LUIGIA TINCANI
Serva di Dio
Una Vita per la Verità e per l’Amore
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Vice Postulazione
Unione S. Caterina da Siena delle Missionarie della Scuola
Questo foglio vuol essere uno strumento di collegamento e di
informazione per coloro – amici, insegnanti, giovani in ricerca – che seguono con speranza il processo di canonizzazione
della Serva di Dio Luigia Tincani.
Si da notizia del cammino della Causa di Canonizzazione.
Si fa conoscere ogni volta un momento della vita della Tincani.
Si riportano brevi scritti della Serva di Dio.
Si da spazio alle testimonianze ricevute fino ad oggi sulla personalità di Madre Tincani e sulle grazie ottenute per sua intercessione.
Madre Tincani è fra noi e dimostra la sua affettuosa presenza
intercedendo a favore di ammalati, studenti, famiglie e persone in difficoltà che a lei si rivolgono. È una presenza sommessa, silenziosa ma sicura.
Si dichiara che con il presente opuscolo
non si intende in nessun modo prevenire
il giudizio dell'Autorità Ecclesiastica.
© 2006 Agenzia Editoriale VICIS
Via G. Pezzana, 21 - 00197 Roma - Italy
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Finito di stampare nel mese di Ottobre 2006
negli stabilimenti del Centro Grafico Francescano - Foggia
La vita di Luigia Tincani
(1889 Ð 1976)
Luigia Tincani si sentì chiamata a dedicarsi essenzialmente all'apostolato
diretto della verità, per portare la verità a chi ne è assetato ma non sa a chi
rivolgersi per trovarla.
"L'apostolato domenicano è l'apostolato della verità! - ricordava il P.Fanfani
nel Sermo ad Fratres, al Capitolo Generale 1955 - e non è meno urgente della
carità del vestito e del pane".
Nella scuola pubblica la Tincani vide il passaggio obbligato di moltissimi giovani, inconsciamente alla ricerca della verità.
Paolo VI, parlando alle Missionarie della Scuola nel 1969, affermava: "Voi
avete in mano lo strumento più sacro e più valido per la salvezza morale della
società: la scuola!"
Giovanni Paolo II, nell’udienza privata del gennaio 1989, disse che la
Missionaria della Scuola è chiamata a testimoniare e a dialogare in mezzo ai
giovani, nel mondo della scuola e della cultura "per aprire la via al Vangelo e
cooperare per la costituzione di una umanità bella, pura e santa, gradita a Dio,
di cui gli uomini hanno nostalgia e bisogno, soprattutto oggi".
Gina Tincani incominciò lei, e presto, a percorrere questa strada di carità
nella scuola.
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a Bologna, nelle elementari del collegio
S. Luigi dei Barnabiti
Appena diplomata maestra, fu invitata nel 1904 a insegnare nella scuola elementare del Collegio S. Luigi di Bologna dove già insegnava da un anno la
sorella Bice. Gina aveva solo 15 anni: giovanissima dunque incominciò la carriera di insegnante, ignara ancora della missione futura che Dio le preparava,
ma già entusiasta della scuola e dell’insegnamento e già consapevolmente
pronta ad esso perché – confesserà più tardi – "si può dire che sono nata nella
scuola". Il Rettore, P. Fracassetti volle rendersi conto di come insegnavano le
due sorelle, ma ogni timore di indisciplina o di poco rendimento risultò ben
presto superfluo. Le due Tincani erano educatrici nate, e l’arte del dialogo l’avevano nel sangue.
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a Messina, tra gli orfani del terremoto
Un'intervista fatta alla Tincani dagli Orionini riporta
vivacemente una lezione di catechismo agli orfani di Don
Orione nella Messina terremotata, esperienza educativa
che ebbe per la Tincani un'importanza determinante perché le fece scoprire i "suoi" poveri, "i poveri di verità e di
amore" per i quali avrebbe scelto di dare la vita.
"Don Orione capitò all'orfanotrofio - raccontava Gina nell'ora del catechismo, che si teneva in un grande stanzone, suddiviso con armadi. Egli si fermò dietro all'armadio ad ascoltare la lezione, che io tenevo. Ricordo che io
stavo al tavolo grande, che serviva per stirare: i bimbi
sdraiati sul tavolo, tutto intorno, aggrappati alla sedia, a
me. Io parlavo dell'Annunciazione; doveva esser la primavera forse del '10". Egli invitò Bice e Gina Tincani ad
insegnare il catechismo, ogni domenica, nella chiesetta
della Consolata, dove lui celebrava e confessava. La cappella "si riempiva di bambini: era una maramaglia indescrivibile, urlante. Disponevamo di panche, lungo i lati
della chiesa-baracca, dividendo i bambini dalle
bambine. Noi catechiste ci dividevamo una
per gruppo, e si cominciava il catechismo.
Alla fine il sacerdote da dietro la balaustra, diceva qualche parola ai ragazzi.
Infine dava il segno ai ragazzi per l'inizio
delle proiezioni, che si tenevano in una
baracca più dietro. Al segno si scatenavano verso la porticina che stava dietro l'altare, attraversando il piccolo presbiterio.
Era una scena, quella banda di ragazzetti
scatenati".
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a Roma, al Pontificio Istituto S. Caterina
d'Alessandria in Via dell'Umiltà
Nel novembre del 1916 Gina Tincani assunse l’insegnamento della Pedagogia
e poi filosofia nella scuola normale del Pontificio Istituto "S. Caterina" in
Roma, allora a via dell’Umiltà, approvato dalle autorità scolastiche provinciali. In un certificato di servizio riguardante quegli anni si legge che la Tincani
dimostrò "vasta cultura, massima attitudine didattica, moltissimo zelo e condotta esemplare".
a Roma, alla Scuola Superiore di Religione
in Via della Scrofa
Della presenza della Tincani come insegnante alla scuola di Religione testimoniano in particolare i programmi delle sue lezioni pubblicati dal Bollettino
dell’UFCI ; le dispense di alcuni corsi e i programmi; un verbale d’esame firmato anche da lei.
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a Gubbio, al Liceo Armanni e a Roma,
in alcuni Licei privati
Era la scuola sua, organizzata da lei. Nella Relazione del Liceo di Gubbio,
inviata dalla Tincani a Pio XI ella dimostra di applicare i principi di una formazione umana e cristiana integrale, fondata sulla libertà e la disciplina, sull'autonomia e l'obbedienza. L’Ordinamento preveniva i tempi con le sue novità, che coinvolgevano direttamente i ragazzi nella gestione della scuola.
Il Risveglio Eugubino del 20 luglio 1930 attribuiva il merito del buon funzionamento del liceo a tre persone: al prof. Carlo Tincani, "la prima guida e
anima dell'istituto, illustre letterato, discepolo prediletto del Carducci, uomo
di integerrima onestà e di profonda fede"; alla professoressa Luigia Tincani
"la sua più valida e intelligente collaboratrice, dalla cui scintillante ed amabile conversazione si attingono tesori di sapienza e di multiformi esperienze";
alla preside Giuseppina Della Stella che "del compito affidatole ha fatto ininterrottamente la sua religione".
Come ogni insegnante, nell'agosto del 1926, fece domanda di supplenza nelle
scuole Normali della Provincia di Roma e il 1°agosto 1927 venne iscritta
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all’Albo Professionale degli Insegnanti medi nel Provveditorato agli Studi
dell’Umbria per Pedagogia e Filosofia. Ma Dio la chiamava a un'altra scuola:
nel 1929 lasciò le aule e la cattedra per una scuola più grande: la vita della sua
Unione e gli alunni delle sorelle, che veniva a conoscere da loro e che vivevano in paesi, situazioni, difficoltà diverse.
La Tincani viveva le problematiche che attraversavano di volta in volta l'ordinamento scolastico e che le sue Missionarie dovevano affrontare. Aveva vissuto nella scuola come insegnante, come consigliera delle Associazioni cattoliche
e al Ministero della Pubblica Istruzione, e colse in questo cammino la necessità di cambiamento che esigeva ogni nuova situazione socio culturale e la mentalità dei giovani che sempre si rinnova; sollecitava perciò le sue Missionarie a
cogliere i segni dei tempi e ad adeguarsi con ardimento ai nuovi bisogni dei
giovani ad essere informate, attive e propositive nelle Associazioni cattoliche e
nella propria scuola. Fu intenso il suo dialogo con loro, le accompagnava con
una capacità di valutazione che, pur tenendo conto della realtà, la oltrepassava con la fede nella vocazione ricevuta, nella forza della grazia che agisce come
lievito nella pasta. La Tincani fu per le sue Missionarie una formatrice di personalità capaci di gestire la loro professionalità.
Basilica di S. Maria
sopra Minerva
Tomba di Luigia Tincani
ai piedi dell’Altare di
San Giacinto di Cracovia
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Parole della Serva di Dio
Intervista a Luigia Tincani
Vorremmo chiedere alla Tincani come insegnasse e raccogliamo qualche briciola della sua sapienza educativa ascoltando le sue parole.
Come sintetizza la vocazione all'insegnamento?
La nostra vocazione è una vocazione di amore. Tutte le vocazioni religiose
sono vocazioni di amore, ma se ce n'è una in cui l'amore è caratteristica specifica, se ce n'è una che totalmente è vocazione di amore, è la vocazione all'insegnamento. Tutto è luce e tutto è amore in questa vocazione. E badate che i
giovani lo sentono. É un mistero, ma è così.
1975
É necessario educare?
Educare ed educarci è un fatto universale e doveroso, sarei per dire il più universale e il più doveroso Siamo necessariamente l'uno all'altro parola. E come
non possiamo non essere perennemente educandi, così non possiamo non
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essere perennemente educatori. La vita cristiana ci vuole perpetuamente
discepoli, ma subito anche imitatori di Cristo, perciò nessuno mai ha potuto
essere cristiano - alter Christus - senza sentirsi in dovere di essere apostolo,
cioè educatore dei suoi fratelli.
1925
Quali doti secondo lei deve possedere un insegnante
La competenza è il primo dovere di chi si appresta a diventare maestro degli
altri. E poiché si tratta di competenza pedagogica, si richiede nel docente la
conoscenza della natura dell'uomo, conoscenza qualificata, filosofica che
porta a scoprire aspetti molto importanti della vita umana: nulla di ciò che
contribuisce allo svolgimento della vita umana è estraneo al fatto educativo:
dall'aria che l'uomo respira, ai libri che legge, dal cibo che nutre il suo corpo
all'amore di cui i suoi simili lo circondano.
Ma non basta sapere, bisogna anche sapere insegnare. Ed è qui l'arte più difficile di ogni altra arte, perché non si esercita sulla materia inerte, ma su ciò che vi
ha di più vivo, di più nobile, di più delicato, sulle anime di fanciulli e di giovani.
Chi sono per lei gli alunni?
Una volta il professor Bompiani disse
che il maestro – e lo diceva anche di sé
perché era professore di università –
può dire come il Signore: “vi ho amato
prima che voi foste”. Anche noi possiamo dire la stessa cosa ai nostri
alunni. Sì, vi ho amato prima che voi
foste, vi ho amato prima di conoscervi.
Li amiamo come figlioli che Dio ci dà.
Dobbiamo sentirlo molto questo, e
pregare molto il Signore per loro.
1975
Come ci si mette in comunione con loro?
Per riuscire a educare fatevi anzitutto
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1923
amare; suscitate la fiducia, l'abbandono di quell'altra anima nella vostra e
quindi la volontà buona che vuole lasciarsi condurre. In che modo? Non certo
solo con spiegazioni e ragionamenti; ma facendo intorno a quell'altra anima
la realtà vivente dell'amore, dell'amore vero che si dona, che si sacrifica, che
fa il bene. Su di un'anima nuova questo ha un'efficacia quasi infallibile.
1925
Che cosa pensa del grosso problema attuale di una comunicazione vera?
Noi siamo inseriti in un universo in cui la collaborazione a tutti i livelli, in
tutte le direzioni, per tutti i motivi è grande. É aiuto fraterno, comunicazione
di bene, sempre, da anima a anima. Abbiamo sempre da apprendere per
migliorarci; e possiamo sempre aiutare gli altri intorno a noi a migliorarsi.
Nella scuola si realizza tale comunicazione?
1923
Per quanto l'azione dell'insegnante miri più all'intelligenza che all'anima, pure l'insegnamento è qualcosa di così vivo, così personale, così trasparente, che di necessità una corrente di affetti si viene a stabilire fra chi insegna e chi apprende.
1923
Chi non conosce la scuola, non sa con quanta fraternità ci si vive, quanto
amore può legare maestri e alunni.
1955
Crede all'autonomia dell'alunno?
La collaborazione che si dà allo studente deve tener conto che la natura dell'uomo è fatta per essere autonoma. Ogni vivente, nell'adempimento del
comando immanente alla sua natura, non è solo e da solo non potrebbe
adempierlo. Gli altri esseri lo aiutano, cooperano, gli offrono i mezzi di cui ha
bisogno, senza pur tuttavia mai poter sostituirsi a lui nel lavoro essenziale, in
quella intimità della sua natura che si viene svolgendo e dove egli rimane
sempre l'unico agente. Gli altri esseri rimarranno sempre e solo mezzi, fraternamente offerti, condizionati nella loro efficacia al suo modo di usarne.
Mi aggiro intorno alla anima dei miei fratelli come intorno ad un chiuso
castello, dove io posso far giungere la mia voce ma nulla più... Ma c’è sempre
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quella fraternità di natura che, come ci permette di offrirci l’un l’altro il nutrimento di verità che le nostre menti allo stesso modo attendono e sanno ricevere, così ci permette di far vibrare all’unisono i nostri cuori e di trasmettere
dall’una all’altra anima anche l’energia del volere.
1925
Che cos'è dunque insegnare?
L’insegnare non può essere inteso che come mezzo perché l’altra intelligenza
si formi l’idea, precisamente come accendere un fuoco e non come riempire
un vaso. Sono io che ardo e che brillo, e allora alla mia luce e al mio fuoco può
accendersi un’altra luce.
1925
É facile ottenere l'attenzione dei giovani?
É essenziale, perché la lezione sia efficace, che gli alunni che ci ascoltano siano
lì con tutta l’anima, si dimentichino di tutto il resto. Essi sono molto più di noi
capaci di intensa attenzione, perché l’anima loro è più nuova, più libera, meno
tormentata che l’anima dell’adulto da una complessità di richiami e di interessi. Hanno una vivacità di sentimenti e una energia di facoltà che li rende capaci di sentire il fascino della verità e della bontà e di aderire totalmente ad esse,
hanno viva la curiosità naturale dell’anima che vuole arricchirsi sempre più.
Perché vi sia l’interesse nella scolaresca bisogna saper destare in essa il desiderio di sapere, la domanda interiore a cui il nostro insegnamento risponderà. Un bravo insegnante sa usare a questo fine tanti accorgimenti; una frase
annunciatrice o entusiasta, un annuncio un po’ misterioso, una promessa
seducente, che fanno intravedere un ignoto da conquistare.
1930
Quale metodo didattico privilegiava?
Conoscere chiaramente e credere con convinzione quello che vogliamo insegnare.
Meglio non parlare di regole di metodo e di norme didattiche: se ci perdiamo
a studiare queste ultime, rischiamo di distrarre la nostra anima e di spegnere proprio quel fuoco che avrebbe potuto riscaldare. Parliamo piuttosto di
principi, di semplici e luminosi principi, di semplici e luminose verità, dalle
quali bisogna lasciarsi guidare quando si insegna. Posti e capiti i principi, le
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conseguenze saprà trarle chiunque abbia un po’ di ingegno e di amore. Volere
fortemente e intensamente amare quello che vogliamo far volere e amare,
sono la migliore ed unica legge da sostituire a tutte le metodologie.
1930
É possibile far volere?
Certo, agire sulla volontà del discepolo è un problema ed un mistero che sfugge all’analisi psichica e pedagogica, perché tocca l’autonomia morale dello spirito umano. Una cosa sola possiamo osservare ed è che di fatto esiste la possibilità di una trasmissione di buona volontà, di amore, di energia spirituale da
anima ad anima. Il problema del convincere e del fare amare la verità insegnata è sempre in relazione, non tanto alla comprensibilità e alla chiarezza logica
della esposizione, quanto alle qualità e all’atteggiamento spirituale di chi insegna. Riusciamo a muovere più efficacemente la volontà quando noi fortemente vogliamo, e a comunicare l'amore per il bene quando fortemente amiamo.
Quando siamo veramente animati da una forte convinzione e da un forte
amore, il nostro modo di parlare e di fare rappresenta così più chiaramente e
vivamente la verità e la bontà da cui siamo ispirati, che esse si presentano con
suprema vivacità alla mente di chi ci ascolta, e la sua volontà viene più facilmente trascinata, da questa efficace visione, ad imitarci. Di qui anche l'efficacia dell'esempio, maggiore di quella che hanno le parole.
1923 - 1930
Ci sono scolaresche indisciplinate, ragazzi che sfuggono a qualunque autorità e che portano alla disperazione i poveri insegnanti. Che cosa fare?
Se si tratta di bambini e di adolescenti, il solo insegnante in questi casi può far
poco, mentre difficilmente un ragazzo riesce a sottrarsi all’azione dominatrice
dell’ambiente dove prevalgono autorità e disciplina; all'insegnante posso solo
consigliare di presentarsi sempre dinanzi alla scolaresca, con un atteggiamento
molto risoluto e molto calmo, che riveli una piena padronanza di sé e una piena
coscienza della propria autorità. Incertezze, tono di lamento o di preghiera, fan
perdere subito il dominio sugli scolari e allora addio possibilità di far lezione.
3. Come vede la lezione?
La lezione deve essere il centro luminoso del tuo apostolato. Nella lezione tu hai
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tutta la grazia di stato. Parli, si può dire, come rivestita da
una specie di sacerdozio, per mandato e in nome del Signore
Tutta l'applicazione, tutto il desiderio, tutto l'amore debbono raccogliersi nella lezione, che sia bella, ben fatta, senza
trascuratezze di nessun genere, che ne farebbero un ostacolo ai doni di Dio, invece di uno strumento efficace. La lezione dev'essere circondata - prima, durante e dopo - da una
cura sacra, perché si tratta veramente dell'adempimento di
uno dei più alti doveri che si possono avere sulla terra. É
aperto dinnanzi a noi il campo più fecondo e più bello per
dare Dio alle anime!
1936
4. Gli schemi delle lezioni si conservano ancora in
Archivio. Preparava dunque le sue lezioni?
Sì! Ma non preparate troppo le vostre lezioni. Se volete che i
ragazzi siano lì - con tutta l’anima - bisogna che ci siate anche
voi, bisogna cioè che ad animare quello che dite ci siano tutte
le forze del vostro spirito; ora se siete troppo legate a uno
schema prefisso fate lavorare la memoria e non lo
spirito intero. Preparate l’argomento, e i limiti
della lezione, non con la memoria sola, e
poi mettetevi gli studenti davanti, in
modo da guardarli tutti negli occhi,
senza che uno vi sfugga, e parlate anima
ad anima, avvincendoli con la vitalità spirituale del vostro insegnamento.
1930
I primi anni di insegnamento poi bisogna stringere i
denti e tirare avanti, imparando a fare certe mosse diplomatiche per dimostrare alle alunne la scienza che non si
ha ancora … qualche furberia la imparerai anche tu. E
dopo che avrai insegnato sette volte la stessa
cosa la saprai bene.
1960
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La rivoluzione studentesca del 1968 che cosa dice alla Fondatrice delle
Missionarie della Scuola?
Anche la rivoluzione universitaria, con tutte le sue manifestazioni assurde,
dimostra che c'è il bisogno di qualcosa di nuovo. É il bisogno per noi di lavorare in mezzo alle masse, non con l'autorità di professoresse, non con il segno
della cattedra, ma con una autorità che può dipendere soltanto dalla personalità che ci siamo formate, da quel qualche cosa che i giovani scoprono subito esistere in noi e che ci fa diverse dalle altre persone che loro accostano. C'è
un obbligo per le Missionarie di essere veramente quello che sono - di essere
intere, di essere totali - la rappresentazione di un cristianesimo integrale, di
essere fedeli, anime evangeliche, soltanto questo può permettere di fare un
po' di bene, di penetrare nell'anima della gioventù che si accosta. C'è un bisogno nei giovani di capire quali sono le bellezze del mondo interiore che noi
abbiamo, che loro non conoscono. In mezzo alle masse cerchiamo di essere
"motivi viventi di credibilità" e "bonus odor Christi"... Piace ai ragazzi il
coraggio, la lealtà, la manifestazione aperta del proprio pensiero!"
1968
Benedetto XVI il 7 maggio 2006, parlando ai giovani che stava per ordinare Presbiteri, esprimeva il timore per loro "del carrierismo". Che cosa pensa
della carriera per una Missionaria della Scuola?
Non siamo Missionarie per cercare Gesù? non abbiamo lasciato tutto, il
mondo, la famiglia, la carriera per seguire Gesù? Dobbiamo vigilare contro il
tradimento delle ambizioni di carriera (1942). Negli anni caldi della contestazione studentesca ho valutato con le sorelle la nostra posizione: "Domani la
situazione nella scuola potrà porci davanti ad alternative molto gravi. Che
cosa vogliamo? Il compromesso, la lotta nel senso del mondo, o la fedeltà fino
alla rinuncia ad una posizione di carriera, fino al martirio, cruento o no?
Certo mai come oggi, forse, noi sentiamo che la nostra è una missione, non
una carriera".
1975
Ciò non toglie che la Missionaria della Scuola deve tenere nella giusta considerazione, insieme agli impegni di preghiera, di studio e di apostolato, i diritti di carriera per spirito di giustizia e di povertà; deve rivendicare i suoi giusti diritti "con serenità e fermezza"; l'apostolato non deve essere d'ostacolo
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alla carriera. Ma insieme deve essere capace di una volontaria rinunzia a
qualsiasi diritto personale quando ci sia bisogno della presenza di un'insegnante in altri uffici.
Io per prima ho obbedito a Padre Fanfani che me lo chiese il 20 giugno 1929,
e alle circostanze che mi volevano altrove: ho rinunciato all'insegnamento e
ai diritti di carriera acquisiti, per occuparmi a tempo pieno dell'Unione e non
ho trovato difficoltà nel chiedere ad altre sorelle di fare altrettanto, per un
bene superiore.
1968
Testimonianze
La rubrica raccoglie brani di lettere di chi ha conosciuto personalmente
Madre Tincani e di chi è ricorso a lei con la preghiera. Gli scritti attestano la
stima della comunità ecclesiale per la Serva di Dio e la fiducia nella sua efficace intercessione ampiamente sperimentata.
Riportando le grazie non si intende prevenire il giudizio della Chiesa.
Roma 1960. Ricordo. Mi ero sentita piccola piccola davanti a lei, non solo per
la statura, ma per un non so che di speciale e di molto elevato da me intuito
fin dal principio. 1918, avevo allora 15 anni, prima lezione di pedagogia. Il
mio primo posto in classe era proprio sotto la cattedra, al primo banco, perché non ero proprio la più tranquilla. La personalità spiccata della nuova
Professoressa mi colpì subito, in cattedra più che negli altri brevi incontri
precedenti. La prima cosa che osservai fu il suo sguardo profondo, buono e
intuitivo, di cui ero l'oggetto più a portata di mano; uno sguardo che penetrava in fondo all'anima, incutendo rispetto e riverenza, ma anche un certo timore che potesse arrivare a leggere i più segreti pensieri. Ma quello sguardo
penetrante mi paralizzava quasi, incutendomi una grande soggezione,
soprattutto quando ero chiamata alla cattedra per essere interrogata. Pure
essendo preparata, ero assolutamente incapace di rispondere. La brava insegnante era, per fortuna, una brava psicologa e col 7 che mi assegnò in pedagogia al I trimestre, riuscì a incoraggiarmi come voleva, facendomi superare
un po' alla volta la difficoltà che provavo. Educatrice entusiasta, dedicava
tutta se stessa all'insegnamento, esprimendo con ogni sua parola e atteggiamento, quanto quest'opera alla quale Dio l'aveva chiamata apparisse grande
e sacra ai suoi occhi. Per quanto riguarda l'ascendente che esercitava sulla
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scolaresca, mentre con gli altri insegnanti eravamo distratte e a volte più che indisciplinate, durante le sue lezioni ci sentivamo subito conquistate e come trasportate in
un'atmosfera superiore, direi quasi sacra, che ci univa a
lei e al pensiero alto e profondo che ci comunicava; pensiero ancora nuovo e certo non facile per noi, ma reso
accessibile dal modo semplice e piano con cui lo presentava alle nostre menti e ai nostri cuori. Per aiutarci scriveva alla lavagna tavole sinottiche e ci dava appunti da lei
preparati, che conservo ancora, almeno in parte. Anche
noi dovevamo prendere appunti, che poi la Signorina ritirava e riguardava. L'ora di lezione trascorreva in un attimo e non lasciava spazio alle nostre birichinate.
Angela Silvestrelli, Missionaria della Scuola
Milano, 25 gennaio 1987. Il ricordo di Madre Tincani è
per me dolcissimo. La conobbi quando avevo 16 anni e la
sua figura mi affascinò subito. La ricordo sempre serena,
di facile abbordo, sempre pronta a dare spiegazioni, a
incoraggiare - a guidare le nostre adolescenze. Per due
anni la ebbi mia insegnante di filosofia all'Istituto
Magistrale S.Caterina di Alessandria: sua caratteristica
era la bontà intelligente e stimolatrice. Il fascino
che emanava dalla forte personalità della Sig.na
Gina nasceva da una umanità larga, comprensiva
e dinamica, messa a servizio del Regno. La
Signorina Gina fu l'ultima persona che salutai
nel salottino di Gubbio il 13 o 14 settembre
1927, immediatamente prima di lasciare i
miei per prendere il treno che mi avrebbe
portato qui a Milano, in monastero. Una
volta venne a trovarmi, nel 1928 o '29. Ero
novizia. Dopo qualche minuto di conversazione, Madre Tincani si rivolse alla sua compagna, dicendo: "É sempre lei, ma non è più
Angela Silvestrelli
a 18 anni
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lei". Aveva colto, col suo sguardo penetrante, la conversione che il Signore
stava operando nella mia vita monastica.
Ex alunna, Stefania Beltrame Quattrocchi,
monaca benedettina Sr. Maria Cecilia di Gesù.
Figlia dei Beati Beltrame Quattrocchi
Roma, 1940. La Tincani ideò "l’organizzazione della
libertà per l’evento del Regno di Dio nella scuola e nei
giovani". Insegnare per lei indica una trasmissione e
quasi un suscitamento di luce intellettuale; l'apostolato dell’insegnamento è un grande mezzo per sollevare lo sguardo intellettuale dalle visuali ristrette
della cultura inanimata fino ai misteri del Regno di
Dio; per far conoscere ai giovani il grande valore e le
grandi responsabilità che ciascuno porta dentro di sé.
P. Mariano Cordovani, O.P. Maestro del Sacro Palazzo
Grottaferrata, 12 marzo 1969. Testimonio la singolare forza di persuasione ed
entusiastica accoglienza che le parole della Madre Tincani hanno sempre
avuto per me, nelle lezioni di pedagogia. Quella parola che si donava a tutte
ricca di bontà, di affabilità e di divino contenuto anche se a servizio dei più svariati temi, da me era fortemente sentita. Da allora l'animo mio si aprì via via al
grande ideale dell'apostolato che poi intrapresi con soprannaturale zelo, vittoriosa dell'istintiva ritrosia che per esso sentivo... Ecco perché il tempo non ha
cancellato né cancellerà il grato sentimento mio per la Persona da cui ho tanto
ricevuto; la pura gioia spirituale che s'accompagna sempre al continuato sviluppo di quel bene, mi riporta a quei lontani ma indimenticabili giorni.
Ex alunna, Suor M. Leonarda del S.C.
delle Figlie della Divina Provvidenza
Roma, 1969. Educatrice non dottrinale, seppe guidare senza alcuno sforzo,
sempre col sorriso sulle labbra, tutte coloro che, come me, intraprendevano
l'arduo cammino dell'insegnante. "Insegnare è educare la mente ma anche
l'anima", diceva nelle nostre belle conversazioni. Nella mia lunga carriera
d'insegnante, queste sue parole sono state la luminosa guida per dare alle
creature a me affidate qualche parola, qualche esempio, qualche espressione
magari tratta dalla materia che dovevo impartire in quell'ora, affinché in loro
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potesse rimanere qualcosa di sublime, di divino. Al termine delle mie giornate di lavoro, sovente potevo confessare a me stessa con vera gioia che gli amorevoli consigli della signorina Gina avevo saputo metterli in pratica!!
Prof. Maria Di Pierno Papia
Roma, 1986. Madre Tincani ha
fatto la riscoperta della scuola come
soggetto di missione, di una missione che solo essa può svolgere, perché solo la scuola, per un periodo
più o meno lungo di anni, forma
uomini e donne ad assumere le loro
responsabilità inscindibili nei confronti di Dio che redime la storia e
della storia che è l'amata di Dio. Letta nell'ottica di questo binomio inscindibile, la personalità della Madre rifulge di luminosità eccezionale.
Rilevante è la sua insistenza sulla competenza, la professionalità, la preparazione scientifica e pedagogica del personale insegnante. É stata una
pedagoga, formatrice di formatrici; educava le persone le quali avessero
potuto coltivare il gusto della verità pensata, amata, irradiata nel concreto dell'esistenza; che non fossero distributrici di nozioni, ma vive nella
nostalgia di pensare il mistero, di parlare con Dio, innamorate del mistero di Dio e capaci di irradiare l'innamoramento nella storia che contribuivano a costruire.
P. Dalmazio Mongillo O.P. Preside del Mater Ecclesiae
Per dirle grazie!
Multan, Pakistan. Erano sposati da circa sei anni
e non avevano bambini. In Pakistan, dove la
coppia viveva, tale situazione è considerata una
sventura. Specialmente per la donna essa è
causa di tristezza, una grave menomazione
molto umiliante. Le nostre missionarie suggerirono di rivolgersi a Madre Luigia
Tincani, chiedendo la grazia per la sua
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intercessione e fecero con loro la novena. La bambina nacque il 5 gennaio
1990 e fu chiamata dono. Sta bene, è intelligente ed è veramente la grande
gioia dei suoi genitori.
Una Missionaria
Licata, AG, 1997. Dovendo superare un difficilissimo esame, mi sono rivolta speranzosa, pregando ferventemente, alla Madre Luigia Tincani perché intercedesse presso il Signore. Grazie alla sua preghiera l'esame è riuscito brillantemente.
Una universitaria
Piemonte 2005. Intelligente e studiosa, desiderava il massimo di voti alla
maturità ma era fallita la prova di matematica. L'avevo seguita nella preparazione della materia e l'accompagnavo anche con la preghiera. Quando mi
comunicò l'esito negativo della prova l'ho tranquillizzata dicendo che avrei
pregato perché potesse ugualmente raggiungere il massimo. Non credeva
molto all'intervento di Madre Tincani ma ci credevo io che la pregavo.
Gioiosa e festante mi comunica dopo pochi giorni di essere licenziata col massimo dei voti.
Una professoressa
Roma, 2005. Ho superato l'ultimo esame del corso di laurea per bibliotecario con un esito per me inaspettato. Non mi sentivo, anzi, non ero emotivamente preparato ad affrontarlo. Ero affranto, e stanco. Come disilluso. Certo,
sapevo che mia moglie mi stava accompagnando pregando Gesù... Durante la
preparazione, a tappe forzate, dell'esame, alla fine del tempo dedicato allo
studio, il pensiero è andato al nome della Madre Tincani e al suo volto:l'avevo visto in una foto su un pieghevole. Mi sono sentito come accompagnato da
un sentimento di fiducia riposta, di tranquillità che si faceva presente in me
ma che, strano a dirsi, non muoveva da me. Il Signore, per il tramite della sua
Serva ha voluto farsi toccare e dirci, ancora una volta: "coraggio, che cammino con voi. Andiamo avanti".
Andrea
Catanzaro 2005. L'ho invocata sempre nei vari esami che ho sostenuto; specialmente in alcuni ho avuto la sensazione di una presenza miracolosa che mi
ha permesso di superare ogni difficoltà con tranquillità. In particolare ricordo gli esami di Politica economica ed Economia e Gestione delle Imprese che
dovevo sostenere nella sessione estiva e che ho superato rimanendo calma e
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serena, soprattutto durante l'interrogazione. Continuo ad avere l'immagine
della Madre sulla mia scrivania e continuo a rivolgermi a lei anche nelle difficoltà dello studio e della quotidianità.
Giovanna
Palermo 2002. Sono ormai medico chirurgo. Dopo la comparsa di un'acne
pustolosa sulla guancia destra, allarmata da tale situazione cominciai a pregare intensamente la Madre Luigia Tincani. Consultai un dermatologo che diagnosticò la presenza di cisti sul viso e mi prescrisse una terapia medica locale.
Non ho mai avuto modo di iniziare tale terapia poiché dopo alcuni giorni dalla
consulenza dermatologica notai un netto miglioramento fino alla completa
remissione delle cisti. In qualità di medico-chirurgo io voglio testimoniare che
la scomparsa di queste cisti sul viso non è imputabile ad alcuna terapia medica ma sicuramente a un intervento divino mediato dall'intercessione della
Madre Luigia Tincani e dalle preghiere delle Missionarie della Scuola.
A. Maria, medico chirurgo
Senigallia, 2005. Entrati mio figlio ed
io nella Basilica di Santa Maria
Maggiore a Roma, dopo aver pregato,
mi sono trattenuta in una delle cappelle, dove ho notato le immagini della
Serva di Dio Madre Luigia Tincani.
Con tutto il cuore ho pregato Madre
Tincani di intercedere per me ed aiutare mio figlio, impegnato in un esame
molto difficile; quindi ho preso tutte le
sue immagini ed ho recitato "la preImmagine di Maria ss. Salus Populi Romani,
venerata nella Basilica di S. Maria Maggiore
ghiera". Subito mi sono sentita più
a Roma
calma e serena. Tornata a casa ho continuato a pregare attendendo la comunicazione dell'esito dell'esame che tardava. Quando non me lo aspettavo è arrivato l'annuncio che la prova era stata
superata. Mi sono commossa per la gioia e spontaneamente ho esclamato:
"Grazie Madre Luigia!". Ancora non credo a quanto è accaduto!
Una Mamma che incontra per caso Luigia Tincani
Mangalore, India, 2006. Nabeel, alunno delle Missionarie della Scuola, giocava il giorno 27 dicembre 2004 sulla sua terrazza: è caduto, si è fatto molto male
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alla testa e lo abbiamo portato all'ospedale di Mangalore. Operato alla testa lo
tenevano in vita con la respirazione artificiale. Dopo 6 giorni il cuore è diventato debole e i reni si sono fermati. I dottori hanno dato 5 ore di vita. In quel
momento noi tutti abbiamo pensato che solo la preghiera lo poteva salvare.
Così abbiamo cominciato a pregare la Madre Tincani e il bambino ha cominciato a guarire, giorno per giorno. Ora è guarito completamente. All'ospedale
i dottori hanno detto che "its God's miracle" questo è miracolo di Dio.
La mamma di Nabeel
Roma, 2005. Ho riscoperto l'Arcangelo Michele di cui era devotissima Madre
Tincani, da lui ho ricevuto la grazia di comprendere la grandezza di vivere
solo per Dio. S. Pietro ha sempre
riscosso la mia predilezione per il suo
temperamento e la sua fede.
Dovevano nascere due nipoti e desideravo fortemente che venisse loro
dato il nome di Michele e di Pietro.
Non ho rivelato a nessuno questo
mio desiderio ma l'ho fatto conoscere
alla Madre Tincani passeggiando nel
parco di Villa Ave Maria, suggerendole di intervenire in qualche modo
lei. Con stupore e gioia grande vengo
a sapere che i nomi scelti erano proprio Pietro e Michele.
L'Arcangelo S. Michele che, scolpito sulla porta di
S. Sebastiano sulla via Appia Antica, accoglieva i
pellegrini che a piedi giungevano a Roma
Una che sa chiedere piccoli favori
I giorni della memoria
Per commemorare il XXX anniversario della morte della Serva di Dio Luigia
Tincani, venerdì 29 settembre 2006, alle ore 21, nel corso del VII Convegno
Nazionale di formazione dei Laici Domenicani, ci sarà "Ricordo e attualità della
Serva di Dio Luigia Tincani" che fece la professione di "Terziaria" nell'Ordine
domenicano a Bologna, nella mani di P. Righi, il 9 ottobre 1910.
Il Convegno delle Fraternite Laiche Domenicane si terrà a Sassone (Roma),
presso l'Istituto Madonna del Carmine, dal 29 settembre al 1° ottobre 2006.
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Preghiera
Con approvazione ecclesiastica
O Spirito Paraclito,
fonte di ogni verità e di ogni bene,
che hai ricolmato della tua sapienza e del tuo amore
la tua Serva Luigia Tincani,
concedimi per sua intercessione
di essere docile a te
nella ricerca della verità
e di saperla comunicare
con coraggio, limpidezza e santità di vita,
per arrivare con tutti i miei fratelli
alla verità dell'amore.
E se è conforme alla tua volontà,
ti prego di glorificare la tua Serva fedele,
concedendomi ciò che ti chiedo con illimitata fiducia.
Amen.
Per chi desidera saperne di più sulla storia di Luigia Tincani si segnalano le seguenti pubblicazioni disponibili presso la Vicepostulazione delle Missionarie della Scuola, Via Appia
Antica, 226, 00178 Roma:
- La Madre Luigia Tincani: Note per una biografia, Roma, Edizioni
Cateriniane, 1977.
- D. Mondrone s.j., Madre Luigia Tincani, La scuola: un'idea che
diventa famiglia, in I Santi ci sono ancora, Terzo Volume, Roma,
Ed. Pro Sanctitate, 1978.
- Benedetta Papasogli, Luigia Tincani. L’oggi di Dio sulle strade dell’uomo,
Roma, Città Nuova, 1985.
- A. Montonati, Luigia Tincani, Missionaria della Scuola, Torino, Editrice
ELLE DI CI, Collana Pionieri, Leumann, 1994.
- A. Montonati, Luigia Tincani. Vivere per educare, Milano, Ancora, 2001.
- G. Anodal, Luigia Tincani. Tutto è luce, tutto è amore, Torino, Editrice ELLE
DI CI, Collana Pionieri, Leumann, 2005.
- V. Baldelli, G. Cavallini, G. Dalla Torre, C. Dau Novelli, G.P. Di Nicola, E. Ducci, A.
Gaudio, N. Iorio, E. Malaspina, D. Mongillo, G. Rocca, I. Venchi, Luigia
Tincani. La scuola come vocazione, Introduzione di N. Raponi. Conclusione di
G. De Rosa, Roma, Studium, 1998.
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Chiunque ricevesse grazie per l'intercessione della Serva di Dio LUIGIA
TINCANI, Fondatrice delle Missionarie della Scuola, è vivamente pregato di
darne comunicazione alla:
CURIA GENERALIZIA delle Missionarie della Scuola
Via Appia Antica, 226
00178 Roma
Tel. 06784411
Fax 0678441124
e-mail: [email protected]
Segnalo i seguenti indirizzi di persone che come me desiderano essere informate sul corso del Processo della Serva di Dio LUIGIA TINCANI.
Firma, indirizzo proprio e indirizzo delle persone segnalate:
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CURIA GENERALIZIA delle Missionarie della Scuola
Via Appia Antica, 226 - 00178 Roma
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opuscolo n1 Luigia Tincani