Ogni comunità, piccola o grande che sia, ha una peculiare storia, in taluni casi millenaria, in altri, più breve, secolare. Tale storia viene raccontata, talvolta stravolta, o anche semplicemente fraintesa, a causa della carenza di fonti che vanno distrutte o comunque perdute per vicende naturali (terremoti, alluvioni, pestilenze) o per accadimenti umani (guerre, saccheggi, incendi, furti, asportazioni ….). Il primo vero storico di Avellino fu Scipione Bellabona, che operò nel XVII secolo, il quale oggi, a ragione, è ritenuto il primo vero storico di Avellino. Diversi Autori, nei secoli successivi, seguirono le orme del Bellabona. Tuttavia, la lacuna che “Avellino-Medioevo” va a colmare è l’assenza di un libro di dimensioni “leggibili”che fornisse, ad un tempo, uno sguardo d’assieme, ed approfondisse le varie tematiche, sussidiando altresì il lettore con numerose indicazioni visive, sia sotto forma di disegni che raffigurassero lo stato dei luoghi, che di fotografie relative agli stessi luoghi, attuali e/o meno recenti. Prima che di ogni altra persona, “Avellino-Medioevo” ha soddisfatto la “sete” di conoscenza dell’Autore, costringendolo a ricercare ed indagare sul campo. Per questo, ha ripetutamente vagato per “Selleczanum”, la collina dove sorge il Duomo, detta “La Terra” e le zone adiacenti, ad esempio, Rampa Tufara, il Castello, il Planum, il Suburbio, Furnillo, Pontarola, ecc. , tutti termini che diverranno familiari ai lettori una volta che avranno letto “Avellino-Medioevo”. Tale libro non è frutto di una pianificazione pregressa, ma è nato per caso, poiché la curiosità dell’Autore venne stimolata da un’informazione (errata) contenuta in un opuscolo relativo ad una piccola struttura religiosa che era stata rinvenuta sul pianoro del Castello, come chiarito nel libro nelle pagine dedicate alla Chiesa di San Pietro Apostolo. Effettuata una prima indagine per sconfessare le asserzioni in merito alla citata cappella, “l’appetito è venuto mangiando”, allargando il campo d’indagine, finendo per scrivere un intero libro. Le origini medioevali di Avellino sono ancora avvolte da “nebbia fitta”, non essendosi ritrovato alcun documento che ne testimoni inequivocabilmente la nascita. “AvellinoMedioevo” non mira a risolvere questo dilemma, ma è finalizzato a verificare “passo passo” come doveva essere la planimetria di Abellinum medioevale nel primo periodo, relativo alle dominazioni longobarde, normanne e sveve (anche se per seguire i documenti, in riferimento ai vari oggetti di indagine, si andrà anche molto oltre) . San Potito Ultra (Av.) Museo del lavoro 31 agosto 2011 Nei primi secoli di vita, l’abitato è raccolto attorno alla Chiesa di Santa Maria, mentre nei secoli successivi, con la crescita urbana, Avellino si espande verso il Suburbio (o Subvurvio) ed il Planum, con la nascita di tanti casali, ognuno con la propria chiesa. Alle chiese nella cinta muraria, si affiancarono quelle nei casali e quelle rurali. Ecco, quindi, spiegata la ragione della necessità di andare alla ricerca di quali fossero le chiese ed i monasteri avellinesi all’interno della cinta muraria, nel Suburbio e disperse per la campagna: individuando la loro ubicazione, conosciamo l’ambiente circostante, descrittoci dai documenti medioevali e successivi, consentendo la ri- ore 18,30 Presentazione Introduce: costruzione della disposizione di edifici religiosi e civili, delle strade, delle piazze, delle strutture di servizio. Pertanto, l’Autore è andato alla ricerca dei documenti delle chiese e monasteri indicate nelle due edizioni dei “Ragguagli” di Scipione Bellabona. Tale ricerca è stata fruttuosa, essendo l’Autore riuscito ad individuarli quasi tutti, sintetizzandone la relativa storia. E’ stata predisposta una “Sezione propedeutica” in cui, il lettore viene informato sinteticamente del quadro degli eventi che hanno avuto particolare influenza sulla storia di Avellino, e, conseguentemente, sugli edifici e siti riportati nel libro. Allo Prof. Giuseppe Moricola stesso modo, utilissima è la trattazione dei “Toponimi avellinesi” che si ritrovano nei documenti medioevali, nonché delle figure tipiche dei monasteri medioevali, in quanto si incontrano frequentemente indicate nelle pergamene del tempo. Sebbene la lettura di tale “Sezione propedeutica” possa essere evitata, si suggerisce vivamente non tralasciarla, visto che fornisce degli “strumenti” per meglio comprendere il contenuto del libro.