LA VOCE
DELL’ANTONIANO ROGAZIONISTA
“Io l’amo
i miei bambini”
Sant’Annibale Maria Di Francia
ISTITUTO ANTONIANO DEI ROGAZIONISTI
Via Tiziano Minio, 15 - 35134 PADOVA
Periodico d’Informazione
Religiosa e Culturale
ANNO LVII
N. 7 - AGOSTO/SETTEMBRE 2007
Contiene inserto redazionale
Direttore Responsabile Vito Magno
Stampa Litografia “Cristo Re”
Morlupo - Roma
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del 5 dicembre 1983
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Associato USPI
Una copia: Euro 0,13
Mezz’agosto, nella notte affacciate l’anima sul cielo
UNA DONNA VESTITA DI SOLE
S
arà perché da bambini
facevamo un triduo di
preghiere e canti in
preparazione alla festa
della Madonna Assunta. Sarà per quel digiuno della
vigilia e per quella notte di
mezz’agosto con l’anima affacciata alle balconate del cielo.
Certo è che non c’è frastuono di
mezz’agosto che mi impedisca
una fuga verso l’alto, dove il Concilio Vaticano II vede e addita ai
credenti una grande figura:
“Assunta in cielo, Maria brilla
come segno di sicura speranza”
(Lumen gentium, 68).
Quella dell’Assunzione di Maria
è la festa mariana più antica e
più universale. Non sappiamo se
sia stata collocata il 15 agosto in
sostituzione delle “ferie augustane” celebrate dai pagani, ma è
probabile.
Il culto della Vergine Assunta è
documentato già sotto l’imperatore d’Oriente Maurizio, che regnò
tra il 582 e il 602 d. C. Il Sacramentario di Bobbio, di quell’epoca, chiama questa festività “Dormitio Virginis”, vale a dire la Vergine che s’addormenta nel Cristo
Signore e che, come lui, sale al
cielo in anima e corpo.
Qualche anno fa abbiamo dato spazio, su queste pagine, alle memorie
mariane che si visitano a Efeso,
sulla costa turca affacciata sul
Mare Egeo. Tra l’altro, c’è una
chiesina che sarebbe stata la casa
della Madre di Gesù. Ci vanno pellegrini sia i cristiani che i musulmani. Il luogo è lontano dai rumori,
il silenzio accresce l’impressione e
crea un’atmosfera di mistero. Pare
di udire ancora la difesa del “privilegio” per il quale la Madre di Dio
non conobbe l’onta della morte.
Una difesa che si coglie negli scritti, ad esempio, di san Germano,
vescovo di Costantinopoli nell’alto
medioevo: “La morte non si vanterà di te, o Maria: tu hai portato
nel tuo seno la Vita. Tu sei stata
mio tabernacolo. Non lo infrangerà
la miseria della caduta apportatrice
di morte”.
Guardiamo Maria che parte dalla
terra, ma non si separa dai suoi figli.
Le due preghiere alla Madonna più
comuni segnalano la nostra condizione di pellegrini. La patria è là,
dove la Madre ci ha preceduti. Così
suggelliamo la festa dell’Assunta
con una rinnovata professione di
fede: “Credo la risurrezione dei
corpi e la vita del mondo che verrà”.
Bartolomeo Della Gatta - Madonna dell’Assunzione (Cortona - Museo Diocesano)
FIGLI CHE PARTONO,
MADRI CHE ATTENDONO
l 27 e 28 agosto festeggiamo una madre e un figlio. Si
I
chiamano santa Monica e sant’Agostino. Nel calendario
cristiano è raro incontrare madre e figlio affiancati.
Ma si deve ricordare che Monica e Agostino si legarono
anima e corpo in un unico cammino di ricerca di ciò che è
vero, bello, onesto. Ciascuno a suo modo, per precisare. I figli
partono, in senso materiale e morale, allontanandosi dai sani insegnamenti della famiglia. Ogni figlio è un po’ figliol prodigo e, come per
quello della parabola, viene per lui il giorno della solitudine, dello
smarrimento.
A. Prà
Nostalgia di ritorno. Nelle Confessioni, Agostino riporta i
giorni della sua giovinezza traviata (siamo verso il 372 nell’attuale Algeria). Un abisso di errori che fanno accapponare la pelle a un peccatore incallito. La buona Monica
pregava e piangeva, ma senza frutto: Agostino perseverava “avvolto e travolto da quelle tenebre”, come lui stesso
scrive. Un giorno la madre si decise a parlarne al vescovo.
Questi ebbe a darle una risposta, che è rimasta emblematica per tutte le madri-coraggio: “Vattene pure tranquilla; il
figlio di tante lacrime non può andar perduto”
(Confessioni 1. III, C.12).
Buone Vacanze
lia
a Te e alla tua Famig
La Comunità
Antoniana-Rogazionista
2
La Voce dell’Antoniano Rogazionista
E
La
La famiglia cristiana, dove Dio è di casa e il diavolo sta alla porta
ENTRIAMO UN MOMENTO
IN QUELLA DI SANT’ANNIBALE
cco il bambino
Annibale Maria
Di Francia.
Ricordate la
bella pagina del
numero scorso? Dal 1848 al
1953 in casa Di Francia si
forma la nidiata: quattro birbe
di figlioli, teneri e vivaci.
Ebbero la fortuna di essere
accolti in una famiglia intrisa
di profondi affetti e di sincera
fede. Non diremo che era una
famiglia ideale. Anche perché
non crediamo alle famiglie perfette.
È certo: papà Francesco era onesto, serio, colto,
aperto alla società. Esprimeva le idee politiche,
tenendole alla larga dall’anticlericalismo; sentiva
la passione per la cultura letteraria, tanto che
diresse un giornale. Quale “difetto”, in lui? L’essersi piegato al cenno della morte a 31 anni.
Annibalino ne aveva uno e mezzo. Di papà Francesco guarderà un ritratto sulla parete. Il padre
veste da Vice Console Pontificio, lo sguardo
rivolto a chi guarda. Scomparve presto, ma il Dna
di lui, il gusto della poesia discesero “per li rami”
nel piccolo Annibale e furono la base di natura su
cui la grazia sbozzerà la figura di un uomo colto e
santo.
La madre? È scontato dire che fu cristiana tutta
d’un pezzo. L’atmosfera familiare la crea la
donna, e in casa Di Francia fu lei a stabilire un’armonia di sentimenti, di gesti, di comportamenti.
Vedova a 23 anni, mamma Anna Toscano superò
se stessa, con quattro cuccioli appiccicati alla
gonna, il patrimonio da tutelare contro gli assalti
di parenti vicini e lontani, che d’un tratto cominciarono a volteggiarle intorno. I beni del marchese
Francesco Di Francia facevano gola. I figlioletti
non capivano, ma carpivano sul volto della
mamma la malinconia. Se potessimo guardare
Giovanni, Caterina, Annibale e Francesco,
vedremmo le loro fronti infantili sfiorate dall’ombra. Non saranno mai più dei bimbi spensierati.
Tuttavia, l’esperienza di “orfanelli” inciderà nelle
profondità delle loro anime e farà di essi personalità delicate, capaci di vibrare come corde d’arpa.
La buona donna non poteva reggere la situazione,
collocò dunque i bambini presso parenti, in attesa
di riprenderli appena risolte le
questioni di eredità e il pasticciaccio delle carte bollate.
Il più sfortunato fu Annibale.
Fu consegnato a una vecchia
zia, blindata nella sua solitudine. L’anziana portava impresse rughe di tristezza, e l’angusto appartamento rinforzava lo
squallore.
L’anima del bambino era
invece assetata di luce. A sera,
al barlume di una lucerna, la
zia ruminava vecchie favole.
Annibale stringeva nelle manine un giocattolo di
pezza, ascoltava di streghe e briganti, ai quali la
donna aggiungeva di suo finali tristi e paurose.
Non si spegne la gioia di un bimbo. Annibale
restò segnato, si porterà dentro una paura invincibile per i luoghi oscuri. Per un fruscio di foglie o
di passi nella notte, tremava. Soffrirà nel sonno
incubi e vedrà figure minacciose avventarglisi
contro. Perciò suggerirà agli educatori di raccontare vicende che regalino sempre un sorriso liberatorio al bambino, specie se orfanello.
Nel 1954 il colera si portò via la zia e Annibalino
potè tornare in famiglia. Dai tre ai sette anni è il
tratto più bello della sua infanzia. La mamma, i
fratellini, il contatto con zii e cugini sciolsero in
luce le nebbie. Poi venne la scuola. Lui era di
intelligenza precoce. La mamma sentì come
dovere per lei di capitalizzare doti tanto promettenti per lo studio. Affidò dunque il bambino ai
Padri cistercensi, i quali tenevano in Messina un
collegio molto noto e apprezzato.
Nuovo congedo, nuovo strappo dagli affetti più
cari. Passa davanti a noi una piccola tunica bianca, il cappuccetto sul capo, una striscia di stoffa
nera sul petto e una cintura ai fianchi. Con questa
tenera immagine da monachetto guardiamo l’ultima volta Annibale, per rivederlo a 15 anni di
nuovo in famiglia dopo il compimento delle elementari e del corso ginnasiale.
ffidiamo a S. Antonio
i bambini dei nostri benefattori
sparsi in tante aree geografiche
del mondo.
I bambini sono la parte migliore di noi,
il segno che Dio ci vuole
ancora bene e sparge vita e gioia
per le nostre case.
A
L.D.C.
Per saperne di più:
L.D.C., Padre Annibale Di Francia
È un’agile biografia popolare,
Ed. Messaggero, Padova, 2007.
Richiedetela al nostro Istituto
o alle librerie cattoliche.
La Vita di S. Antonio
raccontata dai contemporanei
Puntata 26
I
I miracoli
Prologo • A lode di Dio…, allo scopo di eccitare la devozione dei fedeli, abbiamo pensato
utile riportare, in forma succinta ma secondo
ineccepibile veridicità, i miracoli che furono
letti alla presenza del signore papa Gregorio
IX, ascoltandoli tutto il popolo.
Rattrappiti • Il giorno in cui il corpo del beatissimo Antonio fu sepolto con onore nella
chiesa della santa Madre di Dio Maria, una
donna di nome Cunizza, gravemente inferma
da un anno, reggendosi con le stampelle, riuscì a trascinarsi fin là. Nella sua spalla essendosi sviluppata una gobba mostruosa, essa
era così miseramente curvata, da non potere
in alcun modo camminare senza il sostegno
delle grucce. Prostrata in orazione per breve
tempo dinanzi al sepolcro del beato Antonio,
la spalla le si spianò, la gibbosità scomparve,
e la donna ormai dritta, lasciate le stampelle,
tornò a casa.
Nota storica • L’Assidua, da cui riprendiamo i miracoli, fu scritta da anonimo francescano nel 1232, in occasione della canonizzazione del Santo. Il biografo è bene informato dei fatti: confratello di S. Antonio,
l’aveva molto probabilmente seguito nelle
vicende del ministero. Ciò detto, egli
dichiara di voler “eccitare la devozione dei
fedeli”, e con questa intenzione apre una
lunga sezione della biografia sui fatti
straordinari. Questi hanno per luogo privilegiato la “Tomba del Santo”, sistemata
nella chiesa di Santa Maria, che diventerà
poi l’attuale Basilica del Santo. I miracoli
vengono esposti dall’Assidua per quadri
clinici. Si comincia con i Rattrappiti (vi
sono narrati 19 episodi), per passare ai
Paralitici, ai Ciechi e Sordomuti, ai Naufraghi e ad altre categorie.
In Famiglia
Nella foto: due gemellini, pronipoti
di Maria Lombardo/Canada.
Li affida a S. Antonio e S. Annibale,
“il padre di tutti i bambini del mondo”,
scrive la cara bisnonna.
Il Signore sorride a tanta fede
e sicuramente benedice.
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La Voce dell’Antoniano Rogazionista
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DOCUMENTO
Punti forti per i laici dall’Esortazione Apostolica di Benedetto XVI sull’Eucaristia
ANDARE ALL’EUCARISTIA,
TRASFORMARE LA VITA
Mensa eucaristica senza lasciarci trascinare
nel movimento di missione che, prendendo
avvio dal cuore stesso di Dio, mira a raggiungere tutti gli uomini. Pertanto, è parte costitutiva della forma eucaristica dell’esistenza cristiana la tensione missionaria.
I
82. Eucaristia e trasformazione morale
Scoprendo la bellezza della forma eucaristica
dell’esistenza cristiana siamo portati anche a
riflettere sulle energie morali che da tale
forma vengono attivate a sostegno dell’autentica libertà propria dei figli di Dio.
Intendo con ciò riprendere una tematica…
riguardo al legame forma eucaristica dell’esistenza e trasformazione morale. Il Papa
Giovanni Paolo II aveva affermato che la vita
morale “possiede il valore di “culto spirituale”, attinto e alimentato da quella inesauribile
sorgente di santità e di glorificazione di Dio
che sono i Sacramenti, in specie l’Eucaristia/…/.
In definitiva, nel “culto” stesso, nella comunione eucaristica è contenuto l’essere amati e
l’amare a propria volta gli altri. Un’Eucaristia
che non si traduca in amore concretamente
praticato è in se stessa frammentata.
Questo richiamo…è la felice scoperta del
dinamismo dell’amore nel cuore di chi accoglie il dono del Signore, si abbandona a Lui e
trova la vera libertà.
84. Eucaristia e missione
/…/Noi dobbiamo poter dire ai nostri fratelli
con convinzione: “Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi,
perché anche voi siate in comunione con noi”
(1 Gv 1, 3). Veramente non c’è niente di più
bello che incontrare e comunicare Cristo a
tutti. /…/. Non possiamo accostarci alla
85. Eucaristia e testimonianza
Rendere testimonianza con la nostra vita. Lo
stupore per il dono che Dio ci ha fatto in Cristo imprime alla nostra esistenza un dinamismo nuovo impegnandoci ad essere testimoni
del suo amore. Diventiamo testimoni quando,
attraverso le nostre azioni, parole e modo di
essere, un Altro appare e si comunica. Si può
dire che la testimonianza è il mezzo con cui la
verità dell’amore di Dio raggiunge l’uomo
nella storia, invitandolo ad accogliere liberamente questa novità radicale. Nella testimonianza Dio si espone, per così dire, al rischio
della libertà dell’uomo. Gesù stesso è il testimone fedele e verace, è venuto per rendere
testimonianza all verità. In quest’ordine di
riflessioni mi preme riprendere un concetto
caro ai primi cristiani, ma che colpisce anche
noi, cristiani di oggi: la testimonianza fino al
dono di se stessi fino al martirio, è stata considerata nella storia della Chiesa il culmine
del nuovo culto spirituale/…/. Il cristiano che
offre la sua vita nel martirio entra nella piena
comunione con la Pasqua di Gesù Cristo e
così diviene egli stesso con Lui Eucaristia.
Anche quando non ci viene richiesta questa
prova suprema, tuttavia il culto gradito a Dio
postula intimamente questa disponibilità e
trova la sua realizzazione nella lieta e convinta testimonianza, di fronte al mondo, di una
vita cristiana coerente negli ambiti dove il
Signore ci chiama ad annunciarlo.
Benedetto XVI, Sacramentum caritatis
22.02.2007
“PROGETTO CURITIBA”
La promettente missione brasiliana ha 30 anni
N
MISSIONI
ROGAZIONISTE
ei
l Papa l’ha firmata il 22 febbraio,
nella commemorazione della Cattedra
di San Pietro. Titolo ufficiale in latino:
Sacramentum caritatis. In italiano possiamo
chiamarla Esortazione sull’Eucaristia. Si
collega all’Enciclica Ecclesia de Eucharistia di Giovanni Paolo II, cioè l’Eucaristia
da cui prende forma e vigore la comunità
dei credenti. I due documenti possono leggersi integralmente sugli opuscoli tascabili,
che si trovano in tutte le librerie cattoliche.
Oggi non possiamo parlare per sentito dire.
Essere laici significa partecipare alla Chiesa
ed entrare nella sua dinamica. Il mondo ci
interpella, ci porge domande e dubbi ai
quali opponiamo balbettamenti. È un aspetto del nostro smarrimento mentale fra tanti
strombazzamenti della società secolarizzata.
Qui ci limitiamo a riportare pochi brani dell’Esortazione, che invitano a fare dell’Eucaristia un lievito di trasformazione della vita
personale e sociale. Il cristiano che va
all’Eucaristia e torna sulle strade senza sentirsi uomo nuovo, è una desolante scimmiottatura della fede.
ell’anno in corso i Rogazionisti
celebrano 30 anni di presenza
nella città di Curitiba, che è una metropoli con parecchi milioni di abitanti
sulla costa a sud di San Paolo. Nel
1977 alcuni nostri confratelli assunsero la parrocchia di S. Antonio di Padova nel quartiere Uberaba. In seguito è
stato inaugurato il Seminario rogazionista “Giovanni Paolo II”, oggi con un
confortante numero di adolescenti che
intendono seguire le orme di Sant’Annibale. Una seconda parrocchia assunsero i nostri missionari nel 1993 e di
altre attività ancora si son fatti carico
man mano che le emergenze di una
popolazione molto povera lo richiedevano.
La disuguaglianza sociale è la piaga
del Brasile, ben nota a tutti. Entrare
nei dettagli ci porterebbe lontano.
Diciamo che i missionari si distendono
su una rete di attività le più varie, conferendo alla loro presenza evangelizzatrice un’ampiezza che prende tutto l’uomo e tutta la sua sofferenza. Se il “Progetto Curitiba” punta a dare un laboratorio ai ragazzi, un ambulatorio alle
mamme e ai bambini, una scuola ai
ragazzi di strada, un luogo di aggregazione culturale ai giovani, questo significa che lo Stato non arriva e diventa
provvidenziale il dono della vita che
gli”Operai della messe” fanno di sé.
Ricordiamo che da laggiù non ci chiedono poi tanto: 18 mila euro per la chiesina di S. Annibale e i locali annessi; 90
mila euro per il Centro di convivenza
sociale, comprensivo di diversi locali.
Pensate: vogliono realizzare un forno
pubblico, un laboratorio di cucito, struture per attività artigianali…
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La Voce dell’Antoniano Rogazionista
La voglia di provocare
La famiglia? Imparassimo almeno a stimarla come gli antichi romani, i cosiddetti pagani…
Katia Marano, Rivoltella/BS
Parli per provocazione? Mica tanto, se
pensi alla sacralità della famiglia al tempo
dell’antica Roma. All’epoca, i figli venivano spinti al matrimonio e alla procreazione, e i genitori prendevano molto seriamente il loro impegno di educatori della
prole. Quelli lì neppure si sognavano di
pretendere come diritto la legalizzazione
delle unioni gay, dei Pacs e dei Dico sui
quali stiamo sprecando fiumi di parole,
mentre dovremmo star zitti per la vergogna. Ma, si dice, sono situazioni risolte nei
maggiori Paesi europei con apposite leggi!
Solo noi italiani siamo onesti, bravi e
sapienti? Così si stracciò le vesti in una
delle trasmissioni Annozero, marzo 2007, l’imbonitore che tutti conosciamo. Quanto sia ridicolo collocare in cima alla classifica del progresso parlamenti che sanciscono come diritti quelli che sono autentici delitti
contro natura, lo lascio giudicare a te, cara Katia, e a ogni persona di
coscienza ben educata. Ho letto che nell’Unione Sovietica ci fu un
tempo di apertura sulla faccenda dei matrimoni: leggi permissive che
però si rivelarono funeste per la società, sicchè quelli che le avevano
promulgate si affrettarono ad abrogarle.
Tornando alla famiglia romana, è ammirevole l’opera di moralizzazione,
voluta con impegno dall’imperatore Augusto, morto il 14 dell’era cristiana. Egli si oppose ai comportamenti licenziosi della sua stessa figlia
Giulia e non perdonò al poeta Ovidio di avere istigato la gioventù alla
trasgressione sessuale in pubblicazioni come L’arte di amare. Gli insegnamenti del poeta minavano la famiglia ed erano un attentato alla
società che su essa si basava. Ovidio scasò da Roma, esiliato nel remoto
Mar Nero, nè valsero suppliche e lacrime. Ci rimase e ci morì di crepacuore.
E’ penoso metterci a confronto con una civiltà che non ebbe la luce del
Vangelo e ritrovarci tuttavia perdenti: né i romani, né Augusto e tantomeno il licenzioso Ovidio conobbero gli insegnamenti di Gesù. Eppure,
bastò ascoltare la voce della natura per non degenerare, come si vede
oggi, sull’amore, sul ruolo della famiglia, sulla innocenza dei bambini.
La nostra civiltà, che si fregia del titolo di post-moderna, in realtà sta
compiendo scelte che minano non solo la famiglia ma la humanitas in
quanto tale. Ci stiamo disumanizzando. Quando diremo basta? Il buon
Dante, quando si poneva di fronte a certe cadute morali, parlava senza
mezzi termini di matta bestialità. Proprio dove oggi frange impazzite e
parlamenti compiacenti parlano di grandi diritti e di supremi progressi.
CARITA’ SENZA CONFINI
bambini
ESCLUSIVO
• una domanda • una domanda •
La sapete quella
dell’asino... vigliacco?
Si racconta che il
leone era malato a
morte. Il toro seppe
la notizia, corse alla tana del moribondo e, per vendicarsi di tante
offese ricevute, gli appioppò un
paio di cornate furiose. Vennero poi
il cinghiale, il cervo, il rinoceronte e
tutti gli altri animali. Voi capite
bene che ciascuno di essi aveva dei
conti aperti col re della foresta. Così
ciascuno si sfogò contro il disgraziato.
Ultimo arrivò l’asino. Egli si ricordò di un’umiliazione ricevuta
un giorno in tribunale, dove come giudice sedeva proprio il
leone. Era accaduto, infatti, che la volpe era stata accusata di
aver fatto fuori una mezza dozzina di polli e fu assolta. Assoluzione piena anche al lupo, che aveva sbranato due agnelli e
messo scompiglio nel gregge.
“Va bene -aveva sentenziato il leone- son cose perdonabili, perché
animali carnivori come la volpe e il lupo devono pur mangiare qualcuno per sopravvivere…”.
Invece, l’asino che era stato accusato di aver acciuffato un morso
d’erba sulla siepe fu condannato e bastonato…
Ecco perché, ora che il leone era steso sul giaciglio di morte, l’asino salutò il re degli animali con un sonoro raglio per canzonarlo, poi
gli voltò la schiena e lasciò partire un calcio da far paura.
“Questa è l’offesa peggiore -ruggì il leone- perché c’è il danno e la
beffa e perché mi viene da una bestia spregevole”.
Non sappiamo come finì. Certo è che da allora in poi si ripete il proverbio “dare il calcio dell’asino”, che significa insultare vigliaccamente chi non si può difendere, mentre quand’era in alto tutti lo
rispettavano.
Vocabolarietto
Appioppò: assestò, cioè gli diede con violenza.
Scompiglio: disordine e confusione.
Aveva sbranato: aveva fatto a pezzi e mangiato…
Tribunale: luogo dove si esercita la giustizia per condannare o
assolvere la persona dall’accusa di una colpa.
LA CARTOLINA
Il Parco Regionale del Matese
Tison Mark Oliver • di 14 anni
Nato Pasay City - Filippine
Mark Oliver Tison è l’unico figlio di
Mary Ann. Suo marito, Robert, ha
abbandonato la famiglia quando la
moglie cadde ammalata. Attualmente la
mamma di Mark vive a Pazay City con
la nonna materna. La casetta è fatta di
materiali recuperati, come pezzi di
legno, ferro vecchio e materiali di plasitca. La zona è una delle tante baraccopoli della periferia di Metro Manila.
Il ragazzo ha potuto compiere il ciclo
delle scuole elementari in maniera
avventurosa. Per lui, con la madre ammalatasi intanto di bronchite con
complicazioni, il proseguimento degli studi appariva impossibile. Furono
i Rogazionisti di Padre Annibale, del St. Anthony’s Boys Village di Silang,
a fargli proseguire le scuole. È un ragazzo bravo, sorridente, molto abile
in materie scientifiche e in matematica. Sarà in quella direzione la sua
specializzazione. Con l’aiuto dei nostri amici e benefattori italiani.
Si stende, tra le province di Caserta e Benevento. È un mondo
tutto da scoprire, tra borghi (foto: Borgo di Prata Sannita), sentieri e agriturismi. Da nord si prende l’autostrada A1 Mi-Na e si esce
a Caianello, seguendo poi le indicazioni; da sud l’uscita della A1
è Caserta Nord, da dove si prosegue per Caiazzo e Alife fino a
Piedimonte. Piedimonte (CE) è il paese più grande del Parco e
suo accesso naturale. Vi è un Museo Civico, chiese d’epoca e il
palazzo ducale dei Gaetani d’Aragona. Interessante è anche Cerreto Sannita (BN), con il Museo della Ceramica, antico artigianato locale. Un diverso approccio al territorio l’offrono i 100 itinerari a piedi tra boschi e paesaggi incantevoli.
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La
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La Voce dell’Antoniano Rogazionista
PUNTI E SPUNTI
Spazio Aperto
Le opinioni dei lettori
Sotto l’ombrellone
pensieri stravaganti...
In questa immensa babele di chiacchiere
Il profeta inascoltato
T
eo
anti uomini lasciano credere di essere alfieri di
un verbo progressista e fautori di libertà,
facendosi banditori di un evoluzionismo
genetico relativo alla razza umana, che sarebbe
il risultato di una lunga serie di fasi evolutive.
In realtà costoro nascondono una mentalità
classista e intollerante sotto la maschera di
un laicismo anticlericale e massonico.
Difatti serti giornali e certe TV sono la
prova evidente della “guerra” aperta o
nascosta, che si muove contro il Cristianesimo e la Chiesa, quando citano personaggi
della gerarchia cattolica e lo stesso Papa soltanto per metterli in cattiva luce o per ripetere
notizie scandalistiche poco accertabili.
Tanti strumenti di comunicazione sociale gettano
continuamente in faccia ai lettori o ai telespettatori le
informazioni più strane e inutili, lasciando poco o niente spazio a uomini rappresentativi della Chiesa, con il pretesto che quelli hanno il loro pulpito e gli
basta per i loro sermoni domenicali. Tanti laicisti vorrebbero che i cristiani tornassero alle catacombe, per aver campo libero di imbottire le coscienze e manipolarle per loro uso e consumo.
Nella loro subdola ipocrisia (non però tanto subdola) ritengono che i massmedia non siano strumenti adatti a trasmettere verità religiose, ma solo fatti
mondani, per escludere sempre più il Papa e altri personaggi qualificati del
mondo cattolico da ogni intervento nel campo etico e socio-politico. Per quanti
hanno la coda di paglia voglio ricordare che nessuno ha retto lo scontro con il
personaggio chiamato Cristo: sono caduti imperi e imperatori, dittature e dittatori, ideologie e ideologi farneticanti. Contro di Lui e i suoi seguaci sono stati
usati gli strumenti più crudeli, le sevizie più feroci, le accuse più infamanti, la
critica più sottile: tutti sono scomparsi nei meandri della storia: Egli rimane. Fin
dal suo apparire la perfidia del potere cercò di eliminarlo nella strage degli innocenti: Egli sopravvisse. L’hanno annoverato e confuso tra i filosofi, che sono
tutti scomparsi. Sono stati escogitati i metodi più sofisticati per cancellarlo dalla
storia, della quale è sorgente e motore. Egli camminava e cammina ancora per le
strade del mondo, guarendo e risuscitando i morti.
Nella loro cecità gli uomini ricorrono alle fattucchiere e agli stregoni a pagamento: Egli dona gratis la gioia ora e la caparra di una felicità futura. Chi Lo cerca,
trova la perla più preziosa: altri godono nel letame degli armenti. Una miriade di
uomini e donne, in tutti i tempi, hanno scelto la povertà e hanno scoperto ineffabili
ricchezze. Il Cristianesimo nella sua storia ha superato prove ben più critiche delle
attuali, ma tanti omuncoli non hanno ancora capito che la Chiesa si batte, pur con
mezzi umani e in una realtà terrena, per un regno che non è di questo mondo, ma
che deve iniziare in questo mondo.
Giovanni Migliore, da Siracusa
Schegge
✔ Chi lancia un insulto lo scrive
sulla sabbia, ma per chi lo riceve è
inciso nel bronzo.
Giovanni Guareschi, 1908-1968
✔
Talvolta la maggioranza significa
semplicemente che tutti gli stupidi
stanno dalla stessa parte.
✔ Laggiù all’orizzonte sulle acque
amare, deserte, naviga certe sere Dio
con una sua barchetta; invisibile passerà accanto a te che nuoti disperato e
ti toccherà con la sua mano.
Guarire
con le erbe
Le piante amiche del sonno
Vino di zagara: fai macerare per
una settimana g 40 di fior d’arancio amaro e 4 chiodi di garofano
in un litro di vino rosso robusto,
aggiungi tre cucchiai di miele e
filtra in una bottiglia di vetro
scuro. Un bicchierino e poi a
letto!
Il Signore stese la mano dall’alto
e mi prese, mi sollevò dalle grandi
acque, mi portò al largo, mi liberò
perché mi vuole bene.
Bagno sedativo: versa nell’acqua
calda del bagno tre cucchiai di
estratti glicolici: uno di foglie di
asperula odorosa, uno di sommità
di passiflora, uno di fiori d’arancio amaro. Rilassati per 20 minuti.
Bibbia, Salmo 18
(Fonte: Natural style, luglio 03)
Dino Buzzati, 1906-1972
✔
R
iflessioni stravaganti, sotto l’ombrellone nel vuoto
della controra, davanti al borbottio del mare.
Mi tornava in mente una bellissima pagina del
Vangelo: proprio lì, nel luogo sacro alla baldoria collettiva dell’estate. Mi rimbalzavano davanti le quattro
condizioni della felicità, proclamate da Gesù. Che
coraggio ha mostrato Gesù, quando ha sfidato l’umanità con la sua logica paradossale, così stridente rispetto al comune sentire. Mio Signore, per un momento,
non so perché, mi vedevo davanti il centurione romano
scendere dal Golgota battendosi il petto e confessando
che tu eri il Figlio di Dio. Proprio quando non facevi
miracoli, lui ti credeva. Le tue parole erano sublimi,
valevano per lui più dell’acqua cambiata in vino, più
degli storpi risanati, più di Lazzaro risuscitato. Anche il
senzadio Andrè Gide dirà, nel Novecento, che se avesse
dovuto credere nella tua divinità, l’avrebbe fatto non
per i miracoli, bensì per i sovrumani insegnamenti che
hai lasciato all’umanità. Nessun uomo ne sarebbe capace. Tu sei Dio!
La sera, col tam-tam della discoteca in sottofondo, aprii
il Vangelo, Luca c. 6. Lessi:
“Beati voi poveri… Beati voi affamati… Beati voi che
piangete… Beati quando vi odieranno…”.
Alle quattro promesse di felicità seguono altrettanti
ammonimenti:
“Guai a voi, ricchi… Guai a voi sazi… Guai a voi che
ridete… Guai quando diranno bene di voi…”.
In poche parole, Gesù proclama beati gli infelici e infelici i beati. Navighiamo nel gran mare del tempo e dello
spazio, ma la dimora è nel futuro, nella dimensione
eterna. Esuli, pellegrini, attraversiamo il ponte, solo un
pazzo ci si accasa. Occorre raggiungere la sponda solida. L’autosufficienza con cui gli uomini cercano le proprie sicurezze nei mezzi umani e negli agi presenti si
rivela fallimentare.
O Gesù, chi può obiettare? Tu sei il maestro, il solo che
può parlare di felicità. Ci disturbano invece quei quattro guai, condannano le ingannevoli ricchezze, il consumismo indecente, le stranezze di un’esistenza troppo
sazia e troppo sicura di sé. C’è in questo un’eccessiva
presunzione di poterci salvare anche così. O Gesù, questi guai non ci volevano nel bel mezzo del benessere. Io
e quelli della mia generazione abbiamo avuto un’infanzia sbattuta, la guerra e la fame. Ma forse farnetichiamo, come i passeggeri della nave che pretendono di
afferrare il timone al capitano. Tu punti a sponde certe,
tu ci dici che l’unica carta nautica per la traversata è
quella delle Beatitudini.
D.C.
ISTITUTO ANTONIANO DEI ROGAZIONISTI • PADOVA • TEL. 049.60.52.00 - FAX 049.60.50.09 - C/C POSTALE 6361
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La Voce dell’Antoniano Rogazionista
ABBIAMO
Letto
Tagli e ritagli a cura di L. D.C.
C’era tutto il male
del mondo, e Dio
Giulio Bedeschi (Arzignano/
Vicenza 1915 - Verona 1990),
medico e scrittore, ha raccontato la sua esperienza durante
la ritirata di Russia in Centomila gavette di ghiaccio
(1963). Il brano che segue è
tratto da un’intervista di Giuseppe Greco, pubblicata su
Gente nel 1982.
“Per me”, dice Giulio Bedeschi
“Dio non è un problema.
Comunque, se avevo dei conti
da regolare con lui, questi conti
li ho saldati una notte di trentasette anni fa, sulla riva ghiacciata del Don, dove pareva che
si fosse concentrato tutto il
male del mondo. Quella notte,
e proprio nelle condizioni più
disperanti che si possano
immaginare, toccai il vertice di
ogni esperienza religiosa, e
cioè la rivelazione diretta di
Dio: una luce che investì la mia
anima, creandole intorno come
un cerchio magico in cui tutto
il mio essere si rifugiò, isolandosi in un ineffabile sotto di
grazia”.
“Parli come uno che ha vissuto
un’esperienza mistica, di sapore quasi medievale, piuttosto
che come un uomo che ha spe-
SCIENZA E DINTORNI
I
Giulio Badeschi
rimentato l’inferno della campagna di Russia”.
“Ti racconto soltanto la “mia”
verità di credente”, risponde
Bedeschi. “Io sono nato in una
famiglia cattolica, e a differenza di ciò che è capitato purtroppo a Katia Ricciarelli, ho
avuto la fortuna di incontrare
solo ottimi esecutori della
legge di Dio. Perciò non ho
avuto i traumi, che hanno portato la bravissima cantante ad
allontanarsi dalla nostra religione. L’esperienza del male
l’ho fatta anch’io e come. Però
ne ho tratto un insegnamento
molto diverso…”.
Ritaglio da Gente, 1982,
intervista a Giulio Bedeschi
Donne protagoniste
nel futuro del Terzo Mondo
Il futuro di tanti Paesi in via di
sviluppo è donna. In tali Paesi
la donna non è soltanto maggioranza numerica, ma è al
centro delle dinamiche che
muovono l’economia e la
società. Solo che il suo ruolo
continua ad essere sottovalutato un po’ dovunque. L’Italia è
invece abbastanza sensibile al
problema: attraverso la Farnesina, il Ministero degli Esteri
ha avviato iniziative di sostegno alle piccole imprese del
Sudafrica con programmi di
microcredito, mentre un altro
progetto è stato messo in cantiere nell’America Latina. Lo
scopo è di avviare le donne
all’utilizzo di internet e del
commercio elettronico. Altri
progetti di sviluppo imprenditoriale e artigianale per le
donne afghane sono stati patrocinati dall’Organizzazione
Internazionale del Lavoro.
Andrea D’Agostino, Avvenire
La ragazza afghana
che si finse uomo
Il caso non va enfatizzato, ma
preso semplicemente come
indicazione dei diritti negati al
mondo femminile. La ragazza
afghana è un caso limite, ma
anche nei nostri Paesi più
avanzati si parla di pari opportunità e si auspica una maggiore attenzione per la donna. Il
22 novembre scorso una ragazza afghana di 21 anni si è sottoposta a un’operazione delicata, presso l’Ospedale clinico di
Barcellona. Si è trattato di ricostruirle il viso sfigurato da una
bomba e restituirle l’identità
femminile. Dieci anni fa, infatti, si era finta uomo per poter
lavorare nel suo Paese. L’occasione fu la morte di suo fratello
in un’azione di guerra. Ella,
che aveva bisogno di occuparsi
per vivere, ne profittò adottando l’identità di lui e vestendo
come un uomo. Ingannò i telebani, che, come si sa, proibiscono alle donne di lavorare
fuori casa.
Da nota dell’ Ansa
Vacanze e ritorno: ma ora insorgono
i disagi dell’insonnia!
n vacanza estiva è più facile, cambiando le
abitudini, soffrire di un’insonnia di tipo
situazionale, in conseguenza della ridotta
capacità dell’organismo ad adattarsi a condizioni ambientali modificate.
Possono pregiudicare il riposo delle banalità
come un cuscino e letto d’albergo poco confortevoli o la
permanenza ad alta quota (oltre i 1500 metri). Nel passaggio dalla stagione estiva a quella autunnale, poi, l’accorciarsi della durata del giorno influisce sulla psiche,
così come influisce la ripresa della vita quotidiana dopo
le ferie.
In tanti si ritrovano svegli a fissare il soffitto, incapaci di addormentarsi, pagando le conseguenze delle serate estive, trascorse a chiacchierare tra amici, a ballare fino a notte fonda. Il ciclo sonno-veglia è stato alterato e il corpo si è abituato
al bisogno di dormire di mattina più che durante la notte. Occorre attendere un
congruo tempo per recuperare i ritmi abituali e programmare nuovamente le
giornate in funzione degli impegni. In poche settimane, tornati dalle vacanze, il
problema si risolve. Se i disagi dell’insonnia permangono, con il fenomeno di
risvegli precoci e ripetuti durante la notte, essi sono generalmente il sintomo di
patologie organiche. Lo psichiatra Claudio Petrella tira in causa diverse alterazioni fisiche, come l’iperfunzione della tiroide, cardiopatie allo stato latente,
reflusso gastroesofageo. Ma anche malattie respiratorie, stati depressivi o psico-
La
si, di cui l’individuo non può avere ancora consapevolezza.
I disturbi dell’insonnia hanno in queste patologie le cause
più frequenti, il che rende molto opportuna una visita
medica specialistica, che consentirà l’elaborazione di un
piano terapeutico mirato alla cura della patologia responsabile del modificarsi del ciclo sonno-veglia.
Non si deve fare allarmismo, certo. Infatti, è da tener presente che il sonno si modifica con l’età a partire dall’adolescenza, riducendosi molto lentamente in durata e facendo
registrare, intorno ai 65 anni, una significativa diminuzione
dei tempi necessari all’organismo per riposare.
Nella popolazione mondiale, gli insonni rappresentano il
venti per cento. Essi tendono a caricare di ansia il momento di mettersi a letto
per dormire, e la paura di restar svegli innesca un circolo vizioso in cui è la fissazione sul problema a determinare automaticamente il ripresentarsi dei disturbi. Il professor Petrella asserisce: “La componente ansiosa è un fattore altamente scatenante dell’insonnia ed è un tipico comportamento delle persone sensibili
o insicure…”. Le preoccupazioni di lavoro, di famiglia inducono in simili soggetti stress e stati depressivi. Il rimedio per avere un riposo più tranquillo è allora la pratica di tecniche che aiutino l’individuo a rilassarsi e a staccare la spina
di collegamento con gli affanni quotidiani. Lasciare alla porta, insomma, il
mondo esterno.
Ugo Seris
ISTITUTO ANTONIANO DEI ROGAZIONISTI • PADOVA • TEL. 049.60.52.00 - FAX 049.60.50.09 - C/C POSTALE 6361
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David Durbano
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Luigi Fedele
ILLUMINATE
I NOSTRI PASSI
Inviateci foto
dei bambini
e vostre, indicando
espressamente
che ne volete
la pubblicazione.
Filippo Benedetti
Daniela Parco
Stefania Callegari
Antonio Onorati
Benedici il Signore, anima mia
UNA PRECE PER ANDREA
Cari Padri rogazionisti, è da tanto
tempo che leggo il vostro giornale
e seguo la vostra opera di bene. Vi
prego di pubblicare la foto di mio
nipote Andrea Rotella (foto in
L’Angolo…), che è venuto a mancare il 5 ottobre 2006 per un virus.
Era un angelo del Signore: lo raccomando alle vostre preghiere e al
pio suffragio di tante persone sensibili della fraternità antoniana.
I nonni Gagliano Giuseppe
e Ivani Prisca, Genova
ORA IL BAMBINO HA 6 ANNI
Vorrei farmi un viaggio per sciogliere i miei voti sulla tomba di S.
Antonio a Padova, ma le forze
sono deboli, 79 anni si sentono.
Pregate per noi anziani, siamo
tanti, tutti da sempre affezionati
alla fraternità antoniana che opera
molto bene nel mondo. Intanto
invio la foto del mio nipotino
David Durbano (in Illumina…). Lo
deponeste appena neonato ai
piedi del Santo, ora è cresciuto, ha
6 anni e lo vedete ben messo in
salute e pieno di gioia. Ringrazio
S. Antonio e mando un caloroso
abbraccio ai bambini antoniani.
UNA RICHIESTA URGENTE
Invio la foto di mio marito, Fedele
Luigi (v. Illumina…), lui non sta
bene, ed io, da anni devota di S.
Antonio, trovo sempre conforto
nella fede e mi sento più serena
quando ricevo il giornalino qui in
Francia. Pregate per mio marito,
con la speranza che la voce degli
innocenti porti un po’ di gioia e di
luce nella mia vita.
IN MEMORIA
Mio fratello ha lasciato in me e nei
parenti tutti un gran vuoto. Giuseppe Marando (in L’Angolo…), nato a
Gioiosa Jonica, è deceduto in
Argentina. Addio, caro fratello,
riposa in pace.
Maria Fedele, Hyèrès/FR
Luigi Marando, Gioiosa Jonica/RC
Maria Marinelli, Montrèal/CAN
UNA RARISSIMA MALATTIA
Caro Padre, di nuovo vi scrivo per
chiedervi di pregare e far pregare
S. Antonio per la guarigione di
Stefania Callegari (foto in Illumina… ) , af fetta da una rarissima
malattia. Noi siamo una famiglia
da tempo immemorabile devota a
S. Antonio, affezionata alla vostra
opera da ben 47 anni. Noi vi
siamo debitori della fede che alimentate in noi, della preghiera che
elevate al Signore con cuore puro
e ardente amore. Vi chiedo di spedire mensilmente il giornale alla
mia nipotina, così comincia ad
affezionarsi a S. Antonio e a continuare questa bellissima tradizione
di famiglia. Ne avrà conforto e luce
nella vita.
I nonni Maria e Giuseppe
Cantisani/USA
PER DIRE GRAZIE
Mio figlio si è trovato in una situazione molto delicata. Adolescente
di soli 15 anni, frequentando le
scuole superiori, è entrato in un
Salmo 104
giro di amicizie per nulla rassicuranti ed ha cominciato ad assumere piccole droghe. Quando me ne
sono resa conto, ho provato uno
smarrimento che si può solo
immaginare. Ho chiesto a S. Annibale, che era cuore di tenerezza
per i bambini più soli al mondo,
un grande coraggio e uno slancio
materno sostenuto dalla giusta
lucidità mentale che il caso richiedeva. Purtroppo per me, lo confesso piangendo, sono separata da
mio marito, e oggi avverto quanto
pesa la mancanza della figura
paterna su mio figlio. Per farla
breve, ho trovato in una professoressa di religione un valido aiuto.
È stata lei a dialogare con mio
figlio, mentre da parte mia pregavo S. Annibale e facevo del mio
meglio. Mi ritengo fortunata, il
ragazzo ha superato il brutto
momento, nel frattempo è passato
in un’altra sezione di scolari e
spero che tutto vada per il meglio.
Vanda Gela, Agrigento
SUFFRAGIO
L’ANGOLO DEL
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La Voce dell’Antoniano Rogazionista
Felicita
Chiroli
Antonino
Giaccone
Giovanni
Rotondi
L’eterno riposo
dona loro,
o Signore!
Andrea
Rotella
Inviateci
foto dei defunti,
affidandoli
al pio suffragio
e alla prece
della fraternità
antoniana.
Defunto padre
di T. Ventura
Giuseppe
Marando
Salvatore
Catalfo
Per la legge sulla privacy, pubblichiamo solo foto su richiesta scritta, e non più di una. Scrivete chiaro e incollate bene le buste.
Riceviamo & Rispondiamo
Come aiutare chi assiste
i malati di Alzheimer?
C’è in Italia mezzo milione di
persone colpite dall’Alzheimer.
Il sofferente è al centro di tutte
le attenzioni. Però ci si dimentica che c’è anche un esercito di
eroi silenziosi: i familiari che
accudiscono i propri cari, accumulando dolore e stress. Questo
può superare i livelli di guardia
e risultare dannoso sia per il
paziente sia per chi l’accudisce.
Caro Flos, ti chiedo qualche
consiglio.
Amelia Cerro, Recco/GE
Chi assiste un malato di Alzheimer deve curare anche se stesso. Anche per essere in grado di
giovare all’infermo. Cara Amelia, non sono uno specialista in
materia, però ho sotto gli occhi
alcuni consigli, compilati dall’American Alzheimer Association. Li riassumo. Colui che
assiste il malato deve riflettere
se è giunto a sentimenti di collera verso la persona sofferente,
se è scontento del trattamento
che i servizi sanitari offrono.
Ancora, chi assiste il malato
valuti se avverte con dolore
eccessivo l’isolamento sociale,
l’allontanamento dagli amici e
da quelle attività una volta considerate piacevoli. Valuti inoltre
se affiora un livello di depressione e di spossatezza che impedisce di portare a termine le
faccende quotidiane. Se una o
più di queste condizioni ricorrono regolarmente, avverte l’American Alzheimer Association,
è importante consultare un
medico e imparare, anzitutto, ad
avere cura di se stessi. Cara
Amelia, tu sai che la situazione
di tuo marito non può migliorare, però l’aggravamento della
lucidità mentale può essere
arrestato. Oggi, per aiutare il
malato di Alzheimer, alla terapia farmacologica si associa una
riabilitazione di tipo cognitivo e
un trattamento fisioterapico.
È evidente che bisogna consigliarsi con il fisioterapista.
Ma una persona cara, come è
una moglie, può sempre avere
in riserva un po’ di cuore e di
tenerezza come mezzi riabilitativi.
La Voce dell’Antoniano Rogazionista
a cura
di Flos
FESTE IN FAMIGLIA
Umorismo e preghiera
Felice 62° di Matrimonio
Ho detto al mio insegnante di italiano che noi cristiani siamo dei musi
lunghi. Lui mi ha risposto invece
che l’umorismo è cristiano. È vero?
M. Intreccialagli, Cassino/FR
È vero, a patto che uno sia cristiano verace. Hai mai letto alcune
pagine su Padre Pio da Pietrelcina? Ci sono episodi che ti fanno
sbellicare dal ridere. Eppure,
aveva sul corpo quelle certe piaghe che sai… Sant’Annibale, il
fondatore dei Rogazionisti, uomo
austero, usciva spesso in battute
sfiziose che mettevano allegria nei
momenti più difficili. Devo parlarti di San Francesco, il poeta della
perfetta letizia? Il cristiano attinge
alle sorgenti della gioia, il Risorto.
Capito? Leggiti questa preghiera,
scritta da San Tommaso Moro,
martire delle bizze stupide di Enrico VIII nel Cinquecento: “Signore, dammi una buona digestione e
naturalmente qualcosa da digerire.
Dammi la salute del corpo, con il
buonumore necessario per mantenerla…”. E sì che mantenne l’umorismo: fin sul patibolo, quando
si rivolse al boia e gli consigliò
come calare il colpo. Incredibile.
Italo e Giselda D’Alessio con 62 anni di Matrimonio
Nutley - New Jersey (USA)
Felice 50° di Matrimonio
Maria Luisa Ronda
e Virgilio Barozzi
nel loro 50° anniversario
di matrimonio (Milano)
Rocco
e Rachelina D’Amario
nel loro 50° anniversario
di matrimonio (CANADA)
Felice 25° di Matrimonio
A caccia di vento
A caccia di vento
nell’inutile sforzo
di capire il senso del tutto
in questo mondo
e sussulti provare d’Amore
sulla via,
una traccia di Dio
che annunci l’aurora
or che scende il tramonto
e l’orizzonte assottiglia
la speranza.
Or Tu, Signore,
aiutami a pregare
perchè la luce
illumini il cammino
e l’anima respiri la fede.
Domenico Milone
Margaret e Nick Mangelli
nel loro 25° di Matrimonio,
con i loro bambini Jonathan e Natasha.
AvvisI
Potete aiutare i nostri bambini anche con bonifico bancario:
di seguito vi comunichiamo le coordinate:
BANCA ANTONVENETA
COORDINATE BANCARIE EUROPEE (IBAN)
COORDINATE BANCARIE NAZIONALI (BBAN)
PAESE
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05040
12193
00000000569L
BIC - BANK IDENTIFIER CODE
ANTBIT 21203
Quando richiedete la celebrazione di Sante Messe ed esprimete un’eventuale intenzione particolare, vi preghiamo di
scriverla nello spazio riservato alla causale del versamento
sui c/c postali.
IMPORTANTE
Preghiamo i benefattori delle Americhe, Canada, Australia ed
Europa di inserire nelle buste soltanto assegni bancari o personali,
mai banconote anche se l’offerta è piccolissima, esclusivamente
intestati a: «Istituto Antoniano dei Rogazionisti o Istituto Antoniano Maschile». Chiudere bene la busta e sigillarla.
La Direzione
ISTITUTO ANTONIANO DEI ROGAZIONISTI
VIA TIZIANO MINIO, 15 • 35134 PADOVA • TEL. 049.60.52.00 • FAX 049.60.50.09 • C/C POSTALE 6361
ISTITUTO ANTONIANO DEI ROGAZIONISTI
• PADOVA•• E-mail:
TEL. 049.60.52.00
- FAX 049.60.50.09 - C/C POSTALE 6361
www.orfanotrofio.cjb.net
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(2007_07) n 7 di agosto e settembre 2007