Regione Lombardia Agricoltura SOMMARIO Introduzione .............................................................. La Filiera ortofrutticola ............................................. La Filiera dell’olio ...................................................... ortofrutticoli e oli Prodotti a Denominazione d’Origine ...................................... Mele di Valtellina IGP ...................................................... 2 3 7 8 9 Olio Extravergine di Oliva Garda DOP ............................... 10 Olio Extravergine di Oliva Laghi Lombardi DOP ................ 11 Pera Mantovana IGP ...................................................... 13 Prodotti tradizionali Asparago ...................................................................... 14 Cipolla ......................................................................... 15 Melone ........................................................................ 16 Zucca Mantovana ......................................................... 17 Altri prodotti tradizionali ........................................ 18 Indirizzi utili ............................................................... 20 Frutta, ortaggi e oli della Lombardia Realizzato nell'ambito delle attività di promozione e valorizzazione dei prodotti agroalimentari lombardi, svolte dalla Direzione Generale Agricoltura Unità Organizzativa Sistemi Informativi, Promozione e Sussidiarietà, in collaborazione con ERSAF. Ideazione e progettazione: Progetti & Strategie Srl - Milano Stampa: BA.IA. Srl – Usmate (Milano) E' vietata la riproduzione, anche parziale, di questo volume senza il permesso scritto di ERSAF Lombardia, eccettuate le citazioni in articoli di riviste e giornali. Tutti i diritti riservati. Seconda edizione 2008 Le responsabilità di filiera a Lombardia, regione che coniuga la vocazione industriale e del terziario avanzato ad una moderna agricoltura ad alta produttività, è ricca di prodotti di pregio, lavorati con cura artigianale, in base ad antiche ricette. La cucina di questa terra di grande tradizione enogastronomica vanta l’impiego di prodotti esclusivi, genuini, ancor oggi realizzati secondo metodi di produzione consolidati, che ne garantiscono l’elevata qualità. Testimonianza di questa eccellenza sono i 25 riconoscimenti di tutela che l’Unione Europea ha concesso a prodotti alimentari lombardi, nonché le 15 Denominazioni di Origine Controllata - DOC - e le 4 Denominazione di Origine Controllata e Garantita DOCG - attribuite a vini regionali. A tali realtà si affiancano oltre 220 prodotti tradizionali rigidamente selezionati. Il patrimonio enogastronomico della Lombardia ha pochi confronti anche all’interno di altre regioni europee. E’ una ricchezza che nasce in un ambiente umano e paesaggistico tra i più vari ed interessanti: laghi, monti, pianure, parchi e aree naturali sono alcuni degli ambienti che caratterizzano la nostra regione. I prodotti tipici e tradizionali sono il frutto di una lunga e continuativa attività agricola e di trasformazione, che è riuscita a mantenere nel tempo le antiche modalità produttive, non rinunciando a seguire il percorso di innovazione che ha visto protagonista il mondo agroalimentare lombardo in questi ultimi 10 anni. Questo binomio di qualità e tradizione merita di essere valorizzato e conosciuto. Oggi chi acquista richiede tutela e garanzia di qualità ai prodotti legati alle tradizioni, ed è interessato a conoscere i contenuti nutrizionali degli alimenti, con l’obiettivo di affidarsi ad un prodotto sano e genuino, per una migliore qualità della vita. Il mio auspicio è che, con questa pubblicazione, si possa fornire un valido contributo per un’informazione puntuale, che chiarisca l’importanza di ogni soggetto coinvolto nella filiera produttiva ortofrutticola e oleicola, fornendo anche una panoramica dettagliata dei prodotti vegetali, in particolar modo di quelli tipici e tradizionali. L Luca Daniel Ferrazzi Assessore all’Agricoltura Regione Lombardia Frutta, Ortaggi e Oli della Lombardia La conformazione della regione, da un lato le zone alpine e prealpine, dall’altro le pianure a ridosso del territorio emiliano-romagnolo, ha determinato una forte specializzazione territoriale delle coltivazioni frutticole. La coltivazione del melo, tipica della zona a maggiore altimetria, occupa circa un terzo della superficie complessivamente investita a frutticoli, mentre le zone di pianura confinanti con l’Emilia ne mantengono la continuità produttiva: è infatti in queste aree che si concentrano le piantagioni di pero, pesco e nettarine, con percentuali rispettivamente del 25, 22 e 7 circa sul totale delle superfici investite a frutticoli. Nel caso del melo, quasi il 70% della produzione lombarda proviene dalla provincia di Sondrio e in particolare della Valtellina, mentre la restante parte si raccoglie nelle province di Mantova e Pavia. Per quanto riguarda invece pero e pesco, la maggior parte delle superfici coltivate è localizzata nella provincia di Mantova, ma una quota rilevante spetta anche a Cremona per il pero e a Brescia per il pesco. Il settore orticolo in Lombardia svolge un ruolo assai marginale, ma si presenta molto dinamico e in crescita, soprattutto per effetto delle forti innovazioni introdotte sia a livello di prodotto che di processo di produzione. Nel 2006 la superficie destinata alla coltivazione di ortaggi è stata di 15.200 ettari, in forte diminuzione rispetto agli anni precedenti, con una contrazione che ha riguardato però solo le colture in piena aria e non quelle sotto serra e tunnel, che anzi sono aumentate. Le cinque orticole più importanti coltivate in Lombardia, in termini di superficie complessiva sono pomodoro da industria, melone, patate, insalata e cocomero. La tradizione della coltivazione del pomodoro da industria, che continua ad essere la coltura più importante in Lombardia e in particolare in provincia di Mantova, ha trovato nel bacino del Po le condizioni microclimatiche e ambientali idonee per esprimere un’ottima qualità di prodotto e dove sono concentrate gran parte delle industrie di trasformazione. Il territorio lombardo offre buone opportunità di sviluppo anche nel comparto delle insalate, lattughe, cicorie e radicchi, che avviene soprattutto nei territori pianeggianti delle province di Brescia, Bergamo, Milano, Mantova, Pavia e Cremona. Un grande impulso al comparto dell’ortofrutta è dato dal crescente consumo di prodotti di *IV gamma, con cui si indicano ortaggi e frutta freschi, che vengono lavati, tagliati, asciugati, confezionati in sacchetti o vaschette e venduti su banchi refrigerati in modo da risultare pronti per il consumo. In Lombardia viene preparata oltre l’80% dell’intera produzione nazionale. Questo comparto è caratterizzato da una spiccata integrazione tra azienda produttrice e industria di trasformazione e da una forte localizzazione territoriale. Il vero polo produttivo è localizzato nelle provincie di Bergamo e Brescia, dove sono presenti le maggiori realtà imprenditoriali italiane per questo settore. Il principale sbocco commerciale per i prodotti di IV gamma è la grande distribuzione organizzata (91% delle vendite), che può assicurare il mantenimento della catena del freddo per tutta la vita commerciale del prodotto. *Il termine è stato coniato in Francia alcuni anni fa, facendo riferimento all’evoluzione storica dell’impiego degli ortaggi, indicando come I gamma gli ortaggi nella loro presentazione tradizionale, II gamma le conserve vegetali, III gli ortaggi congelati e IV gli ortaggi preparati, tuttavia freschi e naturali, senza alcun tipo di additivo, V gamma gli ortaggi precotti, grigliati o scottati a vapore, senza l’aggiunta di conservanti o condimenti. LA FILIERA ORTOFRUTTICOLA I l concetto di filiera coinvolge tutti i passaggi che portano dalla materia prima al prodotto finito, sulla tavola del consumatore finale. Nel caso di quella ortofrutticola, questi passaggi partono dall’acquisto delle sementi, passano attraverso la coltivazione, la raccolta, la lavorazione (ove prevista), il confezionamento e la distribuzione del prodotto finito, fino ad arrivare all’acquisto da parte del consumatore. Vengono coinvolti diversi settori (industria sementiera, ditte vivaistiche, industria chimica produttrice di fertilizzanti e prodotti per la difesa fitosanitaria, tecnologie alimentari, trasporti e distribuzione) e diversi soggetti (raccoglitori, commercianti grossisti alla produzione, cooperative o organizzazioni di produttori, commercianti grossisti sui mercati intermedi o finali, dettaglianti tradizionali o moderni). Date le caratteristiche del prodotto ortofrutticolo (scarsa conservabilità) e la struttura della produzione (prevalenza di piccole aziende) il comparto, da sempre, è caratterizzato da rapporti di integrazione tra i soggetti che agiscono lungo la filiera; non è un caso infatti che una parte importante della produzione ortofrutticola venga commercializzata, anche in Lombardia, attraverso società cooperati- ve o associazioni di produttori, esempi significativi di integrazione commerciale, particolarmente richiesta dalla grande distribuzione organizzata (GDO). Ulteriore esigenza è quella della rintracciabilità di filiera, voluta sia per garantire la sicurezza alimentare che per valorizzare nelle aziende di produzione il legame con il territorio e le tecniche colturali adottate e che dal gennaio 2005 vede coinvolti tutti gli attori della filiera alimentare. Rintracciabilità e tracciabilità La rintracciabilità è definita all’art. 3 del Regolamento 178/2002 come “la possibilità di ricostruire e seguire il percorso di un alimento, di un mangime, di un animale destinato alla produzione alimentare o di una sostanza destinata 3 4 o atta ad entrare a far parte di un alimento o di un mangime attraverso tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione”. In pratica significa avere la possibilità di ripercorrere il processo produttivo da valle a monte, dal prodotto finito all’origine della materia prima. Questo consente, in caso di emergenze sanitarie o di frode, di individuare esattamente il punto preciso in cui si è verificato l’errore, capirne le cause, ritirare dal commercio, se necessario, tutti i prodotti appartenenti allo stesso lotto e mettere in atto azioni correttive e preventive. Ovviamente non si può rintracciare il percorso del prodotto se prima non è stato tracciato. Con il termine tracciabilità si indica il percorso da monte a valle, la possibilità di seguire le materie prime, i luoghi e le tecniche di produzione lungo la filiera produttiva. Tracciabilità e rintracciabilità sono dunque due importanti strumenti in grado di offrire al consumatore finale, tramite le informazioni in etichetta, maggiore trasparenza, garantendogli nel contempo un elevato grado di sicurezza e, se abbinate a sistemi di controllo e autocontrollo (ISO 9001/2000, manuali HACCP), anche un elevato grado di qualità. Il ruolo dell’industria di trasformazione e della distribuzione per la sicurezza e la qualità L’industria di trasformazione si trova al centro della filiera: a monte c’è la coltivazione, a valle la distribuzione. Le etichette dei prodotti consentono di risalire facilmente al produttore e ciò responsabilizza quest’ultimo, che si assume anche una funzione di garanzia per tutti gli avvenimenti che si possono verificare nella filiera. Per questo motivo tutti gli aspetti nutrizionali, igienici e tossicologici trovano una continua attenzione presso il produttore. La tecnologia e le norme igieniche che contraddistinguono le moderne strutture produttive sono fra le leve più importanti per garantire la qualità e la sicurezza. La filiera ortofrutticola, in particolare, ha intrapreso un percorso orientato verso il miglioramento della qualità, sollecitato anche dall’ingresso sul mercato di nuovi paesi produttori molto competitivi. Le strategie di valorizzazione del prodotto lungo la filiera tendono essenzialmente al conseguimento di due obiettivi: il miglioramento della qualità intrinseca, con l’adeguamento e l’innovazione dei processi produttivi, e l’offerta di beni con un maggiore valore aggiunto (es. ortaggi di IV gamma). La politica della qualità, inoltre, è legata all’incremento della salubrità del prodotto, ottenuta con i metodi ecocompatibili dell’agricoltura biologica. L’agricoltura biologica A partire dagli anni ‘50, in Italia ed Europa, per soddisfare il crescente fabbisogno di prodotti alimentari verificatosi alla fine del secondo conflitto mondiale, l’agricoltura è mutata radicalmente, passando da un metodo di produzione estensivo ad uno intensivo, finalizzato all’aumento massiccio delle produzioni ed inevitabilmente sostenuto da forti apporti di prodotti di sintesi chimica e da pratiche agronomiche spesso ad elevato impatto ambientale. Pratiche che, seppure hanno permesso un elevato incremento della produttività, hanno portato ad un progressivo inquinamento dell’ambiente a causa di uno sfruttamento eccessivo delle ener- gie non rinnovabili ed all’accumulo nei suoli e nelle falde acquifere di sostanze difficilmente smaltibili. Già negli anni sessanta i primi “pionieri” decisero, ritenendo necessario promuovere una produzione maggiormente eco compatibile, di praticare un’agricoltura che rinunciasse all’utilizzo di sostanze chimiche di sintesi (fertilizzanti, diserbanti, anticrittogamici, mangimi medicati, ecc.) e che sapesse meglio valorizzare alcune pratiche agronomiche e produttive a basso impatto ambientale, recuperando tecniche tradizionali e dando attenzione all’innovazione scientifica e tecnologica. La tutela della salute degli operatori del settore e dei consumatori, una miglior qualità e genuinità dei prodotti, la tutela dell’ambiente e il minor impiego di energie non rinnovabili furono le ragioni alla base di questa scelta. Per agricoltura biologica si intende un metodo di produzione che interessa tutte le pratiche agricole, da quelle vegetali all’allevamento del bestiame e che opera secondo le seguenti modalità: • mantenimento e aumento della fertilità dei terreni mediante pratiche agronomiche ecocompatibili quali le rotazioni delle colture, la coltivazione delle leguminose, l’utilizzo di compost, il sovescio e la concimazione con letame; • lotta alle infestanti e alle malattie valorizzando, per quanto possibile, la prevenzione attraverso la scelta di varietà resistenti, l’utilizzo di competitori naturali ed il ricorso a pratiche colturali adeguate; • utilizzo esclusivo di prodotti antiparassitari naturali quali estratti ed oli vegetali, zolfo e rame o microrganismi antagonisti dei patogeni; • rispetto del benessere animale, sia in termini di alimentazione, sia di spazio a disposizione e di cure in allevamento al fine di ottenere prodotti sani da animali sani. Dal 1991 l’Unione Europea, anche a fronte di un crescente interesse dei cittadini verso le tematiche ambientali e la sicurezza alimentare, ha ufficialmente riconosciuto, regolamentato e sostenuto il metodo di produzione dell’agricoltura biologica, emanando una serie di regolamenti volti ad uniformare la disciplina del settore in tutto il territorio dell’Unione Europea. I prodotti biologici per essere commercializzati necessitano di una certificazione a garanzia della loro provenienza e le aziende che intendono produrre, trasformare, etichettare, commercializzare e importare prodotti biologici devono obbligatoriamente assoggettarsi a un sistema di controllo. I prodotti biologici in Lombardia Il settore agroalimentare lombardo è estremamente eterogeneo: comprende realtà che vanno dall’agricoltura praticata in pianura, con prevalenza di grandi aziende a indirizzo cerealicolo-zootecnico, a quella della fascia montana, basata sull’utilizzo dei pascoli e sulla silvicoltura, dalla produzione di riso in Lomellina a quella di vino in Franciacorta, Oltrepò e Valtellina, dai grossi impianti di produzione agroalimentari, ai laboratori artigianali di trasformazione dei prodotti tipici locali. Le produzioni che ne derivano, in molti casi, sono già note ai consumatori: formaggi, vini, olio, riso, frutta, salumi, miele, molti dei quali valorizzati e tutelati da marchi comunitari (DOC, DOCG, DOP, IGP). 5 6 Le aziende agricole che operano secondo il metodo biologico sono diffuse su tutto il territorio regionale e a tutti i livelli delle diverse filiere produttive. Secondo i dati aggiornati al 2006 sono circa 860, particolarmente concentrate nelle province di Pavia, Como, Brescia, Mantova e Bergamo e coinvolgono oltre 1.300 operatori. La conversione è stata più semplice ed immediata per le aziende delle aree montane, per la maggior parte allevamenti di piccole dimensioni, che, utilizzando i pascoli alpini come risorsa foraggiera principale, già applicavano metodi produttivi compatibili con le direttive dettate dal metodo di produzione biologico. Il confronto tra i dati nazionali e quelli lombardi mette in evidenza come questa regione abbia un alto numero di preparatori, trasformatori e distributori (vale a dire coloro che trasformano le materie prime biologiche in prodotti di alto pregio) rispetto alle altre regioni italiane, mentre quello dei produttori è inferiore. La Lombardia è dunque una regione che vanta, a dispetto della connotazione industriale che ne caratterizza l’immagine, una solidissima base agricola, che ha indotto a sua volta un grande sviluppo dell’industria di trasformazione legata proprio ai prodotti agricoli. Aspetti nutrizionali dei prodotti ortofrutticoli Frutta e verdura presentano un elevato tenore in vitamine e sali minerali, indispensabili per un buono stato di salute, insieme ad un elevato tenore di acqua e di fibra, che gli conferiscono un basso apporto calorico ed un elevato potere saziante. In particolare, la fibra contribuisce anche a migliorare il transito intestinale e sembra che abbia un effetto preventivo nei confronti di alcune malattie dell’apparato gastrointestinale. Accanto a queste, nei vegetali sono contenute altre sostanze il cui effetto benefico è stato ampiamente dimostrato: è il caso del licopene contenuto nei vegetali rossi (come i pomodori) o dei carotenoidi presenti nei vegetali gialli ed arancioni. Nelle brassicaceae poi (cavolfiori e derivati) sono contenute sostanze antitumorali ed alcuni frutti contengono degli enzimi che sono estremamente utili per facilitare i processi digestivi. Frutta e verdura dunque sono dei componenti indispensabili ed insostituibili nella nostra dieta e pertanto non dovrebbero mai mancare sulle nostre tavole. Parlando di prodotti tradizionali, è interessante notare come accanto ai vegetali coltivati per lunga tradizione in determinate aree particolarmente vocate, siano sorti, in epoca più recente, altri prodotti divenuti anch’essi tipici grazie alla presenza di condizioni ambientali particolarmente favorevoli. È il caso, ad esempio, delle mele in Valtellina, o del melone a Viadana: destinati all’uso familiare o locale sono divenuti produzioni commerciali di cui si apprezza l’alta qualità ben oltre la zona di produzione. Proprio per garantire e migliorare la qualità della produzione ortofrutticola lombarda, molti produttori si sono volontariamente riuniti in organizzazioni di produttori, associazioni e consorzi e per alcuni prodotti, come la Pera Mantovana e le Mele di Valtellina, sono riusciti ad ottenere il riconoscimento di Indicazione Geografica Protetta. LA FILIERA dell’OLIO I l settore degli oli ottenuti dalla lavorazione delle olive presenta una situazione normativa piuttosto complessa, in quanto oltre al Codex Alimentarius, esso viene regolamentato dalla Norma Commerciale del Consiglio Oleicolo internazionale (COI) e dall’Unione Europea, anche se solo quest’ultima fonte normativa ha valore di legge. Essendo l’unico grasso alimentare che deriva da un frutto e non da un seme, l’olio di oliva deve le sue caratteristiche peculiari principalmente alla qualità della materia prima. Questa qualità è garantita, insieme alla perizia dei coltivatori, dalle particolari condizioni climatiche del territorio di produzione, quello dei grandi laghi lombardi, che consentono la coltivazione di questo frutto tipicamente mediterraneo. Il clima infatti è eccezionalmente dolce e la coltura dell’olivo è presente da sempre lungo le fasce litoranee di questi laghi. In particolare, la scelta della varietà, l’epoca e le modalità di raccolta, lo stadio di maturazione, la durata e le modalità di conservazione delle olive e dell’olio estratto influenzano enormemente le caratteristiche di qualità del prodotto, donandogli un’enorme varietà di aromi che lo rendono un alimento utilizzabile in qualunque tipo di cucina. I conoscitori e gli estimatori sanno infatti che l’olio di oliva può essere fruttato o speziato, dolce o amaro, forte o delicato a seconda dei diversi fattori naturali da cui il suo gusto è fortemente determinato. A seconda del suo grado di acidità e della sua purezza, si possono distinguere quattro principali categorie di olio: extravergine, vergine, olio d’oliva e olio di sansa. L’olio extravergine di oliva è l’unico olio vegetale ottenuto con sola pressione, senza manipolazione o additivi chimici, a differenza degli oli di semi (soia, arachide, girasole, ecc.). Contiene le vitamine E, A, K, D che hanno proprietà antiossidanti ed effetto protettivo sulle cellule dell’organismo. Ha un livello di acidità inferiore all’1% (1 grammo per ogni 100 grammi). A differenza degli altri oli alimentari, è costituito prevalentemente da acidi grassi monoinsaturi, con la presenza in giusta quantità di acido linoleico, polifenoli, vitamina E e beta carotene. La presenza di questi elementi antiossidanti rende l’olio extravergine particolarmente importante per la nostra salute. E’ stato infatti scientificamente verificato che il suo costante utilizzo favorisce un abbassamento del colesterolo “cattivo” (LDL) ed un contestuale innalzamento di quello “buono” (HDL) aiutando a prevenire le malattie cardiovascolari e l’arteriosclerosi. 7 PRODOTTI ORTOFRUTTICOLI e OLI a DENOMINAZIONE di ORIGINE P er tutelare il consumatore esistono le cosiddette denominazioni di origine, promosse da consorzi di produttori e tutelate a livello comunitario con un riconoscimento ufficiale che comporta l’adozione di un disciplinare di produzione e il deposito di un marchio unico. 8 La Denominazione di Origine Protetta (DOP) rappresenta la massima garanzia di tipicità e serve a designare un prodotto agricolo o alimentare originario di una certa regione o paese, le cui caratteristiche dipendono essenzialmente o esclusivamente dall’ambiente geografico, comprensivo dei fattori naturali ed umani, e la cui produzione, trasformazione ed elaborazione avvengono nell’area geografica determinata, compresa la provenienza delle materie prime. L’Indicazione Geografica Protetta (IGP) si riferisce ad un prodotto origina- rio di una regione, di un luogo specifico o di un paese, di cui le caratteristiche possono essere attribuite all’origine geografica, e di cui almeno una fase della produzione avviene nella zona individuata. La Specialità Tradizionale Garantita (STG) definisce un prodotto le cui materie prime, la composizione o ricetta, il metodo di produzione o la trasformazione sono di tipo tradizionale. Di seguito vengono riportate le caratteristiche dei 4 prodotti vegetali che hanno ottenuto il riconoscimento del marchio d’origine per la Lombardia. MELE DI VALTELLINA IGP (in protezione transitoria) Territorio di produzione Sono prodotte esclusivamente in Valtellina, nel territorio compreso tra i comuni di Ardenno e Grosio, in provincia di Sondrio. Cenni storici L’origine della melicoltura valtellinese risale all’epoca medioevale quando la valle, soleggiata e particolarmente fertile, era già descritta ricca di alberi da frutto, come si scopre nella “Guida Antica della Valtellina”, datata 1616. Nei “Ragionamenti d’Agricoltura” (1752), primo manuale pratica di tecnica agronomica, lo studioso Pietro Ligari illustra alcune tecniche colturali per l’allevamento e la gestione dei fruttiferi. I meli erano inizialmente coltivati negli orti adiacenti alle case, poiché destinati all’autoconsumo; ma già nel 1777 si emettevano ordinanze per regolare la commercializzazione dei frutti nei mercati rionali e cittadini. Lavorazione e descrizione Le Mele di Valtellina si contraddistinguono per colore e sapore particolarmente accentuati, polpa compatta e alta conservabilità. Tali caratteristiche qualitative sono dovute alla stretta combinazione esistente tra i fattori pedoclimatici (altitudine, latitudine, intensità luminosa) e la professionalità degli operatori che, grazie alle loro capacità e al rispetto dell’ambiente, contribuiscono a conferire alle mele caratteristiche uniche e inimitabili. Le pratiche colturali ammesse sono quelle tradizionalmente in uso nel terri- torio, finalizzate a esaltare la naturale vocazione pedoclimatica della zona. Per favorire coltivazioni rispettose dell’ambiente e della salute dell’uomo, laddove possibile, si utilizzano tecniche e metodi a basso impatto ambientale, come la produzione integrata e l’agricoltura biologica. Al termine del processo di raccolta, si procede alla calibrazione per colore e al confezionamento a mano. Le varietà principalmente cultivate sono: Golden Delicious, Red Delicious, Gala, Fuji, Granny Smith, Morgenduft, Breaburn e Stayman Winesap. Le mele sono particolarmente ricche di acqua, caratteristica che le rende adatte ai regimi ipocalorici, dando un senso di sazietà con un apporto calorico contenuto. Sono considerate una fonte discreta di vitamina C e di potassio, danno invece una buona fonte di fibre, solubili e insolubili. Per le sue numerose qualità salutari sono considerate da secoli un farmaco naturale: aiutano a tenere sotto controllo il tasso di colesterolo nel sangue e sono quindi, benefiche per il cuore e per le arterie; possono essere utili a ridurre la pressione sanguigna e a equilibrare la glicemia. 9 OLIO EXTRAVERGINE di OLIVA GARDA DOP Territorio di produzione 10 Il Bacino del lago di Garda offre un clima e un terreno ideali per la coltivazione dell’olivo, nonostante il livello di altitudine, che pone la zona decisamente al di fuori dei parametri pedoclimatici tipici per questa coltura. L’Olio Extravergine di Oliva Garda Bresciano è prodotto in 27 comuni della provincia di Brescia, mentre quello Garda Orientale viene prodotto in Veneto, in provincia di Verona, e per quanto riguarda la Lombardia in 6 comuni della provincia di Mantova: Castiglione delle Stiviere, Cavriana, Monzambano, Ponti sul Mincio, Solferino, Volta Mantovana. Cenni storici In base ad alcuni reperti archeologici pare che nell’area del Garda l’utilizzo dell’olivo risalga addirittura all’età del bronzo, anche se per la nascita di una vera e propria industria molitoria bisogna attendere l’epoca Romana, come dimostrato dal ritrovamento dei resti di antichi frantoi. Il 1500 rappresenta il periodo di massimo sviluppo dell’olivicoltura in tutta la penisola: in quest’epoca l’uso dell’olio come alimento, è riservato alle famiglie più ricche. Nel 1600, con la dominazione spagnola, la produzione dell’olio si riduce drasticamente in seguito all’introduzione di una tassa sugli uliveti, ma rifiorisce nel periodo dell’Illuminismo, grazie all’incremento del libero mercato e all’abolizione dell’imposta. Dal medioevo a oggi, la bontà dell’olio del Garda e l’importanza degli olivi in questa area è dimostrata, oltre che dai documenti storici, anche dalle citazioni di importanti scrittori e poeti, tra cui Catullo, Goethe e D’Annunzio. Nel 1997 l’Olio Extravergine di Oliva Garda ha ottenuto, dalla Comunità Europea, il riconoscimento DOP, seguito da una delle seguenti indicazioni geografiche: Bresciano, Orientale, Trentino. Lavorazione e descrizione Il rispetto delle tradizionali tecniche di coltura, così come il rigoroso controllo delle condizioni ambientali, permettono di ottenere olive con specifiche caratteristiche, che si rispecchiano poi nell’olio che ne deriva. Per l’Olio Extravergine di Oliva Garda Bresciano vengono utilizzate esclusivamente olive della varietà Casaliva, Frantoio e Leccino, mentre per il Garda Orientale la percentuale delle varietà Casaliva o Drizzan deve essere almeno del 50% e per il Garda Trentino le varietà Casaliva, Frantoio, Pendolino e Leccino devono arrivare almeno all’80%. Queste varietà sono quelle coltivate in zona da secoli, cui si sono aggiunte delle cultivar toscane riadattate alla zona. La loro raccolta può essere effettuata sia manualmente che con l’ausilio di mezzi meccanici, ma in entrambi i casi deve essere terminata entro il 15 di gennaio. Le successive operazioni di oleificazione devono avvenire entro 5 giorni dalla raccolta (ma di solito il tempo che intercorre tra raccolta e molitura non supera le 48 ore), nell’area geografica indicata dal Disciplinare di produzione e l’estrazione dell’olio deve avvenire con metodi esclusivamente meccanici o fisici. L’Olio Extravergine di Oliva Garda presenta bassa acidità, è caratterizzato da un profumo fruttato e da un sapore delicato, aromatico, con leggero retrogusto di mandorla dolce; talvolta può risultare lievemente piccante e amarognolo. Va utilizzato su carpaccio di carne o di bresaola, su formaggi, su piatti a base di pesce e sulle verdure, ma è ottimo anche nelle minestre e nelle creme di verdura. Può essere persino utilizzato in alcune ricette di pasticceria. OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA LAGHI LOMBARDI DOP Territorio di produzione Il bacino del lago d’Iseo e del lago di Como si trovano ad un’altitudine media teoricamente non adatta alla coltivazione dell’olivo; in realtà le acque dei laghi funzionano come grandi serbatoi, in grado di accumulare calore ed umidità durante il periodo estivo e di restituirla nei mesi invernali, creando un microclima straordinariamente mite nel cuore dell’Italia del nord. Questo, unito alla fertilità dei suoli di origine morenica, ha consentito lo sviluppo dell’olivicoltura. La zona di produzione delle olive destinate alla produzione dell’Olio Extravergine di Oliva Laghi Lombardi a indicazione geografica Sebino comprende 24 comuni in provincia di Brescia e 24 comuni in provincia di Bergamo, tutti in prossimità del lago d’Iseo. La zona di produzione delle olive destinate alla produzione dell’Olio Extravergine di Oliva Laghi Lombardi a indicazione geografica Lario comprende 33 comuni in provincia di Como e 12 comuni in provincia di Lecco, tutti i in prossimità del lago di Como. Cenni storici L’olivicoltura lombarda si è sviluppata sulle rive dei laghi prealpini, caratterizzati da fertili suoli di origine morenica e da un clima adatto alla coltivazione di questa pianta mediterranea. 11 Nel corso dei secoli la produzione dell’olio lombardo ha mostrato andamenti altalenanti, come nel resto della penisola. Con l’avvento dell’era industriale molti uliveti vennero sostituiti da colture più resistenti alle gelate, tipiche della zona e l’Olio Extravergine di Oliva Laghi Lombardi divenne così un prodotto di nicchia, raro e apprezzato dagli estimatori. Nel 1997 ottiene dalla Comunità Europea il riconoscimento DOP, con il Reg. CEE n° 2325/97. Lavorazione e descrizione 12 Sebino e Lario: le due denominazioni che accompagnano un olio extravergine di oliva prezioso, dal sapore fruttato adatto per arricchire ogni tipo di pietanza. La sua lavorazione prevede che le olive sane vengano raccolte direttamente dall’albero, generalmente entro il mese di novembre (nonostante il Disciplinare di Produzione preveda come termine ultimo di raccolta il 15 di gennaio), manualmente o con mezzi meccanici. La molitura deve avvenire entro tre giorni dalla raccolta e per l’estrazione dell’olio sono ammessi esclusivamente mezzi meccanici o fisici, che consentono di produrre oli nel pieno rispetto delle caratteristiche peculiari del frutto. Le sue caratteristiche organolettiche dipendono sia dalla zona di provenienza, sia dalle condizioni climatiche dell’annata, ma risultano accomunate da un basso livello di acidità, spesso inferiore allo 0,1%. In commercio è quindi possibile trovare diversi tipi di oli che si distinguono per profumo, leggerezza e retrogusto: · l’olio a indicazione Sebino ha un profumo delicato e armonico e un sapore leggero e fruttato, con lieve retrogusto mandorlato e piccante; · l’olio a indicazione Lario ha un aroma lievemente fruttato e un sapore anch’esso fruttato, normalmente dolce, con possibile retrogusto amarognolo e piccante. La leggerezza e la delicatezza tipiche di questi oli consentono di utilizzarli su varie pietanze: con gli antipasti, su carpaccio di carne o bresaola, su formaggi e verdure, come condimento su insalate, paste e minestre e addirittura nella preparazione di alcuni dolci. PERA MANTOVANA IGP Territorio di produzione La zona di produzione della Pera Mantovana IGP comprende il territorio di 32 Comuni, che delimitano un’area continua in provincia di Mantova, perlopiù nell’Oltrepò. Cenni storici La coltivazione della pera nel mantovano e soprattutto nella zona dell’Oltrepò, è una pratica molto antica. Nel ‘400 rappresentava la coltura più diffusa ed importante anche se esclusiva dei nobili e degli ecclesiastici. Nei giardini dei monasteri e nei broli delle corti signorili si coltivavano ed incrociavano varietà diverse di pera per ottenere frutti sempre più gustosi, ma la produzione veniva destinata all’autoconsumo o al mercato locale, a causa della difficoltà nella conservazione e nel trasporto. Dopo l’unità d’Italia e nel primo dopoguerra il necessario riassetto produttivo spinse a valorizzare le attività esistenti e la coltivazione del pero si sviluppò grazie anche alle innovazioni tecnologiche nel settore della conservazione e dei trasporti. Il lavoro di produzione delle sei varietà di Pera Mantovana fu affiancato da un’importante attività di recupero e valorizzazione di varietà locali al fine di contribuire al mantenimento del patrimonio agricolo e ambientale di quelle zone. Nel 1998 la Pera Mantovana ha ottenuto il riconoscimento europeo IGP e il Consorzio, attivo dal 1992, opera anche tramite il marchio Perwiva. Lavorazione e descrizione Le pere mantovane vengono coltivate limitando al massimo gli interventi di concimazione e i trattamenti antiparassitari, ottenendo così un prodotto sano per il consumatore e rispettoso dell’ambiente. Dopo essere state confezionate appositamente e contrassegnate, le pere mantovane vengono commercializzate nel periodo compreso tra agosto e maggio dell’anno successivo a seconda del tipo. Le varietà più diffuse sono: Abate Fetel, Conference, Decana del Comizio, Kaiser, Max Red Barlett e William. Sono tutte caratterizzate da un sapore dolce più o meno aromatico, ma si distinguono per il colore e rugosità della buccia: • le pere William hanno una buccia liscia, di colore giallo-rosato; • le Max Red hanno un colore di fondo giallo, quasi completamente coperto da sovracolore rosso vivo, spesso striato; • la varietà Conference è verde-giallastra con rugginosità diffusa; • la pera di varietà Decana Comizio è liscia, di colore verde chiaro-giallastro e rosa; • le Abate Fetel ha la buccia verde chiarogiallastra e rugginosità intorno al peduncolo; • la pera Kaiser possiede una buccia ruvida e rugginosa. Da un punto di vista nutrizionale, la Pera Mantovana ha proprietà diuretiche, depurative, regolatrici intestinali ed è possibile consumarne anche un quantitativo elevato senza introdurre troppe calorie. Inoltre, la percentuale di zuccheri contenuti è in gran parte costituita da fruttosio, per cui il suo consumo è consentito anche ai diabetici Si conserva a basse temperature, ma per gustarla è consigliabile tenerla 4/5 giorni a temperatura ambiente. La Pera Mantovana può essere consumata fresca o cotta e utilizzata come ingrediente per la preparazione di dolci, macedonie e pietanze. L’uso tradizionale è di consumarla al naturale con formaggi: Provolone, Grana Padano e Pecorino. 13 PRODOTTI ORTOFRUTTICOLI TRADIZIONALI P er prodotti tradizionali, la cui prima citazione si trova nella direttiva europea 92/46, si intendono quelli che, pur essendo caratteristici di un determinato territorio, hanno produzioni limitate sia sotto il profilo della quantità che dell’area di produzione. 14 In attuazione all’art. 2 del Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali 8 settembre 1999, n. 350, emanato per la valorizzazione del patrimonio agroalimentare, la Regione Lombardia ha predisposto l’Elenco dei propri prodotti agroalimentari tradizionali, raggruppati in otto comparti: Carne e derivati, Cereali e farine, Derivati del latte, Miele, Ortaggi e frutta freschi e conservati, Paste fresche, prodotti da forno e pasticceria, Prodotti ittici. Essi rispondono ai criteri di tradizionalità stabiliti dall’articolo 1 del D.M. 350/99, ed in particolare: • le metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura sono consolidate nel tempo (minimo 25 anni); • le metodiche sono praticate in modo omogeneo e secondo regole tradizionali. I prodotti inseriti in Elenco vengono segnalati dalle Camere di Commercio provinciali, cui spetta il compito di raccogliere le relative informazioni, anche da altri enti e organizzazioni. L’elenco viene periodicamente aggiornato, consentendo modifiche e integrazioni e l’eventuale eliminazione di quei prodotti che non si trovano più sul mercato od ottengono il marchio di tutela comunitario. Con decreto della Direzione Generale Agricoltura del 7.4.2008 è stata approvata la quarta revisione dell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali. Il nuovo elenco ne contiene 228, di cui 21 ortaggi e frutta, caratteristici di un determinato ambiente nel quale gli agricoltori e gli artigiani hanno elaborato alimenti eccellenti, utilizzando tecniche a volte molto semplici, in armonia con la natura dei luoghi. Sono quindi produzioni limitate, riscoperte e definite dalla Regione. Questo opuscolo evidenzia il legame tra alimento e cultura locale ed è un punto di partenza per la valorizzazione e promozione del comparto ortofrutticolo lombardo. ASPARAGO Appartenente alla famiglia delle Liliacee, l’asparago (Asparagus officinalis) è una specie ortiva perenne le cui parti commestibili sono i turioni, germogli di sapore particolarmente delicato, che si sviluppano dai rizomi sotterranei e possono assumere diverse colorazioni: verdi, bianchi o violetti. Ricchi di fibra, vitamine e sali minerali (calcio e fosforo), gli asparagi sono ortaggi caratteristici della stagione primaverile. Quando sono freschi, il colore è vivace, la polpa è soda e croccante, il turione si spezza senza piegarsi, la punta è dritta e ben chiusa. La loro presenza sul mercato si ha dal mese di marzo fino a quello di giugno. La Lombardia vanta ben due varietà di asparagi tipici: l’Asparago di Cilavegna e l’Asparago di Mezzago. Il primo è coltivato nel territorio della Lomellina, nel pavese. Dopo la semina delle piantine nelle asparagiaie (fossi profondi nel terreno) si lascia crescere la pianta per i tre anni successivi, al termine dei quali avviene la raccolta. L’Asparago di Cilavegna si presenta di colore bianco con la punta rosa pastello, è stretto e sottile, di una lunghezza variabile tra i 20 ed i 30 cm. Il suo gusto dolce e delicato lo rende ottimo per antipasti, primi e secondi, sia come ingrediente che consumato da solo, al burro o con una spruzzata di limone. L’Asparago di Mezzago è coltivato nel Comune omonimo, in provincia di Milano. Il suo aspetto è molto simile a quello di Cilavegna è infatti lungo 2025 cm, di colore bianco con la punta rosa, con un diametro di circa 1-2 cm. Circa due settimane prima della rac- colta, che viene effettuata con un arnese simile a un cucchiaio, della lunghezza di 30 cm, le radici vengono coperte con della terra. Il suo sapore delicato rende quest’ortaggio particolarmente adatto per la preparazione di lasagne, risotti e frittate, ma può essere ottimo anche come antipasto o addirittura come ingrediente per un fantasioso dessert. CIPOLLA Considerata un cibo povero, la cipolla è stato uno dei pochi ortaggi presenti sulle tavole anche durante i periodi di guerra e carestia. Nel Rinascimento conobbe un momento di gloria, presenziando sulle tavole dei nobili in virtù delle sue presunte proprietà afrodisiache. Oggi la cipolla è apprezzata anche per le sue proprietà nutrizionali. Composta per la maggior parte di acqua e ricca di vitamine B e C e di ferro, zolfo, fosforo, calcio, potassio e sodio, essa ha, infatti, solo 26 calorie ed ha proprietà diuretiche, depurative 15 16 e regolatrici dell’intestino. La cipolla inoltre aiuta a mantenere l’elasticità delle arterie, protegge il fegato e previene i disturbi della prostata ed è indicata anche per i diabetici poiché mantiene basso il livello di glucosio nel sangue. Essa è inoltre molto utilizzata anche nei rimedi tradizionali, ad esempio per alleviare i dolori di punture d’insetto e geloni oppure, grattugiata, contro l’acne. La Cipolla di Sermide è un prodotto tipico del territorio mantovano, dove occupa un ruolo importante nella produzione ortofrutticola. Coltivata nella zona compresa tra Sermide, Felonica Po ed Oltrepò mantovano, si semina in autunno e si raccoglie in estate. Di forma globosa, ha un diametro di circa 50-80 mm, pesa 120-150 g ed è di colore giallo paglierino. Quest’ortaggio, prodotto in quantità limitate, assume sapore pungente se coltivato in terreni argillosi, mentre diviene più dolce se i terreni sono sabbiosi. In Lomellina e a Breme si coltiva un’altra cipolla della tradizione lombarda: la Cipolla Rossa. Essa può essere a pera o piatta e pesa dai 200 ai 500 g. Di colore rosso vinoso, quest’ortaggio ha inoltre una consistenza tenera ed il suo sapore dolce la rende ottima per le insalate, al forno o bollita. MELONE Nella zona del Mantovano che circonda i comuni di Viadana e di Casteldidone, tra i fiumi Po e Oglio, il terreno è fertile, ma leggero, grande è la disponibilità d’acqua e il clima nel periodo primavera-estate consente il perfetto sviluppo e l’ottima maturazione del tipico, dolce melone. Negli anni, l’espansione della coltura di melone in questo territorio è stata resa possibile dall’introduzione di nuove varietà, sia lisce che retate, caratterizzate da maggiore produttività, resistenza alle malattie e alle spaccature. I frutti hanno forma tondo-ovale, di colore giallo con striature verdi; la polpa è morbida e succosa, dal sapore dolce e dal colore arancione intenso. Il melone viene lasciato maturare in campo, dopo la semina che avviene tra marzo e aprile e viene raccolto tra giugno ed agosto. Oltre all’aspetto visivo (colore, forma, freschezza) per questo prodotto sono importanti anche le proprietà qualitative intrinseche, quali la consistenza della polpa, il colore, la dimensione dell’epidermide e il grado zuccherino. Quest’ultimo, associato agli aromi contenuti nella polpa, conferisce il tipico gusto dolce e succoso, ottimo sia per il consumo fresco che per la preparazione di antipasti e dessert. Questo frutto è ricco di vitamina A e C, calcio e potassio. All’apporto calorico molto ridotto (appena 26 Kcal per etto), affianca proprietà rinfrescanti e diuretiche, favorisce la rigenerazione cellulare e combatte l’invecchiamento. I semi sono utilizzati in erboristeria per le loro proprietà calmanti ed emollienti. La polpa invece ha virtù lenitive che lo rendono adatto per uso esterno, sotto forma di impacchi, su bruciature e infiammazioni locali. Sempre con la polpa, si può preparare una maschera per pelli secche, disidratate e irritate, con effetto lenitivo, reidratante e nutriente. ZUCCA MANTOVANA La zucca è da sempre presente nella cucina mantovana. In origine veniva coltivata solamente una specie autoctona (lagenaria), di gusto non molto piacevole e dalla forma a fiasco. Dopo la scoperta dell’America vennero importate altre varietà più pregiate che sostituirono le precedenti produzioni. Oggi, a rendere speciali i piatti a base di zucca mantovanacremonese è la particolare varietà coltivata in questa zona della Pianura Padana: la Cu- curbita maxima. Ha forma di turbante e la sua buccia può variare dal verde grigio al giallo arancio-rossiccio. La natura ha dato a questo vegetale, conosciuto fin dagli antichi egizi, le forme più bizzarre. Si presenta di volta in volta tondo, oblungo, ovale o panciuto. Pertanto, la zucca può facilmente trasformarsi in un coreografico oggetto ornamentale dando vita a una vera e propria arte, quella dell’intaglio. Le specialità culinarie della provincia attraversata dal Mincio, valorizzano al meglio il prezioso e versatile ingrediente che la zucca rappresenta. La produzione abbondante e la creatività degli chef ne hanno prodotto una quantità di interpretazioni, dai primi (paste e tortelli) ai dolci (torte, confetture, gelati e sorbetti), passando per le varie portate. Seminata a primavera, la crescita dura l’intera estate. Le dimensioni, estremamente variabili, dipendono dalle condizioni ambientali e non influenzano il gusto. Alla zucca sono riconosciute numerose proprietà nutritive e curative: infatti, è ricca di vitamina A e di sali minerali e possiede numerose qualità rinfrescanti e diuretiche. Per questo motivo risulta essere particolarmente indicata nel diabete, nelle insufficienza renale, nell’obesità, nella dispepsia, nella diarrea e nella stipsi. 17 ALTRI PRODOTTI TRADIZIONALI A 18 ltri prodotti ortofrutticoli tradizionali si aggiungono a quelli già descritti, andando ad arricchire la fiorente agricoltura. Ad Uschione (frazione di Chiavenna - SO), per esempio, si coltivano le famose Amarene, la cui polpa dolce e compatta è ideale per confetture o per conserve sotto spirito; sempre in Valchiavenna si producono le celebri Castagne secche, tipiche anche della tradizione Valtellinese, che rappresentano un’ottima merenda, ma sono ideali anche nella zuppa. Poco più oltre, a Santa Croce, si coltivano i Marroni, delle castagne di buone dimensioni dal sapore dolce e dal colore chiaro. La Conserva senapata, fatta con la purea di mela cotogne a cui si aggiunge la senape e confezionata nelle caratteristiche confezioni di legno è invece tipica della provincia di Cremona. Sempre con le mele cotogne si produce, in provincia di Cremona, la celeberrima Cotognata, una conserva di colore rosso scuro, con consi- stenza compatta e sapore dolce e delicato. Nei comuni di Travedona Monate, Comabbio, Osmate e Cadrezzate in provincia di Varese, vengono prodotte le Pesche allo sciroppo del Lago di Monate, che si presentano pelate, denocciolate e tagliate in due parti non uguali, conservate in barattoli di latta con aggiunta di sciroppo di acqua e zucchero. Un altro prodotto da ricordare è la Mostarda; in particolare in Lombardia se ne trovano due tipi, una prodotta in provincia di Cremona e l’altra in provincia di Mantova. La Mostarda di Cremona è realizzata con frutta, essenza di senape, zucchero e frutta candita (pere, cedro, clementine, ciliegie ros- se, fichi ed albicocche) lasciata intera. Quest’ultima si presenta del colore dei singoli frutti canditi, che sono immersi in uno sciroppo trasparente, chiaro ed abbastanza denso. La consistenza dei frutti è soda, mentre il sapore è pungente, grazie all’aggiunta della senape. Il prodotto, che si differenzia per gli sciroppi, si accompagna ottimamente con il bollito. La Mostarda di Mantova è preparata con mele cotogne o campanine, pere acerbe, zucca, melone, zucchero e senape liquida. La frutta, sbucciata e tagliata, viene fatta macerare nello zucchero per 24 ore, poi viene scolata e bollita per tre volte; quindi si versa il liquido sulla frutta, che viene ancora bollita. A freddo si aggiungono poi sei gocce di senape per ogni kg di prodotto. Viene servita con bolliti, formaggi e salumi. Tipiche della provincia di Cremona sono anche le Radici di Soncino, utilizzate come contorno, bollite, per insalate, risotti e puree con salame da pentola, ma anche caramellate con aceto balsamico. A Campodolcino, in provincia di Sondrio, si coltivano le Patate tardive di montagna, la cui produzione, che avviene senza interventi fitosanitari, è ancora tipicamente contadina. 19 Mantovano è invece il Sugolo, una conserva di mosto d’uva da servire come dessert, come sorbetto o con la ricotta, mentre il Tartufo è tipico della provincia di Pavia. In gastronomia si utilizza con risotti, carpaccio e filetto, sulle uova e sui tagliolini. Il Tartufo nero o “trifola” è tipico delle province di Bergamo, Brescia, Pavia, Mantova e Sondrio ed è ottimo tagliato a fettine con olio, sale e pepe. Per concludere, tra i vegetali coltivati in Lombardia, non si può non citare uno dei prodotti più conosciuti: il riso, diffuso nel Parco del Ticino (MI e PV), in Lomellina, nel Lodigiano, Basso pavese e Basso Mantovano. Indirizzi utili Consorzio Pera Tipica Mantovana c/o Coop. CODIMA Via G. Mazzini 16 - 46100 Mantova Tel. 0376.329747 - Fax 0376.328041 www.codima.info • mail: [email protected] Consorzio di Tutela Olio Extravergine di Oliva Garda Via V. Veneto 1 - 37010 Cavaion Veronese (VR) Tel. 045.7235864 - Fax 045.6264413 www.oliogardadop.it • mail: [email protected] Ufficio periferico: Palazzo Ex Monte di Pietà P.zza Municipio 1 - 25010 S. Felice sul Benaco (BS) Tel. e Fax 0365.62541 Consorzio di Tutela Olio Extravergine di Oliva Laghi Lombardi c/o AIPOL (Associazione Interprovinciale Produttori Olivicoli Lombardi) Via Luigi Einaudi 11/c - 25125 Brescia Tel. 030.3757880 - Fax 030.3772896 Consorzio Tutela Mele di Valtellina Sede Operativa: Via Stelvio 20 - 23026 Ponte in Valtellina (SO) Tel. 0342.489563 www.melavi.it • mail: [email protected] AOP-unoLOMBARDIA (Associazione delle Organizzazioni di Produttori ortofrutticoli) Via Cechov 1 - 20098 S. Giuliano Milanese (MI) Tel. 02.98249067 - Fax 02.98240883 www.aopunolombardia.com • mail: [email protected] I PRODOTTI TIPICI DELLA LOMBARDIA Prodotti a Denominazione di Origine Protetta (DOP) Bitto; Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana; Gorgonzola; Grana Padano; Parmigiano Reggiano; Provolone Valpadana; Quartirolo Lombardo; Taleggio; Valtellina Casera; Formaggella del Luinese (in protezione transitoria); Salva Cremasco (in protezione transitoria); Salame Brianza; Salame di Varzi; Salamini Italiani alla Cacciatora; Gran Suino Padano (in protezione transitoria); Olio Extravergine di Oliva Garda Bresciano; Olio Extravergine di Oliva Laghi Lombardi Prodotti a Indicazione Geografica Protetta (IGP) Bresaola della Valtellina; Salame Cremona (in protezione transitoria); Salame d’Oca di Mortara; Cotechino Modena; Mortadella Bologna; Zampone Modena; Pera Mantovana; Mele di Valtellina (in protezione transitoria) Vini a Denominazione di Origine Controllata (DOC) Botticino; Capriano del Colle; Cellatica; Garda Classico; Garda; Garda Colli Mantovani; Lambrusco Mantovano; Lugana; Moscato di Scanzo; Oltrepò Pavese; San Colombano; San Martino della Battaglia; Terre di Franciacorta; Valcalepio; Valtellina Vini a Denominazione di Origine Controllata e garantita (DOCG) Franciacorta; Sforzato di Valtellina; Valtellina Superiore; Oltrepo Pavese Metodo Classico Vini a Indicazione Geografica Tipica (IGT) Bergamasca, Benaco Bresciano, Montenetto di Brescia, Ronchi di Brescia, Sebino, Valcamonica, Provincia di Mantova, Sabbioneta, Quistello, Alto Mincio, Collina del Milanese, Provincia di Pavia, Terrazze Retiche di Sondrio, Ronchi Varesini Le Strade del Vino e dei Sapori Strada del Vino e dei Sapori della Valcalepio; Strada del Vino e dei Sapori della Valtellina; Strada del Vino dei Colli Longobardi; Strada del Vino Franciacorta; Strada del Vino e dei Sapori del Garda; Strada dei Vini e dei Sapori Mantovani; Strada del Riso e dei Risotti Mantovani; Strada del Gusto Cremonese nella Terra di Stradivari; Strada del Vino San Colombano e dei Sapori Lodigiani; Strada del Vino e dei Sapori dell’Oltrepo Pavese. Per saperne di più: www.buonalombardia.it Regione Lombardia Agricoltura Direzione Generale Agricoltura Struttura Sistemi Informativi, Promozione e Sussidiarietà Via Pola n. 12/14 - 20124 Milano www.buonalombardia.it www.agricoltura.regione.lombardia.it Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste Struttura Promozione dell’agroalimentare regionale Via Copernico 38 - 20125 Milano Tel. 02.67404.1 www.ersaf.lombardia.it