Crescita economica: tecnologia, produttività e
regolamentazione dei mercati
Alberto Susini
U¢ cio Studi e Ricerche
Unioncamere Toscana
Via Lorenzo il Magni…co, 24 Firenze
E-mail: [email protected]
Tel: +39-055-4688.209
8 febbraio 2008
Abstract
Il dibattito sullo sviluppo economico ha attirato da sempre l’attenzione
degli studiosi di macroeconomia. In questo breve studio intendiamo presentare criticamente le principali ipotesi interpretative che soggiaciono alle
dinamiche di crescita di medio-lungo periodo registrate da Stati Uniti ed
Europa. Dalla metà degli anni ’90 la maggior parte degli studiosi concordavano sul fatto che la crescita della produttività avesse attraversato alcuni passaggi cruciali scanditi dall’introduzione e dall’adozione più o meno
graduale delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione. Più
recentemente osservando la crescita incessante della produttività statunitense rispetto all’Europa, ben oltre il periodo in cui le tecnologie sono
state introdotte, gli studiosi si sono dimostrati più cauti rispetto a questa
ipotesi. In particolare si stanno facendo strada tesi che privilegiano, come
fattori esplicativi, gli e¤etti dei di¤erenti regimi di regolamentazione e tassazione del lavoro, i minori vincoli esistenti nel comparto dei servizi negli
Stati Uniti.
Keywords: Crescita, Produttività, Tassazione, Regolamentazione,
ICT.
JEL Classi…cation: O3, O4, O5
Una parte delle teorie e dei risultati citati ed utilizzati nel presente lavoro possono essere
rinvenute all’interno dell’appendice metodologica "Le indagini empiriche della crescita. Breve
appendice metodologica" curata dallo stesso autore. Si ringrazia per la supervisione il Prof.
Mauro Lombardi dell’Università di Firenze e Giuseppe Vittucci dell’Università di Bologna per
i preziosi suggerimenti. Ringrazio anche i colleghi dell’U¢ cio Studi per gli stimoli forniti nel
corso del lavoro. Ovviamente la responsabiltà per gli eventuali errori contenuti nel presente
lavoro è da attribuirsi all’autore.
1
1
Introduzione
L’obiettivo di questo lavoro è quello di presentare le principali fasi di crescita
della produttività registrate da Stati Uniti ed Europa mettendo in evidenza
quello che è avvenuto a partire dai primi anni ’90. Si tratta non solo di e¤ettuare una descrizione di queste fasi ma, soprattutto, di presentare criticamente
la letteratura che si è via via accumulata sull’argomento che, basandosi su argomentazioni preminentemente neoclassiche, ha cercato di formulare delle ipotesi
esplicative del fenomeno. A partire dagli anni ’70 e …no alla metà degli anni
’90 il contributo della produttività totale dei fattori (TFP o Total Factor Productivity 1 ) era divenuto, specie negli USA, un fattore trascurabile tanto che
si era parlato del noto paradosso di Solow2 . Per contro l’Europa registrava,
nello stesso periodo, una rilevante crescita della produttività. Rispetto a queste
evoluzioni il 1995 ha segnato una svolta. Gli USA, grazie al contributo derivante
dall’introduzione delle tecnologie ICT, hanno mostrato un forte recupero che li
ha portati a sopravanzare lo sviluppo registrato in Europa. A partire dagli anni
2000, tuttavia, la produttività totale dei fattori mostra un’ulteriore accelerazione
che smarca ancor di più gli Stati Uniti rispetto all’Europa. Quello che emerge
dai dati evidenzia un contributo molto rilevante dei servizi che secondo alcuni
autori deve attribuirsi alle diversa regolamentazione del mercato del lavoro e del
settore dei servizi.
Il lavoro è organizzato come segue: dopo un breve paragrafo dove sono illustrate le recenti evoluzioni nella crescita, il paragrafo 3 presenta un approfondimento sul caso statunitense. Il quarto paragrafo evidenzia le di¤erenze tra
Stati Uniti ed Europa in particolare mostrando il diverso ruolo che nelle due
aree hanno avuto l’ICT, la Produttività Totale dei Fattori e dei diversi settori
produttivi. Il quinto paragrafo pone invece in risalto il ruolo della diversa tassazione del lavoro e della regolamentazione del mercato dei servizi. Il paragrafo
6, basandosi sulle stime più recenti, evidenzia invece le tendenze della produttività per il prossimo futuro. L’ultimo paragrafo fornisce alcune considerazioni
di sintesi.
2
Le dinamiche recenti della crescita
Il confronto tra i tassi di crescita del PIL di Stati Uniti ed Europa a 15 (UE-153 )
ha evidenziato una marcata di¤erenza, a favore degli USA, a partire dal periodo
1995-2000 (Tabella 1). Similmente anche altre economie del globo come Cina,
India e Messico hanno evidenziato rilevanti variazioni del prodotto che le hanno
viste recuperare posizioni rispetto all’Europa. Questo è vero anche per i 10 paesi
1 Si tratta di tutte le fonti di crescita che residuano rispetto al contributo degli input di
lavoro e di capitale.
2 Solow notava in un famoso articolo del 1987 come l’evoluzione tecnologica, da molti percepita, non avesse causato alcuna crescita della produttività.
3 Qui si intende far riferimento ai paesi dell’Europa a 15 paesi vale a dire quelli facenti parte
dell’Unione Europea …no all’allargamento a 25 paesi avvenuto il 1 maggio 2004.
2
di nuova adesione all’Unione Europea (Nuovi UE-104 ) che, salvo il periodo immediatamente successivo alla caduta dei regimi ad economia piani…cata, hanno
registrato tassi di crescita nettamente superiori all’UE-15.
Tabella 1: Tasso di crescita medio del PIL reale
1990-1995
1995-2000
2000-2006
UE-15
1,7
2,8
2,0
Nuovi UE-10
-1,6
4,5
4,2
UE-25
1,4
2,9
2,2
Stati Uniti*
2,4
3,8
2,6
Giappone*
2,2
1,2
1,7
Messico*
2,2
3,5
2,9
India*
5,2
6,4
6,8
Cina*
10,9
9,0
9,6
Fonte: *Nostre elaborazioni su IMF WEO Database october 2007. Per gli altri raggruppamenti
nostre elaborazioni su Groningen Growth and Development Centre Total Economy Database January 2007
Anche la di¤erenza esistente tra Europa e Stati Uniti espressa in termini
di produttività e di reddito pro-capite dopo una fase di riavvicinamento ha
cominciato a riallontanarsi. Infatti …no alla metà degli anni ’70 la crescita
della produttività del lavoro in Europa, misurata come PIL per ora lavorata
in percentuale rispetto al valore degli Stati Uniti, è avvenuta assieme ad un
recupero reddito pro-capite (Figura 1). Successivamente, mentre il recupero
europeo dal lato della produttività ha proseguito …no alla metà degli anni ’90,
l’avanzamento della ricchezza pro-capite si è fermato a metà degli anni ’70 a
circa il 70% di quella americana. La produttività europea, dalla seconda metà
degli anni ’90, ha interrotto la fase di recupero che l’aveva portata quasi al 90%
di quella statunitense ed ha ha cominciato a scendere …no a quota 80%.
4 Qui si fa riferimento ai 10 paesi entrati a far parte dell’Unione Europea dal 1 maggio 2004:
Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Slovenia e
Slovacchia. Si tratta per o più di paesi facenti parte dell’ex blocco socialista.
3
Figura 1: PIL pro capite e PIL per ora lavorata UE-15 come quota
% degli USA
in US$ a prezzi 1990 (con GK PPP)
100,0
90,0
80,0
70,0
60,0
PIL pro capite
PIL per ora lavorata
50,0
40,0
60 62 64 66 68 70 72 74 76 78 80 82 84 86 88 90 92 94 96 98 00 02 04 06
19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 20 20 20 20
Fo n t e : N o s t r e e la b o r a z io n i s u G r o n in g e n G r o w t h a n d D e v e lo p m e n t C e n t r e d a t a b a s e .
To ta l E c o n o m y D a ta b a se J a nu a ry 2 0 0 7 , http :/ / w w w .g g d c .n e t.
Il dato più interessante considerando la produttività, espressa come PIL
per ora lavorata, è il progressivo rallentamento dei paesi europei, eccettuata la
Grecia e la Svezia, contrapposto all’accelerazione degli Stati Uniti e dei paesi
asiatici, un rallentamento che ha attirato l’interesse degli studiosi (Tabella 2).
Il tasso medio di sviluppo della produttività del lavoro degli USA è passato dal
+1,1% del periodo 1990-1995 al +1,9% del 1995-2000 …no a toccare il +2,5%
del periodo 2000-2006: un’accelerazione dalle dimensioni sbalorditive che solitamente si veri…ca nei paesi che escono da una situazione di sottosviluppo data
la posizione più arretrata da cui partono. Al contempo, la produttività nella
UE-15 ha progressivamente rallentato la sua crescita evidenziando un distacco
crescente rispetto agli USA. Tuttavia, al suo interno, l’UE-15 mostra marcate
di¤erenze con due paesi industrializzati del Nord Europa (Finlandia e Svezia) i
quali, grazie all’a¤ermarsi di produzioni a tecnologia avanzata, evidenziano performances migliori. Andamenti più dinamici mostrano pure Grecia e Irlanda,
economie che hanno bene…ciato del rapido allontanamento da una struttura produttiva dove il manifatturiero ed i servizi, specialmente quelli tecnologicamente
più avanzati, avevano un ruolo poco rilevante mentre il settore primario rivestiva
una certa importanza [7].
Di¤erente è invece l’andamento della ricchezza pro-capite la quale, rispetto
all’evoluzione della produttività, evidenzia (salvo le importanti eccezzioni dei
paesi asiatici) in accelerazione nel periodo 1995-2000 rispetto alla prima metà
degli anni ’90 ed in rallentamento nel periodo 2000-2006. Si tratta di evoluzioni
che ri‡ettono principalmente l’andamento del PIL, data la minore dinamicità
della popolazione, e che mettono in luce il generalizzato periodo di buona con4
giuntura del periodo 1995-2000.
Tabella 2: Tasso di crescita del PIL pro-capite e della produttività del lavoro
in US$ a prezzi 1990 (con GK PPP)
UE-15
Finlandia
Francia
Germania
Grecia
Irlanda
Italia
Spagna
Svezia
Regno Unito
Nuovi UE-10
UE-25
Stati Uniti
Giappone
Messico
India*
Cina*
PIL pro-capite
1990-1995 1995-2000 2000-2006
1,2
2,5
1,8
-1,0
4,4
3,0
1,0
2,3
1,5
1,3
1,8
1,2
0,4
3,0
4,1
4,8
9,3
4,7
1,3
1,9
1,1
1,8
3,7
3,4
0,1
3,2
2,7
1,2
2,8
2,3
-1,7
4,6
4,3
1,0
2,7
2,0
1,1
2,7
1,7
1,8
0,9
1,7
0,4
2,0
1,7
3,3
4,3
5,2
7,7
5,1
10,2
PIL per ora lavorata
1990-1995 1995-2000 2000-2006
2,2
1,8
1,3
2,9
2,6
2,5
2,0
2,3
2,0
2,1
2,1
1,6
0,3
2,0
3,2
3,7
6,0
3,0
2,1
1,3
0,3
2,4
0,0
-0,3
1,8
2,4
2,7
2,7
2,1
2,1
1,1
4,6
4,1
2,4
2,1
1,6
1,1
1,9
2,5
2,8
1,8
2,3
-0,7
0,0
2,0
3,5
4,8
4,4
3,4
5,1
9,2
Fonte: Nostre elaborazioni su Groningen Growth and Development Centre Total economy database
Jan. 2007, http://www.ggdc.net
*La produttività in India e Cina è calcolata in termini di PIL per occupato.
La produttività, in tutti i periodi qui presi a riferimento, ha mostrato un
passo molto più veloce non solo negli USA ma anche nei paesi di nuova adesione
alla UE e nei principali paesi asiatici. Il tasso di crescita dei nuovi membri UE
si è attestato, per il periodo 2000-2006, al +4,1%; in Cina e India la crescita è
stata ancor più rilevante: +9,2% e +4,4% rispettivamente. In questi ultimi casi
si evidenzia non solo il processo di catching up tipico dei paesi nelle fasi iniziali
dello sviluppo ma, soprattutto per la Cina, il ruolo determinante del suo ingresso
nel WTO avvenuto nel 2001 un ingresso che ha portato in poco tempo il paese
ad essere una potenza produttiva a scala mondiale. Se le distanze in termini di
tassi crescita risultano essere rilevanti, è però vero che la posizione relativa dei
paesi in via di sviluppo è ancora piuttosto distante rispetto ai paesi sviluppati.
Ad esempio, se valutata rispetto agli USA, il livello della produttività5 è molto
inferiore tanto per i paesi facenti parte dei Nuovi UE-10 (la cui quota era il 30%
nel 1990 ed è salita al 39,2% nel 2006) quanto, e soprattutto, per India (dal
7,3% all’11%) e Cina (passata nello stesso periodo dal 6,8% e 16,5%).
5 Si tratta, in questo caso della produttività del lavoro per persona occupata a dollari 1990
a PPP GK. La fonte dei dati è il Groningen Growth and Development Centre Total Economy
Database, aggiornato al gennaio 2007.
5
3
La crescita degli Stati Uniti
La forte crescita dell’output e della produttività USA, registrata dalla metà degli
anni ’90, è stata ampiamente discussa in letteratura. Secondo un’intepretazione
di matrice statunitense, ma condivisa da entrambe le sponde dell’Atlantico, tale
evoluzione è stata frutto dello sviluppo e della di¤usione dell’IT (Information
Technology). Jorgenson et al. [9] hanno stimato che la crescita del valore aggiunto complessivo6 sia passata dal +3,1% della media di lungo periodo (19601995) al +4,1% del periodo 1995-2000 per poi rallentare dopo il 2000 (Tabella
3).
Tabella 3: Scomposizione della crescita del valore aggiunto USA
1960-1995
1995-2000
2000-2004
Diff. 1995-2000
vs. 1960-1995
Diff. 2000-2004
vs. 1960-1995
3,1
4,1
2,5
1,0
-0,6
0,3
0,9
2,0
0,7
1,2
2,2
0,0
0,7
1,8
0,5
0,4
0,2
-0,2
-0,2
-0,2
1,7
0,4
1,3
1,1
0,7
0,5
0,3
0,4
0,2
0,0
0,2
-0,1
0,0
2,3
1,1
1,2
1,4
0,8
0,6
0,5
0,7
0,4
-0,1
0,4
-0,1
-0,1
1,5
0,7
0,8
-0,1
0,4
-0,4
1,1
1,2
0,1
0,6
0,5
0,0
-0,1
0,6
0,7
-0,1
0,2
0,1
0,1
0,2
0,3
0,3
-0,1
0,2
-0,1
-0,1
-0,2
0,3
-0,5
-1,2
-0,3
-0,9
0,8
0,8
-0,1
0,6
0,3
0,1
-0,1
Valore aggiunto
di cui:
Settori produttori di IT
Settori utilizzatori di IT
Settori non IT
di cui:
Input di capitale
Input di capitale IT
Input di capitale non IT
Input di lavoro
Lavoro qualificato
Lavoro non qualificato
TFP aggregata
Produttività Domar weighted
Settore produtt. IT
Settori utilizz. di IT
Settori non IT
Riallocazione del capitale
Riallocazione del lavoro
Fonte: Jorgenson, Ho, Samuels e Stiroh (2006)
Il periodo 1995-2000 evidenzia, rispetto al trentacinquennio 1960-1995, una
forte discontinuità. In tale lasso di tempo, infatti, si evidenzia il rilevante contributo alla crescita tanto dei settori produttori quanto di quelli utilizzatori di
IT (software e hardware) evidenziando quella che è stata ribattezzata the information age (l’era dell’informazione) un periodo contraddistinto da una forte
spinta di questi comparti alla crescita complessiva. Considerando la di¤erenza
in termini di crescita che intercorre tra il lungo periodo ed il 1995-2000 (un
punto percentuale) tale gap è attribuibile per il 90% dal contributo diretto ed
indiretto del comparto IT (input di capitale IT e TFP dei settori produttori
ed utilizzatori di IT). Osservando inoltre l’evoluzione dei contributi di capitale,
6 Utilizzando l’approccio della frontiera delle possibilità produttive aggregata gli autori
hanno stimato la crescita del prodotto e della produttività del lavoro statunitense, aggregando
i dati relativi a 85 settori. Secondo gli autori fanno parte del comparto dei produttori di IT
i seguenti settori: Produzione di computers e di apparecchiature per l’u¢ cio, apparecchi per
le comunicazioni, componenti elettroniche e servizi informatici.
6
lavoro7 e TFP alla di¤erenza registrata nei tassi di crescita pre e post 1995, è
stata proprio la crescita degli investimenti in capitale IT (hardware e sotftware)
a fornire il maggior contributo (+0,7%) mentre la TFP complessiva e l’input di
lavoro hanno fornito un ben più contenuto +0,2%. Ancora, scendendo a livello
di sottocomponenti, si evidenzia una spinta simile da entrambe le tipologie di
lavoro (quali…cato e non) mentre, all’interno della TFP, fornisce un apporto più
consistente la produzione di IT (+0,3%).
Secondo gli autori americani la grande ‡essibilità e vitalità dell’economia
a stelle e strisce ha portato attraverso un uso intensivo delle IT, specialmente
nei servizi e nelle attività di supporto alle attività industriali, alla creazione di
nuovi servizi inaugurando una nuova fase di crescita della produttività. Questa
fase, cominciata nel 2000, evidenzia marcate di¤erenze rispetto alla precedente.
Durante la prima, infatti, era l’IT a dominare la crescita mentre nella seconda
questo fattore ha perso di rilevanza a favore della TFP. Il rallentramento della
crescita del valore aggiunto (-0,6% del periodo 2000-2004 rispetto alla media di
lungo periodo) è stato determinato in maniera identica dai tre macro-settori:
non-IT, produttori di IT e utilizzatori di IT (-0,2%). Quello che colpisce, scendendo a livello di input, è la marcata ‡essione del lavoro (-1,2%), ‡essione
causata della riduzione delle ore lavorate in conseguenza della recessione del
2001 che ha colpito, in particolare, i lavoratori meno quali…cati8 . Tuttavia la
vera novità di questa fase è il forte recupero della della TFP (+0,8% la differenza rispetto alla media 1960-1995) specialmente nei settori utilizzatori di IT
e nei settori non-IT, una crescita che si manifesta dopo un lungo periodo nel
quale ci si chiedeva se questo tipo di contributo non fosse venuto meno (il noto
paradosso di Solow). La più rapida crescita della TFP nel periodo post 2000 è,
secondo questi autori, frutto del rapido declino dei prezzi dei beni IT9 . Si tratta
di un declino iniziato nella seconda metà degli anni ’90 e che ha determinato,
attraverso il massiccio accrescimento degli investimenti in beni e servizi IT,
forti guadagni in termini di produttività mano a mano che questi investimenti
entravano "a regime".
La Tabella 4 evidenzia invece la scomposizione dei diversi contributi alla
crescita della ALP (Average Labor Productivity ovvero produttività media del
lavoro 10 ). I dati mostrano una continua accelerazione della produttività: dal
+1,7% del periodo 1960-1995 al +2,1% del 1995-2000 …no a giungere alla straordinaria crescita del periodo 2000-2004 (+3,3%). Una variazione veramente consistente se si considera il fatto che gli USA sono un paese sviluppato. L’accelerazione
della ALP è frutto del contributo rilevante e crescente dell’intensità del capitale
7 Gli
autori suddividono le tipologie di lavoratori in base al conseguimento o meno del
diploma del college de…nendo come lavoratori quali…cati coloro che sono in possesso di tale
titolo.
8 Si tratta della cosiddetta jobless recovery, vale a dire la fase di crescita americana avvenuta
senza sviluppo occupazionale.
9 Declino che secondo Jorgenson [8] deriva dall’accorciamento del ciclo di vita dei microprocessori.
1 0 Si tratta della crescita del rapporto tra valore aggiunto e quantità di lavoro utilizzato per
produrlo. Anche in questo caso le stime provengono da Jorgenson, Ho, Samuels e Stiroh [9].
7
(capital deepening 11 ) e, dopo il 2000, anche da forti guadagni in termini di TFP
mentre più limitato è il contributo della qualità del lavoro12 .
Tabella 4: Scomposizione della crescita della produttività media del Lavoro USA
Produttività Media del Lavoro (ALP)
Diff. 1995-2000
Diff. 2000-2004
1960-1995
1995-2000
2000-2004
vs. 1960-1995
vs. 1960-1995
1,7
2,1
3,3
0,5
1,6
di cui:
Intensità del capitale
1,1
1,4
1,8
0,4
0,7
Capitale IT
0,3
1,0
0,7
0,7
0,4
Capitale non-IT
0,7
0,4
1,1
-0,3
0,3
Qualità del lavoro
Lavoro qualificato
0,3
0,2
0,4
-0,1
0,1
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
Lavoro non qualificato
0,1
0,1
0,1
0,0
0,0
Riallocazione delle ore lavorate
0,2
0,1
0,3
0,0
0,1
0,3
0,5
1,1
0,2
0,8
TFP aggregata
Fonte: Jorgenson, Ho, Samuels e Stiroh (2006)
Confrontando la media di lungo periodo rispetto ai sotto-periodi 1995-2000
e 2000-2004 le di¤erenze risultano piuttosto marcate. La prima fase (+0,5%
la di¤erenza nella crescita della ALP) evidenzia il contributo molto rilevante
dell’intensità di capitale (+0,4%) e alla sotto-componente IT (+0,7%) grazie,
come abbiamo detto, al forte stimolo dato alle imprese per intraprendere questo
tipo di investimento. Le imprese hanno infatti reagito alle dinamiche di prezzo
decrescenti dei prodotti IT aumentando notevolmente la spesa in questi beni.
Per contro il contributo della qualità del lavoro è stato negativo (-0,1%) mentre
la TFP ha fornito un leggero stimolo alla produttività (+0,2%). Il recupero di
produttività del periodo post 2000 (+1,6% rispetto al 1960-1995) è avvenuto
grazie a tutte le componenti ma, soprattutto, per il forte avanzamento della
TFP (+0,8%) e dell’intensità del capitale (+0,7%). Rispetto ad una prima fase,
dove l’intensità del capitale aveva fornito l’unica spinta rilevante alla produttività la seconda ha visto il ritorno alla ribalta anche della TFP. Questa evidenza
ha portato molti autori ad a¤ermare che l’introduzione delle nuove tecnologie
abbiano consentito, attraverso una aumentata e¢ cienza in tutta l’economia, un
recupero della TFP.
Se quindi Jorgenson così come altri autori statunitensi difendono il ruolo
determinante dell’introduzione delle tecnologie della comunicazione stupisce comunque rilevare come il recupero così forte della produttività sia potuto avvenire
in presenza di rilevanti shocks. Ci riferiamo, in particolare, ai fatti dell’11 settembre, alla recessione del 2001, all’emersione degli scandali …nanziari (Enron
in testa) e al rallentamento degli investimenti elementi, questi, che avrebbero
invece dovuto fungere da freno allo sviluppo della produttività.
1 1 Si tratta del rapporto tra input di capitale e quantità di lavoro utilizzata nel processo
produttivo.
1 2 Una più alta qualità del lavoro deriva da una più elevata quota di lavoratori meglio formati
o più esperti. Il contributo della crescita della qualità del lavoro è dato dalla somma di tre
termini: il contributo della qualità del lavoro della componente quali…cata (o college educated ),
quella non quali…cata e un termine che esprime la riallocazione delle ore lavorate tra i due
gruppi. I primi due contributi sono ponderati con le rispettive quote sul valore aggiunto
complessivamente prodotto.
8
4
USA vs. Europa: ICT, TFP, settori produttivi
Se per le motivazioni riguardanti la forte crescita statunitense si evidenzia un
quasi unanime consenso tra gli studiosi, fondato sul forte impatto diretto degli
investimenti in IT, nel periodo 1995-2000, e della TFP nel periodo successivo,
per il ritardo europeo non vi sono visioni concordanti. Le di¤erenze esistenti tra
Europa e Stati Uniti, mostrate in Tabella 2, pongono infatti la questione cruciale
di capirne l’origine. In particolare, non è chiaro perché vi sia un diverso impatto
della tecnologia e delle innovazioni sulla crescita della produttività. L’olandese
van Ark [3] scomponendo la crescita della produttività del lavoro13 nelle sue
componenti mette in risalto le di¤erenze tra gli USA e l’Europa (Tabella 5).
Innanzitutto viene confermata l’accelerazione degli USA contrapposta alla continua decelerazione dell’Europa che, nel periodo 1987-1995, cresceva più velocemente degli USA. Una di¤erenza che viene spiegata con un vantaggio europeo
nell’intensità di capitale non-ICT e nella TFP. Successivamente, nel periodo
1995-2000, gli Stati Uniti mostrano una più spiccata crescita dell’intensità di
capitale ICT così come della TFP (specialmente quella ICT) confermando il già
citato fenomeno dell’information age. Nel periodo a noi più vicino la produttività del lavoro continua ad accelerare negli USA mentre invece in Europa avviene
il contrario. Questo perchè negli USA si assiste ad una forte crescita della TFP
e dell’intensità di capitale, una crescita che risulta più sostenuta che in Europa.
Tabella 5: Fonti della produttività del lavoro nell'Unione Europea a 15 e negli USA
1987-1995
1995-2000
2000-2004*
UE-15
Crescita della produttività del lavoro:
2,3
1,8
1,1
di cui:
Intensità di capitale ICT
0,4
0,6
0,3
Intensità di capitale Non-ICT
0,8
0,4
0,5
TFP della produzione di ICT
0,2
0,4
0,2
Altre fonti di TFP
0,9
0,4
0,0
Stati Uniti
Crescita della produttività del lavoro:
di cui:
Intensità di capitale ICT
Intensità di capitale Non-ICT
TFP della produzione di ICT
Altre fonti di TFP
1,2
2,3
2,8
0,5
0,1
0,4
0,2
1,0
0,2
0,7
0,4
0,6
0,5
0,3
1,4
Fonte: van Ark (2006). * Il 2004 è un dato preliminare
1 3 L’autore non utilizza la frontiera delle possibilità produttive bensì una funzione di produzione aggregata. La base dei dati è quella del Groningen Growth and Development Centre.
I settori produttori di ICT sono: apparecchiature per u¢ cio e per elaboratori, apparecchiature
per la comunicazione e componenti elettroniche.
9
Secondo queste evidenze si potrebbe pensare che negli USA, a di¤erenza
che nell’UE, abbiano avuto luogo rilevanti e¤etti spillovers dai più dinamici
settori dell’ICT. Tuttavia alcuni argomenti non depongono a favore di questa
ipotesi. Innanzitutto, non esiste ad oggi una chiara evidenza empirica che leghi
la crescita dell’intensità del capitale ICT alla produttività totale dei fattori nonICT. Inoltre, la TFP include una serie di "errori" che provengono non solo dal
fatto che viene calcolata in maniera "residuale" rispetto agli altri fattori come il
lavoro ed il capitale, ma anche dal fatto che per l’Europa si comulano residui che
possono derivare dalla somma di dati relativi a paesi molto diversi (in termini
di funzionamento dei mercati, di speci…cità produttive, ecc.) di¤erenze che si
scaricano giocoforza sul residuo calcolato a là Solow.
Se le informazioni di carattere macro danno un’idea del contributo dei diversi fattori della produzione, è tuttavia importante distinguere le di¤erenze
che emergono a livello settoriale soprattutto per evidenziare l’in‡uenza dell’ICT
tra i diversi comparti (Tabella 6). Le stime di van Ark [3] evidenziano il forte
contributo, per tutti i periodi presi in considerazione, dei settori produttori
di ICT (beni e servizi ICT) dovuto non solo ai diversi tassi di crescita ma,
piuttosto, al maggiore peso che questi hanno negli USA (il 12,6% del valore
aggiunto complessivo) rispetto a quello che hanno in Europa (il 5,3%). Nel dettaglio, nel periodo 1987-1995 si evidenzia come la principale di¤erenza tra USA
ed Europa, a vantaggio di quest’ultima, provenga esclusivamente dal comparto
manifatturiero. Nel periodo 1995-2000 e nel successivo 2000-2003 si assiste invece al più dinamico sviluppo degli USA mettendo per contro in evidenza il
ruolo determinante dei servizi.
Tabella 6: Contributi dei diversi settori alla crescita della produttività del lavoro
1987-1995
1995-2000
UE 15
Crescita della produttività del lavoro*:
2,3
1,9
Produzione di ICT**
0,4
0,6
Manifatturiero***
1,1
0,7
Servizi di mercato****
0,6
0,5
Servizi non di mercato
0,2
0,2
Riallocazione
0,0
-0,1
Stati Uniti
Crescita della produttività del lavoro*:
Produzione di ICT**
Manifatturiero***
Servizi di mercato****
Servizi non di mercato
Riallocazione
1,2
0,5
0,4
0,7
-0,1
-0,3
2,2
0,7
0,4
1,3
0,0
-0,2
2000-2003
1,3
0,4
0,5
0,4
0,2
-0,1
2,3
0,7
0,7
1,1
0,3
-0,5
Fonte: van Ark (2006)
*Si tratta della produttività dei settori di mercato esclusi il settore educativo, governativo, la sanità e l'immobiliare.
**Include la produzione di beni ICT, servizi di software e telefonia. *** Esclude la produzione di beni ICT.
****Esclude la produzione di ICT.
I dati presentati in Tabella 6 evidenziano il ruolo dei servizi nello spiegare
il recente gap di produttività tra Stati Uniti e Unione Europea. Tale di¤erenza
10
si trova tuttavia, nel periodo più recente, concentrata in pochi sotto-settori del
terziario: commercio, servizi bancari e altri servizi (Tabella 7). In particolare
l’Europa nel periodo 2000-2003 mostra una posizione distaccata nel commercio
(+0,1% tanto in quello all’ingrosso che in quello al dettaglio) ma, soprattutto,
nei servizi bancari e in quelli commerciali (+0,2%) mentre la spinta dell’ICT,
seppur maggiore rispetto ai periodi precedenti, rileva per solo il 30% del gap (0,3
punti percentuali su 1) mentre nel periodo 1995-2000 contava per il 50% (0,2
punti su 0,4). Per contro la fase precedente (1987-1995) ha visto protagonista
il manifatturiero non ICT europeo che, se confrontato con quello statunitense,
ha mostrato un di¤erenziale che ha toccato 1,4 punti percentuali.
Tabella7: Gap USA-UE15 nella crescita della produttività del lavoro.
1987-1995 1995-2000 2000-2003
Produzione di beni ICT eccetto telecomunicazioni
0,2
0,2
0,3
Telecomunicazione
0,0
-0,1
0,0
Commercio all'ingrosso
0,1
0,3
0,1
Commercio al dettaglio
0,1
0,1
0,1
Servizi bancari
0,0
-0,2
0,2
Altri servizi
0,0
0,3
0,2
Altre industrie e riallocazione
-1,4
-0,3
0,2
Totale USA-UE-15
-1,1
0,4
1,0
Fonte: van Ark (2006)
L’analisi di questi dati, secondo van Ark, non deve però far tirare delle
conclusioni a¤rettate sul ruolo dei servizi. Questo perché vi sono almeno tre
questioni rilevanti che interessano il comparto: il problema della di¢ cile misurazione dell’output del settore (che non garantisce la certezza dei risultati),
la sempre più pervasiva questione dell’innovazione tecnologica e quella delle
riforme di mercato che li hanno interessati. In particolare van Ark [3] evidenzia come il miglioramento della produttività media del lavoro statunitense
possa essere inputata ad una maggiore intensità dell’investimento in ICT così
come ad un miglioramento della produttività sulla quale tuttavia rimangono
i dubbi interpretativi precedentemente citati (i.e., l’in‡uenza dell’innovazione
tacita, dei fattori organizzativi, ecc.). In e¤etti van Ark [2] mostra, ad esempio,
come il processo innovativo nel commercio al dettaglio sia fortemente dipendente
dall’innovazione dei fornitori (e questo si vede dall’incremento della produttività
dei grossisti) un’innovazione che però non solo deriva dall’incremento degli investimenti in tecnologia ma anche da forti miglioramenti organizzativi. Quello che
l’autore olandese vuol rimarcare è che il periodo 2000-2003 non solo conferma il
distacco esistente nel settore terziario e l’accelerazione del gap nella produzione
di prodotti ICT ma, soprattutto, intende segnalare come il di¤erenziale si sia
esteso a tutti i settori. Per questo motivo van Ark sostiene che gli USA hanno
bene…ciato di un mix favorevole di "investimenti-minori restrizioni normative"
che li hanno facilitati nel processo di crescita della produzione e della produttività rispetto all’Europa. Tuttavia la riduzione della crescita europea non deve
esser letta come sintomo di crisi irreversibile ma, piuttosto, come e¤etto di un
11
processo di aggiustamento verso una diversa struttura produttiva. Un processo
che è stato molto più veloce negli USA rispetto all’Europa per una migliore e più
veloce adozione delle nuove tecnologie facilitata non solo da fattori economici
ma anche, e soprattutto, normativi.
5
USA vs. Europa: tassazione del lavoro e mercato dei servizi
I dati del periodo 2000-2003 (Tabella 7) hanno mostrato come il di¤erenziale di
crescita tra USA e UE sia comune a tutti i settori senza privilegiarne qualcuno
in particolare. Questa di¤usione ha spinto Dew-Decker e Gordon [7] a formulare delle ipotesi che cerchino di spiegare, in maniera alternativa, le di¤erenze
tra Stati Uniti ed Europa. Questi autori ritengono che spiegare le di¤erenze
tra Europa e Stati Uniti in termini meramente settoriali sia insu¢ ciente e fuorviante. La di¤erente crescita della produttività non riguarda infatti le diverse
performances settoriali ma risulta essere comune tra tutti i settori interessando
in maniera di¤erente, dopo il 2000, i diversi gruppi di paesi. Gli autori dividono
i 15 paesi dell’UE in tre sotto-settori: Tigers (tigri), Tortoises (tartarughe) e
Middle (paesi medi)14 . Dall’analisi dei dati del periodo 1979-1995, pur evidenziandosi dinamiche di¤erenziate a livello settoriale, non si rilevano però particolari di¤erenze tra gruppi di paesi. Nel periodo 1995-2003, invece, le Tigers
mostrano ovviamente un andamento molto più vivace rispetto ai Middle e alle
Tortoises praticamente in ogni settore eccettuato l’immobiliare (Tabella 8).
1 4 I gruppi sono costruiti basandosi sulla crescita media della produttività del lavoro
nell’economia privata tra il 1995 ed il 2003 ricostruita attraverso il data base Groningen
Growth and Development Centre. Le Tigri sono Irlanda, Finlandia e Grecia. Le Tartarughe
sono invece Belgio, Olanda, Danimarca, Lussemburgo, Spagna e Italia. Fanno parte del gruppo
medio Svezia, Austria, Regno Unito, Germania, Portogallo e Francia. Nel 1995 il gruppo
Tigers valeva il 6,4% del valore aggiunto UE-15 il gruppo medio il 60,4% e le tartarughe il
33,2%.
12
Tabella 8: Crescita della Produttività in Europa per settore e tipologia di paese
Media 1979-1995
Media 1995-2003
Tigers
Middle
Tortoises Tigers
Middle
Tortoises
Agricoltura ed estrattivo
2,3
4,7
5,9
2,6
2,4
2,5
Costruzioni e utilities
1,6
1,7
1,9
2,3
2,0
0,1
Manifatturiero
5,3
3,9
3,8
9,7
3,7
1,4
di cui:
Non-ICT
3,5
3,4
3,2
3,6
2,4
0,8
ICT
20,7
12,8
10,0
30,9
19,5
10,1
Beni non durevoli
4,6
3,0
3,7
8,3
2,6
1,2
Commercio
0,2
2,5
1,5
3,0
2,6
0,7
Trasporti
3,3
3,2
3,0
4,2
1,5
0,4
Servizi finanziari
1,1
1,7
1,4
3,4
1,7
2,1
Altri Servizi
-0,5
0,8
-0,6
2,1
0,3
-0,2
Comunicazioni
4,9
5,6
4,8
9,2
7,5
7,6
Immobiliare
2,2
0,1
0,3
-0,8
1,2
-3,0
Totale
2,9
3,0
2,7
4,8
2,5
0,7
Tigers
0,2
0,6
4,4
0,1
10,3
3,7
2,7
0,9
2,3
2,6
4,3
-3,0
1,9
Variazioni
Middle
Tortoises
-2,3
-3,5
0,2
-1,7
-0,2
-2,4
-1,0
6,8
-0,5
0,0
-1,7
0,0
-0,5
1,9
1,1
-0,5
Fonte: Dew-Becker, Gordon (2006)
In particolare, colpisce la forte crescita dell’ICT delle Tigers rispetto agli altri
due raggruppamenti in entrambi i periodi analizzati e con un accelerazione molto
evidente successiva al 1995. Per contro, eccettuate le comunicazioni, i paesi
Tortoises mostrano un generale rallentamento segnalando e¤ettivamente come
sia a loro imputabile la dinamica poco brillante della produttività piuttosto che a
qualche speci…co settore. Si tratta, inoltre, di un rallentamento che interessando
trasversalmente quasi tutti i settori getta un ombra sull’ipotesi, formulata da
molti autori, che l’arretratezza dell’Europa, specie in termini di produttività, sia
da imputarsi alla più lenta adozione dell’ICT specialmente nei servizi. Secondo
Dew-Decker e Gordon questa evoluzione mostra, piuttosto, come la debolezza
sia da considerarsi di natura sistemica.
Il contributo di Dew-Becker e Gordon è andato ancora più a fondo nel tentativo di comprendere quali siano le cause di questa dinamica deludente prendendo
in considerazione il ruolo del mercato del lavoro; un fattore trascurato da altre analisi. L’idea è quella di collegare il rallentamento della produttività con
l’andamento delle ore lavorate pro-capite. L’ipotesi di base è che esista un tradeo¤ tra le politiche relative al mercato del lavoro (in particolare l’imposizione …scale15 ) e la dinamica della produttività. Gli autori, attraverso un’analisi econometrica, mostrano infatti come una parte della di¤erenza esistente tra USA ed
Europa può essere imputata a mutamenti dei regimi di tassazione che hanno
incoraggiato l’utilizzo del lavoro nel periodo successivo al 1995 riducendo arti…cialmente il costo del lavoro. Si tratta tra l’altro di risultato già raggiunto da
Prescott [13] e da Davis-Henrekson [6] i quali hanno evidenziato come le differenze esistenti in termini di o¤erta di lavoro derivano proprio dai diversi livelli
di tassazione. Mettendo a confronto i dati relativi al cuneo …scale e alle ore
1 5 Pur essendo l’analisi basata sulla tassazione del lavoro (tax wedge o cuneo …scale) gli autori
fanno più ampio riferimento alle politiche che, anche indirettamente, hanno reso nel tempo più
o meno meno conveniente l’utilizzo di questo fattore. In particolare viene posta l’attenzione
sulla generosa riduzione della settimana lavorativa e sui prepensionamenti avvenuti in Europa.
Gli autori rilevano inoltre la maggiore forza dei sindacati europei rispetto a quelli d’oltreoceano
che, a loro avviso, ostacola il ragiungimento di obiettivi in termini di produttività analoghi a
quelli statunitensi. Considerazioni simili sono state fatte da Alesina et al. [1].
13
-2,4
0,1
-2,6
-0,9
-2,6
0,7
0,4
2,8
-3,3
-2,0
pro-capite di Stati Uniti e UE-15, per l’intero periodo 1960-2004, Dew-Becker
e Gordon hanno stimato un’elasticità delle ore lavorate rispetto al cuneo …scale
pari a -0,4. In altre parole la riduzione di 5 punti percentuali del cuneo …scale,
così come avvenuta nei paesi Tortoises tra il 1997 ed il 2003, sembra spiegare
circa 0,65 punti percentuali di riduzione dell’ALP avvenuta nel medesimo periodo. Fino al 1995 l’Europa aveva infatti un sistema impositivo che rendeva
il lavoro più caro. Per questo motivo, tra il 1960 ed il 1995, l’Europa ha visto
una continua riduzione delle ore lavorate pro-capite che ha innalzato "arti…cialmente" la produttività (Tabella 9).
Tabella 9: Andamento delle ore pro-capite lavorate
1960
1979
1995
2004
USA
UE
Tigers
Middle
Tortoises
741
893
841
948
809
820
721
734
763
651
877
656
684
678
612
862
691
766
670
716
Tassi di crescita % annua
1960-1979 1979-1995 1995-2004
0,5
-1,1
-0,7
-1,1
-1,2
0,4
-0,6
-0,4
-0,7
-0,4
-0,2
0,6
1,3
-0,1
1,7
Fonte: Dew-Becker, Gordon (2006)
Solo dopo il 1995 il lavoro, attraverso la leva …scale, è divenuto più conveniente consentendo un aumento delle ore lavorate. Ovviamente se da un lato
questa manovra ha consentito un recupero in termini occupazionali e di ore lavorate dall’altro ha provocato un rallentamento della produttività16 . In generale
la dinamica nel tempo nel numero di ore lavorate tra i diversi raggruppamenti,
evidenzia come l’Europa, dopo essere stata avanti agli USA nel 1960, sia stata
da questi successivamente superata. Il risultato complessivo per l’Europa è stato
quello di un andamento delle ore lavorate pro-capite diametralmente opposto
rispetto agli USA, un evoluzione che si è associata ad una produttività che è
cresciuta poco. Tuttavia all’interno delle categorie di paesi europei proposti
dagli autori si evidenziano dinamiche di¤erenziate che, in parte, contraddicono
le previsioni del modello. Particolare è la situazione dei paesi medi che a fronte
di un incremento della produttività (+2,5%, tra il 1995 e il 2003) registrano
anche una stagnazione delle ore lavorate (-0,1%). Per contro spiccano le Tigers
che, rispetto agli altri raggruppamenti, mostrano un accelerazione tanto delle
ore lavorate (+1,3%) quanto della della produttività del settore privato (+4,8%
tra il 1995 ed il 2003). Questo, probabilmente, grazie ai massicci investimenti
e¤ettuati in settori tecnologicamante avanzati, come in Finlandia, ma anche
grazie allo stimolo proveniente dagli investimenti esteri diretti per l’Irlanda, investimenti che hanno stimolato una forte crescita della produttività. Anche le
Tortoises mostrano un’incremento delle ore lavorate (+1,7%) cui, però si associa
un incremento modesto della produttività (+0,7%, 1995-2003). Secondo DewDecker e Gordon quindi l’Europa deve accettare una produttività meno dinamica non solo per e¤etto dell’introduzone delle nuove tecnologie ma, soprattutto,
1 6 Tale manovra rendendo conveniente l’assunzione dei lavoratori a bassa produttività ha
spinto al rallentamento della TFP.
14
come conseguenza delle riforme relative al mercato del lavoro che se da un lato
hanno realizzato un risultato sicuramente non disprezzabile come l’incremento
della quantità di lavoro impiegato dall’altro hanno frenato la crescita della produttività. L’incremento delle ore lavorate pro-capite e il rallentamento della
crescita della produttività evidenziano tuttavia, secondo Dew-Decker e Gordon,
una vittoria delle politiche europee piuttosto che una scon…tta. L’obiettivo delle
politiche europee riguarda la crescita del reddito pro-capite piuttosto che quello
della produttività che, come noto, racconta solo metà della storia17 .
6
Quali le dinamiche della produttività per il
prossimo futuro?
Comprendere le fonti della crescita della produttività è di fondamentale importanza per l’impostazione delle future politiche economiche. In particolare la
questione più rilevante che si pone è quella di compredere se la crescita della produttività sia dovuta a fattori ciclici ovvero a mutamenti che incidono in maniera
strutturale sulla dinamica. Da una rapida rassegna dei lavori più recenti relativi
alle previsioni si evidenzia subito la maggiore attenzione che gli Stati Uniti pongono sull’argomento. Gli studiosi Jorgenson et al. [10] stimano per il decennio
2005-2015 una crescita media della produttività del lavoro statunitense pari al
+2,5%. Similmente il recente rapporto del Council of Economic Advisors [4]
prevede una crescita media nei prossimi 6 anni del +2,6%. Il Congressional
Budget O¢ ce [5] fornisce invece una previsione annualizzata nella crescita della
produttività USA leggermente inferiore: +2,3%. Anche il governatore della
FED, Bernanke, stima la crescita futura della produttività intorno al +2,5% (al
di sopra della media di lungo periodo ma sotto la media post 2000), non ritenendo che la recente accelerazione possa riperquotersi sulla tendenza di lungo
periodo. Per gli istituti più rilevanti, quindi, un’evoluzione della produttività
al di sopra della soglia del +2,5%, vale a dire in linea con quella degli anni
2000, è da considerarsi di natura transitoria. Similmente è da considerasi remota l’ipotesi che la crescita della produttività USA ritorni ai bassi tassi degli
anni ’70 e ’80. Tuttavia secondo molti l’introduzione e la di¤usione delle nuove
tecnologie continuerà a fornire un importante stimolo alla crescita della produttività statunitense. Non solo, anche la ‡essibilità e la competitività dei mercati
dei prodotti e dei fattori (primo tra tutti il lavoro) e più profondi e ‡uidi mercati
…nanziari consentiranno agli USA di bene…ciare al meglio dell’introduzione delle
nuove tecnologie dando un ulteriore spinta alla crescita della produttività.
Per quanto riguarda l’Europa le indicazioni relative al futuro sembrano
migliori ma di di¢ cile realizzazione. Secondo van Ark infatti l’Europa, specie
1 7 Algebricamente se Y è il prodotto, H le ore lavorate e N la popolazione risulta che il
prodotto pro-capite è uguale al prodotto tra output per ora lavorata (produttività) e ore
Y
Y H
lavorate pro capite: N
= H
.
N
15
quella continentale, risulta penalizzata tanto nell’introduzione quanto nell’utilizzo
delle nuove tecnologie in tutti i settori soprattutto nel terziario (specialmente
nel commercio) dove gli e¤etti delle tecnologie informatiche sulla produttività potrebbero essere molto rilevanti. Ancora, Inklaar et al. [11] mettono in
evidenza le potenzialità europee, in termini di crescita della produttività, di
un maggior sfruttamento del "potenziale di mercato" dei servizi da realizzarsi
attraverso una minore regolamentazione del settore che consenta, ad esempio,
di aumentare l’orario di apertura degli esercizi commerciali e, quindi, di incrementare l’output. Per contro un eventuale recupero europeo so¤rirà ancora
delle distanze che ci separano dagli USA in termini di quota di valore aggiunto
prodotta nei settori tecnologicamente più avanzati ma anche, ad esempio, della
minore quota di ricercatori rispetto agli occupati [12] rispetto non solo agli Stati
Uniti ma anche al Giappone.
7
Conclusioni
La maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che la crescita della produttività abbia attraversato alcuni passaggi cruciali scanditi dall’introduzione e
dall’utilizzo delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione. Secondo
Jorgenson et al. [9] a partire dal 1995 gli Stati Uniti grazie al contributo delle
tecnologie ICT hanno infatti mostrato un notevole recupero in termini di crescita
della produttività che li ha portati a sopravanzare l’Europa. Non solo, dagli
anni 2000 la produttività statunitense ha mostrato un’ulteriore accelerazione:
un’accelerazione dalle dimensioni sbalorditive che non solo di¢ cilmente si manifesta nelle economie avanzate ma che ha controbilanciato gli e¤etti negativi
dei rileanti shocks di natura esogena (attacchi terroristici, recessione, scandali
…nanziari, ecc.) sono stati rilevanti. Tuttavia, la crescita della produttività
statunitense rispetto all’Europa, ben oltre il periodo nel quale gli investimenti
in tecnologia sono stati e¤ettuati, ha spinto gli studiosi ad una maggiore cautela
sull’enfatizzae ruolo degli investimenti in ICT. Quello che emerge dalla ri‡essione e¤ettuata è che il contributo alla crescita è stato importante non solo
dal versante degli investimenti in tecnologia ma, soprattutto, attraverso il raggiungimento di una maggiore e¢ cienza complessiva dell’economia statunitense
attraverso economie di scala dinamiche (learning by doing, using interacting,
etc.).
Tuttavia se sulla situazione americana il consenso è piuttosto ampio diversa
è la situazione dell’Europa dove il rallentamento della produttività ed il distacco da quella USA è stato piuttosto marcato. Secondo van Ark [3] si potrebbe
erronemente pensare che negli USA, a di¤erenza che nell’UE, abbiano avuto
luogo rilevanti e¤etti spillovers dai settori ICT dell’economia. L’analisi dei dati
evidenza nel periodo 1995-2000 e nel successivo 2000-2003 il ruolo determinante
non solo dei settori produttori di ICT (dovuto non solo al maggiore peso che
questi hanno negli USA) ma soprattutto dei servizi. Tuttavia il periodo post
16
2000 evidenzia anche come il di¤erenziale USA-UE si sia esteso a tutti i comparti. Per questo van Ark sostiene che gli USA abbiano bene…ciato di un mix
favorevole di "investimenti-minori restrizioni normative" che li ha facilitati nel
processo di crescita della produttività rispetto all’Europa.
L’allargamento del gap in termini di produttività tra Stati Uniti ed Europa
dopo il 2000 ha spinto Dew-Decker e Gordon [7] a formulare delle ipotesi alternative sui fattori che hanno spinto la produttività. La di¤erente crescita
della produttività risulta infatti essere una questione comune tra i settori interessando invece in maniera di¤erente i paesi europei. Nel periodo 1995-2003,
infatti, un gruppo di paesi si dimostra nettamente più dinamico rispetto agli altri praticamente in ogni settore gettando un’ombra sull’ipotesi che l’arretratezza
dell’Europa in termini di produttività sia da imputarsi alla più lenta adozione
dell’ICT. Il contributo di Dew-Becker e Gordon ha per questo motivo preso
in considerazione il ruolo del mercato del lavoro mostrando come il rallentamento della produttività sia collegabile alla riduzione della tassazione e regolamentazione di questo mercato. In altre parole la riduzione di 5 punti percentuali del cuneo …scale, così come avvenuta nei paesi più lenti in termini di
crescita della produttività, sembra spiegare la riduzione di 0,65 punti percentuali
avvenuta nel periodo 1997-2003. Secondo Dew-Decker e Gordon quindi l’Europa
si trova a convivere con una produttività meno dinamica non solo per e¤etto
dell’introduzone delle nuove tecnologie ma, soprattutto, come conseguenza delle
riforme relative al mercato del lavoro che se da un lato hanno realizzato un
incremento della quantità di lavoro, dall’altro hanno frenato la crescita della
produttività. L’incremento delle ore lavorate pro-capite e il rallentamento della
crescita della produttività segnalano tuttavia, secondo Dew-Decker e Gordon,
una vittoria delle politiche europee. L’obiettivo delle politiche economiche europee sembra infatti quello della crescita del reddito pro-capite piuttosto che
della produttività che, come noto, rappresenta solo metà della questione.
E’ importante tuttavia guardare oltre a quello che è avvenuto nel passato. Comprendere infatti le fonti della crescita della produttività serve per
l’impostazione delle future politiche economiche. In particolare la questione più
rilevante che si pone è quella di compredere se la crescita della produttività sia
dovuta a fattori ciclici ovvero a mutamenti che incidono in maniera strutturale
sulla dinamica. Per gli Stati Uniti l’evoluzione della produttività al di sopra della
soglia del 2,5%, come quella degli anni 2000, è da considerarsi poco probabile.
Similmente è da considerasi remota l’ipotesi che la crescita della produttività
USA ritorni ai bassi tassi degli anni ’70-’80. Tuttavia l’introduzione e la di¤usione delle nuove tecnologie e la maggiore ‡essibilità dei mercati dei prodotti e
dei fattori continuerà secondo molti a fornire un importante stimolo alla crescita
della produttività. Per quanto riguarda l’Europa le indicazioni relative al futuro sembrano migliori ma di di¢ cile realizzazione. Secondo van Ark [3] infatti
l’Europa, specie quella continentale, risulta penalizzata tanto nell’introduzione
quanto nell’utilizzo delle nuove tecnologie in tutti i settori soprattutto nel commercio dove gli e¤etti delle tecnologie informatiche sulla produttività potrebbero
essere molto rilevanti. Inklaar et al. [11] mettono invece in risalto le potenzialità europee derivanti dal maggior sfruttamento del "potenziale di mercato" dei
17
servizi. Tuttavia l’eventuale recupero europeo in termini di produttività soffrirà delle distanze che ancora ci separano dagli USA in termini di rilevanza dei
settori tecnologicamente più avanzati.
References
[1] Alesina A., Glaeser, Edward, and Sacerdote, Bruce (2005), “Work and
Leisure in the United States and Europe: Why So Di¤erent?” Harvard
Institute of Economic Research. Discussion Paper Number 2068 (scaricabile
da http://econweb.fas.harvard.edu/hier/2005papers/HIER2068.pdf).
[2] Ark, B. van (2005), “Does the European Union Need to Revive Productivity Growth?”, Research Memorandum GD-75, Groningen Growth and
Development Centre, May (scaricabile da http://ggdc.eldoc.ub.rug.nl).
[3] Ark, B. van (2006), "Europe’s Productivity Gap: Catching Up or Getting
Stuck?", Economics Program Working Papers Series, #06 - 02 (scaricabile
da http://ideas.repec.org).
[4] Council of Economic Advisors (2007), Economic Report of the President,
February (scaricabile da http://www.whitehouse.gov/cea/pubs.html).
[5] Congressional Budget O¢ ce (2007), The Budget and Economic
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Crescita economica: tecnologia, produttività e regolamentazione dei