Rev. 0 del 01.10.2010
Casa di Cura Medico- Riabilitativa
Villa Bianca
(Accreditata con il SSN - Det. Dir. n. 587/2005 - Det. Dir. n. 195/2007)
Medicina Fisica e Riabilitazione:
per pazienti operati
di protesi d’anca
www.casadicura-villabianca.it
Redatto / a cura di:
Dott.ssa Ilaria Scaramuzza
(fisioterapista)
[email protected]
Gentile ospite,
La salutiamo cordialmente e ci auguriamo che il Suo ingresso in questa
Casa di Cura avvenga nel migliore dei modi.
L’opuscolo che le proponiamo è stato pensato per fornirLe alcune informazioni utili a migliorare il percorso riabilitativo che dovrà affrontare,
sia in regime di ricovero che in regime ambulatoriale,nel caso Lei abbia
subito un intervento di protesi d’anca.
Il Servizio di fisiochinesiterapia si avvale della collaborazione di uno
staff altamente specializzato e qualificato, attento alla cura dei propri
assistiti per l’intera durata del programma riabilitativo, attraverso un
rapporto diretto Terapista-Paziente.
Elemento cardine della “filosofia” seguita dalla Casa di Cura è l’attenzione verso le specifiche necessità personali del cliente, consentendo
di individuare il programma di intervento ottimale e personalizzato rispetto a ciascuna delle problematiche riscontrate.
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INDICAZIONI GENERALI PER I PAZIENTI OPERATI
DI PROTESI DI ANCA
Informazioni Generali: un’indicazione per gli interventi di artroprotesi
ed endoprotesi d’anca sono le fratture del femore, i processi degenerativi primari e secondari (cioè conseguenti a displasia, conflitto femoroacetabolare, postumi di frattura...) o le artriti (artrite reumatoide, spondilite anchilosante, artrite psoriasica...).
L’artroprotesi d’anca (o protesi totale d’anca) è un’articolazione artificiale realizzata in leghe metalliche, materiali plastici e/o ceramiche, che
sostituisce l’anca ammalata, eliminando la fonte del dolore in modo
efficace e permanente.
L’intervento di protesizzazione dell’anca può essere eseguito mediante
vie differenti (anteriori, laterali o posteriori), ciascuna caratterizzata da
una corrispondente posizione della ferita chirurgica. La scelta del tipo
di intervento è da ascrivere all’operatore.
La protesizzazione dell’anca è un intervento molto frequente e con un
alto tasso di soddisfazione per i pazienti; ciò nonostante, è un intervento di chirurgia maggiore e come tale comporta anche alcuni rischi,
i quali vanno ben compresi prima di entrare in sala operatoria. Di tutti i
possibili rischi, tre sono particolarmente rilevanti:
L’infezione periprotesica è la complicazione più temibile, poiché la
superficie metallica dell’impianto costituisce un terreno ideale per la
crescita dei batteri al riparo dalle difese immunitarie dell’organismo.
Essa si verifica mediamente nello 0,5-1% dei casi, anche in presenza di un’asepsi ottimale, di una procedura chirurgica corretta e di una
profilassi antibiotica adeguata. Il diabete mellito e le condizioni di immunodeficienza comportano un rischio significativamente maggiore.
Sebbene la maggior parte delle infezioni si presenti nell’immediato
post-operatorio, esiste la possibilità che un’infezione si manifesti anche
successivamente. Il trattamento passa quasi sempre attraverso una
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ripresa chirurgica, che può consistere in un intervento di pulizia se si
interviene precocemente (nelle prime settimane dall’impianto), ma può
anche consistere in una sostituzione della protesi se l’infezione è cronicizzata o ad esordio tardivo.
La trombosi venosa, con il rischio di embolizzazione
polmonare, ha un’incidenza piuttosto bassa con gli
attuali protocolli di prevenzione (che prevedono l’impiego di farmaci anticoagulanti e di calze elastiche durante tutto il periodo post-operatorio). Sebbene la flebografia (che viene eseguita solo per motivi di ricerca,
non nella routine quotidiana) dimostri che circa il 15%
dei pazienti sviluppa una qualche forma di occlusione
venosa, solo raramente questa si rende sintomatica
ed eccezionalmente dà origine ad un’embolia polmonare. Gli stessi farmaci usati in prevenzione possono
essere impiegati, a dosaggio aumentato, nella terapia
di queste complicanze.
Seguendo quanto raccomandato dalle linee guida internazionali, si somministra al paziente operato di protesi d’anca eparina a basso peso molecolare sottocute fino ad almeno 40 giorni dopo l’intervento per prevenire l’insorgenza
di trombosi venose.
E’ consigliato l’utilizzo di calze elastiche contenitive. Il medico predisporrà la posologia delle calze elastiche, che possono comunque essere tolte per l’igiene personale. Le calze elastiche indossate non devono fare grinze, generalmente vanno tenute anche da seduti e anche
di notte, salvo diversa indicazione del medico. In genere è possibile
smetterne l’uso su consulto medico, dopo un mese dall’intervento.
La lussazione consiste nella dislocazione della testa protesica al di
fuori della coppa; questa può avvenire nel periodo post-operatorio,
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qualora vi sia carenza di tono muscolare o qualora il paziente esegua
alcuni movimenti quindi:
NON RUOTARE LA PUNTA DEI PIEDI ALL’INTERNO
NON FLETTERE ECCESSIVAMENTE L’ANCA
COME PER CHINARSI PER RACCOGLIERE QUALCOSA
Per abbassarsi piegarsi
sulla gamba sana senza
piegare il tronco in avanti, per evitare conseguenti
flessioni dell’anca, tenere
la gamba operata lateralmente col ginocchio diritto.
Si consiglia, in ogni caso,
di non raccogliere oggetti
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dal pavimento, se non con l’apposito strumento per almeno 6-8 mesi
dall’intervento.
La posizione seduta:
La posizione seduta viene concessa di solito entro la prima settimana,
ma occorre adottare delle
precauzioni. Per quanto riguarda il sedersi è fondamentale evitare sedili bassi e soprattutto che l’anca
si fletta a più di 90 gradi.
Non sedersi su piani troppo morbidi e troppo bassi
rispetto all’altezza del bacino. Evitare poltrone e
divani. Per sedersi, fintanto che il carico non è
concesso dal medico, tenere la gamba operata distesa in avanti. Utilizzare sedie stabili e con
braccioli per rialzarsi aiutarsi facendo leva con le
braccia. Evitare in ogni caso stando seduti di unire le ginocchia e accavallare le gambe.
I servizi igienici:
Alla vasca si preferisce la doccia, curando di avere dei sistemi antiscivolo e stando seduti su di uno sgabello; entrare in doccia con la
gamba sana ed uscire con quella operata. Per pulire la parte inferiore
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delle gambe non bisogna piegarsi in avanti
ma utilizzare una spugna dotata di manico
lungo.
Se il piano del lavandino non si trova all’altezza delle anche fare la barba o lavarsi i
denti stando seduti su una sedia adeguata.
Meglio se i servizi sono forniti di maniglioni
dove tenersi ed il WC rialzato con apposito
alzawater. Si consiglia comunque di eseguire le operazioni di igiene personale stando
in piedi.
Accorgimenti a letto:
Utilizzare un letto rigido alto almeno 65-70 cm (eventualmente rialzarlo
con degli zoccoli). Per coricarsi, accostarsi al letto dalla parte della
gamba sana, sedersi ed aiutarsi con le mani a porre sul letto la gamba
operata; sdraiarsi a pancia in sù.
A letto assicurarsi che le gambe stiano distanti una dall’altra e che la
gamba operata non ruoti all’interno e per questo si consiglia di porre
tra le ginocchia un cuscino sia da supini che
quando si sta sul fianco
così come nel momento
in cui ci si gira da supini
alla posizione sul fianco
e viceversa.
A discrezione del personale sanitario potrebbe
essere utilizzato un cuscinetto per evitare la
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rotazione esterna dell’anca e/o di un archetto sollevacoperte. Scendere dal letto con la gamba sana, far scivolare la gamba operata giù dal
letto e tenerla stesa in avanti, ricercare l’equilibrio ed alzarsi.
Come vestirsi:
la biancheria intima ed i pantaloni vanno indossati a partire dalla gamba
operata e dopo aver disposto gli indumenti sul pavimento, aiutarsi con
un bastone con gancio, infilare poi allo stesso modo la gamba sana,
dopo aver tirato su gli indumenti fino al ginocchio alzarsi utilizzando
degli appoggi (stampella dal lato sano) ed indossare completamente
l’indumento.
Gli indumenti vanno sfilati per prima dal lato non operato. Per indossare
le calze si può utilizzare un apposito strumento.
Si consigliano scarpe tipo mocassino senza lacci, per evitare di chinarsi, utilizzare un calzascarpe a manico lungo per infilarle e toglierle.
Camminare:
Per quanto riguarda la concessione del carico e l’utilizzo dell’ausilio
più adeguato (bastoni canadesi, girello con ascellari o deambulatore)
esistono delle differenze secondo il tipo di protesi, le condizioni psicofisiche del paziente e le eventuali complicanze intercorse durante
l’intervento; per tale motivo il paziente dovrà strettamente attenersi alle
indicazioni dello specialista ortopedico e del fisiatra curante. Nel caso il
paziente utilizzi bastoni canadesi, si consiglia di continuare ad utilizzarli
fino al controllo ortopedico. Successivamente si utilizzerà un solo bastone da
portare dal lato opposto a quello operato (gamba operata destra, portare il bastone a sinistra).La regolazione e l’uso
delle stampelle vanno appresi con la
guida del fisioterapista che sarà responsabile della rieducazione al passo.
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Le stampelle per gli anziani
sono a volte di difficile utilizzo e in tali casi si prescrive
l’utilizzo di un deambulatore.
Le scale:
la salita e la discesa vanno eseguite solo dopo autorizzazione del fisioterapista e comunque inizialmente con supervisione.
Solitamente la persona si tiene con una mano alla ringhiera e sale uno
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scalino alla volta, portando avanti sempre la gamba sana. La discesa
può essere eseguita tenendosi alla ringhiera con una mano e reggendosi ad una stampella con l’altra, portando in basso per primo l’arto
operato e curandosi di concedere solo il carico consentito.
Peso corporeo:
è consigliabile non aumentare di peso. Se ciò dovesse accadere cercare di dimagrire seguendo le indicazioni di uno specialista dietologo.
Il peso eccessivo del corpo sovraccarica la protesi ritardando il recupero della funzione dell’arto operato. Evitare la vita sedentaria.
Limitazione delle attività che potrebbero essere riprese
dal paziente:
non praticare nuovi sport, non jogging. Attenzione agli sport che determinano grandi carichi articolari in semiflessione. Vanno bene lo sci in
discese non ripide, il ballo, la bicicletta in pianura. No sport di contatto,
no sport estremi.
Automobile:
Salire in macchina e assicurarsi che lo schienale sia reclinato di 45
gradi; mettere un apposito cuscino sul sedile, approcciarsi al sedile di
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schiena con la gamba operata vicina alla parte posteriore della macchina, sedersi e far entrare le gambe nell’auto.
Se l’arto operato è il sinistro sedersi a destra del guidatore, se l’arto operato è il destro sedersi dietro il guidatore. Non si può guidare
un’automobile per almeno otto settimane dall’intervento; prima di iniziare chiedere autorizzazione al medico.
La riabilitazione dopo l’intervento di protesi dell’anca, ha come obiettivi il recupero della forza muscolare, dell’articolarità, della coordinazione e dello schema del cammino.
Per un ottimale recupero è consigliabile affidarsi ad un qualificato Centro di Riabilitazione dove lo specialista fisiatra, dopo la valutazione
iniziale, la consultazione della documentazione ed eventualmente del
chirurgo ortopedico, procederà all’impostazione di un programma riabilitativo personalizzato da sviluppare con l’aiuto di un fisioterapista. È
fondamentale dedicarsi,ogni giorno, alle attività riabilitative.
Si consiglia:
almeno un’ora di esercizi al giorno durante il primo mese dopo l’intervento; successivamente è utile aumentare gradualmente il tempo da
dedicare alla fisioterapia, suddividendola in due/tre sedute giornaliere
per 3-4 mesi.
Dopo l’abbandono dei bastoni canadesi e il completo recupero della
forza muscolare,dell’articolarità dell’anca e la ripresa dell’attività lavorativa, si consiglia comunque di dedicare almeno trenta minuti al giorno alla fisioterapia continuando ad eseguire gli esercizi proposti. La
cyclette può essere utilizzata in aggiunta, ma non in sostituzione degli
esercizi consigliati.
E’ bene tener presente che questi semplici esercizi sono fondamentali per mantenere nel tempo un’adeguata forza muscolare, una buona articolarità dell’anca e un buon trofismo osseo come prevenzione
dell’osteoporosi.
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Controlli clinici:
La visita di controllo viene effettuata generalmente dopo 60 giorni circa dall’intervento, salvo diverse indicazioni dello specialista curante, e
successivamente ogni 12 mesi. In occasione delle visite di controllo,
il paziente dovrà portare un esame radiografico del bacino (centrato
su L5-S1 con 2/3 prossimale del femore) con una proiezione assiale
dell’anca operata.
È importante avere con sé ad ogni controllo anche la documentazione
radiografica precedente per poter eseguire un confronto, così da permettere allo specialista la valutazione delle condizioni della protesi e i
segni di una eventuale iniziale mobilizzazione delle componenti protesiche.
Prima di piccoli interventi chirurgici e/o odontoiatrici, avvisare il medico
che si ha una protesi d’anca: potrebbe essere utile una terapia antibiotica per prevenire possibili infezioni.
•Presentarsi sempre ai controlli previsti: il monitoraggio costante della vostra protesi è lo strumento migliore per accorgersi in tempo di
qualsiasi problema.
•Non trasportare carichi eccessivi.
•Per ogni dubbio consultare il proprio specialista curante.
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BIBLIOGRAFIA:
“Norme generali per pazienti operati di protesi d’anca”: opuscolo proposto dall’unità operativa di ortopedia e traumatologia ULSS n 4 Alto
Vicentino
“Riabilitazione in ortopedia e traumatologia” S.B. BROTZMAN, UTET
“Riabilitazione in ortopedia e traumatologia” TASCA, UTET
“Guida allo studio per fisioterapisti” TARDINI G. et al, Società Editrice
Universo.
“Manuale di Accreditamento” della Casa di Cura Villa Verde di Taranto
“Traumatologia dell’apparato locomotore” SCAPINELLI, CEDAM - Padova
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Contrada Tagliente - 74015 MARTINA FRANCA (TA)
Tel. 080.4490234 - Fax 080.4490312
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