Tirano, Bernardino Mazza e il sostegno ai viandanti della disperazione
La prima sede dell’ufficio di Tirano: dal 1914 la sede si sarebbe
trasferita a Palazzo Foppoli.
Non è facile risalire ai primi contatti tra Dino Mazza
e la Società Umanitaria, ma considerato il suo curriculum e le prime iniziative dell’Ente milanese possiamo azzardare che si siano intercettati già all’inizio del
‘900: lui (ormai trentenne) è tra i fondatori della
Cattedra Ambulante di Agricoltura della Valtellina
(sussidiata dal 1902 anche dall’Umanitaria, che sarà
rappresentata nel Consiglio Direttivo nientemeno
che da Luigi Credaro), è vicepresidente del Comizio
Agrario provinciale e rappresentante del Ministero
per questioni zootecniche. Peraltro, in quegli anni,
all’interno dell’Umanitaria c’è anche una tiranese
doc, Rosa Genoni (una che viveva la moda come
arte), per anni direttrice della Scuola di sartoria
dell’Ente milanese.
Contemporaneamente l’Umanitaria sta predisponendo un programma diversificato contro la disoccupazione, a sostegno degli emigranti, in soccorso dei
lavoratori della terra, in un’ottica di umanitarismo
riformista che varrà agli uomini dell’istituzione milanese (Augusto Osimo, Alessandro Schiavi, Massimo
Samoggia, Ettore Fabietti, Giovanni Valar e tanti altri)
Il dramma degli emigranti in attesa di partire
(disegno di Riccardo Salvadori,
da “L’Illustrazione italiana”
del 1° marzo 1908)
Bernardino Mazza.
Egidio Vido.
la qualifica di “pionieri di arditezze sociali”.
I tre ambiti di intervento – assistenza, istruzione,
lavoro – si intersecano alla perfezione con la concezione di vita e di lavoro di Dino Mazza, che conosceva da vicino le miserie e i drammi familiari della sua
terra e ne avrebbe parlato,con uno stile semplice,alla
portata di tutti, in struggenti racconti di vita (uno fra
tutti, “Il diario di Salvatori Giardi”) diffusi sotto lo
pseudonimo di dottor Kalamus. In questo modo, con
schiettezza e determinazione, avrebbe improntato la
sua carriera a fianco dei più deboli, sulla strada del
solidarismo, per dare a tutti le stesse chanches, in un
percorso di crescita civile e di eguaglianza sociale, da
conquistare con la dignità dell’istruzione e del lavoro.
Il metodo di studio, analisi e azione scelto
dall’Umanitaria lo conquista per la concretezza delle
idee e la modernità della visione d’insieme: mentre
alcuni impiegati viaggiatori partono “per un giro di propaganda nelle provincie di Udine, Sondrio, Belluno, Parma,
Mantova, Reggio Emilia ove fare una rapida statistica
delle persone che emigrano, del mestiere che fanno, del
paese verso il quale si volgono e delle industrie nelle quali
vanno ad occuparsi”, la rete di contatti istituzionali tra
l’Umanitaria e le amministrazioni locali dell’alta
Valtellina comincia a prendere piede.
Già nel 1904 la Deputazione Provinciale di Sondrio
(nella persona di Rinaldo Piazzi) aderisce al
Consorzio per la tutela della emigrazione continentale “di cui si è fatta iniziatrice cod. Società”, scegliendo
di delimitare “la sua azione all’estero, ai paesi dove più
dense si riversano le correnti migratorie, e dove più importante è il movimento d’affare della nostra mano d’opera”.
Nel 1908 un documento d’archivio attesta l’esistenza di un Segretariato di Tirano, identificato nella persona di Ferruccio Redaelli; e anche se è probabile che
fosse solo una sede “nominale” (non vi è indicato
alcun luogo fisico), sicuramente testimonia una presenza costante in loco, che alle istanze ideologiche
faceva seguire attività precise, attestate, ad esempio,
da una lettera inedita del deputato Angiolo Cabrini
(all’epoca responsabile dell’Ufficio dell’Emigrazione
di Milano): “Nella Valtellina già si sono iniziate pratiche
per sviluppare l’insegnamento professionale specialmente
riferito ai bisogni degli emigranti; e in altre forme gli uffici
costituenti di Chiavenna e Tirano potranno aiutare gli emigranti valtellinesi che per il Bernina e quelli che dalla provincia di Brescia facendo il passo dell’Aprica si riverseranno in Isvizzera”.
Le altre forme di intervento accennate riguarderanno gli aspetti dell’educazione degli emigranti, da portare avanti attraverso conferenze nei piccoli paesi
della valle e all’estero, diffusione di riviste e opuscoli
informativi,con le scuole per emigranti (“la scuola non
deve preparare alla vita, deve introdurre alla vita” insegnava Credaro) e con l’ausilio delle biblioteche circolanti, un metodo di avvicinamento alla popolazione
che sarà sviluppato anche in Valtellina, primo passo
per la realizzazioni di Biblioteche popolari in tanti
comuni lombardi (in pianura come in montagna), ove
il tasso di analfabetismo – e di ignoranza – era molto
alto. “Chi compie il nobile e spesso doloroso ufficio
d’esser a fianco della nostra forte gente che emigra sa quanto contribuisca a deprezzarne il
valore, pur tanto prezioso, la rozza scorza onde è avvolta e quasi oppressa: l’ignoranza, le abitudine sordide, l’orrore
dell’acqua e delle buone maniere.
Occorre illuminare, educare, pulire,
abituare a riflettere ed a volere,
non solo ad urlare e bestemmiare”, è la conclusione di Cabrini.
Una prassi, quella di “illuminare
ed educare”, su cui insisterà fin
dapprincipio anche Dino Mazza;
chiamato nel 1911 a guidare il
neonato Ufficio (istituito sotto gli
auspici della Società Operaia
Democratica di Tirano), in una delle
prime relazioni all’Ufficio centrale di
Milano metterà nero su bianco i suoi
propositi: “prima di assistere l’emigrante, è
necessario prepararlo mentre è in patria, migliorando la sua coltura elementare e tecnica; diffon-
PIONIERI DI ARDITEZZE SOCIALI
COME ERAVAMO
dendo i principi della previdenza e dell’igiene.A tale scopo
non verranno trascurate le conferenze, la pubblicazione di
opuscoli di propaganda, redatti in forma popolare. Ma
soprattutto il nostro Ufficio istituirà le scuole degli emigranti, ove saranno insegnate le principali nozioni geografiche e politiche dei paesi ove si dirige la nostra emigrazione; le leggi italiane che la regolano, le leggi estere sul
lavoro, e se appena sarà possibile i primi soccorsi in lingue straniere (tedesco e francese).
Se l’Ufficio troverà nelle Autorità locali l’appoggio che speriamo verrà fatto l’esperimento delle scuole professionali:
prima tra tutte quelle di economia domestica la quale
sarà di grande giovamento alle giovani che emigrano nella
Svizzera impiegandosi negli alberghi. Per l’Ufficio del lavoro verranno curate altre iniziative, come sussidi per le piccole opere di miglioramento alle case dei contadini, sussidi alle piccole industrie di lavori invernali, ecc. Il compito
che ci proponiamo è grave e difficile; nondimeno abbiamo
viva fiducia di poter conseguire il nostro scopo con un
lavoro lento ma tenace di educazione popolare”.
Il compito era grave e difficile perché, nonostante un
progressivo miglioramento delle condizioni di vita
(anche grazie ad una maggiore richiesta occupazionale connessa con la costruzione degli impianti
idroelettrici), la Valtellina continuava a registrare
punte di emigrazione molto alte, soprattutto per i
contadini, per i quali l’espatrio rappresentava l’unica
possibilità di sostentamento familiare: infatti, dal 1904
al 1909 erano più di 6.000 i convalligiani emigranti
registrati (senza contare il gran numero di partenze
che sfuggivano ai controlli), con un’incidenza di emigrazione tre volte superiore a quella di analoghi
periodi di fine secolo: destinazione Svizzera,
Germania, Francia e Australia (come hanno fatto
emergere studi del Museo Etnografico Tiranese).
Consultando i rendiconti periodici della sede di
Tirano è facile accorgersi dalla mole di lavoro seguito nel corso degli anni, facendo dell’Ufficio “il vero
avvocato dei poveri, a cui si rivolgono i contadini e gli operai di ogni Comune della provincia per avere assistenza e
consigli”: 22 pratiche nel 1911, 282 nel 1913; 250 opuscoli distribuiti nel 1911, 7.648 nel 1913; 300 i soci
nel 1911, 1.415 nel 1913; 59 le conferenze nel 1911,
77 nel 1914; 5.142 lavoratori di diverse categorie “collocati nel 1916 nell’interno del paese e in zone di guerra
per motivi militari” (nello stesso anno fu inaugurata
una sede dell’Università Popolare e promosse scuole per emigranti, scuole di economia domestica e
biblioteche popolari); nel 1917 gran parte delle risorse furono impiegate per il recupero di salari; nel
1923, infine, sono 644 i passaporti esteri compilati
(nel 1922 erano 321) e 861 le tessere di riduzione
del Bernina. Un lavoro a dir poco imponente.
Ma il compito sarebbe stato ben più grave e difficile
se attorno a Mazza e a Vido negli anni non si fosse
raccolto un nutrito gruppo di collaboratori illustri
(da Luigi Credaro ad Alfredo Martinelli, da Ausonio
Dal 1913 l’Ufficio di Tirano amplifica l’azione sul territorio:
qui, un prospetto della vasta rete di corrispondenti in tutta la
Valtellina, e in Svizzera, a Davos Platz, Coira e St. Moritz.
Zubiani a Omero Franceschi) e un numero sempre
crescente di corrispondenti in tutta la Valtellina che,
dal 1913, grazie al lascito delle sorelle Foppoli, sapevano di poter trovare sempre una parola di conforto e un consiglio prezioso, bussando alla porta del
“palazzo chiamato del Popolo” (l’odierno Palazzo
Foppoli). Anche grazie a loro il lavoro dell’Ufficio
poté allinearsi a quello di altre sezioni dell’Umanitaria
(da Udine a Bergamo, da Biella a Padova, da Verona a
Ventimiglia), adottando come modello programmatico un’azione endemica nei settori dell’istruzione e
dell’assistenza: oltre ai consigli offerti alle famiglie dei
contadini sui temi dell’igiene e della prevenzione
delle malattie, l’Ufficio (che nel dopoguerra venne
affiliato al Patronato per l’assistenza per gli infortuni
sul lavoro) divenne un centro attivissimo di attività di
sostegno ai viandanti della disperazione, fornendo
ogni tipo di informazione, sia pratica (contratto di
lavoro, infortunistica e, non ultimo, lotta agli sfruttatori, i “negrieri di ogni risma” che si approfittavano
della buona fede dei migranti), sia di assistenza morale: come la necessità di aderire alle organizzazioni del
paese di immigrazione (“iscriviti subito alla Lega del tuo
mestiere, e avrai assistenza, protezione, solidarietà”), l’invito alla temperanza (“non disonorare il nome del popolo italiano ubriacandoti, adoperando il coltello, facendo il
krumiro”), la cura della persona (“acqua e sapone sono
due elementi essenziali di salute e civiltà”).
Nel 1922, dopo l’esperienza da Sindaco di Tirano,
Dino Mazza viene promosso dal Ministero
dell’Interno Presidente della Commissione di
Ricevimento Bestiame a Rosenheim, in Germania: un
riconoscimento che di fatto lo allontanava dalla sua
città, in un momento politico non favorevole alle
ideologie riformiste che lui rappresentava.
Fino all’avvento del fascismo, a capo della sede di
Tirano ci sarà Leo Morgantini, la cui “reggenza” dura
fino al 1925, quando il Prefetto di Sondrio decreta lo
scioglimento dell’Ufficio. I quindici anni di lavoro a
fianco dei diseredati, in cui Dino Mazza e il suo team
avevano sviluppato dal nulla corsi popolari e scuole
(quelle serali di Tovo e Grosso nel 1914), conferenze
e convegni, assistenza alla cooperazione e collocamento dei lavoratori, dovevano così disfarsi sotto la
pressione del regime, che fece tabula rasa di un organismo di tutela dei nostri connazionali costretti a fare
le valigie per un pezzo di pane.
Erano stati considerati paria, erano tornati ad essere
persone, li aspettava il triste destino dei “sàles macaronì”, dei “Katzelmacher” che Carlo Emilio Gadda ha
magistralmente descritto nella “Meccanica”: “valanghe
di poveri cristi, assonnati, stanchi, anneriti, digiuni, incanalati verso le frontiere chiuse un po’ da tutte le polizie europee, con tutta la pena e l’ingombro de lor pacchi”.
Nel dopoguerra, pur ridimensionata, l’azione
dell’Umanitaria nel settore dell’emigrazione riprese
in vai ambiti (studi, convegni, corsi di aggiornamento,
collaborazioni con il Ministero del Lavoro), puntando
a formare e preparare operatori in grado di proseguire l’opera di assistenza di un tempo: tra le tante
iniziative citiamo i due Corsi per consiglieri di emigrazione (Meina, ottobre e novembre 1957), a cui
parteciparono anche insegnanti e dipendenti comunali di Montagna, San Cassiano Valtellina, Chiesa
Valmalenco, Sondalo, e il Corso ministeriale per animatori di attività cinematografiche, organizzato in
Valchiavenna nel febbraio del 1980. (clac)
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Valtellina - 2014
RACCOLTO
“Si nacque poveri: un Ufficio umile più che modesto, un
capitale disponibile irrisorio, ma una profonda fede ci animava, una volontà ferrea temprata, una speranza calda
ci sorreggevano. Oggi dopo dieci anni di vita l’Istituto dispone di una palazzo proprio, di sei uffici dignitosamente
arredati, di sale di riunione, di magazzini per le nostre
Cooperative”.
A redigere la Relazione morale del 1920 dell’Ufficio
del Lavoro e dell’Emigrazione - Sezione Valtellinese
dell’Umanitaria è Bernardino Mazza (per gli amici
Dino), in apparenza un semplice “uomo di montagna”, in realtà un vero educatore che per tutta la vita,
dentro e fuori Tirano, dentro e fuori l’istituzione che
aveva scelto di seguire, si prodigò e si impegnò per la
causa dei più umili: trasformando in un’azione concreta le parole di uno statuto che metteva la parola
fine al paternalismo della carità e metteva in risalto
l’assistenza pratica, quella di “mettere i diseredati,
senza distinzione, in condizione di rilevarsi da sé medesimi, procurando loro appoggio, istruzione, lavoro”.
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PIONIERI DI ARDITEZZE SOCIALI COME ERAVAMO Valtellina