria). Un trittico della cappella di Sant’Osvaldo a Höllental presso Friburgo merita pure di essere menzionato poiché il Santo vi è rappresentato più volte con i singoli suoi attributi, mentre solo con lo scettro e il corvo appare in una pittura della collegiata di Nonnberg presso Salisburgo. Del XV secolo è una pala d’altare proveniente dalla chiesa di Judenburg e ora al museo di Graz mentre risale al secolo successivo un dipinto di Hans Burmair, che rappresenta Cristo nell’orto degli Olivi: in esso Sant’Osvaldo appare in primo piano come patrono del committente Fugger Bebehausen. Dello stesso secolo è una statua lignea di Niccolò da Brunico, che si trova nella chiesa di Sant’Osvaldo a Sauris, in Carnia. Nel XVIII secolo il Santo è rappresentato in gloria da Antonio Balestra nella chiesa di S. Stae a Venezia e dal Tiepolo, a Padova, nella Chiesa dei SS. Massimo e Osvaldo. Cicli della sua vita appaiono in Alto Adige, Tirolo e Stiria. Al secolo XV risalgono gli affreschi con scene della sua vita nel chiostro di Bressanone e nella cappella di Sant’Osvaldo, presso Bolzano, e quattro scene, di scuola stiriana, appartenenti ad una pala della chiesa a lui titolata di Eisenerz e ora al Museo di Vienna. Altre scene della sua vita sono cesellate in un reliquario del secolo XVIII, che si trova nella chiesa di Sant’Osvaldo a Zug, in Svizzera. Nell’alta Baviera egli è spesso raffigurato accanto a S. Sigismondo, come nelle chiese di Delitzsch e di Herzenhausen. S. OSVALDO – PATRONO DEI CIMBRI DEL CANSIGLIO. Nel 1769, dietro richiesta del parroco di Tambre, don Natale Beneditti, il Vescovo Sandi autorizzò la costruzione di una cappella vicino all’antico palazzo San Marco da dedicare a S. Osvaldo, “patrono della foresta e dei pastori”, e ne concesse la giurisdizione consegnando le chiavi al cappellano regio don Andrea De Pluri di Puos; e solo alla sua morte, avvenuta nel 1830, le chiavi con i diritti parrocchiali sul Cansiglio furono restituite alla Parrocchia di Tambre. Nel 1858 l’Amministrazione Forestale del Cansiglio commissionò al pittore bellunese De Min una tela raffigurante S. Osvaldo. Il santo re, vestito con l’armatura e pronto alla guerra, è inginocchiato in preghiera davanti ad un crocifissso, mentre un corvo in volo reca tra le zampe una lettera, che secondo la tredizione storica, è destinata alla futura consorte, la principessa Cineburga. Il quadro verrà espopsto in questa Cappella rimanendovi fino agli anni ’40. Il primo, e probabilmente anche l’unico, battesimo di cui si ha notizia, fatto nella cappella, risale al 14 febbraio 1912. In quel giorno, per volontà del padre, vi fu NOTE 1 Nonthuberland, ossia Northumbria, antica contea del Regno d’Inghilterra “la di cui capitale si denomina Barwich, a nord del fiume Humber sotto il decimo clima, e stendesi fra il mare Germanico e il mare Irlandese sino alla Scozia, in situazione di aere men dolce del rimanente dell’Inghilterra, ma in terreno più fertile ed ubertoso. Cominciò il Northumberland ad essere Regno l’anno 547” con l’arrivo dei Sassoni dalla Westfalia che conquistarono tutta l’isola “che chiamarono la Bertagna dal loro nome e col tempo vi stabilirono nella medesima sette Regni. Il primo di questi fu il Kent eretto da Engisto l’anno 445; il secondo fu Saffex che formò Ella l’anno 491; il terzo fu Westsex formato da Cendik l’anno 519; il quarto fu Essex stabilito da Encervino l’anno 527; il quinto fu Northumberland che sortì per opera di Idda l’anno 547; il sesto fu Estanglia elevato da Offa l’anno 571; il settimo fu quello di Mercia che ridusse Krida l’anno 584”. Tratto da “Orazione in onore di Sant’Oswaldo” di Gio.Battista Antonio Valerio. Venezia 1807. 2 “Hoemfendald è il campo dell’Orazione dove fu piantata dal nostro Santo la Croce, e vien chiamato in lingua italiana col nome di Campo Celeste. Presso a questo luogo giacea il gran muro Pittico (Vallo di Adriano) ch’era l’antico ed ultimo confine del Romano Impero. E per riguardo di questa Croce piantata dal Nostro Santo nel Campo suddetto, attesta Dragone Monaco, che sino a’ suoi tempi, cioè sino all’undicesimo secolo, ad operar veniva Dio per mezzo della medesima un’immensità di mirabili guarigioni. E per questo da molti, dice Beda il Venerabile, vien dipinto il nostro Santo con la Croce nelle mani, come propagatore del culto della medesima. Testimonio ne sieno l’acque del Tina, che fatte vermiglie al paro di quelle dell’Eritreo portarono un’innumerabile quantità di cadaveri a profondarsi nel mare.” (Gio. Battista Antonio Valerio) battezzata Azzalini Plinea Valentina di Americo di Edoardo e di Fullin Rosa, nata in Valmenera. Padrini furono Azzalini Cristiano di Clemente e Azzalini Achille fu Giuseppe. Durante l’ultimo conflitto mondiale, la Cappella e i villaggi cimbri del Cansiglio vennero incendiati da truppe nazifasciste in un rastrellamento contro i partigiani. Un Cimbro coraggioso, vedendo il fuoco, entrò di nascosto tra le fiamme e in un attimo staccò la tela di S. Osvaldo e scappò verso Vallorch, salvando così una preziosa opera a cui i Cimbri erano particolarmente affezionati e devoti. La tela rimase in casa di questa persona per un certo periodo e dopo venne consegnata ai dirigenti dell’amministrazione forestale del Cansiglio. Nell’anno 1964 fu eretta una nuova cappella dedicata a S. Osvaldo “patrono della foresta” e a San Gualberto “patrono dei forestali”. A lavori terminati, l’Amministrazione Forestale rimise la tela di S. Osvaldo nella nuova chiesa, ma il tempo l’aveva deteriorata e nel 1990, l’allora presidente dei Cimbri del Cansiglio, Costante Azzalini, con l’ausilio dell’intero Consiglio dell’Associazione provvide al restauro della tela affidandolo alla restauratrice Mariangela Mattia di Belluno. Attualmente la tela si trova presso il “Museo del Cenedese” di Serravalle in attesa di essere riportata, a lavori ultimati, in Cansiglio presso il Centro Etongrafico e di Cultura Cimbra di Pian Osteria. Il santo patrono Osvaldo viene venerato dai cimbri del Cansiglio che si radunano numerosissimi nella prima domenica di agosto, per la tradizionale festa che si svolge nel villaggio di Pian Osteria, con la celebrazione della Santa Messa e l’esposizione del quadro che lo rappresenta. Testi e ricerche a cura di Innocente Azzalini Consigliere della Associazione Culturale Cimbri del Cansiglio “Estinto il nostro Santo nella battaglia di Maresfelth, ordinò il formidabile Penda appeso gli fosse il Capo e le braccia in segno d’ignominia e d’infamia intorno a de’ pioppi, che Dragone Monaco denomina quercie, dove stettero esposte per il decorso di un anno intiero senza punto perdere dall’ingiuria dei tempi alcuna bellezza della loro naturale carnagione quando Ovvio (Oswiu), di lui Fratello, figliolo di altra Madre di bassa condizione che non portava l’onore delle famiglie (qui viene indicata spregiativamente come concubina), divenuto dopo la morte di Sant’Oswaldo immediato successore delRegno della Northumbria, fu destinato dal grand’Iddio a vendicare la morte del Santo Re e di una infinità di Cristiani con un’insigne Vittoria, che a riportar venne l’anno 655 sopra il formidabile Penda, con il totale disfacimento di tutto il suo esercito. Egli (Oswiu), avvisato in sogno da Dio di levare quelle Sacre Membra da quegl’infami patiboli, e di riporle in luogo onorevole e decoroso, si portò con le sue truppe nel Campo di Maresfelth, e di là le trasferì in Landisfarne con pompa di sommo onore.” (Gio.Battista Antonio Valerio) 4 “Dal momento medesimo che passò il Nostro Santo da questa valle di pianto all’eterna felicità de’Beati, cominciò Dio ad illustrar le sue glorie con un’immensa quantità di miracoli, che ad operar venne particolarmente in Maresfelth dove venne a sparger il suo sangue per onor della Fede, e in Bearden dove venner a farsi miracolose quelle acque nelle quali furono ripulite e lavate e depositate le sacrate sue Ossa, e in Landisfarne dove fu collocata nel cemeterio di quella cattedrale la venerata sua Testa, e in Debba dove furono trasferite e depositate in un mobilissimo reliquiario, o sia in cassetta d’argento, nella chiesa di San Pietro le pregiate ed incorrotte sue Braccia. Dove poi si trovino le pregiate sue Ossa, non convengono tra di loro gli Scrittori…” (Gio.Battista Antonio Valerio) 3 Attività e programmi - pag. 14 Attività svolte nel 2009 e Programma per il 2010 Erbot gamacht inn jaar 2009 un bar machan inn 2010 Nell’anno 2009 l’ Associazione ha attuato le seguenti principali iniziative: 15 Festa dei Cimbri e di S. Osvaldo Si è svolta il 2 e 3 agosto con grande concorso di Cimbri e simpatizzanti. In tale occasione si sono realizzate tre iniziative importanti: Il Capitello di San Antonio il località Leon di Pian Osteria È stato ristrutturato, a cura anche dei Giovani Cimbri del Cansiglio, che hanno finanziato l’intervento con i contributi raccolti alla Festa dei Cimbri. È dedicato a San Antonio e una targa ricorda i primi costruttori che furono negli anni 30 i Cimbri di Pian Osteria: Azzalini Emilio(Biso)- Azzalini Rolando e Azzalini Luciano Il libro “L’Alpago” di Don Umberto Trame è stato ristampato (700 copie) in forma anastatica tale e quale l’originale del 1932. Trattasi di un documento molto significativo che descrive il territorio dell’Alpago e del Cansiglio come era in quegli anni. Le relazioni introduttive sono significative del nostro rapporto con il territorio e le genti Alpagote. Una Biblioteca e Cineteca sulle Minoranze Etnico Linguistiche d’Italia, con il finanziamento della Legge 482/99. per il tramite del Comune di Farra d’Alpago, è stata allestita presso il Museo Etnografico di Pian Osteria. E’ dedicata allo scomparso Maestro Giovanni Azzalini “Burigan”. E’aperta negli orari del Museo , tutte le domeniche pomeriggio dalle ore 14 alle ore 18 e anche su prenotazione. Ha in dotazione circa 500 volumi relativi alle minoranze dei Cimbri, Ladini, Germanofoni, Mocheni, Walser, Occitani, Friulani, Grecani, Armeni. Alla realizzazione ha contribuito in modo rilevante la dottoressa Desireè Dal Bon che ha curato la ricerca, la catalogazione e il collocamento delle pubblicazioni. - Processione al santuario della Madonna della Runal. Lunedì 7 settembre 2009, vigilia della Festa della Madonna, alle ore 19,30 eravamo numerosi a Palughetto alla processione notturna dei Cimbri al Santuario. Qui abbiamo assistito alla Santa Mesa celebrata da Don Gianni e da Don Sperti. Al ritorno in Pian Osteria non è mancato un buon piatto di trippe, come da tradizione. - Assi del Cansiglio Sabato 12 settembre 2009 si è svolta una grande manifestazione in Pian Cansiglio per presentare le “assi del Cansiglio” pavimenti in faggio prodotti da una ditta veneta. Alla presenza del Ministro Luca Zaia i Cimbri Stefano, Mario, Imerio, Francesco si sono cimentati nel taglio di tronchi da adibire a remi tra grande concorso di folla. - Linea verde Come molti di voi avranno potuto vedere, i Cimbri hanno ben figurato nella trasmissione andata in onda il 15 novembre 2009. L’occasione di salire alla ribalta nazionale su RAI UNO è stata propiziata da Veneto Agricoltura e da Oscar Azzalini. Dalle riperse fatte in Vallorch, ci saremmo aspettati un maggior risalto alle nostre tradizioni, ma i famosi “tempi tecnici” hanno costretto il regista a tagli e riduzioni. La manifestazione è stata il frutto della collaborazione di tantissimi di Voi, soprattutto di quelli che si sono dati da fare per animare e allestire la scena e preparare attrezzi e tavolate. Ringraziamo in particolare: Bonato Gino, Lino, Francesco, Stefano, Fausto e Imerio e Annalisa Azzalini. Un brave e belle a tutte le ragazze e le donne che hanno ben figurato nei tipici costumi cimbri. - Ecomaratona e Antico troi degli Sciamani Si è svolta il 20 settembre una duplice gara che ci ha visto più impegnati del solito. La 5^ edizione dell’Ecomaratona dei Cimbri del Cansiglio e la 1^ competizione ultra trail di 70 chilometri denominata “Antico troi degli Sciamani”. Entrambe le manifestazioni, con tanti partecipanti e volontari, contribuisce a far conoscere, anche a livello internazionale, il nostro territorio e la nostra storia. - Presepio dei Cimbri: E’ stato allestito in Pian Osteria, nella Huta presso il Museo. Per questo Natale, dal 8 dicembre, anche nel villaggio di Campon verrà fatto il Presepio con statue appositamente acquistate. Vi invitiamo a visitarli con le vostre famiglie e i vostri bambini. - Gestione Museo e visite guidate Da quest’anno il MUC (Museo dell’Uomo in Cansiglio) Centro Etnografico di Cultura Cimbra di Pian Osteria, si è avvalso della preziosa collaborazione di due Cimbre, Lidia e Lucia Slaviero, che, collaborando con Franco Azzalini di Vallorch, si sono dedicate con passione e impegno durante quasi tutto il periodo estivo anche alla gestione della Biblioteca. Attività e programmi - pag. 15 Inoltre abbiamo continuato a effettuare visite guidate gratuite per scuole, gruppi e famiglie al Museo, ai villaggi cimbri e a Canaie Vecio. Notiamo sempre in tutti i numerosi visitatori (quasi 10.000) vivo interesse e meraviglia. - Sito Internet : www.cimbridelcansiglio.it - E.mail [email protected] Il sito è in allestimento e sarà visitabile per la fine dell’anno. Aspettiamo da tutti voi un parere, proposte e suggerimenti per migliorarlo. Per il 2010, continueremo con le iniziative intraprese e quelle tradizionali. Alla 16^ festa dei Cimbri, che si svolgerà nei giorni di sabato 31.7 e 1.8.2010, inaugureremo la Fontana di Pian Canaie che nel frattempo avremo restaurata. Bar zeegan sich (arrivederci) Francesco Azzalini - Segretario. www.cimbridelcansiglio.it Come iscriversi all’associazione Tutti si possono iscrivere versando Euro 10 sul c/c postale n. 79441887 intestato a Associazione Culturale Cimbri del Cansiglio Corso Alpino 9/a 32016 Farra d’Alpago (BL) Specificando la causale: quota associativa anno 2010 Èar gàngeht börran Ci ha lasciato Azzalini Graziano. Tutti i Cimbri ti ricordano con riconoscenza per l’esempio, la passione e l’amore dedicato alla nostra terra e alla nostre tradizioni. Grazie Borbèis Gott Noi auguriamo a tutti Buon Natale e Felice Anno Nuovo Bar gunnan allen Guuta Bainacht un Guutes Nojes Jaar