Miglioramento e diffusione della coltivazione di piccoli frutti con metodo biologico nella provincia della Spezia” Attività realizzata presso le aziende pilota Gli impianti sono stati effettuati all’inizio della primavera nelle aziende di pianura (Sarzana) e collina (Beverino Castello), e in primavera inoltrata in quelle posta a maggiore latitudine (Bardellone e Zignago). Tutte le aziende hanno deciso di allevare i piccoli frutti in piena area senza fare ricorso ad alcun sistema di forzatura. Tuttavia presso due aziende è stato predisposta un’adeguata copertura con rete ombreggiante verde perché la forte insolazione presente nell’appezzamento destinato alla coltivazione del mirtillo ha prodotto ingiallimenti diffusi nelle foglie, causa scottature da irraggiamento diretto. Una sola azienda non ha pacciamato nessuna specie allevata a differenza da quanto hanno fatto le altre, poiché irrigando per scorrimento con l’ausilio di una manichetta in plastica si sarebbe verificato uno scivolamento dell’acqua irrigua con relativa perdita e spreco idrico. Nell’unica azienda collocata nella pianura di Sarzana, all’intermo del territorio del Parco di Montemarcello Magra, l’allevamento dei piccoli frutti è stato condotto senza alcun intervento irriguo, perché il terreno è fresco, presentando prevalente tessitura sabbiosa. Lampone: il sistema di allevamento adottato in tutte le aziende è la controspalliera con due fili di sostegno posti lungo il filare e ancorati a robusti pali in legno collocati nel terreno ogni sei metri. Alcune aziende hanno eseguito fresatura nell’interfila, mentre altre hanno effettuato vangatura e trinciatura del manto erboso al fine di creare pacciamatura verde. Per favorire lo sgrondo delle acque ed evitare marciumi radicali, nei terreni pianeggianti si ricorre alla baulatura del terreno, scongiurando così eventuali attacchi di Phytophtora (la maggiore avversità fungina del lampone), che provoca la moria di interi impianti. Tale sistemazione del terreno non è stata eseguita nelle aziende in cui la naturale pendenza del terreno non presentava il problema di ristagno idrico. Per effettuare l’irrigazione, fondamentale per questa specie al fine di ottenere frutti qualitativamente pregevoli, è stato predisposto un impianto irriguo con manichetta microforata in polietilene in tutte le aziende. Presso un’azienda è stato condotta una prova di tecnica colturale ponendo a confronto due tesi di lampone (un filare di Polana ed uno di Heritage) pacciamate con letame fresco (stallatico) e due filari non pacciamati. Lo stallatico impiegato nel mese di marzo, seppure fresco, non ha indotto alcuna fitotossicità, ma al contrario ha svolto un duplice ruolo ammendante e competitivo verso le infestanti. 1 La stessa prova è stata condotta parallelamente anche su rovo. I filari pacciamati hanno evidenziato per entrambe le specie una ridottissima presenza di infestanti diversamente da quello che è accaduto sulle file non pacciamate. Un’altra azienda ha impiegato segatura di pino su metà dei lamponi messi a dimora. Anche in questo caso la tesi pacciamata si è mostrata competitiva rispetto a quella non pacciamata. I frutti della varietà Tulameen sono in tutte la aree di coltivazione interessate dall’attività dimostrativa di pezzatura medio grossa, colore rosso brillante e consistenti. La varietà gialla Herbst Gold presenta frutti di ottimo aroma. Polana è più precoce di Heritage e presenta frutto di dimensione media. Heritage ha frutto attraente, rosso brillante, consistente, serbevole e di buon sapore, ma pezzatura medio piccola. La cultivar Himbo Top presenta elevata vigoria, e richiede pertanto ampie distanze d’impianto e adeguate strutture di supporto. Il frutto è conico, di colore rosso brillante e non diventa scuro con l’avanzare della maturazione. Rovo: il sistema di allevamento adottato in tutte le aziende è la controspalliera con robusti pali in legno e fili di ferro per sostenere i rami fruttiferi assai vigorosi. La varietà precoce Locheness si presenta vigorosa, con tralci inermi e frutto di ottime qualità organolettiche. Inoltre questa cultivar ha presentato il vantaggio di offrire una produzione scalare che si è protratta in qualche caso fino anche a 30 giorni. La varietà Jumbo più tardiva, presenta frutto sodo di buona pezzatura. A prescindere dagli areali di coltivazione questa cultivar si è mostrata estremamente vigorosa, richiedendo a tal proposito un adeguato sistema di sostegno, con pali ben robusti e assai bene ancorati. Per quanto riguarda la forma di allevamento, la controspalliera è stata adottata presso tutte le aziende. Al fine di agevolare le operazioni di raccolta e potatura, si è consigliato di orientare i capi a frutto (tralci) in un senso del filare ed allevare i polloni nel senso opposto. Uva spina: la forma di allevamento adottata in tutte le aziende è il cespuglio. Tuttavia, sebbene questo sistema di allevamento richieda poca manodopera, si è dimostrato poco idoneo per la raccolta, perchè coloro che non hanno effettuato durante il primo anno di coltivazione un opportuno 2 sfoltimento all’interno della chioma hanno incontrato notevoli difficoltà in questa operazione. Pertanto, per tale ragione, si consiglia anche per questa specie l’allevamento a spalliera. La cultivar Captivator è adatta per produzioni in zone temperate per il suo fabbisogno in freddo minimo; presenta frutto rosso e facilità di raccolta per la scarsissima presenza di spine. Hinnomaki Rote è varietà consigliata soprattutto per la coltivazione in biologico per la sua resistenza a Oidio; presenta frutto rosso scuro aromatico. Mirtillo: a seconda della disponibilità di materie prime, come materiale pacciamante è stato impiegato corteccia di segatura e aghi di pino, segatura di pino, e stallatico fresco. Duke presenta cespugli di buona vigoria, a portamento eretto, con frutti ben distribuiti nella chioma, facili da raccogliere. Frutto di media pezzatura, consistente, attraente per il colore azzurro ricco di pruina e aromatico. Questa cultivar permette di spuntare buoni prezzi sul mercato grazie alla precocità di maturazione. Bluecrop è stata scelta per la sua resistenza ai ritorni di gelo tardivi che stanno caratterizzando sempre più anche la nostra regione. Presenta inoltre elevata tolleranza alla siccità per questo può adattarsi anche in quelle aziende per le quali l’approvvigionamento idrico può rappresentare un limite alla coltivazione. La varietà Berkeley presenta grande adattabilità a diversi areali e produttività elevata; si consiglia soprattutto per il mercato fresco, essendo di sapore assai dolce, poco acido. Brigitta Blue presenta bacche di buona pezzatura e grado zuccherino elevato, idonee per la conservazione in frigorifero senza perdere le caratteristiche qualitative. Ribes: la forma di allevamento adottata in tutte le aziende è il cespuglio. La cultivar Junifer è stata scelta per buona produttività, grappolo lungo, frutto con pochi semi e precocità di produzione. Rovada è varietà che si caratterizza per elevata produttività, frutto resistente alle manipolazioni e ciclo tardivo. Blanka presenta frutto bianco, grappolo medio lungo di facile raccolta e produzione tardiva. Le varietà a frutto nero sono state allevate per la destinazione a trasformati (conserve e succhi), essendo le bacche intensamente aromatiche e ricche di vitamina C. La coltivazione delle tre varietà sopra menzionate è legata alla necessità di assicurare buoni impollinatori, in grado di assicurare alta fertilità, ossia un raccolto abbondante. 3 Si è rilevato come nelle aziende in cui l’acidità del terreno non raggiunge valori prossimi a pH 7.5 le giovani piante manifestino sintomi di ritardo vegetativo e stentato sviluppo. A differenza delle cultivar a bacca gialla e rossa, quelle a frutto nero forniscono ottime rese qualitative e quantitative soltanto in suoli sub alcalini. Per tale ragione le aziende che hanno coltivato queste varietà hanno dovuto correggere il terreno apportando calce o/o litotamnio già nella fase di impianto, perché gli interventi correttivi in fase di copertura si sono mostrati inefficaci. Considerazioni conclusive All’intero della prevenzione fitosanitaria, è emersa in tutta la sua importanza la necessità di rispettare per ogni specie la vocazionalità pedoclimatica. Si tratta di un presupposto fondamentale affinché la pianta sia messa nelle condizioni ottimali per esprimere la propria resistenza naturale verso i fitofagi. Relativamente invece alla difesa attiva è emersa l’importanza del monitoraggio costante delle colture, poichè i mezzi di difesa impiegati mostrano di avere un’efficacia tanto maggiore quanto più sono precoci gli interventi indirizzati su popolazioni ancora contenute, non avendo in genere il potere abbattente e la persistenza d’azione che caratterizza molti dei prodotti di sintesi. In sostanza chi produce piccoli frutti biologici è chiamato ad una “forte relazione” con il proprio impianto, sicuramente superiore a quella richiesta al produttore convenzionale. Le condizioni agronomiche che hanno favorito le maggiori produzioni insieme a risultati produttivi qualitativamente eccellenti sono quelle che hanno previsto un costante ed abbondante apporto idrico, una copiosa concimazione organica all’impianto, una preventiva strategia di controllo delle malerbe, unitamente alle necessarie operazioni di potatura per realizzare impianti con una razionale forma di allevamento. Si rileva infatti come la mancata realizzazione di queste operazioni colturali abbia inciso sullo sviluppo delle piante, che non ha così consentito il raggiungimento degli obbiettivi produttivi prefissati. 4