Sondrio Cronaca Sabato, 16 giugno 2012 29 Giovani in Provincia di Sondrio /1. Pubblichiamo un’inchiesta, che proseguirà nei prossimi numeri, con l’intento di fornire una sintesi del mondo giovanile locale. Il futuro tra famiglia e lavoro D alla ricerca effettuata poco più di un anno fa dal Laboratorio Sociale del progetto Geda (Giovani Energie di Attivazione), con l’intento di fornire una sintesi del mondo giovanile nella nostra provincia, emerge che i ragazzi risentono sempre più di una generale crisi ideologica rispetto a valori, punti di riferimento e stimoli, circostanza che li vede rallentare vistosamente nelle tappe che dovrebbero condurre all’autonomia e alla maturazione. La nostra inchiesta, che vede protagonisti i giovani della fascia tra i 15 e i 25 anni, ci mostra soggetti costretti tra la famiglia, il cui ruolo risente ormai di una crisi profonda, il disorientamento nella scelta della scuola superiore e l’incertezza dello sbocco professionale verso cui si trovano sensibilmente demotivati. La famiglia è oggetto di molte contraddizioni. Certamente presente, nella nostra provincia, nelle sue forme di allargati e trasversali rapporti parentali, rassicurante, quando si tratta di fare passi importanti come costruire o acquistare la casa, ma nondimeno fin troppo protettiva, nell’orientamento scolastico e lavorativo dei figli. «Le famiglie sbagliano, talvolta, a stare troppo addosso ai figli nella scelta della scuola – sostiene Marilj Giugni dell’ Ufficio Formazione e Lavoro della Provincia di Sondrio –, tanto che spesso, soprattutto le madri, più per proprie aspirazioni che per reali attitudini degli stessi, li spingono verso un indirizzo scolastico liceale, quando magari sarebbero più predisposti per uno di tipo professionale». D’altra parte, «è soprattutto responsabilità della famiglia se i ragazzi si presentano ai colloqui per la ricerca del primo impiego da un lato demotivati e senza entusiasmo, quasi che fossero privi di sogni, senza ideali, dall’altro pieni di pretese (soprattutto economiche) e impreparati a sacrifici e flessibilità», spiega Valèrie Schena Ehrenberger, amministratore di Valtellina Lavoro, società privata di ricerca e selezione del personale. Tutto questo interessamento, strettamente rivolto ai bisogni primari dei figli, non sempre si arricchisce contestualmente di un coinvolgimento anche nella sfera più personale, emotiva degli stessi. I ragazzi lamentano l’assenza ed il disinteresse degli adulti per il loro mondo intimo ed affettivo, un senso di colpevolizzazione per tutto ciò che riguarda le possibili devianze (abuso di sostanze psicoattive e di alcool), la mancanza di dialogo sui temi della sessualità. E se i ragazzi si chiudono a riccio o dicono mezze verità è perché non si sentono compresi, o perché temono di deludere le aspettative dei genitori. Anche questi ultimi però «non se la passano troppo bene – fa notare Daniela Prandi, responsabile della Direzione dei Consultori dell’ASL di Sondrio –, trovandosi vieppiù disorientati dai segnali comunicativi dei figli. A tal punto che si crea una distanza tra i due mondi che è destinata a crescere a dismisura». Giovani, dunque, in posizione conflittuale con la famiglia, ma anche con se stessi, combattuti tra i valori tradizionali della valle, quali la riservatezza, la laboriosità, la tenacia, il risparmio, il sacrificio, e tra la modernità intesa come desiderio di cambiamento, critica alla diffidenza, all’individualismo, allo scarso entusiasmo ed iniziativa, alla paura del rischio, al timore delle novità. Ed è proprio il contesto geografico, come si è detto più volte, e tutti i problemi che ne conseguono, a rappresentare uno scoglio durissimo per l’affermazione delle proprie aspirazioni. Trasporti inefficienti, percezione di chiusura-isolamento, marginalità culturale, mancanza di opportunità, carenze di risorse locali generano nei più un desiderio di allontanamento. Aspirazione, questa che – fa notare Cinzia Franchetti, responsabile dell’Orientamento e Formazione della Fondazione del Credito Valtellinese –, «se temporanea, per acquisire competenze da portare in provincia può risultare positiva, se definitiva, invece, risulta oltremodo negativa, in quanto implica una riduzione delle potenzialità innovative locali e impoverisce l’offerta socio-culturale che ne può conseguire». Per quanto riguarda l’argomento scuola, «se possiamo guardare con soddisfazione alla crescente diffusione dell’istruzione scolastica di livello superiore, al fatto che ad oggi il 90% degli studenti consegue il diploma, ed il 60% di questi si iscrive all’Università (con preferenza per le facoltà ad indirizzo tecnico-scientifico, seguite da quelle economico-giuridiche ed umanisticoletterarie) – spiega Tamara Della Vedova della Società di Sviluppo Locale, che ha come obiettivo primario quello di fungere da osservatorio per il capitale umano –, rileviamo tuttavia l’alta criticità del fatto che vi è un elevato tasso di mismatch tra domanda e offerta di diplomati e di laureati. In pratica, le aziende necessitano di diplomati e non li trovano e, al contrario, il numero dei laureati sul mercato è superiore alle richieste delle imprese, circostanza che porta la metà di questi ultimi a lasciare la provincia per cercare altrove un impiego, pur con la speranza, nel 50% dei casi di potervi tornare. Le aziende hanno bisogno di figure tecniche qualificate, mentre la maggioranza dei ragazzi scelgono di frequentare i licei. Anche chi decide di laurearsi, deve necessariamente indirizzarsi verso carriere che tengano conto delle richieste lavorative». Il problema, allora, sta a monte, soprattutto in un periodo di grande crisi come questa: come possono i giovani intraprendere un cammino scolastico se non conoscono come è composta la realtà produttiva in cui vivono, e cioè quali sono i settori professionali di cui si compone la domanda? Urgente ed imprescindibile sembra dunque ovviare a questa grave carenza. Numerose le iniziative sull’orientamento in provincia: si va dai Laboratori Territoriali di Formazione Lavoro della Camera di Commercio, agli stage e tirocini organizzati delle Unioni di Categoria, dal Progetto Cometa e Job Match della Fondazione Creval, all’opuscolo Io lavoro qui redatto dalla Società di Sviluppo Locale, dai punti Informagiovani allo Spazio Regione, che offre informazioni sulle opportunità di studio-lavoro per i giovani in Europa. Attualmente, inoltre, è in corso un tavolo di lavoro tra le varie istituzioni per creare una sinergia tra i vari progetti: tramite lo Sportello Scuola, la Direzione dei Centri per l’Impiego della Provincia, la Camera di Commercio, la Società di Sviluppo Locale, il Quadrivio, la Rete Scuole, e gli Informagiovani si propongono di favorire il dialogo tra le scuole ed il mondo dell’imprenditoria. Ma i ragazzi sono in grado di districarsi nel groviglio di tutte queste offerte un po’ frammentarie e dispersive? E ancora, questi strumenti sono funzionali, all’atto pratico, per aiutarli a raggiungere i propri obiettivi? Su un punto concordano in molti: la scuola non prepara al mondo del lavoro. Per Enzo Ceciliani, direttore dell’Unione del Commercio, del Turismo e dei Servizi «le scuole professionali, marcate da forte autoreferenzialità, non si confrontano con il mondo imprenditoriale esterno. Ad esempio, l’Istituto Alberghiero conserva un sistema delle cucine dei ristoranti vecchio di 15 anni. Inoltre, si può affermare che non esiste una vera e propria Scuola per il Commercio», mentre Alberto Marsetti, presidente della Coldiretti, denuncia che «vi è poca sensibilità degli insegnanti per lo studio dell’agricoltura, come se occuparsene venisse visto come un elemento discriminatorio». Dunque, come sostiene Paola Leoncelli di Alternanza Scuola Lavoro della Camera di Commercio, «è sempre più necessario operare per una riqualificazione professionale delle scuole». a cura di MARIA FRANCESCA PERONI Sazzo. L’intenso programma per le celebrazioni del patrono lungo la prossima settimana Festa di San Luigi con il vescovo Di Mauro G iovedì 21 giugno, come da tradizione secolare, la Parrocchia di San Luigi di Sazzo celebrerà la propria festa patronale. La ricorrenza è arricchita da una serie di appuntamenti culturali e religiosi di particolare importanza fra cui spiccano il concerto del maestro Lorenzo Pestuggia – che inaugurerà l’organo recentemente ristrutturato – previsto per sabato 16 giugno alle ore 21, e la conferenza a cura di don Andrea Straffi – direttore dell’Ufficio Arte Sacra della Diocesi, nonché responsabile dell’Ufficio Inventariazione beni culturali e artistici – prevista per martedì 19 giugno (ore 21). La conferenza avrà come oggetto il rapporto fra arte sacra e Parola di Dio. Le celebrazioni liturgiche sono iniziate con la novena a San Luigi martedì 12 giugno (sempre alle ore 20.30, eccetto il sabato alle ore 20) per concludersi con la Messa per tutti i pellegrini domenica 24 giugno alle ore 17. Sono previsti, inoltri, momenti di convivialità e festa nei quali l’Unità Pastorale San Luigi (che comprende le parrocchie di Arigna, Boffetto, Piateda e Sazzo) si apre all’accoglienza dei numerosi pellegrini e devoti al Santo protettore dei giovani. La Messa del Santo, giovedì 21 giugno alle 10.30, sarà presieduta da mons. Vincenzo Di Mauro, vescovo di Vigevano, già gradito ospite negli anni scorsi. La giornata di San Luigi si chiuderà con il concerto in onore del Santo proposta dalla Società Filarmonica di Ponte in Valtellina, che ha rinnovato la propria disponibilità dopo l’apprezzatissima esibizione dell’anno scorso. Le ricorrenze di San Luigi rappresentano un’occasione per potere ammirare il Santuario, uno dei più significativi esempi del barocco valtellinese. La sua costruzione, incominciata intorno al 1608, prese avvio dal culto per il beato Luigi Gonzaga, diffusosi assai tempestivamente a pochi anni dalla sua beatificazione: per questo motivo principale, e perchè a quei tempi già si avvertiva l‘esigenza di una chiesa più grande, si decise di sostituire la vecchia chiesa di San Michele con il nuovo Santuario, che venne costruito sulle rovine della precedente. Alla progettazione del nuovo edificio concorse l‘architetto ticinese Gaspare Aprile, che ne propose un innovativo schema planimetrico a navata unica con cappelle laterali poco profonde ed un presbiterio integrato alla grandezza dell‘aula, in modo tale da non creare nessuna interruzione fra spazio dei fedeli e spazio del celebrante. Nella prima cappella di sinistra è custodito il polittico della Crocifissione attribuito a Cipriano Valorsa, ma probabilmente opera di L. Valloni (1596), proveniente dalla chiesa preesistente. Il livello artistico del Santuario si mantenne alto anche per gli arredi e gli apparati decorativi interni: particolarmente ammirevoli a questo proposito sono infatti la pala dell‘altare del Rosario del chiavennasco Giovan Battista Macolino ed il tabernacolo ligneo intagliato a tempietto dal trentino Pietro Ramus; pregevole anche la grande cassa dell‘organo realizzata nel Settecento da Matthias Peder e Andrea Rinaldi.