RIVOLI Parrocchie nella Città Pasqua 2016 Editoriale RIVOLI Parrocchie nella Città Cette prière est proposée aux pèlerins à l’occasion de “l’Année Saint Martin 2016”. «Heureux les miséricordieux, ils obtiendront miséricorde.» Saint Martin, témoin de Jésus-Christ, apprends-nous à faire l’expérience de la rencontre du Père au plus profond de notre coeur dans le silence et l’accueil de la Parole de Dieu. Aide-nous à reconnaître en toute personne le visage de Jésus pour le servir et l’aimer dans un don gratuit. Donne-nous de manifester la joie de vivre dans la liberté de l’Esprit-Saint, en sortant de nous-mêmes pour aller jusqu’aux périphéries de notre temps. Saint Martin, intercède pour nous : que nous soyons d’authentiques disciples du Christ miséricordieux, mort et ressuscité pour nous partager sa vie. Et confie à notre Père des Cieux toutes les intentions que nous portons. Bernard-Nicolas AUBERTIN, o.cist, Archevêque de Tours, 134e successeur de saint Martin “Beati i misericordiosi, otterranno misericordia.” San Martino, testimone di Gesù Cristo, insegnaci a fare l’esperienza dell’incontro del Padre, nel più profondo del nostro cuore, nel silenzio e nell’accoglienza della Parola di Dio. Aiutaci a riconoscere in ogni persona il volto di Gesù per servirlo e amarlo in un dono gratuito. Donaci di manifestare la gioia di vivere nella libertà dello Spirito Santo, uscendo da noi stessi per andare fino alle periferie del nostro tempo. San Martino, intercedi per noi: affinché noi siamo degli autentici discepoli del Cristo misericordioso, morto e risorto per condividere con noi la sua vita. E affida al nostro Padre celeste tutte le intenzioni che noi portiamo. 2 RIVOLI Parrocchie nella Città Carissimi, mi piace iniziare queste “righe” in vista della Pasqua e nel cuore dell’anno santo della misericordia con questa preghiera composta dal vescovo di Tours per l’anno giubilare di san Martino… san Martino è nato proprio 1700 anni fa, perché è bello pensare che coloro che ci hanno preceduto hanno lasciato alla nostra città la stupenda testimonianza di questo santo. San Martino è un grande testimone della misericordia perché - ha scoperto in Gesù il volto della misericordia di Dio Padre - e ha saputo vedere il vero volto di Cristo nel povero. Credo siano queste le tracce che siamo chiamati a percorrere in questo anno della misericordia. Gesù è il volto della misericordia del Padre. Siamo chiamati a percorrere un vero itinerario di fede, a vivere un incontro autentico con Gesù, a lasciarci “sedurre” da Lui. Nella misura in cui lo ascolteremo, lo conosceremo, lo incontreremo, saremo in comunione con Lui, sperimenteremo la bellezza e il calore della misericordia del Padre, che ci ama per primo, che ci ama gratuitamente, che ci ama nonostante tutto, che ci ama con tenerezza, che ci ama… da morire! Il vero volto di Cristo noi lo vediamo nel povero. È forse la più grande e rivoluzionaria provocazione del vangelo! Nella parabola di Matteo 25 risuona fortissimo quell’ IO… io ho avuto fame… io ho avuto sete… io ero straniero… io ero nudo… io ero malato… io ero carcerato! Quell’ IO di Gesù di duemila anni fa continua a non lasciarci tranquilli, ci scomoda, ci inquieta, ci interpella! In questo anno siamo chiamati a superare il gioco delle tre scimmiette: “Non vedo, non sento, non parlo!”. Come san Martino siamo provocati… - a metterci in cammino… verso le periferie, - a vedere, - ad aver compassione, - a farci vicino… farci prossimo, - a fasciare le ferite, - a versare olio e vino, - a caricarci dell’altro, - a portare l’altro “all’albergo”, - a prenderci cura. Sono i verbi del buon samaritano, di san Martino, di santa Madre Teresa di Calcutta… Sono i verbi che siamo chiamati a coniugare per vivere misericordia e incontrarci a tu per tu con il volto di Gesù di Nazareth, il volto della misericordia del Padre! Buon anno santo e Buona Pasqua! don Giovanni 3 Vita da catechista Questa foto è stata fatta in occasione della 2ª festa della catechista alla San Bernardo, una festa da me particolarmente sentita. La caratteristica principale della festa è che le catechiste NON devono fare niente, l’intera organizzazione è a carico dei mariti, queste signore fanno già moltissimo, una sera di relax è il minimo si possa fare per ringraziarle. Una di quelle presenti nella foto la conosco benissimo, faceva questo importante servizio con passione, amore e preparazione. Chi non vive direttamente il lavoro della catechista pensa a delle signore che hanno del tempo libero, non sanno come impiegarlo e decidono di fare la catechista. Non è proprio così, si fanno dei corsi, si fanno delle riunioni, si prepara l’incontro con i ragazzini, ci si documenta, si rinuncia a del tempo libero anche a livello famigliare, insomma il tempo che si dedica all’incontro settimanale è la minima parte dell’impegno che richiede l’essere catechista. In cambio di cosa? Della consapevolezza di fare qualcosa di utile per la comunità, dal piacere di vedere ragazzini/e diventati adulti che quando ti incontrano per strada ti salutano calorosamente, e lì capisci che hai dato qualcosa, ma soprattutto torni a casa sapendo che hai cercato di trasmettere la bellezza 4 della fede. E chi vive con la catechista cosa riceve in cambio? Per quanto mi riguarda è stato bellissimo vedere la gioia e l’entusiasmo nel preparare cartoncini fino all’una di notte, cercare documentazione per il prossimo incontro, fare tabelle al pc (ricordo ancora i nomi di certi bimbi ormai adulti) vedere la gioia di qualche bambino che la saluta, i racconti del martedì pomeriggio dopo l’incontro, e perché no, anche l’opera di incoraggiamento che a volte dovevo fare quando le cose non andavano benissimo, l’incontro era turbolento o sorgeva la domanda se si era idonei al lavoro da svolgere. Dalla foto si vede che fare la catechista sembra un compito riservato alle cinquantenni o più, speriamo che ci siano nuove signore disposte ad abbracciare questa bellissima avventura. Franca quando cominciò aveva poco più di quarant’anni, con tutti i problemi che aveva… uno dei suoi ultimi pensieri era quello di non riuscire a continuare il catechismo. Pensate cosa si riceve da questo bellissimo servizio, che per lei era diventata una passione a cui MAI avrebbe rinunciato. Massimo Tagliati RIVOLI Parrocchie nella Città “1,2,3… stella!” - Attività per bambini da 0 a 6 anni Nei mesi di ottobre/novembre e febbraio/aprile nei locali dell’oratorio S.M. della Stella, ormai da alcuni anni, si svolgono i laboratori rivolti a bambini e bambine in età prescolare, che prevedono (almeno fino ai 4 anni) la presenza di un adulto nel vivere l’esperienza insieme ai piccoli. I bambini di 5 e 6 anni, se previsto, possono invece partecipare autonomamente. Le proposte degli ultimi cicli sono state: “giocomotricità” (fascia 2/3 e 4/5 anni), “alla scoperta di un mondo giocoso” (fascia 9 mesi/3 anni), “orto da balcone” (fascia 3/6 anni), “favole, burattini e balli” (fascia 3/5 anni). Gli incontri hanno visto una buona partecipazione e un riscontro positivo sia da parte dei bimbi che dei loro accompagnatori. Per il prossimo anno si vorrebbero proporre in maniera continuativa da ottobre a maggio per favorire la programmazione interna alle famiglie; l’impegno degli organizzatori è anche di abbassare ulteriormente i costi di partecipazione per allargare la base di utenza. Rispetto alla fascia d’età da 1 a 3 anni, lo scopo prioritario degli incontri è di coinvolgere i bimbi che non frequentano i nidi, dare degli stimoli e delle opportunità di socializzazione e sviluppo, favorire un buon rapporto con il genitore o il nonno accompagnatore puntando su una dimensione affettiva, lavorare in rete con le altre realtà del territorio. E proprio in quest’ottica le Parrocchie hanno sviluppato un accordo con il Centro per le Famiglie del CISA per proporre anche delle attività al mattino con cadenza bisettimanale: per fare comunità attraverso giochi, canzoncine e filastrocche, travestimenti, brevi attività creative e motorie, tutte vissute in relazione con l’adulto e con modalità esperienziale. Elena Cavargna 5 Continuano fino a maggio le attività per le mamme Anche la terza fase di “Semplicemente… mamma!”, come le precedenti, sta riscontrando grande partecipazione e interesse tra le mamme in attesa e con bimbi fino ai 30 mesi di Rivoli e dintorni. Una delle principali finalità del progetto - coordinato da un gruppo di donne, perlopiù madri e professioniste - è offrire uno spazio di partecipazione e confronto in un contesto non sanitario, dove promuovere sostegno, mutuo aiuto e formazione. Questo per permettere alle mamme di conoscersi e “fare insieme”, tra loro e con i loro bimbi, ma anche per prevenire il disagio, la depressione e lo scoraggiamento che possono derivare dall’isolamento. Il “cerchio delle mamme” è un gruppo ad accesso libero di donne in gravidanza e con figli fino ai 30 mesi, un’occasione in cui incontrarsi, approfondire tematiche della maternità e della prima infanzia, condividere la propria visione e ricercare il confronto alla pari con le altre mamme in un atteggiamento di amicizia e di mutuo aiuto. Le partecipanti si ritrovano tutti i giovedì mattina all’oratorio S.M. della Stella portando con loro i propri bambini. Gli “incontri con gli esperti” si rivolgono alle mamme che lavorano, ai papà e ad altre figure di supporto. 6 Si tratta di un ricco calendario di appuntamenti con professionisti ed operatori del settore che toccano temi di attualità relativi alla salute, al benessere, alle tappe di crescita, all’educazione dei bambini, ma anche alla vita famigliare e relazionale. È anche previsto il babysitting per i bambini più autonomi. Infine l’accompagnamento alla nascita è un gruppo specifico per le gestanti, a pagamento, condotto dalla dott.ssa Sara De Maria, psicologa, educatrice perinatale ed operatrice di training autogeno, che prevede attività di movimento e rilassamento. Il calendario completo delle attività è disponibile sul sito delle Parrocchie. Per informazioni e iscrizioni ci potete contattare alla mail [email protected] Elena Cavargna RIVOLI Un percorso rivolto alle mamme in attesa e con bimbi da 0 a 2 anni di Rivoli e dintorni. Parrocchie nella Città con il patrocinio della PROGRAMMA FEBBRAIO - MAGGIO 2016 CERCHIO DELLE MAMME Un gruppo ad accesso libero di donne in gravidanza e con figli fino ai 30 mesi, un’occasione in cui incontrarsi, conoscersi, approfondire tematiche della maternità e della prima infanzia, fare insieme, condividere la propria visione e ricercare il confronto alla pari con le altre mamme in un atteggiamento di amicizia e di mutuo aiuto. Le partecipanti potranno portare con loro i propri bambini, che saranno accolti in uno spazio attrezzato per giocare ed esprimersi. Tutti i giovedì mattina dal 4 febbraio al 19 maggio (escluso 24 marzo e date in cui sono previsti gli incontri con gli esperti) presso l’oratorio S.M. della Stella, dalle 10 alle 12. Ogni cerchio inizierà con un momento di accoglienza e condivisione e successivamente verrà trattato un tema o proposta un’attività di gruppo: per conoscere il programma dettagliato consulta il nostro pieghevole. Partecipazione gratuita, richiesta iscrizione! ACCOMPAGNAMENTO ALLA NASCITA Attività di movimento e rilassamento in gruppo. I principali obiettivi sono: - imparare nuove posture e nuovi movimenti per assecondare i cambiamenti che il corpo propone; - praticare e imparare il rilassamento come strumento elettivo per recuperare energie e mettersi in ascolto del proprio corpo e delle nuove potenzialità in atto. Un gruppo di lavoro intenso che porterà nuova conoscenza e nuova consapevolezza. Condotto da Sara De Maria, psicologa, psicoterapeuta, educatrice perinatale, operatrice di training autogeno. Di martedì mattina, presso l’oratorio S.M. della Stella, dalle 10 alle 11.30, a partire dal 16 febbraio per 6 incontri. Iscrizione obbligatoria, numero minimo 4 mamme. Costo del pacchetto: 60 euro. INCONTRI CON GLI ESPERTI Un ricco calendario di appuntamenti con professionisti ed operatori del settore che toccano temi di attualità relativi alla salute, al benessere, alle tappe di crescita, all’educazione dei bambini, ma anche alla vita famigliare e relazionale. Richiesta iscrizione e quota di 5 euro ad incontro (a persona e a coppia) per copertura spese. Previsto babysitting per i bambini più autonomi. Di sabato mattina, presso il Centro Famiglie del CISA, via Capra 27, dalle 10.30 alle 12. 20/02 - MARCELLA ACCARDI (pedagogista): regole e limiti; 19/03 - MARCO CHIANTORE (psicologo): il ruolo del padre; 16/04 - SILVIA BERGONZI (educatrice): il nido in famiglia; 14/05 - CLAUDIA VIGNETI (psicologa): come salvare la coppia. Di giovedì mattina, presso l’oratorio S.M. della Stella, dalle 10 alle 12. 25/02 - VALENTINA SEMERARO (logopedista): sviluppo del linguaggio; 31/03 - SILVIA ACCOLTI (fisioterapista): cura del perineo; 28/04 - FRANCESCA GHIGNONE (psicologa): le famiglie d’origine; 26/05 - LETIZIA LOMBARDI (fisioterapista e osteopata): osteopatia craniale. La nostra sede è a Rivoli presso l’Oratorio S.M. della Stella, in via F.lli Piol 44 (ingresso accanto alla chiesa). Per informazioni e iscrizioni scrivi a: [email protected]. Siamo anche su Facebook, vieni a trovarci! Puoi consultare e scaricare i nostri materiali dal sito: www.parrocchierivoli.it. 7 Opere di misericordia La misericodia in parole e… opere Sì, la misericordia di Gesù, quella da lui praticata e predicata, è esagerata e ci scandalizza! Siamo più disponibili agli atti di culto, alla liturgia che alla misericordia. Ha scritto Albert Camus nel suo La caduta: «Nella storia dell’umanità c’è stato un momento in cui si è parlato di perdono e di misericordia, ma è durato poco tempo, più o meno due o tre anni, e la storia è finita male». Ma è venuto il tempo in cui il termine misericordia è tornato attuale! Papa Francesco l’ha riproposto al centro dell’interesse. L’anno della misericordia Nella lettera di apertura dell’anno santo Papa Francesco ha spiegato il motivo di questa scelta: «Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia: è fonte di gioia, di serenità e di pace, di salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato». Ma il tema non è nuovo. Papa Francesco prosegue una strada iniziata ai giorni nostri con Giovanni XXIII. Nel discorso di apertura del Concilio (ottobre 1962), Giovanni XXIII indica la nuova modalità del rapporto Chiesa-mondo: non più contrapposizioni e condanne, ma la “medicina della misericordia”. Paolo VI, impegnato nella continuazione del Concilio, segue la stessa linea: la misericordia è il nuovo atteggiamento della Chiesa nei confronti di tutti, vicini e lon8 tani. Giovanni Paolo I, nel suo breve pontificato, ricorda, in modo apparentemente rivoluzionario, il volto “materno” di Dio, cioè la sua indole misericordiosa. Giovanni Paolo II dedica al tema una delle prime encicliche “Dives in misericodia”: rappresenta il suo modo di pensare la chiesa e così vuole riproporla alla coscienza dei credenti. Benedetto XVI ha dato grande spazio alla misericordia: è la misericordia la ragione d’essere della Chiesa, per continuare l’opera di Gesù di “incarnare l’amore misericordioso del Padre” in modo che “gli uomini abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Un impegno che viene da lontano La misericordia, in realtà, ha radici bibliche. Compare per la prima volta nel libro dell’Esodo: nella rivelazione a Mosè Dio mostra la sua compassione di fronte alla miseria del suo popolo e promette la sua “grazia e misericordia”, in modo assolutamente gratuito, al di là di colpe e meriti. È la prima e fondamentale esperienza “religiosa” e quindi segna la storia del popolo di Israele: questo atteggiamento attraversa tutto l’AT, dalla Genesi in poi. La sua attenzione e compassione per l’essere umano che ha creato, nonostante le cadute e la malvagità, diventa comprensione di deviazione e tradimenti: è la misericordia che spinge Dio a riallacciare l’alleanza, a puntare sulla vita e sulla speranza. Anche i libri sapienziali sono pieni di questi richiami alla misericordia di Dio, specialmente nei confronti dei poveri, degli ultimi, delle vedove e degli orfani, dei bisognosi in genere. Il brano evangelico del giudizio da cui prendono spunto le tradizionali opere di misericordia non rappresenta quindi una novità per l’ebraismo, ma semplicemente RIVOLI l’applicazione dell’atteggiamento richiesto all’uomo per la sua salvezza, per realizzare cioè la sua umanità: diventare nel tempo l’incarnazione dell’amore di Dio nei bisogni quotidiani del mondo. Una tradizione diffusa Le opere di misericordia corporali sono quindi radicate nel brano di Matteo 25 sul Giudizio finale: sono la schematizzazione dei bisogni materiali cui l’essere umano deve rispondere per seguire l’imperativo dell’amore al prossimo, specchio e criterio dell’amore a Dio. Nel II secolo, Il pastore di Erma fa un elenco di azioni buone da compiere: precisando che non sono solo “cose da fare”, ma soprattutto disposizioni d’animo, modalità di vivere le relazioni con il prossimo: Assistere le vedove, visitare gli orfani e i bisognosi, liberare dalle necessità i servi di Dio, praticare l’ospitalità, non ostacolare nessuno, essere tranquillo, divenire il più umile di tutti gli uomini, rispettare gli anziani, praticare la giustizia, osservare la fratellanza, tollerare la tracotanza, essere longanime, non avere rancore, consolare chi è afflitto, non respingere coloro che sono scandalizzati ma convertirli e renderli gioiosi, ammonire i peccatori, non opprimere i debitori e i bisognosi. Poi Cipriano di Cartagine (III sec.) e Lattanzio ci fanno conoscere una lista di atteggiamenti simili a quelli tradizionali, ripresi anche dalla Regola di san Benedetto: tenendo conto che fondamento delle opere di carità è il volto di Dio misericordioso e il bisogno dell’uomo. Misericordia anche in senso spirituale… È Origene probabilmente l’iniziatore delle “opere di misericordia spirituali”, o almeno l’ispiratore. Quando alla lettura classica del testo di Matteo si affianca l’interpretazione allegorica, le “opere” hanno una loro valenza “materiale”, ma anche una “spirituale”: “chi compie un’opera buona in un senso o nell’altro, e nutre anime con alimenti spirituali, o farà qualsiasi altra specie di opera buona per amore di Dio, è al Cristo affamato e assetato che dà da mangiare e bere”. Le opere di misericordia spirituali sono già presenti nel testo di un anonimo autore ariano intorno al 420 dove si parla esplicitamente di “…poveri spiritualmente, senza il cibo della giustizia, senza la bevanda della conoscenza di Dio, senza l’abito di Cristo... malati nell’animo, ciechi nella mente, sordi a motivo della disobbedienza, altri affetti da tutti gli altri vizi spirituali...” con l’invito esplicito all’impegno verso questi bisogni “non materiali”. Sant’Agostino sembra considerare le due dimensioni (materiale e spirituale) come profondamente connesse con il mandato di Gesù. E sulla sua linea Cesario di Arles, Gregorio Magno fino a Rabano Mauro (IX secolo) elencano accanto all’elemosina ai poveri altre numerose forme di carità, che rientrano nella pratica derivata dal brano del Giudizio finale. Nel XII secolo, comunque con San Tommaso, viene definita una lista delle opere simile a quella tradizionale: alle “sette corporali” (sei di Matteo 25 più la sepoltura dei morti attestata nel libro di Tobia) si affiancano le Parrocchie nella Città “sette spirituali”. Chiaramente la lista riprende la simbologia dei numeri tanto cara ai medioevali. La misericodia... in opere e spirito La tradizione delle opere di misericordia è decisamente radicata nella storia della Chiesa: più conosciute quelle “materiali”, meno note sono quelle “spirituali”. Ecco il senso di queste righe dedicate alla opere “spirituali”, per aiutare la riflessione su una pratica che evidenzia, pur nella sua formulazione primitiva, una preoccupazione spirituale e psicologica dell’essere umano che precorre i tempi e considera l’essere umano anche nei suoi aspetti meno materiali e quindi meno evidenti. 1. Consigliare i dubbiosi L’impegno è di consigliare, non manipolare: il consiglio quindi non esime dalla responsabilità di scelta del singolo. Ma sappiamo che dubitare è anche salutare nell’essere umano: la stessa fede può essere arricchita dal dubbio che fa crescere. Consigliare significa entrare in sintonia con l’altro: sentire la sofferenza, non giudicarla, non dipenderne, mantenere la libertà. Ecco perché è necessaria l’umiltà, accanto alla misericordia e pazienza: il consiglio del sapiente è “come una sorgente di vita”. 2. Istruire gli ignoranti La vita di ciascuno necessita di insegnamenti: la storia della scuola e dell’educazione, anche della famiglia trova qui un motivo profondo. Gesù stesso viene riconosciuto come Maestro: trasmette e testimonia, la sua persona è insegnamento. E sul suo esempio tutta la trasmissione della fede: ha bisogno di conoscenza, approfondimento, perché il credente possa dare ragione della speranza che lo abita e farsi testimone credibile del vangelo. In ambito ecclesiale la conoscenza è anche spirituale, comunitaria, bisognosa di una adeguata trasmissione, per non perdere la sua valenza. Ma riguarda pure l’ambito sociale: la conoscenza è elemento primario per ogni crescita umana, soprattutto per acquisire la consapevolezza della dignità umana. Don Milani insegna. 3. Ammonire i peccatori La correzione fraterna esige impegno anche da parte di chi la esercita: si tratta di imparare a convivere con il male, anche con il proprio, nella convinzione che può aiutare a superare il rancore e, finalizzata al bene del fratello, riporta pace e serenità. Non è facile accettarla: ci si rifiuta di aprire il cuore nella presunzione di farcela da soli, senza l’umiltà necessaria per accettare una mano tesa. Ma Gesù dà l’esempio di questo atteggiamento: denuncia con coraggio e libertà ipocrisie, violenze e soprusi, in modi diversi, fedele alla missione ricevuta dal Padre di trasmettere il suo amore e indirizzare alla vita più piena. La correzione fraterna deve unire misericordia e veri9 tà, amore per il fratello e per il vangelo, autorevolezza e dolcezza: solo così si supera l’individualismo e l’indifferenza che mi protegge dalla difficoltà dell’incontro con l’altro. “Solo quando si entra nell’empatia con il fratello e si ritiene davanti a Dio che il peccato non sia “suo” o “mio”, ma un venir meno alla propria umanità e un indebolire la comunità in cui si vive, si può entrare nel coraggio e nella libertà di chi osa fare o ricevere la correzione.” 4. Consolare gli afflitti La pratica della consolazione non è estranea all’essere umano che la chiede e la dispensa nelle diverse situazioni della vita: dolore, solitudine, morte, abbandono… soprattutto la consolazione si attua con l’ascolto, con la vicinanza compassionevole, facendosi prossimo più con la presenza che con le parole. Consolare è una fatica che parte da sé, coinvolge il nostro essere fino nell’intimità per far sentire all’altro la nostra prossimità. Nel libro dell’Apocalisse la consolazione di Dio si realizza nell’atto di asciugare le lacrime e può diventare anche il nostro modo di consolare: un gesto semplice, essenziale che esprime vicinanza e disponibilità alla solidarietà. 5. Perdonare le offese Il perdono non mira a scusare, non è dimenticanza, ma aiuta a superare ciò che resta “male”. È un cammino lungo e faticoso, richiede una conversione che ha bisogno di tempo e di momenti precisi per giungere a trovare un senso al male ricevuto nella convinzione che non deve essere l’ultima parola sulla nostra vita. In realtà noi non siamo responsabili del male in genere e di quello che subiamo, ma siamo responsabili di ciò che facciamo del male subìto: il perdono può liberare l’offeso dal ricordo indurito e ostinato, dal risentimento e dalla vendetta. La parabola del “figliol prodigo” fa risaltare lo stile del perdono nell’amore del Padre: è amore fedele, che pazienta, attende, va incontro e fa festa per il ritorno, in questo modo portando al pentimento. In fondo il perdono può essere compreso solo alla luce dello scandalo e del paradosso della croce! 6. Sopportare pazientemente le persone moleste La pazienza è la modalità della misericordia di Dio nei confronti dell’uomo che raggiunge il suo culmine nell’incarnazione, cioè nell’assumere in pieno la precarietà e la debolezza dell’essere umano. La pazienza ci aiuta a convivere con la precarietà: mentre fatichiamo ad accettare le “diversità” degli altri, esercitiamo la pazienza anche nei nostri confronti. Ed è la sopportazione vicendevole che ci aiuta a conservare l’unità, a costruire e mantenere la comunità. Se da un lato la pazienza è considerata una virtù, nella tradizione cristiana la più grande, dobbiamo riconoscere che può trasformarsi in rassegnazione, quindi impedire la giusta reazione al male e all’ingiustizia, l’accettazione dell’abuso e della violenza in nome di una perversione della pazienza. 10 7. Pregare Dio per i vivi e per i morti Pregare è azione impegnativa perché ci riporta alla relazione con Dio e alla responsabilità nei confronti dei fratelli: nella preghiera portiamo tutta la nostra vita di fronte a Dio, e insieme tutte le relazioni che l’hanno formata. Pregando costruiamo un ponte tra la realtà in cui viviamo e Dio: come Gesù sulla croce, le braccia aperte, tese tra la terra e il cielo, a chiedere perdono per i suoi crocifissori. In precedenza anche Mosè impersona l’intercessione dell’uomo che media le esigenze di Dio con la stoltezza del suo popolo. Preghiera significa porsi nell’ottica di Dio, tra la giustizia e la misericordia, nella tensione che è propria di Dio. La preghiera è abitare la propria interiorità, ma anche uscire dalla propria solitudine per porre la nostra preghiera a favore di tutti, di fronte all’onnipotenza di Dio. Che si allarga fino ai nemici: come amarli altrimenti, senza pregare anche per loro? Ecco perché la preghiera si dilata anche oltre la vita: fondata sulla resurrezione, supera i confini della vita: le relazioni vissute in questa vita non sono spezzate dalla morte, ma continuano… oltre la morte. È la preghiera che rafforza le relazioni, contro l’inferno della solitudine e dell’isolamento, è la preghiera che realizza l’amore misericordioso di Dio, che ci ha impegnato a riservare agli altri lo stesso amore che vorremmo per noi. Silvano Giordani Opere di misericordia corporali 1. Dare da mangiare agli affamati 2. Dare da bere agli assetati 3. Vestire gli ignudi 4. Alloggiare i pellegrini 5. Visitare gli infermi 6. Visitare i carcerati 7. Seppellire i morti Opere di misericordia spirituali 1. Consigliare i dubbiosi 2. Insegnare agli ignoranti 3. Ammonire i peccatori 4. Consolare gli afflitti 5. Perdonare le offese 6. Sopportare pazientemente le persone moleste 7. Pregare Dio per i vivi e per i morti RIVOLI Parrocchie nella Città Monastero di Santa Croce Via Querro 52 - Rivoli PORTA SANTA aperta ogni domenica dalle ore 7.00 alle ore 19.00 INDULGENZA È uno speciale dono di grazia, che libera dall’impronta negativa che il peccato ha lasciato nel cuore, pur se perdonato. Le condizioni per ricevere questo dono sono: Attraversare la porta della misericordia in un sincero atteggiamento di distacco da ogni peccato. Ricevere il dono dell’assoluzione sacramentale e della comunione eucaristica, nello stesso giorno oppure entro alcuni giorni. (Confessione in parrocchia) Fare la professione di fede della chiesa recitando il Credo. Pregare per il santo Padre e le sue intenzioni, (ad esempio con un Padre nostro e un’Ave Maria). Praticare con sincerità di cuore un’opera di misericordia corporale e spirituale. 11 Dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati Dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi... così recitavamo una volta con un linguaggio ora desueto. Oggi la società laica parla di solidarietà e di welfare, ma noi cristiani usiamo le espressioni: condivisione, carità - amore che, ricevuto gratuitamente da Dio, gratuitamente restituiamo; parliamo anche di misericordia che si manifesta concretamente, attraverso la distribuzione di beni primari. Ci sono persone generose che agiscono autonomamente, ma - diceva San Vincenzo - per essere efficace la carità deve essere organizzata bene. Le quattro Parrocchie del centro cittadino possono contare su tre Gruppi Vincenziani e sul Centro di Ascolto cittadino. Prestano il loro servizio 45 volontari per la gestione degli alimenti e 22 per il guardaroba, coadiuvati da una decina di collaboratori. Le persone assistite al 31/12/2015 per gli alimenti sono state 626 e per gli indumenti 450. A Cascine Vica e a Tetti Neirotti operano tre Caritas Parrocchiali e un Gruppo Vincenziano. I volontari sono 25 e le persone seguite 354. LE INIZIATIVE Le iniziative prevedono due momenti: • raccolta e sistemazione dei beni • distribuzione Raccolta: le fonti sono Banco Alimentare, Banco Sanitario, supermercati Auchan e Coop, negozi al dettaglio, ceste della solidarietà (raccolta mensile in chiesa) donazioni di privati, lotterie, pranzi, mercatini vari gestiti dai volontari. Distribuzione: la distribuzione degli alimenti è organizzata in giorni e orari precisi mediamente ogni 15 giorni, previa registrazione nella scheda personale di ogni nucleo. Anche la gestione degli indumenti è ordinata meticolosamente al Centro di Ascolto e in modo informale al G.V.V. San Bernardo. Suppellettili e mobilio: si raccolgono le segnalazioni; si mettono in contatto domanda e offerta; si aiuta nel trasporto. Questo servizio è importante per chi arriva a Rivoli senza nulla. 12 Mense: le nuove povertà: perdita del lavoro, disgregazione famigliare, perdita della casa portano un deterioramento della dignità della persona. Per i senza dimora la distribuzione di alimenti è inadeguata perché un non senso. Per rispondere al bisogno di un pasto pronto il CDA, dal 2006, con una convenzione con il Comune realizza una mensa dal lunedì al venerdì con esclusione di feste e vacanze perché legata al calendario scolastico. È frequentata da una quindicina di persone con picchi fino a trenta. I dieci volontari coadiuvati da una dipendente, si alternano nel servizio. Per coprire i vuoti, l’Associazione Masci, alla Stella, da due anni, serve pasti caldi prodotti ad un prezzo contenuto dalla cucina del Salotto e Fiorito; i costi sono coperti dalla generosità della comunità. Altro: servizio docce gestito dal C.D.A. con cambio biancheria, prestito sull’onore a tasso zero con capitale C.I.S.A. gestito dal G.V.V. San Bernardo, trasporto di disabili gestito dal G.V.V. San Bernardo (convenzione C.I.S.A.) Questa presentazione sarebbe incompleta se non si ricordasse l’azione di accompagnamento, di riscoperta della dignità, di incoraggiamento a cercare sempre nuove strade, che ogni volontario cerca di trasmettere. Le iniziative sono proposte di speranza e le comunità che rispondono sono avviate verso il perfezionamento della carità e della misericordia. Iniziative e servizi, sicuramente utili socialmente, non potrebbero essere considerati frutti di misericordia se non fossero preceduti e accompagnati da quei sentimenti di compassione, di pietà, di giustizia, di fraternità che le opere di misericordia spirituale ci suggeriscono. Esse portano ad accompagnare la persona in difficoltà con l’ascolto, l’informazione, l’aiuto scolastico; con la guida e il sostegno a chi non sa come comportarsi; con indicazioni e suggerimenti per ritrovare la via; con la partecipazione alla gioia e al dolore di tutti; con il perdono e la preghiera per chi non sa risollevarsi. È una formulazione in chiave più corretta e ampia della carità, ma la sostanza rimane: ce lo confermano San Vincenzo quando raccomanda umiltà e dolcezza nel servizio perché solo così verrà perdonata l’umiliazione del ricevere e Santa Rosalie Randu quando afferma che il povero è molto più sensibile ai modi di fare che agli aiuti che riceve. Maria Antonia Dall’Anese RIVOLI Parrocchie nella Città VESTIRE GLI IGNUDI Ancor prima di iniziare a descrivere chi e come a Rivoli “veste gli ignudi”, mi sembra corretto analizzare le parole. Già, vestire gli “ignudi”, ma io non ne vedo in giro, se non le modelle e i modelli abbronzati e palestrati delle riviste di moda. Oppure si tratta dei ragazzi e delle ragazze con i jeans tagliati e sbrindellati? Ma loro li comprano proprio così, perché fa figo. E poi: misericordia*? Se io fornisco a qualcuno che ne ha necessità qualche capo di vestiario, penso di doverlo fare non per pietà, ma per senso di giustizia: perché io posso avere tante cose nel mio armadio e altri nemmeno l’indispensabile? Ma io me le sono guadagnate!, viene da dire, però, nella maggior parte dei casi, tutti, se ne avessero la possibilità, sarebbero ben felici di potersele guadagnare, senza vivere l’umiliazione di chiederle. E ancora, “corporale”. Certo, fornendo vestiario si contribuisce a coprire il corpo, ma se non ci metto anche comprensione sincera e rispetto, coinvolgendo quindi anche lo spirito mio e dell’altro, faccio solo della carità pietistica. - Da circa due anni poi a San Bartolomeo opera l’Associazione “Cuci e ricuci”, in cui collaborano con ago, filo, macchine da cucire, ferri, uncinetti e tanta inventiva molte volontarie. - Adesso tra i migranti ospitati a MIA c’è anche un sarto, disponibile a fare capi di vestiario per chi li richieda: fatevi mostrare le magliette fatte con lenzuola riciclate… - E infine ci sono tanti donatori silenziosi, che intervengono direttamente con capi per adulti e bambini, quando si rendono conto di particolari esigenze dei propri vicini, conoscenti, compagni di scuola dei propri figli. * la “misericordia” era il colpo di spada o di arma da fuoco dato a un ferito grave per porre fine alle sue sofferenze. Paola Cornaglia Ma veniamo all’opera, anzi alle opere, perché a Rivoli sono veramente tanti quelli che si occupano di fornire vestiario a coloro che ne hanno necessità, che sono ben più numerosi di quello che si sa o si pensa. - Da anni in ognuna delle sei parrocchie (quattro di Rivoli centro e due di Cascine Vica) attraverso la San Vincenzo o la Caritas un gran numero di volontari si adopera per procurare abiti e scarpe a chi ne ha bisogno. - Anche le altre Chiese cristiane non cattoliche danno assistenza in ogni modo, compreso il vestiario, a chi ne ha necessità. - Il Centro di Ascolto, anche questo da anni, col suo magazzino rifornito dalle donazioni di molte persone, distribuisce ogni genere di vestiario tutti i lunedì e i mercoledì pomeriggio, e, nel giorno di doccia, fornisce a ognuno il cambio completo. 13 Mantello di San Martino Alloggiare i pellegrini Questa opera di carità sembra avere un significato antico quando, davvero, sulle strade si ritrovavano i pellegrini diretti a Santiago di Compostela, a Roma o a Gerusalemme. Oggi può apparire superato. I pellegrini che ripercorrono le strade della Fede trovano, oggi, strutture attrezzate, luoghi di accoglienza. I pellegrini hanno cambiato volto. Sono le persone che hanno perduto lavoro e casa, le famiglie vittime degli sfratti, i migranti che hanno percorso loro, anche fisicamente, le strade della disperazione e della paura. L’esperienza del Mantello, oggi ampliata con l’ospitalità di famiglie e di profughi, ha fatto scoprire le molte facce dell’accoglienza e ha reso vero e reale l’invito “alloggiare i pellegrini”. È pellegrino l’ospite che bussa alla sera alla porta del dormitorio, la famiglia che cerca un luogo dove ritrovare una tranquillità e da dove ripartire, è pellegrino il migrante che cerca nuova speranza in una terra sconosciuta. Ma accogliere non è un gesto neutro. Non è solo l’atto di aprire una casa, dare una disponibilità di tempo e di spazio. Accogliere implica altri tre verbi: coinvolgere, testimoniare e crescere. Coinvolgere perché solo la consapevolezza che insieme si può dare una risposta, anche se parziale, ai problemi è una sfida all’individualismo dominante. Testimoniare perché un impegno concreto è contagioso e può dare un senso nuovo ad una comunità sia essa ecclesiale o sociale. Porta a vedere la realtà con occhi nuovi, a non nascondersi nell’indifferenza o nella diffidenza. Porta ad impegnarsi a fare di più. Crescere perché accogliere vuol dire interrogarsi, chiedersi il perché delle cose e aprire la nostra visione a prospettive più ampie. Porta a scoprire che il “diverso” è la stessa nostra faccia ma meno fortunata. Alessandro Molinario Casa Sagum Accoglienza è il sentimento che ci ha ispirato fin da quando abbiamo deciso di dar vita al Mantello, il dormitorio ubicato in piazza San Martino. Dall’accoglienza notturna iniziale per i senzatetto abbiamo rivolto poi l’attenzione alla problematica purtroppo fortemente in aumento delle famiglie che a causa della crisi economica perdono il lavoro e di conseguenza la casa. Attualmente ospitiamo anche quattro nuclei familiari. Il “mondo del Mantello” si è poi allargato a collaborare dall’ottobre scorso nell’ospitare i profughi a MIA. Dal 23 dicembre scorso, proprio alla vigilia di Natale, si è dato il via ad una nuova accoglienza: CASA SAGUM. La collaborazione tra la parrocchia di San Martino, il Mantello e il CISA (Consorzio Servizi SocioAssistenziali) ha permesso di ristrutturare e allestire a Cascine Vica, in via Tevere, un alloggio destinato a mamme sole con bambini. La struttura può ospitare quattro piccoli nuclei in una formula di semi autonomia (stanza privata, uso di cucina e soggiorno in comune). Attualmente sono ospitate una mamma con la sua bimba, una mamma con due bimbi piccoli, una donna sola. 14 Dal Mantello di San Martino, SAGUM DIVIDO BONUM MULTIPLICO, a Casa SAGUM: la meraviglia di come, a vari livelli, dai volontari di ogni età e professione, ai professionisti ed alle aziende che offrono il loro contributo, ai bambini del catechismo che vengono a trovarci e poi ci portano il cibo per gli ospiti, tutti si voglia essere SAGUM= il mantello che copre, che ripara, che dà casa. Mariangela Zamariola RIVOLI Parrocchie nella Città Ospitare i forestieri Dal 26 ottobre 2015 l’alloggio situato sopra la chiesa di MIA di piazza Cavallero ospita un gruppo di ragazzi richiedenti asilo, provenienti per la maggior parte dal più piccolo paese dell’Africa: il Gambia. Arrivati in Italia a settembre con i barconi dalla Libia, dopo un viaggio lunghissimo attraverso deserti e mari sconosciuti, sono arrivati a Rivoli grazie al progetto di ospitalità della Diocesi di Torino, insieme alla Cooperativa Terremondo e alle parrocchie della città di Rivoli. I ragazzi, tutti giovanissimi e provenienti da esperienze molto diverse, vivono insieme formando una piccola comunità, cucinano, fanno il bucato e le pulizie a turno, aiutati da un gruppo di volontari che si avvicendano e collaborano con l’educatore che li segue. Tutto è diverso, qui in Italia, rispetto alla vita in Gambia: i colori (sono arrivati in autunno da una terra, dove è sempre estate), i sapori dei cibi (pasta col sugo, cavoli e broccoli, cachi e kiwi: tutte novità mai viste), le temperature e il clima (nessuno di loro aveva mai visto la nebbia o la neve e nemmeno i termosifoni nelle case), la cultura e le relazioni tra le persone (sono di religione mussulmana, cresciuti in un paese che a dicembre ha adottato la Sharia come legge di stato), la lingua (parlano inglese e uno dei dialetti del Gambia, alcuni solo quest’ultimo). In attesa di sapere se potranno ottenere il permesso di soggiorno per avere un’altra occasione e sperare in una vita migliore, studiano l’italiano seguendo ben tre corsi e facendo i compiti con grande impegno, partecipano a molte attività proposte dai volontari e alla vita della comunità: gite, animazione e aiuto bar in oratorio, feste e pranzi comunitari, attività degli scout, piccoli lavoretti in casa. Accogliere ha voluto dire preparare una casa con tutto ciò che serve per dormire, lavarsi, cucinare, con ambienti privati e comuni dove stare insieme, giocare a dama o a carte, guardare la TV. Ha voluto soprattutto dire incontrarsi e conoscersi reciprocamente, nel rispetto delle diversità culturali e religiose: un grande arricchimento per tutti. Accogliere vuol dire ora accompagnare questi ragazzi verso una progressiva integrazione e autonomia e sostenerli nel difficile cammino che li attende qui in Italia: pochi di loro otterranno il permesso di soggiorno e la speranza concreta in un futuro migliore. Per gli altri, ancora una volta, ci sarà un rifiuto. Unica possibilità: tornare nel paese da cui sono partiti mesi fa, per sfuggire a persecuzioni, violenze, soprusi, morte. L’accoglienza per noi è stata un atto di soccorso dovuto, scaturito da sentimenti di pietà e compassione: ecco la misericordia che abbiamo toccato con mano per questi fratelli, figli, amici d’Africa che non sapevamo di avere. Daniela Del Tedesco E vengono in mente le parole di Gesù nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo: Venite, benedetti del padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. 15 Centro di accoglienza notturna “Turati” Il centro di accoglienza notturna sito nel Parco Turati è stato aperto nei giorni immediatamente precedenti il Natale, su iniziativa del Centro di Ascolto di via Cavour 40, con l’appoggio della parrocchia e con l’aiuto di altri Enti che hanno offerto la loro preziosa e generosa collaborazione per realizzare in breve tempo un luogo di ospitalità notturna, esigenza questa particolarmente sentita dalle persone che frequentano la mensa del CdA in via Adige. Queste persone, in particolare i senza tetto, sono “poveri invisibili”, a volte percepiti con fastidio perché “fuori dal comune decoro”, giudicati non all’altezza. Danneggiati nella dignità sia per le gravi condizioni socioeconomiche sia per i giudizi negativi, spesso hanno vissuto esperienze traumatiche e disgregazione del nucleo familiare. La loro vita è fatta di sofferenza, sovente hanno rotto con il coniuge, con i genitori, con i figli, oppure hanno perso il lavoro, subito uno sfratto. Un triste percorso in crescendo di emarginazione! L’idea di un centro di accoglienza per l’inverno è nata in novembre. L’amministrazione comunale ha risposto rapidamente e positivamente mettendo a disposizione i locali, così la struttura ha potuto aprire le sue porte il 22 dicembre con una disponibilità di 8 posti letto. Circa una ventina di volontari, provenienti da varie realtà del volontariato e dell’associazionismo, si sono alternati quotidianamente per l’apertura e l’accoglienza alla sera e al mattino. Ad oggi nel primo mese di attività 16 sono risultati occupati in media sei posti letto. Quest’iniziativa si colloca all’interno di un tessuto sociale che già dimostra solidarietà e contribuisce a far diventare sempre più concreto il progetto di Rivoli, Città Solidale. Sergio Limone RIVOLI Parrocchie nella Città La Misericordia nella Cura del Corpo Quando ho iniziato a scrivere qualche pensiero sulla Misericordia nella Cura del Corpo, mi sono domandato se conoscessi a fondo il significato della parola Misericordia e ho preferito andare a cercare quale fosse l’origine della parola e quali i significati nelle culture da cui ha avuto origine la nostra, prima di mettere nero su bianco le mie riflessioni. Ho scoperto che in ebraico la parola Misericordia è espressa con un termine che significa Alleanza tra due parti e conseguente Solidarietà di una parte verso quella in Difficoltà. Questo significato mi ha chiarito che dovevo esprimere dei concetti a me ben noti in teoria, e che cerco ogni giorno di mettere in pratica. Il medico, quale io sono, esprime la sua abituale attività di cura quando gli è richiesto dal malato o dalle persone a lui vicine (famigliari, amici o altri operatori sanitari) o, più raramente, quanto rileva spontaneamente la necessità del suo intervento. Fra le parti si stabilisce quindi una collaborazione (alleanza), con espressione di competenze, fiducia, risultati e soddisfazione reciproca. Questo percorso si conclude quando si tratta di problemi di salute guaribili del tutto o in parte o, se non altro, cronicizzabili e controllabili. Ma per tutti, accade che una volta la strada sia diversa: è unica e a fondo cieco, dobbiamo imboccarla e non ci permette di tornare indietro. È una strada stretta ma, per fortuna, spesso è possibile percorrerla insieme a qualcun altro. Questo “altro” siamo noi tutti che stiamo vicino al malato “inguaribile”, ma non “incurabile” come diciamo sempre noi operatori della medicina palliativa. Il nostro è un rapporto che deve offrire sincerità, ascolto, comprensione e quindi “alleanza”, prima ancora che competenze tecniche e scientifiche. Le competenze tecniche sono indispensabili, naturalmente, ma servono per mettere il malato in condizioni di affrontare la strada che gli resta da percorrere, con tutte le risorse che può mettere in gioco: fisiche, psicologiche e spirituali. A questo fine dobbiamo esprimere la nostra Misericordia con quello che serve a chi vogliamo aiutare, non secondo quello che noi vorremmo che fosse o accadesse, ma facendoci guidare dall’interessato ed essendo disponibili a indossare la divisa che più è utile in quel momento: potremo dover essere medici, infermieri, psicologi, ascoltare e raccogliere rabbia, dubbi, volontà materiali e spirituali, mediare con parenti, operatori e colleghi, tenere una mano. Non dimentichiamo però, che per sostenere le persone in difficoltà, a nostra volta, dobbiamo “stare bene”: con il ruolo di portatori di cura, con la persona che dovremo aiutare e con le emozioni e i ricordi che la situazione presente evoca in noi. Se non ci sentiamo a posto, dobbiamo avere coraggio e metterci da parte, magari trovando chi operi al posto nostro in modo efficace per non disperdere tempo e risorse preziose. Non dobbiamo temere di dimostrarci inadeguati, ma pensare che i dubbi e le difficoltà ci stimoleranno a crescere, professionalmente e come uomini. Concludo con un pensiero che ogni giorno accompagna la mia attività: spero che stare vicino a chi sta male, cercando di alleviare le sue sofferenze nel migliore modo possibile, sia efficace e utile, ma sono sicuro che tutto quello che imparo dalle persone che incontro, mi ricompensa ampiamente e rinforza l’alleanza tra di noi. Mauro Gottero 17 “BEATO L’UOMO CHE HA CURA DEL DEBOLE” (Sal. 40) Tra le opere di misericordia che il Signore Gesù ci propone di compiere, c’è la visita ai malati, un compito che in ospedale è di quotidiana attualità. Non è facile accostarsi ad una persona malata; intanto perché il malato ci presenta una fragilità che è tipica di qualunque creatura e, dunque, anche nostra. Nella persona malata ci viene presentata la possibilità di essere un giorno anche noi al suo posto, e questo ci può mettere a disagio. Inoltre non sempre il malato è disponibile ad aprirsi al dialogo, dal momento che sente tutto sulle sue spalle il peso della malattia e anche l’incertezza dell’esito che questa può comportare per la sua vita fisica. Al malato ci si avvicina in punta di piedi, con rispetto e, naturalmente, anche con com-passione, ovvero con la disponibilità a condividere le sue domande, le sue incertezze, le sue preoccupazioni. Non occorre cercare di dare subito delle risposte; è importante piuttosto trasmettere un messaggio di vicinanza, di non abbandono, di comprensione. La visita al malato diventa così anche “consolazione degli afflitti”; in questa consolazione vengono coinvolti anche i parenti e i conoscenti del malato, sia nel tempo della malattia, sia, quando questa conduce all’ultimo traguardo, nel tempo del lutto e viene il momento di “seppellire i morti”. Questo è ciò che il cappellano dell’ospedale è chiamato a compiere ogni giorno, con la consapevolezza dei propri limiti, ma anche con la certezza di portare la luce del Signore Risorto a quanti accettano di lasciarsi prendere per mano da Lui. don Mauro Dieci cose che Dio ti chiederà Dio non ti chiederà che modello di auto usavi, ti chiederà a quanta gente hai dato un passaggio. Dio non ti chiederà i metri quadrati della tua casa, ti chiederà quanta gente hai ospitato. Dio non ti chiederà la marca dei vestiti nel tuo armadio, ti chiederà quanta gente hai aiutato a vestirsi. Dio non ti chiederà quanto era alto il tuo stipendio, ti chiederà se hai venduto la tua coscienza per ottenerlo. Dio non ti chiederà qual era il tuo titolo di studio, ti chiederà se hai fatto il tuo lavoro al meglio delle tue capacità. Dio non ti chiederà quanti amici avevi, ti chiederà quanta gente ti considerava suo amico. Dio non ti chiederà in che quartiere vivevi, ti chiederà come trattavi i tuoi vicini. Dio non ti chiederà il colore della tua pelle, ti chiederà la purezza della tua anima. Dio non ti chiederà perché hai tardato tanto a cercare la salvezza, ti porterà con amore alla tua casa in Cielo, e non alle porte dell’inferno. Dio non accusa: ti chiede solo di predicare con l’esempio. 18 Gruppi anziani - proposte 2016 ETÀ D’ORO - San Martino - giovedì 14.30 - 18.00 ORE SERENE - Stella - martedì dalle 14.30 alle 18.00 SPIRITUALITA’ martedì 15 marzo - Via Crucis - ore 15 alla Stella PELLEGRINAGGI • mercoledì 13 aprile 2016 – Pellegrinaggio giubilare alle “porte sante” del Duomo di Torino e al Cottolengo • martedì 19 – mercoledì 20 – giovedì 21 aprile 2016 – Pellegrinaggio a Roma nell’Anno Santo della Misericordia • giovedì 26 maggio 2016 - Pellegrinaggio giubilare al Santuario “Regina Montis Regalis” di Vicoforte FESTA Maggio 2016 – Festa di fine anno (San Bernardo) MINISTRI DELLA COMUNIONE A CASA Se in qualche famiglia delle nostre comunità ci fossero persone anziane o ammalate che desiderano ricevere la Comunione in casa, ci si può rivolgere ai parroci o alle segreterie parrocchiali per concordare gli incontri con i Ministri della Comunione. RIVOLI Parrocchie nella Città Grazie… In uno dei momenti più difficili e dolorosi della nostra vita famigliare, l’incontro con il personale di “LUCE PER LA VITA” è stato provvidenziale. Abbiamo ricevuto un grande aiuto e la possibilità di accompagnare il nostro caro verso il termine della sua avventura in questa vita, nella più completa dignità. Gli ultimi giorni di malattia, e ancor più le ultime ore, non sarebbero gestibili a casa se non vi fosse personale preparato che indichi quanto è necessario fare. Per il malato è una grande opportunità lasciare questo mondo circondato dall’amore e dal calore della famiglia, in casa propria. E per la famiglia è molto importante poter condividere questo momento che permetterà loro di unirsi ancor di più nel vuoto da affrontare dopo. Il nostro grazie di cuore è per tutti coloro che operano in questo ambito, per la loro sensibilità e per la loro grande professionalità. Mariangela Gianotti Servizio Emergenza Anziani - Rivoli Via F.lli Piol, 44 – 10098 – Rivoli (TO) – Tel. 011 9503725 – Fax 011 9516333 [email protected] L’Associazione di Volontariato SEA RIVOLI, presente dal 2004 presso i locali della Parrocchia S. Maria della Stella, via f.lli Piol n. 44, assiste ogni anno circa 400 anziani rivolesi offrendo loro gratuitamente servizi di accompagnamento principalmente per visite, terapie sanitarie e pratiche varie, utilizzando i propri 3 autoveicoli, di cui uno attrezzato per trasporto con carrozzina, o quelli dei volontari. Tra le altre attività vengono offerti servizi di svolgimento pratiche burocratiche, prenotazioni sanitarie, visite di compagnia, telefonia sociale, emergenza estate con consegna a domicilio di bottiglie d’acqua, animazione e socializzazione nelle Case di riposo, vengono inoltre organizzati spettacoli, gite, pranzo di Natale e di Ferragosto e la tradizionale e tanto apprezzata Festa delle Primavere al teatro Don Bosco, con premiazione dei centenari. 19 VISITARE I CARCERATI “Bisogna chiuderli in una cella e buttare via le chiavi”, “dovrebbero marcire in prigione”, “dovrebbero fare ai loro figli quello che hanno fatto agli altri”. Quante volte abbiamo sentito queste frasi al bar, nei luoghi di lavoro, per la strada, in riferimento a persone che avevano commesso reati, magari efferati, senza una logica motivazione, e quante volte noi stessi lo abbiamo pensato e abbiamo davvero desiderato che ciò accadesse? I media ci mettono davanti una realtà talvolta difficile da comprendere, che non vogliamo capire, che non possiamo condividere perché lontana anni luce dal nostro modo di vivere, dalla nostra idea di vita da cristiani. Uomini che torturano altri uomini, che trucidano bambini, bambini che imbracciano fucili per colpire e distruggere altre vite, madri che uccidono i loro figli, donne violentate, massacrate, cancellate dall’uomo a cui avevano giurato amore eterno, deliri, follie, strazio umano che ci fa rabbrividire, umiliare, abbattere. Come si conciliano allora questi sentimenti, questi stati d’animo con la parola di Gesù e con l’invito contenuto nell’Opera di Misericordia Corporale di visitare i carcerati? Quale è il messaggio che dobbiamo oggi cogliere e trasmettere ai nostri figli? Gesù non ha certamente voluto che l’uomo si sostituisse alla giustizia, “lasciate a Cesare quel che è di Cesare”, né ha desiderato che l’essere umano diventasse impassibile davanti a tanta miseria. L’uomo deve saper cogliere nella tragedia umana il discrimine tra l’ingiustizia e il dolore, tra la disperazione e l’indifferenza, tra il bene e il male. Ma è proprio in questo spazio di valutazione che Gesù ci invita a sospendere il giudizio, non per disattendere 20 quel senso di giustizia che ci deve ispirare ma per lasciarci invadere da un amore incondizionato e scevro da contaminazioni di vendetta. Visitare i carcerati oggi significa rivolgere anche a loro il nostro pensiero compassionevole, sapendo che non hanno bisogno di un altro processo fatto dalla gente comune, che sono già stati giudicati dalla giustizia terrena, e che anche loro, come tutti noi, non sfuggiranno a quella divina. Visitare i carcerati significa porsi nei loro confronti in una condizione di umana pietas che ci spinge a rivolgere anche a loro le nostre preghiere aprendo il nostro cuore e le nostre migliori intenzioni. Significa non giudicare, non giudicare più, significa predisporsi ad una condizione di “ascolto del cuore”, di empatica comprensione, di perdono e di accoglienza dell’altro anche quando lontano, anche se “colpevole”. Visitare i carcerati significa abbattere i luoghi comuni, combattere l’aggressività dei toni di chi si erge a giudice infallibile, di chi non lascia spazio al conforto, alle pieghe della compassione. I nostri figli non possono ignorare che dietro quelle sbarre, attraverso quelle mura esistono “uomini”, e che dietro quegli uomini ci sono famiglie spesso abbandonate, che non hanno subito processi ma che espiano pene infinite, ci sono madri, padri, figli condannati senza possibilità di appello, rinchiusi in prigioni invisibili, frustati e feriti ogni giorno da sguardi indifferenti o peggio giudicanti. Devono imparare a non abbassare lo sguardo, a non unirsi al coro, a manifestare il coraggio delle idee, perché ogni volta che “l’avranno fatto ad ognuno di loro l’avranno fatto a Lui”. Avv. Stefano Ardagna RIVOLI Parrocchie nella Città L’esperienza del Polo universitario per studenti detenuti Le motivazioni Lo scopo del carcere dovrebbe essere quello di unire la dimensione punitiva con quella riabilitativa, l’espiazione della pena con il ricupero pieno e autentico dell’individuo, e dovrebbe essere in grado di salvaguardare la dignità degli uomini e delle donne che custodisce. Sono queste motivazioni di carattere sociale e civile che hanno spinto l’Università a interessarsi del carcere; ma l’istituzione del Polo risponde anche all’esigenza di garantire a tutti, in qualsiasi condizione dell’esistenza, il diritto allo studio sancito dalla Costituzione. Il Polo universitario Il Polo universitario per studenti detenuti presso la Casa circondariale “Lorusso - Cotugno” è nato da un Protocollo d’intesa del 27 luglio 1998, stipulato fra l’Università di Torino, il Tribunale di Sorveglianza, il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione penitenziaria di Torino e la direzione della Casa circondariale. Con il Polo universitario si offre la possibilità a un certo numero di studenti provenienti dalle carceri di tutta l’Italia (alle quali viene inviato il Bando per l’ammissione al Polo universitario), e in possesso di diploma di istruzione secondaria, di iscriversi all’Università di Torino e di continuare gli studi se già iscritti in altre sedi. Il progetto del Polo è sostenuto dalla Compagnia di San Paolo, e, cosa molto importante, l’Ufficio Pio della Compagnia, in collaborazione con il Comune di Torino, mette a disposizione Borse lavoro per gli studenti che sono in regime di semilibertà, per permettere loro di frequentare le lezioni all’Università, di studiare e di lavorare e di iniziare così un percorso di reinserimento sociale. La sezione speciale del Polo universitario è composta da 10 celle, aperte dalle 7 alle 21 per permettere agli studenti di seguire le lezioni e di studiare insieme; di un’aula dove si tengono le lezioni, un’aula con i computer e la biblioteca con i testi relativi alle materie d’esame. Le Facoltà di Scienze Politiche e di Giu- risprudenza, le uniche che hanno aderito al progetto, organizzano ogni anno i corsi relativi ai piani di studio previsti: i docenti e i ricercatori svolgono le lezioni direttamente nella sezione, dove si sostengono anche gli esami e le discussioni delle tesi laurea. I laureati sono ad oggi circa 40 e tutti con valutazioni molto alte. Sono attualmente impegnati circa 40 docenti (tutti volontari) afferenti alle due Facoltà, affiancati da assistenti e collaboratori e da un tutor che si occupa del coordinamento organizzativo e didattico. L’Università, che svolge un compito di formazione e di cultura nei confronti dell’intera società, si impegna affinché i detenuti iscritti alle due Facoltà possano effettivamente studiare, completando il loro iter scolastico. I docenti del Polo sono convinti che la cultura è libertà, impegno, fatica che richiede senso del dovere, momenti di dialogo, e che la crescita culturale sia un patrimonio sociale da incrementare a beneficio di tutti; il possesso di maggiori capacità critiche favorisce certamente una collocazione più consapevole all’interno della società, con cognizione dei diritti e dei doveri, e senso di responsabilità nei confronti dei cittadini e delle istituzioni. Sul piano didattico il Polo è per l’Università una sfida continua a creare e a sperimentare metodi di insegnamento diversi (rivolti a studenti lontani dalle sedi universitarie), a realizzare una preparazione culturale in condizioni sottoposte a costanti mutamenti, e tenendo conto del fatto che gli studenti sono eterogenei sia per età, cultura, lingua, diversità delle esperienze di vita, sia per la distanza temporale dalle esperienze di studio precedenti. Questa iniziativa è utile anche per molti docenti che, con il loro bagaglio di inevitabili pregiudizi, si sono recati in carcere e si sono forse sorpresi del mondo che vi hanno trovato. Si impara molto di più a riguardo della pena e della giustizia dall’impatto emotivo che si subisce entrando in un carcere che dalla lettura di tanti libri. Quanti luoghi comuni sul carcere vengono sfatati appena si faccia esperienza, anche sommaria, della 21 realtà materiale di un istituto penitenziario, dei vincoli, condizionamenti, impedimenti, regolamentazione dei tempi, quelli che l’ex-direttore della Casa circondariale “Lorusso - Cotugno”, Pietro Buffa, ha definito i “supplementi di pena”. Il Polo dunque apporta un contributo affinché il mondo del carcere, in un settore di decisiva rilevanza quale è quello della formazione, dell’educazione e qualificazione permanenti, possa venir visto non solo in funzione della pena, ma anche e soprattutto per la riabilitazione, la risocializzazione, la salvaguardia della dignità umana, come già sostenne più di due secoli fa Cesare Beccaria. Anche se esistono Poli universitari in altre carceri, quello di Torino è stato il primo, ed è l’unico nel contesto italiano, in cui i docenti tengono i corsi, esaminano gli studenti, portano le commissioni per la discussione delle tesi di laurea all’interno della struttura carceraria. Perché proprio a Torino? Forse si può per spiegare come mai è sorta proprio a Torino l’esperienza del Polo universitario richiamando alla memoria due precedenti illustri, contemporanei della notevole attività di assistenza e di conforto dei carcerati e dei condannati a morte svolta da San Giuseppe Cafasso. Nel 1833 Carlo Alberto, che intendeva mutare la funzione del carcere da semplice luogo di reclusione e di pena in un’istituzione tesa alla rieducazione civile del detenuto, aveva affidato a Cesare Alfieri di Sostegno e a Cesare Balbo l’incarico di proporre uno schema di riforme e di miglioramento da introdursi nelle carceri. Insieme elaborarono, dopo aver condotto frequenti visite alle varie strutture carcerarie, un progetto per la costruzione di una prigione modello capace di contenere 400 detenuti, che avrebbe dovuto rispondere a requisiti di sicurezza, igiene e solidità. Il progetto fu poi abbandonato, ma ripreso da Vittorio Emanuele II con l’edificazione del carcere “Le Nuove” nel 1869. Ben più efficace, concreta e moderna era stata già nel 1821 l’attività di Giulia di Barolo in favore delle carcerate. Non potendo, durante le sue visite, parlare apertamente con le detenute, perché era obbligatoria la presenza del custode, Giulia di Barolo ottenne di farsi chiudere a chiave in cella come se fosse anch’essa prigioniera, per conoscere più a fondo le condizioni di vita delle carcerate e i loro problemi. Fra i molti risultati da lei ottenuti, vale la pena poi ricordare che si adoperò personalmente perché venissero istituite carceri solamente femminili, organizzò corsi di alfabetizzazione e fornì i mezzi perché le detenute avessero un’occupazione retribuita. Giulia scrisse nelle sue “Memorie sulle carceri” che la detenzione non deve essere soltanto punitiva ma anche rieducativa, che “mai l’orrore del crimine faccia trattare con disprezzo il criminale”. Molti risultati, pur tra tante difficoltà, li abbiamo già ottenuti con i numerosi laureati e il reinserimento di alcuni nella società e nel mondo del lavoro, ma ci serve di sprone a continuare la nostra attività un documento scritto da alcuni studenti del Polo. “Il Polo Universitario, prima di essere una sezione all’interno di un carcere, è un gruppo di persone. Tra queste persone ci sono studenti, professori universi22 tari, volontari, educatori. Perché il progetto Polo universitario permette alla cultura di entrare in carcere quotidianamente, di aprire le porte. Cultura significa libertà, comunicazione soprattutto, analisi critica. E il Polo universitario svolge un ruolo attivo e allo stesso tempo difficile in questo senso. Al suo interno le persone s’incontrano al di là dei muri, delle finestre a sbarre e dei 14 cancelli che dividono le persone di dentro dalle persone di fuori. Si creano così le basi per imparare e mettere in pratica valori come l’amicizia e la solidarietà, valori importanti per rompere lo stato di costante isolamento a cui è sottoposto un individuo detenuto. Ma la cosa più bella della sezione Polo universitario è che lì qualcuno, qualsiasi cosa tu dica, ti sta ad ascoltare, indipendentemente dal reato, dal passato, dalla posizione sociale e da ogni altra sovrastruttura”. Come sezione all’interno del carcere, il Polo consente ai detenuti di migliorare non solo le proprie condizioni di vita ma altresì la propria considerazione di sé. La maggior parte delle persone ospitate sono state condannate a pene di reclusione della durata di molti anni, e la possibilità di usufruire di celle singole e di computer, l’opportunità di incontrare quasi ogni giorno professori universitari, dottorandi, i ragazzi del servizio civile, nonché la possibilità di conseguire una laurea, sono senz’altro il migliore stimolo per non buttare via il tempo della pena. Oltre alle ore destinate alle lezioni, si svolgono incontri con musicisti, scrittori, giornalisti, attori di teatro, che sono occasione di confronto fra storie personali profondamente diverse e che consentono di sviluppare un senso di autocritica, necessario per la vita al di là delle sbarre. Oltre a queste motivazioni di carattere sociale, molti docenti volontari hanno sempre presente il passo dell’evangelista Matteo: “Ero carcerato e siete venuti a trovarmi”, perché la solidarietà e la sollecitudine cristiana devono trasformare luoghi e persone segnati dalla sofferenza, e tendere la mano a chi ha bisogno di futuro, speranza e redenzione. E le carceri, come indica Papa Francesco in quest’anno del Giubileo della misericordia, sono il luogo privilegiato per sperimentare la tenerezza di un Dio misericordioso che perdona all’infinito. Lilli Pichetto RIVOLI Parrocchie nella Città Seppellire i morti… un’opera di misericordia che ci interroga! In questi mesi la nostra diocesi e le nostre parrocchie stanno riflettendo sull’esperienza che tocca spesso le nostre comunità: la morte. La morte di una persona, in modo sempre forte e doloroso, coinvolge e “sconvolge” la vita di una famiglia, di una parentela, di una compagnia di amici, di una comunità. La diocesi sta preparando delle persone, ma anche delle indicazioni e dei sussidi per accompagnare questa tappa della nostra vita. Vorrei offrire come contributo di riflessione una lettera preparata da alcune persone delle nostre parrocchie che vorremmo far giungere alle famiglie quando vivono il lutto per la morte di un loro caro. Sarebbe di aiuto se chi se la sente ci facesse giungere delle osservazioni per migliorare questo scritto… Parrocchia_____________________ Rivoli Carissimi Familiari di __________________________________________, abbiamo appreso con tristezza la notizia della morte del vostro caro ______________. Don …………….., il parroco, i sacerdoti e tutta la nostra Comunità cristiana desiderano porgervi le più sincere “condoglianze”. “Condoglianza” significa condividere il dolore, partecipare alla sofferenza, essere vicini, affinché nessuno si senta mai solo. Come comunità vi siamo vicini nella preghiera, nel pensiero e in vera solidarietà. “Coraggio non temete!” ci dice il Signore. “Non lasciatevi rubare la speranza!” ci ripete spesso Papa Francesco. Le porte della Comunità con i sacerdoti e tutti noi, sono sempre aperte. Volentieri vi aspettiamo per “fare due parole” alla ricerca di un po’ di serenità. Il nostro caro ___________________ riposi nella pace di Dio e il ricordo della sua presenza con noi rimanga sempre vivo nei nostri cuori! Vi lasciamo un libretto di preghiere e di riflessioni, preparato dalla diocesi: può essere un aiuto in questi giorni di dolore. Vi invitiamo a passare in ufficio parrocchiale per firmare l’atto di morte e per fissare, se desiderate, la Messa “in die trigesima” (nel trentesimo giorno). L’ufficio parrocchiale è aperto ………………………. Se desiderate possiamo preparare insieme la celebrazione del funerale (letture bibliche, preghiere dei fedeli, canti…), I sacerdoti sono disponibili. Se ci è permesso vi ricordiamo anche che il modo più grande e più cristiano di fare memoria dei nostri Cari che ci hanno preceduto è il compiere gesti di carità verso i più poveri. Ci vediamo presto alla Veglia e alla celebrazione delle Esequie. Con affetto! Rivoli, ________________ 23 Pellegrinaggio in Terra Santa Dal 31 Dicembre al 7 Gennaio un gruppetto di 15 giovani accompagnati da don Andrea e don Flavio hanno vissuto una settimana di pellegrinaggio nella terra di Gesù. Sono partiti con il desiderio di conoscere dal di dentro la vita di Gesù, camminando i suoi passi nei suoi stessi luoghi. Di seguito alcune testimonianze. stato il suggestivi per me è e lli be più i st po i de Uno l Monastero deserto tra i monti da percorso a piedi nel della tà di Gerico: la strada di San Giorgio e la cit e ha fatto aritano”, la strada ch m sa n uo “b l de la bo para briganti. l’uomo aggredito dai guato”: e piena di “punti di ag Una strada solitaria ti salva ti aggrediscono lì non se e ch ci pis ca o er vv da da… E non faccia la tua stra nessuno, a meno che ciarti lì las e bbe passare oltre anche chi passa, potre buon il a il levita). E invece arriv (come il sacerdote e ! chi meno te lo aspetti samaritano, l’aiuto da me perché m tle Be grotta di la e ch an sa re rp so Una bella ntuario di otta scavata sotto il Sa proprio uguale alla gr sso, da mme, frazione di Chiva tle Be di o bin m Ba sù Ge tutti i miei braccio e un grazie a dove arrivo io. Un ab compagni di viaggio. Antonella 24 A Betlemme, su una porzione della barriera grigia che separa Israele dai territori palestinesi, c’è un graffito che dice: “make hummus, not walls”, “fate l’hu mmus, non i muri”. Fa sorridere, ma di un sorriso che dura poco. La cinta antica di Gerus alemme invece, da qualsiasi porta la varchi, las cia a bocca aperta, attirandoti in un mondo densissimo di simboli e memorie. Queste mu ra abbracciano quanto le altre respingono. E noi ci siamo sentiti un po’ così, abbracciati e respinti da una terra capace di farti sperar e e disperare nello stesso momento. Giulia e Armando La T d’in erra S c e to ontri anta è : una ccato abbia stata m c p u r la p ealtà lture o ud er no i i te t a d o r ic , a agl rola di D lla diffi che e veduto rra i or izzo anc io r cile dive un’ he e s nti ch icorda conv rse, e o o i con ccasio prattu vede ta vici venza n , G t n c o to es e un’ ui è nat d’inco abbia ù; ma am a iciz m n ia. o si è tro co o vis raff n pe suto orz ata rsone Alb ert oe Fra nce sca RIVOLI Parrocchie nella Città La Ba si della lica dell’An Nativ ità, il nunciazion della Mo e, Pa la cam ssione, m nte degli u la Basilica liv or m Beatit inata nel te e resur i, i luoghi rezion udini, deser e di G to, il M il Lag testim esù, o o o di un niano e viv di Tiberiad nte delle Uomo e ono a … luo n g La Sp c ianata hiamato G cora oggi l hi che esù. a pres il Mus del Te enza e m Pales o dell’Oloc pio, il Mu ro del austo tina e ,i p I nostr a pov sraele… i s l Muro che ianto, era um egni d divide Ricca ella s a e toria amar povera, fo nità. e dell a e do r a lce… q te e debole , chia uesta ra è la T erra S e incerta , anta! Andre a e Do natel la to è sta alato o i g reg iag ere sto v hé ci ha ove viv l e u d erc ici i noi q nto Per rtante p ogo sa stri am o u o lla imp o e un l con i n lo Mire e p t e e n g m a e n e te el Va Andr nsam inte aggio d s mes 25 GMG 2016... PAPA FRANCESCO CI INVITA!!! Venite a Lui e non abbiate paura! Venite per dirgli dal profondo dei vostri cuori: “Gesù confido in Te!”. Lasciatevi toccare dalla sua misericordia senza limiti per diventare a vostra volta apostoli della misericordia mediante le opere, le parole e la preghiera, nel nostro mondo ferito dall’egoismo, dall’odio, e da tanta disperazione. Portate la fiamma dell’amore misericordioso di Cristo – di cui ha parlato san Giovanni Paolo II – negli ambienti della vostra vita quotidiana e sino ai confini della terra. In questa missione, io vi accompagno con i miei auguri e le mie preghiere, vi affido tutti a Maria Vergine, Madre della Misericordia, in quest’ultimo tratto del cammino di preparazione spirituale alla prossima GMG di Cracovia, e vi benedico tutti di cuore. Papa Francesco «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7) Carissimi giovani, Gesù misericordioso, ritratto nell’effigie venerata dal popolo di Dio nel santuario di Cracovia a Lui dedicato, vi aspetta. Lui si fida di voi e conta su di voi! Ha tante cose importanti da dire a ciascuno e a ciascuna di voi… Non abbiate paura di fissare i suoi occhi colmi di amore infinito nei vostri confronti e lasciatevi raggiungere dal suo sguardo misericordioso, pronto a perdonare ogni vostro peccato, uno sguardo capace di cambiare la vostra vita e di guarire le ferite delle vostre anime, uno sguardo che sazia la sete profonda che dimora nei vostri giovani cuori: sete di amore, di pace, di gioia, e di felicità vera. 26 RIVOLI Parrocchie nella Città PRIMAVERA MEDIE 27 CAMPETTO INVERNALE FORMULA ’01 “Come una bussola… ma controcorrente” Dal 27 al 29 dicembre i ragazzi di prima superiore del gruppo Formula ’01 hanno vissuto tre giorni fuori porta tra Liguria e Toscana, alla scoperta di alcune figure che nella loro vita sono state capaci di fare delle scelte consapevolmente controcorrente. Dopo aver lasciato Rivoli siamo partiti con direzione Sassello, il paese in cui ha vissuto la Beata Chiara Luce Badano. Qui i ragazzi hanno potuto incontrare due ex compagni di Chiara e, attraverso i loro racconti, venire a conoscenza di questa ragazza forte, radiosa e dal temperamento unico che alla loro età aveva già fatto una scelta nettamente controcorrente: non solo la voglia e la costanza con cui seguiva il Vangelo, ma anche la gioia di sorridere ogni giorno alla vita, soprattutto durante i momenti difficili passati durante il periodo di malattia prima della sua giovane scomparsa. Qui a Sassello abbiamo anche potuto vivere, insieme alla comunità, la Messa domenicale, una bella occasione per entrare in contatto con la gente e i luoghi di Chiara. Dopo un saluto a Chiara al cimitero di Sassello siamo ripartiti per dirigerci verso la nostra casa nelle campagne fiorentine e passare una serata di sfide divertenti! Il giorno seguente abbiamo percorso le strade della magnifica città di Firenze alla scoperta dei suoi tesori artistici tra monumenti, piazze, chiese e passeggiate sul Lungarno. Abbiamo cercato di comprendere la genialità degli artisti rinascimentali che, al loro tempo, proponevano delle opere e delle scelte assolutamente 28 controcorrente rispetto a quelli che erano gli standard di allora. Straordinariamente, abbiamo anche avuto la possibilità di accedere al Duomo attraverso la Porta Santa e dedicarci un piccolo momento di preghiera personale. Stanchi ma felici dopo una giornata ricca di cultura siamo tornati a casa per una cena abbondante, preparata da un eccezionale staff di cambusieri, e una serata a tema agricolo da non dimenticare! Il terzo giorno infine, tornando verso Rivoli, ci siamo fermati a Barbiana per approfondire la figura di Don Lorenzo Milani: attraverso i racconti di una volontaria che ci ha fatto assaporare lo stile di vita e di insegnamento del don abbiamo visitato i luoghi di quella prima scuola che ha avuto la forza di andare controcorrente insieme al suo maestro, per offrire ai suoi allievi un’educazione non solo scolastica, ma una vera e propria educazione alla vita. Qui abbiamo concluso il nostro campetto invernale con un momento tutti insieme e una preghiera, in cui abbiamo donato ai ragazzi un piccolo simbolo: un ciondolo a bussola, per poter essere capaci di seguire il disegno che Dio ha progettato per noi ma, quando necessario, avere la forza di virare verso acque meno tranquille ma certamente più ricche di soddisfazioni e possibilità. Tre giorni da non dimenticare, tra divertimento, cultura, scelte di vita e voglia di conoscere. Grazie a tutti voi! Gli animatori Formula ‘01 RIVOLI Parrocchie nella Città RIVOLI 2 Date dei campi scout previste per quest’anno: RIVOLI 1 RIVOLI 4 Vacanze di branco “Fiore rosso”: 19-28 agosto Campo reparto “Thabor”: 21-28 agosto Route clan “Brownsea”: 4-10 agosto Campo di gruppo dal 23 al 31 luglio. 29 Carnevale 2016 - Festa delle Medie del 5 Febbraio a San Bernardo - Festa del SabatoSanBe del 6 Febbraio - Festa di Martedì Grasso alla Stella del 9 Febbraio - Sfilata dei Carri a Orbassano del 21 Febbraio 30 RIVOLI Parrocchie nella Città 31 PROGETTO ESTATE 2016 ESTATE RAGAZZI: bambini dalla 1° alla 5° Elementare Per 7 settimane dal 13 Giugno al 15 Luglio e dal 29 Agosto a 9 Settembre, h. 8.00-17.00; Gruppo S. M. Stella - S. Martino: presso l’Oratorio Stella Gruppo S. Bernardo - S. Bartolomeo: presso Oratorio S. Bernardo Le due settimane di Settembre saranno all’Oratorio Stella per tutti! Costo: 32 €/settimana (comprensivo di merenda per 4 pomeriggi, gita settimanale e materiali per le attività) + 20 € /settimana per i 4 pasti (no giorno della gita) Referenti: Donatella (Oratorio Stella + Settembre), Elena e Elena (Oratorio S. Bernardo) CAMPO 4°-5° ELEMENTARE Presso la Colonia Viberti (Exilles) da Lunedì 27 Giugno a Sabato 2 Luglio. Costo: 140 € comprensivo di vitto, alloggio e trasporto di andata in bus privato (iscrizione con acconto di 40€). Il campo può accogliere al massimo 50 ragazzi. Referenti: Elena ESTATE MEDIE: ragazzi dalla 1° alla 3° Media Per 3 settimane dal 13 Giugno al 1° Luglio, h. 8.00-17.00 Ha come punto di riferimento l’Oratorio S. Martino Costo: 32 €/settimana (comprensivo di merenda per 3 pomeriggi, gite settimanali e materiali per le attività) + 32 15 € /settimana per i 3 pasti (no giorni delle gite) È necessario che ciascun ragazzo abbia la bicicletta. Referenti: Andrea e don Andrea CAMPO 1°- 2° MEDIA Presso la Colonia Viberti (Exilles) da Domenica 3 a Domenica 10 Luglio Costo: 160 € comprensivo di vitto, alloggio e trasporto di andata in bus privato (iscrizione con acconto di 60€). Il campo può accogliere al massimo 50 ragazzi. Referente: Andrea, don Andrea e animatori CAMPO 3° MEDIA Da Domenica 10 a Giovedì 14 Luglio Costo: 140 € comprensivo di vitto, alloggio e trasporto di andata in bus privato (iscrizione con acconto di 40€). Il campo può accogliere al massimo 50 ragazzi. Referente: don Andrea e animatori SUPER-ESTATE: ragazzi dalla 1° alla 3° Superiore Per 3 settimane dal 13 Giugno al 1° Luglio, h. 14.3018.00. Ha come punto di riferimento l’Oratorio Stella Costo: 40€/sett. per merenda, gita e materiali. Referente: Claudia RIVOLI Parrocchie nella Città ESPERIENZA di VOLONTARIATO ANIMAZIONE: Nelle varie esperienze estive, a servizio dei bimbi delle elementari e dei ragazzi delle medie (per chi ha fatto formazione durante l’anno nei Gruppi Giovani e ha partecipato al Corso Animatori) GRUPPO “MANOVALI” Servizio mensa, logistica, cartellonistica, … a supporto dell’Estate Ragazzi e Estate Medie CAMPO 1°- 2° SUPERIORE Da Lunedì 18 a Venerdì 22 Luglio GMG A CRACOVIA: per i Giovani dai 17 anni in poi Dal 19 Luglio al 1° Agosto MODALITA’ d’ISCRIZIONE: SEGRETERIA UNICA!!! - Dal Lunedì al Venerdì, dal 9 Maggio al 3 Giugno h. 16.00-19.00 presso la Segreteria dell’Oratorio Stella - Mercoledì, dal 11 Maggio al 1 Giugno, dalle 16.30 alle 18.30 presso l’Ufficio Parrocchiale di San Bernardo All’atto dell’iscrizione verrà chiesto, oltre al saldo della prima settimana frequentata, un contributo di 10.00 € per la maglietta, le spese assicurative e le spese di segreteria. Per la richiesta di diete speciali è necessario presentare all’atto dell’iscrizione copia del certificato medico. PER INFO CONTATTARE: - Don Andrea Zani: 347-8437134 Donatella, Claudia e Andrea: presso la Segreteria dell’Oratorio Stella Elena e Elena: presso l’Ufficio Parrocchiale di San Bernardo Per una buona organizzazione è necessario che l’iscrizione venga fatta per tempo, non saranno accolte iscrizioni per la settimana in essere. 33 Capitan Uncino sbarca alla Stella La Compagnia dei Geniattori ritorna con un nuovo musical: “Hook”. Perché Hook? Perché è molte cose. È una bella storia. Racconta di un ragazzo cresciuto, Peter Pan, che, con gli anni, ha perso la capacità di volare. Riuscirà a ritrovare la spensieratezza che tanto lo aveva reso celebre e a spiccare il volo verso l’Isola che non c’è? In secondo luogo, Hook è come un cocktail ben riuscito. Non c’è solo magia (a proposito, lo spettacolo del mago Enrico in apertura è qualcosa di sorprendente), c’è anche una buona – abbondante – dose di suspense. Il temibile Capitan Uncino ha sete di vendetta e ha rapito i figli di Peter... riuscirà il nostro eroe a vincere la lotta contro il tempo e a riportarli a casa sani e salvi? Ma, soprattutto, Hook è un’avventura. La nostra. Un percorso che continua grazie alla vivacità e all’effervescenza dei nostri ragazzi e dei loro genitori. Grazie a Paola che ha realizzato una sceneggiatura su misura per noi e che ci ha accompagnati passo dopo passo, agli sponsor che ci sostengono (Carro Fiorito, Donna In, Enoteca Di Somma, Il Bisogno, Bar Stella d’Oro, Cumiana Gomme, Libreria Mondadori e Vitamina) e a don Giovanni, che continua a credere in noi. Vi aspettiamo sabato 9 Aprile alle ore 21 e domenica 10 Aprile alle ore 15.30 presso il teatro Beato Antonio Neyrot alla Stella. Nadia Dietro le quinte A settembre è cominciato il 7° anno di laboratorio teatrale per i ragazzi delle 4 Parrocchie di Rivoli. Il progetto si compone di due gruppi: ragazzi dai 12 ai 15 anni, giovani dai 16 ai 24anni. L’obiettivo del progetto non è tanto formare artisticamente, ma condividere con loro emozioni vere, e non virtuali, e imparare a trasmetterle agli altri. Il teatro è uno strumento educativo fantastico, che consente di mettersi in gioco con se stessi e con gli altri; aiuta a far crescere la propria autostima ed è terreno fertile per amicizie profonde. 20 sono i giovani che hanno debuttato con il loro secondo musical dal titolo “Sicuramente Amici”, il 27 e 28 febbraio, presso il teatro di San Martino. Per loro sono già fissate due repliche, nella rassegna teatrale “Teatro sotto il castello” di Borgonuovo, previste per il sabato 19 marzo alle 21 e domenica 20 marzo alle 16. Invece i 30 ragazzi più giovani andranno in scena il 30 aprile alle 21 e il 1 maggio alle 16, presso il teatro San Martino, col musical “Peter Pan”. Il teatro fa bene a chi lo fa e a chi lo guarda. I ragazzi sono davvero speciali, tutti; ognuno a modo proprio, possiede tante emozioni da scoprire e da affrontare per crescere. Credetemi... il vero spettacolo è dietro le quinte! Sara Gianotti 34 RIVOLI Parrocchie nella Città BORGONUOVO SOLD OUT Il successo dell’esordiente compagnia del Teatro Borgonuovo La Compagnia Teatro Borgonuovo ha debuttato il 19 Dicembre 2015 all’omonimo teatro rivolese con la commedia super natalizia TREDICI A TAVOLA dell’autore francese Marc-Gilbert Sauvajon scritta nel 1953. In Italia la commedia è stata interpretata da attori del calibro di Ernesto Calindri e Gastone Moschin. Un adattamento cinematografico è stato realizzato nel 1955 per la regia di André Hunebelle. La Compagnia è nata nel febbraio 2015 quando Giovanni Barolo, neoregista e appassionato di teatro da sempre, ha cercato e quindi raccolto attorno a sé persone con la voglia di mettersi alla prova nella recitazione e di stare insieme, uomini e donne con già passioni nell’ambito artistico per la danza, il teatro o il canto. Giovanni, invece, dagli anni ’80 fino ad oggi, ha calcato i palcoscenici nazionali e televisivi (quali il teatro Zelig di Milano e la trasmissione televisiva di RAI 1 Domenica In) come cabarettista in duo con il gemello Pierangelo. Ma non avrebbe mai creduto di ricevere il consenso dei numerosi rivolesi che hanno assistito alla commedia sabato 19 e domenica 20 dicembre con il gradito tutto esaurito in entrambi i casi. Il successo ottenuto ha indotto la compagnia Borgonuovo a replicare la performance la sera di Capodanno, 31 dicembre; al termine gli attori hanno festeggiato insieme al pubblico l’inizio dell’anno nuovo condividendo la loro gioia con pandori e spumante, pubblico che ha di nuovo voluto gratificarli con il tutto esaurito. La compagnia si ritiene orgogliosa di tutto questo calore, anche perché metà dell’incasso è devoluto alla Parrocchia rivolese che da anni si batte affinchè il cinema- teatro Borgonuovo diventi centro di aggregazione e collaborazione della cittadinanza. TREDICI A TAVOLA è la storia di una coppia, Maddalena e Antonio, che decidono la sera di Natale di invitare amici a cena. Mentre si preparano, però, si rendono conto che 13 è il numero dei partecipanti a tavola. Essendo stupidamente superstiziosa, Maddalena cercherà di fare di tutto per aumentare o diminuire di un ospite i partecipanti alla festa, complicata da una serie di accadimenti ed imprevisti determinati anche dagli altri personaggi, che daranno vita a quadretti teatrali davvero esilaranti. Gli attori, tutti o quasi esordienti, convincono il pubblico con interpretazioni davvero all’altezza delle caratteristiche dei personaggi loro assegnati e dimostrano passione per la recitazione con impegno e dedizione fuori dal comune. Non ci resta che sperare di rivedere presto la Compagnia del Teatro Borgonuovo presto all’opera con un’altra commedia e di replicare il successo avuto in questi giorni. Iole Mancon 35 MUSICA… NON SUFFICIENTE! Andrea Piccirillo In un’epoca dove tutto è provvisiorio, per dire qualcosa che rimanga nel tempo sono costretto a scrivere canzoni. Faccio un mestiere eternamente sul crinale dell’insoddisfazione creativa, ma questo non è un buon motivo per arrendermi. Quando mi presento dico senza troppa timidezza di essere un autore “dal latino auctor - oris, der. di augere «accrescere»; propr. «chi fa crescere», ovvero chi è causa, origine o artefice di una cosa. Chi realizza col proprio ingegno qualcosa che prima non c’era”. Questo è il piccolo miracolo che posso fare ogni giorno: creare qualcosa che prima non c’era. La mia giornata è scandita da molti momenti di scrittura poiché sento la necessità di fissare sul mio quaderno, parole, frasi, idee, che poi col tempo potranno arricchire i miei testi. Mi esercito quotidianamente come fanno gli artigiani, perché le canzoni vanno costruite, non arrivano per caso. Tutte le volte che inizio un nuovo brano, lavoro in modo frenetico, assecondando l’urgenza della creatività, senza “Più ballo, meno sballo”: sono vent’anni che sento ripetere questo mantra quando un ragazzo muore di droga in discoteca, com’è accaduto a Lamberto al Cocoricò di Riccione. Si tratta di una terribile menzogna, che, tradotta, significa: è possibile sballare un pochino, ma non troppo; è possibile andare in una discoteca romagnola fino alle 7 del mattino, ballare e uscire col sorriso sulle labbra, tirati a nuovo come dall’estetista; basterebbe togliere droga, musica massacrante e sesso e le discoteche sarebbero degli oratori laici dove passare il tempo in compagnia di amici e amiche, magari parlando di come mettere su famiglia. In realtà, quel ballo, in quei luoghi, a quelle ore, con quella musica è, ontologicamente, “sballo”: l’uno senza l’altro sono inconcepibili nella mente ormai formattata delle decine di migliaia di adolescenti e giovani che li frequentano, che vanno al ballo “per” lo sballo: sballo di volume, frequenze basse e ritmo, tanto che, se non fos36 inventare nulla, cerco solo un modo efficace per comunicare le cose che penso. Le canzoni sono un’arma potentissima, sono frecce scagliate al cuore della gente e se manco il bersaglio ho perso un’occasione. Chi mi incontra spesso dice che sono fortunato ad aver ricevuto questo talento musicale, ma vi posso assicurare che il talento da solo non basta, per portare frutto deve essere accompagnato dalla continua voglia di migliorarsi, per questo affronto il mio mestiere con grande rispetto, lavorando ogni giorno per restituirle la dignità che merita. Quando torno indietro nel tempo con i ricordi, sento risuonare un bel… NON SUFFICIENTE! Ovvero il mio voto di musica in terza media. Probabilmente la mia professoressa aveva ragione, non mi impegnavo abbastanza (…e detto tra noi non sopportavo il suono del flauto). Oggi, però, penso al ruolo della musica nella mia vita, a quante persone mi ha fatto incontrare, a quanti viaggi mi ha fatto fare, a quante canzoni mi ha fatto scrivere e soprattutto a quante soddisfazioni mi regala ogni giorno. Forse non tutto si può esprimere tra i banchi di scuola. Marco Brusati - Direttore generale di Hope Formazione, spettacoli ed eventi al servizio della Chiesa www.hopeonline.it simo in un locale rivierasco ma in una fabbrica, saremmo obbligati a mettere le cuffie di protezione acustica; sballo di ecstasy per i più cattivi e di alcol per i più “bravi” e le più “brave”, anche minorenni; sballo erotico in pedana, sul cubo, nei bagni o nei parcheggi. Genitori, educatori, sacerdoti ed insegnanti non possono sentirsi a posto in coscienza solo perché un locale come il Cocoricò viene chiuso per 4 mesi dal Questore di Rimini: ha fatto bene ed andava fatto, ma pensare che si risolva il problema è come credere di ridurre le vittime della strada chiudendo la produzione della Cinquecento. Le discoteche di quel genere non devono chiudere per sentenza, ma per mancanza di utenti. Progetto ambizioso, ma non impossibile, che deve partire dalle comunità cristiane e da tre domande: c’è differenza tra come si divertono i ragazzi dei nostri oratori ed i ragazzi del Cocoricò? Non è che, almeno in parte, sono gli stessi? Non è che la pensano uguale su cosa vuol dire divertirsi? Sì, perché la differenza tra una vita orientata al bene e al bello, una vita santa, la si vede nel tempo libero, non nel tempo impegnato, che sia a scuola, in parrocchia o in famiglia. Esisteva, fino a due anni fa, una bella iniziativa ecclesiale per l’educazione “alla notte e al tempo libero” che si chiamava M’Interessi, un oratorio notturno a sballo zero, dove si potevano incontrare un prete e degli educatori fino all’alba; esisteva, perché quel prete è stato trasferito ad altro incarico ed i locali sono stati riadattati ad oratorio che, la notte, resta naturalmente chiuso. Il tempo è giunto, e ce lo dice Lamberto morto di droga a 16 anni: le comunità cristiane devono mettere tra le loro priorità l’educazione degli adolescenti e dei loro genitori al tempo libero così che almeno gli oratori non producano carne da macello per i mercanti di (s)ballo. Altrimenti anche l’educazione, se non riguarda l’intera vita della persona, diventa una terribile menzogna. RIVOLI Parrocchie nella Città Da “SABBIE MOBILI” di Henning Mankell “Una volta mi trovai seduto al capezzale di una ragazza di diciassette anni che si stava spegnendo. Il letto era in realtà un materasso appoggiato direttamente sul pavimento sterrato. Sopra c’era un lenzuolo pieno di buchi… Non c’era l’elettricità… Era stata contagiata dall’Hiv e da qualche tempo aveva sviluppato l’Aids. Nel paese africano estremamente povero in cui ci trovavamo non c’era alcuna possibilità di salvarla… La prima volta che l’avevo vista , tre anni prima, era bellissima pur essendo solo una quattordicenne… Avevo conosciuto lei e la sua famiglia ridotta in miseria quando per caso mi ero imbattuto in una delle sue sorelle minori, che aveva perso le gambe a causa del devastante scoppio di una mina insidiosa… Quando andavo a trovare la famiglia. Rosa, che in quel momento giaceva sul suo letto di morte, era nel campo più lontano per occuparsi delle verdure che la famiglia coltivava per vivere… Morì una settimana dopo.” “Quando andai in Africa per la prima volta, quasi quarant’anni fa, lo feci con l’intenzione, decisa quanto sbagliata, di cercare le differenze tra me e gli africani. Trovai solo somiglianze. Mi resi conto che apparteniamo tutti alla stessa famiglia. Dato che la specie umana ha origine dal continente africano, anche noi abbiamo una madre primordiale dalla pelle nera… è giusto e facile pensare che ridiamo e piangiamo per le stesse ragioni.” “Senza la voglia e la gioia di vivere non ci sono esseri umani. Chi è stato privato della propria dignità e si batte per riconquistarla si batte anche per il proprio diritto a riappropriarsi della voglia di vivere. Allo stesso modo vogliono riprendersi la gioia di vivere le persone che tentano di sfuggire ai focolai bellici o ai villaggi impoveriti raggiungendo la ricca Europa, e i cui cadaveri vengono sospinti a riva dalle onde a Lampedusa e sulle coste della Sicilia… Perchè centocinquant’anni fa milioni di europei partirono per l’America del Nord e del Sud? Esattamente per lo stesso motivo.” “Quelli di cui vi parlerò sono due fratellini che dedicavano ogni attimo del loro tempo a sopravvivere… Uno aveva circa cinque anni… suo fratello (di cui si occupava) ne aveva tre… Per un certo periodo dormirono in uno scatolone da frigorifero… Di giorno giravano per la città chiedendo l’elemosina… ma racimolavano pochissimi soldi perché la città brulicava di bambini che vivevano come topi o gatti randagi… Non li vidi però mai giocare. La loro vita era mera sopravvivenza… I bambini vivevano in un vuoto senza passato e senza futuro. Erano letteralmente legati l’uno all’altro… Nel contempo, la loro era una storia d’amore immenso e profondo… Un giorno sparirono. Lo scatolone vuoto, bagnato, fu ben presto accaparrato da altri. Non so cosa ne sia stato di loro… qualcosa, però, mi dice che sono ancora vivi, e che oggi sono adulti.” “ Tutti ci chiediamo delle cose… Molti si arrendono e smettono di fare domande, alzano le spalle e continuano la loro vita quotidiana come se non esistessero enigmi… Posso capirli. Oltretutto, per miliardi di persone dedicare del tempo a pensare è un lusso inaccessibile. Questa è una delle più grandi ingiustizie del mondo in cui viviamo: che alcuni abbiano il tempo di riflettere mentre ad altri questa possibilità non è concessa… La nostra capacità di farci domande ci rende umani… Chi governa in regimi tirannici o dittatoriali lo sa, e teme la libertà di pensiero delle persone…” “Sulla terra ci sono miliardi di esseri umani che quasi non trovano il coraggio di credere che ci possa essere un’altra vita più degna di quella che sono costretti a vivere.” “Erano dieci anni che in Mozambico imperversava una guerra civile. Molti erano stati uccisi. Come sempre avviene nelle guerre intestine, la popolazione subiva aggressioni spietate… Arrivò il 4 ottobre… Era successo quello che nessuno si aspettava: era stato davvero firmato un trattato di pace. (nota: a Roma, il 4 ottobre 1992)… Era commozione e nello stesso tempo una gioia sconfinata. Il dialogo tra gli esseri umani era davvero possibile, una guerra poteva essere fatta cessare.” Paola Cornaglia Henning Mankell (1948-2015) scrittore svedese di gialli “umani”, opere teatrali, romanzi, è vissuto tra Svezia e Mozambico, dove ha dato per anni il suo contributo per il miglioramento della vita. Impegnato sempre in molte battaglie per la giustizia e i diritti. Sabbie mobili, scritto dopo aver scoperto di avere il cancro, è il suo lascito di pensieri sull’ambiente, sul senso della vita, sull’Africa. 37 ANAGRAFE PARROCCHIALE dall’1 novembre al 31 gennaio Battezzati San Bartolomeo Cane Sofia San Bernardo Casile Aurora - Cimino Matteo - Cimino Fabio - Mauro Martina - Mo Giulia – Fischietti Rebecca San Martino Germano Diego – Pavan Samuele – Mighela Rebecca – Acella Ginevra Santa Maria della Stella Teofilo Gaia – Bogianchino Maria Luna – Carrieri Anastasia Andrea – Tavarone Alberto – Meringolo Tommaso – Mazzola Olivia - Bellettati Beatrice Sara – Carli Samuele – Cantù Gabriele - Cossidente Manuel – Trabucco Gabriele Sposi San Martino Franchini Alessandro e Badame Valeria - Quesne Bertrand Pierre Emile e Borrelli Laura Maria Gabriella - Vergari Simone e Coppolino Lisa Defunti San Bartolomeo Coppini Maria Grazia (71) - Panarinfo Maria Antonia (88) - Durando Umberto (74) - Sinigo Maria Luisa (82) Lunazzi Fellino (92) San Bernardo La Rovere Giuseppe (57) - VIuno Mario (74) - Pavanello Norina ved. LIONELLO (84) – Capparone Luigia (95)- Veglia Renato (93) - Gherra Ettore (93) - Perga Maria ved. ORIA (97) - Cammarata Antonino (81) – Canova Luigina (84) – Baraldi Franca in Tagliati (59) - Scavone Giuseppe (85) - Romano Gironda Ida ved. Casetti (94) San Martino Borrelli Mario (78) – Zaghi Pietro (88) – Palombella Grazia (87) – Banchio Lodovica (87) – Bara Felice (89) – Soffietti Michelina Maria (93) - Siviero Regilda (87) – Comboso Pia (97) – Cecchi Pier Luigi (60) – Cavallo Gian Luigi (74) – Rosso Valentino (85) – Bonino Maria Antonia (98), Catalano Giuseppe (59) Santa Maria della Stella Genta Lorenzo (86) – Trapella Andrea (44) – Berrino Ambrosione Francesco (81) – Vanzetti Sebastiano “Nino” (82) – Eramo Domenico (90) – Russo Francesco (91) – Soranno Annunziata ved. Paradiso (84) – Lesignoli Anna ved. Rasetti (81) – Brachetto Irma ved. Belletati (91) – Riccardi Carlo (78) – Zezza Attilio (63) – Colamonico Teresa ved. Stella (89) – Renna Pasquale (90) – Trombin Dino (72) – Petrolino Stefania (45) – Cirelli Matteo (87) – Goia Enrico (78) – Ortogni Maria Domenica (88) – Talamo Giuseppe (73) – Bagnati Carla ved. Stoppa (72) – Colautto Antonio (79) – Amprimo Enza ved. Zaninetti (92) – Ferro Mario (87) – Gosti Cristina (45) – Mocci Speranza ved. Scanu (90) – Miscioscia Giuseppe (83) – De Masi Antonio (68) – Piovano Luisa Anna (70) – Guarnuto Maurizio (37) Seminare speranza Signore, donami degli occhi per vederti nudo e affamato, delle orecchie per ascoltarti mentre supplichi e implori. Donami delle mani per curarti quando sei malato e prigioniero. Donami un cuore aperto per accoglierti quando sei straniero e senza tetto nella casa della fraternità, alla mensa della condivisione. 38 Donami l’intelligenza per costruire dei ponti, un cuore per frantumare le frontiere, l’audacia per denunciare ogni chiusura e ogni muro di divisione. Donami forza per il cammino, sostegno nelle tribolazioni, l’audacia nella profezia. Donami il coraggio di accorciare le distanze, globalizzare le solidarietà, riaccendere i sogni, seminare dei fiori e dei sorrisi, Rivista Il Cenacolo per un avvenire di speranza. CELEBRAZIONI della SETTIMANA SANTA Sacramento della riconciliazione Celebrazione comunitaria della Penitenza lunedì 21 marzo ore 21.00 a S.Bernardo Confessioni personali per tutti DOMENICA DELLE PALME 20 marzo 2016 Sante Messe secondo orario festivo e prefestivo S. Messe precedute dalla benedizione e processione degli ulivi 10.15 – S.Francesco (piazzale) 9.15 - Gesù Salvatore (piazza Aldo Moro) 9.45 – S.Martino (cappella Beato Antonio) 10.45 – S.Bernardo (cortile dell’oratorio) S.Maria della Stella (piazza Martiri) 11.00 - M.I.A. (piazza Cavallero) TRIDUO PASQUALE GIOVEDI’ SANTO – 24 marzo 2016 Messa Crismale con la benedizione degli oli 9.00 - Duomo di Torino – Chiesa Cattedrale Triduo Pasquale: Messa in Coena Domini 17.00 - S.Martino 18.00 - S.Maria della Stella 21.00 - San Bartolomeo – S.Bernardo Gesù Salvatore - Maria Immacolata Ausiliatrice Visita ai “SETTE SEPOLCRI” Dopo le celebrazioni nelle chiese di: S.Martino, M.I.A., Gesù Salvatore, S.Maria della Stella, S. Bernardo, S. Bartolomeo e S.Rocco. Tutte le chiese saranno aperte fino alle 24.00, S. Rocco fino alle 8.00 di venerdì. VENERDI’ SANTO – 25 marzo 2016 Liturgia della Passione 17.00 – S.Bernardo – S.Bartolomeo – S.Martino 18.00 – S.Maria della Stella Via Crucis cittadina Partenza alle 20.45 da quattro punti: S. Bernardo, S. Francesco, Maria Immacolata Ausiliatrice, Gesù Salvatore per convergere tutti, attraverso 7 stazioni, al piazzale del Castello. SABATO SANTO – 26 marzo 2016 Veglia Pasquale 21.00 – S.Maria della Stella, San Martino 22.00 – S.Francesco, S.Bernardo PASQUA DI RISURREZIONE domenica 27 marzo 2016 Sante Messe secondo l’orario festivo Lunedì Santo 21 marzo ore 9-11.00 S.Bernardo Stella ore 16-18.00 S.Bernardo Stella don Andrea don Paolo don Andrea don Paolo Martedì Santo 22 marzo ore 9-11.00 S.Bartolomeo S.Bernardo ore 16-18.00 S.Bernardo Stella don Angiolino don Andrea don Andrea don Paolo Mercoledì Santo 23 marzo ore 9-11.00 S.Bernardo Stella ore 16-18.00 S.Bernardo S.Francesco Stella don Paolo don Giovanni don Paolo don Angiolino don Giovanni Venerdì Santo 25 marzo ore 9-11.00 S.Bartolomeo S.Bernardo Gesù Salvatore San Martino Stella don Angiolino don Andrea don Paolo don Giovanni padre della Consolata Sabato Santo 26 marzo ore 9-11.00 S.Bartolomeo don Angiolino S.Bernardo don Andrea S.Francesco padre della Consolata Gesù Salvatore don Paolo S.Martino padre della Consolata Stella - don Giovanni e padre della Consolata S.Rocco don Fabio ore 15-16.00 M.I.A. don Giovanni S.Bartolomeo don Angiolino ore 16-18.00 S.Bartolomeo don Angiolino S.Bernardo don Andrea e don Mauro Gesù Salvatore don Fabio Stella - don Paolo, padre della Consolata e don Giovanni La redazione di “Rivoli, Parrocchie nella Città” augura a tutti una buona e serena Pasqua di Resurrezione Santa Maria della Stella Via Fratelli Piol, 44 tel. 011.9586479 - fax 011.9516291 [email protected] Orari: da lunedì a sabato ore 9-12 martedì e giovedì anche 15-17.30 Succursale: Gesù Salvatore - Via Cavour, 40 San Bartolomeo Apostolo Via Roma, 149 - tel. e fax 011.9580245 Orari: da lunedì a sabato 9.00-11,30; mercoledì anche 16.00-18.00 Succursale: S.Francesco - Via Adamello, 6 San Bernardo Abate Via Beltramo, 2 - tel. 011.9584950 Orari: da martedì a venerdì ore 10-11 San Martino Vescovo Via S.Martino, 3 - tel. e fax 011.9587910 Orari: martedì ore 9-11; mercoledì ore 16-18; giovedì 9.30-11; sabato 9-11. Succursali: San Rocco - P.za S. Rocco M.I.A. - P.za Cavallero Sacerdoti don Giovanni Isonni - cell. 339.6604141 e-mail: [email protected] don Angiolino Cobelli - cell. 338.6841684 e-mail: [email protected] don Mauro Petrarulo - cell. 328.546.69.34 e-mail: [email protected] don Paolo Ravarini - cell. 347.2390527 e-mail: [email protected] don Mario Scremin - cell. 338.3381665 don Andrea Zani - cell. 347.8437134 e-mail: [email protected] Diaconi Giovanni Bommaci - cell. 349.8180004 Lorenzo Cuccotti - tel. 011.9585914 Giuseppe Peca - cell. 327.0598222 Bruno Zanini- cell. 349.2304161 Religiosi e religiose Missionari della Consolata Via 1° Maggio 3 - tel. 011.9586791 e-mail: [email protected] padre Giordano Rigamonti cell. 333.3339205 [email protected] Padri Giuseppini del Murialdo Corso Francia, 15 - telefono: 011.9503666 [email protected] Figlie della Carità di S.Vincenzo De’Paoli Via Grandi, 5 - tel. 011.9561715 [email protected] Canonichesse Lateranensi di Santa Croce (regolari di Sant’Agostino) Via Querro, 52 - tel. 329.776.09.55 [email protected] Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth Casa Chiara Luce – Viale Beltramo, 2t Il Servizio per il lavoro a Rivoli opererà presso l’Oratorio della Stella, via Fratelli Piol 44, con il seguente orario: martedì 16-19 e sabato 10-13 Punto di contatto telefonico (negli orari di apertura dello sportello e via sms): 333.332.0073 Cresima per Giovani e Adulti: Celebrazione il 3 aprile 2016 alle ore 11 alla Stella BATTESIMI San Bernardo 26 marzo ore 22 – 27 marzo (Pasqua) ore 11 – 10 aprile ore 16 - 24 aprile ore 16 – 15 maggio ore 16 - 22 maggio ore 6 – 12 giugno ore 16 - 19 giugno ore 16 San Martino 26 marzo ore 21 – 27 marzo (Pasqua) ore 15 – 10 aprile ore 15 - 1 maggio ore 15 – 15 maggio ore 15 - 5, 15 e 26 giugno ore 15 - 11 settembre ore 15 Stella 26 marzo ore 21 – 27 marzo (Pasqua) ore 11 – 17 aprile ore 15,30 - 8 maggio ore 15,30 - 29 maggio ore 15,30 - 19 giugno ore 15,30 - 18 settembre ore 15,30 Itinerari di fede per coppie che intendono celebrare il Sacramento del Matrimonio Parrocchia S. Maria della Stella domenica - ore 21.00 3, 10, 17, 24 aprile - 30 aprile e 1 maggio (Ritiro) - 8, 15, 22, 29 maggio GERMOGLI 13 marzo - ritiro di quaresima | 14 aprile e 17 maggio - preghiera Inoltre ci saranno due ritiri a Pianezza, Villa Lascaris e l’11 giugno Giornata conclusiva a Forno di Coazze Festa Beato Antonio Neyrot PREPARAZIONE • Da lunedì 11 aprile a venerdì 15 aprile ore 18 S. Messa nella Cappella del Beato in via Querro • Sabato 16 aprile dalle ore 20,30 alle 22,45 Pellegrinaggio dalla Chiesa dei Tetti alla Stella, con sosta presso la Cappella del Beato e in P.za Bollani Tetti Neirotti e Rivoli, insieme, per pregare e conoscere meglio il nostro concittadino SANTE MESSE in onore del Beato Antonio Neyrot • Domenica 17 aprile ore 11 alla Stella • Lunedì 18 aprile ore 10 a San Martino con la presenza dei Cerioti Festa patronale Stella: 17-18 settembre ORARI APERTURA ORATORIO STELLA Da lunedì a giovedì ore 16 -19 Venerdì ore 15 - 19 Sabato e domenica ore 16 - 18 ORARIO SANTE MESSE NUMERI UTILI CHIESE LUN San Bartolomeo San Francesco San Bernardo APERTURA ESTIVA ORATORIO STELLA Dal 13 giugno all’1 luglio (Estate Ragazzi): h. 17.00-19.00 dal 4 luglio al 7 agosto: h. 16.00-19.00 dal 6 al 21 agosto: chiusura dal 22 agosto all’inizio della scuola: h. 16.00-19.00 dall’inizio della scuola in poi: orario normale MAR 09.00 18.00 FERIALI MER 15.30 18.00 San Martino VEN 09.00 08.30 18.00 09.00 San Rocco M.I.A. Santa Maria della Stella Gesù Salvatore Ospedale Monastero V.Querro GIO 09.00 08.00 09.00 18.00 18.00 18.00 18.00 09.00 06.30 06.30 06.30 06.30 06.30 FESTIVE SAB DOM 09.00 18.00 10.30 18.00 09.00 11.00 17.00 10.00 19.00 18.30 11.15 18.00 08.00 11.00 18.00 09.30 15.00 06.30 07.30 Visita il nostro sito www.parrocchierivoli.it