LEZIONE “LE PRATICHE DIDATTICHE” PROF. CARMELO PIU Indice 1. L’unità Didattica ........................................................................................................................ 3 1.1. 2. Tecniche e strumenti operativi. ............................................................................................ 6 Il progetto didattico ................................................................................................................... 8 2.1. Una didattica a misura d‟allievo ........................................................................................ 11 2.2. Da una didattica individualizzata ad una personalizzata ................................................... 14 2.3. Personalizzazione dei percorsi ........................................................................................... 17 2.4. Personalizzazione e talento: problemi e prospettive .......................................................... 20 2.5. Una didattica personalizzata .............................................................................................. 24 2.5.1. Le condizioni. ................................................................................................................. 25 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente2 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 2 di 28 1. L’unità Didattica Le procedure didattiche del mastery learning prevedono la realizzazione di più momenti: 1) prova di valutazione diagnostica per l‟accertamento dei livelli di apprendimento individuale, ossia la verifica del possesso dei prerequisiti di accesso ad un‟unità di informazione di una unità didattica, con le eventuali procedure e attività di compensazione/recupero; 2) attività d‟insegnamento collettivo, relativo alla prima unità d‟informazione, ossia lo sviluppo dei contenuti di un‟unità didattica ben determinata e circoscritta; 3) prova di valutazione formativa, intesa come controllo degli apprendimenti acquisiti o no, con conseguenti procedure e attività di compensazione/recupero; 4) nuova unità d‟informazione, ossia nuovo segmento di conoscenza organizzato in una unità didattica. Abbiamo già visto che mentre, il modello d‟apprendimento di Carroll muove da presupposto che ciascuno studente è in grado di padroneggiare una determinata unità d‟informazione se può disporre del tempo che gli è necessario per apprendere, la strategia di Bloom, poi modificata e perfezionata da Block (1971), mira a ridurre quanto più possibile il tempo in cui lo studente ha bisogno per apprendere, attivando due fasi, intese ad elevare al massimo la qualità dell‟istruzione: a) assicurare il possesso dei prerequisiti, ossia delle precondizioni; b) sviluppare adeguate tecniche operative. Poiché i comportamenti cognitivi e socio-affettivi d‟ingresso dello studente rappresentano una variabile determinante nel processo d‟apprendimento, l‟insegnamento ne deve tenere conto. I passi basilari dello svolgimento del percorso d‟istruzione individualizzata, secondo il mastery learning, modello Bloom-Block, possono essere così sintetizzati: 1) scelta dell‟argomento, che costituisce l‟unità didattica; 2) determinazione degli obiettivi cognitivi specifici, del criterio di padronanza e messa a punto delle prove di verifica; 3) determinazione dei prerequisiti cognitivi specifici necessari per accedere all‟unità didattica; 4) valutazione iniziale del possesso dei prerequisiti, da effettuarsi in ingresso all‟unità didattica, per determinare se questi sono effettivamente posseduti dagli allievi; 5) attivazione di procedure di recupero precoce dei prerequisiti, qualora il loro possesso si sia dimostrato carente, in modo tale da garantire che tutti gli allievi inizino il percorso di Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente3 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 3 di 28 istruzione equipaggiati delle competenze indispensabili; 6) somministrazione del segmento iniziale di istruzione; 7) valutazione formativa intermedia, da far scattare in itinere all‟unità didattica, col compito di accertare se gli allievi abbiano conseguito, tramite lo svolgimento del segmento collettivo, gli standard di apprendimento determinati; 8) attivazione immediata delle procedure di recupero per quegli alunni che non hanno conseguito gli standard di apprendimento desiderati, in modo da evitare che perdano terreno; 9) valutazione sommativa alla fine dell‟unità didattica, che si presenta come verifica dei prerequisiti per il segmento successivo di istruzione. Unità didattica valutazione iniziale dei prerequisiti acquisizione dei prerequisiti 1^ unità di istruzione valutazione intermedia formativa percorsi alternativi correttivi - sostegno valutazione sommativa finale 2^ unità di istruzione Fig. 1. La catena del mastery learning Rivediamo come nella strategia del mastery learning, assumono un ruolo determinante due funzioni fondamentali dell‟attività didattica: la valutazione e la compensazione o recupero. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente4 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 4 di 28 Tra queste due funzioni si instaura una relazione circolare, per la quale l‟informazione derivante dalla valutazione attiva la compensazione-recupero e ne determina il contenuto. Viene, cioè, applicata alla didattica il principio di retroazione, in base al quale l‟allievo viene seguito individualmente nel suo percorso di apprendimento e viene sollecitato a produrre prestazioni dalle quali sia possibile rilevare se ha conseguito l‟obiettivo proprio di un determinato segmento della procedura. Qualora, invece, nella verifica formativa i singoli allievi rivelino difficoltà nel conseguire determinati obiettivi d‟apprendimento, ossia quando si constata che un allievo non è in grado di fornire prestazioni corrette in relazione a stimoli che si riferiscono ad aspetti del percorso, si attiva una procedura di compensazione, cioè un intervento diverso che ha lo scopo di consentire il superamento della difficoltà incontrata. La valutazione formativa, in effetti, rinvia alle procedure preliminarmente predisposte in alternativa a quella originaria, che si muovono non tanto verso le correzioni dell‟errore dell‟allievo, quanto dell‟errata predisposizione delle componenti la qualità dell‟istruzione collettiva, evidentemente non corrispondente al criterio di adattamento che ne sancisce la sua bontà (Bloom, 1979). L‟efficacia dell‟individualizzazione dipende in gran parte dalla analiticità della valutazione formativa, in base alla quale si pongono in evidenza le difficoltà di ogni allievo nel conseguire determinati obiettivi d‟apprendimento (Vertecchi, 1976), e dalla tempestività con cui viene attivato l‟intervento compensativo, che consente di evitare all‟allievo di accumulare difficoltà o lacune che in seguito potrebbe essere difficilmente colmabili. Molta della validità della proposta si affida, quindi, alla disponibilità di una strumentazione valutativa capace di accompagnare il processo d‟apprendimento e rivelare informazioni, che possono essere utilizzate, per introdurre modifiche nel piano delle attività, per rilevare l‟adeguatezza della proposta formativa in relazione alla necessità di ciascun allievo e, quindi, per fornire le informazioni necessarie che rendono possibile introdurre nella procedura di istruzione le differenziazioni necessarie. Tali proposte d‟intervento individualizzato possono produrre effetti positivi sul processo d‟insegnamento-apprendimento, in quanto contribuiscono ad incrementare il livello di autostima di ciascun allievo e di conseguenza la motivazione verso il compito di apprendimento proposto. Tale strategia, pertanto, realizza un positivo compromesso tra una proposta di apprendimento rivolta collettivamente ad un gruppo di allievi e l‟esigenza di tenere conto delle caratteristiche personali, suggerendo procedure in grado di organizzare l‟istruzione e l‟apprendimento di ogni studente. In tal modo, le procedure adottate, pur rimanendo nel contesto Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente5 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 5 di 28 di una normale istruzione, basata sulla classe come gruppo, promuovono il pieno sviluppo di ogni studente. 1.1. Tecniche e strumenti operativi. La possibilità per l‟insegnante di organizzare l‟attività di compensazione parte da alcune considerazioni fondamentali. La prima riguarda la possibilità di offrire un‟ulteriore opportunità d‟apprendimento effettuata mediante percorsi alternativi e utilizzando metodologie, strategie e pratiche didattiche innovative e diverse rispetto alle precedenti attivate nell‟insegnamento collettivo; la seconda mira a dare altro tempo aggiuntivo all‟allievo per acquisire gli apprendimenti proposti. È opportuno precisare, tuttavia, che la procedura del mastery learning non richiede dotazioni costose o raffinate, ma solo una struttura che, di volta in volta e a secondo delle condizioni operative, può essere integrata con elementi diversi e con materiali poveri che possono essere costruiti dai docenti e anche dagli allievi. Organizzare delle attività di compensazione richiede solo impegno e disponibilità di tempo, collaborazione degli insegnanti e cooperazione tra gli allievi ed eventualmente una sostanziale revisione ed organizzazione dei modi di condurre l‟attività didattica. Alcuni soluzioni possono riguardare: a) materiale bibliografico alternativo al libro di testo; b) set di schede relative ai contenuti delle prove di valutazione e di verifica, con indicazioni di brevi illustrazioni o spiegazioni , accompagnate da esempi ed esercitazioni; tale soluzione è didatticamente molto valida, anche se richiede un notevole lavoro di preparazione da parte dei docenti; c) materiale di sviluppo integrativo in progress, che può essere costituito da schede con alcune indicazioni di lavoro, lasciando all‟allievo la possibilità di proseguire nello sviluppo traendo autonomamente le sue conclusioni; d) sostegno guidato, esperienza e osservazione guidata, tutti termini che richiamano l‟attuale e moderno concetto di orientamento, inteso come guida, supporto e sostegno in momenti di difficoltà per indirizzare e orientare in modo opportuno il lavoro dello stesso allievo, fornendogli informazioni ed elementi utili per proseguire nell‟attività d‟apprendimento; e) aiuto reciproco, ossia sviluppare attività di tutoring da parte dei compagni. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente6 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 6 di 28 Nonostante, comunque, che il modello del mastery learning abbia trovato nelle strategie, fondate sulle prove di valutazione formative, un grande fattore di propulsività, non si può certamente negare la presenza di limiti all‟interno della stessa strategia. Gli interventi compensativi, infatti, possono costituire importanti aggiunte rispetto allo sviluppo principale di un piano d‟apprendimento, ma è molto improbabile che possano sostituirsi ad esso. Né va trascurato l‟effetto depressivo nei confronti della motivazione all‟impegno allo studio, causato dalla constatazione degli insuccessi. Si desume da ciò che le strategie di individualizzazione possono ritenersi adeguate in condizioni in cui si rivela una diversità attenuata nelle caratteristiche degli studenti, mentre può addirittura produrre effetti contrari, quando gli allievi appaiono molto differenti per atteggiamenti, repertorio di competenze, stili di studio. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente7 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 7 di 28 2. Il progetto didattico I recenti cambiamenti, specie in materia di autonomia delle istituzioni educative, hanno come obiettivo primario quello di elevare la qualità dell‟istruzione, che si concretizza su criteri legati ad una formazione cognitiva ampia e problematico-critica, nel senso che diventa necessario padroneggiare i saperi sia come competenze che come metacompetenze, metacognizione e riflessività. Sul piano qualitativo, le linee guida diventano la centralità della formazione del soggetto, legato allo sviluppo del suo potenziale intellettivo, delle motivazioni (estrinseche, sociali, personali, intrinseche)1, e alla valorizzazione dei talenti attraverso la costruzione delle competenze e delle metacompetenze. L‟impianto sia cognitivo sia socio-affettivo sia emotivo ed emozionale del progetto complessivo di formazione, pertanto, ha necessità di presentare una tensione verso la ricerca dei “nuclei concettuali fondanti” le diverse discipline, in un quadro di competenze trasversali. Le conoscenze e le competenze disciplinari diventano il substrato strutturale delle competenze trasversali, intese come “capacità di orientarsi” e di comprendere, di costituire e costruire le competenze trasversali, di assumere un atteggiamento critico e dare significato alle proprie esperienze. La prospettiva prevalente vede la valorizzazione non più dei contenuti, ma dei metodi e della metacognizione. L‟impostazione, che sembra prevalere, è quella di mirare alla formazione integrale di una persona, intesa come sistema integrato, sintesi armoniosa di processi cognitivi ed emozioni, al cui equilibrio dinamico concorrono la componente logico-razionale, quella affettivo-sociale e quella percettivo-emotiva. Tra queste componenti vi deve essere una prospettiva di continuità organica, entro cui gli obiettivi formativi, costituenti i saperi fondamentali di un processo educativo, si giustificano in quanto momenti di inizio e di riferimento costante dell‟ottica di progettazione, che trova nell‟autonomia delle istituzioni educative il suo approdo conclusivo. Questo perché è indispensabile passare da una scuola e da una università che trasmettono conoscenze a degli organismi pensanti che potenziano le capacità trasversali, come l‟imparare ad imparare, l‟imparare a fare, l‟imparare ad essere, l‟imparare a relazionarsi2. La nozione di competenza, come si può evincere dalle considerazioni precedenti, si presenta molto articolata sia perché integra ed ingloba altre nozioni diverse e contigue (saperi, conoscenze, 1 Le motivazioni estrinseche sono legate ai risultati che si pensa che si conseguiranno al termine del percorso di formazione; le sociali si riferiscono invece alle relazioni interpersonali che si sviluppano quando si è inseriti in un gruppo di apprendimento; le personali sono associabili agli interessi, alle aspirazioni, alla forma mentis e alle esperienze di ciascuno sia rispetto al suo inserimento relazionale che lavorativo. Le intrinseche sono invece legate al gusto e al piacere dell‟essere impegnati in attività di formazione. 2 Delors J., Nell’educazione un tesoro, op. cit. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente8 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 8 di 28 capacità, riflessività e criticità) sia perché è e diventa parte integrante di un soggetto-persona. Da qui la necessità di sottrarla ad ogni tentativo riduzionista per non perdere il suo significato più autentico e più significativo. È importante non disperdere la ricchezza delle riflessioni, che in questi ultimi anni hanno visto impegnati molti studiosi. Ci troviamo davanti ad una nozione che presenta caratteri formativi e complessi e che sempre più si riferisce alla formazione di una mente plurima. Il termine tiene conto dei processi di trasformazione delle professioni per un verso e per altro verso degli studi sui processi formativi e dei paradigmi didattici dell‟apprendimento (razionalistainformazionista; sistemico-interazionista; costruttivismo socio-educativo), per cui sempre più conserva e assume una natura dinamica ed integrata. Per comprenderne bene il significato e il senso, infatti, è necessario non solo considerare il percorso che lo costruisce (conoscenze di base, di metodo, emozioni e abilità), ma anche ciò che consente di sviluppare in itinere e successivamente (metacognizione, riflessività, criticità), dal momento che il suo possesso caratterizza ed individua un soggetto, che è mente e persona insieme. La competenza, in effetti, non può essere solo il risultato di conoscenze e abilità, legato cioè ai contenuti e al possesso di conoscenze specifiche, ma è essenzialmente costruzione e sviluppo di una forma mentis transdisciplinare, orientata cioè in senso scientifico, problematico e critico. Non vi può essere competenza, infatti, senza un bagaglio strutturato di conoscenze disciplinari, multidisciplinari e interdisciplinari (dimensione monocognitiva) e senza il possesso delle epistemologie e metodologie di ricerca proprie di ciascun dominio di conoscenza e di sapere (dimensione metacognitiva). Allo stesso modo non vi può essere competenza se non si acquisisce una mentalità scientifica, ossia una conoscenza sperimentale e documentata. La competenza viene, infatti, acquisita mediante un metodo rigoroso e controllato, problematico e critico, caratterizzato dal dubbio e dalla ricerca, per cui si connota come riflessione personale (dimensione fantacognitiva) in direzione metacognitiva e metascientifica. Questo particolare aspetto, orientato alla criticità e alla riflessività, rende i saperi (anche se si traducono in un saper fare, ossia si applicano e vengono usati in situazione e per risolvere specifici problemi) altamente trasferibili, poiché i vari “problemi risolti” consentono di allenare la mente ad acquisire strategie cognitive e a costruire ulteriori competenze sulla base delle precedenti, ossia come sviluppo ulteriore e rielaborativo di quelle possedute. Le strategie cognitive consentono di poter trasferire in situazioni diversificate le regole, i principi, i criteri e le metodologie utilizzate in precedenza. Una competenza, in effetti, si ritiene realmente posseduta non tanto quando si presenta come punto di arrivo, ma quando diviene punto di partenza per acquisirne altre. Il suo possesso e la capacità di saperla utilizzare in contesti e attraverso linguaggi diversi fa sì che il soggetto presenti una capacità nuova, più ricca, più matura Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente9 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 9 di 28 ed un atteggiamento più riflessivo e più critico e, quindi, con una potenzialità maggiore per acquisirne e costruirne delle nuove. La trasferibilità, sostiene Cambi3, è parte integrante, in quanto è insita nel concetto stesso di competenza, poiché predispone e crea una intelligenza caratterizzata da una notevole flessibilità cognitiva. Tale dimensione di flessibilità è propria di ogni conoscenza scientifica, essendo giustamente considerata sia come strumento di conoscenza sia come strumento di ricerca e di intervento sulla e nella realtà. Questa impostazione pone l‟accento non solo su una specifica accezione del concetto di competenza, ma su un diverso significato che assume lo stesso concetto di apprendimento. Questi non è più inteso come trasmissione e acquisizione di conoscenze, ma come sviluppo delle potenzialità e delle capacità presenti e disponibili nel soggetto, per muovere da quelle ed indurlo a progressi ulteriori. 3 Cambi F., Saperi e competenze, op. cit. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente 10 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 10 di 28 2.1. Una didattica a misura d’allievo L‟obiettivo di fondo di ogni processo di formazione è quello di garantire a tutti il diritto all‟apprendimento e al successo formativo, sviluppando al meglio le potenzialità e i talenti di ciascuno. Risultato questo che si può conseguire attraverso strategie e azioni che consentono di migliorare la qualità dell‟istruzione e che, sul piano didattico, si traducono nel riuscire a costituire delle comunità d‟apprendimento4 e nell‟organizzare, secondo un approccio e una metodologia scientifica, delle comunità5 a misura d‟alunno6, in cui il traguardo formativo per eccellenza è rappresentato dalla mediazione che si riesce a instaurare tra i soggetti e tra i soggetti e gli oggetti di conoscenza. Elevare la qualità dell‟istruzione significa, infatti, organizzare ambienti cognitivoculturali e socio-affettivi in modo da mettere ogni allievo nelle condizioni di acquisire conoscenze e 4 Gli elementi caratterizzanti una comunità di apprendimento si riferiscono alla qualità delle relazioni, della comunicazione e ad un equilibrato e sano senso di appartenenza. Essenzialmente si basa sul potenziale relazionale che riesce ad esprimere e non ha importanza se la comunità sia reale o virtuale, ossia se si sviluppa in presenza o in ambienti virtuali. Ciò che connota una comunità di apprendimento è la relazione educativa, comunicativa in direzione formativa, che si instaura tra persone, ossia tra i soggetti che la costituiscono. Relazione tra docenti, tra discipline, tra docenti e allievi, tra docenti allievi e discipline, tra allievi, e non ultima tra gli oggetti e i soggetti d‟apprendimento. Ogni azione educativa, per essere efficace, si deve connaturare come esperienza significativa per i soggetti che vi sono coinvolti a vario titolo, per cui ha necessità di realizzarsi attraverso una dimensione relazionale tra termini antinomici (docente/allievo, insegnamento/apprendimento, saperi/soggetti). Termini che trovano i loro punti di riferimento e di incontro nella mediazione formativa e nella realizzazione di un clima favorevole. La mediazione e la relazione devono contraddistinguere il rapporto inferenziale in chiave positiva tra docenti, tra allievi e tra docenti e allievi per costituire un‟effettiva “comunità di apprendimento”. In questa si verifica un intenso e continuo scambio di messaggi espliciti e impliciti tra soggetti che condividono e vivono la stessa esperienza e la stessa mediazione educativa e formativa. Questi elementi sono alla base per creare le condizioni favorevoli atte a far acquisire apprendimenti, dal momento che sempre più viene assegnata grande valenza al contesto, agli atteggiamenti, al clima, che si respira in un determinato ambiente, e alle aspettative al positivo per realizzare un‟azione didattica incoraggiante ed accattivante. 5 Il costituirsi di una comunità parte dalla considerazione che il fatto fondamentale è di far emergere tra i soggetti che la compongono le disponibilità e le intenzionalità sia ad insegnare che ad apprendere in modo da riuscire ad individuare le strategie più idonee e le occasioni e opportunità più favorevoli in modo che la comunità di apprendimento si concretizzi e si trasformi in una comunità di pratiche, atte a far conseguire i risultati formativi per cui le stesse comunità si costituiscono. Il primo atto che si richiede di compiere è un‟attenta analisi della situazione di partenza di ogni allievo preso individualmente e nelle sue relazioni con il gruppo. Lo stesso problema si pone anche per i docenti. Dalla conoscenza dei soggetti (il vissuto e l‟esperienza pregressa cognitiva e socio-affettiva), della natura dei processi di acquisizione e costruzione delle conoscenze e competenze (come si apprende, come si assimilano i fatti e i contenuti, come è possibile costruire, oltre che assimilare, le conoscenze) e delle condizioni più favorevoli a questi processi di formazione (bisogni, interessi, organizzazione dell‟attività), una didattica di qualità, autonoma e scientifica, deduce ed individua quali strategie o pratiche didattiche - individualizzate e non, personalizzate e non – sono da attivare e da sottoporre a verifica attraverso l‟osservazione sistematica dei fatti educativi. Una simile concezione della didattica comporta dei cambiamenti nelle dimensioni professionali e nelle funzioni dei docenti che non consistono più nel dirigere l‟apprendimento degli allievi in vista di un preciso programma di contenuti. Si tratta, invece, di predisporre ed allestire condizioni ottimali ed offrire molteplici opportunità per consentire agli allievi di acquisire le conoscenze e di sviluppare e favorire una costruzione e scoperta, guidata e autonoma, delle stesse conoscenze. Tutte le attività dei docenti devono mirare, in effetti, a favorire le attività formative di ciascun allievo. In tal modo non vi è separazione e contraddizione tra le attività dei docenti e le attività degli allievi specie se le attività dei primi si pongono come obiettivo la realizzazione delle seconde; se cioè le attività dei docenti non escludono, ma stimolano e favoriscono le attività degli allievi (Laeng M., “Pedagogia, didattica, tecnologia”, in Titone R., a cura di, Questioni di Tecnologia didattica, Brescia, La Scuola, 1974; Lawton D., Programmi di studio ed evoluzione sociale, Roma, Armando, 1976). 6 Cfr. Claparède E., La scuola su misura, Firenze, La Nuova Italia, 1952; Baldacci M., Una scuola a misura d’alunno, cit. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente 11 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 11 di 28 di costruirsi le competenze in maniera soddisfacente e gratificante. Questo comporta l‟adattamento degli obiettivi formativi e delle strategie didattiche ai bisogni e alle caratteristiche dei singoli allievi, attraverso precise e concrete modalità di organizzazione dell‟intervento, in modo da diversificare le strategie e i percorsi d‟insegnamento. La didattica non individualizzata affida unilateralmente all‟alunno l‟onere e l‟impegno di adattarsi alle modalità e alle caratteristiche dell‟insegnamento, mentre la didattica individualizzata e personalizzata tende a realizzare un adattamento reciproco tra il primo termine, l‟insegnamento, e il secondo, lo studente/allievo. Il principio didattico sul quale si fonda ogni azione educativa è che quanto più si acquisiscono elementi di conoscenza sui livelli di partenza e sulla disponibilità ad apprendere (emozioni, sentimenti, affettività) del soggetto e quanto più l‟insegnamento sarà rapportato alle caratteristiche cognitive e socio-affettive degli allievi tanto più sarà alta la percentuale e la probabilità che gli allievi apprendano con successo. Allo stesso modo quanto più si padroneggiano le abilità precedenti tanto più si è in grado di apprendere le abilità di ordine superiore. Su queste basi una didattica individualizzata deve mirare ad assicurare a tutti gli allievi il conseguimento delle competenze, ritenute essenziale patrimonio comune di tutti i soggetti attraverso la realizzazione di una diversificazione delle strategie d‟insegnamento, che tengano conto cioè per ogni conoscenza anche dei diversi livelli di astrazione. Una volta salvaguardato il diritto all‟apprendimento e alla costruzione delle competenze di base, si può passare ad una didattica personalizzata. Questa si pone come obiettivo di favorire lo sviluppo dei talenti personali, attraverso percorsi che mirano a coltivare le potenzialità cognitive e socio-affettive di ciascuno, per cui ad una diversificazione dei percorsi corrisponde una diversificazione dei traguardi di apprendimento. Una didattica di qualità, infatti, postula che ogni allievo acquisisca le conoscenze e le competenze basilari e sviluppi i propri specifici e personali talenti. Il processo d‟apprendimento-insegnamento ha come finalità di attivare, aiutare e supportare le persone nella loro capacità di imparare ad apprendere, attraverso processi acquisitivi di conoscenze e di abilità che mettano in grado il soggetto di costruirsi le competenze, che gli saranno utili per tutta la vita. All‟interno di tale processo vi sono elementi e variabili che ne costituiscono i necessari prerequisiti. Nella realizzazione e concretizzazione di ogni azione educativa, perciò, diventa essenziale individuare quegli insiemi di eventi che possono influenzare direttamente o avere incidenza positiva nel favorire le acquisizioni di conoscenze. In questa ottica, l‟insegnamento, inteso come intervento mediato e modalità esterna che allestisce e crea le condizioni che consentono ad ogni soggetto di poter realizzare il suo diritto all‟apprendimento e alla costruzione delle competenze, necessariamente deve essere progettato in modo da far interagire dialetticamente Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente 12 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 12 di 28 l‟insieme degli eventi che lo caratterizzano. Questo, essendo un processo che si sviluppa in modo sistematico nel tempo in senso longitudinale e orizzontale, necessita nel suo sviluppo di realizzarsi in situazione collettiva, nelle relazioni sociali e in un determinato contesto o situazione. Secondo tale impostazione, l‟insegnante, nello svolgere il ruolo di progettista della formazione7, è chiamato ad analizzare nella sua complessità i processi di apprendimento e di formazione del soggetto e a predisporre ed elaborare un‟ipotesi progettuale di percorso che richiede una collaborazione sinergica tra discipline e tra docenti. Si richiede, in effetti, che il gruppo docente e le discipline si muovano come unità funzionale che, pur nella salvaguardia della loro diversità soggettiva e della specificità disciplinare, concorrano in modo sinergico alla formazione e alla costruzione sociale delle competenze da parte dello studente. Questi è chiamato ad assumere decisioni condivise con i docenti sulle finalità, sulla pianificazione degli obiettivi formativi e delle competenze, sui sistemi e criteri di verifica e di controllo legati non solo alla qualità degli apprendimenti ma anche dell‟insegnamento e dei processi messi in atto. L‟insegnamento, in effetti, sviluppa un intervento in funzione di obiettivi formativi e competenze, per cui si deve realizzare una stretta interdipendenza nel processo didattico tra insegnamento e apprendimento. Sia che quest‟ultimo venga inteso come processo di elaborazione e costruzione delle conoscenze (cognitivismo), sia che venga inteso come costruzione dei significati in contesti sociali (costruttivismo sociale). Apprendimento, peraltro, che non si identifica con il solo possedere contenuti dati e prestabiliti, ma piuttosto con il raggiungere l‟acquisizione e il padroneggiamento di come saper utilizzare e riorganizzare le conoscenze possedute e sapersi riappropriare di nuove conoscenze e nuovi saperi. Il problema che si pone oggi, nelle società complesse della conoscenza e delle competenze, è di imparare ad imparare e non solo di imparare o di aver appreso. Per converso, una comunità di apprendimento deve insegnare ad imparare, attraverso sicuramente contenuti da trasmettere ma sviluppando capacità per saperli usare come strumenti per operare nella realtà quotidiana, comprendendone i mutamenti, affrontando, in e con equilibrio intrapersonale e interpersonale, situazioni nuove e critiche e prendendo ed assumendo decisioni su problematiche nuove e complesse. Franchi G., “Gestire l‟insegnamento”, in Riforma della scuola, 1977, 12; e i nostri, Insegnanti e società, Cassano, Jonica editrice, 1989; e Autonomia scolastica: un’identità da ricercare, op. cit. 7 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente 13 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 13 di 28 2.2. Da una didattica individualizzata ad una personalizzata Sulla base di queste conoscenze complessive, si passa alla progettazione flessibile e fluida di azioni didattiche in vista di percorsi appropriati e motivati in modo da contribuire alla crescita delle potenzialità e dei talenti individuali. Traguardo che si può perseguire se la progettazione riesce a soddisfare le esigenze sia di una didattica individualizzata sia di una personalizzata. La individualizzata consente di assicurare ad ognuno il diritto all‟apprendimento e alla formazione attraverso l‟acquisizione di competenze comuni di base. Diventa importante, in tale procedura didattica, utilizzare sia le pratiche riferite alle tecniche espositive, che vanno dalla lezione frontale al mastery learning, sia quelle riferite alle tecniche di problem solving, che vanno dalla metodologia della ricerca al metodo per scoperta o per soluzione di problemi. Si tratta di offrire diversificate opportunità per sviluppare, anche attraverso il cooperative learning, la collaborazione, la discussione e la riflessione in vista di far acquisire ad ogni allievo un‟adeguata autonomia nei processi acquisitivi e nella costruzione delle competenze disciplinari e trasversali. La seconda, la didattica personalizzata, parte dal presupposto che l‟apprendimento è un processo aperto e problematico, in cui ogni soggetto può sviluppare una propria forma di eccellenza cognitiva, attraverso il perseguimento e conseguimento di obiettivi diversi per ognuno. Si tratta, in effetti, di ipotizzare la realizzazione di differenti percorsi di insegnamento che presuppongano diversificati traguardi di apprendimento. Le pratiche da attivare e da prediligere, in tale procedura, sono l‟elaborazione e realizzazione di plurimi progetti didattici e l‟attivazione di una didattica legata a diversificati laboratori opzionali, in modo che ciascun allievo possa acquisire diversificati obiettivi e crediti formativi. L‟obiettivo è quello di riuscire a coniugare e far interagire, in senso dialettico e sinergico, una didattica e procedura individualizzata con una didattica e procedura personalizzata. La procedura individualizzata mira a far acquisire le competenze essenziali di base, nella salvaguardia dei loro vissuti esistenziali e tenendo nella giusta considerazione la loro autobiografia relazionale e formativa, dal momento che le differenti e diseguali caratteristiche cognitive e socioaffettive rappresentano il substrato conoscitivo di partenza per allestire contesti socio-culturali idonei in modo da adattare l‟ambiente didattico alle strutture cognitive degli allievi. In tale processo di individualizzazione, si può ragionevolmente ipotizzare che differenti percorsi riescano non solo a garantire la padronanza delle conoscenze ma anche a far conseguire ad ogni soggetto differenti traguardi e livelli di apprendimento. Percorsi differenziati e traguardi e livelli di apprendimento diversificati sono alla base di una didattica personalizzata. Attraverso tale procedura, si può favorire Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente 14 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 14 di 28 una individuata e accertata eccellenza cognitiva in modo da dare priorità ad una comparazione intraindividuale ed interindividuale e verificare in quale capacità un soggetto mostra maggiore attitudine e propensione. In concreto, la personalizzazione consente ad ognuno, partendo dalle conoscenze e competenze acquisite, di aspirare all‟eccellenza in un ambito nel quale mostra di avere talento. Una volta acquisiti, ma anche mentre si acquisiscono gli obiettivi di base comuni a tutti, si possono dopo ed anche contemporaneamente, conseguire e perseguire obiettivi diversificati per ognuno. In base a questa ottica, la personalizzazione può rappresentare un traguardo che è possibile perseguire e che, oltretutto, è sempre stato perseguito da una didattica avveduta ed accorta. Da sempre si è sostenuto che la conoscenza in sé non ha alcun valore sufficiente se non riesce ad essere parte integrante e stabile delle acquisizioni del soggetto fino a divenire promotrice di ulteriori conoscenze e competenze. Gli obiettivi sono formativi, infatti, solo nella misura in cui si traducono in competenze personali e queste possono avere anche forme di eccellenza che il soggetto ha necessità di imparare a salvaguardare e a continuamente arricchire e favorire durante tutto l‟arco della vita. Questo perché qualsiasi tipo e livello di cultura non è dato dai saperi cumulati, ma dalle conoscenze integrate ed interagenti che si sono personalizzate. Solo la conoscenza che si personalizza è vera cultura e la cultura è tale se si traduce in nuovo modo di pensare e di ragionare, di vivere e di agire. In conclusione, la valorizzazione del talento e la promozione dell‟eccellenza sono obiettivi che si possono conseguire, ma in un contesto di assoluta uguaglianza delle opportunità e degli esiti, in cui ogni soggetto abbia acquisito sia gli apprendimenti sia le competenze fondamentali ed essenziali. Queste rappresentano lo zoccolo duro, il substrato cognitivo su cui si innesta e meglio si struttura la stessa area di eccellenza. Nella realizzazione di una comunità educativa, importante dal punto di vista formativo è di riuscire a far acquisire conoscenze e competenze utili e valide per tutto l‟arco della vita (lifelong learning). Da qui l‟esigenza di attivare e costituire delle comunità che siano in grado di collegare proficuamente il senso, il significato e i fini formativi con le azioni e le strategie didattiche. I valori, il senso e i significati dei primi sono immanenti alle azioni attivate e queste acquistano parallelamente senso e significato in quanto sono elementi che sono intrinseci ai concreti dispositivi didattici. Nella connessione tra senso e significato dei fini e senso e significato delle azioni e delle strategie si giustifica e legittima l‟intervento formativo, che si presenta complesso, diversificato ma sempre unitario. Le azioni e le strategie hanno la finalità di dare risposte coerenti e soddisfacenti ai due traguardi indicati: 1) la realizzazione di una didattica individualizzata e 2) l‟attuazione in situazione di una didattica personalizzata. Strategie e azioni che, se impostate scientificamente anche dal punto Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente 15 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 15 di 28 di vista metodologico, possono richiamare sia le unità didattiche ed i progetti didattici, sia i moduli trasversali e disciplinari, sia le unità di apprendimento8. Accanto a tali strategie, vanno realizzati percorsi sulla base di progetti opzionali e di una didattica laboratoriale a più dimensioni e offerte, dal momento che è importante offrire diversificate opportunità formative attraverso diversificate strategie e diversificati percorsi. Tra questi percorsi, lasciati alla libera scelta, l‟allievo individua quali seguire e su quali esprimere la sua opzione motivata e condivisa. Opzione che non è sinonimo di facoltativo, ma che è vincolante, nel senso che diventa obbligatorio seguire i percorsi su cui si è espressa la propria opzione e scelta. Effettuata la scelta, cioè, diventa obbligatorio seguire il progetto o il laboratorio, in quanto facenti parte del percorso formativo. È anche preferibile prevedere la possibilità di poter cambiare percorso, ossia di poter modificare, durante il percorso prescelto, opzione e scelta. Anche la variabilità, in questo caso, diventa momento altamente formativo, in quanto il soggetto può essere aiutato a comprendere che una scelta può essere frutto e risultato spesso di inferenze varie, che vanno rimosse e collocate nella loro giusta dimensione. L‟importante per l‟allievo è che la scelta sia ragionata, motivata e sia frutto di un dialogo e di una riflessione convinta e condivisa con i docenti e che, solo in casi eccezionali, può essere modificata quando il soggetto stesso si rende conto che non corrisponde alle sue esigenze formative. Il sapere e le competenze rappresentano, nelle società complesse, il migliore investimento produttivo, dal momento che la conoscenza ha assunto un carattere pervasivo rispetto alla quotidianità della vita. Il possesso del sapere rappresenta sempre più un‟esigenza inderogabile, una condizione irrinunciabile per le opportunità di vita, sia professionale sia esistenziale di ogni soggetto-persona, perché gli consente di imparare ad imparare. Tale obiettivo (imparare ad imparare) è caratterizzato dalla flessibilità cognitiva, giacché la società attuale richiede una formazione continua9, che si sviluppa per tutta la vita, per cui il soggetto deve acquisire necessariamente un‟attitudine ed un‟autonomia a saper successivamente apprendere e rapportarsi al nuovo. In tale impostazione due sono gli elementi da prendere in attenta considerazione e da porre al centro del processo di formazione: il soggetto in formazione e il come si consegue la formazione. Se, pertanto, centrale diventa la persona, questa deve essere garantita nel raggiungere una sua specifica autonomia e nell‟incrementare al massimo le sue potenzialità attraverso lo sviluppo delle L‟unità di apprendimento, secondo il nostro punto di vista, se ben impostata, dovrebbe racchiudere sia gli elementi positivi, relativi al progetto didattico, inteso come sviluppo complessivo e ologrammatico di una situazione vista nella sua unitarietà e complessità, sia gli elementi che caratterizzano le unità didattiche, ossia l‟acquisizione delle unità di informazioni essenziali, che spesso richiedono l‟atomizzazione e l‟operazionalità della conoscenza. 9 Dai vari rapporti della Comunità Europea, a partire da quella condotta da Faure nel 1974, si evince come un individuo sia chiamato più volte nell‟arco della sua vita, si pensa per ben cinque volte, a modificare il suo modo di lavorare, di pensare e di agire, per cui essenziale diventa per ognuno sapersi rapportare in modo autonomo ai nuovi saperi, per acquisirli, e alle nuove tecnologie (cfr. Delors J., Nell’educazione un tesoro, cit.) Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente 16 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 8 Pagina 16 di 28 sue specifiche forme di intelligenze10 o di formae mentis, che connotano la pluralità e la multiformità dell‟ingegno umano11 e che individuano la pluralità dei talenti. Si tratta di dare nel concreto ad ogni persona la possibilità di raggiungere in qualche specifico campo un livello di eccellenza intrapersonale, rispetto ai propri campi di attività, e interpersonale, rispetto alla maggior parte delle altre persone. Accanto, perciò, a percorsi che mirino a far apprendere a tutti le conoscenze necessarie e far acquisire le competenze indispensabili, per un loro adeguato inserimento sociale e professionale, necessita privilegiare percorsi differenziati che mirino a sviluppare le specifiche individualità cognitive. Da qui la necessità di attivare curricoli formativi individualizzati e in contemporanea curricoli formativi personalizzati. Questi ultimi attraverso una diversificazione dei percorsi e dei traguardi formativi mirano a promuovere in ogni persona lo sviluppo di una forma di eccellenza cognitiva che risponda adeguatamente alle sue peculiarità individuali. 2.3. Personalizzazione dei percorsi La parola chiave, coniugabile con il concetto di competenza, è quella di personalizzazione, che richiama due concetti tra loro strettamente interconnessi: persona e personalizzare. Il richiamo al concetto di persona, intesa quale identità relazionale dell‟essere proprio dell‟uomo, con la sua singolarità e il suo ruolo nel mondo, arricchisce il dibattito non solo politico, ma anche culturale e pedagogico, in quanto elemento centrale nel processo d‟apprendimentoinsegnamento. La persona si presenta nella sua interezza e integrità ma anche nella sua articolata complessità. È un‟identità in continuo divenire, che si costruisce sulla relazione, e, pur essendo costituita di singolarità, ossia di unicità, si presenta caratterizzata di pluralità, ossia di una pluralità composita: di presenza consapevole e attiva, di responsabilità interattiva nei rapporti e confronti con gli altri, con le conoscenze e i saperi e con l‟ambiente12. L‟Io è un concetto nello stesso tempo unitario e plurimo, che nasce e si sviluppa nella reciprocità, in una libertà di rapporti, di confronti ed essenzialmente attraverso rapporti ed incontri significativi. In questa dimensione dell‟incontro, la persona da unicità, articolarmente complessa, cessa di essere e rimanere isolata ma si collega agli altri e al mondo, attraverso la condivisione di valori e il possesso delle conoscenze e la costruzione 10 Cfr. Gardner H., Formae mentis. Saggio sulla pluralità delle intelligenze, op. cit.; Morin E., I sette saperi per l’educazione del futuro, Milano, Mondadori, 2001; Olson D.R., Linguaggi, media e processi educativi, op.cit. 11 Bruner J., La cultura dell’educazione, op. cit.; Cambi F., Saperi e competenze, op.cit. 12 Lewin K., Teoria dinamica della personalità, Firenze, Giunti & Barbera, 1965. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente 17 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 17 di 28 sociale, insieme e con gli altri e in plurimi contesti, delle competenze. Questi obiettivi formativi sono assicurati dalla continua relazione che il soggetto instaura tra il sé e l‟altro di sé, nella misura in cui la persona è realmente tale se riconosciuta dagli altri. L‟identificazione del significato, senso e valore della persona porta a prediligere sul piano squisitamente didattico da un lato un insegnamento attivo, operativo ed orientativo, in cui le conoscenze e le competenze assumano una significativa connotazione formativa, e dall‟altro una collaborazione e cooperazione tra docenti e docenti, tra allievi e docenti, tra allievi e allievi, in modo da far assumere al concetto di formazione la sua dimensione intrinseca sociale ed interattiva. La persona umana, pertanto, è posta al centro dell‟azione del processo formativo ovunque questi si realizzi, ma specie in ambito scolastico e universitario. Questi ambiti hanno la grande responsabilità di offrire contesti relazionali gratificanti, stimolanti, significativi sul piano cognitivo, socio-affettivo e valoriale, in direzione della cocostruzione di significati di vita con il più ampio contesto relazionale e formativo. Il termine personalizzare, invece, può essere analizzato in base a due diverse direttive: l‟una interna al soggetto e l‟altra esterna, relativa, cioè, all‟attività prodotta da altri al fine di favorire in modo adeguato in ogni allievo una propria forma di eccellenza cognitiva. Nel primo caso il riferimento riguarda l‟apprendimento che ogni persona consegue soggettivamente e in modo personale, a prescindere dal significato specifico che si vuole attribuire al concetto di apprendimento. Sia che esso venga considerato come “modificazione stabile e acquisita del comportamento”, attraverso processi individuali di acculturazione, inculturazione ed essere (teorie comportamentiste); o che venga inteso quale “processo di elaborazione e costruzione personale delle conoscenze”, secondo l‟interpretazione elaborata all‟interno del cognitivismo; o ancora come “costruzione di significati”, in base alle precisazioni provenienti dal costruttivismo. Sia, pertanto, che l‟apprendimento venga considerato come prodotto osservabile; sia che si dia maggiore rilevanza ai processi cognitivi, ossia alle attività mentali che il singolo soggetto è in grado di svolgere in quanto attivo elaboratore di informazioni e quindi protagonista del suo percorso formativo; sia che si faccia riferimento all‟itinerario seguito dall‟allievo per acquisire nuove conoscenze e abilità, attraverso la costruzione e la scoperta delle stesse; sia che venga considerato quale risultato dell‟interiorizzazione delle interazioni che il soggetto ha con gli altri e l‟ambiente sociale che lo circonda, è sempre il soggetto, nella sua interezza e nella sua individualità, che mette in atto una sua individuale caratterizzazione cognitiva e di personalizzazione. La conoscenza è in ogni caso un prodotto o acquisito o elaborato o costruito socialmente ma sempre voluto, accettato, condiviso dalla singola persona. Ancor più se ha a che fare con la consapevolezza e il controllo e con il processo di metacognizione che ogni soggetto riesce ad acquisire circa i propri processi cognitivi. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente 18 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 18 di 28 Nel secondo caso, che vede il concetto di personalizzazione legato alle attività esterne, si fa riferimento all‟insieme di quelle strategie didattiche che si pongono l„obiettivo di garantire ad ogni soggetto la possibilità di sviluppare le proprie potenzialità ed eccellenze intellettuali e cognitive. Personalizzare, comunque, non significa annullare il concetto di individualizzazione, ma solo precisare che bisogna andare oltre, attivando percorsi personalizzati. L‟individualizzazione si riferisce a percorsi che si servono di modalità e strategie diverse per giungere ad un comune obiettivo. La personalizzazione, invece, si riferisce a percorsi che, utilizzando una vasta gamma di opportunità opzionali, sono finalizzati al raggiungimento di traguardi diversi. Entrambi i percorsi sono vitali perché sono da considerarsi complementari e tendono a spostare l‟ottica dai processi di insegnamento a quelli di apprendimento. L‟individualizzazione è più legata all‟insegnamento in quanto lo adatta alle caratteristiche cognitive e affettive dei singoli allievi, ai loro ritmi di apprendimento e alla loro sensibilità. La personalizzazione si riferisce, invece, alla messa a punto di opportunità didattiche che teoricamente dovrebbero consentire ad ogni allievo di sviluppare le proprie potenzialità, attraverso la possibilità di accrescere i propri punti di forza, ossia le proprie aree di eccellenza. Essa, nell‟ottica di favorire lo sviluppo dei talenti personali, mira al raggiungimento di traguardi diversi e quindi propone obiettivi diversi per ciascuno allievo. I due percorsi non sono, pertanto, incompatibili. Anzi una formazione valida richiede sia che l‟allievo raggiunga le competenze fondamentali e basilari sia che possa sviluppare proprie specifiche potenzialità, ossia lo sviluppo di propri specifici talenti. Sono altresì compatibili anche per il fatto che i due percorsi possono essere sviluppati tutti e due in modo reticolare e non necessariamente lineare. La personalizzazione degli apprendimenti fonda le sue ragioni scientifiche su alcuni principi, che sono il risultato di alcune ricerche. Si parte dal principio che una maggiore differenziazione delle strategie e delle pratiche didattiche, moltiplicando cioè le opportunità, i percorsi e gli itinerari formativi, aumenti le possibilità di scelta da parte di ciascun allievo e possa in tal modo favorire l‟individuazione e lo sviluppo del proprio talento, che fa riferimento alla diversità delle formae mentis, intese come valori da potenziare e cautelare. Il percorso formativo deve sapere, cioè, valorizzare le forme cognitive di ciascuno, segnate in senso espressivo, logico, musicale, corporeo, sociale. Si tratta di riconoscere dignità pedagogica e didattica cioè alle varie forme di intelligenza, e non solo a quella verbale, sviluppando attività e pratiche in direzione dell‟intera trama delle poliedriche forme dei talenti umani. Altro principio riguarda la mediazione formativa e didattica e la pluralità delle metodiche e delle procedure in grado di favorire i processi metacognitivi. Attraverso questi si impara ad imparare e si favorisce l‟acquisizione di un‟adeguata Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente 19 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 19 di 28 flessibilità cognitiva. Si parte, in effetti, dalla convinzione che gli apprendimenti vengono facilitati e resi più intensi e significativi quando il soggetto è in grado di orientare e governare anche successivamente il processo di acquisizione e costruzione delle competenze. 2.4. Personalizzazione e talento: problemi e prospettive Nel quadro, pertanto, della tematica dei talenti, diventa prioritariamente necessario chiarire alcune questioni di ordine semantico e concettuale e dirimere anche alcune contraddizioni in modo da evitare e limitare alcuni rischi. Per poter affrontare tale complessa tematica, è necessario, cioè, chiarire alcune questioni sia sul piano semantico e concettuale, sia su quello culturale e politico, sia ed ancora di più sul piano pedagogico e didattico. L‟idea di fondo su cui poggia il concetto di talento è di permettere a ciascun studente di sviluppare le proprie specifiche potenzialità, ossia le forme di intelligenza per le quali, sostiene Baldacci, si sente maggiormente versato o per le quali nutre una spiccata preferenza. Per prima cosa si tratta di capire se il termine talento presenta una sua definizione semanticamente forte e chiara o se invece fa riferimento a concetti e termini ambivalenti e poco solidi sul piano dei significati. Una volta risolta tale prima questione, vi sono da dirimerne altre quali: la difficoltà di individuare e determinare con chiarezza quale sia il talento di ognuno e se sia sufficiente una diagnosi precoce, quanto più possibile coerente e congrua, o se, invece, si richiede una costante e continua verifica e valutazione protratta nel tempo per individuare e determinare quale talento il soggetto realmente e concretamente possiede. Altro problema è come viene inteso, se cioè sia una potenzialità innata o sia, invece, il risultato del vissuto e dell‟esperienza acquisita in un determinato contesto. Se è modificabile e, quindi, da considerare una variabile dipendente o se, invece, sia da ritenersi immodificabile e, quindi, una variabile indipendente. Accanto a tali problemi di natura teorica, ve ne sono altri, più di natura squisitamente metodologica e didattica: la determinazione dei soggetti che devono e sono in grado di effettuare la diagnosi, per cui si assumono la responsabilità di determinare la prevalenza o eccellenza cognitiva di un soggetto; il ruolo che riveste il soggetto, se da protagonista e attore delle proprie determinazioni o se, invece, da attore passivo che è vincolato ad accettare scelte e decisioni che effettuano altri per lui; gli strumenti scientifici, possibilmente oggettivi, che possono aiutare ad individuare il talento, anche da parte dello stesso soggetto; gli eventuali percorsi e strategie che possano aiutare ad individuarlo con una certa approssimazione in modo da evitare che tale individuazione possa portare a degli errori o a Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente 20 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 20 di 28 delle distorsioni. Se, infine, una volta individuato, sia da tenere o meno sotto continua osservazione, per verificarlo sia longitudinalmente, durante l‟arco della vita, sia orizzontalmente, in più contesti e momenti significativi della quotidianità della vita. Queste sono solo alcune questioni che vanno chiarite, per evitare non solo che non si favorisca lo sviluppo di eccellenze cognitive ma, addirittura, di apportare dei guasti e dei danni dal punto di vista formativo, tanto da segnare negativamente e predisporre, con incidenza negativa, la formazione complessiva dello stesso soggetto. Relativamente alla correttezza semantica, si tratta di specificare cosa sia da intendere per talento. Se, cioè, è da intendersi come la capacità e potenzialità prevalente del modo di pensare, di ragionare e di agire di un soggetto. In questo caso il termine risulta semanticamente ben definito e non lascia spazio a tentennamenti o a concetti facilmente variabili e legati a dei particolari momenti della vita e della quotidianità di ciascuno. Si tratta, oltretutto, di evitare di confondere il termine eccellenza con quello di padronanza. Quest‟ultimo si riferisce al possesso intelligente e compiuto delle conoscenze e delle competenze ed implica, da parte del soggetto, di sapersi muovere con padronanza attraverso gli alfabeti che padroneggia. Non chiama, però, in causa una benché minima comparazione intraindividuale e interindividuale. Il termine eccellenza indica essenzialmente il prevalere di un grado di sviluppo alto di una capacità comparata e rispetto alle altre capacità possedute. Grado di sviluppo o abilità più sviluppata delle altre tanto da essere identificata come la sua area di eccellenza, che lo diversifica e lo distingue nella comparazione rispetto ad altri soggetti o ad una maggior parte di essi. “Il concetto di padronanza non chiama in causa in alcun modo la dimensione della comparazione” né nei rapporti interni al soggetto né nei confronti degli altri. “Il concetto di eccellenza chiama in causa una dimensione interindividuale, nell‟ambito della quale denota una condizione di superiorità e di primato”13. Chiarito l‟aspetto semantico del termine, relativo al concetto di talento, restano aperti due problemi: quando è opportuno fare la diagnosi per scoprire ed individuare l‟eccellenza; e se tale determinazione sia da ritenersi valida per tutto il corso della vita. Sul primo punto la convinzione è che quanto più precocemente si riesca ad individuare l‟area di eccellenza tanto più agevolmente ed in maniera proficua si può riuscire da un lato ad intervenire per coltivare e favorire lo sviluppo di tale area e dall‟altro per utilizzarla nel migliore dei modi, ossia come forza trainante e propulsiva, per agevolare la crescita formativa complessiva del soggetto stesso. Prima si interviene prima si incide significativamente, dal momento che il talento viene considerato un capitale iniziale che si può accrescere ed incrementare attraverso la formazione, sulla base degli investimenti di tempo che Baldacci M., Una scuola a misura d’alunno, op. cit. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente 21 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 13 Pagina 21 di 28 vengono dedicati al suo sviluppo. Si richiede, quindi, una diagnosi precoce che riesca ad individuarlo e a riconoscerlo. La perplessità riguarda il secondo punto. Se la diagnosi, ritenuta valida e attendibile per la sua individuazione, possa portare o meno ad una forma di predeterminazione della vita sociale, affettiva, occupazionale e lavorativa del soggetto. Ossia ad una forma previsionale che già scrive la vita futura del soggetto, per cui egli già conosce a priori dove andare e dove dirigersi per non perdere “la retta via”. Il talento, in tal modo, individuata come capacità eccellente e quindi di connotazione positiva, corre il rischio di trasformarsi in una gabbia vincolante, nel bene e nel male, per la vita futura. Tutto ciò che avviene dopo viene segnato da questa diagnosi premonitrice. È come se ognuno di noi conoscesse in anteprima la rotta da seguire ed il cammino da percorrere, che può organizzare nel migliore dei modi ma attraverso un segmento lineare in cui l‟imprevisto, la novità, l‟avventura, il cambiamento e tutto quanto di innovativo verrebbe a perdere il suo fascino di mistero, di avventura, di possibile modifica degli interessi e della stessa eccellenza. Legato al problema precedente ve n‟è un altro di notevole spessore: se ritenere il talento innato o invece il risultato di un complesso di fattori interagenti. Tra i fattori significativi sono senz‟altro da annoverare alcune predisposizioni, il livello di interazione che si verifica tra queste e gli ambienti socio-culturali con cui il soggetto è stato e viene a contatto, l‟impegno profuso per coltivare una certa abilità, il livello e le modalità degli aiuti esterni di cui ha fruito e fruisce, le attese sue e delle persone che gli sono vicine. Si tratta di evitare di ritornare alla diatriba e alle accese dispute che, per quasi un secolo, hanno coinvolto in campi opposti i genetisti e gli ambientalisti. È di notevole importanza conoscere cosa realmente si pensa al riguardo. Nel primo caso il talento non è modificabile, in quanto procede nella sua evoluzione naturalmente, per cui non resta altro da fare che assecondare con percorsi adeguati tale evoluzione. Nel secondo invece lo si ritiene modificabile, per cui si può intervenire attraverso la modifica delle condizioni esterne14, ossia attraverso un‟opera di possibile condizionamento positivo per decondizionare15. In questo caso l‟educazione, intesa come modificazione, trasformazione, cambiamento che si realizza nel soggetto, riveste un ruolo centrale e altamente significativo sia dal punto di vista cognitivo, sia da quello politico e sociale, sia di quello legato alla formazione integrale della persona. Altro ulteriore problema è riferito a come didatticamente può essere valorizzata l‟eccellenza cognitiva. Questa può servire come punto di forza, per incrementare e sviluppare tutte le altre Kurt Lewin sostiene che il comportamento è funzione dell‟interazione tra la persona e il suo ambiente psicologico (Teoria dinamica della personalità, op. cit.). D‟altronde l‟individuo fa esperienza all‟interno di un contesto storico e sociale, caratterizzato da relazioni che instaura con le persone e con gli oggetti tecnologici. Tale contesto si presenta in continua trasformazione perché il soggetto agisce per modificarlo e ne viene altresì condizionato e modificato. 15 Petracchi G., Decondizionamento, Brescia, La Scuola, 1980. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente 22 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 14 Pagina 22 di 28 dimensioni “deboli” del soggetto per una sua crescita complessiva e integrale. Ma può, invece, essere utilizzata per incrementarla a dismisura a discapito delle altre potenzialità e delle altre capacità. Sono, come è possibile arguire, delle decisioni non facili, ma sicuramente interessanti dal punto di vista didattico sia sul piano epistemologico sia su quello prasseologico. Un successivo dilemma è rappresentato da chi deve effettuare la diagnosi e quali gli strumenti scientifici da opportunamente utilizzare. Nel caso di allievi della scuola dell‟infanzia e della scuola primaria, il compito resta assegnato ai genitori e ai docenti individualmente e in sintonia e collaborazione tra loro. Ma i genitori e i familiari tendono spesso a sopravvalutare o a sottovalutare i propri cari e il più delle volte tendono a giustificarne i comportamenti. Oppure effettuano inconsciamente delle operazioni di transfer, ossia di veder realizzato nei loro figli proprie aspettative, propensioni e realizzazioni frustrate. Nella diagnosi del talento effettuata dai docenti, invece, può incidere negativamente il conoscere la provenienza familiare e sociale degli allievi o le proprie attese, per cui determinanti possono essere i cosiddetti effetti aloni o pigmaleonici. Non si può, in effetti, lasciare alla soggettività dei singoli e alla discrezionalità degli stessi l‟indicazione e l‟individuazione dei talenti. Si richiede, pertanto, l‟utilizzo di strumenti scientificamente validi, che possano fornire delle informazioni attendibili, valide e sicure. Basti pensare a possibili errori iniziali e alle possibili conseguenze, a meno che non vi sia da parte della scuola e dei docenti un atteggiamento, legato al problematicismo critico, che mira a non considerare certo e immutabile qualsiasi soluzione individuata e adottata. Questa, invece, è necessario che venga tenuta sotto continua osservazione critica, in modo da poter immediatamente intervenire per modificare e cambiare, se ritenuto opportuno, la stessa individuazione del talento fatta precedentemente. Nella storia della scuola esempi di impostazioni e decisioni errate ve ne sono molte, così come nella molteplicità dei casi non si è mai verificato un cambiamento di rotta, e, spesso per pigrizia mentale, si fa riferimento a stereotipie quali “non è farina del suo sacco” o l‟altra “ciò conferma il giudizio espresso in precedenza”, per cui ogni elemento viene aprioristicamanete canalizzato verso l‟impostazione data, senza far sorgere alcun dubbio in direzione di una diversa valutazione. Da queste brevi e incomplete considerazioni a caldo, si evince l‟importanza che rivestono gli strumenti utilizzati per avere una maggiore percentuale di probabilità, non la certezza di riuscita. Sarebbe la prima volta che accadrebbe in campo educativo. Solo ricercando informazioni che possono essere lette, attraverso giudizio motivato e documentato, come plausibili, si può giungere all‟individuazione delle eccellenze di ognuno. Dopo l‟individuazione rimane sempre aperta la necessità di tenere sotto costante osservazione il quanto ritenuto valido per vedere se con il passar Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente 23 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 23 di 28 del tempo altre indagini ed altre documentazioni confermino validando o modificano falsificando la diagnosi iniziale. La metodologia dell‟osservazione sistematica, protratta nel tempo e nello spazio, diventa il segmento conduttore iniziale ed in itinere, in quanto deve essere protratta nel tempo; essere cioè riproposta a scadenza temporanea continua e sviluppata in situazioni e contesti diversificati, nei quali si richiede la soluzione di compiti nei diversi campi di attività. 2.5. Una didattica personalizzata Chiarite le problematiche che sottostanno all‟identificazione precoce dei talenti, si passa a progettare le opportunità didattiche nell‟intento di consentire ad ogni allievo di sviluppare le proprie potenzialità, ossia le aree di eccellenza, attraverso un‟integrazione e impostazione dialettica tra una didattica individualizzata e una personalizzata. Si tratta in ambedue i casi di garantire ai singoli percorsi di essere strutturati in direzione diversificata nei contenuti, nelle metodologie, nelle strategie e negli obiettivi. Diversificando le procedure e offrendo molteplici e diversificate opportunità, la formazione si correla e diventa funzionale alle diversificate caratteristiche degli allievi. Il talento, per essere coltivato ed essere ritenuto valido punto di partenza e punto d‟arrivo di ogni attività didattica, ha necessità di essere individuato e riconosciuto all‟interno delle diversificate capacità individuate. Deve cioè essere riconosciuto come caratterizzante l‟allievo e deve altresì essere condiviso essenzialmente dallo stesso soggetto. In questo senso, l‟identificazione della forma di talento diventa la premessa per una personalizzazione dei percorsi formativi. All‟interno di questi si può realizzare anche una parziale diversificazione degli obiettivi che ogni soggetto-persona può perseguire rispetto ad altri obiettivi e agli altri soggetti. Questo perché l‟individuazione e la diagnosi del talento rappresentano delle situazioni non scevre di problematicità e per la sua intrinseca delicatezza e per le difficoltà metodologiche che presentano. I piani di studio personalizzati devono essere “capaci di rispondere all‟esigenza di percorsi di apprendimento e crescita degli allievi che rispettino le differenze individuali in rapporto a interessi, capacità, ritmi e stili cognitivi, attitudini, carattere, inclinazioni, esperienze precedenti di vita e di apprendimento. Si tratta, detto in altre parole, di accomodare (e accordare e rapportare – aggiungiamo noi) la pratica didattica alle peculiari esigenze di ciascun allievo”16. Sembra, dalle Chiosso G., “Personalizzazione”, in Cerini G., Spinosi M. (a cura di), Voci della scuola 2004, Napoli, Tecnodid, 2003. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente 24 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 16 Pagina 24 di 28 parole di Chiosso, che sia un modo e un tentativo di reinterpretare il principio dell‟individualizzazione, per come lo hanno posto Claparède, Kilpatrick, Parkhurst, Decroly, Montessori, Dottrens, Freinet e attualmente Baldacci. 2.5.1. Le condizioni. La prima condizione riguarda il contesto di vita e di relazione in cui si sviluppa il processo d‟insegnamento-apprendimento. La classe, o meglio il gruppo o i gruppi, sono i primi mediatori culturali, ossia il luogo in cui si realizza e si costruisce la “comunità d‟apprendimento”. In tale comunità le pratiche mediano l‟accesso alle conoscenze, salvaguardando e garantendo l‟omogeneità e la diversificazione, l‟unicità e la pluralità, la continuità e la discontinuità. È di notevole importanza, nell‟allestimento del contesto educativo, la natura della rete comunicativa che viene attivata nel/i gruppo/i sulla base dei comportamenti e degli atteggiamenti tenuti dai docenti, in quanto questi influenzano, in senso positivo o negativo, i processi di costruzione delle conoscenze. Da più anni, infatti, è maturata la consapevolezza che la natura dei comportamenti comunicativi e relazionali verso i singoli allievi e verso il gruppo ha sempre più un peso rilevante nel favorire un clima educativo dialogico e dialettico oppure frustante e conflittuale con le conseguenti ricadute per lo sviluppo delle capacità cognitive, emotive e relazionali dei singoli allievi. In campo educativo non bisogna sottovalutare il rilevante valore che assumono l‟atmosfera e il clima. Questi, caratterizzandosi come espressione della cultura organizzativa di una istituzione sociale, costituiscono un sistema di valori condivisi e si determinano come il risultato di una costruzione condivisa di significati. Si ritiene, infatti, che il miglioramento del clima affettivo, relazionale e dialettico di una classe o di un gruppo risulta correlato positivamente ad un miglioramento delle prestazioni scolastiche. La seconda condizione è la realizzazione di un effettivo pluralismo di percorsi formativi. Gli itinerari fanno riferimento ad itinerari differenziati strutturati attraverso varie e diverse forme di organizzazione didattica, per far sì che da un lato tutti gli allievi possano raggiungere gli stessi obiettivi attraverso strategie diverse e che dall‟altro ogni allievo, attraverso la diversificazione didattica dei percorsi, possa effettuare delle opzioni ed esercitare una sua motivata scelta, finalizzata a sviluppare le proprie eccellenze. Nel primo caso si tratta di strategie alternative che portano a conseguire i medesimi obiettivi e risultati (la padronanza), mentre nel secondo si Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente 25 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 25 di 28 tratta di itinerari diversificati, che perseguono traguardi formativi differenti, finalizzati cioè a formare persone con profili cognitivi diversi in quanto chiamano in causa intelligenze diverse. La pluralità dei percorsi, come si può notare, è fondamentale sia per una didattica individualizzata che per una didattica personalizzata. Entrambe mirano a dar vita a percorsi di apprendimento differenziati anche se con alcune significative differenze. Il concetto di individualizzazione implica l‟esistenza di un apparato didattico e curricolare predisposto, che prevede un tragitto con obiettivi, fasi, materiali, metodi di intervento prestabiliti e consiste nell‟adattare e relazionare i diversi fattori modificabili alle capacità linguistiche, ai ritmi, alle modalità di apprendimento e ai prerequisiti cognitivi generali e specifici dei diversi allievi. Il concetto di personalizzazione porta invece in primo piano, con una rilevanza più forte, il soggetto con le sue inclinazioni profonde e che struttura la conoscenza in modo autonomo. In un percorso di apprendimento personalizzato, gli obiettivi stessi vengono, almeno in parte, scelti e/o posti in essere dal soggetto stesso nel suo percorso, se pur nelle necessarie negoziazioni che egli instaura via via con i suoi interlocutori. Dalle ultime considerazioni, compare la terza. La pluralità dei percorsi è fondamentale per la personalizzazione a patto che l‟allievo abbia una reale e concreta possibilità di scelta del percorso. Essenziale diventa il principio della scelta e della opzione, non da intendere come facoltativa ma sempre costituente il percorso formativo del soggetto, per cui la scelta e l‟opzione, una volta effettuata, diventa obbligatoria. In tal modo, lo studente diviene protagonista attivo e consapevole della sua scelta, cioè della decisione che assume rispetto alla sua area di eccellenza e alla forma di talento. Ha la possibilità concreta di individuare prima e valorizzare consapevolmente poi, mediante una sua autodeterminazione, le proprie potenzialità intellettive. E questa opzionalità lo studente la può esercitare mediante una scelta ponderata rispetto a diversificati progetti didattici proposti o a laboratori, presentati con modalità flessibili, in quanto attivano percorsi differenziati in direzione di mete e traguardi formativi differenti. A questo riguardo è opportuno prendere in considerazione i rischi di una scelta che può non essere consapevole e motivata. Lasciare che l‟allievo scelga in base a ciò che sente ed avverte come propri bisogni o interessi, può forse nascondere il pericolo di restare nei condizionamenti precedenti, di tipo familiare e sociale, e legati al proprio vissuto fatto spesso di deprivazione, oltre che economica, culturale. In base a quali elementi (di autostima o di disistima), infatti, un allievo può ritenersi autonomo e consapevole nella scelta? Il problema allora riguarda il come riuscire ad aiutare e supportare l‟allievo per un scelta ponderata e motivata. Anzi, il momento della scelta può essere considerata una valida occasione e un‟opportuna strategia didattica per avviare un costruttivo dialogo con ciascun allievo in modo da esaminare tutti i dati in possesso sulla Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente 26 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 26 di 28 conoscenza non solo cognitiva del soggetto e farne prendere atto all‟allievo stesso in modo da insieme riflettere sui vari punti di criticità in rapporto ai progetti presentati sui quali l‟allievo è chiamato ad effettuare la scelta. Non è il caso di ricordare che la scelta e la decisione rappresentano degli obiettivi formativi superiori che vanno conseguiti e perseguiti e che le armi didattiche, in possesso dei docenti, sono la dialogicità, la riflessività e la criticità, che rappresentano le categorie pedagogiche e didattiche di riferimento. L‟autonomia nei soggetti va co-costruita in situazione e su casi specifici e la scelta e la decisionalità sono momenti imprescindibili per consentire allo stesso soggetto di conoscere meglio se stesso, le proprie propensioni, le proprie aspirazioni e i propri bisogni formativi. Su questa impostazione si può modificare e cambiare in positivo un modello di scuola che rischia altrimenti di essere un‟organizzazione degli apprendimenti orientata verso un servizio formativo tendenzialmente a domanda individuale, per cui l‟opzionalità piuttosto che condurre ad un‟eguaglianza delle opportunità rischia di nascondere, per come sostiene Vertecchi17, ogni sorta di diseguaglianza. Anche se si tratta di percorsi di apprendimento tendenti a valorizzare le potenzialità di ciascun allievo, la conseguenza dell‟insegnamento-apprendimento potrebbe essere quello di riprodurre e consolidare e favorire il mantenimento delle caratteristiche precedenti. Per Vertecchi, in effetti, la personalizzazione si muove a vantaggio di coloro che già si trovano in condizioni favorevoli, ma penalizza gli altri. Viene capovolto il principio sostenuto da Don Milani che fosse opportuno “dare di più a chi ha di meno” per far prevalere invece di “dare di più a chi ha già di più”. Da qui l‟esigenza delle categorie sopraindicate quali la dialogicità, la riflessività e la criticità, per evitare i rischi citati e per consentire al processo formativo di conseguire risultati altamente significativi, legati alla conoscenza del sé, alla costruzione dell‟autonomia del soggetto, all‟abitudine al dialogo e alla riflessione, all‟individuazione degli elementi di criticità di una determinata situazione, ad abituare e allenare il soggetto a riflettere e a ragionare e pensare sulla base degli elementi in suo possesso. Nessuna epoca come la nostra, d‟altronde, ha dovuto fare i conti con cambiamenti così profondi ed ha dovuto confrontarsi con la consapevolezza della pluralità delle intelligenze e degli stili cognitivi. In questo quadro di riferimento non si tratta di far acquisire un numero sempre maggiore ed incontrollate ed incontrollabili di informazioni quanto piuttosto di impadronirsi del modo e del come organizzarle e integrarle e di come completarle e sistemarle. E‟ necessario sviluppare nelle nuove generazioni la capacità di controllare criticamente i flussi informativi cui sono esposti per imparare ad utilizzarli, a discriminarli, a sceglierli, trattarli e volgerli in modo consapevole, responsabile e critico verso un loro specifico progetto di vita. Tenere, quindi, conto 17 Vertecchi B., Manuale della valutazione: Analisi degli apprendimenti e dei contesti, Milano, Franco Angeli, 2003. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente 27 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 27 di 28 delle molteplici variabili e dei molteplici usi cui possono essere destinati e di cui la società e loro stesse hanno bisogno per vivere, produrre e relazionarsi con gli altri. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente 28 vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) Pagina 28 di 28