Assistenza sanitaria
L’inclusione dei nuovi cittadini passa per due nodi fondamentali, ossia casa e salute.
Per garantire agli stranieri una buona inclusione sociale e tutelarne i diritti,
riconoscendo i diritti fondamentali previsti dalle norme di diritto interno e dalle convezioni
internazionali, il legislatore italiano ha emanato un testo unico delle disposizioni
concernenti la disciplina dell’immigrazione con il decreto legislativo del 25 luglio 1998 n.
286.
Il decreto citato prede ovviamente in considerazione l’assistenza sanitaria, difatti
prevede che tutti gli stranieri che soggiornano in Italia con regolare permesso siano
obbligati a iscriversi al Servizio Sanitario Nazionale, anche i figli degli stranieri regolari sono
assicurati fin dalla nascita. Per il decreto gli stranieri hanno diritto a parità di trattamento
sia dal punto di vista contributivo nazionale sia dal punto di vista dell’assistenza erogata.
Se invece prendiamo in considerazione gli stranieri non iscritti al Servizio Sanitario
Nazionale, essi se usufruiscono delle prestazioni sanitarie devono pagare le tariffe
regionali.
Sul sito del Ministero della Salute si possono apprendere le linee guida dell’Accordo
di integrazione per gli immigrati. E' in vigore dal 10 marzo 2013 l'accordo fra lo Stato
italiano ed il cittadino straniero che prevede un percorso di integrazione basato sul
principio dei crediti.
È rivolto agli stranieri di età superiore ai sedici anni che entrano in Italia per la prima
volta e si stipula presso lo sportello unico per l’immigrazione della Prefettura o presso la
Questura contestualmente alla richiesta di un permesso di soggiorno di durata non
inferiore a un anno.
L’accordo prevede che entro due anni il cittadino straniero raggiunga la quota di
almeno 30 crediti per poter rimanere sul territorio italiano.
All'atto della sottoscrizione dell'accordo sono assegnati sedici crediti che potranno
essere incrementati mediante l’acquisizione di determinate conoscenze (lingua italiana,
cultura civica e vita civile in Italia) e lo svolgimento di determinate attività (percorsi di
istruzione e formazione professionale, titoli di studio, iscrizione al servizio sanitario
nazionale, stipula di un contratto di locazione o di acquisto di una abitazione…).
L’iscrizione al SSN consente la scelta del medico di base iscritto nei registri ASL con
conseguente attribuzione di 4 crediti riconoscibili ai fini dell’Accordo di integrazione.
Anche ai cittadini non regolari sono comunque assicurate le cure ambulatoriali e
ospedaliere urgenti con particolare attenzione alla tutela della gravidanza e della
maternità, nonché alla tutela del minore. Le prestazioni citate, erogate a immigrati
irregolari senza risorse economiche sono a carico del Ministero dell’Interno e del Fondo
Sanitario Nazionale.
Precedenti provvedimenti legislativi si sono emanati dal 1995 al 2010, e miravano a
intervenire sulle analisi dei bisogni, sugli interventi di prevenzione e sulla promozione della
salute e assistenza ad irregolari e comunitari.
Su questo tema è doveroso ricordare che durante il Congresso nazionale della Società
Italiana di Medicina delle Migrazioni sono emerse diverse problematiche spesso dettate
dalla crisi economica a differenza di altri paesi l’Italia ha voluto rimarcare il suo interesse di
garantire l’accesso sanitario a tutti. In Europa la tendenza che si sta affermando è molto
diversa, la Spagna esclude l’assistenza sanitaria gratuita agli immigrati senza permesso di
soggiorno e in Grecia il permesso di soggiorno è dato solo dopo una verifica delle
condizione di ottima salute. Tali atteggiamenti per SIMM sono elementi demagogici di
discriminazione sanitaria e di inefficacia medica.
In Italia, il problema più rilevante è emerso nel 2009 con il famoso e discusso
“pacchetto sicurezza” secondo cui il personale sanitario diventava una sorta di “spia”
essendo obbligato a svelare la clandestinità dei soccorsi. Grazie a numerose mobilitazioni
questo provvedimento non ha avuto mai riscontro.
Per far fronte all’analisi del bisogno sul territorio nazionale, il 50% delle regioni
italiane ha costituito un osservatorio capace di monitorare e valutare il fenomeno
migratorio nella sua ricaduta sanitaria.
Tra le maggiori problematiche rilevate si evidenzia il bisogno di migliorare l’equità di
accesso e l’equità di trattamento, inoltre si riscontra che le barriere linguistiche sono un
grave problema per le problematiche legate alla salute quindi si rivela la necessità di
inserire delle figure professionali di mediatori linguistico – culturali.
Per far fronte alle problematiche linguistiche è da riportare una iniziativa interessante
ed efficace, l’opuscolo Informasalute, con cui il Ministero della Salute in collaborazione con
il Ministero dell' Interno e con l'Istituto Nazionale Salute Migrazioni e Povertà ha realizzato
un progetto co-finanziato dall' Unione Europea per informare i cittadini stranieri sul
Servizio Sanitario Nazionale.
L’opuscolo creato con tale progetto guida il cittadino straniero all'assistenza sanitaria.
Esso è tradotto in 9 lingue e facilita l’inclusione dei nuovi cittadini, aiutandoli
all’inserimento immediato, abbattendo le prime barriere linguistiche (l’opuscolo è in
allegato a fondo documento).
Per quanto riguarda il problema dell’assistenza agli irregolari e ai comunitari
sprovveduti di copertura sanitaria si rileva un’alta attenzione alla salute degli immigrati,
secondo il Dossier Caritas.
Alcune importanti realtà sulle condizioni di salute delle persone immigrate sono da
evidenziare grazie alle schede di dimissione ospedaliera, certificati di assistenza al parto e
alle interruzione volontarie di gravidanza esaminate dal Dossier Caritas.
Nel caso femminile il caso più frequente di ricovero ordinario è legato al parto e ai
motivi collegati alla salute riproduttiva, mentre di tutti gli accessi in day-hospital le
interruzioni volontarie di gravidanza sono pari al 41% di tutti gli accessi. Il caso della
gravidanza è problematico, infatti i dati rilevati dai certificati di assistenza al parto
confermato che le donne straniere spesso hanno un rischio maggiore perché vengono
assistite con ritardo di cure rispetto alle donne italiane.
Nel caso maschile le cause più frequenti di ricovero ordinario sono rappresentate da
fratture, appendiciti acute e bronchiti per quanto riguarda gli stranieri, mentre per gli
italiani sono legate alle patologie cardiache.
L’altra analisi che merita attenzione si basa sui dati del Sistema di Sorveglianza della
Malattie Sessualmente Trasmissibili che rileva come negli ultimi dieci anni le notifiche a
carico di pazienti stranieri siano state 18.000.
Tale notifiche sono registrate maggiormente da stranieri eterosessuali e con bassa
scolarità, la percentuale di incidenza rispetto agli italiani è maggiore in quasi tutti i casi di
malattie sessualmente trasmissibili ad eccezione delle infezioni da HIV infatti l’incidenza tra
gli stranieri è del 5,3% e ne caso degli italiani è del 8,8%; la gonorrea viene registrata nel
9,3% ( nel 4,1% nel caso degli italiani); la sifilide latente nel 15,6% dei casi ( nel 6,9% nel
caso degli italiani), la clamidia nel 8,1% dei casi ( nel 5,7% nel caso degli italiani).
Il sistema sanitario registra ancora difficoltà di accesso e le realtà attente e disponibili
possono in alcuni casi essere episodi isolati, difatti in buona parte dei casi si lamenta la
discontinuità operativa e in base agli umori politici e locali. Per attenuare questa
problematica dal 1998 è stato istituito un Osservatorio sulle politiche locali per l’assistenza
sanitaria agli stranieri.
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