È detto meglio ancora, che il nome e l’appellativo più bello di Dio sia
questo: misericordia. Ciò deve ispirare fra le lacrime una grande fiducia»
(Giornale dell’anima, 1940).
«Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina
della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore; pensa che si
debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente
il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando» (Gaudet
Mater Ecclesia, 1962).
Spunti per il momento di condivisione
- Qual è l’originalità del termine “misericordia” rispetto a quella di
“amore”?
- Come distinguere la vera misericordia da un superficiale “lasciar
correre”, segno di debolezza?
- In che modo e in quali ambiti la Chiesa è chiamata a predicare e a
testimoniare la misericordia?
- Quali sono le opere di misericordia oggi più urgenti?
FONDAZIONE PAPA GIOVANNI XXIII
Via Arena 26, 24129 Bergamo
Cenacoli Giovannei Settembre 2015:
La misericordia di Dio in san Giovanni XXIII
alla luce del prossimo giubileo
Preghiera iniziale (Papa Giovanni XXIII, 1962)
O Maria! Il tuo nome mi sta sulle labbra e nel cuore dal primo avviarsi
della mia vita.
Dalla mia infanzia ho imparato ad amarti come una madre,
a invocarti nei pericoli, a confidare nella tua intercessione.
Tu leggi nel mio animo la brama che ho di scrutare la verità, di praticare
la virtù,
di essere prudente e giusto, forte e paziente, a tutti fratello.
O Maria! Sostieni il mio proposito di vivere da fedele discepolo di Gesù
edificare la società cristiana e allietare la santa Chiesa Cattolica.
Te, madre, saluto mattina e sera;
te lungo la strada invoco;
da te attendo l’ispirazione e il conforto per coronare i sacri impegni
della mia terrena vocazione;
dare gloria a Dio, raggiungere l’eterna salvezza.
O Maria! Come te a Betlemme e sul Golgota, anch’io voglio restare
sempre accanto a Gesù.
Egli è il re immortale dei secoli e dei popoli. Amen
Il contesto: il santuario della Madonna della Cornabusa
Ricordi della giovinezza sacerdotale
«Il fervore religioso della Valle Imagna per la Cornabusa toccò il suo
punto più luminoso cinquant’anni or sono, nell’ottobre 1908, quando il
venerato nostro vescovo, mons. Giacomo Maria Tedeschi, accogliendo
i voti del clero e del popolo bergamasco oltre che il desiderio unanime
di tanti devoti della Madonna della Cornabusa, ottenne dalla Santa
Sede l’autorizzazione di incoronare di aureo diadema la piccola statua
dell’Addolorata, e del suo Figlio giacente sulle sue braccia materne. Voi
crederete alla mia commozione, se vi dico che ho ancora negli occhi
quella festa, che io seguii con viva tenerezza di giovane sacerdote. Fu una
celebrazione indimenticabile, onorata dalla presenza del grande cardinale
Pietro Maffi, arcivescovo di Pisa, e dei due prelati monsignori Radini e
Marelli; l’uno e l’altro, in successione vescovi di Bergamo. Mons. Radini,
oratore insigne fra i vescovi d’Italia, per la circostanza offriva a Maria
Addolorata l’omaggio del suo silenzio, per lasciare parlare il Cardinale
e l’inimmaginato suo successore, che dissero cose mirabili al clero e al
popolo numerosissimo ed esultante».
Maria e il mistero del dolore umano
«Il popolo di Valle Imagna resta solido nella sua fede cristiana e cattolica
perché essa è saldata su principi teologici caratteristici: uno la maternità
di Maria, consacrata dal testamento di Gesù morente; e l’altro il mistero
del dolore umano risolto nell’unione con Cristo sofferente, di salute e di
letizia finale per tutti. Se il dolore è inseparabile dalla vita umana, e se
tutti dobbiamo passare per di là, quale conforto il passarvi in compagnia
di Gesù e di Maria, in sicurezza che nulla è perduto per chi sa soffrire
nello spirito cristiano, sorretto dall’esempio della Madre di Dio che è la
dispensatrice delle grazie, anche di ordine temporale, quando occorra;
in ogni caso sempre pronta a sollievo della umanità e di ciascuno in
particolare! Che parola quella di un santo devotissimo di Maria come san
Bernardo: “Nelle necessità, nelle angustie, nel dubbio, pensa a Maria,
invoca Maria, Maria non sia mai lontana dal tuo cuore, mai lontana dal
tuo labbro. Ed è ben così che si spiega come il figlio della Valle Imagna,
dovunque lo si incontri, parla della Cornabusa e della sua Madonna: non
già che egli pretenda di godere dei privilegi riservati a lui e negati agli
altri cattolici di tutto il mondo, poiché la Madonna è madre di tutti, come
di tutti i cristiani Cristo è fratello; ma a indicare una speciale sua vivacità
di sentimento, che è legata alla tradizione dei suoi avi e che per lui è
grande onore e grande merito di mantenere» (Card. Roncalli al Santuario
della Cornabusa, 17 agosto 1958)
Il testo
«Il Crocifisso mi deve sempre essere argomento di grande conforto e
sollievo nelle mie miserie. Gesù estende le sue braccia sulla Croce per
abbracciare i peccatori. Quando avrò commesso qualche mancanza o mi
sentirò turbato mi immaginerò di prostrarmi ai piedi della Croce come la
Maddalena, e di ricevere sul mio capo quella pioggia di sangue e acqua
che uscì dal cuore ferito del Salvatore» (Giornale dell’anima, 1903).
«È detto bene che le nostre miserie sono il trono della divina misericordia.
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