RIVOLI
Parrocchie nella Città
Pasqua
2016
Editoriale
RIVOLI
Parrocchie nella Città
Cette prière est proposée aux pèlerins à l’occasion
de “l’Année Saint Martin 2016”.
«Heureux les miséricordieux, ils obtiendront miséricorde.»
Saint Martin, témoin de Jésus-Christ,
apprends-nous à faire l’expérience de la rencontre du Père
au plus profond de notre coeur
dans le silence et l’accueil de la Parole de Dieu.
Aide-nous à reconnaître en toute personne le visage de Jésus
pour le servir et l’aimer dans un don gratuit.
Donne-nous de manifester la joie
de vivre dans la liberté de l’Esprit-Saint,
en sortant de nous-mêmes
pour aller jusqu’aux périphéries de notre temps.
Saint Martin, intercède pour nous : que nous soyons
d’authentiques disciples du Christ miséricordieux,
mort et ressuscité pour nous partager sa vie.
Et confie à notre Père des Cieux
toutes les intentions que nous portons.
Bernard-Nicolas AUBERTIN, o.cist, Archevêque de Tours, 134e successeur de saint Martin
“Beati i misericordiosi, otterranno misericordia.”
San Martino, testimone di Gesù Cristo,
insegnaci a fare l’esperienza dell’incontro del Padre,
nel più profondo del nostro cuore,
nel silenzio e nell’accoglienza della Parola di Dio.
Aiutaci a riconoscere in ogni persona il volto di Gesù
per servirlo e amarlo in un dono gratuito.
Donaci di manifestare la gioia
di vivere nella libertà dello Spirito Santo,
uscendo da noi stessi
per andare fino alle periferie del nostro tempo.
San Martino, intercedi per noi: affinché noi siamo
degli autentici discepoli del Cristo misericordioso,
morto e risorto per condividere con noi la sua vita.
E affida al nostro Padre celeste
tutte le intenzioni che noi portiamo.
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RIVOLI
Parrocchie nella Città
Carissimi,
mi piace iniziare queste “righe” in vista della Pasqua e nel cuore dell’anno santo della misericordia con questa preghiera composta dal vescovo di Tours per l’anno giubilare di san Martino… san
Martino è nato proprio 1700 anni fa, perché è bello pensare che coloro che ci hanno preceduto hanno
lasciato alla nostra città la stupenda testimonianza di questo santo.
San Martino è un grande testimone della misericordia perché
- ha scoperto in Gesù il volto della misericordia di Dio Padre
- e ha saputo vedere il vero volto di Cristo nel povero.
Credo siano queste le tracce che siamo chiamati a percorrere in questo anno della misericordia.
Gesù è il volto della misericordia del Padre.
Siamo chiamati a percorrere un vero itinerario di fede,
a vivere un incontro autentico con Gesù,
a lasciarci “sedurre” da Lui.
Nella misura in cui lo ascolteremo, lo conosceremo, lo incontreremo, saremo in comunione con Lui,
sperimenteremo la bellezza e il calore della misericordia del Padre,
che ci ama per primo,
che ci ama gratuitamente,
che ci ama nonostante tutto,
che ci ama con tenerezza,
che ci ama… da morire!
Il vero volto di Cristo noi lo vediamo nel povero.
È forse la più grande e rivoluzionaria provocazione del vangelo!
Nella parabola di Matteo 25 risuona fortissimo quell’ IO… io ho avuto fame… io ho avuto sete… io ero
straniero… io ero nudo… io ero malato… io ero carcerato!
Quell’ IO di Gesù di duemila anni fa continua a non lasciarci tranquilli, ci scomoda,
ci inquieta, ci interpella!
In questo anno siamo chiamati a superare il gioco delle tre scimmiette:
“Non vedo, non sento, non parlo!”.
Come san Martino siamo provocati…
- a metterci in cammino… verso le periferie,
- a vedere,
- ad aver compassione,
- a farci vicino… farci prossimo,
- a fasciare le ferite,
- a versare olio e vino,
- a caricarci dell’altro,
- a portare l’altro “all’albergo”,
- a prenderci cura.
Sono i verbi del buon samaritano, di san Martino, di santa Madre Teresa di Calcutta…
Sono i verbi che siamo chiamati a coniugare per vivere misericordia e incontrarci a tu per tu con il volto
di Gesù di Nazareth, il volto della misericordia del Padre!
Buon anno santo e Buona Pasqua!
don Giovanni
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Vita da catechista
Questa foto è stata fatta in occasione della 2ª festa
della catechista alla San Bernardo, una festa da me
particolarmente sentita. La caratteristica principale
della festa è che le catechiste NON devono fare niente,
l’intera organizzazione è a carico dei mariti, queste
signore fanno già moltissimo, una sera di relax è il
minimo si possa fare per ringraziarle. Una di quelle
presenti nella foto la conosco benissimo, faceva
questo importante servizio con passione, amore e
preparazione. Chi non vive direttamente il lavoro
della catechista pensa a delle signore che hanno del
tempo libero, non sanno come impiegarlo e decidono
di fare la catechista. Non è proprio così, si fanno dei
corsi, si fanno delle riunioni, si prepara l’incontro con
i ragazzini, ci si documenta, si rinuncia a del tempo
libero anche a livello famigliare, insomma il tempo
che si dedica all’incontro settimanale è la minima
parte dell’impegno che richiede l’essere catechista.
In cambio di cosa? Della consapevolezza di fare
qualcosa di utile per la comunità, dal piacere di vedere
ragazzini/e diventati adulti che quando ti incontrano
per strada ti salutano calorosamente, e lì capisci
che hai dato qualcosa, ma soprattutto torni a casa
sapendo che hai cercato di trasmettere la bellezza
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della fede. E chi vive con la catechista cosa riceve in
cambio? Per quanto mi riguarda è stato bellissimo
vedere la gioia e l’entusiasmo nel preparare cartoncini
fino all’una di notte, cercare documentazione per il
prossimo incontro, fare tabelle al pc (ricordo ancora
i nomi di certi bimbi ormai adulti) vedere la gioia di
qualche bambino che la saluta, i racconti del martedì
pomeriggio dopo l’incontro, e perché no, anche l’opera
di incoraggiamento che a volte dovevo fare quando le
cose non andavano benissimo, l’incontro era turbolento
o sorgeva la domanda se si era idonei al lavoro da
svolgere. Dalla foto si vede che fare la catechista
sembra un compito riservato alle cinquantenni o
più, speriamo che ci siano nuove signore disposte
ad abbracciare questa bellissima avventura. Franca
quando cominciò aveva poco più di quarant’anni, con
tutti i problemi che aveva… uno dei suoi ultimi pensieri
era quello di non riuscire a continuare il catechismo.
Pensate cosa si riceve da questo bellissimo servizio,
che per lei era diventata una passione a cui MAI
avrebbe rinunciato.
Massimo Tagliati
RIVOLI
Parrocchie nella Città
“1,2,3… stella!” - Attività
per bambini da 0 a 6 anni
Nei mesi di ottobre/novembre e febbraio/aprile nei locali dell’oratorio S.M. della Stella, ormai da alcuni anni,
si svolgono i laboratori rivolti a bambini e bambine in
età prescolare, che prevedono (almeno fino ai 4 anni)
la presenza di un adulto nel vivere l’esperienza insieme ai piccoli. I bambini di 5 e 6 anni, se previsto, possono invece partecipare autonomamente.
Le proposte degli ultimi cicli sono state: “giocomotricità” (fascia 2/3 e 4/5 anni), “alla scoperta di un mondo giocoso” (fascia 9 mesi/3 anni), “orto da balcone”
(fascia 3/6 anni), “favole, burattini e balli” (fascia 3/5
anni).
Gli incontri hanno visto una buona partecipazione e un
riscontro positivo sia da parte dei bimbi che dei loro
accompagnatori.
Per il prossimo anno si vorrebbero proporre in maniera continuativa da ottobre a maggio per favorire la
programmazione interna alle famiglie; l’impegno degli
organizzatori è anche di abbassare ulteriormente i costi di partecipazione per allargare la base di utenza.
Rispetto alla fascia d’età da 1 a 3 anni, lo scopo prioritario degli incontri è di coinvolgere i bimbi che non frequentano i nidi, dare degli stimoli e delle opportunità di
socializzazione e sviluppo, favorire un buon rapporto
con il genitore o il nonno accompagnatore puntando su
una dimensione affettiva, lavorare in rete con le altre
realtà del territorio.
E proprio in quest’ottica le Parrocchie hanno sviluppato un accordo con il Centro per le Famiglie del CISA
per proporre anche delle attività al mattino con cadenza bisettimanale: per fare comunità attraverso giochi,
canzoncine e filastrocche, travestimenti, brevi attività
creative e motorie, tutte vissute in relazione con l’adulto e con modalità esperienziale.
Elena Cavargna
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Continuano fino a maggio
le attività per le mamme
Anche la terza fase di “Semplicemente… mamma!”, come
le precedenti, sta riscontrando grande partecipazione e
interesse tra le mamme in attesa e con bimbi fino ai 30
mesi di Rivoli e dintorni.
Una delle principali finalità del progetto - coordinato
da un gruppo di donne, perlopiù madri e professioniste
- è offrire uno spazio di partecipazione e confronto in
un contesto non sanitario, dove promuovere sostegno,
mutuo aiuto e formazione. Questo per permettere
alle mamme di conoscersi e “fare insieme”, tra loro e
con i loro bimbi, ma anche per prevenire il disagio, la
depressione e lo scoraggiamento che possono derivare
dall’isolamento.
Il “cerchio delle mamme” è un gruppo ad accesso
libero di donne in gravidanza e con figli fino ai 30 mesi,
un’occasione in cui incontrarsi, approfondire tematiche
della maternità e della prima infanzia, condividere la
propria visione e ricercare il confronto alla pari con
le altre mamme in un atteggiamento di amicizia e di
mutuo aiuto. Le partecipanti si ritrovano tutti i giovedì
mattina all’oratorio S.M. della Stella portando con loro
i propri bambini.
Gli “incontri con gli esperti” si rivolgono alle mamme
che lavorano, ai papà e ad altre figure di supporto.
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Si tratta di un ricco calendario di appuntamenti con
professionisti ed operatori del settore che toccano
temi di attualità relativi alla salute, al benessere, alle
tappe di crescita, all’educazione dei bambini, ma anche
alla vita famigliare e relazionale. È anche previsto il
babysitting per i bambini più autonomi.
Infine l’accompagnamento alla nascita è un gruppo
specifico per le gestanti, a pagamento, condotto dalla
dott.ssa Sara De Maria, psicologa, educatrice perinatale
ed operatrice di training autogeno, che prevede attività
di movimento e rilassamento.
Il calendario completo delle attività è disponibile sul
sito delle Parrocchie.
Per informazioni e iscrizioni ci potete contattare alla
mail [email protected]
Elena Cavargna
RIVOLI
Un percorso rivolto alle
mamme in attesa
e con bimbi da 0 a 2 anni
di Rivoli e dintorni.
Parrocchie nella Città
con il patrocinio della
PROGRAMMA FEBBRAIO - MAGGIO 2016
CERCHIO DELLE MAMME
Un gruppo ad accesso libero di donne in gravidanza e con figli fino ai 30 mesi, un’occasione in cui incontrarsi,
conoscersi, approfondire tematiche della maternità e della prima infanzia, fare insieme, condividere la
propria visione e ricercare il confronto alla pari con le altre mamme in un atteggiamento di amicizia e di
mutuo aiuto. Le partecipanti potranno portare con loro i propri bambini, che saranno accolti in uno spazio
attrezzato per giocare ed esprimersi.
Tutti i giovedì mattina dal 4 febbraio al 19 maggio (escluso 24 marzo e date in cui sono
previsti gli incontri con gli esperti) presso l’oratorio S.M. della Stella, dalle 10 alle 12.
Ogni cerchio inizierà con un momento di accoglienza e condivisione e successivamente verrà trattato un
tema o proposta un’attività di gruppo: per conoscere il programma dettagliato consulta il nostro pieghevole.
Partecipazione gratuita, richiesta iscrizione!
ACCOMPAGNAMENTO ALLA NASCITA
Attività di movimento e rilassamento in gruppo. I principali obiettivi sono:
- imparare nuove posture e nuovi movimenti per assecondare i cambiamenti che il corpo propone;
- praticare e imparare il rilassamento come strumento elettivo per recuperare energie e mettersi in
ascolto del proprio corpo e delle nuove potenzialità in atto.
Un gruppo di lavoro intenso che porterà nuova conoscenza e nuova consapevolezza.
Condotto da Sara De Maria, psicologa, psicoterapeuta, educatrice perinatale, operatrice di training
autogeno.
Di martedì mattina, presso l’oratorio S.M. della Stella, dalle 10 alle 11.30, a partire dal 16
febbraio per 6 incontri.
Iscrizione obbligatoria, numero minimo 4 mamme.
Costo del pacchetto: 60 euro.
INCONTRI CON GLI ESPERTI
Un ricco calendario di appuntamenti con professionisti ed operatori del
settore che toccano temi di attualità relativi alla salute, al benessere, alle
tappe di crescita, all’educazione dei bambini, ma anche alla vita famigliare
e relazionale.
Richiesta iscrizione e quota di 5 euro ad incontro (a persona e a coppia)
per copertura spese. Previsto babysitting per i bambini più autonomi.
Di sabato mattina, presso il Centro Famiglie del CISA,
via Capra 27, dalle 10.30 alle 12.
20/02 - MARCELLA ACCARDI (pedagogista): regole e limiti;
19/03 - MARCO CHIANTORE (psicologo): il ruolo del padre;
16/04 - SILVIA BERGONZI (educatrice): il nido in famiglia;
14/05 - CLAUDIA VIGNETI (psicologa): come salvare la coppia.
Di giovedì mattina, presso l’oratorio S.M. della Stella,
dalle 10 alle 12.
25/02 - VALENTINA SEMERARO (logopedista): sviluppo del linguaggio;
31/03 - SILVIA ACCOLTI (fisioterapista): cura del perineo;
28/04 - FRANCESCA GHIGNONE (psicologa): le famiglie d’origine;
26/05 - LETIZIA LOMBARDI (fisioterapista e osteopata): osteopatia craniale.
La nostra sede è a Rivoli presso l’Oratorio S.M. della
Stella, in via F.lli Piol 44 (ingresso accanto alla chiesa).
Per informazioni e iscrizioni scrivi a:
[email protected].
Siamo anche su Facebook, vieni a trovarci!
Puoi consultare e scaricare i nostri materiali dal sito:
www.parrocchierivoli.it.
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Opere di misericordia
La misericodia in parole e… opere
Sì, la misericordia di Gesù, quella da lui praticata e
predicata, è esagerata e ci scandalizza! Siamo più disponibili agli atti di culto, alla liturgia che alla misericordia. Ha scritto Albert Camus nel suo La caduta:
«Nella storia dell’umanità c’è stato un momento in cui
si è parlato di perdono e di misericordia, ma è durato
poco tempo, più o meno due o tre anni, e la storia è
finita male».
Ma è venuto il tempo in cui il termine misericordia è
tornato attuale! Papa Francesco l’ha riproposto al centro dell’interesse.
L’anno della misericordia
Nella lettera di apertura dell’anno santo Papa Francesco ha spiegato il motivo di questa scelta: «Abbiamo
sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia: è fonte di gioia, di serenità e di pace, di salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della
SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con
il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona
quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra
nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di
essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato».
Ma il tema non è nuovo.
Papa Francesco prosegue una strada iniziata ai giorni
nostri con Giovanni XXIII.
Nel discorso di apertura del Concilio (ottobre 1962),
Giovanni XXIII indica la nuova modalità del rapporto
Chiesa-mondo: non più contrapposizioni e condanne,
ma la “medicina della misericordia”.
Paolo VI, impegnato nella continuazione del Concilio,
segue la stessa linea: la misericordia è il nuovo atteggiamento della Chiesa nei confronti di tutti, vicini e lon8
tani.
Giovanni Paolo I, nel suo breve pontificato, ricorda, in
modo apparentemente rivoluzionario, il volto “materno” di Dio, cioè la sua indole misericordiosa.
Giovanni Paolo II dedica al tema una delle prime encicliche “Dives in misericodia”: rappresenta il suo modo
di pensare la chiesa e così vuole riproporla alla coscienza dei credenti.
Benedetto XVI ha dato grande spazio alla misericordia:
è la misericordia la ragione d’essere della Chiesa, per
continuare l’opera di Gesù di “incarnare l’amore misericordioso del Padre” in modo che “gli uomini abbiano
la vita e l’abbiano in abbondanza”.
Un impegno che viene da lontano
La misericordia, in realtà, ha radici bibliche. Compare
per la prima volta nel libro dell’Esodo: nella rivelazione a Mosè Dio mostra la sua compassione di fronte alla
miseria del suo popolo e promette la sua “grazia e misericordia”, in modo assolutamente gratuito, al di là di
colpe e meriti.
È la prima e fondamentale esperienza “religiosa” e
quindi segna la storia del popolo di Israele: questo atteggiamento attraversa tutto l’AT, dalla Genesi in poi.
La sua attenzione e compassione per l’essere umano che ha creato, nonostante le cadute e la malvagità,
diventa comprensione di deviazione e tradimenti: è la
misericordia che spinge Dio a riallacciare l’alleanza, a
puntare sulla vita e sulla speranza.
Anche i libri sapienziali sono pieni di questi richiami
alla misericordia di Dio, specialmente nei confronti dei
poveri, degli ultimi, delle vedove e degli orfani, dei bisognosi in genere.
Il brano evangelico del giudizio da cui prendono spunto
le tradizionali opere di misericordia non rappresenta
quindi una novità per l’ebraismo, ma semplicemente
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l’applicazione dell’atteggiamento richiesto all’uomo
per la sua salvezza, per realizzare cioè la sua umanità:
diventare nel tempo l’incarnazione dell’amore di Dio
nei bisogni quotidiani del mondo.
Una tradizione diffusa
Le opere di misericordia corporali sono quindi radicate
nel brano di Matteo 25 sul Giudizio finale: sono la schematizzazione dei bisogni materiali cui l’essere umano
deve rispondere per seguire l’imperativo dell’amore al
prossimo, specchio e criterio dell’amore a Dio.
Nel II secolo, Il pastore di Erma fa un elenco di azioni buone da compiere: precisando che non sono solo
“cose da fare”, ma soprattutto disposizioni d’animo,
modalità di vivere le relazioni con il prossimo:
Assistere le vedove, visitare gli orfani e i bisognosi, liberare dalle necessità i servi di Dio, praticare l’ospitalità,
non ostacolare nessuno, essere tranquillo, divenire il più
umile di tutti gli uomini, rispettare gli anziani, praticare la
giustizia, osservare la fratellanza, tollerare la tracotanza, essere longanime, non avere rancore, consolare chi è
afflitto, non respingere coloro che sono scandalizzati ma
convertirli e renderli gioiosi, ammonire i peccatori, non
opprimere i debitori e i bisognosi.
Poi Cipriano di Cartagine (III sec.) e Lattanzio ci fanno
conoscere una lista di atteggiamenti simili a quelli tradizionali, ripresi anche dalla Regola di san Benedetto:
tenendo conto che fondamento delle opere di carità è il
volto di Dio misericordioso e il bisogno dell’uomo.
Misericordia anche in senso spirituale…
È Origene probabilmente l’iniziatore delle “opere di
misericordia spirituali”, o almeno l’ispiratore. Quando alla lettura classica del testo di Matteo si affianca
l’interpretazione allegorica, le “opere” hanno una loro
valenza “materiale”, ma anche una “spirituale”: “chi
compie un’opera buona in un senso o nell’altro, e nutre anime con alimenti spirituali, o farà qualsiasi altra
specie di opera buona per amore di Dio, è al Cristo affamato e assetato che dà da mangiare e bere”.
Le opere di misericordia spirituali sono già presenti
nel testo di un anonimo autore ariano intorno al 420
dove si parla esplicitamente di
“…poveri spiritualmente, senza il cibo della giustizia,
senza la bevanda della conoscenza di Dio, senza l’abito
di Cristo... malati nell’animo, ciechi nella mente, sordi a
motivo della disobbedienza, altri affetti da tutti gli altri
vizi spirituali...” con l’invito esplicito all’impegno verso
questi bisogni “non materiali”.
Sant’Agostino sembra considerare le due dimensioni
(materiale e spirituale) come profondamente connesse con il mandato di Gesù. E sulla sua linea Cesario di
Arles, Gregorio Magno fino a Rabano Mauro (IX secolo)
elencano accanto all’elemosina ai poveri altre numerose forme di carità, che rientrano nella pratica derivata dal brano del Giudizio finale.
Nel XII secolo, comunque con San Tommaso, viene definita una lista delle opere simile a quella tradizionale:
alle “sette corporali” (sei di Matteo 25 più la sepoltura
dei morti attestata nel libro di Tobia) si affiancano le
Parrocchie nella Città
“sette spirituali”. Chiaramente la lista riprende la simbologia dei numeri tanto cara ai medioevali.
La misericodia... in opere e spirito
La tradizione delle opere di misericordia è decisamente radicata nella storia della Chiesa: più conosciute
quelle “materiali”, meno note sono quelle “spirituali”.
Ecco il senso di queste righe dedicate alla opere “spirituali”, per aiutare la riflessione su una pratica che
evidenzia, pur nella sua formulazione primitiva, una
preoccupazione spirituale e psicologica dell’essere umano che precorre i tempi e considera l’essere
umano anche nei suoi aspetti meno materiali e quindi
meno evidenti.
1. Consigliare i dubbiosi
L’impegno è di consigliare, non manipolare: il consiglio quindi non esime dalla responsabilità di scelta del
singolo.
Ma sappiamo che dubitare è anche salutare nell’essere umano: la stessa fede può essere arricchita dal
dubbio che fa crescere.
Consigliare significa entrare in sintonia con l’altro:
sentire la sofferenza, non giudicarla, non dipenderne,
mantenere la libertà.
Ecco perché è necessaria l’umiltà, accanto alla misericordia e pazienza: il consiglio del sapiente è “come una
sorgente di vita”.
2. Istruire gli ignoranti
La vita di ciascuno necessita di insegnamenti: la storia della scuola e dell’educazione, anche della famiglia
trova qui un motivo profondo. Gesù stesso viene riconosciuto come Maestro: trasmette e testimonia, la sua
persona è insegnamento. E sul suo esempio tutta la
trasmissione della fede: ha bisogno di conoscenza, approfondimento, perché il credente possa dare ragione
della speranza che lo abita e farsi testimone credibile
del vangelo.
In ambito ecclesiale la conoscenza è anche spirituale,
comunitaria, bisognosa di una adeguata trasmissione,
per non perdere la sua valenza.
Ma riguarda pure l’ambito sociale: la conoscenza è elemento primario per ogni crescita umana, soprattutto
per acquisire la consapevolezza della dignità umana.
Don Milani insegna.
3. Ammonire i peccatori
La correzione fraterna esige impegno anche da parte
di chi la esercita: si tratta di imparare a convivere con
il male, anche con il proprio, nella convinzione che può
aiutare a superare il rancore e, finalizzata al bene del
fratello, riporta pace e serenità.
Non è facile accettarla: ci si rifiuta di aprire il cuore
nella presunzione di farcela da soli, senza l’umiltà necessaria per accettare una mano tesa.
Ma Gesù dà l’esempio di questo atteggiamento: denuncia con coraggio e libertà ipocrisie, violenze e soprusi,
in modi diversi, fedele alla missione ricevuta dal Padre
di trasmettere il suo amore e indirizzare alla vita più
piena.
La correzione fraterna deve unire misericordia e veri9
tà, amore per il fratello e per il vangelo, autorevolezza
e dolcezza: solo così si supera l’individualismo e l’indifferenza che mi protegge dalla difficoltà dell’incontro
con l’altro.
“Solo quando si entra nell’empatia con il fratello e si ritiene davanti a Dio che il peccato non sia “suo” o “mio”,
ma un venir meno alla propria umanità e un indebolire la
comunità in cui si vive, si può entrare nel coraggio e nella
libertà di chi osa fare o ricevere la correzione.”
4. Consolare gli afflitti
La pratica della consolazione non è estranea all’essere
umano che la chiede e la dispensa nelle diverse situazioni della vita: dolore, solitudine, morte, abbandono…
soprattutto la consolazione si attua con l’ascolto, con
la vicinanza compassionevole, facendosi prossimo più
con la presenza che con le parole.
Consolare è una fatica che parte da sé, coinvolge il nostro essere fino nell’intimità per far sentire all’altro la
nostra prossimità.
Nel libro dell’Apocalisse la consolazione di Dio si realizza nell’atto di asciugare le lacrime e può diventare
anche il nostro modo di consolare: un gesto semplice,
essenziale che esprime vicinanza e disponibilità alla
solidarietà.
5. Perdonare le offese
Il perdono non mira a scusare, non è dimenticanza, ma
aiuta a superare ciò che resta “male”. È un cammino
lungo e faticoso, richiede una conversione che ha bisogno di tempo e di momenti precisi per giungere a trovare un senso al male ricevuto nella convinzione che
non deve essere l’ultima parola sulla nostra vita.
In realtà noi non siamo responsabili del male in genere
e di quello che subiamo, ma siamo responsabili di ciò
che facciamo del male subìto: il perdono può liberare
l’offeso dal ricordo indurito e ostinato, dal risentimento e dalla vendetta.
La parabola del “figliol prodigo” fa risaltare lo stile del
perdono nell’amore del Padre: è amore fedele, che pazienta, attende, va incontro e fa festa per il ritorno, in
questo modo portando al pentimento.
In fondo il perdono può essere compreso solo alla luce
dello scandalo e del paradosso della croce!
6. Sopportare pazientemente le persone moleste
La pazienza è la modalità della misericordia di Dio
nei confronti dell’uomo che raggiunge il suo culmine
nell’incarnazione, cioè nell’assumere in pieno la precarietà e la debolezza dell’essere umano.
La pazienza ci aiuta a convivere con la precarietà:
mentre fatichiamo ad accettare le “diversità” degli altri, esercitiamo la pazienza anche nei nostri confronti.
Ed è la sopportazione vicendevole che ci aiuta a conservare l’unità, a costruire e mantenere la comunità.
Se da un lato la pazienza è considerata una virtù, nella
tradizione cristiana la più grande, dobbiamo riconoscere che può trasformarsi in rassegnazione, quindi
impedire la giusta reazione al male e all’ingiustizia,
l’accettazione dell’abuso e della violenza in nome di
una perversione della pazienza.
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7. Pregare Dio per i vivi e per i morti
Pregare è azione impegnativa perché ci riporta alla relazione con Dio e alla responsabilità nei confronti dei
fratelli: nella preghiera portiamo tutta la nostra vita di
fronte a Dio, e insieme tutte le relazioni che l’hanno
formata.
Pregando costruiamo un ponte tra la realtà in cui viviamo e Dio: come Gesù sulla croce, le braccia aperte,
tese tra la terra e il cielo, a chiedere perdono per i suoi
crocifissori. In precedenza anche Mosè impersona l’intercessione dell’uomo che media le esigenze di Dio con
la stoltezza del suo popolo.
Preghiera significa porsi nell’ottica di Dio, tra la giustizia e la misericordia, nella tensione che è propria
di Dio.
La preghiera è abitare la propria interiorità, ma anche
uscire dalla propria solitudine per porre la nostra preghiera a favore di tutti, di fronte all’onnipotenza di Dio.
Che si allarga fino ai nemici: come amarli altrimenti,
senza pregare anche per loro?
Ecco perché la preghiera si dilata anche oltre la vita:
fondata sulla resurrezione, supera i confini della vita:
le relazioni vissute in questa vita non sono spezzate
dalla morte, ma continuano… oltre la morte.
È la preghiera che rafforza le relazioni, contro l’inferno
della solitudine e dell’isolamento, è la preghiera che
realizza l’amore misericordioso di Dio, che ci ha impegnato a riservare agli altri lo stesso amore che vorremmo per noi.
Silvano Giordani
Opere di misericordia corporali
1. Dare da mangiare agli affamati
2. Dare da bere agli assetati
3. Vestire gli ignudi
4. Alloggiare i pellegrini
5. Visitare gli infermi
6. Visitare i carcerati
7. Seppellire i morti
Opere di misericordia spirituali
1. Consigliare i dubbiosi
2. Insegnare agli ignoranti
3. Ammonire i peccatori
4. Consolare gli afflitti
5. Perdonare le offese
6. Sopportare pazientemente le persone moleste
7. Pregare Dio per i vivi e per i morti
RIVOLI
Parrocchie nella Città
Monastero di Santa Croce
Via Querro 52 - Rivoli
PORTA SANTA
aperta ogni domenica
dalle ore 7.00 alle ore 19.00
INDULGENZA
È uno speciale dono di grazia, che libera dall’impronta
negativa che il peccato ha lasciato nel cuore, pur se
perdonato.
Le condizioni per ricevere questo dono sono:
Attraversare
la porta della misericordia in un sincero atteggiamento
di distacco da ogni peccato.
Ricevere
il dono dell’assoluzione sacramentale e della comunione
eucaristica, nello stesso giorno oppure entro alcuni
giorni. (Confessione in parrocchia)
Fare
la professione di fede della chiesa recitando il Credo.
Pregare
per il santo Padre e le sue intenzioni, (ad esempio con
un Padre nostro e un’Ave Maria).
Praticare
con sincerità di cuore un’opera di misericordia corporale
e spirituale.
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Dar da mangiare agli affamati,
dar da bere agli assetati
Dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi...
così recitavamo una volta con un linguaggio ora desueto.
Oggi la società laica parla di solidarietà e di welfare,
ma noi cristiani usiamo le espressioni: condivisione,
carità - amore che, ricevuto gratuitamente da Dio, gratuitamente restituiamo; parliamo anche di misericordia che si manifesta concretamente, attraverso la distribuzione di beni primari.
Ci sono persone generose che agiscono autonomamente, ma - diceva San Vincenzo - per essere efficace
la carità deve essere organizzata bene.
Le quattro Parrocchie del centro cittadino possono
contare su tre Gruppi Vincenziani e sul Centro di Ascolto cittadino.
Prestano il loro servizio 45 volontari per la gestione
degli alimenti e 22 per il guardaroba, coadiuvati da una
decina di collaboratori.
Le persone assistite al 31/12/2015 per gli alimenti
sono state 626 e per gli indumenti 450.
A Cascine Vica e a Tetti Neirotti operano tre Caritas
Parrocchiali e un Gruppo Vincenziano.
I volontari sono 25 e le persone seguite 354.
LE INIZIATIVE
Le iniziative prevedono due momenti:
• raccolta e sistemazione dei beni
• distribuzione
Raccolta:
le fonti sono Banco Alimentare, Banco Sanitario, supermercati Auchan e Coop, negozi al dettaglio, ceste
della solidarietà (raccolta mensile in chiesa) donazioni
di privati, lotterie, pranzi, mercatini vari gestiti dai volontari.
Distribuzione:
la distribuzione degli alimenti è organizzata in giorni
e orari precisi mediamente ogni 15 giorni, previa registrazione nella scheda personale di ogni nucleo.
Anche la gestione degli indumenti è ordinata meticolosamente al Centro di Ascolto e in modo informale al
G.V.V. San Bernardo.
Suppellettili e mobilio: si raccolgono le segnalazioni;
si mettono in contatto domanda e offerta; si aiuta nel
trasporto. Questo servizio è importante per chi arriva
a Rivoli senza nulla.
12
Mense: le nuove povertà: perdita del lavoro, disgregazione famigliare, perdita della casa portano un deterioramento della dignità della persona.
Per i senza dimora la distribuzione di alimenti è inadeguata perché un non senso. Per rispondere al bisogno
di un pasto pronto il CDA, dal 2006, con una convenzione con il Comune realizza una mensa dal lunedì al venerdì con esclusione di feste e vacanze perché legata
al calendario scolastico. È frequentata da una quindicina di persone con picchi fino a trenta. I dieci volontari
coadiuvati da una dipendente, si alternano nel servizio.
Per coprire i vuoti, l’Associazione Masci, alla Stella, da
due anni, serve pasti caldi prodotti ad un prezzo contenuto dalla cucina del Salotto e Fiorito; i costi sono
coperti dalla generosità della comunità.
Altro:
servizio docce gestito dal C.D.A. con cambio biancheria, prestito sull’onore a tasso zero con capitale C.I.S.A.
gestito dal G.V.V. San Bernardo, trasporto di disabili
gestito dal G.V.V. San Bernardo (convenzione C.I.S.A.)
Questa presentazione sarebbe incompleta se non si
ricordasse l’azione di accompagnamento, di riscoperta della dignità, di incoraggiamento a cercare sempre
nuove strade, che ogni volontario cerca di trasmettere.
Le iniziative sono proposte di speranza e le comunità
che rispondono sono avviate verso il perfezionamento
della carità e della misericordia.
Iniziative e servizi, sicuramente utili socialmente, non
potrebbero essere considerati frutti di misericordia se
non fossero preceduti e accompagnati da quei sentimenti di compassione, di pietà, di giustizia, di fraternità
che le opere di misericordia spirituale ci suggeriscono.
Esse portano ad accompagnare la persona in difficoltà
con l’ascolto, l’informazione, l’aiuto scolastico; con la
guida e il sostegno a chi non sa come comportarsi; con
indicazioni e suggerimenti per ritrovare la via; con la
partecipazione alla gioia e al dolore di tutti; con il perdono e la preghiera per chi non sa risollevarsi.
È una formulazione in chiave più corretta e ampia della
carità, ma la sostanza rimane: ce lo confermano San
Vincenzo quando raccomanda umiltà e dolcezza nel
servizio perché solo così verrà perdonata l’umiliazione del ricevere e Santa Rosalie Randu quando afferma
che il povero è molto più sensibile ai modi di fare che
agli aiuti che riceve.
Maria Antonia Dall’Anese
RIVOLI
Parrocchie nella Città
VESTIRE GLI IGNUDI
Ancor prima di iniziare a descrivere chi e come a Rivoli
“veste gli ignudi”, mi sembra corretto analizzare le
parole.
Già, vestire gli “ignudi”, ma io non ne vedo in giro, se
non le modelle e i modelli abbronzati e palestrati delle
riviste di moda. Oppure si tratta dei ragazzi e delle
ragazze con i jeans tagliati e sbrindellati? Ma loro li
comprano proprio così, perché fa figo.
E poi: misericordia*? Se io fornisco a qualcuno che
ne ha necessità qualche capo di vestiario, penso di
doverlo fare non per pietà, ma per senso di giustizia:
perché io posso avere tante cose nel mio armadio e
altri nemmeno l’indispensabile? Ma io me le sono
guadagnate!, viene da dire, però, nella maggior parte
dei casi, tutti, se ne avessero la possibilità, sarebbero
ben felici di potersele guadagnare, senza vivere
l’umiliazione di chiederle.
E ancora, “corporale”. Certo, fornendo vestiario si
contribuisce a coprire il corpo, ma se non ci metto
anche comprensione sincera e rispetto, coinvolgendo
quindi anche lo spirito mio e dell’altro, faccio solo della
carità pietistica.
- Da circa due anni poi a San Bartolomeo opera
l’Associazione “Cuci e ricuci”, in cui collaborano con
ago, filo, macchine da cucire, ferri, uncinetti e tanta
inventiva molte volontarie.
- Adesso tra i migranti ospitati a MIA c’è anche un
sarto, disponibile a fare capi di vestiario per chi li
richieda: fatevi mostrare le magliette fatte con lenzuola
riciclate…
- E infine ci sono tanti donatori silenziosi, che
intervengono direttamente con capi per adulti e
bambini, quando si rendono conto di particolari
esigenze dei propri vicini, conoscenti, compagni di
scuola dei propri figli.
* la “misericordia” era il colpo di spada o di arma da
fuoco dato a un ferito grave per porre fine alle sue
sofferenze.
Paola Cornaglia
Ma veniamo all’opera, anzi alle opere, perché a Rivoli
sono veramente tanti quelli che si occupano di fornire
vestiario a coloro che ne hanno necessità, che sono
ben più numerosi di quello che si sa o si pensa.
- Da anni in ognuna delle sei parrocchie (quattro di
Rivoli centro e due di Cascine Vica) attraverso la San
Vincenzo o la Caritas un gran numero di volontari
si adopera per procurare abiti e scarpe a chi ne ha
bisogno.
- Anche le altre Chiese cristiane non cattoliche danno
assistenza in ogni modo, compreso il vestiario, a chi ne
ha necessità.
- Il Centro di Ascolto, anche questo da anni, col suo
magazzino rifornito dalle donazioni di molte persone,
distribuisce ogni genere di vestiario tutti i lunedì e i
mercoledì pomeriggio, e, nel giorno di doccia, fornisce
a ognuno il cambio completo.
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Mantello di San Martino
Alloggiare i pellegrini
Questa opera di carità sembra avere un significato
antico quando, davvero, sulle strade si ritrovavano i
pellegrini diretti a Santiago di Compostela, a Roma o a
Gerusalemme. Oggi può apparire superato. I pellegrini
che ripercorrono le strade della Fede trovano, oggi,
strutture attrezzate, luoghi di accoglienza.
I pellegrini hanno cambiato volto. Sono le persone
che hanno perduto lavoro e casa, le famiglie vittime
degli sfratti, i migranti che hanno percorso loro, anche
fisicamente, le strade della disperazione e della paura.
L’esperienza del Mantello, oggi ampliata con l’ospitalità
di famiglie e di profughi, ha fatto scoprire le molte
facce dell’accoglienza e ha reso vero e reale l’invito
“alloggiare i pellegrini”.
È pellegrino l’ospite che bussa alla sera alla porta
del dormitorio, la famiglia che cerca un luogo dove
ritrovare una tranquillità e da dove ripartire, è
pellegrino il migrante che cerca nuova speranza in una
terra sconosciuta.
Ma accogliere non è un gesto neutro. Non è solo l’atto
di aprire una casa, dare una disponibilità di tempo e di
spazio. Accogliere implica altri tre verbi: coinvolgere,
testimoniare e crescere.
Coinvolgere perché solo la consapevolezza che
insieme si può dare una risposta, anche se parziale,
ai problemi è una sfida all’individualismo dominante.
Testimoniare perché un impegno concreto è contagioso
e può dare un senso nuovo ad una comunità sia essa
ecclesiale o sociale. Porta a vedere la realtà con occhi
nuovi, a non nascondersi nell’indifferenza o nella
diffidenza. Porta ad impegnarsi a fare di più.
Crescere perché accogliere vuol dire interrogarsi,
chiedersi il perché delle cose e aprire la nostra
visione a prospettive più ampie. Porta a scoprire che il
“diverso” è la stessa nostra faccia ma meno fortunata.
Alessandro Molinario
Casa Sagum
Accoglienza è il sentimento che ci ha ispirato fin
da quando abbiamo deciso di dar vita al Mantello,
il dormitorio ubicato in piazza San Martino.
Dall’accoglienza notturna iniziale per i senzatetto
abbiamo rivolto poi l’attenzione alla problematica
purtroppo fortemente in aumento delle famiglie che
a causa della crisi economica perdono il lavoro e di
conseguenza la casa. Attualmente ospitiamo anche
quattro nuclei familiari.
Il “mondo del Mantello” si è poi allargato a collaborare
dall’ottobre scorso nell’ospitare i profughi a MIA.
Dal 23 dicembre scorso, proprio alla vigilia di Natale,
si è dato il via ad una nuova accoglienza: CASA
SAGUM. La collaborazione tra la parrocchia di San
Martino, il Mantello e il CISA (Consorzio Servizi SocioAssistenziali) ha permesso di ristrutturare e allestire
a Cascine Vica, in via Tevere, un alloggio destinato a
mamme sole con bambini. La struttura può ospitare
quattro piccoli nuclei in una formula di semi autonomia
(stanza privata, uso di cucina e soggiorno in comune).
Attualmente sono ospitate una mamma con la sua
bimba, una mamma con due bimbi piccoli, una donna
sola.
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Dal Mantello di San Martino, SAGUM DIVIDO BONUM
MULTIPLICO, a Casa SAGUM: la meraviglia di come,
a vari livelli, dai volontari di ogni età e professione,
ai professionisti ed alle aziende che offrono il loro
contributo, ai bambini del catechismo che vengono a
trovarci e poi ci portano il cibo per gli ospiti, tutti si
voglia essere SAGUM= il mantello che copre, che
ripara, che dà casa.
Mariangela Zamariola
RIVOLI
Parrocchie nella Città
Ospitare i forestieri
Dal 26 ottobre 2015 l’alloggio situato sopra la chiesa
di MIA di piazza Cavallero ospita un gruppo di ragazzi
richiedenti asilo, provenienti per la maggior parte dal
più piccolo paese dell’Africa: il Gambia. Arrivati in Italia
a settembre con i barconi dalla Libia, dopo un viaggio
lunghissimo attraverso deserti e mari sconosciuti,
sono arrivati a Rivoli grazie al progetto di ospitalità
della Diocesi di Torino, insieme alla Cooperativa
Terremondo e alle parrocchie della città di Rivoli.
I ragazzi, tutti giovanissimi e provenienti da esperienze
molto diverse, vivono insieme formando una piccola
comunità, cucinano, fanno il bucato e le pulizie a turno,
aiutati da un gruppo di volontari che si avvicendano e
collaborano con l’educatore che li segue.
Tutto è diverso, qui in Italia, rispetto alla vita in Gambia:
i colori (sono arrivati in autunno da una terra, dove
è sempre estate), i sapori dei cibi (pasta col sugo,
cavoli e broccoli, cachi e kiwi: tutte novità mai viste),
le temperature e il clima (nessuno di loro aveva mai
visto la nebbia o la neve e nemmeno i termosifoni nelle
case), la cultura e le relazioni tra le persone (sono di
religione mussulmana, cresciuti in un paese che a
dicembre ha adottato la Sharia come legge di stato),
la lingua (parlano inglese e uno dei dialetti del Gambia,
alcuni solo quest’ultimo).
In attesa di sapere se potranno ottenere il permesso
di soggiorno per avere un’altra occasione e sperare
in una vita migliore, studiano l’italiano seguendo ben
tre corsi e facendo i compiti con grande impegno,
partecipano a molte attività proposte dai volontari e
alla vita della comunità: gite, animazione e aiuto bar in
oratorio, feste e pranzi comunitari, attività degli scout,
piccoli lavoretti in casa.
Accogliere ha voluto dire preparare una casa con
tutto ciò che serve per dormire, lavarsi, cucinare, con
ambienti privati e comuni dove stare insieme, giocare
a dama o a carte, guardare la TV. Ha voluto soprattutto
dire incontrarsi e conoscersi reciprocamente, nel
rispetto delle diversità culturali e religiose: un grande
arricchimento per tutti. Accogliere vuol dire ora
accompagnare questi ragazzi verso una progressiva
integrazione e autonomia e sostenerli nel difficile
cammino che li attende qui in Italia: pochi di loro
otterranno il permesso di soggiorno e la speranza
concreta in un futuro migliore. Per gli altri, ancora
una volta, ci sarà un rifiuto. Unica possibilità: tornare
nel paese da cui sono partiti mesi fa, per sfuggire a
persecuzioni, violenze, soprusi, morte.
L’accoglienza per noi è stata un atto di soccorso dovuto,
scaturito da sentimenti di pietà e compassione: ecco la
misericordia che abbiamo toccato con mano per questi
fratelli, figli, amici d’Africa che non sapevamo di avere.
Daniela Del Tedesco
E vengono in mente le parole di Gesù nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo: Venite, benedetti del padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho
avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi
avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato
da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo
ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti
a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno
solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.
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Centro di accoglienza
notturna “Turati”
Il centro di accoglienza notturna sito nel Parco Turati è
stato aperto nei giorni immediatamente precedenti il
Natale, su iniziativa del Centro di Ascolto di via Cavour
40, con l’appoggio della parrocchia e con l’aiuto di altri
Enti che hanno offerto la loro preziosa e generosa
collaborazione per realizzare in breve tempo un luogo
di ospitalità notturna, esigenza questa particolarmente
sentita dalle persone che frequentano la mensa del
CdA in via Adige.
Queste persone, in particolare i senza tetto, sono
“poveri invisibili”, a volte percepiti con fastidio perché
“fuori dal comune decoro”, giudicati non all’altezza.
Danneggiati nella dignità sia per le gravi condizioni
socioeconomiche sia per i giudizi negativi, spesso
hanno vissuto esperienze traumatiche e disgregazione
del nucleo familiare. La loro vita è fatta di sofferenza,
sovente hanno rotto con il coniuge, con i genitori, con
i figli, oppure hanno perso il lavoro, subito uno sfratto.
Un triste percorso in crescendo di emarginazione!
L’idea di un centro di accoglienza per l’inverno è nata
in novembre. L’amministrazione comunale ha risposto
rapidamente e positivamente mettendo a disposizione
i locali, così la struttura ha potuto aprire le sue porte il
22 dicembre con una disponibilità di 8 posti letto. Circa
una ventina di volontari, provenienti da varie realtà del
volontariato e dell’associazionismo, si sono alternati
quotidianamente per l’apertura e l’accoglienza alla
sera e al mattino. Ad oggi nel primo mese di attività
16
sono risultati occupati in media sei posti letto.
Quest’iniziativa si colloca all’interno di un tessuto
sociale che già dimostra solidarietà e contribuisce a
far diventare sempre più concreto il progetto di Rivoli,
Città Solidale.
Sergio Limone
RIVOLI
Parrocchie nella Città
La Misericordia
nella Cura del Corpo
Quando ho iniziato a scrivere qualche pensiero sulla
Misericordia nella Cura del Corpo, mi sono domandato
se conoscessi a fondo il significato della parola
Misericordia e ho preferito andare a cercare quale
fosse l’origine della parola e quali i significati nelle
culture da cui ha avuto origine la nostra, prima di
mettere nero su bianco le mie riflessioni.
Ho scoperto che in ebraico la parola Misericordia è
espressa con un termine che significa Alleanza tra
due parti e conseguente Solidarietà di una parte verso
quella in Difficoltà.
Questo significato mi ha chiarito che dovevo esprimere
dei concetti a me ben noti in teoria, e che cerco ogni
giorno di mettere in pratica.
Il medico, quale io sono, esprime la sua abituale attività
di cura quando gli è richiesto dal malato o dalle persone
a lui vicine (famigliari, amici o altri operatori sanitari)
o, più raramente, quanto rileva spontaneamente la
necessità del suo intervento.
Fra le parti si stabilisce quindi una collaborazione
(alleanza), con espressione di competenze, fiducia,
risultati e soddisfazione reciproca.
Questo percorso si conclude quando si tratta di
problemi di salute guaribili del tutto o in parte o, se
non altro, cronicizzabili e controllabili.
Ma per tutti, accade che una volta la strada sia diversa:
è unica e a fondo cieco, dobbiamo imboccarla e non ci
permette di tornare indietro.
È una strada stretta ma, per fortuna, spesso è possibile
percorrerla insieme a qualcun altro.
Questo “altro” siamo noi tutti che stiamo vicino al
malato “inguaribile”, ma non “incurabile” come diciamo
sempre noi operatori della medicina palliativa.
Il nostro è un rapporto che deve offrire sincerità,
ascolto, comprensione e quindi “alleanza”, prima
ancora che competenze tecniche e scientifiche.
Le competenze tecniche sono indispensabili,
naturalmente, ma servono per mettere il malato in
condizioni di affrontare la strada che gli resta da
percorrere, con tutte le risorse che può mettere in
gioco: fisiche, psicologiche e spirituali.
A questo fine dobbiamo esprimere la nostra
Misericordia con quello che serve a chi vogliamo
aiutare, non secondo quello che noi vorremmo che fosse
o accadesse, ma facendoci guidare dall’interessato
ed essendo disponibili a indossare la divisa che più è
utile in quel momento: potremo dover essere medici,
infermieri, psicologi, ascoltare e raccogliere rabbia,
dubbi, volontà materiali e spirituali, mediare con
parenti, operatori e colleghi, tenere una mano.
Non dimentichiamo però, che per sostenere le persone
in difficoltà, a nostra volta, dobbiamo “stare bene”: con
il ruolo di portatori di cura, con la persona che dovremo
aiutare e con le emozioni e i ricordi che la situazione
presente evoca in noi.
Se non ci sentiamo a posto, dobbiamo avere coraggio
e metterci da parte, magari trovando chi operi al posto
nostro in modo efficace per non disperdere tempo e
risorse preziose. Non dobbiamo temere di dimostrarci
inadeguati, ma pensare che i dubbi e le difficoltà ci
stimoleranno a crescere, professionalmente e come
uomini.
Concludo con un pensiero che ogni giorno accompagna
la mia attività: spero che stare vicino a chi sta male,
cercando di alleviare le sue sofferenze nel migliore
modo possibile, sia efficace e utile, ma sono sicuro che
tutto quello che imparo dalle persone che incontro, mi
ricompensa ampiamente e rinforza l’alleanza tra di
noi.
Mauro Gottero
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“BEATO L’UOMO CHE HA
CURA DEL DEBOLE” (Sal. 40)
Tra le opere di misericordia che il Signore Gesù ci
propone di compiere, c’è la visita ai malati, un compito
che in ospedale è di quotidiana attualità.
Non è facile accostarsi ad una persona malata; intanto
perché il malato ci presenta una fragilità che è tipica
di qualunque creatura e, dunque, anche nostra. Nella
persona malata ci viene presentata la possibilità di
essere un giorno anche noi al suo posto, e questo ci
può mettere a disagio. Inoltre non sempre il malato è
disponibile ad aprirsi al dialogo, dal momento che sente
tutto sulle sue spalle il peso della malattia e anche
l’incertezza dell’esito che questa può comportare per
la sua vita fisica.
Al malato ci si avvicina in punta di piedi, con rispetto
e, naturalmente, anche con com-passione, ovvero
con la disponibilità a condividere le sue domande, le
sue incertezze, le sue preoccupazioni. Non occorre
cercare di dare subito delle risposte; è importante
piuttosto trasmettere un messaggio di vicinanza, di
non abbandono, di comprensione.
La visita al malato diventa così anche “consolazione
degli afflitti”; in questa consolazione vengono coinvolti
anche i parenti e i conoscenti del malato, sia nel tempo
della malattia, sia, quando questa conduce all’ultimo
traguardo, nel tempo del lutto e viene il momento di
“seppellire i morti”.
Questo è ciò che il cappellano dell’ospedale è chiamato
a compiere ogni giorno, con la consapevolezza dei
propri limiti, ma anche con la certezza di portare la
luce del Signore Risorto a quanti accettano di lasciarsi
prendere per mano da Lui.
don Mauro
Dieci cose che Dio ti chiederà Dio non ti chiederà che modello di auto usavi,
ti chiederà a quanta gente hai dato un passaggio.
Dio non ti chiederà i metri quadrati della tua casa,
ti chiederà quanta gente hai ospitato.
Dio non ti chiederà la marca dei vestiti nel tuo armadio,
ti chiederà quanta gente hai aiutato a vestirsi.
Dio non ti chiederà quanto era alto il tuo stipendio,
ti chiederà se hai venduto la tua coscienza per ottenerlo.
Dio non ti chiederà qual era il tuo titolo di studio,
ti chiederà se hai fatto il tuo lavoro
al meglio delle tue capacità.
Dio non ti chiederà quanti amici avevi,
ti chiederà quanta gente ti considerava suo amico.
Dio non ti chiederà in che quartiere vivevi,
ti chiederà come trattavi i tuoi vicini.
Dio non ti chiederà il colore della tua pelle,
ti chiederà la purezza della tua anima.
Dio non ti chiederà perché hai tardato tanto
a cercare la salvezza,
ti porterà con amore alla tua casa in Cielo,
e non alle porte dell’inferno.
Dio non accusa:
ti chiede solo di predicare con l’esempio.
18
Gruppi anziani - proposte 2016
ETÀ D’ORO - San Martino - giovedì 14.30 - 18.00
ORE SERENE - Stella - martedì dalle 14.30 alle 18.00
SPIRITUALITA’ martedì 15 marzo - Via Crucis - ore 15 alla Stella
PELLEGRINAGGI
• mercoledì 13 aprile 2016 – Pellegrinaggio giubilare alle “porte sante”
del Duomo di Torino e al Cottolengo
• martedì 19 – mercoledì 20 – giovedì 21 aprile 2016 – Pellegrinaggio a Roma
nell’Anno Santo della Misericordia
• giovedì 26 maggio 2016 - Pellegrinaggio giubilare al Santuario
“Regina Montis Regalis” di Vicoforte
FESTA Maggio 2016 – Festa di fine anno (San Bernardo)
MINISTRI DELLA COMUNIONE A CASA
Se in qualche famiglia delle nostre comunità ci fossero persone anziane
o ammalate che desiderano ricevere la Comunione in casa, ci si può rivolgere
ai parroci o alle segreterie parrocchiali per concordare gli incontri con
i Ministri della Comunione.
RIVOLI
Parrocchie nella Città
Grazie…
In uno dei momenti più difficili e dolorosi della nostra vita famigliare, l’incontro con il personale di “LUCE PER
LA VITA” è stato provvidenziale.
Abbiamo ricevuto un grande aiuto e la possibilità di accompagnare il nostro caro verso il termine della sua
avventura in questa vita, nella più completa dignità. Gli ultimi giorni di malattia, e ancor più le ultime ore, non
sarebbero gestibili a casa se non vi fosse personale preparato che indichi quanto è necessario fare.
Per il malato è una grande opportunità lasciare questo mondo circondato dall’amore e dal calore della famiglia,
in casa propria. E per la famiglia è molto importante poter condividere questo momento che permetterà loro di
unirsi ancor di più nel vuoto da affrontare dopo.
Il nostro grazie di cuore è per tutti coloro che operano in questo ambito, per la loro sensibilità e per la loro
grande professionalità.
Mariangela Gianotti
Servizio Emergenza Anziani - Rivoli
Via F.lli Piol, 44 – 10098 – Rivoli (TO) – Tel. 011 9503725 – Fax 011 9516333 [email protected]
L’Associazione di Volontariato SEA RIVOLI, presente dal 2004 presso i locali della Parrocchia S. Maria della
Stella, via f.lli Piol n. 44, assiste ogni anno circa 400 anziani rivolesi offrendo loro gratuitamente servizi di accompagnamento principalmente per visite, terapie sanitarie e pratiche varie, utilizzando i propri 3 autoveicoli, di
cui uno attrezzato per trasporto con carrozzina, o quelli dei volontari. Tra le altre attività vengono offerti servizi
di svolgimento pratiche burocratiche, prenotazioni sanitarie, visite di compagnia, telefonia sociale, emergenza
estate con consegna a domicilio di bottiglie d’acqua, animazione e socializzazione nelle Case di riposo, vengono
inoltre organizzati spettacoli, gite, pranzo di Natale e di Ferragosto e la tradizionale e tanto apprezzata Festa
delle Primavere al teatro Don Bosco, con premiazione dei centenari.
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VISITARE I CARCERATI
“Bisogna chiuderli in una cella e buttare via le chiavi”,
“dovrebbero marcire in prigione”, “dovrebbero fare ai
loro figli quello che hanno fatto agli altri”.
Quante volte abbiamo sentito queste frasi al bar, nei
luoghi di lavoro, per la strada, in riferimento a persone
che avevano commesso reati, magari efferati, senza
una logica motivazione, e quante volte noi stessi lo
abbiamo pensato e abbiamo davvero desiderato che
ciò accadesse?
I media ci mettono davanti una realtà talvolta difficile
da comprendere, che non vogliamo capire, che non
possiamo condividere perché lontana anni luce
dal nostro modo di vivere, dalla nostra idea di vita
da cristiani. Uomini che torturano altri uomini, che
trucidano bambini, bambini che imbracciano fucili per
colpire e distruggere altre vite, madri che uccidono i
loro figli, donne violentate, massacrate, cancellate
dall’uomo a cui avevano giurato amore eterno, deliri,
follie, strazio umano che ci fa rabbrividire, umiliare,
abbattere.
Come si conciliano allora questi sentimenti, questi stati
d’animo con la parola di Gesù e con l’invito contenuto
nell’Opera di Misericordia Corporale di visitare i
carcerati?
Quale è il messaggio che dobbiamo oggi cogliere e
trasmettere ai nostri figli?
Gesù non ha certamente voluto che l’uomo si
sostituisse alla giustizia, “lasciate a Cesare quel che
è di Cesare”, né ha desiderato che l’essere umano
diventasse impassibile davanti a tanta miseria.
L’uomo deve saper cogliere nella tragedia umana il
discrimine tra l’ingiustizia e il dolore, tra la disperazione
e l’indifferenza, tra il bene e il male.
Ma è proprio in questo spazio di valutazione che Gesù
ci invita a sospendere il giudizio, non per disattendere
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quel senso di giustizia che ci deve ispirare ma per
lasciarci invadere da un amore incondizionato e scevro
da contaminazioni di vendetta.
Visitare i carcerati oggi significa rivolgere anche a
loro il nostro pensiero compassionevole, sapendo
che non hanno bisogno di un altro processo fatto
dalla gente comune, che sono già stati giudicati dalla
giustizia terrena, e che anche loro, come tutti noi, non
sfuggiranno a quella divina.
Visitare i carcerati significa porsi nei loro confronti
in una condizione di umana pietas che ci spinge a
rivolgere anche a loro le nostre preghiere aprendo il
nostro cuore e le nostre migliori intenzioni. Significa
non giudicare, non giudicare più, significa predisporsi
ad una condizione di “ascolto del cuore”, di empatica
comprensione, di perdono e di accoglienza dell’altro
anche quando lontano, anche se “colpevole”.
Visitare i carcerati significa abbattere i luoghi comuni,
combattere l’aggressività dei toni di chi si erge a
giudice infallibile, di chi non lascia spazio al conforto,
alle pieghe della compassione.
I nostri figli non possono ignorare che dietro quelle
sbarre, attraverso quelle mura esistono “uomini”,
e che dietro quegli uomini ci sono famiglie spesso
abbandonate, che non hanno subito processi ma
che espiano pene infinite, ci sono madri, padri, figli
condannati senza possibilità di appello, rinchiusi in
prigioni invisibili, frustati e feriti ogni giorno da sguardi
indifferenti o peggio giudicanti. Devono imparare
a non abbassare lo sguardo, a non unirsi al coro, a
manifestare il coraggio delle idee, perché ogni volta
che “l’avranno fatto ad ognuno di loro l’avranno fatto
a Lui”.
Avv. Stefano Ardagna
RIVOLI
Parrocchie nella Città
L’esperienza
del Polo universitario
per studenti detenuti
Le motivazioni
Lo scopo del carcere dovrebbe essere quello di unire la
dimensione punitiva con quella riabilitativa, l’espiazione della pena con il ricupero pieno e autentico dell’individuo, e dovrebbe essere in grado di salvaguardare
la dignità degli uomini e delle donne che custodisce.
Sono queste motivazioni di carattere sociale e civile
che hanno spinto l’Università a interessarsi del carcere; ma l’istituzione del Polo risponde anche all’esigenza di garantire a tutti, in qualsiasi condizione dell’esistenza, il diritto allo studio sancito dalla Costituzione.
Il Polo universitario
Il Polo universitario per studenti detenuti presso la
Casa circondariale “Lorusso - Cotugno” è nato da un
Protocollo d’intesa del 27 luglio 1998, stipulato fra
l’Università di Torino, il Tribunale di Sorveglianza, il
Provveditorato Regionale dell’Amministrazione penitenziaria di Torino e la direzione della Casa circondariale. Con il Polo universitario si offre la possibilità a
un certo numero di studenti provenienti dalle carceri di
tutta l’Italia (alle quali viene inviato il Bando per l’ammissione al Polo universitario), e in possesso di diploma di istruzione secondaria, di iscriversi all’Università
di Torino e di continuare gli studi se già iscritti in altre
sedi.
Il progetto del Polo è sostenuto dalla Compagnia di
San Paolo, e, cosa molto importante, l’Ufficio Pio della
Compagnia, in collaborazione con il Comune di Torino,
mette a disposizione Borse lavoro per gli studenti che
sono in regime di semilibertà, per permettere loro di
frequentare le lezioni all’Università, di studiare e di lavorare e di iniziare così un percorso di reinserimento
sociale.
La sezione speciale del Polo universitario è composta da 10 celle, aperte dalle 7 alle 21 per permettere
agli studenti di seguire le lezioni e di studiare insieme; di un’aula dove si tengono le lezioni, un’aula con i
computer e la biblioteca con i testi relativi alle materie d’esame. Le Facoltà di Scienze Politiche e di Giu-
risprudenza, le uniche che hanno aderito al progetto,
organizzano ogni anno i corsi relativi ai piani di studio
previsti: i docenti e i ricercatori svolgono le lezioni direttamente nella sezione, dove si sostengono anche gli
esami e le discussioni delle tesi laurea. I laureati sono
ad oggi circa 40 e tutti con valutazioni molto alte. Sono
attualmente impegnati circa 40 docenti (tutti volontari) afferenti alle due Facoltà, affiancati da assistenti e
collaboratori e da un tutor che si occupa del coordinamento organizzativo e didattico.
L’Università, che svolge un compito di formazione e
di cultura nei confronti dell’intera società, si impegna
affinché i detenuti iscritti alle due Facoltà possano effettivamente studiare, completando il loro iter scolastico. I docenti del Polo sono convinti che la cultura è
libertà, impegno, fatica che richiede senso del dovere,
momenti di dialogo, e che la crescita culturale sia un
patrimonio sociale da incrementare a beneficio di tutti;
il possesso di maggiori capacità critiche favorisce certamente una collocazione più consapevole all’interno
della società, con cognizione dei diritti e dei doveri, e
senso di responsabilità nei confronti dei cittadini e delle istituzioni.
Sul piano didattico il Polo è per l’Università una sfida
continua a creare e a sperimentare metodi di insegnamento diversi (rivolti a studenti lontani dalle sedi universitarie), a realizzare una preparazione culturale in
condizioni sottoposte a costanti mutamenti, e tenendo
conto del fatto che gli studenti sono eterogenei sia per
età, cultura, lingua, diversità delle esperienze di vita,
sia per la distanza temporale dalle esperienze di studio precedenti.
Questa iniziativa è utile anche per molti docenti che,
con il loro bagaglio di inevitabili pregiudizi, si sono recati in carcere e si sono forse sorpresi del mondo che
vi hanno trovato. Si impara molto di più a riguardo della pena e della giustizia dall’impatto emotivo che si subisce entrando in un carcere che dalla lettura di tanti
libri. Quanti luoghi comuni sul carcere vengono sfatati
appena si faccia esperienza, anche sommaria, della
21
realtà materiale di un istituto penitenziario, dei vincoli,
condizionamenti, impedimenti, regolamentazione dei
tempi, quelli che l’ex-direttore della Casa circondariale
“Lorusso - Cotugno”, Pietro Buffa, ha definito i “supplementi di pena”.
Il Polo dunque apporta un contributo affinché il mondo
del carcere, in un settore di decisiva rilevanza quale
è quello della formazione, dell’educazione e qualificazione permanenti, possa venir visto non solo in funzione della pena, ma anche e soprattutto per la riabilitazione, la risocializzazione, la salvaguardia della
dignità umana, come già sostenne più di due secoli fa
Cesare Beccaria.
Anche se esistono Poli universitari in altre carceri,
quello di Torino è stato il primo, ed è l’unico nel contesto italiano, in cui i docenti tengono i corsi, esaminano
gli studenti, portano le commissioni per la discussione
delle tesi di laurea all’interno della struttura carceraria.
Perché proprio a Torino?
Forse si può per spiegare come mai è sorta proprio a
Torino l’esperienza del Polo universitario richiamando
alla memoria due precedenti illustri, contemporanei
della notevole attività di assistenza e di conforto dei
carcerati e dei condannati a morte svolta da San Giuseppe Cafasso.
Nel 1833 Carlo Alberto, che intendeva mutare la funzione del carcere da semplice luogo di reclusione e di
pena in un’istituzione tesa alla rieducazione civile del
detenuto, aveva affidato a Cesare Alfieri di Sostegno
e a Cesare Balbo l’incarico di proporre uno schema di
riforme e di miglioramento da introdursi nelle carceri. Insieme elaborarono, dopo aver condotto frequenti
visite alle varie strutture carcerarie, un progetto per
la costruzione di una prigione modello capace di contenere 400 detenuti, che avrebbe dovuto rispondere a
requisiti di sicurezza, igiene e solidità. Il progetto fu poi
abbandonato, ma ripreso da Vittorio Emanuele II con
l’edificazione del carcere “Le Nuove” nel 1869.
Ben più efficace, concreta e moderna era stata già nel
1821 l’attività di Giulia di Barolo in favore delle carcerate. Non potendo, durante le sue visite, parlare apertamente con le detenute, perché era obbligatoria la
presenza del custode, Giulia di Barolo ottenne di farsi
chiudere a chiave in cella come se fosse anch’essa prigioniera, per conoscere più a fondo le condizioni di vita
delle carcerate e i loro problemi. Fra i molti risultati da
lei ottenuti, vale la pena poi ricordare che si adoperò
personalmente perché venissero istituite carceri solamente femminili, organizzò corsi di alfabetizzazione
e fornì i mezzi perché le detenute avessero un’occupazione retribuita. Giulia scrisse nelle sue “Memorie
sulle carceri” che la detenzione non deve essere soltanto punitiva ma anche rieducativa, che “mai l’orrore
del crimine faccia trattare con disprezzo il criminale”.
Molti risultati, pur tra tante difficoltà, li abbiamo già
ottenuti con i numerosi laureati e il reinserimento di
alcuni nella società e nel mondo del lavoro, ma ci serve
di sprone a continuare la nostra attività un documento
scritto da alcuni studenti del Polo.
“Il Polo Universitario, prima di essere una sezione
all’interno di un carcere, è un gruppo di persone. Tra
queste persone ci sono studenti, professori universi22
tari, volontari, educatori. Perché il progetto Polo universitario permette alla cultura di entrare in carcere
quotidianamente, di aprire le porte. Cultura significa
libertà, comunicazione soprattutto, analisi critica. E il
Polo universitario svolge un ruolo attivo e allo stesso tempo difficile in questo senso. Al suo interno le
persone s’incontrano al di là dei muri, delle finestre
a sbarre e dei 14 cancelli che dividono le persone di
dentro dalle persone di fuori. Si creano così le basi per
imparare e mettere in pratica valori come l’amicizia e
la solidarietà, valori importanti per rompere lo stato di
costante isolamento a cui è sottoposto un individuo detenuto. Ma la cosa più bella della sezione Polo universitario è che lì qualcuno, qualsiasi cosa tu dica, ti sta ad
ascoltare, indipendentemente dal reato, dal passato,
dalla posizione sociale e da ogni altra sovrastruttura”.
Come sezione all’interno del carcere, il Polo consente
ai detenuti di migliorare non solo le proprie condizioni
di vita ma altresì la propria considerazione di sé. La
maggior parte delle persone ospitate sono state condannate a pene di reclusione della durata di molti anni,
e la possibilità di usufruire di celle singole e di computer, l’opportunità di incontrare quasi ogni giorno professori universitari, dottorandi, i ragazzi del servizio
civile, nonché la possibilità di conseguire una laurea,
sono senz’altro il migliore stimolo per non buttare via
il tempo della pena. Oltre alle ore destinate alle lezioni,
si svolgono incontri con musicisti, scrittori, giornalisti,
attori di teatro, che sono occasione di confronto fra
storie personali profondamente diverse e che consentono di sviluppare un senso di autocritica, necessario
per la vita al di là delle sbarre.
Oltre a queste motivazioni di carattere sociale, molti docenti volontari hanno sempre presente il passo
dell’evangelista Matteo: “Ero carcerato e siete venuti
a trovarmi”, perché la solidarietà e la sollecitudine cristiana devono trasformare luoghi e persone segnati
dalla sofferenza, e tendere la mano a chi ha bisogno
di futuro, speranza e redenzione. E le carceri, come indica Papa Francesco in quest’anno del Giubileo della
misericordia, sono il luogo privilegiato per sperimentare la tenerezza di un Dio misericordioso che perdona
all’infinito.
Lilli Pichetto
RIVOLI
Parrocchie nella Città
Seppellire i morti…
un’opera di misericordia che ci interroga!
In questi mesi la nostra diocesi e le nostre parrocchie
stanno riflettendo sull’esperienza che tocca spesso
le nostre comunità: la morte.
La morte di una persona, in modo sempre forte e
doloroso, coinvolge e “sconvolge” la vita di una
famiglia, di una parentela, di una compagnia di
amici, di una comunità.
La diocesi sta preparando delle persone, ma anche
delle indicazioni e dei sussidi per accompagnare
questa tappa della nostra vita.
Vorrei offrire come contributo di riflessione una
lettera preparata da alcune persone delle nostre
parrocchie che vorremmo far giungere alle famiglie
quando vivono il lutto per la morte di un loro caro.
Sarebbe di aiuto se chi se la sente ci facesse
giungere delle osservazioni per migliorare questo
scritto…
Parrocchia_____________________ Rivoli
Carissimi Familiari di __________________________________________,
abbiamo appreso con tristezza la notizia della morte del vostro caro ______________.
Don …………….., il parroco, i sacerdoti e tutta la nostra Comunità cristiana desiderano
porgervi le più sincere “condoglianze”.
“Condoglianza” significa condividere il dolore, partecipare alla sofferenza, essere vicini,
affinché nessuno si senta mai solo.
Come comunità vi siamo vicini nella preghiera, nel pensiero e in vera solidarietà.
“Coraggio non temete!” ci dice il Signore.
“Non lasciatevi rubare la speranza!” ci ripete spesso Papa Francesco.
Le porte della Comunità con i sacerdoti e tutti noi, sono sempre aperte.
Volentieri vi aspettiamo per “fare due parole” alla ricerca di un po’ di serenità.
Il nostro caro ___________________ riposi nella pace di Dio
e il ricordo della sua presenza con noi rimanga sempre vivo nei nostri cuori!
Vi lasciamo un libretto di preghiere e di riflessioni, preparato dalla diocesi:
può essere un aiuto in questi giorni di dolore.
Vi invitiamo a passare in ufficio parrocchiale per firmare l’atto di morte e per fissare,
se desiderate, la Messa “in die trigesima” (nel trentesimo giorno).
L’ufficio parrocchiale è aperto ……………………….
Se desiderate possiamo preparare insieme la celebrazione del funerale (letture bibliche,
preghiere dei fedeli, canti…), I sacerdoti sono disponibili.
Se ci è permesso vi ricordiamo anche che il modo più grande e più cristiano di fare memoria
dei nostri Cari che ci hanno preceduto è il compiere gesti di carità verso i più poveri.
Ci vediamo presto alla Veglia e alla celebrazione delle Esequie.
Con affetto!
Rivoli, ________________
23
Pellegrinaggio in Terra Santa
Dal 31 Dicembre al 7 Gennaio un gruppetto di 15 giovani accompagnati da don Andrea e don Flavio hanno
vissuto una settimana di pellegrinaggio nella terra di Gesù. Sono partiti con il desiderio di conoscere dal di
dentro la vita di Gesù, camminando i suoi passi nei suoi stessi luoghi.
Di seguito alcune testimonianze.
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24
A Betlemme, su una porzione
della barriera
grigia che separa Israele dai
territori
palestinesi, c’è un graffito che
dice: “make
hummus, not walls”, “fate l’hu
mmus, non i
muri”. Fa sorridere, ma di un
sorriso che dura
poco. La cinta antica di Gerus
alemme invece,
da qualsiasi porta la varchi, las
cia a bocca
aperta, attirandoti in un mondo
densissimo di
simboli e memorie. Queste mu
ra abbracciano
quanto le altre respingono. E
noi ci siamo
sentiti un po’ così, abbracciati
e respinti da
una terra capace di farti sperar
e e disperare
nello stesso momento.
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RIVOLI
Parrocchie nella Città
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25
GMG 2016...
PAPA FRANCESCO
CI INVITA!!!
Venite a Lui e non abbiate paura! Venite per
dirgli dal profondo dei vostri cuori: “Gesù
confido in Te!”. Lasciatevi toccare dalla sua
misericordia senza limiti per diventare a
vostra volta apostoli della misericordia
mediante le opere, le parole e la preghiera,
nel nostro mondo ferito dall’egoismo,
dall’odio, e da tanta disperazione.
Portate la fiamma dell’amore misericordioso
di Cristo – di cui ha parlato san Giovanni
Paolo II – negli ambienti della vostra vita
quotidiana e sino ai confini della terra.
In questa missione, io vi accompagno con i
miei auguri e le mie preghiere, vi affido tutti
a Maria Vergine, Madre della Misericordia,
in quest’ultimo tratto del cammino di
preparazione spirituale alla prossima GMG
di Cracovia, e vi benedico tutti di cuore.
Papa Francesco
«Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7)
Carissimi giovani,
Gesù misericordioso, ritratto nell’effigie venerata dal popolo di Dio
nel santuario di Cracovia a Lui dedicato, vi aspetta. Lui si fida di voi
e conta su di voi!
Ha tante cose importanti da dire a ciascuno e a ciascuna di voi… Non
abbiate paura di fissare i suoi occhi colmi di amore infinito nei vostri
confronti e lasciatevi raggiungere dal suo sguardo misericordioso,
pronto a perdonare ogni vostro peccato, uno sguardo capace di
cambiare la vostra vita e di guarire le ferite delle vostre anime, uno
sguardo che sazia la sete profonda che dimora nei vostri giovani
cuori: sete di amore, di pace, di gioia, e di felicità vera.
26
RIVOLI
Parrocchie nella Città
PRIMAVERA MEDIE
27
CAMPETTO INVERNALE
FORMULA ’01
“Come una bussola… ma controcorrente”
Dal 27 al 29 dicembre i ragazzi di prima superiore
del gruppo Formula ’01 hanno vissuto tre giorni fuori
porta tra Liguria e Toscana, alla scoperta di alcune
figure che nella loro vita sono state capaci di fare delle
scelte consapevolmente controcorrente.
Dopo aver lasciato Rivoli siamo partiti con direzione
Sassello, il paese in cui ha vissuto la Beata Chiara Luce
Badano. Qui i ragazzi hanno potuto incontrare due ex
compagni di Chiara e, attraverso i loro racconti, venire
a conoscenza di questa ragazza forte, radiosa e dal
temperamento unico che alla loro età aveva già fatto
una scelta nettamente controcorrente: non solo la
voglia e la costanza con cui seguiva il Vangelo, ma anche
la gioia di sorridere ogni giorno alla vita, soprattutto
durante i momenti difficili passati durante il periodo
di malattia prima della sua giovane scomparsa. Qui
a Sassello abbiamo anche potuto vivere, insieme alla
comunità, la Messa domenicale, una bella occasione
per entrare in contatto con la gente e i luoghi di
Chiara. Dopo un saluto a Chiara al cimitero di Sassello
siamo ripartiti per dirigerci verso la nostra casa nelle
campagne fiorentine e passare una serata di sfide
divertenti!
Il giorno seguente abbiamo percorso le strade della
magnifica città di Firenze alla scoperta dei suoi tesori
artistici tra monumenti, piazze, chiese e passeggiate
sul Lungarno. Abbiamo cercato di comprendere la
genialità degli artisti rinascimentali che, al loro tempo,
proponevano delle opere e delle scelte assolutamente
28
controcorrente rispetto a quelli che erano gli standard
di allora. Straordinariamente, abbiamo anche avuto la
possibilità di accedere al Duomo attraverso la Porta
Santa e dedicarci un piccolo momento di preghiera
personale. Stanchi ma felici dopo una giornata ricca di
cultura siamo tornati a casa per una cena abbondante,
preparata da un eccezionale staff di cambusieri, e una
serata a tema agricolo da non dimenticare!
Il terzo giorno infine, tornando verso Rivoli, ci siamo
fermati a Barbiana per approfondire la figura di
Don Lorenzo Milani: attraverso i racconti di una
volontaria che ci ha fatto assaporare lo stile di vita e
di insegnamento del don abbiamo visitato i luoghi di
quella prima scuola che ha avuto la forza di andare
controcorrente insieme al suo maestro, per offrire
ai suoi allievi un’educazione non solo scolastica, ma
una vera e propria educazione alla vita. Qui abbiamo
concluso il nostro campetto invernale con un momento
tutti insieme e una preghiera, in cui abbiamo donato
ai ragazzi un piccolo simbolo: un ciondolo a bussola,
per poter essere capaci di seguire il disegno che Dio
ha progettato per noi ma, quando necessario, avere
la forza di virare verso acque meno tranquille ma
certamente più ricche di soddisfazioni e possibilità.
Tre giorni da non dimenticare, tra divertimento, cultura,
scelte di vita e voglia di conoscere. Grazie a tutti voi!
Gli animatori Formula ‘01
RIVOLI
Parrocchie nella Città
RIVOLI 2
Date dei campi scout previste per quest’anno:
RIVOLI 1
RIVOLI 4
Vacanze di branco “Fiore rosso”: 19-28 agosto
Campo reparto “Thabor”: 21-28 agosto Route clan “Brownsea”: 4-10 agosto
Campo di gruppo dal 23 al 31 luglio.
29
Carnevale 2016
- Festa delle Medie del 5 Febbraio a San Bernardo
- Festa del SabatoSanBe del 6 Febbraio
- Festa di Martedì Grasso alla Stella del 9 Febbraio
- Sfilata dei Carri a Orbassano del 21 Febbraio
30
RIVOLI
Parrocchie nella Città
31
PROGETTO ESTATE 2016
ESTATE RAGAZZI:
bambini dalla 1° alla 5° Elementare
Per 7 settimane dal 13 Giugno al 15 Luglio e dal 29
Agosto a 9 Settembre,
h. 8.00-17.00;
Gruppo S. M. Stella - S. Martino: presso l’Oratorio
Stella
Gruppo S. Bernardo - S. Bartolomeo: presso Oratorio
S. Bernardo
Le due settimane di Settembre saranno all’Oratorio
Stella per tutti!
Costo: 32 €/settimana (comprensivo di merenda per 4
pomeriggi, gita settimanale e materiali per le attività)
+ 20 € /settimana per i 4 pasti (no giorno della gita)
Referenti: Donatella (Oratorio Stella + Settembre),
Elena e Elena (Oratorio S. Bernardo)
CAMPO 4°-5° ELEMENTARE
Presso la Colonia Viberti (Exilles) da Lunedì 27 Giugno
a Sabato 2 Luglio.
Costo: 140 € comprensivo di vitto, alloggio e trasporto
di andata in bus privato (iscrizione con acconto di 40€).
Il campo può accogliere al massimo 50 ragazzi.
Referenti: Elena
ESTATE MEDIE:
ragazzi dalla 1° alla 3° Media
Per 3 settimane dal 13 Giugno al 1° Luglio,
h. 8.00-17.00
Ha come punto di riferimento l’Oratorio S. Martino
Costo: 32 €/settimana (comprensivo di merenda per 3
pomeriggi, gite settimanali e materiali per le attività) +
32
15 € /settimana per i 3 pasti (no giorni delle gite)
È necessario che ciascun ragazzo abbia la bicicletta.
Referenti: Andrea e don Andrea
CAMPO 1°- 2° MEDIA
Presso la Colonia Viberti (Exilles) da Domenica 3 a
Domenica 10 Luglio
Costo: 160 € comprensivo di vitto, alloggio e trasporto
di andata in bus privato (iscrizione con acconto di 60€).
Il campo può accogliere al massimo 50 ragazzi.
Referente: Andrea, don Andrea e animatori
CAMPO 3° MEDIA
Da Domenica 10 a Giovedì 14 Luglio
Costo: 140 € comprensivo di vitto, alloggio e trasporto
di andata in bus privato (iscrizione con acconto di 40€).
Il campo può accogliere al massimo 50 ragazzi.
Referente: don Andrea e animatori
SUPER-ESTATE:
ragazzi dalla 1° alla 3° Superiore
Per 3 settimane dal 13 Giugno al 1° Luglio, h. 14.3018.00.
Ha come punto di riferimento l’Oratorio Stella
Costo: 40€/sett. per merenda, gita e materiali.
Referente: Claudia
RIVOLI
Parrocchie nella Città
ESPERIENZA di VOLONTARIATO
ANIMAZIONE:
Nelle varie esperienze estive, a servizio dei bimbi
delle elementari e dei ragazzi delle medie
(per chi ha fatto formazione durante l’anno nei Gruppi
Giovani e ha partecipato al Corso Animatori)
GRUPPO “MANOVALI”
Servizio mensa, logistica, cartellonistica, … a supporto
dell’Estate Ragazzi e Estate Medie
CAMPO 1°- 2° SUPERIORE
Da Lunedì 18 a Venerdì 22 Luglio
GMG A CRACOVIA:
per i Giovani dai 17 anni in poi
Dal 19 Luglio al 1° Agosto
MODALITA’ d’ISCRIZIONE: SEGRETERIA UNICA!!!
- Dal Lunedì al Venerdì, dal 9 Maggio al 3 Giugno
h. 16.00-19.00 presso la Segreteria dell’Oratorio
Stella
- Mercoledì, dal 11 Maggio al 1 Giugno,
dalle 16.30 alle 18.30 presso l’Ufficio Parrocchiale di
San Bernardo
All’atto dell’iscrizione verrà chiesto, oltre al saldo
della prima settimana frequentata, un contributo di
10.00 € per la maglietta, le spese assicurative e le
spese di segreteria.
Per la richiesta di diete speciali è necessario
presentare all’atto dell’iscrizione copia del certificato
medico.
PER INFO CONTATTARE:
-
Don Andrea Zani: 347-8437134
Donatella, Claudia e Andrea: presso la Segreteria dell’Oratorio Stella
Elena e Elena: presso l’Ufficio Parrocchiale di San Bernardo
Per una buona organizzazione è necessario che l’iscrizione venga fatta per tempo, non saranno accolte iscrizioni
per la settimana in essere.
33
Capitan Uncino sbarca alla Stella
La Compagnia dei Geniattori ritorna con un nuovo musical: “Hook”.
Perché Hook? Perché è molte cose.
È una bella storia. Racconta di un ragazzo cresciuto,
Peter Pan, che, con gli anni, ha perso la capacità di
volare. Riuscirà a ritrovare la spensieratezza che tanto
lo aveva reso celebre e a spiccare il volo verso l’Isola
che non c’è?
In secondo luogo, Hook è come un cocktail ben riuscito.
Non c’è solo magia (a proposito, lo spettacolo del mago
Enrico in apertura è qualcosa di sorprendente), c’è
anche una buona – abbondante – dose di suspense. Il
temibile Capitan Uncino ha sete di vendetta e ha rapito
i figli di Peter... riuscirà il nostro eroe a vincere la lotta
contro il tempo e a riportarli a casa sani e salvi?
Ma, soprattutto, Hook è un’avventura. La nostra.
Un percorso che continua grazie alla vivacità e
all’effervescenza dei nostri ragazzi e dei loro genitori.
Grazie a Paola che ha realizzato una sceneggiatura
su misura per noi e che ci ha accompagnati passo
dopo passo, agli sponsor che ci sostengono (Carro
Fiorito, Donna In, Enoteca Di Somma, Il Bisogno, Bar
Stella d’Oro, Cumiana Gomme, Libreria Mondadori
e Vitamina) e a don Giovanni, che continua a credere
in noi. Vi aspettiamo sabato 9 Aprile alle ore 21 e
domenica 10 Aprile alle ore 15.30 presso il teatro
Beato Antonio Neyrot alla Stella.
Nadia
Dietro le quinte
A settembre è cominciato il 7° anno di laboratorio teatrale per
i ragazzi delle 4 Parrocchie di Rivoli.
Il progetto si compone di due gruppi: ragazzi dai 12 ai 15 anni,
giovani dai 16 ai 24anni.
L’obiettivo del progetto non è tanto formare artisticamente, ma
condividere con loro emozioni vere, e non virtuali, e imparare
a trasmetterle agli altri. Il teatro è uno strumento educativo
fantastico, che consente di mettersi in gioco con se stessi e
con gli altri; aiuta a far crescere la propria autostima ed è
terreno fertile per amicizie profonde.
20 sono i giovani che hanno debuttato con il loro secondo
musical dal titolo “Sicuramente Amici”, il 27 e 28 febbraio,
presso il teatro di San Martino. Per loro sono già fissate due
repliche, nella rassegna teatrale “Teatro sotto il castello” di
Borgonuovo, previste per il sabato 19 marzo alle 21 e domenica
20 marzo alle 16.
Invece i 30 ragazzi più giovani andranno in scena il 30 aprile
alle 21 e il 1 maggio alle 16, presso il teatro San Martino, col
musical “Peter Pan”.
Il teatro fa bene a chi lo fa e a chi lo guarda. I ragazzi sono
davvero speciali, tutti; ognuno a modo proprio, possiede tante
emozioni da scoprire e da affrontare per crescere.
Credetemi... il vero spettacolo è dietro le quinte!
Sara Gianotti
34
RIVOLI
Parrocchie nella Città
BORGONUOVO SOLD OUT
Il successo dell’esordiente compagnia del Teatro Borgonuovo
La Compagnia Teatro Borgonuovo ha debuttato il
19 Dicembre 2015 all’omonimo teatro rivolese con
la commedia super natalizia TREDICI A TAVOLA
dell’autore francese Marc-Gilbert Sauvajon scritta nel
1953. In Italia la commedia è stata interpretata da attori
del calibro di Ernesto Calindri e Gastone Moschin.
Un adattamento cinematografico è stato realizzato nel
1955 per la regia di André Hunebelle.
La Compagnia è nata nel febbraio 2015 quando
Giovanni Barolo, neoregista e appassionato di teatro
da sempre, ha cercato e quindi raccolto attorno a
sé persone con la voglia di mettersi alla prova nella
recitazione e di stare insieme, uomini e donne con già
passioni nell’ambito artistico per la danza, il teatro o
il canto. Giovanni, invece, dagli anni ’80 fino ad oggi,
ha calcato i palcoscenici nazionali e televisivi (quali il
teatro Zelig di Milano e la trasmissione televisiva di RAI
1 Domenica In) come cabarettista in duo con il gemello
Pierangelo. Ma non avrebbe mai creduto di ricevere
il consenso dei numerosi rivolesi che hanno assistito
alla commedia sabato 19 e domenica 20 dicembre con
il gradito tutto esaurito in entrambi i casi.
Il successo ottenuto ha indotto la compagnia
Borgonuovo a replicare la performance la sera di
Capodanno, 31 dicembre; al termine gli attori hanno
festeggiato insieme al pubblico l’inizio dell’anno nuovo
condividendo la loro gioia con pandori e spumante,
pubblico che ha di nuovo voluto gratificarli con il
tutto esaurito. La compagnia si ritiene orgogliosa di
tutto questo calore, anche perché metà dell’incasso è
devoluto alla Parrocchia rivolese che da anni si batte
affinchè il cinema- teatro Borgonuovo diventi centro di
aggregazione e collaborazione della cittadinanza.
TREDICI A TAVOLA è la storia di una coppia, Maddalena
e Antonio, che decidono la sera di Natale di invitare
amici a cena. Mentre si preparano, però, si rendono
conto che 13 è il numero dei partecipanti a tavola.
Essendo stupidamente superstiziosa, Maddalena
cercherà di fare di tutto per aumentare o diminuire di
un ospite i partecipanti alla festa, complicata da una
serie di accadimenti ed imprevisti determinati anche
dagli altri personaggi, che daranno vita a quadretti
teatrali davvero esilaranti.
Gli attori, tutti o quasi esordienti, convincono il
pubblico con interpretazioni davvero all’altezza
delle caratteristiche dei personaggi loro assegnati e
dimostrano passione per la recitazione con impegno e
dedizione fuori dal comune.
Non ci resta che sperare di rivedere presto la
Compagnia del Teatro Borgonuovo presto all’opera con
un’altra commedia e di replicare il successo avuto in
questi giorni.
Iole Mancon
35
MUSICA… NON SUFFICIENTE!
Andrea Piccirillo
In un’epoca dove tutto è provvisiorio, per dire qualcosa
che rimanga nel tempo sono costretto a scrivere canzoni.
Faccio un mestiere eternamente sul crinale dell’insoddisfazione creativa, ma questo non è un buon motivo per
arrendermi.
Quando mi presento dico senza troppa timidezza di essere un autore “dal latino auctor - oris, der. di augere «accrescere»; propr. «chi fa crescere», ovvero chi è causa,
origine o artefice di una cosa. Chi realizza col proprio ingegno qualcosa che prima non c’era”. Questo è il piccolo
miracolo che posso fare ogni giorno: creare qualcosa che
prima non c’era.
La mia giornata è scandita da molti momenti di scrittura poiché sento la necessità di fissare sul mio quaderno,
parole, frasi, idee, che poi col tempo potranno arricchire i
miei testi.
Mi esercito quotidianamente come fanno gli artigiani,
perché le canzoni vanno costruite, non arrivano per caso.
Tutte le volte che inizio un nuovo brano, lavoro in modo
frenetico, assecondando l’urgenza della creatività, senza
“Più ballo, meno sballo”:
sono vent’anni che sento ripetere
questo mantra quando un ragazzo
muore di droga in discoteca, com’è
accaduto a Lamberto al Cocoricò
di Riccione. Si tratta di una terribile
menzogna, che, tradotta, significa:
è possibile sballare un pochino, ma
non troppo; è possibile andare in una
discoteca romagnola fino alle 7 del
mattino, ballare e uscire col sorriso sulle labbra, tirati a nuovo come
dall’estetista; basterebbe togliere
droga, musica massacrante e sesso e
le discoteche sarebbero degli oratori
laici dove passare il tempo in compagnia di amici e amiche, magari parlando di come mettere su famiglia.
In realtà, quel ballo, in quei luoghi, a
quelle ore, con quella musica è, ontologicamente, “sballo”: l’uno senza
l’altro sono inconcepibili nella mente
ormai formattata delle decine di migliaia di adolescenti e giovani che li
frequentano, che vanno al ballo “per”
lo sballo: sballo di volume, frequenze
basse e ritmo, tanto che, se non fos36
inventare nulla, cerco solo un modo efficace per comunicare le cose che penso. Le canzoni sono un’arma potentissima, sono frecce scagliate al cuore della gente e se
manco il bersaglio ho perso un’occasione.
Chi mi incontra spesso dice che sono fortunato ad aver
ricevuto questo talento musicale, ma vi posso assicurare
che il talento da solo non basta, per portare frutto deve
essere accompagnato dalla continua voglia di migliorarsi,
per questo affronto il mio mestiere con grande rispetto,
lavorando ogni giorno per restituirle la dignità che merita.
Quando torno indietro nel tempo con i ricordi, sento risuonare un bel… NON SUFFICIENTE! Ovvero il mio voto di musica in terza media. Probabilmente la mia professoressa
aveva ragione, non mi impegnavo abbastanza (…e detto
tra noi non sopportavo il suono del flauto). Oggi, però, penso al ruolo della musica nella mia vita, a quante persone
mi ha fatto incontrare, a quanti viaggi mi ha fatto fare, a
quante canzoni mi ha fatto scrivere e soprattutto a quante
soddisfazioni mi regala ogni giorno. Forse non tutto si può
esprimere tra i banchi di scuola.
Marco Brusati - Direttore generale di Hope
Formazione, spettacoli ed eventi al servizio della Chiesa www.hopeonline.it
simo in un locale rivierasco ma in una
fabbrica, saremmo obbligati a mettere le cuffie di protezione acustica;
sballo di ecstasy per i più cattivi e di
alcol per i più “bravi” e le più “brave”,
anche minorenni; sballo erotico in
pedana, sul cubo, nei bagni o nei parcheggi. Genitori, educatori, sacerdoti
ed insegnanti non possono sentirsi a
posto in coscienza solo perché un locale come il Cocoricò viene chiuso per
4 mesi dal Questore di Rimini: ha fatto
bene ed andava fatto, ma pensare che
si risolva il problema è come credere
di ridurre le vittime della strada chiudendo la produzione della Cinquecento. Le discoteche di quel genere non
devono chiudere per sentenza, ma
per mancanza di utenti. Progetto ambizioso, ma non impossibile, che deve
partire dalle comunità cristiane e da
tre domande: c’è differenza tra come
si divertono i ragazzi dei nostri oratori
ed i ragazzi del Cocoricò? Non è che,
almeno in parte, sono gli stessi? Non
è che la pensano uguale su cosa vuol
dire divertirsi? Sì, perché la differenza tra una vita orientata al bene e al
bello, una vita santa, la si vede nel
tempo libero, non nel tempo impegnato, che sia a scuola, in parrocchia
o in famiglia. Esisteva, fino a due anni
fa, una bella iniziativa ecclesiale per
l’educazione “alla notte e al tempo libero” che si chiamava M’Interessi, un
oratorio notturno a sballo zero, dove
si potevano incontrare un prete e degli educatori fino all’alba; esisteva,
perché quel prete è stato trasferito
ad altro incarico ed i locali sono stati riadattati ad oratorio che, la notte,
resta naturalmente chiuso. Il tempo è
giunto, e ce lo dice Lamberto morto di
droga a 16 anni: le comunità cristiane
devono mettere tra le loro priorità l’educazione degli adolescenti e dei loro
genitori al tempo libero così che almeno gli oratori non producano carne
da macello per i mercanti di (s)ballo.
Altrimenti anche l’educazione, se non
riguarda l’intera vita della persona,
diventa una terribile menzogna.
RIVOLI
Parrocchie nella Città
Da “SABBIE MOBILI”
di Henning Mankell
“Una volta mi trovai seduto al capezzale di una ragazza
di diciassette anni che si stava spegnendo. Il letto era in
realtà un materasso appoggiato direttamente sul pavimento sterrato. Sopra c’era un lenzuolo pieno di buchi…
Non c’era l’elettricità… Era stata contagiata dall’Hiv e da
qualche tempo aveva sviluppato l’Aids. Nel paese africano estremamente povero in cui ci trovavamo non c’era
alcuna possibilità di salvarla… La prima volta che l’avevo
vista , tre anni prima, era bellissima pur essendo solo una
quattordicenne… Avevo conosciuto lei e la sua famiglia ridotta in miseria quando per caso mi ero imbattuto in una
delle sue sorelle minori, che aveva perso le gambe a causa del devastante scoppio di una mina insidiosa… Quando
andavo a trovare la famiglia. Rosa, che in quel momento
giaceva sul suo letto di morte, era nel campo più lontano
per occuparsi delle verdure che la famiglia coltivava per
vivere…
Morì una settimana dopo.”
“Quando andai in Africa per la prima volta, quasi quarant’anni fa, lo feci con l’intenzione, decisa quanto sbagliata, di cercare le differenze tra me e gli africani. Trovai
solo somiglianze. Mi resi conto che apparteniamo tutti alla
stessa famiglia. Dato che la specie umana ha origine dal
continente africano, anche noi abbiamo una madre primordiale dalla pelle nera… è giusto e facile pensare che
ridiamo e piangiamo per le stesse ragioni.”
“Senza la voglia e la gioia di vivere non ci sono esseri
umani. Chi è stato privato della propria dignità e si batte per riconquistarla si batte anche per il proprio diritto a
riappropriarsi della voglia di vivere. Allo stesso modo vogliono riprendersi la gioia di vivere le persone che tentano
di sfuggire ai focolai bellici o ai villaggi impoveriti raggiungendo la ricca Europa, e i cui cadaveri vengono sospinti a
riva dalle onde a Lampedusa e sulle coste della Sicilia…
Perchè centocinquant’anni fa milioni di europei partirono per l’America del Nord e del Sud? Esattamente per lo
stesso motivo.”
“Quelli di cui vi parlerò sono due fratellini che dedicavano
ogni attimo del loro tempo a sopravvivere… Uno aveva circa cinque anni… suo fratello (di cui si occupava) ne aveva
tre… Per un certo periodo dormirono in uno scatolone da
frigorifero… Di giorno giravano per la città chiedendo l’elemosina… ma racimolavano pochissimi soldi perché la
città brulicava di bambini che vivevano come topi o gatti randagi… Non li vidi però mai giocare. La loro vita era
mera sopravvivenza… I bambini vivevano in un vuoto senza passato e senza futuro. Erano letteralmente legati l’uno all’altro… Nel contempo, la loro era una storia d’amore
immenso e profondo… Un giorno sparirono. Lo scatolone
vuoto, bagnato, fu ben presto accaparrato da altri. Non so
cosa ne sia stato di loro… qualcosa, però, mi dice che sono
ancora vivi, e che oggi sono adulti.”
“ Tutti ci chiediamo delle cose… Molti si arrendono e smettono di fare domande, alzano le spalle e continuano la loro
vita quotidiana come se non esistessero enigmi… Posso
capirli. Oltretutto, per miliardi di persone dedicare del
tempo a pensare è un lusso inaccessibile.
Questa è una delle più grandi ingiustizie del mondo in cui
viviamo: che alcuni abbiano il tempo di riflettere mentre
ad altri questa possibilità non è concessa… La nostra capacità di farci domande ci rende umani… Chi governa in
regimi tirannici o dittatoriali lo sa, e teme la libertà di pensiero delle persone…”
“Sulla terra ci sono miliardi di esseri umani che quasi non
trovano il coraggio di credere che ci possa essere un’altra
vita più degna di quella che sono costretti a vivere.”
“Erano dieci anni che in Mozambico imperversava una
guerra civile. Molti erano stati uccisi. Come sempre avviene nelle guerre intestine, la popolazione subiva aggressioni spietate… Arrivò il 4 ottobre… Era successo quello
che nessuno si aspettava: era stato davvero firmato un
trattato di pace. (nota: a Roma, il 4 ottobre 1992)… Era
commozione e nello stesso tempo una gioia sconfinata.
Il dialogo tra gli esseri umani era davvero possibile, una
guerra poteva essere fatta cessare.”
Paola Cornaglia
Henning Mankell (1948-2015) scrittore svedese di
gialli “umani”, opere teatrali, romanzi, è vissuto tra
Svezia e Mozambico, dove ha dato per anni il suo
contributo per il miglioramento della vita. Impegnato
sempre in molte battaglie per la giustizia e i diritti. Sabbie mobili, scritto dopo aver scoperto di avere il
cancro, è il suo lascito di pensieri sull’ambiente, sul
senso della vita, sull’Africa.
37
ANAGRAFE PARROCCHIALE
dall’1 novembre al 31 gennaio
Battezzati
San Bartolomeo
Cane Sofia
San Bernardo
Casile Aurora - Cimino Matteo - Cimino Fabio - Mauro Martina - Mo Giulia – Fischietti Rebecca
San Martino
Germano Diego – Pavan Samuele – Mighela Rebecca – Acella Ginevra
Santa Maria della Stella
Teofilo Gaia – Bogianchino Maria Luna – Carrieri Anastasia Andrea – Tavarone Alberto – Meringolo Tommaso – Mazzola
Olivia - Bellettati Beatrice Sara – Carli Samuele – Cantù Gabriele - Cossidente Manuel – Trabucco Gabriele
Sposi
San Martino
Franchini Alessandro e Badame Valeria - Quesne Bertrand Pierre Emile e Borrelli Laura Maria Gabriella - Vergari
Simone e Coppolino Lisa
Defunti
San Bartolomeo
Coppini Maria Grazia (71) - Panarinfo Maria Antonia (88) - Durando Umberto (74) - Sinigo Maria Luisa (82) Lunazzi Fellino (92)
San Bernardo
La Rovere Giuseppe (57) - VIuno Mario (74) - Pavanello Norina ved. LIONELLO (84) – Capparone Luigia (95)- Veglia
Renato (93) - Gherra Ettore (93) - Perga Maria ved. ORIA (97) - Cammarata Antonino (81) – Canova Luigina (84)
– Baraldi Franca in Tagliati (59) - Scavone Giuseppe (85) - Romano Gironda Ida ved. Casetti (94)
San Martino
Borrelli Mario (78) – Zaghi Pietro (88) – Palombella Grazia (87) – Banchio Lodovica (87) – Bara Felice (89) –
Soffietti Michelina Maria (93) - Siviero Regilda (87) – Comboso Pia (97) – Cecchi Pier Luigi (60) – Cavallo Gian
Luigi (74) – Rosso Valentino (85) – Bonino Maria Antonia (98), Catalano Giuseppe (59)
Santa Maria della Stella
Genta Lorenzo (86) – Trapella Andrea (44) – Berrino Ambrosione Francesco (81) – Vanzetti Sebastiano “Nino”
(82) – Eramo Domenico (90) – Russo Francesco (91) – Soranno Annunziata ved. Paradiso (84) – Lesignoli Anna
ved. Rasetti (81) – Brachetto Irma ved. Belletati (91) – Riccardi Carlo (78) – Zezza Attilio (63) – Colamonico Teresa
ved. Stella (89) – Renna Pasquale (90) – Trombin Dino (72) – Petrolino Stefania (45) – Cirelli Matteo (87) – Goia
Enrico (78) – Ortogni Maria Domenica (88) – Talamo Giuseppe (73) – Bagnati Carla ved. Stoppa (72) – Colautto
Antonio (79) – Amprimo Enza ved. Zaninetti (92) – Ferro Mario (87) – Gosti Cristina (45) – Mocci Speranza ved.
Scanu (90) – Miscioscia Giuseppe (83) – De Masi Antonio (68) – Piovano Luisa Anna (70) – Guarnuto Maurizio (37)
Seminare speranza
Signore, donami degli occhi
per vederti nudo e affamato,
delle orecchie per ascoltarti
mentre supplichi e implori.
Donami delle mani per curarti
quando sei malato e prigioniero.
Donami un cuore aperto per accoglierti
quando sei straniero e senza tetto
nella casa della fraternità, alla mensa della condivisione.
38
Donami l’intelligenza per costruire dei ponti,
un cuore per frantumare le frontiere,
l’audacia per denunciare ogni chiusura
e ogni muro di divisione.
Donami forza per il cammino, sostegno nelle tribolazioni,
l’audacia nella profezia.
Donami il coraggio di accorciare le distanze,
globalizzare le solidarietà,
riaccendere i sogni,
seminare dei fiori e dei sorrisi,
Rivista Il Cenacolo
per un avvenire di speranza.
CELEBRAZIONI della SETTIMANA SANTA
Sacramento della riconciliazione
Celebrazione comunitaria della Penitenza
lunedì 21 marzo ore 21.00 a S.Bernardo
Confessioni personali per tutti
DOMENICA DELLE PALME
20 marzo 2016
Sante Messe secondo orario festivo e prefestivo
S. Messe precedute dalla benedizione e processione degli ulivi
10.15 – S.Francesco (piazzale)
9.15 - Gesù Salvatore (piazza Aldo Moro)
9.45 – S.Martino (cappella Beato Antonio)
10.45 – S.Bernardo (cortile dell’oratorio)
S.Maria della Stella (piazza Martiri)
11.00 - M.I.A. (piazza Cavallero)
TRIDUO PASQUALE
GIOVEDI’ SANTO – 24 marzo 2016
Messa Crismale con la benedizione degli oli
9.00 - Duomo di Torino – Chiesa Cattedrale
Triduo Pasquale: Messa in Coena Domini
17.00 - S.Martino
18.00 - S.Maria della Stella
21.00 - San Bartolomeo – S.Bernardo
Gesù Salvatore - Maria Immacolata Ausiliatrice
Visita ai “SETTE SEPOLCRI”
Dopo le celebrazioni nelle chiese di: S.Martino, M.I.A., Gesù Salvatore, S.Maria
della Stella, S. Bernardo, S. Bartolomeo e S.Rocco. Tutte le chiese saranno
aperte fino alle 24.00, S. Rocco fino alle 8.00 di venerdì.
VENERDI’ SANTO – 25 marzo 2016
Liturgia della Passione
17.00 – S.Bernardo – S.Bartolomeo – S.Martino
18.00 – S.Maria della Stella
Via Crucis cittadina
Partenza alle 20.45 da quattro punti: S. Bernardo, S. Francesco, Maria
Immacolata Ausiliatrice, Gesù Salvatore per convergere tutti, attraverso 7
stazioni, al piazzale del Castello.
SABATO SANTO – 26 marzo 2016
Veglia Pasquale
21.00 – S.Maria della Stella, San Martino
22.00 – S.Francesco, S.Bernardo
PASQUA DI RISURREZIONE
domenica 27 marzo 2016
Sante Messe secondo l’orario festivo
Lunedì Santo 21 marzo
ore 9-11.00
S.Bernardo
Stella
ore 16-18.00
S.Bernardo
Stella
don Andrea
don Paolo
don Andrea
don Paolo
Martedì Santo 22 marzo
ore 9-11.00
S.Bartolomeo
S.Bernardo
ore 16-18.00
S.Bernardo
Stella
don Angiolino
don Andrea
don Andrea
don Paolo
Mercoledì Santo 23 marzo
ore 9-11.00
S.Bernardo
Stella
ore 16-18.00
S.Bernardo
S.Francesco
Stella
don Paolo
don Giovanni
don Paolo
don Angiolino
don Giovanni
Venerdì Santo 25 marzo
ore 9-11.00
S.Bartolomeo
S.Bernardo
Gesù Salvatore
San Martino
Stella
don Angiolino
don Andrea
don Paolo
don Giovanni
padre della Consolata
Sabato Santo 26 marzo
ore 9-11.00
S.Bartolomeo
don Angiolino
S.Bernardo
don Andrea
S.Francesco
padre della Consolata
Gesù Salvatore
don Paolo
S.Martino
padre della Consolata
Stella - don Giovanni e padre della Consolata
S.Rocco
don Fabio
ore 15-16.00
M.I.A.
don Giovanni
S.Bartolomeo
don Angiolino
ore 16-18.00
S.Bartolomeo
don Angiolino
S.Bernardo
don Andrea e don Mauro
Gesù Salvatore
don Fabio
Stella - don Paolo, padre della Consolata e don Giovanni
La redazione di “Rivoli, Parrocchie nella
Città” augura a tutti una buona e serena
Pasqua di Resurrezione
Santa Maria della Stella
Via Fratelli Piol, 44
tel. 011.9586479 - fax 011.9516291
[email protected]
Orari: da lunedì a sabato ore 9-12
martedì e giovedì anche 15-17.30
Succursale: Gesù Salvatore - Via Cavour, 40
San Bartolomeo Apostolo
Via Roma, 149 - tel. e fax 011.9580245
Orari: da lunedì a sabato 9.00-11,30;
mercoledì anche 16.00-18.00
Succursale: S.Francesco - Via Adamello, 6
San Bernardo Abate
Via Beltramo, 2 - tel. 011.9584950
Orari: da martedì a venerdì ore 10-11
San Martino Vescovo
Via S.Martino, 3 - tel. e fax 011.9587910
Orari: martedì ore 9-11;
mercoledì ore 16-18;
giovedì 9.30-11; sabato 9-11.
Succursali: San Rocco - P.za S. Rocco
M.I.A. - P.za Cavallero
Sacerdoti
don Giovanni Isonni - cell. 339.6604141
e-mail: [email protected]
don Angiolino Cobelli - cell. 338.6841684
e-mail: [email protected]
don Mauro Petrarulo - cell. 328.546.69.34
e-mail: [email protected]
don Paolo Ravarini - cell. 347.2390527
e-mail: [email protected]
don Mario Scremin - cell. 338.3381665
don Andrea Zani - cell. 347.8437134
e-mail: [email protected]
Diaconi
Giovanni Bommaci - cell. 349.8180004
Lorenzo Cuccotti - tel. 011.9585914
Giuseppe Peca - cell. 327.0598222
Bruno Zanini- cell. 349.2304161
Religiosi e religiose
Missionari della Consolata
Via 1° Maggio 3 - tel. 011.9586791
e-mail: [email protected]
padre Giordano Rigamonti
cell. 333.3339205
[email protected]
Padri Giuseppini del Murialdo
Corso Francia, 15 - telefono: 011.9503666
[email protected]
Figlie della Carità di S.Vincenzo De’Paoli
Via Grandi, 5 - tel. 011.9561715
[email protected]
Canonichesse Lateranensi di Santa Croce
(regolari di Sant’Agostino)
Via Querro, 52 - tel. 329.776.09.55
[email protected]
Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth
Casa Chiara Luce – Viale Beltramo, 2t
Il Servizio per il lavoro a Rivoli opererà presso l’Oratorio della Stella, via Fratelli Piol 44, con il seguente
orario: martedì 16-19 e sabato 10-13 Punto di contatto telefonico (negli orari di apertura dello sportello e via sms): 333.332.0073
Cresima per Giovani e Adulti:
Celebrazione il 3 aprile 2016 alle ore 11 alla Stella
BATTESIMI
San Bernardo
26 marzo ore 22 – 27 marzo (Pasqua) ore 11 – 10 aprile ore 16 - 24 aprile ore 16 – 15 maggio ore 16 - 22
maggio ore 6 – 12 giugno ore 16 - 19 giugno ore 16
San Martino
26 marzo ore 21 – 27 marzo (Pasqua) ore 15 – 10 aprile ore 15 - 1 maggio ore 15 – 15 maggio ore 15 - 5, 15 e
26 giugno ore 15 - 11 settembre ore 15
Stella
26 marzo ore 21 – 27 marzo (Pasqua) ore 11 – 17 aprile ore 15,30 - 8 maggio ore 15,30 - 29 maggio ore 15,30
- 19 giugno ore 15,30 - 18 settembre ore 15,30
Itinerari di fede per coppie che intendono celebrare il Sacramento del Matrimonio
Parrocchia S. Maria della Stella domenica - ore 21.00
3, 10, 17, 24 aprile - 30 aprile e 1 maggio (Ritiro) - 8, 15, 22, 29 maggio
GERMOGLI
13 marzo - ritiro di quaresima | 14 aprile e 17 maggio - preghiera
Inoltre ci saranno due ritiri a Pianezza, Villa Lascaris e l’11 giugno Giornata conclusiva a Forno di Coazze
Festa Beato Antonio Neyrot
PREPARAZIONE
• Da lunedì 11 aprile a venerdì 15 aprile ore 18
S. Messa nella Cappella del Beato in via Querro
• Sabato 16 aprile dalle ore 20,30 alle 22,45
Pellegrinaggio dalla Chiesa dei Tetti alla Stella, con sosta presso la Cappella del Beato e in P.za
Bollani Tetti Neirotti e Rivoli, insieme, per pregare e conoscere meglio il nostro concittadino
SANTE MESSE in onore del Beato Antonio Neyrot
• Domenica 17 aprile ore 11 alla Stella
• Lunedì 18 aprile ore 10 a San Martino con la presenza dei Cerioti
Festa patronale Stella: 17-18 settembre
ORARI APERTURA ORATORIO STELLA
Da lunedì a giovedì ore 16 -19
Venerdì ore 15 - 19
Sabato e domenica ore 16 - 18
ORARIO SANTE MESSE
NUMERI UTILI
CHIESE
LUN
San Bartolomeo
San Francesco
San Bernardo
APERTURA ESTIVA ORATORIO STELLA
Dal 13 giugno all’1 luglio (Estate Ragazzi): h. 17.00-19.00
dal 4 luglio al 7 agosto: h. 16.00-19.00
dal 6 al 21 agosto: chiusura
dal 22 agosto all’inizio della scuola: h. 16.00-19.00
dall’inizio della scuola in poi: orario normale
MAR
09.00
18.00
FERIALI
MER
15.30
18.00
San Martino
VEN
09.00
08.30
18.00
09.00
San Rocco
M.I.A.
Santa Maria della Stella
Gesù Salvatore
Ospedale
Monastero V.Querro
GIO
09.00
08.00
09.00
18.00
18.00
18.00
18.00
09.00
06.30
06.30
06.30
06.30
06.30
FESTIVE
SAB DOM
09.00
18.00 10.30
18.00 09.00
11.00
17.00 10.00
19.00
18.30 11.15
18.00 08.00
11.00
18.00
09.30
15.00
06.30 07.30
Visita il nostro sito www.parrocchierivoli.it
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