Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Dipartimento per l'Istruzione Direzione Generale per gli Affari Internazionali dell'istruzione Scolastica Ufficio V Unione Europea Fondo Sociale Europeo Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2000-2006 Programmazione 2000-2006 Obiettivo 1 (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia) 1999 IT 05 1 PO 013 Il Programma Operativo Nazionale “La Scuola per lo Sviluppo” nell’individuazione delle linee programmatiche da sostenere nel periodo 2000 – 2006, vuole rispondere a quelli che sono gli obiettivi fondamentali da raggiungere a livello nazionale ed europeo: sviluppo e innovazione del sistema scolastico, miglioramento dell’occupabilità dei giovani e degli adulti, formazione continua e apprendimento durante tutto l’arco della vita attiva, transizione scuola-lavoro, ampliamento delle conoscenze e competenze delle risorse umane, lotta alla dispersione scolastica, parità di genere, ambiente. seguito del Consiglio di Barcellona (2002) che ha integrato gli obiettivi di Lisbona con un nuovo obiettivo generale:”rendere entro il 2010 i sistemi di istruzione e di formazione dell’UE un punto di riferimento di qualità a livello mondiale”. Tali linee sono diventate un impegno ancora più pressante per gli Stati membri della Comunità Europea dopo i Consigli europei di Lisbona (2000), Stoccolma (2001) e Barcellona (2002). Se veramente, entro il 2010, l’Europa vuol diventare “l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale” tutti i Paesi Membri devono: Il Programma Operativo ha avviato e sta realizzando, anno dopo anno, una serie di azioni nelle sei Regioni dell’Obiettivo 1 (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia) tutte finalizzate a sostenere il Paese nel raggiungimento dei sopradescritti obiettivi. In particolare le azioni che stiamo per descrivere afferiscono al terzo obiettivo che, tra l’altro, si prefigge di sostenere l’apprendimento delle lingue straniere. - migliorare la qualità e l’efficacia dei sistemi di istruzione e di formazione dell’U.E.; Ci soffermeremo, qui, su due delle azioni previste dal Programma Operativo Nazionale che contribuiscono allo sviluppo della comunicazione e della conoscenza agevolando la comprensione tra i cittadini europei favorendo, così, anche la coesione sociale che deriva dalla reciproca comprensione. - agevolare l’accesso di tutti ai sistemi di istruzione e formazione; - aprire al mondo esterno i sistemi di istruzione e formazione. Al mondo della Scuola è stato attribuito uno dei ruoli fondamentali per il conseguimento degli obiettivi fissati dal Consiglio di Lisbona, ruolo rivenuto strategico a Le azioni a cui facciamo riferimento sono finalizzate alla promozione delle competenze linguistiche, ed in particolare: 3 quelli disciplinari propri dei singoli ordini di scuole, tipici delle varie discipline e settori formativi e professionali. Misura 1 Azione 1.1b: la promozione delle competenze linguistiche di base e di settore anche ai fini della mobilità e flessibilità nell’ambito comunitario e transnazionale e in funzione del sostegno e dell’integrazione dei Piani nazionali del M.I.U.R. per l’apprendimento delle lingue straniere. L’azione 1.c, della durata di 100 ore di formazione in Italia e 3 settimana in un contesto europeo, è finalizzata a promuovere una specifica attività di approfondimento linguistico ed è mirata alla riqualificazione del profilo formativo/professionale del cittadino/lavoratore in contesto nazionale e multiculturale in un paese dell’UE. Azione 1.1c: Questa azione permette, infatti, agli allievi che hanno già maturato sia una buona competenza comunicativa che una buona conoscenza della lingua legata a registri e varietà linguistiche tipiche delle specializzazioni dei singoli indirizzi e ordini di studi un approfondimento della propria competenza linguistica ed una maggiore possibilità di spostarsi all'interno della Comunità Europea con riferimento non solo alla mobilità interculturale ma anche occupazionale. percorsi linguistici nei Paesi dell’Unione Europea. L’azione 1.b è un percorso formativo delle durata di 100 ore e coinvolge, in ogni progetto, un gruppo minimo di 15 allievi delle Scuole secondarie superiori. Questa azione vuol sostenere, con metodologie, mezzi e strumenti appropriati ed innovativi sia il potenziamento delle attività di insegnamento e dei percorsi di apprendimento finalizzati al conseguimento di una competenza comunicativa certificabile, e comunque rapportato al livello B1 o B2 del Quadro comune di riferimento europeo, sia la qualificazione della competenza comunicativa e linguistica legata a registri e varietà linguistiche tipiche delle specializzazioni dei singoli indirizzi e ordini di studi. Questa azione vuole concorrere al completamento della formazione linguistica mediante un percorso di “full immersion” per la concreta acquisizione di: competenze linguistiche trasversali attraverso un approccio sistemico di ricerca-azione linguistica interculturale in situazione di autonoma esposizione alla L2 . Il percorso per il conseguimento di una competenza comunicativa certificabile è finalizzato a mettere gli allievi in grado di comunicare con il livello di autonomia necessaria e sufficiente per essere ascoltato da un parlante nativo e per saper comprendere ascoltando. I destinatari dell’azione 1.c sono i giovani – almeno 15 per ogni progetto – degli istituti statali di istruzione secondaria di secondo grado, la cui formazione linguistica abbia raggiunto il livello B2 del “Quadro comune europeo di riferimento per le lingue: apprendimento, insegnamento, valutazione” (cfr. Common European Framework for Languages: Learning, Teaching, Assessment) debitamente certificato da uno degli enti riconosciuti. Il percorso per il conseguimento di competenze comunicative di indirizzo e settoriali non si riferisce solo ai settori dell’istruzione tecnica, professionale e artistica, ma investe a pieno titolo anche le istituzioni scolastiche con indirizzi non immediatamente professionalizzanti in quanto anche per queste esistono registri d’uso, varietà linguistiche e lessicografia specifica, che interessano anche gli allievi che intendono proseguire gli studi in ambito universitario. Esso si colloca in un filone di sperimentazioni europee di grande interesse e fa riferimento all’uso della lingua straniera finalizzato a veicolare contenuti, compresi 4 L'Azione 1.1h propone una esperienza di educazione ambientale, attraverso il progettopilota denominato Helianthus, elaborato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, nell’ambito del Programma Operativo Nazionale ‘La scuola per lo sviluppo ’ finanziato con i Fondi strutturali europei. Nella elaborazione del Programma Operativo Nazionale ‘La scuola per lo sviluppo’, l’educazione ambientale non poteva non trovare il necessario riconoscimento, sia nel modulare le azioni al rispetto dei vincoli politici e normativi in campo ambientale, sia, soprattutto, nella sottolineatura “dell’importanza della formazione ambientale come garanzia di un più efficace approccio occupazionale e di una maggiore coesione sociale. L’educazione ambientale, - è scritto nel PON ‘La scuola per lo sviluppo’- “rappresenta uno degli indirizzi trasversali rispetto ai quali la scuola italiana sta intraprendendo un percorso di radicale rinnovamento, mirando a recuperare un notevole ritardo nei confronti di più mature tradizioni formative europee” Tale esperienza ha prodotto una straordinaria quantità di materiale didattico, ancora in fase di classificazione per una successiva diffusione nelle scuole attraverso il sito del progetto. Nel Programma Operativo Nazionale ‘La scuola per lo sviluppo’ trova esplicita formulazione l’importanza delle tematiche ambientali come uno dei percorsi fondamentali sul quale il sistema scolastico italiano dovrà misurarsi nei prossimi anni. Il progetto ‘Helianthus’ è stata una prima risposta operativa a quelle indicazioni europee e agli impegni sottoscritti con la stesura del Programma nazionale. Del resto è noto come ‘la tutela e il miglioramento dell’ambiente’ costituisca uno degli obiettivi centrali nella gestione dei Fondi strutturali europei. (Regolamento CE 1260/99, art.1) Il progetto, oggi alla sua seconda annualità, elaborato nelle sue linee di fondo da un gruppo di lavoro, costituito presso la nostra Direzione Generale, coordinato dall’Ispettore Gaetano Cannizzaro, è nato anche dalla consapevolezza che in materia di ambiente negli anni passati molte iniziative hanno peccato di disorganicità disperdendosi in momenti di informazione che ben poco hanno inciso sulla coscienza e meno ancora sui comportamenti quotidiani dei cittadini e dei giovani in particolare. La considerazione degli aspetti ambientali è parte significativa del Trattato di Amsterdam e costituisce uno degli impegni politici di maggiore respiro della Comunità, affermato dalla Commissione nella Comunicazione del 1998, relativa all’integrazione dell’ambiente nelle politiche dell’Unione e in quella del maggio del 2001, sull’esigenza di conciliare le politiche riguardanti uno sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Il progetto è rivolto a tutti i giovani di età scolare, dalla primaria alla superiore, con 5 azioni didattiche diversificate che si sono sviluppate attraverso più ambiti: dalla conoscenza storica a quella normativa, a quella scientifica; da quella dietetica a quella tecnologica. I cinque Istituti affidatari hanno elaborato un progetto specifico, attraverso un formulario precostituito, che conteneva anche l’indicazione delle reti di scuole che avrebbero dato vita al progetto medesimo: ogni scuola affidataria si sarebbe rapportata innanzitutto con cinque Istituti capofila, titolari di uno dei cinque moduli didattici, e, a loro volta, gli istituti capofila si sarebbero rapportati con gli istituti e le scuole che, in rete, avrebbero realizzato un loro specifico modulo. L’intento del progetto è di offrire un contributo sia nel campo dell’informazione, rivolta in particolare agli studenti delle elementari e delle medie, che della formazione, dedicata agli studenti degli istituti superiori. In tutto hanno partecipato al progetto 88 istituti con 220 classi per complessivi 3.283 studenti. L’idea base è stata quella di misurarsi con la questione ambiente attraverso alcuni dei principali problemi che la contraddistinguono. Nel suo primo anno di realizzazione, a carattere sperimentale, si è configurato in cinque moduli, ognuno dei quali ha affrontato un aspetto specifico della galassia ambiente: Le linee del progetto Helianthus sono state verificate e discusse, prima della loro articolazione operativa, in un incontro con rappresentanti di istituzioni, parti sociali e associazioni ambientaliste, dal quale è emerso un Osservatorio Permanente sul Progetto, con membri designati dalle varie istituzioni e associazioni presenti, col compito di monitorare e supportare le varie fasi del progetto. 1.PREVENIRE PER NON INTERVENIRE Educare al rispetto dell’ambiente I protagonisti del progetto Helianthus, nel corso della sua realizzazione, hanno partecipato a 4 seminari interregionali e 5 regionali ricevendone momenti formativi e di supporto tecnico in itinere, con il contributo anche di esperti segnalati dall’Osservatorio permanente. 2. PRODURRE NEL SOLCO DELLA TRADIZIONE Agricoltura biosostenibile 3 . C O N O S C E R E P E R R I S P E TTA R E Adotta un ecosistema Tali seminari hanno consentito una crescita dei docenti coinvolti nei vari moduli attraverso il confronto con i relatori e i coordinatori, designati dall’Osservatorio, e una verifica diretta dello stato di avanzamento del progetto nelle singole regioni e nei diversi istituti e scuole coinvolte. 4. LA FIDUCIA NON SI REGALA Il controllo dei parametri ambientali 5. DALLA NATURA ALLA NATURA Il percorso virtuoso dai prodotti ai rifiuti In attesa di valutazioni più rigorose si può senz’altro affermare che il bilancio complessivo è molto positivo: il progetto ha dato forma al tema dell’educazione ambientale, calandolo però in questioni specifiche legate alle emergenze del territorio. Gli Istituti che vi hanno partecipato si sono aperti al contributo di altre scuole e delle articolazioni istituzionali e associative del territorio in cui operano, con vantaggi didattici e crescite civili. Si sono accresciute le competenze e prospettate nuove professionalità. I primi tre moduli a gestione verticale con reti tra istituti e scuole di ordine e gradi diversi, mentre gli altri due a gestione orizzontale, con reti, cioè, tra Istituti di pari grado. Le scuole che hanno partecipato al progetto pilota sono state individuate, e poste in rete, da 5 scuole affidatarie, scelte direttamente dalla Direzione Affari Internazionali, sulla base delle competenze, delle esperienze specifiche comprovate dalle attività svolte negli ultimi anni. Con tali criteri sono state individuate le seguenti istituzioni scolastiche come affidatarie del Progetto: l’ITI ‘Fermi’ di Napoli, l’ITA ‘Caramia’ di Locorotondo (Bari), l’IPSIA ‘Ascione’ di Palermo, l’ITI ‘Panella’ di Reggio Calabria e l’IPAA ‘Fortunato’ di Potenza. I prodotti didattici realizzati, che presto saranno messi in rete sul sito del progetto, potranno risultare strumenti utili a quanti vorranno misurarsi con il tema dell’educazione ambientale. 6 specifica possibilità di percorsi formativi attuati con alternanza scuola-lavoro (art.4) per gli studenti che abbiano compiuto il quindicesimo anno d’età. Esperienze di stage nell’ambito dei percorsi di istruzione (MISURA 1 - AZIONE 1.2) Il Programma Operativo Nazionale “La Scuola per lo Sviluppo” (PON Scuola) è uno strumento finalizzato al sostegno dello sviluppo e dell’innovazione del sistema scolastico, per il miglioramento dell’occupabilità dei giovani, e degli adulti e per promuovere dello sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno, mediante l’ampliamento delle conoscenze e competenze delle sue risorse umane. Il Programma Operativo Nazionale si occupa di questo aspetto da diversi anni, finanziando dal 2000, attraverso l’azione 1.2 nell’ambito della misura 1, esperienze di inserimento nella vita lavorativa per studenti che frequentano gli ultimi anni delle scuole superiori. La finalità dell’iniziativa è agevolare la transizione scuola-lavoro mediante il raccordo fra sistema dell’istruzione e realtà produttiva, con l’attuazione di stage in azienda a supporto dei percorsi formativi istituzionali, che favoriscano: Il Programma Operativo Nazionale “La Scuola per lo Sviluppo” PON Scuolaprogramma integrato d’intervento interessa le Regioni: Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia ed è cofinanziato - per il periodo 2000 – 2006 - dal Fondo Sociale Europeo (FSE) e dal FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale). - l’acquisizione di attitudini ed atteggiamenti finalizzati all’orientamento dei giovani per l’inserimento nei vari ambiti delle attività professionali; - l’apprendimento di capacità operative, riferite allo svolgimento di specifici ruoli lavorativi; Già nel 1985 a Milano il Consiglio dell’Unione Europea sosteneva il dovere della Comunità Europea di aiutare i giovani ad inserirsi nella vita lavorativa. Negli anni successivi, per raggiungere tale obiettivo il Consiglio ha stabilito la necessità di “aprire al mondo esterno i Sistemi di Istruzione e di Formazione”. Lo stesso concetto è stato rafforzato nei Consigli europei di Helsinki, Lisbona, Stoccolma e Barcellona fino ad approdare, in ambito nazionale, alla legge del 28 marzo 2003 n° 53 che prevede la - l’acquisizione e lo sviluppo di saperi tecnico - professionali in contesti produttivi, anche con riferimento alle opportunità esistenti nel settore ambientale e della gestione sostenibile delle risorse; - l’acquisizione di competenze relazionali, comunicative ed organizzative; - la socializzazione nell’ambito della realtà lavorativa; 7 - l’utilizzo efficace di esperienze integrative in azienda all’interno del percorso formativo; con una significativa partecipazione degli altri indirizzi scolastici. Dal “rapporto tematico relativo al passaggio dalla scuola alla vita” sulla Misura 1, del luglio 2003, risulta che circa il 90% dei responsabili e degli allievi coinvolti dichiara che c’è stato un miglioramento rispetto alle uscite nella vita attiva e l’80% circa degli studenti che grazie alla partecipazione del progetto ha avuto modo di conoscere meglio i percorsi di inserimento lavorativo. Tale risultato costituisce un segnale dell’efficacia formativa delle iniziative e della coerenza della stessa con gli obiettivi iniziali dei progetti. Quasi tutte le imprese (il 99%) valutano positivamente le esperienze di collaborazione con gli istituti scolastici e ritengono che una maggiore diffusione di queste iniziative possa facilitare la ricerca di personale, evidenziando che l’impatto dei progetti si riscontra non solo nel pro- - la rimotivazione degli allievi in difficoltà nei confronti dei percorsi formativi, anche con l’apporto e il coinvolgimento del mondo del lavoro. Nel quadriennio 2000-2004 sono stati autorizzati circa 7500 progetti di cui solo un centinaio sono stati revocati per rinuncia dell’istituto stesso. L’esperienza di stage nell’ambito dei percorsi di istruzione finanziata attraverso l’azione 1.2 consiste in un tirocinio in azienda di 120 ore con la guida di un tutor aziendale e di un tutor docente che si occupa del coordinamento fra le diverse risorse umane che partecipano al progetto e svolge compiti di collegamento generale con la didattica istituzionale. Sono previste attività preliminari di formazione specifica per i docenti coinvolti o di orientamento per il raccordo fra il percorso scolastico e il tirocinio aziendale per i ragazzi. Come tutti gli interventi del Programma, l’esperienza è completata da attività di monitoraggio e valutazione per analizzare il processo durante le fasi di attuazione e di “informazione e pubblicità” come richiesto dalle norme comunitarie. cesso formativo dei partecipanti, ma anche nel processo di passaggio dalla scuola al mondo del lavoro favorendo e agevolando la loro collocazione occupazionale. Il 95% sarebbe disponibile ad utilizzare i ragazzi formati presso di loro. Altro aspetto interessante riguarda il fatto che nel 52% dei progetti presi in considerazione sono stati utilizzati materiali didattici elaborati dalle imprese, e nel 97% dei casi il materiale fornito è stato ritenuto adeguato alle esigenze dei docenti. Nel 62% dei casi sono stati utilizzati esperti provenienti dal mondo aziendale. Va precisato inoltre che il 60% dei progetti esaminati ha previsto l’attuazione del percorso di orientamento professionale, mentre il 21% ha optato per il percorso di formazione dei docenti. Il progetto può prevedere due tipologie di finanziamento. La configurazione “a”, in ambito locale, consiste in un tirocinio in un’azienda della regione dove si trova l’istituzione scolastica coinvolta. La configurazione “b” prevede lo stage in altro contesto territoriale compresi i Paesi dell’Unione Europea. Il grafico visualizza la situazione dell’annualità 2003. Relativamente alla tipologia degli istituti coinvolti si evidenzia come l’attuazione dell’azione abbia coinvolto tutte le tipologie degli istituti di istruzione secondaria con una prevalenza dei Professionali ma anche 8 La Misura 3 del PON Scuola ha come obiettivo l’attuazione di azioni di prevenzione e recupero della dispersione scolastica e di riduzione della marginalità sociale. Essa mira a recuperare all’istruzione tutti i soggetti in difficoltà, scolarizzati e non scolarizzati, riconoscendone i bisogni e gli interessi, valorizzandone le risorse intellettuali, relazionali ed operative, promuovendone le capacità ai fini di una migliore integrazione socioculturale e dell’occupabilità. I progetti realizzati con tale Misura vengono finanziati con il Fondo Sociale Europeo. centri urbani come nelle zone di montagna e nelle piccole isole), un aiuto materiale in attrezzature, servizi, tecnologie e opportunità operative, ma soprattutto per stimolarle a svolgere un ruolo propositivo di prevenzione e di contrasto alla dispersione e al disagio scolastico in tutto il territorio in cui si trovano inserite. Si tratta di affermare un modo di “essere scuola” diverso che per il passato: non più limitato all’interno del proprio edificio, al curricolo ufficiale e allo studio settoriale di comparti di conoscenza, ma aperto alla sperimentazione di nuovi orizzonti, allargato al territorio in una prospettiva di relazioni e scambi che porta alla nascita e al funzionamento di reti tra scuole e fra altri soggetti interessati alla ricerca culturale e al risanamento sociale. La valorizzazione di forme culturali di diversa origine e caratura, il perseguimento di linee di sviluppo intrecciate tra studio e lavoro, l’incontro tra ricerche a vocazione ambientale e visione planetaria dei problemi, l’integrazione tra attività libere e creative e gli approfondimenti e le applicazioni rigorose di regole e discipline, sono tutti aspetti di questa nuova soggettività che il Centro risorse sollecita e favorisce. La Misura 3 comprende: - l’Azione 3.1 “Prevenzione della dispersione scolastica di alunni della scuola di base nelle aree a massimo rischio di esclusione culturale e sociale”; - l’Azione 3.2 “Interventi per la prevenzione ed il recupero della dispersione scolastica degli alunni della scuola secondaria superiore e per il rientro dei drop out”; - l’Azione 3.2 b “ Interventi contro la dispersione scolastica e il disagio sociale da realizzarsi presso i Centri risorse contro la dispersione scolastica”. L’opuscolo raccoglie alcune esperienze realizzate all’interno della Misura 3.2b, considerata la più complessa, ma anche l’esperienza più incisiva nella lotta contro la dispersione scolastica.Essa viene realizzata presso i centri risorse contro la dispersione scolastica e il disagio sociale istituiti con il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale. I centri risorse nascono non solo per dare alle scuole delle zone economicamente e socialmente svantaggiate (nei Gli scenari che si prospettano hanno peraltro, come loro condizione 9 esistenziale, la piena affermazione dell’autonomia scolastica intesa nel suo significato più alto, come strumento tecnico-giuridico che mentre esalta la competenza professionale e lo spirito d’iniziativa dei singoli, utilizza la libertà amministrativa, didattica e funzionale in modo responsabile, per ottenere i risultati previsti al più alto livello possibile. Al centro di tutto questo sistema non può non esserci la risorsa umana: vale a dire il protagonismo consapevole di tutti coloro che partecipano alla rete, dagli insegnanti ai genitori, dai dirigenti agli amministratori pubblici, dal personale non docente delle scuola ai vari operatori del privato sociale. Si tratta di una soggettività responsabilmente orientata, che parte perciò da una presa di coscienza nuova sul ruolo e i compiti che ci attendono. I materiali che qui si presentano, sono costituiti da alcune relazioni inviate dai Centri risorse e contengono le considerazioni che fanno i soggetti ivi operanti, dopo il primo periodo di attività. La loro lettura ci consente di cogliere alcuni segnali forti, da non sottovalutare. Non tutto è ovviamente pacifico e scontato e/o giustamente indirizzato al risultato atteso. Ma emergono già alcune consapevolezze di fondo che possono tracciare o almeno prefigurare linee di sviluppo assolutamente importanti. Pensiamo, per esempio, al rapporto con il territorio, o come si legge in una relazione di un Centro pugliese, alla individuazione e al funzionamento di una “coppia” virtuosa: la scuola e la strada. C’è la consapevolezza del vantaggio che si ha se si mettono insieme in modo produttivo, la capacità che ha la scuola di progettare, organizzare mettere a disposizione e usare attrezzature e strutture tarate sulla formazione, e la fantasia, la creatività, l’entusiasmo, il modo diverso di pensare e di vivere che ha la strada. “Poche volte s’era vista”, dicono a Cagliari, “una scuola così viva e trafficata”. Qui è la svolta del futuro. Non più una frontiera fra scuola e territorio, l’un contro l’altro armati; ma un apprezzamento reciproco per contributi naturalmente diversi. Il confine diventa la porta di accesso e di uscita, il luogo dell’incontro e dello scambio che produce un reciproco accrescimento. Perfino un’istituzione totale, tradizionalmente esclusa dal consorzio civile, come è un istituto di pena, può diventare una risorsa (come è successo per una scuola a Catanzaro). Pensiamo, per un altro esempio, ai docenti e ai dirigenti scolastici. Non si sono trovati davanti a un compito facile. Oltre alle difficoltà oggettive, dell’ambiente degradato (vedi Scampia), c’è anche l’insicurezza soggettiva e la diffidenza verso un nuovo modo di operare, in rete, fuori dagli schemi rassicuranti dell’assetto scolastico. Il mondo intorno a noi non si cambia dall’oggi al domani, ma la chiarificazione dentro di noi è possibile. E la docente che “dopo trenta anni di onorato servizio” si sente stanca, demotivata, fuori posto (“non ci si trovava più”), messa in condizione di esprimere una propria originalità di ricerca, coinvolta in modo positivo si sente cambiata. Analogo il percorso del dirigente che conclude la sua relazione con “a proposito… anch’io lo rifarei” . Pensiamo, per un terzo esempio, agli utenti. Agli allievi giovani che, scoprendo di riuscire ed essere apprezzati in attività che non sapevano di poter affrontare (cantare, parlare l’inglese), si fanno ricchi del piacere di stare in un luogo accogliente come è diventata la scuola, - quella scuola che li aveva, fin lì, resi diffidenti e ostili. O pensiamo agli adulti che sentono riapparire interessi ormai dimenticati, vivendo un’esperienza nuova, al di fuori della routine quotidiana, sicché possono trasmettere ai figli la “voglia di istruzione” che essi stessi hanno or ora sperimentato. Ecco, tutto questo, e altro ancora sulla stessa lunghezza di discorso, può sembrare poca cosa. Certo, non è ancora il rinnovamento della scuola e della società che tutti auspichiamo, ma è il primo passo, la presa di coscienza delle nuove possibilità che le attività dei progetti europei offrono. È la consapevolezza che il successo di queste iniziative dipende in buona parte da noi, dal nostro modo di stare dentro i rapporti sociali, dal nostro modo di essere. Un buon viatico per l’affermazione piena e convinta di una cittadinanza alla ricerca di libertà e democrazia. 10 La Misura 7 afferisce offre alcune esperienze sulle tematiche di genere realizzate dalle scuole del Mezzogiorno del nostro Paese destinatarie degli interventi previsti nel Programma operativo “La scuola per lo sviluppo”. L’azione 7.1 è destinata alla formazione in servizio delle/i docenti sulle problematiche delle pari opportunità di genere; Le esperienze realizzate finora all’interno delle tre azioni sono state circa 2000 e quindi quelle qui presentate rappresentano solo degli esempi di una progettazione che sta impegnando le scuole a confrontarsi con le pari opportunità e la differenza di genere. l’azione 7.2 prevede iniziative di sostegno all’orientamento e allo sviluppo di competenze tecnico-scientifiche e di promozione dell’imprenditorialità nelle scuole secondarie superiori; Il filo conduttore e il significato più profondo di ciascuna esperienza sono nella riflessione introduttiva di Barbara Mapelli. l’azione 7.3 propone iniziative di orientamento e di rimotivazione allo studio per favorire l’inserimento o il reinserimento delle donne adulte nel mercato del lavoro. 11 Credo che l’incontro con le culture di genere abbia sempre rappresentato per chi opera e vive nella scuola un’occasione utile – e necessaria – per ripensarsi come persona, per ritrovare e ripercorrere il significato e gli obiettivi principali del proprio essere, docente, studentessa, studente, nei luoghi dell’educazione. La prospettiva che queste culture propongono è innanzitutto, quindi, centrata sul sé di ciascuno e ciascuna, che si riconosce e si interroga donna o uomo, adulta o adulto, giovane in crescita, nel proprio essere ed essere in relazione, in quella relazione così particolare e delicata che è la relazione pedagogica, tra persone differenti per generi e generazioni. Ma anche nella relazione coi saperi e la conoscenza, che diviene per ciascuno e ciascuna un rapporto particolare, un’esperienza individuale, se pure all’interno di un progetto condiviso, di ciò che dovrebbe formare le competenze alla crescita. Chi insegna e apprende a riconoscersi come soggetto sessuato, portatore e portatrice anche nell’esperienza educativa della propria storia come donna o uomo, storia individuale, irriducibile a ogni altra, ma che affonda radici profondissime nelle storie diverse dell’uno e l’altro genere, diviene allora innanzitutto ricercatore o ricercatrice su di sé, rispetto al cambiamento che trova dentro e fuori la scuola, che muta i sessi e le generazioni. Un cambiamento cui non basta adeguarsi, ma rispetto al quale occorre assumere consapevolezza su quanto possa mutare anche chi è adulto e adulta, perché è questa consapevolezza che avvia alla comprensione dei ‘nuovi’ e delle ‘nuove’ al mondo, con le proposte e i bisogni che le loro vite chiedono (anche se spesso non sanno ancora formulare la domanda) ma possono anche offrire. E questa stessa consapevolezza avvia, può avviare, a una revisione critica dei saperi, che divengono ‘vitali’ e quindi momento possibile, reale di scambio, solo nel momento in cui trovano luogo e senso nelle vite ed esperienze delle persone. Vivere dunque una relazione pedagogica sessuata, con la 12 consapevolezza che offrono le narrazioni collettive e individuali di genere, le storie delle generazioni, e di ciascuno e ciascuna, può insegnare ad adulte e adulti, ai e alle giovani, che l’essere donne e uomini non è solo un destino, ma una vocazione e un desiderio, che diviene e sviluppa realtà per tutta la vita. Ma solo se si apprende che il proprio essere e appartenere a un genere è senz’altro un fatto individuale, che si realizza però e si colloca nel mondo e in una realtà più grande, in cui i cambiamenti di ciascuna e ciascuno sono in relazione di continuo scambio con il mutare collettivo di culture e ruoli dei due sessi. Occorre comprendere questi mutamenti per sapervi collocare il proprio progetto di sé, il proprio divenire donna o uomo, ma non solo, per sentirsi anche capaci di trasformazione, soggetti attivi che sanno influire sul progetto di mondo. Attraverso quello che un’educazione di genere soprattutto ha insegnato e può continuare a insegnare, nell’apprendere condiviso tra docenti e discenti, donne e uomini differenti anche perché di diverse generazioni: che tutto ciò che si pensa e dice, pur nel rigore della ricerca che riconduce ogni parola e ogni scelta alla responsabilità del soggetto, al suo vissuto, alla sua storia, è una delle possibili inter- 31 pretazioni della realtà e del sapere, che può, deve imparare a convivere con altre. Una concezione delle diversità – che dal genere si allarga ad altre differenze – che declina nell’unico modo possibile nel contemporaneo la sostanza dell’uguaglianza e insegna non solo che si può essere differenti e uguali, ma che le differenze rappresentano più ricche risorse per ciascuno, per tutti e per tutte per divenire sè stessi e segnano di significato i percorsi della crescita e i percorsi dentro i saperi. Purchè l’interrogarsi su di sé, come donna e uomo nel divenire di consapevolezza interiore, di cura dell’intimità e al tempo stesso di cura delle relazioni nel loro mutare continuo, che finalmente la cultura di genere ha reso visibili e materia di discorso, non si trasformi mai in pretesa di un possesso definitivo e immutabile, ma resti come ricerca, perennemente inconclusa, come vocazione e apertura al cambiamento, che le storie collettive e individuali dei due generi e delle generazioni, che si avvicendano nel luogo dell’educare, se si sceglie di renderle centrali all’incontro educativo, possono insegnare. Barbara Mapelli NOTE 14 NOTE 15 NOTE 16 Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Dipartimento per l'Istruzione Direzione Generale per gli Affari Internazionali dell'istruzione Scolastica Ufficio V Unione Europea Fondo Sociale Europeo Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2000-2006 Scuola ola e Multimedialità Mul imedi