EDUCAZIONE TERAPEUTICA
LA CURA DEL PRENDERSI CURA
“Aiutami a fare da solo”
Maria Montessori
Moderatori: Carlo Nozzoli - Roberta Rapetti
Relatori: Paola Cosma - Roberta Rapetti
L’educazione terapeutica è l’attività finalizzata ad aiutare
il paziente, la sua famiglia e il care-giver
a comprendere la malattia e il suo trattamento, a collaborare
attivamente alla realizzazione di tutto il percorso
terapeutico e a
prendersi cura
del proprio stato di salute per mantenere e migliorare la
propria qualità di vita. Gli obiettivi di questo corso sono di
acquisire strumenti di miglioramento e arricchimento
dell’identità professionale dell’infermiere, di riduzione dello
stress da lavoro correlato e di rafforzare i rapporti
interpersonali, intraprofessionali al fine di favorire nella
persona
affetta da malattia cronica l’autonomia decisionale, lo sviluppo
e la mobilitazione delle risorse latenti acquisendo le
capacità necessarie
Persona è “il cittadino” inteso come detentore di
diritti e protagonista delle attività di promozione
e tutela del suo stato di salute in constante
cambiamento.
Assistito è “la persona” con cui l’infermiere
attiva una peculiare, specifica e professionale
relazione in cui trova manifestazione il rispetto,
il confronto e il dialogo vissuti come principi
guida della deontologia professionale.
Annalisa Silvestro
Presidente della Federazione nazionale Collegi IPASVI
Il prendersi cura è agito attraverso la
strutturazione di una relazione empatica e
fiduciaria soprattutto quando l’assistito vive
momenti difficili, diviene “più fragile” e perciò
ancora più bisognoso di aiuto e sostegno. Nel
processo del prendersi cura il professionista orienta
la sua azione al bene dell’assistito di cui attiva le
risorse e che sostiene perché raggiunga la
maggiore autonomia possibile soprattutto quando
vi è disabilità, svantaggio o fragilità.
Annalisa Silvestro
Presidente della Federazione nazionale Collegi IPASVI
“Non puoi insegnare qualcosa ad
un uomo.
Lo puoi solo aiutare a scoprirla
dentro di sé “
Galileo Galilei
“Ecco dunque un principio essenziale:
insegnare i dettagli
significa portare confusione,
stabilire la relazione tra le cose
significa portare la conoscenza”
Maria Montessori
“La cura del prendersi cura”


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

Caratteristiche e strumenti dell’educazione
terapeutica
La metodologia
Analisi di situazioni critiche
La comunicazione efficace
Analisi di situazioni critiche
Trasferimento dell’apprendimento nel contesto
organizzativo
Analisi di situazioni critiche
Compilazione check-list
Questionario ECM
L’educazione terapeutica consiste
nell’aiutare il paziente e la sua famiglia a
comprendere la malattia e il
trattamento, a collaborare alle cure, a
farsi carico del proprio stato di salute ed
a conservare e migliorare la propria
qualità di vita.
OMS 1998
“L’educazione terapeutica dovrebbe
permettere ai pazienti di acquisire e di
conservare le capacità e le competenze
che li aiutano a vivere in maniera ottimale
la loro vita con la malattia”
J-F D’Ivernois
“L’educazione terapeutica del paziente diabetico:
educazione alla terapia insulinica intensiva e qualità di vita”, 1999
L’Educazione Terapeutica
 è un processo di apprendimento
sistemico, centrato sul paziente, continuo
 deve essere
strutturata, organizzata e fornita in maniera
sistematica a tutti i pazienti con una
varietà di mezzi
 è multiprofessionale, intraprofessionale,
intersettoriale, comprende il lavoro di rete
 viene erogata da operatori sanitari formati
D.M. 734/94
comma 2 Art. 1
“L’assistenza infermieristica preventiva,
curativa, palliativa e riabilitativa
è di natura
tecnica, relazionale, educativa. …”
CODICE DEONTOLOGICO
DELL’INFERMIERE 2009
4. Rapporti con la persona assistita.
4.1 L’infermiere promuove attraverso l’educazione
stili di vita sani e la diffusione di una cultura
della salute; a tal fine attiva e mantiene la rete
di rapporti tra servizi e operatori
4.5 L’infermiere nell’aiutare e sostenere la persona
nelle scelte terapeutiche, garantisce le
informazioni relative al piano di assistenza ed
adegua il livello di comunicazione alla capacità
del paziente di comprendere.
Si adopera affinché la persona disponga di
informazioni globali e non solo cliniche
........
L’ informazione
è un processo passivo
incentrato su chi la fornisce
L’educazione
è un processo interattivo
focalizzato su colui che apprende
Renzo Marcolongo e Angela Rigoli
“Educazione Terapeutica per Pazienti”,1996
Gli obiettivi dell’attività educativa
dell’infermiere sono di
rafforzare l’autonomia decisionale
dell’utente
 promuovere e facilitare l’uso dei
servizi sanitari
aiutare a convivere attivamente con la
cronicità


La SALUTE, come “stato di completo benessere
fisico, psichico e sociale e non semplice assenza
di malattia”, viene considerata un diritto e come
tale si pone alla base di tutti gli altri diritti
fondamentali che spettano alle persone.
…viene considerata più un mezzo che un fine e
può essere definita come una risorsa di vita
quotidiana…
Statuto OMS, 1948
MALATTIA
ILLNESS
DISEASE
Il termine ILLNESS
è usato con riferimento a qualcosa che
altera lo stato generale del paziente.
Si riferisce all’esperienza personale e
profonda del paziente e riguarda il suo
stato di benessere, la percezione che
qualcosa non va nel suo corpo, riguarda i
vari sintomi di dolore, disagio, malessere,
le sue paure e le sue aspettative.
Creton G., Corbelli G., Crescini T.
“Assistenza domiciliare per pazienti oncologici: considerazioni sugli aspetti
psicologici, socio-sanitari e sulla formazione del personale”, 1999
Il termine
DISEASE
Si riferisce ai differenti disordini organici dei
vari tessuti o apparati, causa della
comparsa clinica dei segni e sintomi della
malattia
Creton G., Corbelli G., Crescini T.
“Assistenza domiciliare per pazienti oncologici: considerazioni sugli aspetti
psicologici, socio-sanitari e sulla formazione del personale”, 1999
Lo scopo dell’ ET è di consentire al paziente
di:
 Conoscere la propria malattia
sapere  conoscenza
 Gestire la terapia in modo competente
saper fare  autogestione
 Prevenire le complicanze evitabili
saper essere  atteggiamenti
saper agire  comportamenti
Renzo Marcolongo e Angela Rigoli
“Educazione Terapeutica per Pazienti”,1996
Il paziente competente
è una persona
che conosce ciò che gli occorre sapere della
“sua” malattia, i benefici, i rischi e le
corrette modalità di assunzione della “sua”
terapia
Marcolongo R., Bonadiman L., Gagnayre R.
“Curare con il malato: l’educazione terapeutica come postura professionale”, 2006
una persona
che mette in pratica (saper fare)
ragionamenti e gesti corretti di
autosorveglianza e cura
Marcolongo R., Bonadiman L., Gagnayre R.
“Curare con il malato: l’educazione terapeutica come postura professionale”, 2006
una persona
che assume atteggiamenti (saper essere) e
mette in atto comportamenti (saper agire)
sicuri e consoni alle esigenze dettate dalla
malattia e dalla cura
Marcolongo R., Bonadiman L., Gagnayre R.
“Curare con il malato: l’educazione terapeutica come postura professionale”, 2006
CAREGIVER
La letteratura anglosassone definisce con
questo termine
“colui che presta le cure”
Si distinguono due figure:
il CAREGIVER INFORMALE
il CAREGIVER FORMALE
Stefania Ferreri
“Chi è il caregiver?” , 2006
CAREGIVER INFORMALE
primary caregiver, può essere il figlio, il
coniuge, la persona che all’interno della
famiglia si assume in modo principale il
compito di cura e di assistenza al
congiunto malato
CAREGIVER FORMALE
il professionista sanitario
Stefania Ferreri
“Chi è il caregiver?” , 2006
Il tempo dedicato dal caregiver all’attività
assistenziale è equivalente ad una
giornata di lavoro e quindi nelle situazioni
più gravi questo ruolo diventa
incompatibile con un’attività lavorativa
Alcuni dati….
73,8% dei familiari caregiver è donna
65% dei familiari caregiver ospita il malato
in casa
70% dei caregiver ha meno di 60 anni
(Censis 1999)
Il CAREGIVER
attraverso l’educazione terapeutica ha il vantaggio
di:
 partecipare attivamente al percorso di cura del
proprio congiunto
 acquisire le competenze necessarie per poter
gestire l’assistenza
 riconoscere i bisogni del paziente e avere la
possibilità di soddisfarli
 riuscire a vivere rapporti più armonici con i
curanti
Satta Hai Anna
“Il ruolo dell’infermiere specializzato nell’educazione terapeutica”, 2012
STRUMENTI
dell’Educazione Terapeutica

Simulazione delle abilità gestuali
Costruzione di checklist con gli interventi
individualizzati
 Illustrazione di opuscolo informativo


Comunicazione efficace
METODOLOGIA
ANALISI DEL BISOGNO
PROGETTAZIONE
ATTUAZIONE
VALUTAZIONE
D'Ivernois J.F., Gagnayre R.,
“Educare il paziente, un approccio pedagogico”, 2006
La strada dell’educazione terapeutica,
la strada della condivisione con il paziente di
informazioni ed obiettivi, del supporto alla
motivazione è, secondo Assal,
“probabilmente l’unico modo in cui un
medico o un infermiere può essere
davvero utile alla persona con una
malattia cronica….”
Jean Philippe Assal, 2011
Analisi del bisogno  identificare i bisogni
educativi
DIAGNOSI EDUCATIVA
Il paziente cosa sa? Cosa ha?
Cosa fa? Quali progetti ha?
Quali sono i suoi limiti e le sue potenzialità?
Marcolongo R., Rossato E.
“Educazione terapeutica del malato e della sua famiglia”, 2011
“Ogni volta che incontro un paziente io
parto da zero. Letteralmente io non so
nulla, nulla che importi davvero al
paziente. Ma lui sì. La risposta nasce dal
paziente, io posso solo fornire qualche
strumento e qualche opinione”.
Jean Philippe Assal, 2011
Progettazione  negoziare i contenuti e gli obiettivi
educativi:
CONTRATTO EDUCATIVO-TERAPEUTICO
Definire con il paziente obiettivi condivisi, ciò che
deve sapere o deve essere capace di fare alla fine
del programma educativo
Marcolongo R., Rossato E.
“Educazione terapeutica del malato e della sua famiglia”, 2011
OBIETTIVI di SICUREZZA
comuni a tutti i pazienti e realizzabili in
modo variabile nel tempo
OBIETTIVI SPECIFICI
relativi a bisogni del singolo paziente e
pianificabili nel tempo
Marcolongo R., Rossato E.
“Educazione terapeutica del malato e della sua famiglia”, 2011
“..Il medico deve chiarire che il suo obiettivo
coincide con quello del paziente: far si che
la terapia funzioni al meglio, che permetta
alla persona di vivere nel migliore dei modi
con la sua patologia”.
Jean Philippe Assal, 2011
Attuazione  proporre percorsi di apprendimento
pertinenti e interattivi
INSEGNAMENTO/APPRENDIMENTO ATTIVO
Scegliere quali conoscenze e
abilità pratiche trasferire
Marcolongo R., Rossato E.
“Educazione terapeutica del malato e della sua famiglia”, 2011
Per facilitare l’apprendimento si devono
scegliere dei:
 CONTENUTI ESSENZIALI
 METODI PEDAGOGICI INDIVIDUALI O
COLLETTIVI pertinenti e comodi
ed è necessario
PIANIFICARE IL PERCORSO
EDUCATIVO-TERAPEUTICO
Marcolongo R., Rossato E.
“Educazione terapeutica del malato e della sua famiglia”, 2011
“Quello che il paziente vuole è
un’informazione precisa sull’uso di farmaci
e presidi nella vita quotidiana. Se uno ti
chiede – Che ore sono? - non vuole come
risposta la descrizione del funzionamento
dell’orologio”
Jean Philippe Assal, 2011
VALUTAZIONE controllare i risultati
dell’attività educativa
SONO STATI RAGGIUNTI GLI OBIETTIVI?
La valutazione prende in considerazione
l’ AREA EDUCATIVA
 l’ AREA BIO-CLINICA
 l’ AREA PSICOSOCIALE

Marcolongo R., Rossato E.
“Educazione terapeutica del malato e della sua famiglia”, 2011
AREA EDUCATIVA
il percorso ha permesso al paziente di acquisire
nuove conoscenze, capacità, abitudini,
comportamenti più idonei?
AREA BIO-CLINICA
il percorso ha modificato l’evoluzione della
malattia?
AREA PSICOSOCIALE
ha migliorato la qualità di vita del paziente e la sua
collaborazione con il personale sanitario?
Marcolongo R., Rossato E.
“Educazione terapeutica del malato e della sua famiglia”, 2011
“Non esistono errori, ogni situazione è un
punto di partenza, ci insegna qualcosa.
Non si può pretendere che tutti imparino
tutto e subito. E’ irrealistico. Occorre
attendere i tempi di ciascuna persona,
occorre anche prendersi dei rischi: la
mamma non tiene per mano il bambino
che va in bicicletta, lo lascia andare
sapendo che le prime volte cadrà”
Jean Philippe Assal, 2011
LA COMUNICAZIONE EFFICACE
Comunicare consiste nella trasmissione di un
messaggio da un emittente che lancia un
messaggio, attraverso un canale, ad
uno o più riceventi.
Se questo o questi rispondono, diventando
emittenti a loro volta, si instaura una
comunicazione di tipo circolare
ASPIC Counseling & Cultura
La comunicazione di ritorno,
detta feed-back,
consente all’emittente originario di capire se
il ricevente ha percepito o decodificato il
messaggio correttamente,
secondo le intenzioni di chi lo ha emesso
ASPIC Counseling & Cultura

Gestire e comprendere le dinamiche
comunicative interpersonali comporta
l’osservazione
 degli atteggiamenti: convinzioni
personali e valori personali
dei comportamenti: influenzati da fattori
di personalità, fattori emotivi-affettivi,
fattori socio-culturali, l’ambiente, il
contesto, il momento della nostra vita che
stiamo vivendo
ASPIC Counseling & Cultura
Ogni messaggio ha un aspetto di
contenuto,
quello che viene detto,
e un aspetto di
relazione,
il modo in cui viene detto
ASPIC Counseling & Cultura
Comunicazione
Verbale Non verbale Paraverbale
Il corpo non mente, le parole a volte si.
ASPIC Counseling & Cultura
La Comunicazione Non Verbale si esprime
con
l’espressione del volto
 lo sguardo
i gesti e i movimenti del corpo, volontari ed
involontari
 la postura
 il contatto
 il comportamento spaziale
 gli abiti
 il comportamento paraverbale


ASPIC Counseling & Cultura
Percentuali di efficacia dei diversi tipi di
comunicazione:
55%
CNV
38%
CPV
7%
CV
ASPIC Counseling & Cultura
Diventa quindi molto importante rendersi
conto della propria comunicazione non
verbale e saperla anche cogliere negli altri,
ciò permette di approfondire il livello della
comprensione reciproca catturando
informazioni preziose sullo stato emotivo
dell’altra persona, conferme e
incongruenze, desideri inespressi ed
esitazioni, resistenze ed aperture
COMPETENZA EMOTIVA
“La competenza emotiva richiede tre
capacità: quella di comprendere le proprie
emozioni, quella di ascoltare gli altri
immedesimandosi nelle loro emozioni,
quella di esprimere le emozioni in modo
produttivo.
Claude Steiner, Paul Perry
“L’alfabeto delle emozioni. Come conquistare la competenza emotiva”, 1999
Essere emotivamente competenti significa
riuscire a gestire le emozioni aumentando
il proprio potere personale e la qualità
della vita. La competenza emotiva migliora
i rapporti, crea possibilità d’affetto tra le
persone, rende possibile il lavoro
cooperativo e facilita il senso di comunità.”
Claude Steiner, Paul Perry
“L’alfabeto delle emozioni. Come conquistare la competenza emotiva”, 1999
ASCOLTO ATTIVO
“E’ sbalorditivo come certe cose che
sembrano insolubili diventano solubili se
qualcuno ci ascolta, come una confusione
che sembra irrimediabile si trasforma in un
flusso che scorre con relativa limpidezza.
Ho apprezzato profondamente le volte in
cui ho sperimentato questo ascolto
SENSIBILE, EMPATICO, CONCENTRATO”.
Carl Rogers
ELEMENTI CHE NON APPARTENGONO
AD UNA BUONA ATTIVITA’ DI
ASCOLTO
 Interrompere
 Dare giudizi
 Ridicolizzare
 Imporre
 Generalizzare
 Interpretare
 Svalutare
 Consolare
 Moralizzare
 Offrire consigli non richiesti
 Preparare una risposta mentre l’altro
sta parlando per offrire una soluzione
ELEMENTI CHE CARATTERIZZANO
UNA BUONA ATTIVITA’ DI
ASCOLTO
Ascoltare in silenzio senza interrompere
 Ascoltare le proprie emozioni
 Guardare la persona che sta parlando
 Mostrare interesse ed attenzione con
cenni e parole di incoraggiamento
 Fare domande di chiarimento
 Riformulare, ricapitolare
 Riflettere il vissuto senza giudicare
(feed-back fenomenologico)

EMPATIA
“Significa vivere temporaneamente nella vita
di un altro, muovendosi delicatamente,
senza emettere giudizi; significa intuire i
significati di cui l'altra persona è
scarsamente consapevole, senza però
svelare i sentimenti totalmente inconsci,
perché ciò sarebbe troppo minaccioso.
Carl Rogers
“Un modo di essere”, 1983
In un certo senso, significa che voi stessi vi
mettete da parte; questo può essere fatto
solo da persone che sono abbastanza
sicure di sé da sapere che non si
perderanno in ciò che nel mondo dell'altro
potrebbe risultare strano o bizzarro, e che
possono comodamente ritornare al loro
mondo personale appena lo desiderano”.
Carl Rogers
“Un modo di essere”, 1983
ASSERTIVITA’
L'assertività (dal latino "asserere" che
significa "asserire"), o asserzione (o anche
affermazione di sé), è una caratteristica
del comportamento umano che consiste
nella capacità di esprimere in modo
chiaro ed efficace le proprie emozioni
e opinioni.
ASPIC Counseling & Cultura
IL COUNSELING
è un insieme di atteggiamenti, abilità, tecniche e strumenti
per stare in relazione con l'altra persona,
aiutandola, in un certo senso, ad aiutarsi.
E' una metodologia di consulenza fondata sul concetto di
ascolto attivo
e sull'attenzione rivolta alle risorse interne e alle
potenzialità della persona.
Il counseling non impone una direttiva, pone l'altro nella
condizione di esplorarsi per trovare la sua soluzione; a
differenza di altri approcci a carattere psicologico,
non considera l'individuo come portatore di problemi, ma
come portatore e origine delle soluzioni
ASPIC Counseling & Cultura
E’ possibile utilizzare metodiche specifiche
come l’empowerment per sostenere una
persona affetta da malattia cronica,
motivandola ad essere protagonista della
cura in modo da acquisire un ruolo che le
conferisca potere decisionale.
Nell’ambito dell’educazione terapeutica il
counseling infermieristico è un processo
centrato sulla persona, ascoltando con
interesse ciò che racconta con le parole e
con il corpo, confermando di aver
compreso ciò che esprime con
riformulazioni e ricapitolazioni,
rassicurandolo attraverso feed-back
verbali e non verbali
“Se una persona è in difficoltà, il miglior
modo di venirle in aiuto non è dirle cosa
fare, quanto piuttosto aiutarla a
comprendere la sua situazione e a gestire
il problema assumendo da sola e
pienamente le responsabilità delle scelte
eventuali”
Carl Rogers
“La terapia centrata sul cliente”, 1951
“Il talento vero è possedere le risposte
quando ancora non esistono le domande”
Alessandro Baricco
E
I
Z
A
GR
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