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25
numero
13
06
08
L’appuntamento del venerdì
Obesità
infantile ·39
Oltre il Sessantotto · 4
Giorgio Gaber. La forza del signor G · 6
Moda. Gli occhiali per l’estate · 46
Corriere del Ticino
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laRegioneTicino
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Giornale del Popolo
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Tessiner Zeitung
CHF. 2.90
Distributed by John Lay Electronics AG, 6014 Littau
Il nuovo televisore Viera Full-HD:
Immagine perfetta dei movimenti più rapidi.
numero 25
13 giugno 2008
Agorà Oltre il Sessantotto
...................................................................................
Arti Giorgio Gaber. La forza del signor G
Impressum
Tiratura controllata
93’617 copie
Chiusura redazionale
venerdì 6 giugno
Editore
Media Il trucco del fantoccio
...............................................................
..............................................................................
Società Rifiuti tecnologici. Ancora buoni, ma a chi servono?
Salute Caccia al panico
................................
....................................................................................
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Vitae Maxi B . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Direttore editoriale
Reportage Obesità infantile. Che la forza sia con te . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
39
Capo progetto,
art director,
photo editor
Tendenze Moda. Con un occhio al passato e l’altro al futuro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
46
Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
48
Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
51
Teleradio 7 SA
Muzzano
Peter Keller
Adriano Heitmann
Redattore responsabile
Fabio Martini
Coredattore
Giancarlo Fornasier
Concetto editoriale
IMMAGINA Sagl, Stabio
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fax 091 922 38 12
Libero pensiero
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composizione e stampa
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(carta patinata)
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Bellinzona
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Gentile redazione,
ho letto con estremo interesse il vostro articolo “I maschi servono ancora?” di Elena Walder, pubblicato
nel n° 22 di Ticinosette. Sono un uomo divorziato.
Dal primo matrimonio ho avuto due bambini mentre
dall’attuale unione una bambina che oggi ha poco
più di un anno. Da circa tre anni la mia ex-moglie
impedisce ai nostri figli di avere alcun contatto con
me e con la sorellina. Ho cercato, senza successo, di
ristabilire una relazione coi miei figli facendo ricorso
anche alle vie legali. Mi piacerebbe avere delle indicazioni in modo da poter risolvere questa situazione
per me fonte di pena e sofferenza?
Coi migliori saluti
F. T. (Ascona)
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In copertina
Illustrazione
di Céline Meisser
Come si deduce dall’articolo scritto dalla nostra
collaboratrice, lei fa parte di quel folto gruppo di
uomini discriminati di fatto e di diritto: insomma, una vittima del male bashing. Il discriminante
atteggiamento della sua ex consorte si può oggi
concretizzare solo grazie all’appoggio decisivo
degli addetti alla “fabbrica dei divorzi”: preture
(applicatori della legge), istituzioni, avvocati, operatori sociali, commissione tutorie, ecc. Quando
un uomo entra in crisi con la propria moglie
(il caso riguarda il 53% delle famiglie ticinesi),
diventa una figura giuridicamente e socialmente
fantasmatica, un “castrato” per usare un termine
forte. Dal 95% dei divorzi scaturisce una nuova
“famiglia monoparentale” (mi scusi l’ossimoro
ma il termine l’ho preso in prestito dalla fabbrica,
dalla prassi) con a capo una donna. Al padre resta
solo il dovere di pagare gli “alimenti”, visto che di
educazione e affetto pare che né lui né i figli ne
abbiano più bisogno. Ecco allora che i bambini,
con repentina metamorfosi, si trasformano in
orfani istituzionali, privati, di diritto, degli affetti
del padre (e qui sta il vero dramma e il nocciolo
paradossale della faccenda). Per il momento non
posso che condividere e comprendere la sua disperazione. Se la sua ex-moglie mira a sequestrare
i vostri figli, non vi sono né legge, né avvocato,
né diritto che possano tutelare lei come padre,
ridotto a schiavo del suo presunto diritto (Wo
Recht, da Knecht). Meglio lasciar perdere. In Ticino
vi sono però due associazioni che si preoccupano
di denunciare queste gravissime imgiustizie e
sostenere i padri in difficoltà: Papageno (www.
mypapageno.ch) e AGNA (www.agna.ch). Si
tratta di enti che, unitamente ai vari movimenti
nazionali, rivendicano la bi-genitorialità e l’affido
congiunto. Entrambe le associazioni difendono
anzitutto i diritti dei figli alla paternità (non solo
biologica o bancomatica) e sostengono i padri
defenestrati affinché non siano privati dei loro
affetti… malgrado la legge, malgrado la ex.
Cordialmente, Adriano Heitmann
Oltre il Sessantotto
4
“grandi”
Per quelli come me, nati
in Italia alla fine degli anni
Cinquanta, erano i “grandi”:
indossavano camicie a fiori,
portavano i capelli lunghi e
la sera arrivavano in piazzetta con le ragazze sul sedile
posteriore delle motociclette.
Ai miei occhi di bimbetto,
quella decina di anni in più
era un oceano di tempo, uno
spazio incolmabile capace
di separare la mia esistenza
di preadolescente dalla loro
vita di giovani adulti. Ma
ben altre erano le distanze.
Era gente nata alla fine della guerra o immediatamente
dopo, un’infanzia trascorsa
in anni difficili, durissimi,
anni di speranze e sradicamenti. I loro genitori, figli
di un paese rimbecillito dai
proclami mussoliniani, erano divenuti, appena appena
coscienti, burattini da parata
o, nel peggiore dei casi, carne
da cannone per le scellerate imprese militari del regime. E in questa prospettiva
che l’orrore della guerra, a
cui molti dei padri avevano
partecipato come soldati e
in seguito come partigiani
o repubblichini, migrò nelle
loro coscienze, suffragato dal
ricordo ancora vivo di macerie, sacrifici e desolazione.
Ma all’alba del Sessantotto le
cose erano profondamente
cambiate. Quegli stessi padri,
impegnati nella ricostruzione
dell’Europa, erano stati gli attori primari e comprimari di
una repentina trasformazione
tecnica che, se da un lato aveva garantito sviluppo e inattese possibilità economiche,
dall’altro apriva a conflitti
e confronti sociali che di lì
a poco sarebbero esplosi in
tutta la loro cocente durezza.
Volano di questo fenomeno la
nuova borghesia, consolidatasi nel processo di ricostruzione degli stati europei, e ormai
rivolta all’acquisizione di un
potere crescente. Alle spalle
del boom economico, solo
qualche anno più indietro,
il ricordo ancora acceso del
mondo contadino, il mondo
dei nonni, per i cui valori
»
Agorà
I
Pasolini espresse struggente
nostalgia. È curioso, ma quando si pensa ai “sessantottini”
non si ricorda mai tutto questo. Ed è una dimenticanza
grave, perché la storia non
procede mai a comparti ma è
il prodotto di molteplici cause
ed effetti destinati a trasformarsi a breve in nuove cause
e nuovi effetti, e così via,
all’infinito. Senza ignorare
che al tempo della crisi della
Baia dei Porci, “loro” erano
già sufficientemente grandi
per avvertire l’angoscia soffocante di quelle settimane.
In politica
Un giorno, intorno ai quindici anni, conobbi un coetaneo
i cui genitori appartenevano
a un organizzazione della
sinistra extraparlamentare. Passai molte giornate
a casa loro a discutere di
Che Guevara, del maoismo,
della necessità di abbattere le diseguaglianze sociali,
dell’imminente e inevitabile rivoluzione. Ma la mia
pur limitata conoscenza del
mondo mi suggeriva che una
parte di queste posizioni erano demagogiche e del tutto
Fenomeno epocale
o epifania del velleitarismo?
Al di là di ogni posizione,
il Sessantotto rappresenta,
sotto il profilo politico
e culturale, uno spartiacque
fondamentale nella storia
dell’ultimo secolo
Quarant’anni dopo
irrealistiche. Anche le lotte studentesche, all’interno
del liceo che frequentavo,
mi apparivano animate da
inutili violenze e completamente scollate dalla realtà di
chi, ogni giorno, piegava la
schiena sui banchi di lavoro
delle fabbriche. La scoperta
della politica come “azione”,
avvenne invece qualche anno dopo, quando un parroco
“impegnato” in un quartiere
ghetto alla periferia di Milano chiese a me e ad altri
giovani studenti di sinistra
di insegnare nella scuola
serale popolare da lui istituita. L’obiettivo era quello
di fornire la licenza media
a lavoratori che avevano come unico titolo l’istruzione
elementare. Si trattava per
lo più di persone emigrate
dal Meridione o dal Nordest,
ex contadini, gente sbalzata
dal proprio ambiente di origine e impegnati a lavorare
nelle aziende della cintura
milanese. Il loro desiderio
di capire meglio la realtà e
ciò che gli stava accadendo
intorno era forte e di grande
stimolo per noi. Mi offrii di
In un recente articolo, pubblicato sul settimanale inglese “New Statesman”, il celebre
storico Eric Hobsbawm traccia una sintetica analisi del
Sessantotto la cui eredità
politica egli considera “relativa, mentre quella culturale
è molto più importante”. Un
giudizio rigido, solo in parte condivisibile. Non tiene
infatti conto dell’oggettiva
“liberazione di energie” rappresentata dal Sessantotto
non solo sul piano culturale
ma anche per quanto concerne l’esperienza politica.
Al di là degli ideologismi
e delle posizioni di radicalismo estremo, principale
terreno di coltura del terrorismo rosso, si aprirono
infatti prospettive concrete
per la formazione di nuovi
contenuti politici dei quali
oggi, bene o male, siamo tutti
debitori. Si pensi alla crescente attenzione ai problemi
ambientali, all’affermazione
delle donne nella società e
nel mondo del lavoro, alla
più libera e meno opprimente
concezione della sessualità,
alla diffusione del pensiero
pacifista. Se poi estendiamo
l’osservazione ai fenomeni
globali che hanno contrassegnato gli ultimi vent’anni,
certo le cose hanno preso
tutt’altra piega. I due grandi
regimi di matrice marxista-
leninista (Russia e Cina),
che avevano ispirato l’azione politica dei movimenti
extraparlamentari, si sono
convertiti in stati neoliberisti
senza però perdere affatto
la loro vocazione totalitaria
e antidemocratica. Proprio
nel corso dell’ultimo e recente Festival dell’Economia di
Trento (29 maggio – 2 giugno
2008), Paul Krugman, professore di Economia e Relazioni
Internazionali all’Università
di Princeton (USA) ed editorialista del “New York Times”, ha messo in luce come
l’assioma società di mercato
= democrazia sia ormai un
concetto “in crisi”, come gli
eventi internazionali più recenti stanno mostrando. Per
quanto concerne i paesi occidentali, il rispetto dei diritti
e delle libertà individuali è
divenuto dopo l’11 settembre
oggetto di costanti minacce così come il fallimento
dell’Alleanza in Iraq ha riproposto scenari e drammi già
visti. Fatti epocali che stanno
modificando radicalmente la
nostra concezione del mondo e del pensiero politico.
Ridurre il Sessantotto a un
fenomeno di costume fatto
di sex, drugs and rock&roll
appare quindi un’operazione
improbabile (senza nulla togliere a Led Zeppelin, Van der
Graaf Generator, Pink Floyd
o Grateful ). Forse tutti noi,
inclusi i sessantenni di oggi (i
sessantottini di ieri), dovremmo iniziare a riflettere sul
passato, recuperando quanto
di meglio, sotto il profilo dei
valori, la generazione dei “fiori” ha saputo esprimere.
Agorà
5
» di Fabio Martini; illustrazione di Simona Meisser
insegnare matematica, il che
implicava, per esempio, oltre
agli argomenti in programma, anche l’analisi della busta paga. Per tre anni quella
fu la mia attività politica.
6
cuore/amore, sole/viole) o per
lanciare slogan; parole che
hanno espresso per trent’anni
domande, dubbi, una continua ricerca, poche risposte
e scarse certezze. L’immagine che Gaber mi restituisce
è quella del bambino che si
accorge che il re è nudo e ha
l’innocenza di dirlo: vede ciò
che vedono tutti, ma a differenza degli altri non riesce a
starsene zitto.
Per questo motivo credo che
l’uomo stesse sullo stomaco
a molti, anche se oggi amici
e ammiratori si sono moltiplicati. Perché il cantautore
milanese non si è mai lasciato portare dalla corrente, ma
spesso ha aperto la strada alla
riflessione critica su ideologie e movimenti. Artista vero,
capace di vedere le cancre-
Libri
Sandro Neri
Gaber. La vita
le canzoni, il teatro
Giunti Editore, 2007
Una documentata biografia
di Giorgio Gaber, che ripercorre la vita privata e. Con
interviste, immagini e i testi
delle canzoni.
Internet
www.giorgiogaber.it
La Fondazione Giorgio Gaber si impegna da anni nella
conservazione e nella divulgazione di tutto ciò che
Gaber ha scritto, cantato e suonato.
cuno e non ripetere il solito refrain in cambio
di popolarità.
È la scelta che Gaber, cantante e autore popolarissimo (chi non conosce i successi degli
anni Sessanta come Barbera e Champagne,
Trani a gogò, La Balilla? ) ha di fronte alla
soglia dei trent’anni. Decide allora di dare
un taglio netto e cambiare, non improvvisamente né sull’onda di una moda passeggera
e momentanea. Crea il teatro-canzone, un
genere nuovo in cui musica, testi si intersecano a monologhi e parti recitate. Da
quel momento, con il primo spettacolo teatrale intitolato Il Signor G (1970) e così per
trent’anni, Gaber porta la sua canzone nei
teatri, lontano dai festival di Sanremo e dai
programmi televisivi.
Ripenso a questa scelta mentre ascolto uno
dei suoi brani che più mi divertono, perché
Gaber fa ridere, un riso amaro e sommesso,
ma ci riesce. Il brano è La strana famiglia,
risale a una ventina di anni fa e parla dei
componenti di una famiglia immaginaria
(ma non tanto, con gli occhi di oggi) che
fanno di tutto per apparire
in televisione.
Spirito libero, Giorgio Gaber ha saputo afUna delle strofe dice
frontare e denunciare con sarcasmo, ironia
“… a Roma c’è lo zio
e onestà intellettuale i vizi e le aberrazioni Renzo/che è analfabeta
della società occidentale
ma ha scritto un romanzo/ è sempre lì da
ne dell’uomo e della società
Maurizio Costanzo…”. Poche parole per
quando sono ancora semplici
raccontare il mondo dello show televisivo
graffi, Gaber possedeva un
e del reality, del voler apparire a tutti i cotalento singolare, unito alla
sti, dell’esserci comunque anche se non si
determinazione necessaria per
capisce bene a fare che cosa e in fondo non
esprimerlo, anche se questo
si sa far bene nulla. Un mondo che ora è
significava scontentare qualintorno a noi e un po’ ci rappresenta.
» di Roberto Roveda
Arti
meggia con l’autoradio e fa
partire l’ennesimo CD di Giorgio Gaber. La scena è la stessa
da giorni e ormai ho capito
che mia moglie ha portato in
vacanza l’intera produzione
gaberiana dal 1970 al 2002!
Poche alternative quindi: o
Gaber o la radio, più ondivaga
e “sdrucciolevole” delle stradine siciliane che collegano
le chiese e i palazzi barocchi
della Val di Noto.
Questo è stato il mio primo vero incontro con Gaber, venato da un pizzico di
maschile gelosia, lo ammetto, perché Chiara sembrava
quasi perdersi in quella voce.
In quelle giornate di ascolto
non sapevo neanche dire se
Gaber mi piacesse poi così
tanto: “Porto un suo disco o
La voce del padrone di Battiato
sulla famosa isola deserta?”.
Eppure quella voce così calda,
precisa anche nelle esibizioni
dal vivo (e trent’anni fa la
tecnologia non permetteva
di trasformare chiunque in
un novello Sinatra), così “musicale” costringeva anche me
a perdermi nelle melodie e,
soprattutto, nelle parole. Parole zeppe di significati, quelle
di Gaber, non buttate lì per
costruire una rima (del tipo
Con tutta la rabbia…
Warner Music, 2006
Un’antologia indispensabile
per accostarsi alla musica e
ai testi del cantautore milanese.
»
Ottobre del 2004: Chiara ar-
La forza del signor G
Immagine tratta dal sito www.zegio.splinder.com
Musica
Illustrazione IMMAGINA
NUOVA SEAT IBIZA.
DOVE BELLEZZA E TECNOLOGIA SI INCONTRANO.
Ancor prima di realizzare gli schizzi iniziali e di progettare una sola vite, i designer e gli ingegneri di casa SEAT avevano ricevuto un input
ben preciso: creare una sintesi perfetta di forma e funzione. Il risultato è una SEAT Ibiza del tutto innovativa, della quale andiamo particolarmente fieri. Una nuova SEAT Ibiza che si distingue per il design inimitabile, assolutamente mozzafiato, e che promette un’esperienza di
guida fuori dal comune grazie alla dinamicità offerta dall’Agile Chassis. A garantire la massima sicurezza provvedono ESP (programma di
stabilizzazione elettronica), AFS (sistema direzionale fascio luminoso) e assistenza alla partenza in salita. Nuova SEAT Ibiza già a partire
da Fr. 17’500.–*. Ora disponibile presso il vostro concessionario SEAT.
*Ibiza Reference 1.2 12V, prezzo di vendita consigliato. Nella foto: Ibiza Sport 1.4 16V, a partire da Fr. 21’950.– (modello con dotazioni speciali non di serie). Tutti i prezzi incl. IVA al 7,6%. Consumo di carburante/emissione di CO2 1.2 12V/1.4 16V: consumo
misto l/100 km: 5,9/6,2, CO2 g/km: 139 /149. Valore medio di tutti i nuovi modelli e marche commercializzati in Svizzera: 204 g/km,
categoria di efficienza energetica: B/C.
www.newseatibiza.ch
Il trucco del fantoccio
Marcello Frixione
Come ragioniamo
Laterza, 2007
Una utile guida alle insidie
della logica e della retorica:
un manuale di sopravvivenza
per muoversi nella giungla
di parole ed espressioni che
utilizziamo tutti i giorni.
Telmo Pievani
La teoria
dell’evoluzione
Il Mulino, 2006
L’autore, in questo saggio,
spiega con semplicità che
cosa davvero è la teoria
dell’evoluzione. Un testo
indispensabile.
re i bambini tutto il giorno in casa, ma
così facendo daremmo ragione al nostro
disonesto avversario, che apparirebbe il
vincitore del confronto. Potremmo allora
dire che siamo stati fraintesi? L’uditorio
penserebbe che non ci sappiamo esprimere
bene, o che non abbiamo le idee chiare. Si
potrebbe dire che non si è mai sostenuta
una tesi simile, ma daremmo l’impressione
di ritrattare.
I fantocci abbondano: la politica, per
esempio, ne è piena (mi riferisco agli argomenti fantoccio, anche se a volte il senso
potrebbe essere esteso ai politici fantoccio,
ma questo è tutto un altro discorso). Nei
dibattiti su temi etici, purtroppo, il numero dei fantocci supera di gran lunga quello
degli argomenti seri. A intervalli regolari,
appaiono sui quotidiani della vicina penisola (ma non si creda che il fenomeno
si fermi al confine) dibattiti e polemiche
sull’evoluzionismo. “La vita non è nata dal
caso”, “Il darwinismo è l’immorale legge
del più forte”: queste sono alcune delle
accuse mosse agli eredi di Charles Darwin,
accuse che si rivelano inconsistenti, appena ci si documenta
Un escamotage retorico che consente di colpire sul reale contenuto
l’avversario anche quando le sue argomentazio- dell’evoluzionismo.
Non c’è dunque difesa,
ni sono ineccepibili: è lo straw man argument, contro lo straw man
strumento ingannevole utilizzato da politici e argument? Ripensiamo
all’incontro tra Ruby
commentatori
Belge e Idiozan Matos:
to il giorno!”. Cosa dire, a
perché nessuno dei due poteva ricorrere a
questo punto, per difendere
questo trucchetto? Perché il pubblico conola nostra sensata opinione?
sce la differenza tra un pugile e un pupazzo.
Potremmo dire che è ovvio
Ecco perché è importante saper distinguere
che non si possano lasciagli argomenti dalle loro caricature.
» di Ivo Silvestro; illustrazione di Ulrico Gonzato
8
maiali sono mortali; Socrate
è mortale; quindi Socrate è
un maiale”.
Il meccanismo dello straw
man argument è proprio quello che abbiamo provato a
immaginare applicato alla
nobile arte del pugilato: invece di presentare gli argomenti dell’avversario, se ne
propone un sunto rozzo ed
estremo, che non sta in piedi.
A questo punto, se l’uditorio
non si accorge del trucco,
si ha la vittoria in pugno:
qualsiasi cosa dirà, l’altro
si mostrerà sulla difensiva,
insicuro, pronto a ritrattare
le proprie idee. Un semplice esempio: prendiamo una
idea sensata e condivisibile,
come “è meglio non lasciare
i bambini da soli in una strada molto trafficata”. Ecco il
fantoccio: “Non puoi tenere
i bambini chiusi in casa tut-
»
Media
Qualche settimana fa Ruby
Belge ha battuto il brasiliano
Idiozan Matos, confermandosi così campione del mondo dei pesi welter IBC. Come
avrebbe reagito il pubblico,
accorso numeroso alla Gerra
di Lugano se Ruby, invece di
affrontare l’avversario, avesse estratto un pupazzo con le
fattezze di Idiozan e, dopo
aver tirato un paio di pugni al fantoccio sbattendolo
fuori dal ring, si fosse proclamato vincitore? Difficilmente lo avrebbero applaudito,
e sicuramente nessuno gli
avrebbero attribuito il titolo.
Chi va a vedere un incontro
di pugilato vuole assistere a
un incontro leale, non a una
farsa: desidera che il proprio
idolo vinca, ma onestamente,
non con l’inganno.
Purtroppo non sempre questo avviene: il trucco del
fantoccio è un espediente usato, con successo, in
molti contesti culturali. Gli
inglesi lo chiamano straw
man argument, argomento
dell’uomo di paglia o dello
spaventapasseri. Gli esperti
chiamano questi trucchi fallacie logiche: ragionamenti
che sembrano corretti, ma lo
sono solo in apparenza. Una
fallacia molto famosa è il
(presunto) sillogismo “Tutti i
Libri
MGB www.migros.ch
Léger. Tanto gusto, niente rimpianti.
www.recellular.com
Portale di un’azienda che si occupa in specifico della
raccolta e del riciclaggio dei telefoni cellulari usati. I proventi vengono in parte utilizzati per opere benefiche.
Esiste un’altra strada: quella del riutilizzo.
Alcuni imprenditori hanno avviato delle
attività grazie a cui vecchi telefonini ancora
funzionanti vengono reimmessi nel mercato
come telefoni “di cortesia”, per sostituire
temporaneamente quelli in riparazione, oppure venduti sul mercato dell’usato. Molti di
questi apparecchi prendono la via dei paesi
in via di sviluppo, grazie ad aziende come
GreenPhone, che compra telefoni ancora
funzionanti, e ReCellular, il cui slogan è
“Hello again”.
La questione viene affrontata anche dalle
Nazioni Unite, che hanno lanciato l’iniziativa StEP (Solving the E-Waste Problem)
per trovare degli standard internazionali
per il riciclaggio e ampliare il mercato per
il riutilizzo.
La situazione in Svizzera è buona: un’ordinanza obbliga i consumatori a restituire
gli apparecchi di cui intendono disfarsi
ai commercianti, i quali, insieme ai fabbricanti e agli importatori, sono tenuti a
riprenderli. Il prezzo dei prodotti nuovi
include una tassa di
riciclaggio
anticipata.
Un miliardo di telefonini l’anno. È la dimenMa
i
cellulari
vecchi
sione del mercato mondiale dei cellulari
sono solo la punta
nuovi. E quelli vecchi? Iniziative pubbliche, dell’iceberg dei rifiuti
private e internazionali cercano di smaltire elettronici. Ogni anmilioni di tonnellate di rifiuti ad alto conte- no migliaia di tonnellate di televisori,
nuto tecnologico (e tossico)
videoregistratori, comsede in Belgio, inceneriscono i
puter e altri apparecchi elettrici ed elettrotelefonini a più di mille gradi.
nici vengono dismessi. Altro che cimiteri
I metalli preziosi così estratti
di telefonini, il rischio è quello di trasforvengono venduti all’industria
mare le nostre cantine in fosse comuni,
e, tra gli altri, agli orefici.
colme di materiale potenzialmente dannoso.
» di Marco Faré
10
“Sono ancora buoni, ma a chi
servono?”: con queste parole
si chiude un articolo del ‘New
York Times’, dal titolo “In
tante scrivanie, un cimitero
di telefonini”, pubblicato nel
luglio del 1998. Dieci anni
fa. Il problema non è nuovo
e di certo non è destinato a
diminuire: nel 2007 in tutto il
mondo sono stati venduti più
di un miliardo di cellulari.
La nostra coscienza ecologica
dovrebbe vietarci di buttarli
nella spazzatura. Le conseguenze sarebbero devastanti: i
telefonini contengono sostanze che, se smaltite in modo
sbagliato, possono diventare
tossiche. Oltre a queste, però,
contengono anche tracce di
materie prime pregiate come
argento, rame, platino e oro.
Aziende come la Umicore, con
www.greenphone.com
Il sito consente di accedere a un programma di riciclaggio di cellulari usati e fornisce indicazioni sui materiali
presenti al loro interno e articoli sull’argomento.
»
Società
Sparsi tra cassetti e scaffali, in
casa mia riposano ben otto telefonini. Ne uso soltanto uno,
il più recente, che ho ricevuto
in omaggio dal mio operatore
qualche giorno fa. Come tutti
gli altri, del resto. “Acquistati” a costo zero grazie a
prolungamenti del contratto
di abbonamento.
Il primo risale a una decina di
anni fa, quando il costo degli
apparecchi e degli abbonamenti calò tanto da rendere la
telefonia mobile accessibile a
tutti. È enorme e ha un’antenna di un paio di centimetri,
impossibile tenerlo in tasca.
Non scatta foto, non vibra
e ha uno schermino piccolo
piccolo in bianco e nero. A paragonarlo con il design stiloso
dei cellulari di oggi, l’aspetto
è davvero antiquato.
Otto telefonini in dieci anni,
eppure non sono un fanatico.
Ho approfittato della generosità degli operatori telefonici,
peraltro non disinteressata,
che mi ha consentito di stare
al passo con i tempi, più o meno, e di avere apparecchi sempre in garanzia. Io li ho tenuti
tutti perché non si sa mai, ma
il problema dello smaltimento
dei telefonini, nonostante la
breve storia della telefonia
mobile, si è già presentato.
Ancora buoni, ma a chi servono?
Riciclaggio (illustrazione tratta da www.brandsoftheworld.com)
Internet
»
iMan
33 Giuglio, anno
2359, Loogano, Hellvexia,
Deserti Uniti d’Europa.
Il mio nome è Carolina, sono
un automa mascolino (iMan)
di sei anni. Il mio padrone è
un maschio caucasico afrogiapponese di nome Matilda
(oggi praticare il razzismo è
assai più difficile e i nomi
unisex) mi è molto affezionato (è lui che mi ha chiamato
Carolina, il mio vero nome
è -/*!?), tant’è che non sembra ancora intenzionato a
portarmi al Ciminiero degli
Automi per lo smantellamento atomico e il riciclaggio
dei componenti gravemente
inquinanti in trita legumi o
stampanti a getto di polpo.
Dovete sapere che nel 2359
un automa di quattro anni
è già considerato vecchio e
superato. Chi ci crea bada
di più all’estetica che non
alla resistenza effettiva delle
parti. Così la gente si fionda
al Gigamercato non appena
vendono modelli con una
qualsiasi banale innovazione. Ai tempi ero un modello
assai bellino, una novità vera, “un gioiello di antropodesign e funzionalità”, scrisse
un redattore di “Donne e
Automi”. Ho iridi di un profondo azzurro Led, capelli
in fibra ottica che possono
ricrescere e mutare di colore,
ho un dito medio Laser, ho il
regolatore di gioia/tristezza
nella voce e riesco a fare più
di trecento espressioni facciali (i modelli di quest’anno
arrivano a mille, riescono, ad
esempio, a fare l’espressione
“mica tanto convinta”, la
“mi sento misteriosamente
attratto” o la “mamma mia
che odore”). Sono vecchiotto, sei anni sono tanti e cominciano a farsi sentire, devo
ammetterlo. Non masterizzo
più come una volta, i cd che
sforno saltano tutti. Ho fatto
errori con la contabilità domestica (con un disavanzo
di sei scatole di pelati), ogni
tanto mi si spegne il braccio,
oppure rimango bloccato in
un’azione, e mi è capitato
(che sfiga…) di bloccarmi
in una convinta stretta di
mano. Il tizio a cui mi pre-
sentavo ha fatto causa al mio
padrone per sequestro di persona. Ma nonostante tutto
questo Padron Matilda non
ha ancora trovato il coraggio di buttarmi via. Sarà che
vive da solo, sarà che non ha
molti amici, sarà che è uno
che si affeziona. Sarà… Ma
il mio problema più grande
resta un altro.
Ieri mattina avevo la sveglia
regolata alle nove in punto,
ebbene non ha funzionato,
non mi sono acceso automaticamente. Ha dovuto pensarci il padrone con qualche
strattone (probabilmente si
tratta di un circuito che non
fa più contatto, chissà). Ho
il terrore di addormentarmi
e non svegliarmi più…
» di Kurt Sghei
Benerdì
Con Bell chiunque diventa Mister Grill
Gol, tifosi, barbecue:
la festa è iniziata!
Bell Bistecca
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te
a fiamman
Vincete un
cabriolet
Caccia al panico
12
o dei nevrotici. Dopodiché
subentra la paura anticipatoria: la paura di avere paura è
un’emozione che spinge spesso i soggetti colpiti a isolarsi.
È stato anche stabilito che gli
attacchi di panico sono correlati ad altre problematiche
quali la depressione e l’agorafobia (paura di camminare
per strada, negli spazi aperti,
nelle piazze e in mezzo alla
gente). Ma questo disturbo
non fa distinzioni, così come non è la risposta all’appartenenza a una particolare
condizione sociale. Coglie le
persone di qualsiasi estrazione, anche quelle che hanno
avuto un’infanzia serena, che
non credono all’inquietudine
geopolitica del mondo o che
non hanno mai subito traumi.
È sufficiente la realtà urbana
di oggi, é sufficiente vivere
in questa società, in cui i
D. Razzoli et al.
Vivere senza ansia
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Riconoscere l’ansia, imparare a sconfiggerla e a curarla.
Un guida utile per comprendere un disturbo che colpisce milioni di persone.
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Mudra a mani unite
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Lo yoga per le mani è in
grado di apportare grandi
benefici alla nostra salute,
anche sul piano psicologico.
Una tecnica facilissima dai
notevoli benefici.
dose di sensibilità individuale è di solito
proporzionale alla densità e alla frequenza
degli attacchi..
È un disturbo che sorprende perché lo si
associa spesso a una reazione esterna dovuta, per esempio, alla vista di qualcosa di
estremamente spiaevole, come un serpente o
qualche cosa che ci terrorizza. Alla comparsa
dei sintomi, mai avvertiti prima, la perdita
di controllo aumenta, rendendo la persona
colpita molto vulnerabile. Spesso si innesca
quando siamo chiamati a esporci pubblicamente: il parlare in pubblico, eseguire un
canto o una musica con uno strumento,
sono situazioni critiche che possono facilitare questo tipo di condizione. In realtà, se
osservato su un piano strettamente psicologico, l’attacco di panico ci rivela che quello
che stava prima chiuso dentro di noi, da una
qualche parte, si sta manifestando: sensi di
colpa o i ricordi repressi si esprimono attraverso il nostro corpo. Ecco allora scattare
l’allarme perché il corpo é lo specchio del
nostro stato di coscienza e di incoscienza.
Ma i sistemi per sconfiggere questo disturbo sono numerosi e spesso efficaci. È
indispensabile caBreve e inaspettato, l’attacco di panico può povolgere la situacolpire chiunque nelle situazioni e nei modi più zione, sostituendo
diversi. Si può guarire se si seguono tecniche i pensieri positivi
a quelli negativi,
mirate di rilassamento e respirazione che con- affidandosi a tecnitribuiscono a gestire lo stress
che di rilassamento,
alla respirazione e
rapporti e i sentimenti sono
alla meditazione. Nelle sue forme più gravi
ambigui, incerti e conflittuali
e limitanti, è preferibile invece ricorrere
per iniziare un viaggio nella
alla terapia cognitivo-comportamentale o a
confusione mentale e nel disedute di psicoterapia che solitamente viene
sagio ed ecco che l’attacco
combinata con l’assunzione temporanea di
di panico si manifesta. La
medicamenti antidepressivi.
» di Nicoletta Barazzoni; illustrazione di Simona Meisser
Salute
alcun preavviso, a prescindere dall’età e dalle circostanze.
In realtà, l’attacco di panico è una reazione difensiva,
l’espressione di un conflitto,
ci dicono gli esperti di psicanalisi, tra una pulsione e il
nostro Io. Può impossessarsi
di noi in qualsiasi momento,
mentre siamo in un centro
commerciale, durante un
viaggio in autostrada o in
spazi nei quali la fuga sembra
davvero impossibile. Non di
rado viene scambiato per un
attacco di cuore, poiché si è
vittima di forti palpitazioni
che si alternano alla paura di
morire e a quella di impazzire. Al sopraggiungere del
primo episodio, non si ha
il tempo di capire che cosa
stia succedendo: si imputa la
crisi di panico a un malessere
fisiologico legato a problemi
organici, anche se avvertiamo
che quello che stiamo vivendo è qualcosa di straordinario,
di irreale. Il battito del cuore
si fa sempre più veloce, il respiro si altera, con un senso
di oppressione al petto che
impedisce qualsiasi reazione, aumenta la sudorazione,
lo stordimento, il senso di
vertigine. L’angoscia che ne
consegue spesso non la si
verbalizza per il timore di essere considerati degli ossessivi
»
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Chrome
ome.
» testo di Gabriele Scanziani; fotografia IMMAGINA
14
Tuttora abbiamo più un rapporto d’amicizia che un classico rapporto genitori-figlio.
Mio padre rappresenta tutto
quello che io, purtroppo, non
sarò mai. Ho anche scritto una
frase per lui in un testo in cui
dico: “la tua generazione ha
dato tutto, la mia generazione
invece ha preso tutto”. Lui dà
sempre e comunque: si sveglia
alle sei tutti i giorni, lavora in
fabbrica, fa sacchetti in plastica tutto il giorno in mezzo a
un rumore assordante. Non
ama rischiare, timbra il cartellino, fa le sue otto o nove
ore di lavoro e poi si dedica ai
suoi passatempi. Questa normalità gli dà un equilibrio che
è la sua vera forza. Chi può
dirsi davvero equilibrato oggi? Prendi me,
lare. Le case popolari in geper esempio, sono lo specchio che riflette la
nerale sono l’ambiente più
sua immagine al contrario. Sono il confuso
stimolante del mondo. Ci
perenne, ho i miei obbiettivi ma non so
trovi l’idraulico, ci trovi la
mai se sono quelli giusti. Ho trentatre anni,
mamma di qualcuno che è
vado per i trentaquattro e faccio una musica
in carcere, ci trovi i bambini
che si chiama rap in un posto come questo.
nel cortile, tra i quali c’ero
So che non è il suono del Ticino, che fare
anch’io, che giocano a palloil rapper non è come lavorare in banca, ma
ne sulla ghiaia. Ricordo queè il mio equilibrio. Ho trovato l’equilibrio
sto cortile enorme, dove non
nell’instabilità. Ho fatto di tutto: ho lavorato
c’era verde ma c’era competicome agente di sicurezza per pagarmi il prizione, voglia di farsi notare. Il
mo disco e perfino in un canapaio durante
quartiere popolare è una fuciil boom di quei commerci. Non ero l’addetto
na di personalità incredibili.
alla vendita anzi, sembra incredibile ma io lì
Molte delle cose che so, come
vendevo dischi, questo non mi ha impedito
l’arte di arrangiarsi, sapersi
di vedere ogni genere di persona passare in
adattare alle situazioni, le ho
quel negozio. Ho visto gente armata, tizi in
imparate da questi ragazzi.
giacca e cravatta, ho visto ragazzini, ho viLe case popolari sono il mio
sto tossicodipendenti che arrivavano prima
bagaglio culturale numero
dell’apertura mattutina. Erano in negozio
uno, anche se mi ritengo un
prima di me. Il periodo dei canapai è stato
senza bandiera. Ora ci sono
come salire su una giostra, però è stato anche
gli Europei e nel mio palazil motore del cambiamento.
zo tutti hanno fuori la loro
Dopo quel periodo ho iniziato a crearmi un
bandiera d’origine, l’unica
lavoro con la musica, conoscendo persone
finestra senza una bandiera è
che organizzavano concerti, suonando tutti i
la mia. I miei genitori vivono
fine settimana, collaborando con altri artisti.
in Italia, io vivo in Svizzera
Finché non hai un’etichetta discografica alle
e stiamo a un chilometro di
spalle, devi essere il manager di te stesso, ocdistanza. Ci divide un fiume.
cuparti dello studio di
registrazione,
insomNato a Lugano e cresciuto a Varese, storia di
ma è un lavoro vero.
un rapper che ha trovato l’equilibrio nell’inIo dal 2001 ho fatto sei
stabilità, con la musica come punto d’arrivo album, seguendoli in
ogni fase, dalla scrittura, alla registrazione, alla vendita. In effetti,
Cosa devo dirvi, la mia nazioogni momento della mia vita è legato a una
ne è un fiume.
canzone. Spesso penso che sia lei, la musica,
Mio padre è un frontaliere,
a gestire la mia vita invece del contrario,
mia madre è svizzera, si sono
è la colonna sonora della mia esistenza e
conosciuti nel Malcantone e
continua a suonare. Anche ora. Anche in
quando sono nato lui aveva
questo momento.
ventitre anni e lei diciassette.
Maxi B
Vitae
uesto per me è il periodo
del cambiamento, è il
periodo della maturazione.
Mi sveglio verso le otto e mezza, la mia giornata parte con
la musica, la prima cosa che
faccio non appena apro gli
occhi è accendere lo stereo.
Sono affezionato al rap ma
posso ascoltare rock, reggae,
pop, classica, qualsiasi cosa
per iniziare la giornata va
benissimo. In compagnia del
sottofondo musicale faccio
una doccia, luogo dove nascono tutte le mie canzoni,
seguita dalla colazione che
mette in moto il mio cervello.
E per mettere in moto i miei
due neuroni ci vuole un’ora,
precisa. Non ho orari fissi, se
devo registrare una canzone
vado in studio verso le dieci
e mezza di mattina e ci resto
fino alle sette, sette e mezza.
Non ho bisogno di pranzare
per forza, una volta iniziato
a lavorare non c’è speranza
di fermarmi. La mia giornata
tipo è in uno studio di registrazione, il mio studio di registrazione, circondato dalla
gente di cui mi fido.
In generale non sono uno spirito mondano. Amo godermi
la mia casa, che finalmente
possiedo, un duplex che ho
sognato per molto tempo e
che oggi condivido con la mia
compagna. Non è una villa ma
mi piace molto, l’ambiente, il
calore del legno, insomma mi
piace. Ci trascorro volentieri
la sera, che è il momento in
cui la mia testa lavora meglio.
Perfino davanti al nulla della
televisione elaboro parecchie
cose che poi riverso nei miei
testi e il giorno dopo scrivo o registro. È difficilissimo
avere successo svolgendo il
lavoro del musicista, dell’artista in generale, bisogna lavorare sempre. Oggi sarebbe
impossibile fermare del tutto
il motore della mia curiosità
che mi costringe a guardarmi
intorno, a filtrare ciò che vedo per poi scriverlo.
Sono nato a Lugano nel 1974,
al Civico, portato ancora in
fasce a Varese dove sono cresciuto. Varese, ippodromo,
case popolari. Zona partico-
»
Q
Reportage
39
Obesità
infantile
che la forza sia con te…
di Giancarlo Fornasier
fotografie di Céline Brentini
“Camminare riduce l’immensità del mondo alle dimensioni del corpo”
Henry David Thoreau
Tamara, Elisa, Lorenzo, Tania, Elia, Mattia… Dietro questi nomi vi sono dei
ragazzi, come tanti che vivono nel nostro cantone. Li accomuna un progetto,
Pesovia, e un amico, il dottor Paolo Peduzzi, pediatra attivo nel Bellinzonese e
che da qualche anno segue piccoli gruppi di bambini e adolescenti che vivono
quotidianamente portandosi addosso “qualche chilo di troppo”
Alcune domande a…
una piccola paziente
■ Laura (il nome è di fantasia) ha 11 anni, costume a due pezzi,
cuffia azzurra, loquace. Si cimenta insieme ai suoi compagni in
una gara utilizzando dei galleggianti. Grandi incitamenti alla
propria squadra. E Laura certamente non passa inosservata. Pare
di assistere a una puntata dello storico Giochi senza Frontiere:
l’obiettivo è riempire un contenitore servendosi di un bicchiere che
fa la spola da una parte all’altra della vasca. Una cosa è certa: qui
ci si diverte e l’aspetto ludico è prevalente, su tutto. Ma l’ora volge
al termine… qualche ragazzo già pensa alla prossima uscita. Laura
si avvicina… sorride:
Reportage
40
Sembra che vi divertiate parecchio da queste
parti. Ridete, scherzate... vi aiutate. Ti piace
l’attività in piscina…
Sì, certo che mi diverto! Anche se di solito siamo di più.
Ma quando siamo in pochi è meglio, c’è meno confusione.
Io adoro andare in piscina. Con la scuola ci andiamo solo
poche volte all’anno, con Pesovia invece una volta alla settimana. I miei compagni sanno che vado in piscina e faccio
altre attività, come le passeggiate. Lo racconto, per esempio,
quando il maestro ci chiede cosa abbiamo fatto durante la
settimana. Quando lo racconto, alcuni compagni sanno già
che cos’è, altri invece me lo chiedono sempre… Io gli dico
che siamo un gruppo di bambini sovrappeso che fanno un
po’ di sport per perdere qualche chilo…
Ma quando parli di sovrappeso i tuoi compagni sanno che cosa vuol dire?
Beh… è un bambino che ha troppo peso per la sua età. L’altro giorno il maestro ha spiegato alla classe che cosa vuol
dire essere sovrappeso, perché ha visto alcuni compagni che
compravano dei dolciumi al chiosco. Ci ha spiegato che se
facciamo il peso diviso l’altezza ti esce l’indice di massa
corporea, così dal numero che trovi capisci se
sei ciccione oppure no… Io non posso più
prendere dolciumi questa settimana…
ne ho già presi due e invece dovrei
mangiarne uno solo (ride e fa le
spallucce, ndr.). Ho una dieta
che devo seguire. Me l’ha
data la dietista di Pesovia, Nathalie: c’è scritto quante cose posso
mangiare durante
la settimana… ad
esempio, la carne
quattro volte, le
uova due volte, la verdura
invece deve
sempre esserci sia a pranzo sia a cena,
come l’insalata…
Le 18 sono passate da pochi minuti.
I ragazzi in costume da bagno corrono
attorno alla piccola piscina. Esercizi
di riscaldamento, le braccia si alzano,
saltelli. Pancia, sedere... i palmi delle
mani colpiscono il corpo. Quasi un
esercizio tattile-sensoriale per conoscersci. La pelle percossa suona come
uno strumento. Il clima è allegro…
oggi sono in sette, ragazzine e maschietti, anche se solitamente sono
quasi il doppio. Si gettano in acqua,
saltando… una sorta di liberazione. Il
peso ora è relativo. Romina Gentilini
e un collaboratore seguono i ragazzi in piscina. Il nuoto appartiene a
tutti… ma la tecnica è importante,
l’armonia nei movimenti, scivolare
sull’acqua con il minimo sforzo. La
ricerca della linea ideale. Se possibile,
insomma, si migliora…
Sono delle indicazioni che riesci a seguire con facilità
oppure a volte…
A volte sì, a volte no… A casa la mamma mi controlla, ma ogni
tanto… Poi un po’ mi sento in colpa. Però so che basta non
mangiare troppi dolciumi, tipo una scatolina di quegli orsetti
al giorno è troppo… anche se sono buoni…
Non ti viene il mal di pancia? Non trovi che una mela,
per esempio, sia migliore?
A me non viene male alla pancia. E poi sono buoni… A volte
mangio della frutta, ma quando la mamma compra le merendine al cioccolato… Tipo a colazione, anche se spesso mangio
anche i cereali con il latte… ci
metto un goccio di caffè e poi
un po’ di zucchero. Ma al massimo 2 cucchiaini, non di più.
Prima hai usato il termine ciccione. Ma
secondo te che cosa significa? Tu l’hai capito….
Si, ciccione vuol dire avere troppi chilogrammi. Secondo il mio
papà se sei magra tutti ti vogliono, se sei più robusta nessuno
ti vuole… Ma anche lui ha un po’ di pancia, in verità…
E credi sia una cosa vera?
No! Ci sono ragazze robuste che hanno il fidanzato… non è
diverso essere più grossi…
I tuoi compagni a scuola la pensano come te?
Sii… noo... Alcuni non la pensano come me… forse quasi
tutti. A volte non vogliono che giochi con loro perché sono sovrappeso. Ad esempio, oggi ho litigato perché alcune
le ultime cifre disponibili per il Ticino
risalgono all’anno scolastico 2003-2004:
in sovrappeso 13.3%, obesi 3.6%
dati raccolti nell’ultimo anno di attività del Servizio di ginnastica
correttiva riferiti agli allievi e allieve di 3ª elementare del cantone
(Servizio di medicina scolastica)
ragazze… ehh… ogni tanto mi sento spiata, guardano che
cosa faccio e come faccio le cose. Non è bello sentirsi spiati…
solo la polizia lo può fare. È un po’ da egoisti fare così con
i compagni. Poi a volte mi dicono una parola… obesa… e
mi viene una rabbia. Qualche volta rispondo, qualche volta
no. Ma quando sento quella parola, mi dà un tale fastidio,
perché la dicono in un certo modo… è discriminante. Poi
l’altro giorno mi hanno incolpato perché avevo litigato con
una mia compagna: gli altri ragazzi dicono che le ho detto
una brutta cosa perché è di colore. Ma non è vero, hanno
capito male. Non mi credono, ma io ho lasciato perdere. Però
il maestro crede che potrei averglielo detto. Ma per me non
c’è nessuna differenza tra chi è di pelle scura oppure no…
verde… o che ne so… come non c’è nessuna differenza tra chi
è grosso oppure no. Siamo lo stesso umani, siamo persone.
Sono motivi inutili per litigare. Piuttosto è meglio parlarne e
risolvere il problema che dirsi parolacce. Una volta le dicevo
anch’io… ora capisco che non serve a niente. È vero che si
dice scusa, che non lo farai mai più… anche se poi prometi
ma tanto la rifai…
E con i ragazzi di Pesovia che rapporti hai?
Sono contenta di stare con loro e con i maestri (le persone che
coordinano le attività, ndr.). Domenica facciamo una grigliata a
Bodio con dei giochi… Se mio padre sa della grigliata direbbe:
“Ma che dieta è questa se si fa la grigliata…?”.
un bambino
su cinque oggi
è sovrappeso
Reportage
41
Alcune domande al…
dr. Paolo Peduzzi
■ Confrontati al bombardamento mediatico che ci vuole sempre
magri e belli, a qualsiasi età, e alle campagne di prevenzione che dipingono una società occidentale sempre più sedentaria e sovrappeso,
abbiamo voluto incontrare il dottor Peduzzi per capire innanzitutto
che cosa lo ha spinto a creare Pesovia ma, in particolare, aiutarci a
comprendere l’origine e le cause dell’obesità infantile.
Dottor Peduzzi, ci racconti cosa l’ha spinta a creare
Pesovia e come ha avuto inizio questo progetto.
“Sin dall’apertura del mio studio, nel 2002, mi sono reso conto
che i ragazzi sovrappeso erano molti, che stavano male e che
parlare di questo tema con le loro famiglie era possibile. Anzi,
poteva diventare una “porta” d’entrata per affrontare tematiche familiari altrimenti inaccessibili. Potrà sembrare scontato,
ma in pediatria il supporto psicologico è fondamentale, sia
nei bambini sia nei genitori. Credo profondamente a questo
tipo di approccio, tanto che oggi gli incontri con i miei piccoli
pazienti avvengono in gruppi misti genitori-bambini, nei quali
si discute apertamente con entrambe le parti, in modo libero.
In questo senso, Pesovia rappresenta la volontà di agire, la
necessità di fare qualcosa. Il progetto è stato avviato nel 2005,
agendo sin dall’inizio con questo spirito, in modo diversificato
e multidisciplinare.
Reportage
42
Un impegno su più fronti che vede la collaborazione
di profili diversi…
La ricerca di collaboratori si rivelò indispensabile. Mi mossi
inizialmente tra le mamme dei ragazzi trovando una dietista
e una psicologa, alle quali si aggiunsero un’ergoterapista e
una ex docente con esperienze sportive che cominciò ad
occuparsi delle attività con i ragazzi. In una prima fase avevamo programmato un incontro la settimana di due d’ore:
comprendeva un’attività fisica (di solito in piscina), una
consultazione psicologica e i consigli di una dietologa. In
particolare, l’attività in piscina permette di “alleggerire” il già
notevole peso dei ragazzi, sottoponendo la loro struttura a
minori sollecitazioni. In più è molto divertente e loro possono
fisicamente mostrarsi per quello che sono. L’aspetto ludico è
fondamentale: secondo il mio punto di vista, nessuna attività
deve avere un aspetto eccessivamente competitivo, si danza,
si gioca senza imposizioni… altrimenti si cade nell’errore di
annoiare velocemente i ragazzi, perdendo in motivazione. Ci
siamo in seguito resi conto che anche altre attività sarebbero
state utili: cercare funghi, passeggiare… o slittare sulla neve. E
due ore diventavano un tempo certamente insufficiente. I ragazzi, ad oggi, sono impegnati per 30/35 incontri annuali, che
Immagine tratta dalla campagna di prevenzione di Promozione Salute Svizzera (www.promozionesalute.ch)
avvengono solo durante il periodo scolastico: un lavoro svolto
come dicevo a più livelli e su tutti sin dall’inizio. Credo sia
intuibile che il problema del sovrappeso non trova soluzione
nella sola imposizione di un regime alimentare rigoroso. I giovani devono essere anche seguiti psicologicamente, perché il
disturbo alimentare ha origine diverse. Pensiamo al sovrappeso
come a una pianta con delle radici che affondano nel terreno
della quotidianità. Se queste sono malate e noi miriamo alla
sopravvivenza dell’organismo, le radici devono essere curate,
non strappate. Eventualmente deviate, correggendole in terreni
diversi. Che nei ragazzi possono essere la riconquista dell’affettività dei genitori, l’interesse verso nuove attività oppure
l’allontanamento dalle pressioni a cui sono sottoposti”.
Che cosa definisce un bambino come “obeso” e quale
incidenza ha il fenomeno, dal suo osservatorio, sulla
popolazione infantile ticinese?
“L’IMC o Indice di massa corporea – in inglese BMI, un rapporto tra peso e altezza (kg/m²), ndr. – è un indice fondamentale
per capire, almeno inizialmente, la situazione del ragazzo.
Vi sono dei grafici che mettono in relazione, sottoforma di
curve, l’età, l’altezza e il peso delle persone. Un soggetto è
considerato obeso quando il suo IMC è superiore a
30 punti: pensate ad una persona alta 1,75 metri
che pesasse 92 chilogrammi. Solo da un IMC
di 30, definito Adipositas, la sanità pubblica
e le casse malattia riconoscono e coprono
i costi di un’eventuale cura. Un valore
accettabile per un adulto, ma non per
un bambino, nel quale già un IMC superiore a 20 è problematico. E gli ultimi
dati forniti dal Dipartimento sanità e
socialità mostrano che in Ticino un
ragazzo su cinque è sovrappeso. Un
valore drasticamente in aumento, in
Svizzera come in Europa e nel resto del
mondo industrializzato.
Come ha scelto i ragazzi che potevano rientrare nel suo progetto?
“Ho cominciato a seguire bambini che già frequentavano il mio studio: ho chiesto loro di tenere
un piccolo diario-calendario di cosa mangiavano e
quali attività svolgevano. Annotazioni che poi
analizzavamo assieme, chiedendo l’aiuto di
uno specialista in dietetica. Ma l’idea ha funzionato solo per alcune settimane: i ragazzi perdevano alcuni chili che, purtroppo,
riprendevano in seguito. Ricordo il caso di una ragazza molto
in sovrappeso, la cui madre era, al contrario, molto attenta alla
linea. L’inizio di un’attività in proprio della signora coincise
con un aumento di peso notevole della figlia. Lei cresceva
sempre di più, al punto che, durante un colloquio, chiesi alla
ragazza quando mangiava. Mi rispose che lo faceva mentre la
madre era al lavoro. Alle parole della figlia, la madre reagì in
modo aggressivo, forse si sentiva incolpata di un’assenza di un
paio d’ore che lei non considerava rilevante. La ragazza reagì
piangendo… la dimostrazione che alla base c’era un problema
interpersonale. Oggi questa adolescente non è più in cura da
me: ma la rivedo di tanto in tanto e mi pare la sua situazione
sia solo peggiorata…”.
Quale relazione esiste tra disturbo psichico e alimentazione? Che cosa si cerca e si trova nel cibo?
“Alla base di questo comportamento sta uno dei principi
etologici basilari. Il mammifero quando è sotto stress mangia,
poiché ha una secrezione di ormoni dello stress – come il
cortisolo – che provocano la fame. È fisiologico. Un riflesso
molto astuto e che trova delle spiegazioni logiche. Basta osservare cosa avviene in natura: la volpe prima all’inizio della
stagione invernale assiste alla scomparsa del cibo, sempre più
carente con l’arrivo del freddo. Allora accumula energie, sotto
forma di grasso. Un comportamento spinto da uno spirito di
conservazione innato, corretto e sano. Ma se questa situazione
stressante è costante, continua nel tempo… le cose cambiano.
Pensiamo a un coniglio che ha la prolungata presenza di una
volpe alle sue spalle. Il coniglio molto probabilmente morirà
di fame non riuscendo ad alimentarsi correttamente… oppure si lascerà morire non mangiando, certo della sua fine.
Un modo di morire molto subdolo, ma terribilmete efficace:
quello di non alimentarsi più, l’anoressia che si contrappone
all’iperalimentazione. Questi disturbi alimentari sono più
lunghi, duraturi e difficili da trattare. Anche tra i più giovani.
Riemergono con il tempo e ti accompagnano purtroppo per
tutta la vita. Il problema è che i bambini non hanno gli stru-
menti per riconoscere il problema e porvi rimedio. E dunque
è necessario seguirli. Anche attraverso quello che li circonda.
Ne è un caso esemplare l’educazione rispetto al bombardamento pubblicitario, come le merendine. I bambini sono
impotenti davanti a questi messaggi forti e mirati… qui la
famiglia diventa essenziale: è lì che i problemi devono essere
risolti, prima di tutto. Nelle relazioni tra i genitori, nelle crisi
e nelle tensioni create, ad esempio, dalle separazioni e che si
riversano inevitabilmente sui ragazzi…”.
Lei ha l’impressione che le persone che riconoscono
che in famiglia esiste il problema obesità sappiano
come muoversi e a chi rivolgersi?
“Ho l’impressione di no. E ne ho avute le prove. In seguito alla
conoscenza attraverso la stampa del progetto Pesovia, sono stato
contattato anche da persone residenti nel Vallese, genitori che
mi chiedevano se potevo aiutare i loro figli. Uno dei tanti episodi
significativi che mi hanno permesso di capire come, in effetti,
il problema non si ferma al riconoscimento e all’accettazione
del problema. È necessario anche agire, e sapere a chi rivolgersi.
Chi ti prende in carico? Chi ti segue? Serve una struttura, oltre a
persone di riferimento, motivate e disponibili, collaborative. Nel
caso di Pesovia senza nessun fine lucrativo e spesso servendosi
di spazi inappropiati. Pensate che quando nell’agosto del 2005
ho voluto riunire genitori e ragazzi per illustrare il progetto, non
avevo nemmeno uno spazio adeguato e sufficiente a ospitare
le persone coinvolte. Affittare una sala costituiva un ulteriore
costo… e ancora oggi riunire i genitori dei ragazzi che partecipano a Pesovia costituisce un problema”.
Come viene recepita l’obesità infantile nelle strutture private e pubbliche cantonali?
“Sino al 2007 le casse malattia erano insensibili al problema,
almeno per quanto concerne i disturbi alimentari nei ragazzi
sotto i 16 anni. Ora le casse riconoscono e pagano interventi
solo se rientrano all’interno di una normativa specifica. Da
poche settimane il nostro progetto è stato riconosciuto da
Santésuisse e finalmente da giugno riceveremo, per la prima
volta, delle sovvenzioni”.
➜
In Svizzera un
bambino
su venti
è obeso.
E la tendenza è
in crescita...
Già, i costi… Chi ha sostenuto in questi anni l’onere
finanziario di Pesovia?
“Il mio budget era per il primo anno di 25.000 franchi
(2005-2006, ndr.). Comprendeva piscina, animazioni, aspetti
dietetici, trasferte e affitto delle stutture. Inizialmente il gruppo
era composto da 11-12 ragazzi. Il denaro aveva una sola provenienza: le mie tasche. La valutazione dei costi è stata, per il
primo anno, abbastanza problematica. Le spese sono sempre
imponderabili, ma una volta definito il progetto mi sono subito attivato verso le casse malattia dei ragazzi che avevo deciso
di seguire. Le risposte giunte erano prevalentemente negative:
le casse non erano tenute a pagare e rifiutavano anche piccoli
contributi, suggerendomi di rivolgermi al responsabile di
Santésuisse per il Ticino. Vista l’aria che tirava, decisi di dare
inizio comunque al progetto. I ragazzi non potevano aspettare.
Le sorprese sono arrivate col tempo. Alcune casse mi hanno
proposto un sostegno limitato alle spese della dietista, che
ammontavano a circa 500 franchi a ragazzo; una delle casse,
invece, decise di coprire la quasi totalità dei costi del bambino
in cura, chiedendomi di tenerli aggiornati sull’evolversi del
progetto e naturalmente sui risultati ottenuti. Il budget a mio
carico si ridimensionò, scendendo per il primo anno a circa
18/20.000 franchi. Chiesi naturalmente anche un contributo
di 200 franchi a ragazzo alle famiglie coinvolte. Una cifra simbolica che salì gli anni seguenti a 400. Un modo per motivare
maggiormente le parti in gioco…”.
Reportage
44
Il gruppo di ragazzi coinvolti in Pesovia sono gli
stessi che segue dal 2005?
“No, in questi tre anni sono cambiati. Nonostante le richieste,
ci siamo fermati a un gruppo di 13 ragazzi. Ho avuto richieste
d’aiuto anche dal resto del cantone… pediatri che mi proponevano di seguire loro pazienti e che, nel limite del possibile,
ho accolto con molto piacere.
Quali sono stati primi risultati che ha potuto oggettivamente ottenere?
“I risultati sono stati duplici. Primo: l’IMC è stato bloccato e
cioè i ragazzi hanno perso peso in rapporto alla loro altezza.
Secondo: un miglioramento della qualità di vita, un aspetto
che non ha riscontro oggettivo. In questo senso ci dobbiamo
fidare delle parole dei genitori: il piacere rinnovato di andare
a scuola, sentirsi meglio integrati rispetto ai compagni e ai
coetanei. La qualità di vita è quella che ti permette di vivere
meglio e che passa, in particolare negli adolescenti, attraverso
l’accettazione da parte del gruppo. Se tu ti senti male nel tuo
essere “ciccione”, nella tua pelle, starai male e la tua qualità
di vita sarà inevitabilmente bassa o quantomeno poco soddisfacente. Se invece tu sai di essere sovrappeso, ma la tua condizione è migliorata nel tempo, starai meglio e la tua qualità
di vita migliorerà. Sarà buona quando sarai tra i primi a essere
scelto nel momento della formazione della squadra di calcio
della scuola, per esempio. Nel linguaggio del gruppo è così che
capisci di essere stato accettato e stimato. Questa è la qualità di
vita. Ma come valutarlo? Certamente i ragazzi vivono meglio
una volta perso del peso in eccesso, ma oggettivarlo è difficile.
Nella valutazione del grado di successo di Pesovia è essenziale
osservare come le dinamiche del gruppo sui ragazzi che seguo
evolvono nel tempo, come muta il loro rapporto con gli altri.
Questo non significa che per essere accettato il ragazzo deve
essere magro, ci mancherebbe. Ma il primo successo sta nel
riconoscere che non si è l’unico “ciccione” della classe… che
non si è per questo diversi e impossibilitati nel fare tutte le
attività a cui i coetanei si dedicano”.
Abitudini alimentari, vita sedentaria, costituzione,
problemi familiari: possiamo identificare fattori che
incidono maggiormente sull’obesità infantile?
“Tutti i punti citati sono importati e per questo non ne tralasciamo nessuno. Anche se nei ragazzi è sovente un disagio quello
che poi porta al sovrappeso. La costituzione fisica e i fattori genetici incidono forse nel 5% dei casi. Che spesso poi diventano
fattori più complessi, di tipo psico-fisico. L’ho potuto notare
in un ragazzo che faceva quattro allenamenti settimanali, tra
calcio e unihockey. Malgrado questo era in notevole sovrappeso. Scoprimmo che questo adolescente, una volta terminati gli
allenamenti e rientrato a casa, si attaccava letteralmente al frigo,
senza nessun controllo. Aspetto che si sommava al fatto che in
famiglia non c’era un corretto regime alimentare. Pensi che dopo
alcuni incontri, furono gli stessi genitori a lanciare un segnale,
ammettendo che forse un aiuto era necessario. Ecco, io ritengo
che questo tipo di risultati siano estremamente importanti,
perché toccano la problematica alla radice”.
In precedenza lei sollevava il tema delle attività
extra scolastiche. Esiste un rapporto tra queste
ultime e l’obesità? Ha l’impressione che i ragazzi
dedichino poco del loro tempo all’attività fisica?
“Rispondo provocatoriamente con una domanda: e se invece
il problema fosse da ricercare nella pretesa che questi ragazzi
debbano per forza di cose riempire la loro giornata di attività?
Attività sportive e altro ancora, mentre la madre lavora, il padre
pure per potere pagare il leasing dell’auto nuova… Vede, come
nel caso citato in precedenza, molti dei ragazzi che seguo si
trovano troppo spesso ad autogestirsi, a casa come fuori, senza
figure che li guidino. Le tensioni familiari, di cui parlavamo
in precedenza, sono elementi estremamente pericolosi che
accentuano l’isolamento e la nascita dei disturbi alimentari.
Dobbiamo innanzitutto capire per quale ragione questi ragazzi mangiano tanto, e non di che cosa si abbuffano. Se come
pediatra non riesco a farmi un’idea del perché… beh, sarei ai
piedi della scala. Non vorrei forzare il paragone, ma prendiamo
l’esempio delle tossicodipendenze: le persone che assumono
cocaina e lo fanno anche solamente per una volta, credo dovrebbero chiedersi perché ne hanno sentito il bisogno, quali sono
le ragioni della ricerca di quel tipo di “aiuto”… sono problemi
relazionali, lavorativi oppure ancora una volta da ricercare nel
nucleo familiare? Mi ripeterò, ma è necessario capire non tanto
il cosa ma il perché. Questo spiega la visione multidisciplinare
che sta a monte di Pesovia: il problema è alimentare, certamente, ma questo è quello che sta “fuori”… “dentro” che cosa c’è?
Per quello che riguarda le attività fisiche, nel nostro progetto
queste costituiscono una parte molto importante. Cerchiamo,
in particolare, di portarli a scoprire attività che sono per loro
nuove. Pensi che ci sono miei pazienti che risiedono nelle valli
superiori e che non hanno mai avuto una slitta... Lo abbiamo
scoperto organizzando un’attività lo scorso inverno. Ma che
cosa credete che facciano nei periodi invernali questi bambini,
quando fuori casa hanno la neve quattro mesi l’anno? Stanno
davanti alla TV, in compagnia di videogiochi e internet... invece
di uscire e muoversi. Ritorniamo inevitabilmente alla famiglia:
il luogo dell’educazione, della crescita personale e della scoperta
del sé attraverso quello che ci circonda…”.
Ci congediamo...
Il medico alza gli occhi al cielo… Mi chiedo se in questa giornata
di sole, che doveva essere dedicata alla sua famiglia, non si sia
pentito di aver sollevato per l’ennesima volta punti di vista e problematiche che certamente sta ripetendo da qualche anno. Non lo
Il dottor Paolo Peduzzi nel suo studio di Bellinzona
trattengo oltre… Paolo, però, accende il suo computer e mi mostra
alcune immagini dei suoi piccoli pazienti ripresi durante le uscite e
le attività del progetto Pesovia. Le commenta e nei suoi occhi vedo
qualcosa che va oltre la sua professione e il sovrappeso. E, riprendendo le sue ultime parole, mi convinco come la comprensione di
noi stessi debba, per forza di cose, passare attraverso la scoperta di
quello che ci sta attorno. Forse Thoreau*, nel suo bosco, l’avrebbe
riassunto con queste parole:
“Camminare significa aprirsi al mondo. L’atto del camminare
riporta l’uomo alla coscienza felice della propria esistenza,
immerge in una forma attiva di meditazione che sollecita la
piena partecipazione di tutti i sensi (...) Spesso camminare è
un espediente per riprendere contatto con noi stessi!”
Sono quasi certo che l’autore non pensasse alle passeggiate nei centri
commerciali, anche se oggi paiono i luoghi migliori dove ritrovarsi.
E riempire anima… e stomaco.
* Henry David Thoreau (1817 - 1862), scrittore e filosofo statunitense.
Walden ovvero La vita nei boschi (in italiano pubblicato da Rizzoli e Donzelli)
è il resoconto dell’avventura dell’autore, che passò ben due anni (4 luglio
1845 - 6 settembre 1847) della propria vita in una capanna sulle sponde del
lago Walden, vicino alla cittadina di Concord nello stato del Massachusetts.
Qui cercò un rapporto intimo con la natura, ritrovando se stesso in una
società che non rappresentava, ai suoi occhi, i veri valori da seguire. I brani
riprodotti in questo articolo sono tratti dal volume citato.
Reportage
45
CON UN
OCCHIO
AL PASSATO
E L’ ALTRO
AL FUTURO
Cuori speranzosi e
simboli della pace,
propri del periodo hippy,
prendono intanto vita
sui modelli
,
in alternanze di vuoti e
bassorilievi, sia sul frontale
sia sulle aste, magari a comporre
una spiritosa firma d’autore. Forme
king size, in perfetto stile anni Sessanta
con “quel non so che” da diva misteriosa
e ammaliatrice per gli occhiali firmati
e realizzati da
. Poiché il gioco
della seduzione è a metà strada fra pudore ed esibizionismo.
Grande è bello, anche a rischio di sembrare la caricatura
di una mosca, cosa che pare non intimorire un’icona delle
big shades come Victoria Beckham. Ne è convinta pure
che, con il know how di
, realizza
l’esemplare Butterfly che ricorda una farfalla gigante con
le ali spiegate. Neanche
scherzano
in fatto di taglia, suggerendo un modello televisore a schermo panoramico, così come piaceva nei contradditori anni
Settanta in bilico tra le intemperanze sessantottine e un
genere androgino più femminista che femminile.
E mentre
punta su modelli unisex
da rock star o da enigmatico agente segreto, da indossare
anche in discoteca tanto per mantenere l’incognito,
by
, per un uomo dinamico
e ricercato, sviluppa i prototipi pilot e aviator d’antan
con lenti decisamente oversize. Siamo o non siamo in
tempi di vintage? Il top di tali suggestioni lo raggiunge
citando se stesso con l’occhiale
da sole “Tavarnelle”dal merletto del borgo toscano, già
usato una cinquantina d’anni fa per un sandalo famoso.
Ed è per logica stilistica che la griffe
sviluppa soluzioni e modelli per così dire classici, ma
con innesti di dettagli dal design puro e prezioso come
/oschino
Tendenze
46
Con un occhio – è il caso di dirlo – volto al passato e l’altro
al futuro, gli occhiali dell’estate, se da una parte si giovano
della ricerca di materiali di nuova e sorpredente leggerezza, dall’altra riscoprono le forme enfatizzate nei film
hollywoodiani dei tempi d’oro, con le sagome un po’
eccessive dei decenni dai Cinquanta ai Settanta. Basta
miscelare il tutto secondo il dna fusion della moda
contemporanea. Tendenze confermate al
,
il Salone milanese dell’Ottica.
E se è pur sempre irresistibile l’appeal di dive e divine,
di star e starlette d’epoca, creature solari che, oltre a
ricordare l’aria svagata di Marilyn e le altre, amano
farsi sedurre dal lusso degli eyewear di
by
. Gioielli luminosi imbrillantati di
Swarovski all’angolo obliquo della cornice a “gatta”
in acetati dai freschi colori gelato. Di grande impatto
anche le sofisticate mascherine con doppio ponte
di
, dove la preziosità cromatica
dell’oro è resa ancora più splendente da una pioggia
di microstrass.
La nostalgia non dimentica certo i “fanaloni”alla Audrey Hepburn scuri e rotondi, magari con lenti sfumate,
contornate da un sottile filo metallico e logo “I” riempito
di smalto a fungere da cerniera, nel gusto singolare
di
by
.
/ido
'isibilia
(lumarine*²
,ceberg
"llison
(lugirl
(arocco*⁴
)emenego
#rada
$occo
.uxottica
)olce&+abbana
-ohn $ichmond
&om *ord
/arcolin
%alvatore *erragamo
+ianfranco*erré
il monogramma “F” in colorati zirconi. Con prezzo
consono, anche se non è il costo a spaventare chi
vuole qualcosa di raro.
by
, per festeggiare i vent’anni della sua
linea di occhiali, ha difatti rieditato in oro due
dei suoi storici modelli. Intanto
ripara gli occhi dal solleone con
maschere fascianti, o gocce bislunghe in
acetato a macule di leopardo. Un sinuoso
serpente in strass si attorciglia nel terminale
a mò di coda, negli esemplari da vista nati
per guardare, ma anche per farsi guardare.
Ebbene sì, il sapore rètro è più che un sospetto. L’allure è quello nostalgico del passato, però il risultato è più che moderno
poiché la tecnologia fa passi da gigante.
Ne è un esempio il modello creato da
ispirato all’universo
di Saint Germaine de Près nel segno del
noir, ma con avveniristiche lenti toriche.
Sempre grazie all’esperienza di un produttore come
, da
,
disegnati da
, si
trovano gli enormi occhiali di plastica, con
una placca bijou in metallo traforato riproducente tralci e corolle da “Figlie dei Fiori”.
-iorgio "rmani
&afilo
*
%oberto
+avalli
&onia %ykiel*³
*
0’"my*¹ /enzo
"ntonio 1arras
-uardami negli occhiali!
È indubbio che il vecchio assioma “guardami negli occhi” si è ormai trasformato in
“guardami negli occhiali”. Complice è sempre
la moda che da strumenti di correzione visiva
e protezione li ha eletti a must di ogni stile. Del
resto se l’occhio è lo specchio dell’anima, l’occhiale potrebbe essere il modo per esprimerla...
La caratteristica degli ultimi nati in casa
è l’intercambialità delle astine in allegre
tinte unite e fantasie grafiche in modo da adattare
le nostre protesi correttive a ogni tenuta. Vige la stessa
filosofia da
, anzi oltre alle aste, con un sem-
.oint
$roject
)ividici
plice gesto, si cambiano pure la forma e il colore (tra cui
l’ottimistico rosa) delle lenti. La cromoterapia continua
con
che, dopo aver reso variegati e
trasformisti come Zelig gli occhiali da vista, ci riprova
con le tipologie da sole. Il frontale rimane lo stesso,
ma si può variare con i laterali. Basta un click!
Colore come energia positiva e ritmo.
by
rilancia il twist, il ballo che
impazzava negli anni Sessanta, ne traduce il
movimento con aste attorcigliate e tridimensionali. Difatti usa l’acetato come fosse colorata
plastilina, o meglio il Pongo. Originale anche
la forma delle lenti che studia la geometria di
cerchi, quadrati, ellissi.
Sono destinati a continuare la leggenda i
mitici wayfarer della
, diventati
oggetti di culto indossati dai Blues Brothers e
compagnia. Ma l’epopea degli occhiali creati
per l’American Air Force continua a prendere
quota con le modernissime lenti a specchio,
incorniciate non più solo di nero, ma di tinte
vibranti e variegate. E se la suggestione cromatica rileva il legame dell’occhiale con la moda
vestito,
non manca di tradurre i
tipici motivi a righe e zig-zag su nuove plastiche
fiammate che vanno dalle sfumature del cielo
estivo agli striati dal bordeaux al viola, senza
dimenticare il bianco avorio.
Grande fermento altresì nelle care, indispensabili montature da vista, specialmente per accontentare i fruitori più esigenti: i bambini. A loro
dedica modelli
glasant in gomma, forme squadrate e rotonde in
plastica e metallo con frontali che si accompagnano a
puzzle coloratissimi (naturalmente) che compongono
le aste. Blu, azzurro, verde, rosso e giallo per i maschietti,
mentre le bambine vezzose possono scegliere tra turchese,
fucsia e lilla. Per trasmettere allegria anche a chi li guarda
affettuosamente negli... occhiali.
'ry +hange
)anni
#ico ,esign
Tendenze
47
%ay *an
*
(nited +olors of *enetton
» di Marisa Gorza
*
1issoni
Marte e Plutone sono dalla vostra
parte. Fate appello al vostro potenziale nascosto per risolvere le
difficoltà. Se non vi disperderete in
inutili ansie e agirete con determinazione potrete raggiungere risultati
inaspettati.
Settimana superlativa per la vita
affettiva, favorita da numerosi transiti nella vostra nona e undicesima
casa solare. Approfittate di questo
momento per concedervi un viaggio. Importanti progetti potrebbero
prendere il via.
Toro
Scorpione
Momento professionale estremamente costruttivo per i nati in aprile.
Cercate di progettare con lungimiranza il vostro futuro, perché se
agirete bene in questa occasione ne
beneficerete per lungo tempo. Sorprese sul piano sentimentale.
Verso il fine della settimana Venere,
entrando in Cancro, interesserà i
valori espressi dalla vostra nona casa
solare, quella dei viaggi. Cercate di
vivere questo nuovo transito aprendo il vostro cuore ad altre culture e
allargando i vostri orizzonti.
Gemelli
Sagittario
Settimana di passione segnata
dall’opposizione tra Sole e Venere
con Plutone. Gli astri puntano il
dito sulla vostra settima casa solare,
quella dei rapporti a due: possibile
stravolgimento della vita a due innescato da un exploit dei sensi.
La Luna del 17 e 18 vi spinge ad
amplificare ogni vostra emozione. Se
dovete risolvere una qualche questione con il vostro partner cercate sempre di misurare le parole. Mercurio
in opposizione potrebbe dar luogo a
numerosi fraintendimenti.
Cancro
Capricorno
o
Verso la fine della settimana Venere
entrerà nel vostro segno. Approfittate di questo transito per abbellirvi e
per rinnovare il vostro look. Vi renderete conto che avete più charme del
solito. Non cedete eccessivamente
alle tentazioni della gola.
A fine settimana Venere entrerà in
opposizione nella vostra settima casa
solare, quella del matrimonio. Non
siate indolenti con il vostro partner,
non esitate a manifestargli il vostro
amore. Contatti professionali favoriti
dal transito di Mercurio.
Leone
Acquario
Marte e Plutone di transito potrebbero regalarvi un grosso risultato, soprattutto nei giorni 17 e 18 giugno.
Cercate di evitare gli scatti di rabbia
nei confronti di un occasionale interlocutore. Siate più determinati verso
i vostri obiettivi.
Settimana ricca di flirt favoriti dal
passaggio di tre pianeti nella vostra
quinta casa solare, quella delle relazioni sessuali e dei divertimenti.
State però attenti a non stravolgere
i rapporti con il vostro partner: Marte
transita nella casa del matrimonio.
Vergine
Pesci
Settimana importante per i nati della
terza decade soggetti all’azione rivoluzionaria di Urano: cambiamenti
improvvisi nella vita affettiva. Periodo
più tranquillo per i nati della prima
decade: non sono da escludere avanzamenti professionali.
Cercate di controllare le vostre inquietudini, intorno al 17 e il 18
sarete soggetti all’azione della Luna
oltre che a quella di tre pianeti nella
vostra quarta casa solare. Possibile
emergere di situazioni irrisolte con
vostra madre.
48
Elemento: Aria - mobile
Pianeta governante: Mercurio (transita nel
segno dal 2 maggio fino al 9 luglio)
Relazioni con il corpo: braccia, polmoni,
sistema nervoso
Metallo: mercurio
Parole chiave: loquacità, dualità, curiosità
mutevole
Galanti e scanzonati, i nati nei Gemelli
rivelano spesso qualche difficoltà ad approfondire i rapporti sentimentali per la loro
naturale tendenza a evitare impegni che
limitano la libertà personale e per il marcato
bisogno di indipendenza, aspetti che inevitabilmente tendono a scoraggiare i partner.
L’amore resta comunque uno degli ambiti
di maggior rilievo nella loro vita proprio per
la natura idealista e un po’ sognatrice che li
caratterizza. La capacità di mostrare affetto
e passionalità dipende molto dal momento: possono essere capaci di donarsi senza
riserve all’altro e il momento successivo
mostrare una freddezza e un’indifferenza
disorientanti. In realtà, i Gemelli vivono
una dimensione ideale e interiore molto
intensa che spesso si converte problematicamente nella ricerca di un “compagno/a”
di fatto inesistente, proprio perché risultato
tutto mentale di un’aspirazione a un perfetto equilibrio fra affinità elettive e intesa
intellettuale. Questa prerogativa li rende
però spesso insicuri ed emotivamente incerti il che favorisce, alla fine, l’unione con
persone dal carattere protettivo e dai modi
rassicuranti. Dotati di intelligenza viva ed
elettrica, sono il più delle volte persone
simpatiche, non prive di un’affascinante
giovialità che tende a favorire lo sviluppo
di relazioni e il rapporto con gli altri. Abili
conversatori, si appassionano all’attualità,
sia essa culturale o politica, rivelando un
vero e proprio talento per quanto concerne
le pubbliche relazioni. Moda, libri, spettacoli, arte, politica sono infatti le loro passioni
rispetto alle quali si mostrano generalmente
bene informati e attendibili.
»
Astri
Il Sole transita
nel segno dei Gemelli
dal 15 maggio al 21 giugno
» a cura di Elisabetta
Bilancia
“volgendom’io con li etterni Gemelli…”
Ariete
Gemelli
TicinoSette / Sujet: Guetzli / 210x295 / italienisch / DU: 4.6.08
In collaborazione con i Cantoni, le assicurazioni e la FMH.
Gli spuntini davanti alla TV fanno doppiamente ingrassare. Guardare
la televisione non aiuta certamente a mantenere un peso corporeo sano. Se inoltre si spizzica è ancora
peggio. Questo vale per il vostro bambino, ma anche per voi. Infatti, davanti al televisore si avverte troppo tardi la sensazione di sazietà, oppure non la si avverte del tutto. Mangiate quindi di proposito solo a
tavola. Inoltre, evitate di passare troppo tempo davanti allo schermo e spegnete il televisore quando svolgete un’attività comune, sia in casa sia fuori. Basta poco per cambiare tanto. www.promozionesalute.ch
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Le soluzioni verranno pubblicate sul numero 27.
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Schema realizzato dalla Società Editrice Corriere del Ticino
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E
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1. Opera di Sciarrino •
2. Proclami, bandi • 3.
Rammentato • 4. Mezza
stazza • 5. Adamo fu il
primo • 6. Solcare il terreno
• 7. Ammalia il marinaio •
8. Vocali in stringate • 9.
Cons. in viale • 10. Belva
striata • 15. Straccio, pezza
• 17. Cuor di Caino • 19.
Mistero, arcano • 21. Notato, guardato • 23. Inoffensiva • 25. Alcolisti Anonimi
• 28. Svincolarsi, sprigionarsi • 30. Incombenti •
32. Così si augura la notte e
la sera • 37. Radio Svizzera
• 40. Vino senza pari • 44.
Nome di donna • 46. Il dio
egizio del sole • 48. Terna •
51. Topo ginevrino • 52. La
dea greca dell’aurora • 54.
L’alieno di Spielberg.
Verticali
Orizzontali
1. Convincenti • 11. Articolo di fondo • 12. Disegnare con l’ago • 13. Pari
in esatto • 14. Le segnano le lancette • 15. Mezza paga • 16. Aria... poetica
• 18. Il figlio di Anchise •
20. Intacca la vite • 22. Ne
ha tanti il Matusalemme
• 24. Curva fluviale • 26.
Fiume engadinese • 27.
Stop! • 29. Ho Chi Minh
• 31. La sposa di Anfione
• 33. Le iniz. della Masoni
• 34. Germania e Belgio •
35. Antica città della Mesopotamia • 36. Il nome
di Girardelli • 38. Pedina
coronata • 39. Lapalissiani
• 41. Sopra • 42. In mezzo
al coro • 43. Il Loi attore
e regista • 45. Fu ucciso
nel bagno • 47. Il punto
in cui albeggia • 49. Epoca
• 50. Abbellire, adornare
• 53. Cons. in desio • 55.
Antico Testamento • 56. Il
pronome dell’egoista • 57.
Soccorsi, assistiti • 58. Le
iniz. di Savoia.
2
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“Monte Carasso, Convento
delle Agostiniane”.
Nota della Redazione
Avvisiamo le gentili lettrici e
i cordiali lettori che a questo
concorso fotografico non è
legato nessun premio.
Giochi
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Indovina... dove siamo?
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Soluzioni n. 23
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La soluzione a Epigoni è:
Follie di Brooklyn di Paul Auster (Einaudi, 2005).
Epigoni
A quale romanzo appartiene il seguente finale? La soluzione nel
n. 27. Al vincitore andrà in premio “Gli uomini che fecero il Ticino”
di Franco Celio, Edizioni laRegioneTicino, 2007. Fatevi aiutare dal particolare del volto dell’autore e inviate la soluzione entro giovedì 19 giugno a
[email protected] oppure su cartolina
postale a Ticinosette, Via Industria,
6933 Muzzano.
“Ma cos'ha la loro vita che non
va? Cosa diavolo c'è di meno
riprovevole della vita dei Levov?”.
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Obesità infantile ·39