Psicologia & Giustizia Anno XV, numero 2 Luglio-Dicembre 2014 SOTTRAZIONE INTERNAZIONALE DI MINORI CONTESI: UNA PROSPETTIVA D’INSIEME SUL FENOMENO M.G. De Biasi1 “Dici: è faticoso frequentare i bambini. Hai ragione. Aggiungi: perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, scendere, piegarsi, farsi piccoli. Ti sbagli. Non è questo l’aspetto più faticoso. È piuttosto il fatto di essere costretti ad elevarsi fino all’altezza dei loro sentimenti. Di stiracchiarsi, allungarsi, sollevarsi sulle punte dei piedi. Per non ferirli”. Janusz Korcza (pedagogo, scrittore e medico polacco, Varsavia, 22 luglio 1878 – Campo di sterminio di Treblinka, 6 agosto 1942) Abstract - La globalizzazione e l’abbattimento dei confini tra Paesi hanno contribuito all’aumento esponenziale, in Italia, delle unioni fra persone aventi cittadinanza diversa. Non è raro che, in connessione al sorgere di “patologie” all’interno del rapporto di coppia, un genitore decida, nella paura di non essere sufficientemente tutelato in terra “straniera” o come gesto di rivalsa nei confronti dell’ex partner, di fuggire oltre frontiera portando la prole con sé. Si configura, in questi casi, un trasferimento/trattenimento illecito di minore o, più tecnicamente, un atto di sottrazione internazionale. Del fenomeno, anche identificato come legal kidnapping o child abduction, ne viene proposto uno studio secondo una prospettiva più strettamente giuridica e psicologica, che si conclude con la presentazione di statistiche aggiornate tratte dal Ministero della Giustizia e dal Ministero degli Affari Esteri. Se tanto è stato 1 Università degli Studi di Torino. Inidirizzo mail: [email protected] 1 fatto sul versante della tutela del minore, in tema di trattati internazionali e accordi tra le diverse realtà (nonostante non tutti gli Stati vi abbiano aderito), ancora molto poco esplorato appare il fronte dei vissuti psicologici del minore. La sofferenza cui il bambino è chiamato deriva dai vissuti cui lo stesso è costretto, turbamenti che egli non ha cercato e non ha voluto; il minore conteso e sottratto diviene protagonista di un violento “sradicamento” dal proprio contesto ambientale e da un realtà più specificatamente scolastica e socio-relazionale, nonché da ogni possibile legame significativo con l’altro genitore o con terze figure di riferimento. Parole chiave: “coppie miste”, “divorzi internazionali”, “figli contesi”, “sottrazioni internazionali”. Solitamente vengono definiti bambini contesi, sottratti, bambini con la valigia, bambini trasparenti; sono i nuovi protagonisti delle tristi vicende che, nel panorama nazionale e internazionale, diventano un’interessante attrattiva per media e opinione pubblica. Costituisce ormai un’evidenza la presenza sempre più massiccia, in Italia, di cittadini provenienti da realtà anche molto lontane dalla nostra. Con l’abbattimento di ogni confine e grazie ad una maggiore libertà di movimento, essi giungono ad insediarsi nel nostro Paese per formare spesso, col tempo, una propria famiglia. Per lungo tempo l’Italia è andata caratterizzandosi come un Paese di emigrati, una realtà persistita fino agli anni Sessanta del XX secolo; il flusso di stranieri in entrata ha cominciato a prendere consistenza solo verso la fine degli anni Settanta, acquisendo uno spessore sempre maggiore, al punto da rendere l’Italia destinazione prescelta da migliaia di uomini, donne e bambini, in fuga dalla loro terra e in cerca di un futuro migliore. Il Dossier Statistico Immigrazione curato da Caritas e Migrantes (22° Rapporto - 2012) ha stimato che il numero complessivo degli immigrati regolari, inclusi i comunitari e quelli non ancora iscritti in anagrafe, abbia di poco superato i 5 milioni di persone alle fine del 2011, un numero appena più alto di quello stimato nell’annata precedente, con un’incidenza sulla popolazione residente pari all’8,2% (www.dossierimmigrazione.it). Se si assiste ad un incremento della popolazione residente nel nostro Paese (nel conteggio complessivo di italiani e stranieri che da 60.340.328 al primo gennaio 2010 passa a 60.626.442 al primo gennaio 2011 - Istat, Popolazione straniera residente in 2 Italia. Anno 2011, Statistiche report, 22 settembre 2011 - www.istat.it), ciò è praticamente da addebitare alla dinamica naturale e migratoria dei residenti stranieri sopra descritta. Focus di interesse è dato, in particolare, dalla sempre più cospicua formazione di coppie definite miste, ovvero di unioni tra un autoctono (cittadino italiano) e uno straniero. Che si tratti di semplici legami o che si decida di consolidare il vincolo attraverso l’istituto del matrimonio, tali coppie sono chiamate al pari delle altre, o forse più delle altre, a fronteggiare non solo le innumerevoli difficoltà di una “normale” unione di coppia, ma altresì le diversità di lingua, religione, cultura, nonché dei differenti sistemi giuridici di tutela di cui i due coniugi sono portatori; differenze che si riflettono, anche e soprattutto in presenza di figli nati da queste unioni interetniche, sulle scelte in materia di educazione, istruzione, adesione ad una religione piuttosto che ad un’altra. In questi casi spesso non basta un sentimento profondo d’amore e condivisione a tenere unita una coppia; le differenze che nel contesto di coppia attraggono e finiscono per essere fortemente minimizzate, vengono percepite come un pesante fardello dalla società circostante, la quale spesso, con i propri pregiudizi e credenze conservatrici, costituisce motivo di destabilizzazione, se non rottura, degli equilibri tra partner. I dati Istat riguardanti il numero dei matrimoni contratti in Italia nel 2011 rispetto agli anni precedenti (Istat, Il matrimonio in Italia. Anno 2011, Statistiche report, 28 novembre 2012 - www.istat.it), mostrano un evidente declino degli stessi. In riferimento al Report di statistiche ISTAT aggiornato al 2012 e trattante la tematica dei matrimoni in Italia1, si rileva come, nel solo 2011, siano stati celebrati complessivamente 204.830 matrimoni, di cui 26.617 nozze con almeno uno sposo straniero (13% del totale). 18.000 sono stati invece i matrimoni misti, ovvero le unioni tra un coniuge italiano e uno straniero, rappresentando altresì la parte più consistente dei matrimoni con almeno uno sposo straniero (68% su un totale di 26.617 matrimoni). Si legge ancora nel Report: “nelle coppie miste la tipologia più frequente è quella in cui lo sposo è italiano e la sposa è straniera. Gli uomini italiani che nel 2011 hanno sposato una cittadina straniera hanno nel 17,7% dei casi una moglie rumena, nel 9,9% un’ucraina e nel 7,6% una brasiliana. Le donne italiane che hanno sposato un cittadino straniero, invece, hanno scelto più spesso uomini provenienti dal Marocco (10%) e dall’Albania (8,1%). I casi in cui la sposa è italiana e lo sposo è tunisino o egiziano sono diminuiti drasticamente a 3 partire dal 2008, al punto da cedere la loro posizione di vertice nella graduatoria a cittadinanze come Regno Unito, Stati Uniti, Germania e Francia” (ibidem, nota 7, p. 7 del Report). Sempre meno gente decide quindi di compiere l’importante passo del matrimonio e chi lo fa, probabilmente, giunge sempre prima, rispetto a tempi passati, alla decisione di porre fine al legame. Le motivazioni di simili scelte possono essere le più disparate. Attraverso una lettura dei dati contenuti nel Report di statistiche Istat del 27 maggio 2013 (Istat, Separazioni e divorzi in Italia. Anno 2011, Statistiche report, 27 maggio 2013 - www.istat.it), è possibile risalire al numero totale di separazioni e divorzi per l’anno 2011, comprendenti altresì quote riguardanti coppie miste presenti nel nostro Paese. Complessivamente, per il 2011, il numero di legami coniugali interrotti ammonta a 88.797 casi di separazione e 53.806 casi di divorzio. Più specificatamente, in materia di dissoluzioni dei legami coniugali cosiddetti misti, nel 2005 sono state pronunciate nei tribunali italiani 7.536 separazioni contro le “4.266 concesse nell’anno 2000, con un incremento pari al 76,7%”; col tempo, “si è registrata una battuta d’arresto sia in valori assoluti che percentuali: nel 2011 le separazioni sono state 7.144, pari all’8% di tutte le separazioni” (ibidem, nota 8, p. 7 del Report), mentre per i divorzi di coppie miste, è possibile osservare una comune tendenza alla crescita, nonostante l’entità del fenomeno sia piuttosto contenuta (4.213 casi nel 2011, pari al 7,8% del totale) (ibidem). Il “grande male” che attanaglia le coppie moderne deriva, probabilmente, dalla mancanza di confronto, comunicazione e scambio di idee reciproche; spesso non si riesce ad impedire che un 'conflitto', inteso come semplice 'incontro tra differenze' (Barone, 2007), degeneri in uno scontro senza vie d’uscita. Non si riesce a vedere altro che sé stessi, si è così presi dalla necessità di dimostrare che è l’altro ad essere sbagliato, da non badare a coloro che, più di tutti, dovrebbero ottenere tutela in queste situazioni: i figli; 'dai figli non si divorzia', scrive nel titolo del suo libro Anna Oliverio Ferraris (cit. in Vegetti Finzi, 2005, p. 43). I bambini contesi nelle dispute familiari divengono protagonisti di scenari di conflittualità e odio reciproco tra genitori; loro, cui spesso viene negato il diritto alla bigenitorialità e alla necessità di mantenere dei rapporti stabili e duraturi con entrambe le figure genitoriali, i loro vissuti di trascuratezza, le sensazioni di abbandono, i loro sensi di colpa. Scrive Roberto Filippini: 'l’odio è un 4 sentimento al servizio della sopravvivenza. Noi odiamo innanzitutto ciò che smentisce il nostro essere, ciò che ci mette in contraddizione con noi stessi, ciò che ci mette in crisi di gestione e di inadeguatezza. Odiamo ciò che ci spaventa' (Filippini, 2007, p. 125). Viene dunque da chiedersi: odiare per sopravvivere, odiare il proprio partner, odiare per un proprio egoismo, per proteggere sé stessi. Ma la sopravvivenza, la felicità, la serenità e la protezione dei piccoli in questi contesti di odio gratuito, chi li garantisce? Emerge così il delicato tema della continuità genitoriale dopo il divorzio, un assunto psico-giuridico di estrema rilevanza che si pone a tutela dei soggetti, i bambini appunto, chiamati a subire in prima persona le conseguenze di una situazione che loro stessi non han cercato e non han voluto. Il principio che emerge con una certa enfasi è quello per cui, al di là della intervenuta scissione di coppia, la funzione genitoriale sopravvive e l’interesse del minore prevale su ogni altro. Grechez asserisce: 'un bambino ha diritto di avere accesso ad entrambi i genitori, ha il diritto di non perdere metà del suo essere figlio e della sua identità, ha il diritto di non essere obbligato a scegliere di detestare uno dei suoi genitori' (Grechez cit. in Virzì - www.prepos.it). Posta a tutela del diritto del minore alla bi genitorialità, oggi la normativa italiana vigente dispone per un affidamento dei figli che sia tra entrambi i genitori2; il giudice non dovrà più porsi quindi nella condizione di valutare attentamente a quale dei due genitori è opportuno che il minore venga affidato, bensì dovrà considerare preliminarmente l’opportunità che i figli restino affidati ad entrambi e che gli stessi possano trovare un comune accordo in tema di suddivisione dei compiti educativi, di mantenimento e cura delle prole. La normativa in vigore riconosce dunque al bambino il diritto a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, a ricevere cura ed educazione da entrambi e conservare rapporti significativi con le rispettive famiglie d’origine, rendendo residuale l’ipotesi della monogenitorialità. Sicuramente però, protagonisti indiscussi nel panorama che fino ad ora si è cercato di delineare restano loro, i figli di genitori appartenenti a mondi diversi e culture dissimili, e le relative difficoltà legate al problema fondamentale della loro educazione. In questi contesti la problematica della sottrazione familiare, “strategia” in cui un 2 Il riferimento è rivolto alla L. 8 febbraio 2006, n. 54, recante: “disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli”. 5 genitore decide volontariamente, unilateralmente e senza consenso alcuno, di sottrarre il figlio al coniuge o ex partner con l’intenzione di nasconderlo e di tenerlo con sé in modo permanente, ha ormai raggiunto dimensioni ragguardevoli, trasformandosi da problema familiare e privato ad accadimento di interesse sociale e legale. La fattispecie si configurerebbe in quei casi in cui un genitore (solitamente il coniuge straniero), prima ancora di eventuali decisioni giudiziarie in materia di affidamento dei figli e a ridosso della rottura del rapporto coniugale, decida di fuggire con la prole in altri Stati al fine di avviare una procedura che garantisca a sé stesso una situazione favorevole in tema di custodia del minore (in riferimento alla cosiddetta pratica del forum shopping, di un foro più facile e più sicuro per ottenere l’affidamento). È possibile che una sottrazione di minore abbia luogo anche nei casi in cui un provvedimento di affidamento sia stato già emesso (o delle decisioni su una condizione affidataria di fatto e non di diritto), e il genitore-sottrattore ne eluda i contenuti ai danni di chi, legalmente, esercita un diritto in tal senso. Potrebbe ancora capitare di trattenere il minore in uno Stato diverso da quello di residenza abituale oltre il periodo legale di visita concesso dal giudice al genitore non affidatario o di sottrarre il minore in uno Stato per portarlo in un altro, dopo aver ottenuto in quest’ultimo una decisione che abbia garantito l’affidamento del minore al genitore rapitore, in contrasto con una precedente decisione. Dunque, che si giunga a sottrarre il proprio figlio al genitore affidatario come gesto di opposizione nei confronti di quest’ultimo, che lo si implementi preventivamente come atto di tutela nei riguardi della propria stessa genitorialità o che rappresenti un comportamento volto alla protezione del minore (nelle situazioni di abuso ai danni del fanciullo, ad esempio), poco importa. Episodi di child abduction o legal kidnapping (per usare le espressioni più diffuse nel contesto internazionale), gravano pesantemente sul vissuto del bambino, conteso, sottratto e chiamato a subire le conseguenze del proprio sradicamento dal contesto di vita abituale. Ai figli di queste coppie viene negato il diritto a vivere dell’affetto di entrambe le figure genitoriali, essi cadono nella trappola del doversi schierare necessariamente con l’una piuttosto che con l’altra. Vivono la sofferenza data dalla lontananza dal genitore affidatario ma non possono ribellarsi a chi, pur essendo divenuto il loro “rapitore”, resta pur sempre un genitore. Sperimentano l’abbandono come una loro colpa, fantasticano un ritorno in famiglia, idealizzano una nuova riunione del nucleo familiare. Ostentano 6 diverse reazioni, differenti soprattutto a seconda dell’età; vivono la 'minaccia di una perdita irreparabile, di una solitudine terrificante' (Vegetti Finzi, 2005, p. 70). È Alberto Salzano, uno tra i massimi esponenti della letteratura italiana ad aver trattato il tema della sottrazione internazionale di minori, a proporre, in un suo articolo, il parallelismo tra l’evento-sottrazione e la nozione di maltrattamento psicologico ai danni del minore (Salzano, 2001). La sottrazione di minore implica un evento traumatico per chi lo subisce, una violenza intrafamiliare che ne turba ogni possibile equilibrio, che genera danni importanti nel processo di formazione della personalità del bambino o dell’adolescente; una crisi imposta che si aggiunge a quelle normative cui già evolutivamente il fanciullo deve far fronte. Essa rappresenta l’acme nelle situazioni altamente pregiudiziali di separazione coniugale, costituisce una forma di disagio sociale in forte crescita. Il bambino è chiamato a vivere una duplice sofferenza, conseguenza sia della perdita dell’altro genitore, sia della necessità data dal dover vivere in un regime di “semi-clandestinità”, in un conflitto permanente tra il desiderio di ricomporre il nucleo familiare, o quanto meno di riunirsi al genitore lontano, e la necessità data dal dovere imparare a convivere comunque col proprio “rapitore”, che resta pur sempre un genitore3. L’impatto con una nuova lingua contribuirà altresì ad amplificare il senso di estraneità e di disorientamento vissuto dal bambino, intensificando il dolore e l’angoscia da smarrimento. Gli autori Noto e Mannino hanno elaborato le principali forme di disagio psichico riscontrabili nel minore sottratto e riassumibili nello schema seguente: - reazioni da “adattamento” e da “sradicamento”: sono tra le forme reattive più consuete; si presentano sotto forma di spaesamento e si contraddistinguono per arrecare al bambino ansietà, depressione e difficoltà di orientamento nelle scelte, una sintomatologia che si ritrova solo nei primi mesi di soggiorno nel nuovo Paese di accoglienza; - reazioni “psicosomatiche”: di risposta corporea al malessere emotivo; si palesano manifestazioni sia di tipo dermatologico che gastro-intestinale; 3 Cfr.: http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/stampati/html/relazioni%5C16PDL0021840.html (Discorso alla Camera che riassume le linee essenziali del fenomeno delle sottrazioni internazionali di minori). 7 - “situatività nostalgica”: si tratta di pensieri e sentimenti nostalgici, “dallo stupore melanconico al mutismo, dal negativismo a spunti deliranti”; - “quadri psicotici”, comprendenti stati confusionali improvvisi, forme allucinatorie e depressive atipiche, nonché sviluppi deliranti (Noto e Mannino, 2009, p. 149). Gravoso, dunque, il danno psicologico che il minore riceve nelle situazione di drastico sradicamento dalla realtà di appartenenza, dal proprio contesto di “residenza abituale”; un impatto violento che genera disagio, perdita di ogni sicurezza e della propria autostima, perdita della propria identità; un dolore che colpisce il bambino, senza che questo possa contare sull’affetto dei due genitori per essere a ciò gradualmente preparato. La necessità di garantire il bene del minore ha così portato, nel corso di qualche decennio, alla stipula di trattati e strumenti pattizi in grado di proporre soluzioni concrete alle problematiche concernenti il diritto minorile e volti al ripristino di situazioni precedenti azione di kidnapping. La via migliore, se non l’unica, per combattere il problema della sottrazione resta quella della cooperazione internazionale. Diversi sono gli strumenti giuridici sino ad oggi approvati, sebbene essi non siano stati ratificati da tutti gli Stati. Il fenomeno trova essenziale regolamentazione nelle due Convenzioni cardine, ma non solo: quella de L’Aja del 25 ottobre 1980, entrata in vigore in Italia il primo maggio 1995 (così come integrata dal successivo Regolamento CE 2201/2003, anche definito Bruxelles II-bis), inerente gli aspetti privatistici della sottrazione di minore, e quella di Lussemburgo, Convenzione europea sul riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni in materia di affidamento dei minori e di ristabilimento dell’affidamento, aperta alla firma il 20 maggio 1980, in vigore in Italia dal primo giugno 1995. L’obiettivo primario delle due Convenzioni è unico e consiste nel fornire un immediato rimedio all’evento-sottrazione. Lo scopo è ripristinare lo status quo ante del minore rispetto all’evento e l’opportunità di farlo nel più breve tempo possibile, prima che lo stesso possa rifarsi una nuova vita altrove, rendendo così vana la necessità di un ritorno presso il luogo di residenza abituale; ma, mentre la Convenzione de L’Aja del 1980 privilegia il rientro immediato del minore indipendentemente dal riconoscimento e dall’esecuzione di una precedente decisione straniera di affidamento, la Convenzione europea 'non limita la sua sfera di competenza 8 ai soli casi di sottrazione e non restituzione', ma la estende a qualunque decisione in tema di affidamento, anche 'a prescindere dal fatto che si sia verificato un caso di rapimento' (Mori, 2005). Ai sensi di questa normativa, dunque, si configura come trasferimento illegittimo di minore ogni spostamento che violi il provvedimento di affidamento o il diritto di visita, quando invece, nei termini previsti dalla Convenzione de L’Aja, 'ad attribuire illegalità al trasferimento del minore all’estero non è solamente o necessariamente la violazione di un provvedimento giudiziale di affidamento, peraltro eventuale, bensì anche l’effettivo mancato esercizio della potestà genitoriale o di un potere analogo, in mancanza di un provvedimento di separazione, divorzio o di affidamento giudiziale' (Anceschi cit. in Contiero, 2009, p. 241). Sul tema delle sottrazione internazionali di minori, i dati ottenuti grazie alle richieste avanzate, e corrisposte, dal Ministero della Giustizia4, Dipartimento per la Giustizia Minorile, e dal Ministero degli Affari Esteri, Dipartimento per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie, prospettano un fenomeno, seppur non in costante crescita, comunque riportante proporzioni notevoli. In totale le istanze giunte agli Uffici dell’Autorità Centrale5 Italiana6 nell’arco di 12 anni complessivi (dal 2000 al 2012), comprendenti sia la tipologia “rimpatrio”, che 4 L’insieme dei dati qui di seguito elaborati è stato reperito successivamente a richiesta avanzata al Magistrato addetto per l’Ufficio II - Autorità Centrali Convenzionali [[email protected]]. Il materiale fornito fa riferimento a dati derivanti dal Dipartimento per la Giustizia Minorile - Ufficio I del Capo Dipartimento - Servizio Statistica. L’ultimo aggiornamento disponibile, da cui si sono attinte le informazioni sul fenomeno, è risalente alla data del 24 gennaio 2013. 5 Istituzione prevista per ogni Stato aderente alla Convenzione de L’Aja del 1980, col compito di adempiere agli obblighi imposti dagli accordi stipulati, garantirne un’applicazione e provvedere all’esecuzione delle procedure essenziali per il ritorno immediato del minore nel Paese di residenza abituale (artt. 6 e 7 Conv. de L’Aja). A tal fine, i cittadini degli Stati firmatari della Convenzione olandese avranno la facoltà di rivolgersi all’Autorità Centrale dello Stato di residenza abituale del minore o direttamente alle Autorità Centrali degli Stati contraenti (art. 8 Conv. de L’Aja), potendo contare, nello Stato in cui si svolge la procedura, del diritto alla stessa assistenza giudiziaria di cui godrebbero se fossero residenti in tale Stato (art. 25). Compito delle Autorità sarà dunque quello di provvedere alla localizzazione del minore illecitamente trasferito o trattenuto, impedendo nuovi pericoli per lo stesso e tentando di favorire una consegna volontaria (art. 7 Conv. de L’Aja). La procedura dovrà “essere espletata con urgenza, in un termine che non superi le sei settimane. Trascorso tale termine l’Autorità Centrale del Paese richiesto può essere sollecitata a spiegare i motivi del ritardo” (art. 11 Conv. de L’Aja). 6 La Repubblica italiana riconosce nel Ministero della Giustizia, Dipartimento per la Giustizia Minorile, Ufficio delle Autorità Centrali Convenzionali, l’Autorità Centrale competente per il nostro Paese (art. 3 - L. 64/94). 9 la tipologia “diritto di visita”7, ammontano a n. 2.174 richieste; più specificatamente, 400 sono state le sollecitazioni in tema di esercizio del diritto di visita e 1.774 le petizioni di rimpatrio del minore. Dalle distribuzioni tra le richieste avanzate (cfr.: tab. 1.1) emerge come, mentre per il diritto di visita il numero delle istanze presentate è distribuito tra gli anni in modo più o meno omogeneo, per le richieste di rimpatrio si registra, soprattutto nel biennio 2008- 2009, un notevole picco rispetto agli anni precedenti e successivi. Tabella 1.1. – Istanze pervenute all’Ufficio dell’Autorità Centrale italiana negli anni dal 2000 al 2012, secondo la tipologia. Anni Rimpatrio Totale 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Esercizio del diritto di visita 41 26 26 24 32 21 27 100 99 94 99 98 130 124 141 125 120 123 130 151 151 2007 40 169 209 2008 41 197 238 2009 40 179 219 2010 34 159 193 2011 23 153 176 2012 25 173 198 Totale 400 1.774 2.174 Fonte dei dati: Dipartimento per la Giustizia Minorile. Più specificatamente, delle 400 istanze presentate per l’esercizio del diritto di visita, 240 hanno riguardato casi attivi e 160 casi passivi8, mentre, delle 1.774 istanze avanzate per il rimpatrio di minore, 1.125 hanno riguardato casi attivi e 649 situazioni passive. Nel complesso, dunque, tra richieste di rimpatrio e di esercizio del diritto di visita, 7 Opportuno il riferimento alla distinzione tra le richieste di rimpatrio/ritorno del minore da parte del genitore affidatario, titolare del diritto di custodia, e le richieste di rientro del minore a seguito di illecito trattenimento per violazione dell’esercizio del diritto di visita. 8 I dati forniti dal Dipartimento per la Giustizia Minorile, in sostanza, concernono casi di sottrazione internazionale di minori, sia attivi che passivi (potendo riguardare sia situazioni in cui un minore italiano viene illecitamente trasferito o trattenuto all’estero, sia situazioni di bambini stranieri contesi all’estero e condotti in Italia), che contraddistinguono realtà firmatarie della Convenzione de L’Aja del 1980 (nonché Regolamento CE 2201/2003 - Bruxelles II-bis). 10 1.365 casi sono da considerarsi attivi, costituendo così una corposa maggioranza, e 809 sono definibili come passivi. Immediata l’evidenza del numero largamente più elevato di istanze cui l’Autorità Centrale italiana ha dovuto far fronte, concernenti situazioni di minori italiani “sottratti” ed “espatriati” verso paesi lontani ma comunque aderenti alla Convenzione olandese del 1980. Più nel dettaglio: su un totale di 240 casi attivati dall’Autorità Centrale italiana in merito all’esercizio del diritto di visita (anni 20002012), il nostro Paese ha dovuto avanzare richieste, in misura maggiore, nei confronti degli Stati Uniti (31 casi), della Germania (22) e della Polonia (16); questi i tre picchi più elevati. Nello stesso periodo di riferimento, su un totale di 1.125 casi attivi pervenuti all’Ufficio dell’Autorità Centrale italiana e riguardanti, invece, il rimpatrio del fanciullo, le istanze hanno avuto una maggiore attinenza con richieste a favore del minore localizzato tra Romania (124 istanze), Polonia (113) e Germania (104). Anche sul totale dei casi attivi, comprendendo quindi sia richieste di rimpatrio che di esercizio del diritto di visita, Romania (133), Polonia (129) e Germania (126) sembrano essere le destinazioni preferite da parte di genitori-sottrattori nei confronti di bambini italiani (per ulteriori dati concernenti altre realtà mondiali, cfr.: tab. 1.2.). Tabella 1.2. – Istanze pervenute all’Ufficio dell’Autorità Centrale italiana complessivamente negli anni dal 2000 al 2012, secondo la tipologia di istanza e le AA.CC. richieste. Casi attivi. AA.CC. richieste Argentina Australia Austria Belgio Bielorussia Brasile Bulgaria Canada Cile Cipro Colombia Costa Rica Croazia Danimarca Ecuador Estonia Tipo di istanza Totale Esercizio del diritto di visita Rimpatrio 4 6 7 5 0 6 0 8 2 1 2 1 1 6 1 1 23 15 12 18 2 62 13 13 6 0 16 4 4 5 19 1 11 27 21 19 23 2 68 13 21 8 1 18 5 5 11 20 2 Finlandia Francia Germania Gran Bretagna Grecia Honduras HongKong Irlanda Isreale Lettonia Lituania Lussemburgo Macedonia Malta Messico Nicaragua Norvegia Olanda Panama Perù Polonia Portogallo Principato di Monaco Repubblica Ceca Rep. di Moldova Rep. Dominicana Romania San Marino Scozia Serbia-Montenegro Slovacchia Slovenia Spagna Stati Uniti Sud Africa Svezia Svizzera Thailandia Turchia Ucraina Ungheria Uruguay Venezuela Totale complessivo 0 11 22 14 0 1 0 2 1 0 0 0 0 0 8 0 4 5 2 0 16 1 0 6 3 0 9 2 3 0 4 0 10 31 2 0 14 0 1 7 7 0 3 240 9 70 104 56 6 0 1 6 6 3 4 1 2 1 15 1 1 26 1 18 113 9 1 24 6 12 124 0 3 6 20 3 56 91 2 8 33 2 3 25 23 3 14 1.125 9 81 126 70 6 1 1 8 7 3 4 1 2 1 23 1 5 31 3 18 129 10 1 30 9 12 133 2 6 6 24 3 66 122 4 8 47 2 4 32 30 3 17 1.365 Fonte dei dati: Dipartimento per la Giustizia Minorile. Diversamente, per ciò che concerne i cosiddetti casi passivi, su un totale di 809 istanze, ben 649 hanno riguardato richieste di rimpatrio e 160, invece, l’esercizio del diritto di visita. Più nel dettaglio: tra le richieste di rimpatrio del minore straniero (649), 116 12 istanze sono pervenute dalla Germania, 47 dalla Gran Bretagna e 46 dagli Stati Uniti, immediatamente seguiti dalla Polonia con 44 casi, mentre le istanze volte al ripristino dell’esercizio del diritto di visita (160), sono risultate provenienti in prevalenza da: Germania, con 20 casi, Svizzera (19) e Francia (14). Anche sul totale di casi “passivi”, tra rimpatrio ed esercizio del diritto di visita, Germania (136), Svizzera (57) e Stati Uniti (54) appaiono come i Paesi con i più elevati picchi di richieste rivolte all’Italia, seguiti da Francia (53) e Gran Bretagna (53) (cfr.: tab. 1.3.). Tabella 1.3. – Istanze pervenute all’Ufficio dell’Autorità Centrale italiana complessivamente negli anni 2000-2012, secondo la tipologia di istanza e le AA.CC. richieste. Casi passivi. AA.CC richiedenti Argentina Australia Austria Belgio Bielorussia Bosnia-Erzegovina Brasile Bulgaria Canada Cile Cina Cipro Colombia Costa Rica Croazia Danimarca Ecuador Estonia Finlandia Francia Germania Gran Bretagna Grecia HongKong Irlanda Isreale Lettonia Lituania Lussemburgo Macedonia Tipo di istanza Totale Esercizio del diritto di visita Rimpatrio 13 1 1 3 1 0 1 4 6 1 0 0 2 0 2 7 0 0 0 14 20 6 0 0 0 3 0 2 1 0 29 11 12 24 2 1 10 3 9 2 1 2 2 3 4 3 5 3 4 39 116 47 4 1 4 2 3 5 1 2 13 42 12 13 27 3 1 11 7 15 3 1 2 4 3 6 10 5 3 4 53 136 53 4 1 4 5 3 7 2 2 Malta Mauritius Messico Norvegia Nuova Zelanda Olanda Panama Paraguay Perù Polonia Portogallo Repubblica Ceca Rep. di Moldova Rep. Dominicana Romania Scozia Serbia-Montenegro Slovacchia Spagna Sri lanka Stati Uniti Sud Africa Svezia Svizzera Thailandia Turchia Ucraina Ungheria Uruguay Venezuela Totale complessivo 0 1 2 0 1 5 0 1 0 5 0 1 0 1 11 0 1 2 5 0 8 1 0 19 0 0 4 3 0 1 160 1 1 5 4 0 15 3 2 2 44 7 8 1 2 22 2 2 13 24 1 46 2 8 38 1 1 22 11 1 6 649 1 2 7 4 1 20 3 3 2 49 7 9 1 3 33 2 3 15 29 1 54 3 8 57 1 1 26 14 1 7 809 Fonte dei dati: Dipartimento per la Giustizia Minorile. Restringendo l’ambito d’interesse, e considerando esclusivamente i casi di sottrazione di minori per l’anno 2012, si registri come il numero di istanze pervenute all’Ufficio dell’Autorità Centrale italiana in merito a casi di sottrazione sia “attivi” (130) che “passivi” (68), ammonti complessivamente a 198. Di questi, 173 hanno riguardato richieste di rimpatrio (119 casi “attivi” e 54 “passivi”) e 25 l’esercizio del diritto di visita (11 casi “attivi” e 14 “passivi”). Ancora una volta, dai dati a disposizione, è possibile osservare come, anche per l’anno 2012, vi sia una netta prevalenza di casi attivi sui casi passivi (130 vs 68) e di richieste di rimpatrio del minore sulle istanze presentate per il ripristino dell’esercizio del diritto di visita (173 vs 25). 14 Spesso, a proposito della problematica oggetto di studio del presente lavoro, ci si interroga altresì sul numero di minori coinvolti nei diversi eventi-sottrazione, nonché su chi ne sia la persona responsabile. È stato osservato, attraverso i dati messi a disposizione del Ministero, come dei 198 casi che costituiscono il totale delle istanze pervenute alla nostra Autorità Centrale nell’anno 2012, 169 siano i casi che, comprendendo sia richieste di rimpatrio che di esercizio del diritto di visita, hanno visto coinvolto 1 solo minore (146 istanze di rimpatrio e 23 di esercizio del diritto di visita); diversamente, 24 casi hanno riguardato il coinvolgimento di due minori assieme (23 istanze di rimpatrio ed una richiesta per l’esercizio del diritto di visita), 4 casi hanno interessato 3 minori (3 minori in tre richieste di rimpatrio e 3 minori nell’unica richiesta inerente il diritto di visita) e, da ultimo, 1 solo caso di richiesta di rimpatrio ha visto “trascinare” ben 4 minori assieme. Si potrebbe dire con certezza, quindi, che a prevalere sul numero totale delle istanze relative all’anno 2012 siano le richieste di rimpatrio/esercizio del diritto di visita per i casi di sottrazione internazionale di minore, coinvolgenti n. 1 fanciullo per ogni evento. Attorno alla diversa tematica inerente, invece, la persona responsabile dell’avvenuta sottrazione del minore, nonché la persona richiedente il rimpatrio del fanciullo, è possibile che si rilevi come, nell’anno di riferimento 2012 e su un valore di 100 istanze pervenute (si ricordi che il totale delle richieste di rimpatrio per il 2012 ammontava a n. 173 casi totali), a risultare responsabile della sottrazione del minore sia stata, nell’85% dei casi, la madre, solo nel 13% dei casi il padre e nel 2% altri soggetti non ben definiti. Parallelamente, quindi, è solitamente il padre (83% dei casi su un valore di 100 istanze pervenute) a richiedere il rimpatrio del minore; alla madre è riservato un 15% dei casi e un 2% viene attribuito ad altri soggetti, non altrimenti definiti. Un ulteriore dato d’interesse concerne la tipologia di richieste pervenute all’Ufficio Centrale nel solo anno 2012, riguardanti sia il rimpatrio del minore che l’esercizio del diritto di visita, sulla base delle Autorità Centrali estere richieste dall’Italia nei casi attivi (casi di minori abitualmente residenti in Italia ed “espatriati” all’estero) e delle Autorità Centrali richiedenti all’Italia nei casi passivi (minori 15 residenti all’estero e condotti nel nostro Paese)9. Premettendo che, nel 2012, il numero di casi attivi ammonta ad un totale di 130, comprendenti 11 richieste in merito all’esercizio del diritto di visita e 119 richieste di rimpatrio, si sottolinei come, sul totale, siano le Autorità Centrali della Romania (19 casi), del Brasile (15 casi) e della Polonia (12 casi) ad essere al centro delle richieste avanzate dall’Ufficio dell’Autorità Centrale italiana (cfr.: grafico 2.1.). Grafico 2.1. – Istanze pervenute all’Ufficio dell’Autorità centrale italiana nell’anno 2012. Casi attivi. Autorità Centrali estere richieste dall’Italia. Fonte dei dati: Dipartimento per la Giustizia Minorile. Nello specifico: per ciò che concerne i casi attivi e le richieste di rimpatrio del minore, è possibile rilevare come le istanze pervenute all’Ufficio Centrale riguardino, in misura maggiore, richieste per la Romania (19 casi), il Brasile (13 casi) e la Polonia (11). Invece, in merito ai casi attivi e le richieste per il ripristino dell’esercizio del diritto di visita, è utile notare come le istanze pervenute all’Ufficio dell’Autorità Centrale del nostro Paese (nonostante i valori siano tra loro molto omogenei, aggirandosi tra un numero di casi che varia da 0 a 2), interessino prevalentemente gli Stati Uniti (2 casi) ed il Brasile (2). Viceversa, per ciò che riguarda le istanze pervenute all’Autorità Centrale italiana in merito ai cosiddetti casi passivi, si rileva come le richieste, in totale (68, 54 riguardanti 9 Così come esaminato per il periodo di riferimento dal 2000 al 2012. 16 il rimpatrio del minore e 14 l’esercizio del diritto di visita), provengano prevalentemente dalla Germania (9 casi), dall’Ucraina (7), dalla Spagna (4) e dalla Gran Bretagna (4), seguendo una distribuzione più o meno omogenea tra le diverse realtà (cfr.: grafico 2.2). Grafico 2.2. – Istanze pervenute all’Ufficio dell’Autorità centrale italiana nell’anno 2012. Casi passivi. Autorità Centrali estere richiedenti all’Italia. Fonte dei dati: Dipartimento per la Giustizia Minorile. In riferimento ai casi passivi richiedenti più specificatamente il rimpatrio del minore, solo la Germania e l’Ucraina presentano, entrambe con 6 casi, i picchi più significativi in materia, mentre l’esercizio del diritto di visita nei casi passivi viene tutelato in principal modo dalla Germania, con un totale di 3 casi. Trattando del fenomeno delle sottrazioni internazionali di minori, ovviamente, ci si auspica che i casi possano giungere rapidamente ad una loro definizione che sia altresì quanto più vantaggiosa ed indolore possibile per il minore interessato. Purtroppo però i dati forniti dal Ministero della Giustizia mostrano una tendenza non proprio positiva in tali termini. A proposito delle istanze pervenute all’Ufficio dell’Autorità Centrale italiana nel corso del 2012, infatti, la percentuale dei casi definiti nello stesso anno risulta davvero molto bassa; percentualmente, i casi attivi10, sembrano necessitare di un tempo maggiore per giungere alla loro definizione (76% dei casi del 2012 sono ancora tutt’ora in corso rispetto al 24% dei casi già definiti), se paragonati alle situazioni passive, definite per un 39% nell’arco del 2012. Questo, probabilmente, a 10 Ovvero i casi riguardanti minori “sottratti” dall’Italia e condotti all’estero. 17 dimostrazione di quanto sottolineato nell’opuscolo sulla sottrazione internazionale di minori, redatto dal Dipartimento per la Giustizia Minorile, in cui si riporta che: “è corretto e onesto osservare come l’Autorità Centrale italiana e, in generale, le autorità giudiziarie italiane competenti, applicano al meglio la Convenzione, sia attivandosi ad ampio raggio al fine di attuare le disposizioni della Convenzione, sia, più specificatamente, aderendo pienamente all’urgenza che dovrebbe comunque caratterizzare la procedura internazionale [...]. Del pari, va però evidenziato come di altre autorità centrali e di altre autorità giudiziarie di alcuni Stati contraenti, al di là dell’adesione formale e di principio alla Convenzione, si rileva una chiusura e un’applicazione partigiana della Convenzione stessa, situazione che conduce all’obiettivo finale di favorire ad oltranza «il proprio cittadino» a discapito spesso del minore e dei suoi interessi reali. È dunque innegabile che la mancata previsione di un meccanismo di controllo o di un organismo sovranazionale destinati a far applicare la Convenzione nella maniera più possibile consona ai bisogni dei minori, facendo anche prevalere realmente le disposizioni convenzionali agli ordinamenti nazionali, comporti una ampia discrezionalità sul modo in cui la Convenzione viene applicata, tanto nella lettera, quanto nello spirito che la sostanzia” [Viale (a cura di), 2006 www.giustiziaminorile.it]. Non rimane ora che cercare di approfondire la tematica in oggetto secondo la prospettiva dei diretti protagonisti coinvolti, i minori; l’interrogativo che ci si è posto è il seguente: vengono “sottratti” in misura maggiore i maschi o le femmine? E qual è l’età prevalente? A tal proposito, in riferimento all’anno 2012, il totale dei casi di sottrazione di minore per cui è stata presentata istanza di rimpatrio agli Uffici addetti, ha visto coinvolti, complessivamente, 208 minori, di cui 90 femmine (43%) e 118 maschi (57%), con una leggere prevalenza, dunque, di questi ultimi sulle prime. In particolare, tra i maschi per i quali è stata effettuata istanza di rimpatrio, l’età prevalente si aggira attorno ai due anni (16 minori) e ai 3 e 4 anni (14 minori). L’età in cui le bambine, invece, risultano sottratte e portate altrove, spazia notevolmente, con picchi più considerevoli tra 2 (15 casi) e 1 anno (11 casi). L’età che accomuna maschi e femmine al momento della sottrazione, dunque, è quella di 2 anni (31 minori in totale), 1 anno (24 minori) o al massimo 4 anni (20 elementi). Leggermente differenti dai dati appena presentati, le caratteristiche dei minori coinvolti nei casi di sottrazione 18 relativamente all’anno 2012, per i quali è stata presentata all’Ufficio dell’Autorità Centrale italiana, al contrario di quanto sopra riportato, istanza di esercizio del diritto di visita. In particolare, su un totale di 28 minori coinvolti, 15 sono maschi (54%) e 13 femmine (46%). Tra i maschi, l’età prevalente al momento della presentazione dell’istanza tende a variare notevolmente; si ritrovano 4 casi di minori coinvolti, aventi 7 anni, 3 maschi aventi 3 anni e altresì 3 elementi con 12 anni di età. L’età delle bambine, invece, risulta più o meno equamente distribuita tra le varie fasce, con una piccola prevalenza della fascia dei 2 anni (3 casi). Sul totale, tra maschi e femmine, l’età in cui si registra il numero maggiore di istanze per l’esercizio del diritto di visita, presentate a seguito di sottrazione del minore, risulta posizionarsi tra i 7 (5 casi) e i 12 anni (5 casi). In sostanza: le istanze di rimpatrio riguarderebbero, in misura prevalente, il sesso maschile (57%) rispetto al femminile (43%). Le istanze per il ripristino dell’esercizio del diritto di visita, invece, interesserebbero, per un 54% i maschi e per un 46% le femmine; calerebbe dunque la percentuale maschile e aumenterebbe quella femminile. Di diversa natura risultano essere i dati relativi alla sottrazione internazionale di minori, questa volta richiesti e forniti dal Ministero degli Affari Esteri 11. I dati ottenuti grazie alla collaborazione del MAE si rivelano interessanti per comprendere in quali aree geografiche il fenomeno è maggiormente diffuso. L’indagine per aree riguarda sia il periodo che si estende dal 2009 al 2011, sia, più strettamente, il solo anno 2012. Si noti come, su un totale di 286 casi riportati dal MAE per l’anno 2012, l’area geografica con il tasso più elevato di “ricezione” di minori italiani sottratti dall’Italia e condotti all’estero, sia stata l’America (con 97 casi), seguita dall’Unione Europea (87 casi) e dai Paesi europei non appartenenti all’Unione (47), situazione in parte ribaltata rispetto a quanto rilevato nell’anno immediatamente precedente. Se si considera il periodo che si estende dal 2009 al 2011, infatti, risulta piuttosto evidente come il 2011 sia stato l’anno 11 Il Ministero degli Affari Esteri è chiamato ad intervenire, esclusivamente, nelle situazioni di sottrazione di minore italiano, conteso e trasferito all’estero. In questo caso, la competenza del MAE e delle Rappresentanze diplomatico-consolari, nei casi di illecita conduzione all’estero di minore italiano, è primaria, se lo Stato in cui il fanciullo viene trasferito o trattenuto non aderisce alla Convenzione de L’Aja del 1980 e/o non è destinatario del Regolamento (CE) n. 2201/2003, mentre viene definita di sostegno all’azione del Ministero della Giustizia, nella situazione contraria. In tal caso la competenza primaria è affidata al Dipartimento di Giustizia Minorile, in veste di Autorità Centrale italiana, preposta ad investire del caso segnalato la omologa Autorità Centrale straniera. 19 con il numero maggiore di casi di minori italiani sottratti e condotti nelle differenti aree geografiche considerate. Il 2012 ha contato un totale di 286 casi di sottrazione di minori italiani, un numero leggermente inferiore ai casi del 2011 (300). Nel 2012, rispetto all’anno antecedente, si è registrata una diminuzione dei casi nell’Unione Europea (106 casi nel 2011 contro gli 87 casi del 2012) e un leggero decremento anche per ciò che concerne le realtà europee ma non appartenenti all’Unione (50 casi nel 2011 e 47 nel 2012); un incremento, invece, viene fatto registrare dalle Americhe, con 87 casi nel 2011 e 97 nel 2012, dall’Africa sub-sahariana (6 casi nel 2011 e 8 nel 2012), dall’Asia e Oceania (18 casi nel 2011 e 19 nel 2012) e dall’area del Mediterraneo e del Medio Oriente, con 33 situazioni nel 2011 e 38 nel 2012. Il 2011, invece, ha riportato come meta preferita l’Unione Europea (con 106 casi), seguita dalle Americhe (87 casi); la destinazione meno privilegiata sembra essere stata, invece, a dispetto di quanto i luoghi comuni non confermino, l’Africa sub-sahariana (6 casi). Lo stesso andamento si è osservato nei due anni precedenti, il 2010 ed il 2009. Su un totale di 242 sottrazioni nel 2010 (tra tutti, l’anno meno denso di eventi-sottrazione), e 273 nel 2009, seppur in percentuali minori rispetto al 2011, le aree geografiche che hanno il maggior numero di bambini italiani sono risultate: l’Unione Europea (87 situazioni nel 2010, 100 nel 2009), le Americhe (71 casi nel 2010 e 71 nel 2009), mentre invece, l’Africa sub-sahariana è rimasta la regione meno privilegiata tra tutte, con un numero di 6 sottrazioni accolte nel 2010 e 3 nel 2009 (cfr.: tab. 1.4.). Tavola 1.4. – Sottrazione internazionale di minori italiani: casi trattati dal MAE per area geografica (anni 2009 - 2011). Area geografica Unione Europea Europa (Paesi no UE) Americhe 2009 2010 100 di cui nuovi 20 2011 87 di cui nuovi 14 106 di cui nuovi 18 53 11 45 8 50 5 71 29 71 21 87 16 Mediterraneo e M.O. Africa sub sahariana Asia e Oceania Totale 22 5 19 5 33 10 3 1 6 3 6 1 24 273 3 62 14 242 2 53 18 300 4 56 Fonte: DGIT 20 Interessante appare altresì l’obiettivo di offrire una più vasta panoramica delle differenti aree geografiche considerate e dei soli Paesi afferenti a queste aree, che abbiano presentato negli anni picchi importanti, sia in positivo che in negativo, circa eventi di sottrazione internazionale di minori condotti dall’Italia, luogo di residenza abituale, verso altre realtà estere (periodo di riferimento: 2009-2011). Ancora una volta, ci si avvale dei dati forniti dal MAE, Dipartimento per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie. Tra i Paesi appartenenti all’Unione Europea, a presentare picchi maggiori in termini di ricezione del minore sottratto, si citino nell’ordine: la Polonia (con 66 casi totali), la Romania (con 50 casi), la Germania (22) ed il Regno Unito (19) (cfr. tab. 1.5.). Tavola 1.5. – Sottrazione internazionale di minori italiani: casi trattati dal MAE per area geografica (anni 2009 - 2011) - Unione Europea. Paese 2009 Austria Belgio Bulgaria Danimarca Estonia Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Lettonia Lituania Malta Paesi Bassi Polonia Portogallo RegnoUnito Rep. Ceca Romania Slovacchia Slovenia Spagna Svezia Ungheria Totale UE 4 1 2 2 2 2 10 1 1 1 2 1 6 22 2 3 1 17 7 2 0 1 1 100 di cui nuovi 2010 1 1 2 3 1 2 1 4 1 1 1 1 1 21 2 6 2 16 8 2 9 1 87 1 1 1 1 4 7 3 1 1 20 di cui nuovi 1 1 1 1 1 3 1 3 1 1 14 2011 1 1 2 3 2 2 1 8 1 1 2 1 1 23 2 10 3 17 9 2 9 5 100 di cui nuovi 1 4 1 2 3 1 1 1 4 18 Fonte: DGIT 21 Diversamente, invece, i casi trattati dal MAE per area geografica e riguardanti situazioni di minori italiani sottratti e condotti in Europa, tra Paesi non appartenenti all’Unione, appaiono maggiormente distribuiti tra la Federazione Russa, con ben 53 sottrazioni accolte tra gli anni dal 2009 al 2011, l’Ucraina (47 casi) e, per includere un terzo elemento (seppure i numeri si riducano drasticamente), la Svizzera, con un totale di 8 casi(cfr.: tab. 1.6.). Tavola 1.6. – Sottrazione internazionale di minori italiani: casi trattati dal MAE per area geografica (anni 2009 - 2011) - Europa (Paesi no UE). Paese 2009 Bielorussia Croazia Fed. Russa Islanda Kosovo Moldova Norvegia 1 4 18 1 1 1 1 SanMarino 2 Serbia 1 Svizzera di cui nuovi 2010 di cui nuovi 2011 2 1 12 1 2 3 16 2 1 1 1 1 3 2 2 2 1 1 5 3 3 Turchia 3 1 1 Ucraina 15 3 16 1 16 Totale Europa (no UE) 53 11 45 8 50 6 1 1 6 di cui nuovi 5 Fonte: DGIT Per ciò che concerne le Americhe, il maggior numero di sottrazioni internazionali di minori italiani ivi condotti, si indirizza per lo più verso le realtà di Cuba (con un totale di 40 eventi), Brasile (29 casi) e Stati Uniti d’America (37) (cfr.: tab. 1.7.). Tavola 1.7. – Sottrazione internazionale di minori italiani: casi trattati dal MAE per area geografica (anni 2009 - 2011) - Americhe. Paese 2009 Argentina Bolivia Brasile Canada 7 1 8 3 di cui nuovi 4 3 1 2010 5 1 10 1 22 di cui nuovi 1 6 2011 5 1 11 1 di cui nuovi 1 Cile Colombia Costa Rica Cuba Ecuador Messico Perù Rep.Domin. USA Uruguay Venezuela Totale Americhe 3 4 3 13 1 3 3 5 12 2 2 71 1 1 4 1 1 1 3 1 1 22 2 4 2 13 3 5 2 5 10 2 6 71 3 2 1 2 2 4 21 2 5 3 14 3 0 5 6 15 2 6 87 1 1 1 1 3 5 3 16 Fonte: DGIT La situazione tra i Paesi del Mediterraneo e l’area del Medio Oriente, invece, può essere così riassunta: Tunisia e Marocco tra le realtà che, più di altre, hanno rappresentato meta privilegiata per l’illecito trasferimento o trattenimento di minori italiani contesi nel nostro Paese e condotti nell’area di riferimento. La prima totalizza, tra il 2009 e il 2011, 22 casi di sottrazione, mentre il Marocco, nello stesso periodo di riferimento, ne conta 19 (cfr.: tab. 1.8.). Tavola 1.8. – Sottrazione internazionale di minori italiani: casi trattati dal MAE per area geografica (anni 2009 - 2011) - Mediterraneo e Medio Oriente. Paese 2009 Algeria Egitto Iran Libano Marocco Siria Tunisia Totale Mediterraneo e MO 3 3 1 4 4 7 22 di cui nuovi 2010 1 2 2 1 4 4 5 5 19 1 1 2 di cui nuovi 2011 2 2 4 1 5 11 1 0 5 33 2 1 di cui nuovi 2 1 7 1 3 14 Fonte: DGIT Tra i Paesi dell’Africa sub-sahariana, al contrario, nessun Paese emerge in modo particolare; nessuna realtà conta un numero maggiore di minori italiani sottratti, rispetto alle altre: vi è una sostanziale, debole, omogeneità tra Paesi come il Senegal, l’Etiopia, il Kenia, la Nigeria e il Sud Africa, ciascuno riportante un numero particolarmente ridotto di casi (cfr.: tab. 1.9.). 23 Tavola 1.9. – Sottrazione internazionale di minori italiani: casi trattati dal MAE per area geografica (anni 2009 - 2011) - Africa sub-sahariana. Paese Etiopia Kenia Nigeria Senegal SudAfrica Totale Africa 2009 1 1 1 3 di cui nuovi 1 1 2010 1 1 2 1 1 6 di cui nuovi 1 1 1 3 2011 1 1 1 2 1 6 di cui nuovi 1 1 Fonte: DGIT Considerando l’ultima area geografica di interesse (Asia ed Oceania), si noti come ad emergere tra i Paesi con il più elevato tasso di “ricezione” di minori italiani sottratti e ivi condotti, sia esclusivamente l’Australia, con un totale di 10 eventi-sottrazione spalmati nel triennio di riferimento; gli altri Paesi non presentano picchi particolarmente significativi, con una distribuzione piuttosto omogenea tra i diversi contesti (cfr.: tab. 1.10.). Tavola 1.10. – Sottrazione internazionale di minori italiani: casi trattati dal MAE per area geografica (anni 2009 - 2011) - Asia e Oceania. Paese 2009 Australia Filippine Giappone Indonesia Kazakistan Malaysia Pakistan Rep. Pop. Cinese Tagikistan Thailandia Totale Asia e Oceania 3 3 3 3 1 3 3 3 di cui nuovi 1 1 3 1 2 2 1 di cui nuovi 1 1 1 2 1 1 24 2010 1 1 1 3 14 2 2011 4 1 3 2 2 1 2 di cui nuovi 1 1 1 1 2 1 18 4 Fonte: DGIT Dunque, per concludere: si è sicuramente convinti dell’opportunità, per tutti i Paesi, anche molto lontani dalla nostra cultura e dalle nostre ideologie, di aderire ai trattati convenzionali di carattere internazionale stipulati nel tempo; una tutela giuridica 24 formale che favorisca la condizione del minore e che ne garantisca un’adeguata protezione, è assolutamente caldeggiata. Ma ciò su cui è importante riflettere è qualcosa di ancora più semplice e più immediatamente implementabile. Basterebbe che per un attimo si indossassero i panni dei bambini, vittime deboli ed indifese, “schiavi” di un destino non scelto da loro ma subito in silenzio, senza quel “rumore assordante” che invece solo gli adulti sarebbero capaci di smuovere. Basterebbe scoprire il volto umano della vicenda, percepire la sofferenza silenziosa dei bambini, pensare alle loro necessità e tenere conto dei loro desideri. Al contempo, occorrerebbe vestire i panni del coniuge per cercare delle soluzioni al problema che agevolino sé stessi ma che soddisfino entrambi; cercare un compromesso che, per quanto difficile, possa mediare tra le necessità di ognuno. Se ancora poco si conosce quindi sugli effetti psicologici, soprattutto a lungo termine, sperimentati dalle vittime di sottrazione, molto è possibile fare in materia di prevenzione del fenomeno e di adozione di strategie alternative per la risoluzione dei contenziosi, nonostante l’enfasi posta sulle conseguenze distragga dalla prevenzione. 'An ounce of prevention is worth a pound of cure': “un grammo di prevenzione vale una libbra di cure”: questo si legge sulla guida americana al fenomeno del Parental Kidnapping12. La migliore soluzione resta la parola. Comunicare, comprendere e comprendersi, tentare delle riconciliazioni, ascoltare l’altro. Purtroppo, nella società in cui viviamo, caratterizzata da individualismo, precarietà e freddezza nei rapporti, farsi spazio tra i sentimenti altrui diviene obiettivo assai difficile; sempre più remota la possibilità di trovare accoglienza e comprensione negli altri. I bambini “gridano” il loro bisogno di aiuto, ma non sempre i messaggi disperati, avanzati da una minoranza così silenziosa, riescono a trovare accoglimento e a ricevere risposta. Di distacchi è caratterizzata la vita; le separazioni sono un’'ineludibile dimensione dell’esistenza' (Vegetti Finzi, 2005, p. 54). L’importante è non considerarle un’'emergenza da superare il più presto possibile' (ibidem), ma un dramma da elaborare e affrontare col tempo. Certo, parlar di sé, rappresentare il proprio dolore, dar forma ai propri sentimenti, non è per nulla semplice; è come se 'il pensiero e il linguaggio 12 Office of Juvenile Justice and Delinquency Prevention, (2007). A Family Resource Guide on International Parental Kidnapping, p. 19 - www.ncjrs.gov. 25 dovessero chiedere permesso agli affetti per sentirsi autorizzati a prendere forma e a riportare, sul «foglio del mondo», esperienze passate, brucianti per chi le rievoca, ignote a chi le ascolta' (ibidem, p. 60). Ma nessuno sforzo deve apparir vano. BIBLIOGRAFIA -BARONE, E., (2007). Figli condivisi. La Psicologia dello sviluppo nella mediazione familiare. Edizioni Universitarie Romane, Roma. -CONTIERO, G., (2009). L’affidamento dei minori: condiviso, esclusivo, a terzi, diritto di visita dei nonni, affidamento e sottrazione internazionale dei minori. Giuffrè, Milano. -FILIPPINI, R., (2007). Avventure e sventure del narcisismo. Volti, maschere e specchi nel dramma umano. Laterza, Bari. -MORI, T., (2005). La sottrazione internazionale di minori e le nuove integrazioni normative apportate dal Regolamento CE n. 2201/2003. Psicologia & Giustizia, IV/2, 1-14 (www.psicologiagiuridica.com). -NOTO, C., MANNINO, G., (2009). Gli effetti psicologici della sottrazione internazionale sui minori coinvolti. Esperienze sociali, 1 (96), 137-156. -SALZANO, A., (2001). La sottrazione internazionale di minori: analisi e prevenzione. Il Diritto di Famiglia e delle Persone, 2, 718-751. -VEGETTI FINZI, S., (2005). Quando i genitori si dividono. Le emozioni dei figli. Mondadori, Milano. -VIALE, S. (a cura di), 2006. La sottrazione internazionale di minore. Gangemi Editore, Roma http://www.giustiziaminorile.it/public/news/2006/opuscolo.pdf -VIRZÌ, G., Il bambino conteso nella separazione dai genitori (www.prepos.it). SITOGRAFIA -http://www.giustiziaminorile.it/public/news/2006/opuscolo.pdf [Viale, S. (a cura di), 2006. La sottrazione internazionale di minore. 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