IL FENOMENO “WIN FOR LIFE” Il 29 settembre, seduto in quel caffè, forse davvero non pensava alla propria lei chi compilava le prime schedine di Win for Life. Il giorno che tanti ricollegano alla canzone di Lucio Battisti potrebbe, dal 2009, richiamare altri ricordi negli anni a venire, ricordi legati al nuovo, intrigante concorso gestito dalla Sisal. Eh già, perché da poco ha trovato spazio nel nostro Paese un altro fratellino della vecchia lotteria, capace di fornire un’alternativa al Superenalotto, che rappresenta sempre più l’incarnazione perfetta del sogno esagerato. Win for Life, infatti, non promette di premiare i vincitori con un unico, eccezionale colpaccio che rischia di provocare un infarto alla persona baciata dalla sorte. Il nuovo gioco a premi non fa piovere, tutte insieme, decine e decine di milioni di euro nelle tasche di chi azzecca la combinazione vincente, non cambia la vita in modo drastico e shoccante: semplicemente permette di condurre una vita molto più che dignitosa per un lungo periodo di tempo, una sorta di mutuo al contrario, a beneficio cioè di chi stipula un contratto con la buona sorte per mezzo di questo gioco. In palio ci sono 4.000 euro al mese per vent’anni, cioè uno stipendio di tutto rispetto (un sogno per i tantissimi lavoratori che fanno parte della “Generazione 1.000 euro”) garantito per due decenni (anche questo un sogno nell’era del precariato), il tutto senza dover lavorare. Facendo un rapido calcolo, si tratta di 960.000 euro totali spalmati in vent’anni, una cifra dunque non eccessiva incassata ogni mese, con regolarità e senza rischio alcuno. Il regolamento prevede che siano estratti dieci numeri più un “Numerone”: se vengono azzeccati tutti si accede all’ambito premio. La giocata è di 1 euro, ma se si giocano 2 euro le possibilità di vincita raddoppiano, perché si porta a casa la rendita ventennale anche chi indovina solo il “Numerone” e non “prende” nemmeno uno degli altri dieci numeri estratti. Come praticamente in tutti i concorsi a premi, oltre alla vincita principale ci sono altre categorie, che vanno dai 10.000 euro per chi coglie i 10 numeri ad eccezione del “Numerone”, ai 2 euro per chi invece totalizza 7. Le somme giocate vengono destinate per il 23% (sarebbe la quota erariale spettante allo Stato) alla ricostruzione in Abruzzo, per l’8% al ricevitore e per il 4% alla Sisal, mentre il 65% andrà a costituire il montepremi. Quindi, ricapitolando, verrebbe da dire: vincita non eccessiva, ma tale da garantire un certo benessere, e spazio per la solidarietà, però... esistono delle robuste obiezioni alla tentazione di definire, con l’entusiasmo tipico con cui si giudicano le novità (specie se diventano dei fenomeni di costume), Win for Life il gioco perfetto. Da più parti si è alzato infatti un monito: il rischio di dipendenza da gioco è elevatissimo, poiché le estrazioni dei numeri fortunati avvengono ogni ora, dalle 8 alle 20, 7 giorni su 7, quindi con una frequenza tale da favorire la ricerca ossessiva della vincita e il riproporsi di tutti i rischi connessi al gioco d’azzardo, nemico infido e subdolo capace di rovinare irreparabilmente moltissime vittime, attirandole con l’illusione di una vincita facile. E poi c’è una riflessione di carattere sociologico da non sottovalutare: l’unica garanzia di poter avere una rendita per vent’anni è un gioco d’azzardo gestito dallo Stato? È sbagliato trovare deprimente che la possibilità di questa garanzia venga legata unicamente alla fortuna, e non alla sicurezza di un posto di lavoro? Rispetto ai decenni passati, oggi ci sono in più tanti giochi, tra cui Win for Life. Una volta, però, c’era lo stipendio. Ferdinando Morabito