alla stazione alla stazione CP 572 Via Stazione 30 6512 Giubiasco Tel.: 091/850 40 70 Fax: 091/850 40 79 [email protected] www.ftia.ch/allastazione Sommario La Svizzera “tra di noi” Contatti Pag. 3 Gli operatori ed i partecipanti ai programmi occupazionali di Soccorso Operaio Svizzero sono a disposizione di istituti scolastici, gruppi e/o associazioni che desiderano conoscere la tecnica d’intarsio utilizzata per la realizzazione dei quadri esposti. Per informazioni: Soccorso Operaio Svizzero Pag. 4 La storia vissuta con creatività Pag. 5 Origine e crescita del paese Pag. 6 Soccorso Operaio Svizzero Atelier creativo Via Zurigo 17 6900 Lugano 091 921 01 02 091 921 04 93 Alfine di permettere ai visitatori di visitare con agio l’esposizione, i gruppi sono pregati di annunciarsi presso alla stazione. Per informazioni: Riflessi rivoluzionari ed evoluzione del nuovo stato democratico Pag. 8 Contatti Pag. 11 alla stazione Via stazione 30 6512 Giubiasco 091 850 40 70 to federativo, revisionato solo nel maggio 1874. Esso era nato da un compromesso tra le tendenze unitarie e il federalismo instaurato col Patto del 1815 e s’impose con un potere centrale efficace, accostato alla sovranità dei cantoni e ai diritti popolari. Un nuovo motore s’era avviato e la Svizzera seppe Manifesto commemorativo 12 settembre 1848 subito trarre profitto dalle sue numerose istituzioni, promuovendo anche una politica estera più chiara e precisa: per i rifugiati, onorando la sua vocazione umanitaria con la Croce Rossa (1863), e dando un nuovo significato alla neutralità e alle istituzioni militari. Con il nuovo secolo lo slancio dell’industrializzazione portò nuove concezioni nella società e nell’economia, estendendo l’influenza e il prestigio morale del paese. La Svizzera non possiede materie prime rilevanti, i mercato interno è ristretto e il paese montagnoso, ma la manodopera è eccellente grazie all’alto livello dell’insegnamento e della formazione. Per questa ragione essa si è specializzata nella fabbricazione di articoli di qualità, destinati essenzialmente agli Stati popolosi alle frontiere del paese. Le industrie principali rimangono quelle dei tessili, delle macchine e degli orologi; il turismo inoltre conobbe un gran slancio già dalla metà del XIX secolo, in seguito al potenziamento della rete ferroviaria e stradale. Numerose organizzazioni internazionali hanno scelto il territorio elvetico come sede, in prima linea la Società della Nazioni (SdN) a Ginevra. Nel rispetto del principio di neutralità, la Confederazione ha partecipato, ed è tutt’oggi attiva, agli sforzi d’integrazione fra gli stati europei: nel 1959 contribuì alla fondazione dell’Associazione europea di libero scambio (AELS) e nel 1963 aderì al Consiglio d’Europa. Inoltre senza essere membro della Comunità economica europea (CEE), essa concluse con quest’organizzazione un accordo di libero scambio, approvato dal popolo e dai cantoni nel 1972. Neanche i due conflitti mondiali riuscirono a rompere l’unità e l’integrità che il nostro paese seppe crescere ed educare nel corso dei secoli dalla sua fondazione, seguendo fondamentalmente una politica neutrale e solidale. La Svizzera “tra di noi” alla stazione è lieta di ospitare l’esposizione di quadri La Svizzera “tra di noi”, realizzata nell’ambito dei programmi occupazionali gestiti da Soccorso Operaio Svizzero. I ventuno quadri dell’esposizione propongono un percorso artistico e storico alla scoperta delle vicende, delle situazioni e dei personaggi che hanno influenzato lo sviluppo della Svizzera, a partire dalla sua fondazione fino ai giorni nostri. Particolarmente interessante è la tecnica adottata per la realizzazione dei quadri: tessuti riciclati sono stati tagliati, decorati ed incastrati su basi di polistorolo per creare dei mosaici. Il risultato di questo paziente lavoro è suggestivo. Autore dei quadri è un gruppo di donne disoccupate che, con il sostegno di un operatrice e di una formatrice per adulti, ha curato ogni fase del progetto dalla sua ideazione alla sua realizzazione. L’esposizione è stata presentata per la prima volta nel 2000. A tre anni di distanza. in occasione del bicentenario dell’Atto di mediazione napoleonico, Soccorso Operaio Svizzero la ripropone al pubblico per offrire ulteriori spunti di riflessione sul Ticino e sulla Svizzera. Mauro Marconi Responsabile alla stazione Croce Rossa L’esposizione è aperta dal 10 marzo al 25 aprile 2003, dal lunedì al venerdì (festivi esclusi), dalle 08.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 18.00. Soccorso Operaio Svizzero Soccorso operaio svizzero è un’opera umanitaria non governativa fondata nel 1936 dall’Unione sindacale svizzera e dall’organizzazione delle donne socialiste. La sua attività si è sempre basata sull’aiuto alle persone svantaggiate, secondo i principi di giustizia e solidarietà propri del movimento dei lavoratori. Il Sos ha continuamente adeguato la propria organizzazione e gli ambiti di intervento a seconda della fase storica e delle necessità contingenti. Attualmente è attivo con progetti a favore dei disoccupati, dei richiedenti l’asilo, dei rifugiati, degli stranieri residenti in Svizzera, e partecipa a progetti di aiuto allo sviluppo. I dipartimenti operativi, a livello nazionale, sono: Internazionale e Svizzera. In Ticino opera solo il Dipartimento Svizzera. Tra i servizi offerti e le attività svolte si segnalano: • i diversi servizi di assistenza ai rifugiati e ai richiedenti l’asilo che mirano a creare, pur nei limiti imposti dalle leggi e ordinanze federali, le opportunità di accoglienza e di adattamento ai vari contesti locali (economici, civili e urbani); • gli atelier di lavoro per persone disoccupate inserite nei programmi occupazionali finanziati dalla LADI (Legge sull’assicurazione - disoccupazione); oltre all’attività lavorativa viene offerta anche una formazione orientata ad accrescere l’autostima e a ricostruire in modo mirato il futuro lavorativo; • il progetto DERMAN, finalizzato alla formazione di mediatori interculturali nell’ambito della salute e dell’educazione speciale; • il progetto START, basato sulla formazione teorica e pratica di adulti non qualificati o poco qualificati nel campo dell’aiuto domestico e dell’aiuto cucina specializzato secondo i criteri dell’Associazione Fourchette Verte; • il consultorio giuridico, che svolge un’attività di consulenza e patrocinio giuridico in relazione all’accoglienza, al soggiorno e all’assistenza degli stranieri, in particolare degli stranieri richiedenti l’asilo; • il May Day, che agisce nel campo della consulenza socio-sanitaria e triage per immigrati precari e non garantiti. Come si può osservare, un insieme di compiti per un’effettiva integrazione delle fasce più deboli nella nostra società. Angelo Ciampi Responsabile comunicazione SOS-Ticino toni rurali, si opposero ai “repubblicani”, molto più moderati ed espressione della borghesia artigianale e industriale delle città. Entrambi volevano una repubblica unitaria e centralizzata, mentre i “federalisti” propugnavano il ritorno all’autonomia e alla sovranità dei cantoni. Le lotte politiche si facevano sempre più aspre e nel 1802 Napoleone Bonaparte intervenne con la propria mediazione a placare la guerra civile nel paese, con una costituzione che reggerà lo stato per dieci anni. La Svizzera del sistema napoleonico realizzò notevoli progressi nei lavori pubblici e in campo economico, inoltre la maggior parte dei nuovi cantoni era nata con la Rivoluzione e numerosi concordati regolavano i rapporti fra essi. Fu così che un federalismo intelligente permise la coesistenza di regimi diversi, persino opposti e una Dieta federale, composta dai deputati dei diciannove cantoni, guidava la Confederazione. Nella battaglia di Lipsia (1813) gli alleati sconfissero Napoleone, con conseguente crollo dell’Impero; occorreva una riorganizzazione generale anche nel nostro paese. Il legame federale cadde, i cantoni si divisero, ma non tardò ad essere promulgato il nuovo Patto federale del 1815, redatto da svizzeri. I ventidue cantoni sovrani misero in comune la volontà di difendere la loro indipendenza e di assicurare l’ordine all’interno del paese con un valido esercito. Durante la Restaurazione (1815-1830) reinstallarono i vecchi governi esistenti prima del 1798, affrontando una grave crisi economica e molteplici altri ostacoli. A seguito degli avvenimenti francesi del luglio 1830, un nuovo periodo s’inaugurò anche in Svizzera, quello della Rigenerazione. Movimenti rivoluzionari si riflettevano da un trionfo di idee liberali e da un regime basato sulla democrazia rappresentativa e sulla separazione dei poteri. Movimenti popolari guidavano importanti dibattiti politici e alimentarono il sentimento nazionale, esprimendo il desiderio di maggiore libertà. I liberali si scontraroUster, assemblea popolare, 22 dicembre 1830 no su più fronti con una corrente che spingeva verso un cambiamento più “radicale” della Confederazione, spesso fortemente anticlericale. Fu per questo motivo che i cantoni cattolici, sentendosi minacciati, sottoscrissero nel 1845 una lega separata (il Sonderbund) per salvaguardare la propria sovranità, ma di breve durata perché incompatibile con il Patto del 1815. Nulla d’irreparabile era accaduto e la riconciliazione restava possibile. Nello stesso tempo in cui decideva gli interventi militari contro il Sonderbund , la Dieta stabiliva di rivedere il Patto cercando di liberarsi dal timore d’interventi stranieri e per lavorare in pace alla ricostruzione del paese. Nella prima parte dell’anno 1848, una nuova costituzione fu elaborata e, sottoposta al voto del popolo e dei cantoni, fu accettata a grande maggioranza. Al posto della Dieta e del Cantone direttore la Svizzera ebbe il primo parlamento e governo moderni, che plasmarono il nuovo sta- Riflessi rivoluzionari ed evoluzione del nuovo stato democratico La storia vissuta con creatività (secoli XVIII-XX) La Svizzera attraversò un periodo di prosperità durante i secoli XVII e XVIII, grazie ad una situazione di pace prolungata quale non esisteva altrove in Europa. Una buona rendita del suolo assicura a molti borghesi una vita agiata e molti finanzieri acquistavano fondi per investirvi i loro capitali, intanto l’industria nasceva e si sviluppava. Fu l’epoca in cui ricchi proprietari costruirono quelle belle case che rappresentano una caratteristica delle città svizzere e quei castelli “alla francese” che si ritrovano nelle compagne. L’influenza letteraria ed artistica della Francia si diffuse in Svizzera, ma ancor più forte fu quella del suo regime assolutista; esso l’installò nei cantoni portandosi dietro l’autoritarismo governativo e il trionfo dell’oligarchia, nelle campagne, come nei centri urbani. L’alleanza con il Re di Francia fu alla base di tutta la politica estera degli svizzeri nel XVII secolo che, oltre ad assicurare la tranquillità interna, procurò vantaggi economici non indifferenti. Ma le buone relazioni furono messe in pericolo dalla politica attuata da Luigi XIV sui territori elvetici e dalle sue gradi ambizioni. Il corpo elvetico era all’epoca un organismo molto complicato e senza coesione, non aveva un governo centrale preparato ad affrontare le turbolenze che stavano per accadere: i cantoni erano stati sovrani, l’unico organismo federale era la Dieta che riuniva i delegati dei tredici cantoni e degli alleati, ma conosceva ormai troppe debolezze. Nel XVIII scoppiarono in Europa numerosi conflitti e in tali occasioni la Dieta si limitò ad ordinare l’occupazione delle frontiere minacciate, rinvigorendo, nel 1777, l’alleanza con la Francia. Le agitazioni francesi di fine secolo, ebbero subito il contraccolpo nel paese e la neutralità elvetica non ebbe più nessun interesse per i francesi. Con il risveglio della propaganda rivoluzionaria anche l’intero territorio svizzero fu coinvolto nell’evento, dapprima amichevolmente, poi con un’occupazione più offensiva. Quest’unione forzata impose un nuovo regime, la Repubblica Elvetica (1798-1803), che modificò il territorio e l’organizzazione politica, oltre che costituire il nuovo laboratorio da cui uscirà la Svizzera moderna. Nel marzo del 1999, l’Atelier Creativo di Soccorso Operaio Svizzero (Lugano) ha voluto presentare per la prima volta una mostra di quadri. Nel 2000, visto il successo e l’entusiasmo del pubblico, abbiamo deciso di riproporre un progetto analogo ma più coinvolgente per il gruppo che vi ha lavorato. Considerando che la maggior parte delle persone impiegate presso i nostri ateliers sono straniere, la storia della Svizzera ci è sembrata una tematica non solo interessante ma soprattutto stimolante per il loro vissuto. L’esperienza ha oltremodo contribuito ad accrescere l’integrazione e la conoscenza del territorio. Un laborioso e paziente lavoro d’incastro decorativo, ha visto protagoniste un gruppo di dieci donne disoccupate con differenti formazioni, ma tutte accomunate dal medesimo desiderio di dare il proprio contributo in questa nuova attività. È proprio in quest’ambito che le partecipanti hanno raggiunto un elevato grado di motivazione che gli permette di continuare la ricerca d’impiego con una consapevolezza Atelier di Soccorso Operaio a Lugano maggiore e con spirito positivo. Tutto questo anima e sviluppa l’azione lavorativa più importante: cercare lavoro; inoltre l’esposizione pubblica nobilita la figura del disoccupato e lo avvicina al mondo del lavoro. La Svizzera è stata il filo conduttore tra gli autori e le immagini rappresentate. Sono stati creati una ventina di quadri su basi di polistirolo, con immagini costruite a mosaico tramite il riciclo di tessuti. Il percorso formativo si è sviluppato seguendo un doppio binario: didattico – manuale e storico – conoscitivo. La manualità, il gesto artistico e la storia hanno dato vita ad opere che riflettono espressività e fantasia. Una grande avventura storica vissuta con creatività… In queste parole è racchiuso tutto il valore e il sentimento dell’esperienza che il gruppo ha vissuto e che vuole riproporre con l’esposizione. La mucca svizzera Le riforme in seno alle nuove libertà e diritti civili furono tante, ma il nuovo regime divenne presto impopolare, perché troppo centralizzato e non sufficientemente democratico. La classe dirigente era divisa: i “patrioti” ultrarivoluzionari degli antichi can- Daniela Giabbani Responsabile Atelier creativo, Lugano Origine e crescita del paese (secoli XIII – XVIII) La Svizzera ha conosciuto un’evoluzione lenta ma continua nel corso dei secoli passati, iniziata da un evento cardine per la nostra storia, ovvero il Patto del 1291 e la prima alleanza. Nel XIII secolo esistevano alcune comunità rurali nella regione del Lago dei Quattro Cantoni; oltre a quella di Uri, ce n’era una a Svitto e due nell’Untervaldo. Tutto il territorio elvetico era entrato a far parte del Sacro Romano Impero già dai primi decenni dell’anno mille, ma l’autorità dei Re germanici al vertice, s’indebolì progressivamente proprio nei decenni centrali di questo secolo, lasciando a potenti famiglie locali ampia autonomia di controllo. Gli abitanti delle vallate, in maggioranza uomini liberi, non accettavano di essere giudicati dai funzionari inviati, di condizione inferiore a loro, e seppero liberarsi dalla sovranità degli Asburgo, riscattando il privilegio dell’immediatezza imperiale. Essi rimasero comunque esposti alla minaccia del potente casato, soprattutto quando nel 1273 venne eletto al trono Rodolfo d’Asburgo, uomo energico e molto determinato nella politica espansionistica della sua famiglia; tuttavia egli fece una distinzione fra i diritti che gli derivavano dalla sua dignità imperiale e quelli che possedeva a titolo personale. In seguito alla morte del re, avvenuta a Spira il 16 luglio 1291, venne spontaneo per i capi delle comunità interessate, preoccuparsi per la sorte delle loro terre. Incerti sulle intenzioni degli eredi, essi si riunirono al Grütli agli inizi dell’agosto 1291, concludendo un patto nel quale si garantivano mutuo appoggio e soccorso, senza alcuna riserva e limiti alcuni. Aspiravano Il giuramento del Gruetli a un’autonomia locale e fu proprio per mantenerla e difenderla che si allearono così strettamente in una completa solidarietà tra loro, sancendo l’atto di fondazione della Confederazione svizzera. L’unione fu presto riconfermata e resa pubblica nel dicembre 1315 a Brunnen. Nel corso dei secoli a seguire la storia non ha smentito il carattere solidale del paese, pur intrecciandosi a relazioni fra gli stati cantonali non sempre gestiti e risolti pacificamente. La vittoria elvetica al Morgarten (1315) fu all’origine di un secolare conflitto tra i Confederati e la Casa d’Austria, alimentato da colpi di mano e saccheggi reciproci, interrotti da tregue più o meno rispettate. Il risultato fu quello di dare maggiore coesione ai cantoni primitivi e di trovargli nuovi alleati, fra alcune città libere e vallate vicine: Lucerna (1332), Zurigo (1351), Zugo e Glarona nel 1352, per concludere con Berna (1353). La zona d’influenza dell’ormai formata Confederazione degli otto cantoni si era allargata anche a ovest, verso la Romancia, e fu presto conosciuta in tutta Europa. Due trattati, la Carta dei Preti del 1370 e la Convenzione di Sempach del 1393, consolidarono i vincoli esistenti tra i contadini dei cantoni primitivi e i borghesi delle città; gli scambi commerciali e il comune bisogno di sicurezza li aveva ormai avvicinati. Le battaglie sostenute nel XIV secolo definirono la reputazione militare degli Svizzeri. Iniziò un periodo di conquiste e successi militari nelle partecipazioni europee contro il Duca di Borgogna, battendo il suo esercito a Grandson, Morat (1476) e Nancy, poi nella guerra di Svevia (1499) e d’Italia. Quest’importante politica d’espansione coronò un periodo eroico per la Confederazione, allargata e costituita da un complesso di Stati sovrani e da una rete di paesi alleati. Saccheggio a Grandson Presto però essa cadde in preda a tensioni interne che culminarono, nella Dieta di Stans del 1481, in una tra la più gravi crisi registrate dopo la sua nascita. Si scontrarono due mentalità e due strutture politiche: i cantoni urbani dove la borghesia deteneva il monopolio del potere, militavano su un fronte, mentre le Landsgemeinden restavano il perno dell’attività politica dei cantoni di montagna. Le divergenze si muovevano sugli obbiettivi espansionistici, ma il peggio venne scongiurato dall’intervento dell’eremita Nicolao della Flüe, che fece prevalere un compromesso e riportò la pace. Ma non tutto fu risolto.Nel primo trentennio del XVI secolo, la controversie confessionali condussero il paese sull’orlo della frantumazione. La Riforma elvetica fu opera degli umanisti e venne da Zurigo, propugnata da Ulrico Zwingli. A Kappel cattolici e protestanti si fronteggiarono armi in pugno nel 1529 e successivamente nel 1531, dove anche il popolare predicatore fu ucciso. Una divisione delle confessioni s’aprì Nicolao della Flüe sull’intero territorio e tale resterà nel paese, perseguendo politiche divergenti anche verso l’esterno. Ulrico Zwingli Rimasta neutrale durante la guerra dei Trent’anni (1618-1648) per evitare lo scoppio di una guerra civile confessionale, la Confederazione conobbe presto una situazione congiunturale difficile, causa di sommosse contadine nelle campagne. Nacque così quella tradizione di neutralità, che divenne un elemento fondamentale della politica svizzera. Essa fu mantenuta nel turbine delle guerre europee che seguirono, perseguendo una politica conservatrice e una politica di pace, che definirono la Svizzera una potenza indipendente riconosciuta in tutta Europa.