FONDOPERLAPROMOZIONEDIACCORDIISTITUZIONALI
“PIATTAFORMADIBIOTECNOLOGIEVERDIEDITECNICHEGESTIONALIPERUN
SISTEMAAGRICOLOADELEVATASOSTENIBILITÀAMBIENTALE”
QUADERNO
BIOCONTROLLO
Febbraio2014
FONDOPERLAPROMOZIONEDIACCORDIISTITUZIONALI
“PIATTAFORMADIBIOTECNOLOGIEVERDIEDITECNICHEGESTIONALIPERUN
SISTEMAAGRICOLOADELEVATASOSTENIBILITÀAMBIENTALE”
QUADERNO
BIOCONTROLLO
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Presentazione
Per Regione Lombardia il sostegno all’innovazione e alla ricerca, la valorizzazione del capitale umano
rappresentano leve fondamentali per rendere più attrattivo il territorio, aumentare la competitività del
sistemaeconomico,accademico,scientificoesocialeerilanciareunacrescitadinamica,solidaesostenibile.
EccoperchéRegioneLombardiastamettendoafattorcomunepolitichequalificanti,svolgendounruolodi
promotoreefacilitatorediretitrauniversitàecentridieccellenza,istituzionilocalienazionali,cameredi
commercioeassociazionidiimpresaalivellolocaleeglobale.Inquestocontestosiinserisceilprogramma
di Ricerca e Sviluppo “BIOGESTECA”, uno degli 11 progetti finanziati da Regione Lombardia attraverso il
“bandodiinvitoapresentarepropostediaccordiistituzionaliperlarealizzazionediprogrammidiricercae
sviluppo nei settori energia, ambiente, salute e manifatturiero avanzato a valere sul fondo per la
promozionediaccordiistituzionali”.Unbandocheèstatolanciatonel2009,conassegnazionenel2010,di
circa 27 milioni di euro, nell'ambito del Fondo per la Promozione di Accordi Istituzionali. Il programma
BIOGESTECA,favorendolacostituzionediunaretecollaborativatrauniversità,centridiricerca,istituzionie
imprese del sistema lombardo della ricerca ne ha rafforzato la visibilità e la competitività a livello
internazionale. Ma ha anche permesso di fornire risposte alla crescente domanda globale di prodotti
alimentari, una delle principali sfide che ci attendono e tema di Expo Milano 2015, che deve
necessariamenteconiugarsiconunosvilupposostenibile,capaceditutelarel’ambienteeallostessotempo
valorizzare l’applicazione di strumenti innovativi e tecnologici. BIOGESTECA ha il merito di offrire un
contributoessenzialeallasoddisfazioneditaliesigenzeattraversounapproccioinnovativochahaportato
ancheallarealizzazionediunapiattaformadibiotecnologieverdieditecnichegestionaliperlostudioela
sperimentazionedidiversesoluzionicheinteragisconotradiloroconlafinalitàcondivisadellasostenibilità
del sistema agricolo. I risultati prodotti dalle attività pluriannuali del progetto, che ha impegnato più di
cento ricercatori e ha reclutato e formato più di quaranta dottorandi di ricerca e giovani ricercatori, ci
fornisconointeressantispunticheabreveemedioterminesirivelerannoutiliperchioperainLombardia
neisettoridell’agroͲalimentare,dellebioenergieedellasalvaguardiaambientale.Dicertoilnostroimpegno
saràrivolto,ancheconlacollaborazionedellaCameradiCommercioIndustriaArtigianatoeAgricolturadi
Lodichehacofinanziatoilprogetto,insiemeaRegioneLombardia,adareampiadivulgazioneepromozione
del trasferimento tecnologico dei risultati, con iniziative specifiche che si inseriranno tra quelle previste
dalla Regione stessa e dai diversi Enti partner del progetto nelle attività di avvicinamento all’importante
EsposizioneUniversalediMilano2015.
Mario Melazzini
Assessore
alle
Attività
produttive,
Ricerca
e
Innovazione di Regione Lombardia
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IlprogrammadiRicerca&SviluppoBIOGESTECA
Lasostenibilitàecompetitivitàdelsistemaagricolonelsuoinsiemeimpegnanoilmondodellaricercaalla
definizione continua di soluzioni e tecnologiche innovative. La configurazione attuale della produzione
agrariasicaratterizzaperelevatiimpieghidimezzitecnici,risorsenaturaliedenergiachesitraduconoin
impattisignificativisull’ambienteedinconsistentiproduzionidirifiuti.Allostessotempo,iprodottiagricoli
hanno quasi sempre perso le loro connotazioni territoriali e la collettività stenta a riconoscere il ruolo
dell’agricolturacomepresidiodiunterritoriodamantenereedicuiusufruire.Lacompetitivitàdelsistema
agricolo non può prescindere da questo riconoscimento, soprattutto in un contesto europeo dove viene
sempre più riconosciuta una remunerazione, diretta o indiretta, alla multifunzionalità dell’agricoltura.
L’obiettivo a cui tendere è, quindi, quello di un sistema agricolo che sia in grado di ridurre la pressione
ambientale salvaguardando le risorse naturali limitando la produzione di rifiuti e recuperando i
sottoprodotti in modo da trasformarli in energia e fertilizzanti. In questo modo, il sistema agricolo può
caratterizzarsi come rispettoso dell’ambiente e generare al contempo esternalità positive riconoscibili e
quindiremunerabilidallacollettività.
Materie
primee
mezzi
tecnici
Energiadi
altaqualità
Risorse
naturali
Emissioni
inquinanti
Sistema
agricolo
Energiadi
bassa
qualità
Materie
primee
mezzi
tecnici
Riutilizzo
dell’energia
Emissioni
inquinanti
Energiadi
altaqualità
Sistema
agricolo
Prodottipoco
differenziati
Rifiuti
Risorse
naturali
Prodotti
caratterizzatidalla
sostenibilitàdel
sistemaproduttivo
Sottoprodotti
Valorizzazione
energeticae
fertilizzante
Rifiuti
Schemadelsistemaagricoloattuale
Schemadisistemaagricolosostenibile
SistemaagricoloattualeSistemaagricolosostenibile
InstrettacoerenzaconlefinalitàdelBando“AccordiIstituzionali”lanciatonel2009daRegioneLombardia,
il programma di Ricerca & Sviluppo BIOGESTECA ha generato e consolidato una rete collaborativa tra
gruppi di ricerca appartenenti all’Università degli Studi di Milano, all’Università degli Studi di Milano
Bicocca, al Consiglio per le Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, all’Ente Nazionali Risi, alla
Fondazione Parco Tecnologico Padano, alla Fondazione Filarete e ad Agricola 2000, che creando forte
sinergiaeintegrazionetracompetenzehaprodottonuoveconoscenzeeinnovazionitecnologicheingrado
ͷ
di fornire risposte alla richiesta di sostenibilità del sistema agricolo lombardo e più in generale delle
agricolturainambientiadelevatapressioneantropica.
Le attività del Programma BIOGESTECA, articolate in sette workpakages, hanno adottato approcci di
biotecnologieverdiperladefinizionedistrategiedigestionedellecoltureedelterritorioagricoloaridotto
impatto ambientale in combinazione con tecnologie per la riduzione degli input e per l’utilizzazione dei
reflui e residui con finalità energetiche e fertilizzanti. In particolare sono presi in considerazione aspetti
delle colture e della loro gestione, relativi all’uso dell’acqua, dei fertilizzanti, dei presidi fitosanitari e
dell’energia, al fine ultimo di migliorare l’efficienza d’uso di queste risorse a garanzia della sostenibilità
ambientale ed economica della produzione primaria. Per alcune delle tecnologie e delle alternative
innovative sperimentate è stata eseguita anche una analisi tecnica, economica e ambientale in modo di
acquisire una valutazione non solo delle singole soluzioni, ma anche dell’intero sistema in cui possono
essere impiegate; ciò tenendo conto, quindi, anche dei loro effetti sull’ambiente in termini di energia,
emissioni, utilizzo di mezzi tecnici, produzione di rifiuti e delle esternalità (positive e negative) delle
produzioniagricoleversolacollettività,qualiilmiglioramentodellafruibilitàelasalvaguardiadelterritorio.
WP1
Gestionedegli
apportidi
fertilizzantial
suolo
WP6
Utilizzodirefluie
residuiperla
produzionedi
energiae
fertilizzazionedei
terreni
WP2
Efficienzad’usodei
nutrientiminerali
eriduzionedegli
apportidi
fertilizzantial
suolo
WP3
Usodellarisorsa
idricanella
coltivazionedel
riso
WP5
Esplorazionedella
variabilitàgenetica
esceltevarietali
WP4
Biocontrollo
WP7
Valutazionetecnica,economicaeambientale
I risultati del progetto, disponibili al sito www.biogesteca.unimi.it e raccolti in quattro volumi di sintesi
(Gestione della risorsa irrigua; Efficienza d’uso dei nutrienti e razionalizzazione delle fertilizzazioni;
Biocontrollo delle avversità biotiche; Gestione e valorizzazione dei reflui) forniscono alcune soluzioni
tecniche e spunti innovativi che a breve e medio termine potranno fornire soluzioni efficaci per il
rafforzamentodellasostenibilitàdell’agricolturaintensivamoderna,siainuncontestoregionalesiainun
contesto più ampio nazionale e internazionale. Per quest’ultima ragione le attività e i risultati del
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Programma BIOGESTECA trovano piena collocazione tra le tematiche e gli obiettivi che caratterizzano
l’eventoEXPOinprogrammanel2015nelnostropaese.
Il programma si è avvalso per il monitoraggio dei lavori di un Comitato Guida che in qualità di membri
esterniallaretecollaborativahaannoveratoespertidelsettoredifamainternazionalequaliilProf.Paolo
Balsari(UniversitàdegliStudidiTorino),ilProf.FabioFava(UniversitàdegliStudidiBologna),ilProf.Enrico
Martinoia (Università di Zurigo), il Prof. Zeno Varanini (Università degli Studi di Verona) e il Prof. Fabio
Veronesi(UniversitàdegliStudidiPerugia).Ledivulgazionedeirisultatitraglisteakeholdersavariotitolo
adessiinteressatisièavvalsadelsostegnodellaCameradiCommercio,Industria,ArtigianatoeAgricoltura
diLodi.
IcoordinatoridelProgramma
Prof.GianAttilioSacchi
Prof.GiorgioProvolo
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Biocontrollo
acuradiRobertoPiluePamelaAbbruscato
Indice
ͲIntroduzione
pag.
11
pag.
17
pag.
45
pag.
62
pag.
69
ͲSviluppodimezziabassoimpattoambientale
dibiocontrollodell’agentedelbrusone ͲMaisriccoinantiossidanti:un’opportunità
perilcontenimentodell’usodiagrofarmaci
ͲPeptidiendogenidelsemeadattivitàbiocida
ͲSelezioneecaratterizzazionedicolture
battericheconattivitàantagonista
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Introduzione
DopoigrandisuccessirealizzatidallaGreenRevolution,chehamodificatoradicalmentel’agricolturaneipaesi
sviluppati, al giorno d’oggi si parla sempre più insistentemente di tematiche riguardanti la sostenibilità e la
competitività del sistema agricolo. Infatti, l’utilizzo di genotipi superiori, di mezzi tecnici, risorse naturali ed
energiaconseguentiall’applicazionedellemetodologiedicoltivazionemesseapuntonell’ambitodellaGreen
Revolution, ha determinato non solo un incremento della produttività agricola ma anche impatti significativi
sull’ambienteeconsistentiaccumulidirifiuti.Allostessotempo,iprodottiagricolihannoquasisemprepersole
loro connotazioni territoriali e la società stenta a riconoscere il ruolo dell’agricoltura come presidio di un
territorio da preservare e non solo di cui usufruire. L’obiettivo a cui tendere è, quindi, quello di un sistema
agricolochesiaingradodiridurrelapressioneambientalesalvaguardandolerisorsenaturaliadesempiocon
uncorrettosfruttamentodellarisorsaidricaelimitandol’utilizzodifertilizzantieagrofarmaci.Inquestomodo,
laproduzioneagricolapotrebbeesserecaratterizzata,oltrechedallaqualitàetipicitàdeiprodottistessi,dal
riconoscimento che il sistema produttivo è rispettoso dell’ambiente e capace di generare al contempo
esternalitàpositivericonoscibiliequindiremunerabilidallacollettività.Infatti,lestrategieagroambientalidella
PoliticaAgricolaComune(PAC),definitadallaUE,sonomirateinlargaparteamigliorarelasostenibilitàdegli
ecosistemi agricoli. Uno sviluppo agricolo sostenibile deve quindi garantire la redditività dell'agricoltura
prevenendo i rischi del degrado ambientale concorrendo ad una più efficiente gestione delle risorse. In
quest’ottica si colloca il progetto “Piattaforma di biotecnologie verdi e di tecniche gestionali per un sistema
agricolo ad elevata sostenibilità ambientale” ͲBIOGESTECA. Nell’ambito di questo progetto, finanziato dalla
Regione Lombardia, si colloca la tematica del Biocontrollo (Work Package4, WP4). Obiettivo di questo
WorkPackage è quello di cercare di limitare l’utilizzo degli agrofarmaci in agricoltura per quanto riguarda le
colture del riso e del mais che caratterizzano in particolare la nostra Regione. L’elevato costo dei prodotti
fitosanitariedilloropossibileimpattoambientalerendonoprioritarialamessaapuntodistrategiealternative
didifesadellepiantetesearidurre,senonadescludere,l’impiegodiquestiprodotti.Infatti,lecoltivazionidel
mais e del riso hanno raggiunto elevati livelli di produttività grazie alle moderne pratiche agronomiche, ai
sistemimeccaniciadisposizioneeall’usodiprodottifitosanitariperilcontenimentodeidannidovutiainsetti,
funghi ed infestanti e alla concimazione. Come precedentemente detto, questa metodologia di agricoltura
intensiva contribuisce al degrado dell’ecosistema e non è in linea con le richieste delle direttive della nuova
PAC e delle “European Integrated Farming Framework Guidelines (2011), nonché della Direttiva 128/2009
sull’usosostenibiledeiprodottifitosanitari.Diconseguenza,lasfidaperlamaidicolturaerisicolturalombarda
ogginonèsoloilmantenimentodell’attualeelevataproduttività,malasuaattuazionesenzal’usooconunuso
limitato di agrofarmaci e con mezzi e modalità sostenibili per l’ambiente e compatibili con le risorse a
disposizione o addirittura con differenti risorse o gestione alternative delle risorse. Questo è un obiettivo
importantepermigliorarelaqualitàelasicurezzadeimaiserisicoltivatiinLombardia:bastipensareinfatti,
chel’Italiaèilprimopaeseproduttoredirisod’Europacheconunasuperficiecoltivatadi235.000ha(datiENR,
2012), rappresenta circa il 53% della superficie e produzione della Comunità Europea. La peculiarità della
risicolturaitalianaècheil94%dell’areaproduttivasiconcentrainPiemonte(52%)eLombardia(42%)perun
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valore equivalente di 517 milioni di euro (dati Istat 2008). E’ implicito, quindi, il valore economico della
risicolturalombardacheèprotagonistainsiemeaquellapiemontesedellafilierarisicolanazionale.Perquanto
riguardailmaislasuperficiecoltivataconquestocerealeèdicirca214.000haperunaproduzionedigranelladi
circa2263100tonnellate(datiIstat2012)usateingranparteafinimangimisticiedall’agroindustriaingenerale.
Quindiilbiocontrollopotrebbecontribuireallasalvaguardiaeallosviluppo,inmanierasostenibile,diquesto
enorme patrimonio agricolo così importante per la nostra Regione e per l’intero Paese. L’elevato costo dei
presidi fitosanitari ed il loro possibile impatto ambientale rendono prioritaria la messa a punto di strategie
alternativedidifesadellepiantetesearidurre,senonadescludere,l’impiegodiquestiprodotti.
Il biocontrollo in un contesto di agricoltura sostenibile è effettuato con un insieme di tecniche utilizzate per
ridurre i danni dovuti agli agenti delle avversità biotiche, tra i quali notevole importanza rivestono funghi
fitopatogeni,conilfinediridurrel’utilizzodiagrofarmacidisintesi.Imezziadisposizioneperl’attuazionedel
biocontrollosonoessenzialmente:a)sceltavarietale/modificadeigenotipidellepiante;b)sostanzenaturaliad
attivitàinibitorianeiconfrontidegliagentidelleavversitàbiotichec)organismiadattivitàantagonista(Fig.1).
Nell’ambito di questo progetto, in sintonia con la logica di multidisciplinarietà e di applicazione di approcci
all’avanguardia adottata in tutto il programma di R&S del progetto BIOGESTECA, tutti i mezzi disponibili per
l’attuazionediunefficacebiocontrollosonostatiutilizzatieindagaticonmetodiafferentiadisciplinediversee
complementaritralorocomelachimica,lamicrobiologia,l’agronomia,ilmiglioramentogenetico,labiologia
molecolare,lagenomicaelabioinformatica.
Figura1.Letreprincipalistrategieutilizzatenelbiocontrollo:a)selezione/modificadigenotipi;b)trattamenti
conbioestrattiec)utilizzodiorganismibeneficiadattivitàantagonista.
Nell’ambitodellastrategia(a),l’attenzioneèstatarivoltaaifunghifitopatogenietossinogeni,responsabilidi
danni rilevanti alle colture. L’insorgenza e la diffusione delle infezioni fungine è generalmente limitata
mediante trattamenti con fungicidi specifici. A titolo di esempio, in anni particolarmente favorevoli alle
infezioni, quasi l’80% della superficie investita a riso nel nord Italia viene sottoposta a trattamenti fungicidi.
Diversi studi hanno mostrato l’esistenza di variabilità genetica di alcuni caratteri legati alla resistenza delle
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piantealleinfezionidapartedifunghifitopatogeni;taliresistenzesonodeterminatedaunsingologeneodaun
gruppo di geni che possono essere studiati e sfruttati per la selezione o l’individuazione di varietà con
un’elevatacapacitàdicontrastarel’insediamentodelpatogeno,dapotersiimpiegareinstrategielowͲinputdi
contenimentodeidanni.Fralemalattiedelrisoèdiparticolarerilevanzailbrusoneilcuiagenteeziologicoèil
fungo Magnaporthe oryzae che causa sulle foglie lesioni a macchia di colore rosso, dal tipico aspetto di
“bruciature”(Fig.2A).Isintomidellamalattiapossonocompariresufoglie(brusonefogliare),culmo,collettoe
pannocchia (mal del collo), assumendo diverse forme e colore, anche in base alla sensibilità della cultivar. Il
brusone è sicuramente la malattia che causa le maggiori perdite di produzione proprio alle nostre latitudini,
quandoilrisoècoltivatointerrenisommersiesciolti,carentiinsostanzaorganica,eccessivamenteconcimati
(conparticolareriferimentoall’azoto),ecomunqueinpresenzadivarietàsensibili.Occorreinoltresottolineare
che molti funghi possono influenzare la qualità delle produzioni in quanto produttori di micotossine
estremamentepericoloseperlasalutedell’uomoedeglianimalidomestici.Icereali,edinparticolareilmais,
sonotraivegetalipiùfrequentementecontaminatidamicotossine,chepossonoessereprodottesiainfasedi
coltivazione, sia in post raccolta. Su mais sono particolarmente frequenti funghi del genere Fusarium,
soprattutto i produttori di fumonisine, mentre più sporadici sono i miceti afferenti ai generi Aspergillus e
Penicillum,ingradodiaccumularerispettivamenteaflatossineeocratossine(Fig.2B).
Figura2.Duetralepiùimportantimalattiedelrisoedelmaiscausatedafunghifitopatogeni,brusoneinriso
(A)efusariosiinmais(B).
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Lasintesidimicotossinedapartedeisingoliceppifunginidipendedanumerosifattori,ilprimodeiqualiè
senza dubbio rappresentato dalla presenza dei geni che rendono possibile lo svolgersi dell’intero iter
metabolicocheportaall’accumulodellevariesostanzetossiche.Lapotenzialitàtossinogenasiesprimesolo
quando si verificano le opportune condizioni climatiche e nutrizionali e la componente biotica ambientale
non interferisce negativamente con la sintesi della micotossina. Risulta quindi importante verificare
l’influenza della composizione delle cariossidi dei diversi ibridi sulla potenzialità tossinogena di isolati di
Fusarium, Aspergillus e Penicillium, al fine di individuare eventuali fattori che inibiscono l’accumulo delle
varie micotossine. La strategia più efficace attualmente adottata in preͲraccolta per ridurre il rischio di
infestazione e quindi di accumulo di micotossine, si fonda essenzialmente su principi di lotta agronomica
(scelta varietale basata sull’epoca di semina e/o sulla durata del ciclo produttivo e controllo della
concimazioneazotata)odilottachimicacontrolapiralide,insettoͲchiavenellacolturadelmaischefavorisce
le infezioni fungine. Lo studio dell’insiemedei fattori che consentono lo sviluppo di funghi fitopatogeni nei
cereali potrebbe essere affrontato anche attraverso l’identificazione di meccanismi molecolari e di vie
metabolichecoinvoltineifenomenidiresistenzadaosservatiinalcunigenotipiovarietàdipiante.L’impiego
dellemodernetecnologiediindaginebioͲmolecolarisuivegetalipotrebbequindifornireindicazioniutiliper
losviluppodistrategiedibiocontrollo.
Lastrategia(b)attuauncontenimentodeipatogenimediantel’usodisostanzenaturali.Questeincludono:
1)metabolitiadattivitàantifunginaestrattidamicrorganismie/opiante
2) estratti cellulari di microrganismi e/o molecole che attivano/potenziano le reazioni di resistenza della
pianta
Nel primo caso si tratta di molecole che agiscono direttamente sul fungo stesso, inibendone la crescita o
causandone la morte, in modo analogo ai fungicidi di sintesi, dai quali si differenziano perché estratti da
piantee/omicrorganismi.Nelsecondositrattadiestrattichenonhannoalcunaazionesulfungopatogeno,
ma agiscono indirettamente attivando o amplificando le difese della pianta. Le piante dotate di geni di
resistenza reagiscono all’infezione da parte del patogeno, cercando di limitarne/impedirne lo sviluppo.
Questo può tradursi in una rapida risposta di difesa in corrispondenza del sito di infezione, la cosiddetta
risposta ipersensibile (Hypersensitive Response o HR), che comporta la variazione dei flussi di ioni calcio,
produzionedispeciereattivedell’ossigeno(ROS),edinfinelamortedellecelluleinvaseconilconseguente
contenimentodelpropagarsidell’infezione.Inaltricasinonsievidenziarispostaipersensibileelalimitazione
della colonizzazione dell’ospite viene conseguita con la produzione di molecole ad attività antimicrobica
diretta, proteine di patogenesi (PR proteins:pathogenesisͲrelated proteins) come glucanasi o chitinasi e
l’apposizione di barriere fisiche rappresentate da callosio o lignina. La risposta ipersensibile è
frequentemente associata con l’attivazione della cosiddetta resistenza sistemica acquisita o SAR (Systemic
Acquired Resistance) che si manifesta a distanza temporale di uno o più giorni dalla HR e interessa anche
organi distali rispetto alla zona di interazione ospiteͲpatogeno. L’attivazione della SAR è mediata dall’acido
salicilico che induce la sintesi di PR e al contempo inibisce le catalasi che degradano le ROS. La SAR viene
stimolata, oltre che da HR, anche da infezioni ad esito necrotico e da composti chimici di varia natura,
ͳͶ
denominati nel loro complesso, attivatori di resistenza. La somministrazione degli induttori di resistenza
primadell’eventoinfettivopredisponelapiantaareagirepiùprontamenteepiùefficacementealtentativodi
colonizzazionedapartedelpatogeno.
Ulterioriprospettivesonorecentementeemerseinseguitoall’individuazionedimicrorganisminaturalmente
associatiaicerealiedingradodicontrastarelosviluppodiagentifitopatogeniesercitandounafunzionedi
biocontrolloattraversofenomenidicompetizionepernicchieecologicheesubstrati,produzionediinibitori,
sostanzeallelochimiche,antibiotici,cianidiedenzimilitici(strategiac).
Batteripromotoridellacrescitavegetale(PlantGrowthPromotingBacteria,PGPB)sonoingradodiesercitare
un’attività di stimolazione indiretta della crescita. PGPB aventi attività antagonista nei confronti di classi
diversedifitopatogeni,risultanoinfattiutilinellaprotezionedellecoltureesonoinoltreapplicabiliinapprocci
didifesaintegrata.L’attivitàantagonistacomprendediversimeccanismi,qualilacompetizionepernicchieo
substrati, la produzione di inibitori allelochimici appartenenti alle classi dei siderofori, enzimi litici (1,3Ͳ
glucanasi,chitinasi),antibiotici,batteriocineecianidi.Apparequindiinteressantelapossibilitàdiprocedere
adunostudiodiscreeningedieventualeisolamentodimicrorganismidotatiditalecapacitàepromettentela
loroapplicazioneincampocomeinnovativosistemadibiocontrollodellefitopatologiedelrisoedelmais.
In questo quaderno verranno raccolti gli studi effettuati nell’ambito di questo progetto di ricerca suddivisi
nelleseguentiattività:
ͲSviluppodimezziabassoimpattoambientaledell’agentedelbrusone
Gliobiettivispecificidell’attivitàsarannolaselezioneelamessaapuntodimezzi“naturali”dibiocontrolloda
utilizzare nella difesa del riso dall’agente del brusone. Per la selezione di mezzi di biocontrollo a basso
impattoambientaledautilizzareinalternativaaifungicididisintesi,siintendestudiarel’efficaciadell’utilizzo
siadiunaclassedisostanzenaturalianotaazionefungicida,lesaponine,dicuisonopiuttostoricchelespecie
afferentialgenereMedicago,siadiattivatoridelsistemadidifesadiriso.Labiosintesidellediversesaponine
diMedicagospp.èstatacaratterizzatamolecolarmenteperlasintesidisaponinespecificheinvitrosuscala
industriale. Inoltre, materiali genetici di Medicago con contenuti e composizioni specifiche di saponine
differentisonostatiinvestigatiperlacostruzionedivarietàutiliallaproduzionesiadiforaggiosiadispecifici
metabolitisecondari.Unsecondoobiettivodiquestaattivitàsaràquellodiidentificareigenichiaveattivati
nellarispostadidifesadelrisoabrusone,qualitargetutilipersvilupparemolecoleadazioneprotettivae/o
guidareiprogrammidimiglioramentogeneticodivarietàpiùresistenti.
ͲMaisriccoinantiossidanti:un’opportunitàperilcontenimentodell’usodiagrofarmaci
Obiettivo specifico dell’attività è la costituzione e l’identificazione di genotipi di mais ad elevata
pigmentazioneecontenutoinflavonoidiingradodicontenerelacontaminazionedamicotossine.Irisultati
ͳͷ
dell’attività,oltreacostituireunprimopassoversolacostituzionedigenotipidimaisconminorrichiestadi
trattamenticonagrofarmaci,potrebberopermetterelacostituzionedilineedautilizzatenellaproduzionedi
ibridiadelevatovalorenutraceuticoinquanto,appunto,ricchiinflavonoidi.
L’attività è suddivisa in due parti, la prima che costituirà e studierà i genotipi pigmentati e la seconda che
studierà i genotipi più promettenti (coltivati in prove parcellari in diverse località) per quanto riguarda la
caratterizzazionedeifunghipatogenipresentipotenzialmentecapacidiprodurremicotossine.
ͲPeptidiendogenidelsemeadattivitàbiocida
L’attivitàsiproponediidentificarelineedimaisicuisemimegliodialtreaccumulanoerilascianonelmezzo,
durante le primissime fasi della germinazione, proteine e/o peptidi in grado di inibire la crescita di funghi
patogeni. L’indagine si propone inoltre, ricorrendo ad opportuni protocolli di purificazione ed analisi
proteomica,l’identificazione,lapurificazioneelacaratterizzazionemolecolaredellemolecoleattive.Lelinee
di mais più interessanti potrebbero costituire materiale di base per possibili programmi di miglioramento
genetico indirizzati alla costituzione di ibridi di mais i cui semi necessitano in misura minore di trattamenti
concianti.Inoltre,l’identificazioneelacaratterizzazionedellemolecoleattiveèunottimopresuppostoperun
eventuale sfruttamento del loro potenziale biotecnologico applicativo in una logica di biofarming, cioè di
messaapuntodisistemibiologici(colturebatteriche,colturecellularioditessuti)perunaloroproduzionein
scalaindustriale.
ͲSelezioneecaratterizzazionedicolturebattericheconattivitàantagonista
Obiettivo di questa attività è quello di isolare e caratterizzare ceppi batterici con attività antagonista nei
confrontidialcunespeciebatterichedifitopatogenicheinteressanomaiseriso.Irisultatidiquestolavoro
permetteranno di selezionare specifici ceppi microbici che da soli o in coͲcoltura potranno essere sfruttati
come antiparassitari biologici in grado di proteggere le colture di mais e riso dall’attacco di specifici
microrganismi fitopatogeni. E’ stata così generata una collezione microbica di circa 100 isolati batterici
endofitierizosfericidapiantedimaiseriso.Sonostaticondottideitestinpiastrapervalutarelacapacità
della collezione microbica di attinomiceti e degli isolati microbici con attività di promozione della crescita
ACCͲdeaminasica(ACCd)dieffettuareattivitàdibiocontrollocontrofitopatogenidelmaisedelriso.L’intera
collezione,èstatasaggiataneiconfrontidiceppisiadiFusariumverticillioides,siadiMagnaportheoryzae.I
ceppichehannodimostratoattivitàantagonistaneiconfrontideifitopatogenisaggiatisonostatiidentificati
tramite sequenziamento parziale del gene 16S rRNA. Successivamente è stato intrapreso uno screening
attraverso saggi in vitro per caratterizzare quali attività di promozione della crescita vegetale (PGP) siano
coinvoltenelbiocontrollo.
IntroduzioneacuradiRobertoPilu,PamelaAbbruscatoeAnnamariaVercesi.
ͳ͸
Sviluppo di mezzi a basso impatto ambientale di biocontrollo
dell’agentedelbrusone
PamelaAbbruscato1,LauraCrispino1,BarbaraMenin1,PietroPiffanelli1
ElisaBiazzi2,MariaCarelli2,PatriziaGaudenzi2,CarlaScotti2,AldoTava2
1)
FondazioneParcoTecnologicoPadano,Lodi
2)
CRAͲCentrodiRicercaperleProduzioniForaggereeLattieroCasearie,Lodi
Introduzioneallatematica
Tralediverseproblematicheambientalidaaffrontareinagricoltura,perevitareingentiperditediraccolto,la
gestione delle malattie è una delle più complesse, dal punto di vista pratico (diversità e incidenza dei
patogeni) ed onerose per l’aspetto economico (costo dei fitofarmaci). La malattia del riso più grave e più
diffusa nel mondo e anche nell’areale lombardo è il brusone (Ou, 1985), il cui agente eziologico è il fungo
fitopatogenoMagnaportheoryzaeB.Couch(CouchandKohn,2002)telomorfodiPyriculariaoryzaeCavara,
chepuòsvolgerepiùcicliinfettividurantelastagionevegetativadell’ospite.Lamalattiainteressalefoglieei
culmidellapianta,malaformapiùdannosaèilcosiddetto“maldelcollo”,dovutoallosvilupponell’ultimo
internodo sotto alla pannocchia, con conseguente deperimento ed essiccamento parziale o totale delle
spighetteinessacontenute.Ciòdeterminadannisiaallaquantitàdiraccolto,siaallaqualità,ovverodiresa
alla lavorazione (Cortesi, Giuditta 2003). L’incidenza di questa malattia è aggravata dalle condizioni meteoͲ
climatiche(escursionitermicheevalorimediditemperaturaelevati,persistenzadirugiadainprimamattina,
bagnaturafogliare,umiditàdell’aria)chefavorisconolosviluppoegerminazionedelpatogeno,nonchélasua
penetrazionenellapianta.Nel2007,ilconsistenteaumentodelletemperatureedumiditànelperiodoestivo
ha causato una grave incidenza del “mal del collo” e si sono registrate perdite vicine a 10 quintali/ettaro.
Durantelacampagna2008,l’intensitàdeidannicausatidalpatogenoèstatadecisamentetralepiùelevate
degliultimidecenni.Lecondizionideinutrientinelterrenopossonoaggravarel’entitàdelleperdite:terreni
carenti in sostanza organica o sabbiosi o limosi (Picco et al., 2000) e/o l’eccessiva concimazione azotata
aumentano significativamente la gravità dell’epidemia (Manibhushan Rao, 1994). Uno studio recente sulla
diffusioneterritorialedellamalattiatraPiemonteeLombardia(Tabacchi,2011)haevidenziatounamaggior
frequenza ed intensità delle epidemie di brusone nelle provincie di Pavia e Milano, legata a questi fattori.
Infatti, il terreno nell’areale lombardo, avendo un minor contenuto di sostanza organica e una tessitura
sabbiosa, richiede un maggior apporto di azoto, facilitando conseguentemente l’instaurarsi e la diffusione
della malattia. Inoltre, in queste aree, è più diffusa la semina interrata a file su terreno asciutto (con
irrigazione20Ͳ30giornidopolaseminaesuccessivagestioneinsommersioneoturnata),chefavorisce,però,
maggioresquilibrionellanutrizioneazotataedelevateescursionitermiche.
Una recente ricerca sulle resistenze del germoplasma di riso storico italiano ha dimostrato che solo il 30%
delle varietà tipiche italiane presenta una resistenza genetica al brusone (FaivreͲRampant et al., 2011),
ͳ͹
richiamandolanecessitàdisviluppodinuovevarietàresistenti.Nelleprovincielombardesonomaggiormente
coltivate le varietà tipiche da risotto, come Carnaroli, Vialone Nano, Arborio che sono, però, tra le più
suscettibilialbrusonedituttelevarietàstoricheitaliane,aggravandoancoradipiùlagestionedellamalattia
inLombardia.Talifattorihannocomportato,inquesteprovincie,unusometodicoecontinuodifungicidiper
limitare i danni ed evitare la perdita dei raccolti. A queste condizioni, infatti, senza appositi trattamenti
fungicidi, si stimano perdite produttive attorno al 7Ͳ10% in bassa presenza di brusone; in aree ad alta
incidenzaildannopuòsuperareperfinoil40%.Dal2012,fattaeccezioneperunaprorogaconcessainItalia
anche l’anno successivo, la Comunità Europea ha vietato l’uso di fungicidi contenenti triciclazolo, sostanza
attivamoltoefficaceneiconfrontidiM.oryzae.Soloduesostanzeattive,azoxystrobineflutriafol,risultanoal
momento registrate su riso per il contenimento dei danni dovuti al patogeno: i Disciplinari di Protezione
Integrata in vigore in Lombadia e Piemonte consentono l’esecuzione di un unico intervento all’anno con il
soloazoxystrobin.L’incrementodellafertilizzazioneazotatainrisaia,lamancanzadiunaresistenzagenetica
nelle varietà tipicamente coltivate in Lombardia e la minor disponibilità di fungicidi dotati di diverso
meccanismo d’azione rendono cruciale e attuale mettere a punto strategie di difesa nei confronti di M.
oryzae che consentano di coltivare il riso in Lombardia rispettando l’ambiente e compatibilmente con le
risorse disponibili. Tale obiettivo può essere perseguito con la selezione di varietà di riso più resistenti al
patogeno,maancheconsostanzenaturaliattiveneiconfrontidiM.oryzae,dautilizzareinsostituzionedei
fungicidi di sintesi. La maggior parte degli studi in corso per lo sviluppo di strategia di lotta biologica si
concentrano sull’identificazione di microorganismi o loro estratti cellulari ad elevata attività inibitoria nei
confronti di M. oryzae. Tra questi: il fungo endofita Harpophora oryzae (Su et al., 2013), una miscela di
rizobatteri (Filippi et al., 2011), due ceppi batterici dal caratteristico comportamento da plant growthͲ
promoting rhizobacteria (PGPR) identificati come Pseudomonas fluorescens e Chryseobacterium balustinum
(Lucasetal.,2009),BacillusmethylotrophicusBC79(Shanetal.,2013)eilbatterioendofitaAchromobacter
xylosoxidansAUM54(Melvinetal.,2012).L’attivitàantifunginadisingolimetabolitiestrattidaStreptomyces,
come la molecola antifungalmicina 702 isolata da S. padanus JAU4234 (Xiong et al., 2013) o le molecole
resistomicina e tetracenomicina D isolate da S. canus BYB02 (Zhang et al., 2013), è stata verificata, ma,
essendo in alcuni casi queste sostanze antibiotici antibatterici, l’utilizzo in campo di queste molecole può
comportareseririschiperlasalutedelconsumatoreeperl’ambiente.
Perquantoriguarda,invecelemolecolederivatedapianteedotatediattivitàantifungine,sonoancorapochi
icompostisaggiatiperuneventualeusoneiconfrontidiM.oryzae,malgradoilvivointeressesuscitatonel
settore medico, farmaceutico e agroͲindustriale. Esiste, infatti, una vasta letteratura che descrive molecole
estrattedapianteagrarieomedicinaliadattivitàantifunginaneiconfrontididiversipatogenifunginiumanie
vegetali(Arifetal.,2011).QuesticompostiisolatidadiversespecievegetalieanchenoticomefitoͲchimicio
fitoͲcomplessisonoalmeno5000(Crozieretal.,2006).
Si tratta essenzialmente di metaboliti secondari che le piante stesse producono a scopo difensivo nei
confronti di diverse classi di microrganismi patogeni e insetti fitofagi, ma anche metaboliti implicati nella
produzionedegliaromi,dellepigmentazionideifioriedialtriorganidellapianta.
ͳͺ
Leprincipaliclassidicompostiantifunginidioriginevegetaleadoggidescrittesonorappresentatedafenolie
acidifenolici,flavonoidi,cumarine,chinoni,saponine,xantoni,terpenoidi,alcaloidieoliiessenziali(Harborne
et al., 1999). Inoltre, questi composti possono anche avere natura proteica, come numerose lecitine e
polipepetidi(Selitrennikoff,2001).Tuttequestemolecolehannodimostratoindiverseproveinvitroeinvivo
attività biocida o biostatica (inibizione di attività enzimatiche) sia con il loro uso tal quale, o previa
modificazionechimicaperlaloroattivazioneoinfinecomemodelliperlosviluppodialtremolecoleanaloghe,
mapiùefficaci(Arifetal.,2011).AoggièstatadimostrataunanotevoleattivitàantifunginacontroM.oryzae
sia in vivo che in vitro solo per due metaboliti appartenenti alla famiglia delle cumarine (decursina e
decursinoloangelato),estrattidalleradicidiunapiantacoreanaAngelicagigas(Yoonetal.2011).
In questo progetto sono state indagate per la loro nota attività fungicida (Tava e Avato, 2006) le saponine
triterpenichedelgenereMedicagoe,inparticolare,quelleprodottedaerbamedica(MedicagosativaL.),la
più importante leguminosa foraggeracoltivata in Italia, il cui areale di coltivazione coincide in larga misura
conquellodeldistrettorisicolopadano.LesaponinepresentinelgenereMedicagosonometabolitisecondari
costituitidaunamiscelacomplessadiglicosiditriterpenici.Questicompostihannodimostratodipossedere
unampiospettrodiattivitàbiologiche,tracuiquellainibirelosviluppodipatogenivegetalifunginiebatterici,
insetti fitofagi e microfauna del terreno, come i nematodi (Tava e Avato, 2006). L’attività biologica dei
triterpeni che complessivamente costituiscono le saponine nel genere Medicago è in relazione con la loro
struttura chimica: in particolare, le caratteristiche della parte agliconica della molecola (sapogenina) e la
naturaeposizionedeglizuccheriadessalegati(Tavaetal.,2011).Inerbamedica,adesempio,sidistinguono
saponine emolitiche e non emolitiche sulla base della loro capacità di provocare emolisi per rottura delle
membrane cellulari. I due gruppi presentano diversi sostituenti ossidrilici (ͲOH) e carbossilici (ͲCOOH) in
posizioniprecisedell’anellotriterpenico,comemostratonellafigura1.
Saponine emolitiche
COOR1
COOR1
HO
OH
ederagenina
OH
RO
HOOC
RO
HOOC
RO
COOR1
HO
acido medicagenico
acido zanico
R=R1=H
Saponine non emolitiche
sapogenina
OH
OR1
OH
R= zuccheri
R1=H
saponina
RO
RO
OH
soiasapogenolo B
OH
soiasapogenolo A
R=R1=zuccheri
Figura1.PrincipalisaponineinMedicagospp.
Ingenere,lesaponineemolitichesonopiùefficacirispettoallesaponinenonemolitiche,maancheall’interno
delgruppoemoliticosonostateriscontratenotevolivariazionidiattivitàbiologica,ades.saponinedell’acido
medicagenicopiùattivediquelledell’acidozanico(TavaeAvato,2006).E’dunqueimportanteperunuso
ͳͻ
efficiente e competitivo di questi composti naturali individuare quelli più attivi nei confronti di diversi
patogeni.
Unadelleattivitàdellatematicadelbiocontrollosviluppatanell’ambitodelprogettoBIOGESTECAmiravaalla
selezionedimezzinaturalidibiocontrollodautilizzarenelladifesadelrisoneiconfrontidiM.oryzaeealla
loroeventualemessaapuntoperunutilizzoabreveͲmediotermine.Tramitediversiapproccidianalisisono
stateesploratetrepossibilisoluzionipotenzialmenteintegrabiliinun’unicastrategiadidifesa:
ͲApplicazionedisaponine,sostanzenaturaliestrattedaMedicagospp.,anotaattivitàfungicida;
ͲUtilizzodiVerdeviva,soluzionesalinaadazionefungicidae/obiostimolante;
ͲIdentificazionedeigenichiavecoinvoltinellarispostadidifesadirisoabrusoneutiliperlosviluppodinuovi
compostiadazionediprotezionee/odinuovevarietàresistenti.
Dati i promettenti risultati raggiunti con le saponine, è stata svolta un’approfondita caratterizzazione
molecolaredellaviabiosinteticadellesaponine,invistadiun’ottimizzazionedellalorosintesisiainpianta
cheinsistemieterologhi(es.lieviti).Talecaratterizzazionehaprevistosial’identificazioneeanalisifunzionale
di geni della via biosintetica delle saponine in Medicago spp. che l’individuazione di materiali vegetali
diversificati per contenuto e composizione in saponine, per l’ottenimento di varietà commerciali destinate
allaproduzionediquestesostanze.
Per perseguire gli scopi previsti di questa attività, oltre all’approccio multidisciplinare già menzionato
nell’introduzione generale, sono stati applicati approcci e metodi tra i più moderni ed innovativi, come il
sistema di screening ad alta processività BLASTEST, l’analisi trascrittomica globale e l’analisi TILLING della
variabilitàgenetica.
ͲIlsaggioBLASTESTèunmetodomessoapuntopressoilaboratoridellaGenomicaRisodelPTPche,tramite
l’infezionedipiantedi risocondiversi ceppi diM. oryzae e successiva fenotipizzazione dei sintomi fogliari,
consentedivalutarel’incidenza/severitàdellamalattiae,quindi,dìestrapolareillivellodiefficaciainplanta
di un trattamento fungicida o protettivo dopo la sua applicazione. Permette una valutazione qualitativa in
funzione delle categorie di sintomi da 1 (assenza malattia) a 5 (grave incidenza malattia), e quantitativa,
grazieallastimanumericadellefogliesintomatichediciascunacategoria,piantaperpianta.
ͲPerlaricercadigenidirisocoinvoltinellarispostadidifesaèstataadottataun’analisitrascrittomicaglobale
molto sensibile che permette di identificare liste di geni che vengono attivati o disattivati in funzione
dell’infezione del fungo. Tali liste, analizzate con programmi bioinformatici ad elevata capacità di
processamento di set di dati ampi, permettono di comprendere quali meccanismi molecolari e vie
metabolichesonosignificativamentecorrelaticonlarispostadelrisoall’attaccodelbrusone,e,quindi,quali
target siano di potenziale interesse per composti ad azione protettiva o biostimolante nel controllo del
brusonedelriso,nonchépermiglioraregeneticamentelevarietàdiriso.
ͲL’indaginemolecolaredellaviabiosinteticadellesaponineèstataeffettuatatramiteanalisidiunacollezione
dimutantiTILLING(TargetingInducedLocalLesionINGenomes)costituitanellaspeciemodelloM.truncatula
(Porceddu et al., 2008). La tecnologia TILLING (Henikoff et al. 2004) permette di identificare mutazioni
nucleotidiche nella sequenza di geni putativamente coinvolti nella determinazione di un carattere di
ʹͲ
interesse, di individuare le piante che portano tale mutazione allo stato omozigote o eterozigote e di
studiarne il fenotipo per determinare il ruolo del gene mutato. I vantaggi della tecnica TILLING sono: di
forniresiamutazioninonsenso(knockͲout),chemutazionidisenso,diessereapplicabileamoltespeciedi
interesseagrariosenzafarericorsoallatrasformazionegenetica,diprodurreun’altadensitàdimutazionied
essere indipendente dalle dimensioni del genoma, dal sistema riproduttivo dell’organismo in esame e dal
tempo di generazione. Un altro approccio che è stato applicato per l’analisi di variabilità genetica è
l’ECOTILLINGviasequenziamentodell’interoframmentodeigenicandidati.
Questoapprocciosibasasullaricercadimutazionispontaneecheesistonoindiversigenotipi/popolazionidi
una stessa specie, sotto forma di polimorfismi di singoli nucleotidi (SNPs). L’analisi degli SNP può fornire
informazioniimportantipermettereinrelazionelavariabilitàfenotipicaconlavariazionedisequenzadigeni
putativamentecoinvoltinelladeterminazionedelcaratterestesso.
SELEZIONEDIDIVERSIMEZZIDIBIOCONTROLLODELL’AGENTEDELBRUSONE
L’obiettivo specifico di questa ricerca è la selezione e messa a punto di uno o più mezzi naturali di
biocontrollo da utilizzare nella difesa del riso nei confronti di M. oryzae. A tal fine è stato applicato un
approccio articolato in tre soluzioni complementari da utilizzare all’interno di un’unica strategia di lotta
integrata. Da un lato, infatti, è stata studiata l’efficacia delle saponine di Medicago spp., a nota attività
fungicida, su una miscela di isolati di M. oryzae, rappresentativi della biodiversità genetica del brusone
nell’arealelombardoedalladiversavirulenzaverificatasudiungrupporappresentativodigenotipidiriso.
L’efficacia delle saponine, saggiata tramite BLASTEST, è stata verificata su genotipi di riso dal diverso
comportamento nei confronti del patogeno (suscettibile, mediamente suscettibile e resistente) e
nell’efficienzad’usodellerisorseambientali(azoto,zolfoeidriche),perrisponderetotalmenteagliobiettivi
delprogettoemegliointegrarneirisultatinellaprospettivadiunagestioneintegratadellacoltivazionedel
risoinLombardia.LafenotipizzazionetramiteBLASTESTsuglistessigenotipièstatasvoltaanchepervalutare
glieffettidelVerdeviva,unasoluzioneelettrochimicamenteattivataottenutadaKCledacquautilizzandoil
sistema EVA System® 100 di Industrie De Nora S.p.A. In precedenti prove sperimentali, il Verdeviva ha
dimostrato azione battericida/fungicida e capacità di stimolare le difese endogene di piante orticole:
rappresenta,quindi,unapromettentealternativaostrumentointegrativoancheperilcontrollodiM.oryzae.
Dall’altro lato, tramite analisi trascrittomica globale dopo l’infezione di riso con diversi ceppi di M. oryzae,
sono stati identificati i geni chiave coinvolti nella risposta di difesa di riso al patogeno, utili per
l’identificazionedinuovitargetperlosviluppodinuovemolecoleadazioneprotettiva/biostimolanteoper
guidareiprogrammidimiglioramentogeneticoversovarietàpiùresistenti.
Attivitàsvolte
EfficaciadellesaponinediMedicagospp.neiconfrontidell’agentedelbrusonedelriso
ʹͳ
Lesaponinesonostateestrattedapartiaereeedapartiradicalidiunapopolazionedierbamedica(Ecotipo
Romagnolo) notoriamente ad alto contenuto in queste sostanze, purificate e caratterizzate nella loro
composizioneagliconicamedianteanalisigascromatografiche(Tavaetal.,1993;Tavaetal.,1998).Lemiscele
di saponine grezze e alcune singole saponine in purezza ottenute mediante procedimenti di separazione
cromatograficainfasenormale(geldisilice)einfaseinversa(RP18)(TavaeAvato,2006),sonostatevalutate
per la loro attività in vitro contro M. oryzae tramite determinazione della MIC (minima concentrazione
inibente)perselezionarelamiscelaoilcompostopiùefficacedautilizzarenelleproveinplanta.L’efficacia
delle diverse miscele/singoli composti è stata paragonata con quella del flutriafol, principio attivo
comunementeapplicatoinrisaianeiconfrontidiM.oryzae.Illavoroèstatosvoltoincollaborazioneconil
DipartimentodiScienzadellaTerraedell’Ambiente,LaboratoriodiMicologiadell’UniversitàdiPavia.
Nel contempo, è stata indagata la diversità genetica di una collezione di più di 200 isolati di M. oryzae,
ottenuti da campioni di riso raccolti nell’areale lombardo in tempi recenti, per selezionare i ceppi di
riferimentodautilizzarenelleproveinplanta.Perilfingerprintingdellacollezione,ovverol’analisimolecolare
della diversità genetica sono stati utilizzati i marcatori microsatelliti, detti anche SSR (Simple Sequence
Repeat). I marcatori SSR sono regioni di DNA non codificante caratterizzate dalla ripetizione di una stessa
brevesequenza;ilnumerodiripetizionidiquestesequenze,cheèdiversotradifferentiindividui,dàoriginea
polimorfismi. I SSR sono caratterizzati da un elevato grado di polimorfismo anche all’interno di una stessa
specie e da un’ampia distribuzione nel genoma; queste caratteristiche li rendono particolarmente adatti
all’analisi degli isolati di M. oryzae, che presentanoun’elevata similitudine perché in campo si riproducono
principalmenteperviaclonale,ovveroasessuata.ISSRsonostatiapplicatiaglistudididiversitàgeneticadel
brusonefindal2000eadoggisistimanoinpiùdi1000nelgenomadiMagnaporthe.Zhengecollaboratori
(2008)hannosviluppatounsetdi176marcatoriSSRutilizzandoidatidisequenzadelgenomadiM.griseae
costruito una mappa genetica. Gli stessi autori hanno anche sviluppato un database online dei SSR
disponendoliall’internodelgenomaperfacilitarericerchedimappaggioeclonaggiogenicoinMagnaporthe.
TratuttiiSSRdiMagnaporthegiàutilizzatiinprecedentistudididiversitàgeneticaedipopolazionedidiverse
collezionidiM.oryzae(Kayeetal.,2003;Deanetal.,2005;Adreitetal.,2007;Salehetal.,2012)sonostati
scelti25SSRdistribuitinei7cromosomi,datestaresullacollezionediisolatiitalianielombardidelprogetto
BIOGESTECA.Gliisolatipresceltiperleprovediinfezioneinplantasonostatipreliminarmentesaggiatisuun
gruppo di genotipi di riso a diverso livello di suscettibilità/resistenza per valutare la loro variabilità nella
capacitàinfettiva.I9genotipidirisoutilizzatiperquesteprovedivirulenzaincludevano,inordinecrescente
di resistenza, 3 varietà suscettibili (Maratelli, Vialone Nano, Arborio), 3 mediamente suscettibili (Carnaroli,
Volano,Gladio)e3resistenti(Augusto,Salvo,GiganteVercelli).Sceltiiceppidiriferimentoedefinitalaloro
virulenza,sonostateeffettuateprovepreliminariperla messaapuntodellamodalitàdiapplicazionedelle
saponineeperottimizzarelametodologiadifenotipizzazione.
Infine,sonostateeseguite2seriediprovediverificadellapotenzialeattivitàdicontrollodellesaponinesul
brusone: la prima con il genotipo Maratelli altamente suscettibile al patogeno, utilizzando il formulato di
flutriafolnellaconcentrazionenormalmenteutilizzataincampo(250mgLͲ1)cometestimonetrattato,mentre
perlasecondaseriesonostatiimpiegatiilgenotipomediamentesuscettibileBaldoeilgenotiporesistente
ʹʹ
Selenio,perchéquesteduecultivareranorisultateinteressantinellealtretematichediprogetto(WP1,WP2,
WP3)pergliaspettidialtaefficienzad’usodell’azoto,dellozolfoedell’acqua,alloscopodiintegrareirisultati
delle diverse unità operative e tematiche del progetto BIOGESTECA. Tutte le prove hanno previsto
l’applicazionedellesaponinesiainpreͲinfezione(24oreprima)siainpostͲinfezione(3giornidopoinfezione)
allaconcentrazionedi10gLͲ1.Unamisceladiceppi,conunrappresentanteperciascungruppofilogenetico
identificato con le analisi fingerprinting, è stata utilizzata per le infezioni. Ciascuna prova ha previsto tre
replichebiologichecondotteatempidiversi,perleopportuneanalisistatistiche.
ValutazionedeglieffettidellasoluzioneVerdevivasulbrusonedelriso
LasoluzioneVerdevivaèstatasottopostaavalutazionedeglieffettisullepiantedirisoinfettateinpre(24
ore) e postͲinfezione (72 ore), alle stesse condizioni e con le stesse modalità del trattamento e
fenotipizzazione delle saponine, applicando la soluzione alla concentrazione di 500 ppm. Dato il potenziale
effetto biostimolante della soluzione è stata anche applicata a 24 e 72 ore postͲinfezione, per valutare un
eventualeeffettoadditivodi2applicazionisuccessive.
RicercadeigenichiavecoinvoltinellarispostadidifesadirisoaM.oryzae
Perlaricercadeigenicoinvoltinellarispostadelrisoalbrusonesonostateeffettuateinfezionicon4diversi
ceppidiMagnaporthedallecaratteristichediverse:iceppiM.oryzaeFR13,BR32eCL367isolatidarisooaltri
cereali(entrambigraminacee)equindiingradodiinfettarequestiospiti,mentreilceppoM.griseaBR29è
stataottenutadaunagraminaceainfestante(Digitariasanguinalis)equindinonrisultapatogenaperilrisoo
icerealicoltivati.Inoltre,itreceppiospitemostranovirulenzadistinta,ovverochesidistinguonoinbaseal
tipo di risposta (suscettibile/resistente) che generano nel riso. Più precisamente l’isolato FR13 è noto per
essere virulento sul genotipo di riso in esame, Nipponbare, quindi capace di infettarlo. Gli altri due ceppi
(CL367eBR32)infettanosoloigenotipichenoncontengonoicorrispondentigenidiresistenzaesonoquindi
avirulentisuNipponbarechepresentaigenidiresistenzaconiugatiaigenidiavirulenzadiCL367eBR32.Di
conseguenza, Nipponbare risulta resistente nei confronti di BR32 e CL367. Siccome M. grisea BR29 non
infetta il riso, Nipponbare manifesta un fenotipo totalmente resistente dopo l’infezione con questo ceppo.
Dallepiantineinoculatesonostatiprelevaticampionidifogliea2diversitempi(12e24oredopol’infezione)
per identificare i geni coinvolti nella risposta di difesa a tempi precoci e tardivi. Le prove hanno incluso il
controllo(mock),ovveropiantemantenutenellestessecondizioni,manebulizzateconlasoluzioneprivadi
sporefungineperanalizzareillivellodiespressionebasaledeigeniinassenzadiinfezione.
Le infezioni sono state svolte in 4 repliche e dopo verifica della qualità dell’RNA, sono stati analizzate 3
replichebiologichetramiteibridazioneconchipAffymetrix.Idatidiespressioneottenutisonostatisottoposti
ad analisi statistica di significatività e multiple testing(FDR)per eliminare falsi positivi, tramite ilpacchetto
software LIMMA di R (Bioconductor). L’analisi globale delle differenze tra le diverse interazioni è stata
ʹ͵
effettuata tramite raggruppamento delle componenti similari o Hierarchical Clustering Analysis e Principal
ComponentAnalysis(PCA).Sonostateottenutelelistedigenidifferenzialmenteespressiconunvaloresoglia
disignificativitàstatisticapariadunrapportotrainfettato/controllomaggioredi+2(induzioneminimadi2
volterispettoalcontrollo)ominorediͲ2(repressioneminimadi2volte)eunvaloredisignificativitàstatistica
(pͲvalue)di0.05.Talilistesonostateanalizzateperidentificareilnumerodigenispecificiperciascunasingola
interazione. Il software MAPMAN è stato utilizzato per visualizzare le vie metaboliche attivate nel riso in
rispostaai4ceppidibrusoneanalizzati.L’analisicomparativadeglielementiincomunetratuttiidatiottenuti
dalle4interazioniometaͲanalisidelleliste,condottaconilpacchettosoftwareMAMAdiR,hapermessodi
identificaredeigenicomuniedidedurrequalisianoglielementichiavedellarispostadelrisoaM.oryzae.
Risultatiottenuti
EfficaciadellesaponinediMedicagospp.neiconfrontidell’agentedelbrusonedelriso
Le analisi preliminari di fingerprinting degli ceppi isolati di M. oryzae hanno evidenziato che 14 dei 25 SSR
selezionati da precedenti studi risultavano polimorfici negli isolati della collezione in esame (Tabella 1). Gli
altri 11, utili nell’analisi di isolati provenienti da altre regioni dell’Europa e del mondo, sono risultati
monomorficie,quindi,noninformativiperdistinguereiceppidibrusoneprovenientidall’arealelombardo.
Tabella1.Elencodeimicrosatelliti(SSR)polimorficiperlostudiodegliisolatidiM.oryzaeinesame.
Conseguentementequesti14SSRsonostatiutilizzatiperanalizzaregliisolatilombardipiù5rappresentatidei
principalilineagesdellabiodiversitàeuropeadiM.oryzae(IT10perlineageE1,IT02perE2,HN1perE3,SP06
per E4, IT03 per E5), per verificare l’appartenenza degli isolati dell’areale lombardo ai principali lineages
europei,inaccordoconRoumenetal.(1997).
L’analisi tramite Neighbor Joining delle distanze genetiche ottenute dai profili SSR, ha mostrato che la
collezionesisuddividein5gruppiprincipali(A,B,C,D,E)echeesistonoalcuniisolatitotalmentedivergenti
daglialtri(Figura2).
ʹͶ
Figura2.Alberodelladiversitàgeneticasenzaradice(formatocircolare)ottenutotramiteanalisiNJ(weighted
analysis) delle distanze genetiche (Darwin 5.0) dei ceppi di M. oryzae (isolati lombardi) e ceppi E1ͲE5
rappresentativideiprincipalilineageseuropei(inrossoconfrecce).
OsservandolaFig.2sinotachelacollezionediM.oryzaeinesamecondividesimilaritàgeneticaconilineages
E1ͲE2(gruppoE),E4ͲE5(gruppoC),mentreilceppodiriferimentoHN01dellineageunghereseE3divergedai
gruppiprincipali,cosìcomeprecedentementeosservatoinRoumenetal.(1997).E’diparticolareinteresse
sottolineare che i gruppi A, B e D non includono nessun ceppo di riferimento, suggerendo l’esistenza di
cluster che potrebbero rappresentare nuovi aplotipi di M. oryzae, caratteristici dell’areale lombardo.
Probabilmente questi isolati hanno subìto una pressione selettiva ad opera di diversi fattori ambientali e
rappresentano,quindi,interessanticandidatiperidentificareeventualivariantie/ocoͲevoluzionetragenidi
avirulenza/resistenza. In base ai risultati delle analisi di diversità genetica è stata scelta una serie di isolati
rappresentativideigruppiprincipali,dautilizzarenelleprovediefficaciadellesaponine.
Questiceppisonostatiulteriormenteanalizzatiperverificareeventualidifferenzenellorolivellodivirulenza.
TramiteinfezionedigenotipiadifferentespettrodisuscettibilitàaM.oryzae,èstatoosservatochei2isolati
appartenenti ai gruppi EͲC mostravano un profilo di aggressività simile tra loro e coerente con il fenotipo
atteso,mentreglialtri3risultavanodecisamentepiùvirulenti,infettandoinmodomoltograveanchequei
genotipi generalmente considerati mediamente suscettibili o che mostrano solo limitate lesioni con ceppi
menovirulenti.E’ipotizzabilechequestiisolatiabbianoacquisitonuovisistemidiattaccoogenidiavirulenza,
che non presentano corrispondenti geni di resistenza nelle varietà in esame, tipiche rappresentanti del
germoplasmadirisoitalianoe,quindi,lombardo.Diconseguenza,èstatoconclusochelamisceladegliisolati
selezionatirisultavaidoneaperisuccessivitestinplanta,perchénonsolorappresentavaladiversitàgenetica
dellacollezione,mapresentavaundiversificatospettrodivirulenza.
I primi risultati dei test in vitro utilizzando singole saponine purificate e testate contro diversi isolati di M.
oryzae hanno messo in evidenza una relazione strutturaͲattività: infatti, l’azione di biocontrollo è risultata
maggiore per le saponine monodesmosidiche, che contengono cioè una sola catena glicosidica nella
ʹͷ
molecola, rispetto alle saponine bidesmosidiche, che invece ne contengono due. Sulla base di queste
evidenze sperimentali si è provveduto a preparare una miscela di saponine la cui composizione fosse
esclusivamentedicompostimonodesmosidici,medianteidrolisibasicaselettivadigruppifunzionali.L’attività
biologicaditalemisceladisaponinemonodesmosidicheèstata,quindi,utilizzataperisuccessiviesperimenti
inplanta.
Precedenti ai test in planta, sono state le prove di solubilità delle saponine in etanolo e DMSO (solventi
comunementeutilizzatiperscioglierequestemolecole)adiverseconcentrazioni,oppureinsoluzioneacquosa
conl’addizionedigelatina,perdefiniremetodicheeprocedurediapplicazionegiàadattabiliaduneventuale
utilizzoincampo,evitandol’usodisostanzedannoseperl’ambienteechepotesserointerferireconlavitalità
delle spore di brusone. E’ risultato che le saponine sono facilmente solubilizzabili in soluzioni acquose
contenenti gelatina (la stessa utilizzata per le infezioni con gli isolati di M. oryzae), previo riscaldamento.
Questorisultatoèdigranderilevanzaperl’applicabilitàdellametodicaincondizionidicampo,perchéetanolo
eDMSOsarebberoincompatibiliconunloroutilizzoediffusionenell’ambiente.
PerleproveinplantaèstatomodificatoilprotocollodifenotipizzazioneBLASTESTpereffettuareunastima
quantitativa degli effettidelle saponine.Dopo7giorni dall’infezione si osservano i sintomi fogliari secondo
unascaladiincidenza/severitàdellamalattiachevada1(assenzadellamalattia)a5(graveincidenza),come
mostratoinFigura3.Dalle5categoriediincidenzadellamalattiaèconseguentementeestrapolataevalutata
l’efficaciadeltrattamentodellesaponinechevienedescrittacon3principaliclassi/livellidiprotezionevisibile
dai sintomi sulla pianta: PͲ pianta protetta che include le categorie di sintomi 1 e 2, in NPͲ pianta non
protetta per i sintomi 4 e 5, mentre la classe MPͲ pianta mediamente protetta equivale ai sintomi della
categoria3.Talevisualizzazionepermettedidescriverepiùefficacementeechiaramenteirisultati.
Figura3.Scaladiincidenzadellamalattia(da1a5)riconducibileaisintomifogliariosservabiliaseguitodi
infezione con M. oryzae (sopra) e delle corrispondenti classi di protezione della pianta a seguito del
trattamentoconsaponine(sotto),estrapolateinfunzionedellaseveritàdellamalattia.
In queste prove, la valutazione degli effetti è stata effettuata sia tramite catalogazione della severità della
malattiapertipologiadisintomidellasecondafogliasintomatica(secondolaprecedentescaladeisintomi)sia
mediantecontadiciascunadiesse(piantaperpianta)nellerispettive5categorie.Diconseguenza,larisposta
ʹ͸
della pianta alle diverse applicazioni è riportata come valore medio del numero di foglie sintomatiche
appartenentiaciascunacategorianelle3repliche.Ivaloridituttelecondizioni(trattamento/repliche)sono
stati analizzati tramite analisi della varianza per valutare la robustezza dei risultati ottenuti, scegliendo un
valoredipͲvalueminoredi0,001comesogliaminimadisignificativitàstatistica.
Idatiottenutiinplantahannoindicatochel’applicazionedellesaponinecomportaunanettariduzionedella
severitàdellamalattiareferibilealleclassi4e5eunacertavariabilitàdeisintomiriferibilialleclassi2e3(Fig.
4A).Uneffettosimileèosservabileconl’applicazionedelformulatodiflutriafol,mainmisuradigranlunga
inferiore(Fig.4B)rispettoaquantoosservatodopoapplicazionedellesaponine.
Figura 4. Percentuali (%) di foglie appartenenti alle classi di protezione P (protetta), MP (mediamente
protetta), NP (non protetta) sul totale delle foglie analizzate a seguito dell’applicazione in condizioni
controllatedisaponine(A)edelformulatodiflutriafol(B)inpre/postͲinfezionesulgenotipodirisoMaratelli
altamentesuscettibile(valorimedidi3replichebiologiche).
L’analisi ANOVA ha indicato che i due diversi trattamenti (fungicida e saponine) risultano altamente
significativi(pͲvalue<0,001)rispettoalcontrollo(piantanontrattata).Iltrattamentoconlesaponinerisulta
significativamente più efficace (pͲvalue<0,001), quando applicato in preͲinfezione piuttosto che in postͲ
infezione (a/b in Fig. 4A), per un incremento netto anche della percentuale di foglie afferenti alla classe
protetta(P),mentreilfungicidanonmostradifferenzesignificativetrapreͲepostͲinfezione(cinFig.4B).
LasuccessivaprovasuigenotipiBaldoeSeleniohaevidenziatounrisultatoancorapiùincoraggiante(Fig.5):
conBaldolariduzionedellapercentualedifoglieafferentiallecategoriediseverità4e5èmaggiorediquella
osservataconMaratellieaddiritturadrasticaconSelenio.Inoltre,lefogliesenzasintomioconsintomilimitati
aumenta fino a prevalere in Baldo ed essere dominante in Selenio. Appare, quindi, evidente che
l’applicazionedellesaponinehauneffettodiprotezionedall’infezionediM.oryzaeneiconfrontidientrambii
genotipi,connettevariazioniosservabiliinfunzionedellaresistenzadellavarietàconsiderata.Risultaaltresì
confermato che il trattamento è più efficace in condizioni di preͲinfezione, con un maggior aumento della
classePrispettoaquantoosservatoinpostͲinfezionesiainBaldocheinSelenio.
ʹ͹
Figura5.Percentuali(%)difoglieappartenentialleclassidiprotezioneP(protetta),MP(mediamenteprotetta),
NP (non protetta) sul totale delle foglie analizzate a seguito dell’applicazione in condizioni controllate di
saponineinpre/postͲinfezionesulgenotipodirisoBaldo,mediamentesuscettibile,eSelenio,resistente(valori
medidi3replichebiologiche).
EffettidellasoluzioneVerdevivasull’agentedelbrusonedelriso
UnprimoBLASTESTpreliminarecondottosuMaratelliinparalleloconilformulatodelflutriafolhaverificato
solounleggeroaumentodellaclasseMPmediamenteprotetta,rispettoalcontrollo(piantanontrattata).Siè
osservata un maggiore effetto del Verdeviva quando applicato in postͲ rispetto al preͲinfezione, sempre a
favore della classe MP, simile a quanto osservato con l’applicazione del formulato del flutriafol (dati non
riportati in grafico). La successiva prova in postͲinfezione con i genotipi Baldo e Selenio ha evidenziato un
effettodiprotezionemaggioreneiconfrontidientrambiigenotipi.Insintesi,l’efficaciadelVerdevivarisulta
decisamentepiùrilevanteconSelenio(Fig.6);l’effettoadditivodelledueapplicazionesuccessive(24e72ore
postͲinfezione), in accordo con una potenziale azione biostimolante del Verdeviva, è confermato e
decisamentepiùmarcatonelBaldo,mentreinfluisceinmisuraminorenelSelenio.Sonovisibililievivariazioni
degli effetti in funzione della tempistica di applicazione (24 o 72) nel Selenio. Ai tre i tempi e per i due
genotipiladifferenzatrattatoecontrolloèstatisticamentesignificativaconvaloridipͲvalueminoridi0,001.
Figura 6. Percentuali (%) di foglie appartenenti alle classi P (protetta), MP (mediamente protetta), NP (non
protetta)sultotaledellefoglieanalizzateaseguitodell’applicazionedellasoluzioneVerdeviva24,72e24+72
ore postͲinfezione in condizioni controllate sul genotipo di riso Baldo, mediamente suscettibile, e Selenio,
resistente(valorimedidi3replichebiologiche).
ʹͺ
RicercadeigenichiavecoinvoltinellarispostadidifesadelrisoaM.oryzae
Una prima analisi preliminare dei Geni Differenzialmente Espressi (Differential Expressed Genes Ͳ DEG),
ovveroindottiorepressiequindicoinvoltinellarispostadelrisoall’attaccodei4ceppidiMagnaporthe,ha
rivelatoconsiderevolidifferenzetraleduetempisticheanalizzate(12e24orepostͲinfezione)etraiceppi
ospite e non ospite. A 12 ore postͲinfezione (hpi), si nota una massiva risposta del riso in tutte e 4 le
interazioni(Fig.7A);lepianteinfettateconFR13presentanoilmaggiornumerodigeniindotti(1012),quelle
conBR29ilminore(616).ComeevidenziatodaidiagrammidiVenn(Fig.7B),unafrazioneconsistentedeigeni
indottisonocomunialle4interazioni(32%perFR13,41%perBR32eCL367e53%perBR29),mentreuna
differenziazioneèosservabilealivellodeigenirepressitraiceppidiM.oryzaeBR32,CL367eFR13rispettoal
ceppoM.griseaBR29:quest’ultimo,infatti,condivideil65%deiproprigenirepressiconi3M.oryzae,mentre
in questi ultimi la percentuale di geni repressi condivisi varia tra l’11 e il 15%. A 12 ore esiste, quindi, una
potenziale distinzione della risposta del riso al ceppo incapace di infettare il riso rispetto ai tre ceppi
potenzialmentepatogeni.
A
B
Figura 7. Diagramma a barre (A) e diVenn (B)del numero di geni differenzialmente espressi durante le
interazionitrarisoeiceppiM.oryzaeFR13(virulento),CL3.6.7eBR32(avirulenti)eM.griseaBR29(nonͲ
ospite)a12e24orepostͲinoculo.
A 24 ore postͲinfezione il profilo di espressione delle 4 interazioni si differenzia drasticamente, sia perché
nellepianteinfettateconi2ceppiavirulentiilnumerodigenidirisoindottisiriducenettamente,siaperché
nell’interazione con FR13 il riso aumenta enormemente la repressione genica (Fig. 7A). Inoltre, i DEG in
comunedurantele4interazionisonoridottiapercentualimoltobasseperigeniindotti(4%perFR13,23%
per BR32, 17% per CL367 e 13% per BR29) e praticamente nulle per quelli repressi (Fig. 7B). L’analisi di
raggruppamento(hierarchicalclusteringanalysis)chepermettedievidenziaretralorosimilaritàedifferenze
nei profili di espressione globali, ovvero di tutti i DEG che sono indotti/repressi in modo statisticamente
significativo (pͲvalue <0,05 FDR), ha confermato che i profili di riso a 12 ore post infezione sono simili a
seguitodiinterazioneconiceppipotenzialmentepatogeni(Fig.8A),mentreilprofilodiespressionedelrisoa
seguitodiinfezioneconBR29siseparadaglialtricampioni.
ʹͻ
Ciò potrebbe essere legato, soprattutto ai due gruppi di geni (riquadri gialli in Fig. 8A) che mostrano una
regolazioneoppostaaseguitodell’interazioneconilceppononinfettivoBR29,rispettoalleinterazionicongli
altriceppidiM.oryzae.Taligenipotrebberocorrispondereagenichiavecoinvoltinellarispostaapatogeno
nonspecificodelriso.
A
B
Figura 8. Hierarchical clustering analysis a 12 (A) e 24 (B) ore postͲinfezione del numero di geni
differenzialmente espressi (pͲvalue 0.005, FDR) durante le interazioni tra riso e i ceppi patogeni M. oryzae
FR13(virulento),CL3.6.7eBR32(avirulenti)enonpatogenoM.griseaBR29.
A 24 ore, la situazione si differenzia nettamente, infatti il profilo del controllo (mock) e del ceppo non
specificodelrisoBR29sonomoltosimilitraloroesiraggruppanovicini(Fig.8Badestra),mentreglialtritre
ceppispecificidelrisosonoseparatidaquestiultimieraggruppatitraloroinunasecondaramificazione(Fig.
8Basinistra).Aquestopuntodell’infezione(24ore),però,appareevidenteanchechelarispostadelrisonei
confronti dei ceppi avirulenti si distingue anche da quella messa in atto rispetto al ceppo virulento FR13.
Un’ulterioreconfermadiquestaosservazioneèstataottenutaattraversol’analisidellecomponentiprincipali
oPrincipalComponentAnalysis(PCA),chespiegaleassociazioni/distinzionetragruppididatiinbaseallaloro
distribuzionenellospazio.LaPCAdeidatiglobalidiespressionedelrisoa24orepostͲinoculoconi4ceppidi
Magnaporthe(Fig.9)indicachelamaggioredifferenzaesistetrailgruppomock/BR29(bluerossoinFig.9)e
i 3 ceppi specifici del riso (con il 30,5% della variabilità totale spiegata da questo confronto), quindi, come
osservato precedentemente, questi due gruppi di interazioni rappresentano gli estremi nella risposta di
resistenzadelrisoaMagnaporthe.InoltreancheladistinzionetraFR13(ingialloinFig.9)eiceppiavirulenti
appare chiaralungo unadelle componentiprincipali(PC1),perchéFR13 è totalmenteseparatodagli altri2
ceppi (verdeͲviola in Fig. 9). Queste chiare differenze osservate a 12 e 24 e tra 12 e 24 ore postͲinfezione
indicanochelacineticadiespressioneèunastrategiadidifesamessainattodalrisoinrispostaall’attaccodel
patogenoeinfunzionedellavirulenzadelceppocheattaccaecercadipenetrarenellafogliadiriso.
͵Ͳ
Figura9.PCAdeiprofiliglobalidiespressioneduranteleinterazioniconiceppiM.oryzaeFR13(virulento),
CL3.6.7eBR32(avirulenti)eM.griseaBR29(nonpatogeno)a24orepostͲinoculo.
Data l’importanza della cinetica temporale nella risposta del riso ai diversi ceppi analizzati, sono state
ricercatenellelistedeiDEGdiciascunceppoleprincipaliproteineespresseaciascuntempo(12o24ore),per
individuareigenicandidatidimaggioreimportanzadurantelarispostadelrisoadunasingolainterazione.E’
stato osservato che non esistono proteine espresse solo in BR32 o CL367 a 12 e/o 24 ore postͲinfezione,
indicando che entrambi gli isolati condividono almeno uno o più vie metaboliche nella risposta di difesa al
brusone.Questoèstatoconfermatodalfattoche,traigenicomunementeindottidai2ceppi,sonopresenti
alcunidellaviabiosinteticadellefitoalessine(diterpeniaazioneantifungina,noteperlalorofunzionechiave
nelladifesadelrisoedialtrepiantecoltivate.PerquantoriguardaFR13eBR29èstatopossibileottenerele
listedigenispecificatamenteindottidurantequestedueinterazioni(Tabella2).
Tabella 2. Elenco dei geni indotti singolarmente durante l’interazione tra riso e M. grisea BR29
(sopra)oM.oryzaeFR13(sotto)a12e24orepostͲinoculo.Intabellasonoriportatiivaloridiratio
epͲvaluecorrispondentiperciascungene.
͵ͳ
Questi corrispondono a geni generalmente coinvolti nelle reazioni di percezione dell’infezione fungina,
distribuzionedelsegnaleall’internodellacellula(signalling)edirispostaalfungotramiterilasciodiproteine
didifesa,odiproteinediresistenzaodicompostiantiͲstressossidativoefattoritrascrizionaliimputatialla
regolazionedituttiimeccanismisopraelencati.
Dopodiché, per ricostruire le diverse sequenze di reazioni metaboliche attivate dal riso in risposta a
Magnaporthe, le liste complete dei geni differenzialmente espressi (DEG) delle 4 interazioni sono state
analizzatetramiteilsoftwareMAPMAN,chepermettel’identificazioneelacollocazionedeiDEGall’internodi
viebiochimiche/metabolichenoteecaratterizzate.ComesipuòvederedalFigura10,imeccanismimolecolari
principalmente coinvolti nella risposta a stress biotico nel riso includono le vie di sintesi di: ormoni
(specialmenteauxina, ABA ed etilene), enzimi coinvolti nella modificazione dellaparete cellulare(glucanasi
ed enzimi proteolitici), enzimi antiossidanti (perossidasi, glutatione transferasi, ecc.), heat shock proteins
(HSP)emetabolitisecondari.Inoltre,unruolomoltorilevantelorivestonoifattoritrascrizionalieigenidel
signalling coinvolti nella regolazione e coͲregolazione a diversi livelli dei geni sopracitati. Dal confronto dei
profili,appareevidenteche12oredopol’infezione(Fig.10inalto)igenicoinvoltinelsignallinggiocanoun
ruolofondamentalenellarispostadelrisoagliisolatidi Magnaporthesiapatogenicheincapacidiinfettare
l’ospite e M.oryzae avirulento e virulento, così come i metaboliti secondari e gli enzimi proteolitici. In
paralleloancheleHeatShockProtein(HSP),imetabolitisecondarieglienzimiproteoliticisonoleclassiconil
maggior numero di geni differenzialmente espressi. A 24 ore dopo l’inoculo (Fig. 10 in basso), questi geni
vengonorepressiintutteleinterazioni,trannecheinBR29,indicandocheigenicoinvoltinelsignalling,nella
sintesidimetabolitisecondariedellaproteolisi,giocanounruolocrucialeneldeterminareiltipodirisposta
delrisoalpatogeno.
Dall’osservazione di questi profili metabolici si deduce che le differenze nella risposta di difesa del riso
durante le diverse interazioni non sono dovute a specifiche classi di geni e a pathway (perché la maggior
partediessisonoincomune),masonodaimputarsiasingoligeniall’internodiquesteclassi/pathwayeal
livello di induzione e/o repressione degli stessi. Per poter identificare quali fossero i geni chiave coinvolti
nellarispostadelrisoaMagnaportheèstataeffettuataunametaͲanalisi(confrontoincrociato)dituttiidati
diespressionediciascunadelle4interazioni,tramiteunsoftwarecheeffettual’analisiglobaledeidaticon
diversialgoritmiperrestituireunalistadiDEGcomuni,precisaerobustaperchébasatasucalcolistatisticidi
confrontosimultaneoditutteleinterazioni.Questoapprocciohaunacapacitàdianalisimoltoapprofondita,
infatti permette di identificare geni di rilievo per le 4 interazioni, altrimenti non riconoscibili dal semplice
confrontodelleliste.Inquestomodoèpossibilerecuperarequeigenicherimarrebberoesclusiperchénon
esplicitamente coinvolti nel processo di difesa del riso. Contemporaneamente, lo stesso software esclude
queigeniDEGchesonoregolatidurantel’interazioneperaltrecause,manonnecessariamenteimplicatinella
rispostaaM.oryzae.Permaggiorrobustezzadeirisultati,sonostatiselezionatisoloqueigenicherisultavano
essere statisticamente significativi contemporaneamente per 5 test statistici su 6 effettuati. I geni nella
tabella 3 corrispondono a candidati chiave che meritano maggiori approfondimenti a livello genomico
funzionalepercomprendereimeccanismimolecolarichesottendonolaresistenzadelrisoalM.oryzae.
͵ʹ
Figura 10. Profilo MAPMAN delle vie metaboliche coinvolte nella risposta del riso agli isolati patogeni
M.oryzaeFR13(virulento),CL3.6.7eBR32(avirulenti)eM.griseaBR29(patogenononspecificodelriso)
a12(inalto)e24(inbasso)orepostͲinfezione.Quadratirossi:genirepressi;quadratiblu:geniindotti.
͵͵
Tabella3.ElencoottenutotramiteMETAͲANALISIdeigenicomuniespressidurantel’interazionedelriso
con tutti e 4 i ceppi di Magnaporthe testati. In tabella sono riportati i nomi dei geni secondo la
nomenclatura dell’ MSU Rice Genome Annotation Project (http://rice.plantbiology.msu.edu/) e sono
specificatiivaloridisignificativitàstatisticacomerankratiodiciascungene.
Tuttiquestigeniappartengonoallecategoriesopramenzionate,oltrecheallaviametabolicadellafotosintesi,
degli aminoacidi, di degradazione delle proteine, indicando che altre classi di geni, precedentemente non
caratterizzate, possono intervenire direttamente o indirettamente nel processo di difesa. E’ interessante
notarecomeleproteinenonancoracaratterizzateenemmenosegnalate(expressedprotein)rappresentinoil
25%deltotaleepossano,quindi,rivestireunruolorilevantenellaresistenzadelriso.Taligenirappresentano
targettotalmentenuoviedineditiperlosviluppopotenzialedimolecoleadazioneprotettiva/biostimolante
perilriso.Questaanalisistatisticaoltrechemoltorobustasièdimostratasensibile,avendoidentificatoper
unostessogenecoinvoltonellaresistenza,ancheunasuadiversaformadiprocessamentoosplicingform(in
giallo nella tabella), un sistema cellulare che serve a modulare finemente la presenza di una proteina in
funzionedidiversifattoridipressioneambientale.Irisultatiottenutidurantequestericerchehannoquindi
permessodiidentificarenonsoloigenispecificatamenteespressidurantel’interazionedelrisoconBR29ed
FR13, ma anche tutti quei candidati comuni che permettono di attivare l’insieme delle risposte innate e
programmatedalrisoperdifendersidall’agentedelbrusone.Taligenicorrispondonoagenichiavecoinvolti
nella risposta del riso a M. oryzae e ottimi candidati che meritano maggiore approfondimenti per meglio
decifrare la complessità dei pathways metabolici, al fine di sviluppare nuove molecole ad azione
protettiva/biostimolanteoperguidareiprogrammidimiglioramentogeneticoversolosviluppodivarietàpiù
resistenti.
͵Ͷ
CARATTERIZZAZIONEMOLECOLAREDELLAVIABIOSINTETICADELLESAPONINE
Perquantoriguardalacaratterizzazionemolecolaredellaviabiosinteticadellesaponine,gliobiettivispecifici
diquestaattivitàsonostatidiidentificareecaratterizzarefunzionalmentegenicoinvoltinellaviabiosintetica
delle saponine in Medicago spp. allo scopo di acquisire strumenti molecolari di assistenza alla selezione e
fornirelebasiperunaeventualesintesidispecifichesaponineinvitro(es.lievitigeneticamentemodificati).
Inoltre, si mirava a costituire materiali genetici di Medicago con contenuti e composizioni specifiche di
saponinedautilizzareperlacostituzionedivarietàadupliceattitudine:produzionediforaggioeproduzione
di specifici metaboliti secondari. Per quanto riguarda lo studio della via biosintetica, le analisi sono state
focalizzate sullo studio della variabilità genica dei geni chiave coinvolti nella biosintesi delle sapogenine, la
parteagliconicadellesaponinetramiteanalisiTILLINGdellacollezionediM.truncatulapresentepressoCRAͲ
FLC(Porcedduetal.,2008).Inparticolare,sonostatiinvestigatiicitocromiP450(CYP450)responsabilidelle
reazionidiossidazioneinspecificipuntidelnucleotriterpenicochedalprecursorecomuneɴͲamirinaportano
allediversesapogeninepresentinellaspeciemodelloM.truncatulaeinM.sativa.Perilmaterialevegetale
sono state utilizzate delle famiglie S2 derivate da ibridazione interspecifica M. sativa x M. arborea (Sativa
ArboreaCrossesoSAC)reincrociateperM.sativanondormiente(BinghameHaas,2005),perchélasintesi
medianteincrociodispeciediverse,M.sativaeM.arborea,el’utilizzodivarietàfisiologicamentedifferenti
(dormienti/nondormienti)all’internodiM.sativaèstatoconsideratounbuonpresuppostoperottenereun
ampiagammadivariabilitàperilcontenutoinsaponine/sapogenine.
Attivitàsvolte
AnalisifunzionaledigenidellaviabiosinteticadellesaponineinMedicagospp.
In collaborazione con la Piattaforma Genomica del Parco Tecnologico Padano sono state effettuate sette
analisi TILLING della collezione di mutanti di M. truncatula già dimostratasi valida per l’identificazione e
l’analisi funzionale del citocromo CYP716A12, responsabile del primo passaggio della biosintesi delle
sapogenine emolitiche (Carelli et al., 2011). In questa indagine sono state ricercate mutazioni in cinque
CYP450putativamentecoinvoltinellabiosintesidisapogenineeinungeneputativoimplicatonelcontrollo
dellaviabiosintetica.Traigeniesaminatisonostatitrovatitremutanti;lelineecorrispondentisonostate
allevate e caratterizzate chimicamente presso CRAͲFLC. Un solo mutante ha mostrato un fenotipo del tipo
‘knockͲout’ cioè assenza completa di una specifica sapogenina. Il gene corrispondente è stato clonato e
espressoinlievito;lasuaattivitàèstatasaggiatainunsistemadimicrosomidilievitoneiconfrontididiversi
substratiperstabilireilsuoruolospecificonellabiosintesidellesapogenine.
͵ͷ
Individuazionedimaterialivegetalidiversificatiperlaproduzionedisaponine
Il materiale utilizzato deriva da ibridazione interspecifica M. sativa x M. arborea (Sativa Arborea Crosses o
SAC) seguita da reincrocio con M. sativa non dormiente cv. Sequel ottenuta da E.T. Bingham (Bingham e
Haas,2005).PressoCRAͲFLCsonostateeffettuateduegenerazionidiselfing(S2)chehannoavutoloscopodi
suddividereilpooldigeniinizialeindiversefamiglieeindividuientrofamiglia;durantequestafaseèstata
mantenutalavariabilitàpresentenegliibridioriginaliperilcontenutoelacomposizionedellesaponinedelle
foglie.Infine,diecifamiglieSACS2(278piantetotali)eilparentaleM.sativaMBxS(5pianteS2totali)sono
state allevate per due anni in parcelle tubolari 80 x 8 cm (densità equivalente a 200 piante.mͲ2) all’interno
dellequalièinseritountubodidiametro5cm,forato,cheospitalapianta(Fig.11).Ilcolorevariegatodei
fiori,segregantenellefamiglieSAC,èunmarcatoredell’ibridazionetraM.sativa(fiorevioletto/azzurro)eM.
arborea (fiore giallo). Nel 2° anno di prova (2011) e in corrispondenza del 3° taglio (luglio) le foglie di 62
piante rappresentanti le 10 famiglie SAC e il parentale M. sativa sono state prelevate per l’analisi delle
sapogenine.Lostessoèstatofattoperleradicisecondariesviluppatesinell’intercapedinetraiduetubi,dopo
prelievo dei tubercoli N2Ͳfissatori. Le sapogenine sono state identificate e quantificate mediante analisi
gascromatografica(GCͲMSeGCͲFID)(Tavaetal.,1993;TavaePecetti,1998).
Le stesse 62 piante analizzate per il contenuto/composizione in sapogenine sono state esaminate, per la
variazione di sequenza (variabilità allelica) del gene codificante il citocromo CYP716A12, responsabile del
primopassaggiodellabiosintesidellesapogenineemolitiche(Carellietal.,2011).Sulcampionedi62piante
dellefamiglieSACS2èstatoestrattol’RNAtotaledafoglieeradicieusatoperesaminare,medianteanalisi
quantitativa RealͲTime PCR, il pattern di espressione di CYP716A12 e di altri tre CYP450 putativamente
coinvolti nella biosintesi delle sapogenine. Questi ultimi erano, contemporaneamente, oggetto dell’analisi
TILLINGdellacollezionedimutantidiM.truncatula.
Figura11.SACS2allevateinparcelletubolari;particolaridelcoloredeifiori.
͵͸
Risultatiottenuti
AnalisifunzionaledigenidellaviabiosinteticadellesaponineinMedicagospp.
Lalineamutante‘knockͲout’diM.truncatulaindividuatamediantel’analisiTILLINGhamostratounevidente
riarrangiamento del profilo delle sapogenine, con la presenza di composti diversi rispetto al controllo (Fig.
12).E’interessantenotarechenonostanteilradicalecambiamentodicomposizionedellesapogeninenelle
piantemutanti,lepiantestessesonorisultatefisiologicamentesimilialcontrollosiaperlacrescitacheperla
capacità riproduttiva. L’analisi funzionale del gene è stata effettuata in vitro in un sistema di microsomi di
lievitoesièpotutoassegnareunaprecisafunzionealgenenellaviabiosinteticadellesapogenine.Lelinee
mutanti individuate per gli altri due CYP450 non sono risultate del tipo ‘knockͲout’: tutte le sapogenine
presentinelcontrollosonostateritrovateancheneimutanti.
Figura12.Gascromatogrammidellesapogenineestrattedafoglieeradicidellepiantemutanti(linearossa)e
controllo(lineanera).Lefrecceindicanoipicchiaggiuntivipresentinelmutanterispettoalcontrollo.
Individuazionedimaterialivegetalidiversificatiperlaproduzionedisaponine
Le 10 famiglie SAC S2 hanno mostrato una significativa differenza per il contenuto e la composizione delle
sapogenine, dovuta principalmente alla variazione delle sapogenine emolitiche nelle foglie (Fig. 13). La
composizionedellafrazioneemoliticafogliareèrisultatavariabilesoprattuttoinrelazioneaiduecomponenti
principali,l’acidomedicagenicoel’acidozanico:ilprimohapresentatouncontenutomassimo(12,31mg/g
s.s.fogliare)nellafamiglia94.111eunminimo(0,59mg/g)nellafamiglia29.010;ilcontenutodelsecondoè
oscillato da 7,18 mg/g (famiglia 120.165)a 0,96 mg/g (famiglia 29.010) (Fig. 11). L’acido medicagenico e le
saponinedaessoderivatehannotralepiùalteattivitàbiologicheedibiocontrollo(TavaeAvato,2006).E’
evidentedunquel’interesseacostituirematerialivegetaliadaltocontenutodiquestospecificocomposto:la
famiglia94.111,adesempio,hapresentatolivellidiacidomedicagenicocircadoppirispettoaivalorimassimi
riportati in letteratura per erba medica. Il contenuto di acido medicagenico fogliare è risultato inoltre
altamente conservato tra generazioni diverse della famiglie SAC, indicando l’elevata ereditabilità di questo
carattere.
͵͹
Mediante incroci tra ed entro famiglia fra individui con contenuti simili di specifiche sapogenine da foglie,
sono stati prodotti une serie di ibridi semplici. Tali ibridi, moltiplicati per alcune generazioni, costituiranno
delle sintetiche geneticamente in equilibrio, e dunque continuamente riproducibili, caratterizzate da una
produzionestabiledilivellispecifici(elevati/ridotti)diacidomedicagenico.
Foglie
18
Spg emolitiche
14
14
12
12
10
8
Spg non emolitiche
16
m g /g s .s .
m g /g s .s .
16
Spg emolitiche
Radici
18
Spg non emolitiche
10
8
6
6
4
4
2
2
0
0
M BxS
SAC S2
1 2 0 .1 6 8
1 2 0 .1 6 5
1 0 0 .1 5 7
1 0 0 .1 5 6
9 4 .1 1 1
8 5 .0 8 8
8 5 .0 8 2
2 9 .0 1 0
6 .0 0 2
6 .0 0 1
M BxS
SAC S2
1 2 0 .1 6 8
1 2 0 .1 6 5
1 0 0 .1 5 7
1 0 0 .1 5 6
9 4 .1 1 1
8 5 .0 8 8
8 5 .0 8 2
2 9 .0 1 0
6 .0 0 2
6 .0 0 1
Figura13.Contenutoinsapogenineemoliticheenonemoliticheinfoglieeradicidelle10famiglieSACedel
parentaleM.sativaMBxS(generazioneS2).SACS2:mediadelle10famiglieSAC.
La variazione del contenuto/composizione delle sapogenine emolitiche nelle radici è risultata inferiore
rispetto a quella delle foglie (Fig. 14). Inoltre, non è stata trovata alcuna correlazione per il contenuto di
sapogeninetrafoglieeradici;idueorganisicomportanodunquecomecompartiindipendentiperlasintesie
il controllo delle sapogenine emolitiche. Questo risultato è interessante sia dal punto di vista delle
conoscenzesullabiologiadellapiantasiaperisuoirisvoltiapplicativi;poichéinfattilesaponinesonoparte
deimeccanismidirispostadellapiantaadinfezionifungine,laradice,dacuidipendelacapacitàdiriprodurre
foglie e steli dopo ogni taglio (ricaccio) e in ultima analisi la sopravvivenza della pianta, ha un livello di
protezioneelevatoanchequandolesapogeninedellaparteaereasonoridotte(es.famiglia29.010,Fig.14).
16
Foglie
16
med
zan
14
hed
Radici
med
14
zan
soyaA
12
soyaB
m g /g s .s .
m g /g s.s.
10
8
6
12
soyaA
10
soyaB
8
6
4
4
2
2
0
0
29.01
94.111
100.157
Famiglie SAC S2
120.165
29.010
94.111
100.157
120.165
Famiglie SAC S2
Figura 14. Contenuto delle principali sapogenine in quattro famiglie SAC S2: sapogenine emolitiche
(ederagenina,acidomedicagenicoeacidozanico)enonemolitiche(soiasapogenoloAeB).
͵ͺ
Le sapogenine non emolitiche, pur essendo anch’esse coinvolte nella risposta della pianta a stress biotici,
hannomostratounaridottavariabilitàsianellefogliechenelleradici.Nonèchiaroqualisianoleragionidi
una differenza così evidente nella variabilità delle due frazioni; si può tuttavia osservare che il principale
componente delle saponine non emolitiche, il soiasapogenolo B, è presente in tutto il genere Medicago e
diffusoinaltreleguminose(es.trifogli,pisello,fagiolo,soia),suggerendounaorigineevolutivapiùanticadella
viabiosinteticadellesapogeninenonemoliticherispettoaquelladelleemolitiche.
L’insiemediquestirisultatisottolinealagrandecomplessitàsottostantealterminecomune‘saponine’:una
complessità chimica, derivante dalla diversità delle strutture molecolari; una diversità biochimica e
molecolare, derivante dall’esistenza di vie biosintetiche specifiche per le due frazioni emolitica e non
emolitica;unadiversitàdidistribuzione,edunquedisintesiedicontrollo,all’internodellapianta.
A quali meccanismi si può ricondurre la variabilità trovata nelle famiglie SAC per il contenuto e la
composizionedellesapogenineeinparticolareperlafrazioneemolitica?Percercareunarispostaaquesta
domandaabbiamoesaminatolapossibilitàdiunavariazionedisequenza(variazioneallelica)nelcitocromo
CYP716A12,genechiavenellabiosintesidiquestafrazione.UngeneortologoaCYP716A12diM.truncatula
èstatoindividuatoinM.sativa:ilgenehamostratoil97%diidentitàelastessastrutturaesoni/intronidiMt
CYP716A12.Oltrealle62pianteS2sonostateanalizzatelesequenzediM.arboreaediM.sativacv.Sequel;
lesequenzediduegenotipidiM.truncatula,depositatenellabancadatiinternazionaledellesequenze,sono
stateintrodottecomeriferimento.Frale62pianteS2sonostatiindividuati7polimorfisminucleotidici(Single
Nucleotide Polymorphism o SNP) di cui solo uno nella sequenza codificante. La sequenza dell’ enzima è
altamente conservata in SAC, M. sativa e M. truncatula (100% di identità); M. arborea presenta il 96% di
identitàconilgruppoprecedente,manessunoSNPresponsabiledeicambiamentidiaminoacidiètrasmesso
al materiale SAC. In conclusione, la sequenza di CYP716A12 in SAC deriva principalmente da M. sativa e
produce una proteina uguale in tutte le piante esaminate: difficilmente dunque può essere alla base della
variabilitàtrovataperilcontenutoinsapogenineemolitiche.
AbbiamoquindiesaminatoilivellidiespressionediquattroCYP450nellefamiglieSACS2nell’ipotesichealla
base della variabilità trovata per il contenuto in sapogenine ci potesse essere un diverso controllo dei
meccanismi di traduzione dal gene alla proteina. Il parentale M. sativa MBxS è stato utilizzato come
riferimento per il calcolo dell’espressione nelle famiglie SAC. Oltre a CYP716A12 sono stati scelti altri tre
CYP450putativamentecoinvoltinellabiosintesidellesapogenine.Lamaggiorpartediquestigenihamostrato
unavariazionesignificativadiespressione,positivaonegativa,rispettoalparentaleM.sativasianellefoglie
chenelleradici,malavariazionetrafamiglienellefoglieèrisultatanonsignificativa,ancheperlanotevole
variabilitàdellepianteindividualientrofamiglia.Inconclusione,un’alterazionesignificativadelcontrollodei
CYP450esaminatirispettoalparentaleM.sativaèpresenteinSAC,manonsistrutturainunadifferenzatra
famiglie come avviene per il contenuto di sapogenine emolitiche. L’insieme di questi dati suggerisce che il
controllo della via biosintetica delle sapogenine sia principalmente del tipo postͲtraduzionale o postͲ
trascrizionale,aventecioècomeoggettol’RNAmessaggeroolaproteina.
͵ͻ
Ricaduteoperative
Lamessaapuntodimezzidibiocontrollodelbrusonedaapplicareincondizionidicamponellerisaiedella
Lombardia è sicuramente di interesse attuale sia per i significativi benefici produttivi, che per gli effetti
positivi a livello ambientale, con la riduzione dei danni a medio e lungo termine causati dall’utilizzo di
fungicididisintesielapreservazionedell’ecosistemarisaia.
Gliaspettiinnovativi“teorici”delleattivitàdelprogettosonolaricercadiunasoluzionedidifesacompatibile
neiconfrontidiM.oryzaedelriso,attraversol’utilizzodimolecolederivatenondasintesichimica,maisolate
dapianteeinparticolaredaspeciecoltivatenellestessezonerisicole,comenelcasodellesaponinedierba
medicaodallostessoriso,comenelcasodeicomposticoinvoltineimeccanismididifesaalpatogeno.E’stato
dimostrato che, in condizioni sperimentali, specifiche componenti delle saponine di erba medica, in
particolareappartenentiallafrazioneemolitica,sonoefficacinelcontenimentodeidannidovutianematodi
sudiversiospiti(D’Addabboetal.,2011).DuranteilprogettoBIOGESTECAlesaponinehannomostratouna
notevoleefficacianeiconfrontidiM.oryzae,suggerendounpossibileutilizzoditalimolecolesuvastascala,
previavalutazionedelleloroproprietàtossicologicheneiconfrontidellecomponentibioticheambientaliedel
loro comportamento nelle matrici acqua e suolo come richiesto dalle vigenti normative in materia di
autorizzazione dei prodotti fitosanitari (Regolamento CE 1107/2009). Le saponine, una volta autorizzate,
potrebbero essere impiegate nell’ambito di strategie di Protezione Integrata del riso. L’applicazione delle
saponine, però, implicherebbe la necessità di una produzione massiva di queste sostanze;
conseguentemente, sono stati affrontati diversi aspetti relativi all’incremento della loro sintesi in piante di
erba medica. Sono stati ottenuti materiali vegetali derivati da ibridazione interspecifica M. sativa x M.
arborea che hanno mostrato una variabilità per il contenuto di sapogenine emolitiche più ampia di quella
finora evidenziata in M. sativa e, in particolare, un contenuto più elevato di acido medicagenico, uno dei
compostiapiùaltaattivitàbiologica.Questimaterialisonolabasepercostituirepopolazionicheproducano
stabilmentelivellideterminatidispecifichecomponentidellesaponinee,inparticolare,diquelleapiùalta
attività di biocontrollo. Materiali di questo tipo possono essere utilizzati dall’industria per l’estrazione dei
composti di interesse o direttamente in azienda, in particolare nel settore biologico, per il controllo di
parassiti del suolo e delle colture. Mediante l’analisi di una collezione di mutanti sono stati conseguiti
significativi avanzamenti nella conoscenza della via biosintetica delle sapogenine emolitiche, con
l’individuazionediunnuovogeneelasuacaratterizzazionefunzionale.Inoltre,questeconoscenzemolecolari
costituisconolabaseperl’individuazionedimarcatorimolecolari(es.SNP)cheaiutinolasceltadellepiante
individuali,diminuendotempiecosti(analisichimiche)deiprogrammidiselezioneeperiltrasferimentodella
via biosintetica o di parte di essa in sistemi diversi dalla pianta (es. lieviti geneticamente modificati) per la
produzioneinbioreattoridiquestesostanze.
Inoltre, nell’ambito del progetto BIOGESTECA è stato verificato che anche la soluzione Verdeviva potrebbe
essereun’utilemezzochepotrebbecontribuirealcontrollodelbrusonedelriso,perchéafrontediunaminor
efficacia, presenta una elevata compatibilità ambientale, che ne permetterebbe diverse applicazioni senza
effetticollateraliindesiderati.
ͶͲ
DatalapotenzialeattivitàbiostimolantedelVerdeviva,inlineaconunastrategiediProtezioneIntegratadel
riso, sarebbeauspicabile un suo utilizzo ad integrazione delle stesse saponine, per aumentare le difese del
risoefarfronteaepisodioaumentidisuscettibilità,incoincidenzadicondizioniambientalinonordinarieo
particolarmentefavorevoliallosviluppodelfungo.
Sempreinun’otticadiDifesaIntegratarientranolericerchedeigenichiaveimplicatinellarispostadidifesa
delrisoaM.oryzae.ConlericerchesviluppatenelcorsodelprogettoBIOGESTECAsièpotutodecifrarecheè
fondamentale l’aspetto della tempistica della risposta del riso all’attacco del fungo, sia esso specifico della
specie o meno, e che quindi le classi di geni coinvolte nel signalling e nella regolazione fine degli eventi
metabolicisuccessiviall’infezionesonoitargetdimaggioreinteresseperlosviluppodimolecoleadazione
protettivasenonaddiritturabiostimolantedelledifesestessedellapianta.Parimenti,sonostatiidentificati
alcunigenicoinvoltinellasintesidimetabolitisecondariedellaproteolisichegiocanounruolocrucialenel
determinare un fenotipo resistente della pianta; l’identificazione di questi geni apre la vie alla ricerca di
nuovestrategiee/omolecoledautilizzarenelladelrisoneiconfrontidiM.oryzae.L’insiemeol’usoalternato
di queste soluzioni di biocontrollo rappresentano il vero strumento per rendere sostenibile, competitiva e
vantaggiosalaproduzionedelrisopertuttalafilierarisicolalombarda.
Conclusioni
• L’utilizzo di miscele di saponine opportunamente trattate è una soluzione promettente per la difesa
biologicaneiconfrontidell’agentedelbrusonedelrisoconefficaciaparagonabileaquelladeifungicididi
sintesi. Qualora venissero autorizzate, è possibile ipotizzare un uso di queste sostanze in ambito agroͲ
industriale.
• L’utilizzo di saponine è auspicabile anche in un’ottica di ecosostenibilità globale, perché risponde alle
esigenzediridottoconsumodellerisorseambientalidisponibili.
• L’utilizzodisaponinerispondeanchealleesigenzediunarisicolturacherispondealleavversitàbiotiche
(quindiancheaM.oryzae)conunapprocciodiDifesaIntegrata,cheprevedeilricorsoadiversistrumenti
(miglioramento genetico insieme all’applicazione di saponine e di prodotti biostimolanti) per ottenere
un’efficaceprotezionesenzaricadutesull’ambiente.
• LasoluzioneVerdevivasièdimostrataunstrumentoalternativoeintegrativoperilcontrollodelbrusone
el’innalzamentodelledifeseinnatedelriso.
• L’uso della soluzione Verdeviva sarebbe integrabile all’uso delle saponine o altri fungicidi naturali in
un’otticadidifesaintegrata.
Ͷͳ
• Le ricerche sui geni chiave coinvolti nella risposta del riso a M. oryzae hanno aperto la via
all’identificazionedeiprodottichepotrebberoindurrelerisposteinnatedellapiantaequindiintegrarsiconle
misure di protezione appena citate ben rispondendo al sistema di protezione del riso in chiave di Difesa
Integrata.
• La sintesi mediante incrocio di specie diverse, M. sativa e M. arborea, e l’utilizzo di varietà
fisiologicamentedifferenti(dormienti/nondormienti)all’internodiM.sativasièrivelatounostrumentoutile
perampliarelavariabilitàdelcontenutoedellacomposizionedellesapogenineneimaterialiderivati(SAC).
• L’utilizzodell’autofecondazioneèstataefficacenelsuddividerelavariazionepresentenegliibridiinizialiin
famiglie S2 caratterizzate da differenti profili di sapogenine emolitiche fogliari. L’acido medicagenico,
componentedellafrazioneemoliticaeunodeicompostidimaggiorinteresseperlasuaattivitàdiinibitoria
neiconfrontidipatogenifungini,èrisultatoaltamenteereditabileedunquegeneticamentestabilizzatonelle
famiglieinquestione.
• Questi materiali sono attualmente utilizzati in un programma di miglioramento genetico per la
costituzione di varietà di erba medica specializzate nella produzione di metaboliti secondari di interesse
agrario,agroͲindustrialeeindustriale.
• LacollezionedimutantiTILLINGnellaspeciemodelloM.truncatulasièrivelataunostrumentoefficace
perl’individuazionedigeniimplicatinellaviabiosinteticadellesapogenine.Leconoscenzeottenutepossono
esserefacilmentetrasferiteaM.sativa,specieagronomicamenteedeconomicamentemoltopiùimportante,
come visto per tutti i CYP450 studiati nel progetto. In questo modo è possibile creare un circuito molto
efficacedicollegamentofraconoscenzedibaseericercaapplicata.
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Ringraziamenti
Si ringraziano Roberto Beghi e Annalisa Carenzi per l’indispensabile apporto tecnico nella gestione dei
materialivegetali.
ͶͶ
Maisriccoinantiossidanti:un’opportunitàperilcontenimentodell’usodi
agrofarmaci
Ipartedell’attività
RobertoPilu1,KatiaPetroni2,ElenaCassani1,ChiaraLago2,ValentinaCalvenzani2,MichelaLandoni2,
MonicaFornari2,ChiaraTonelli2
1
2
DipartimentodiScienzeAgrarieeAmbientaliProduzione,Territorio,Agroenergia,UNIMI,
DipartimentodiBioscienze,UNIMI,
IIpartedell’attività
AnnamariaVercesi,GemmaAssante,GiovanniVenturini,DaianaSalomoni,SilviaLauraToffolatti,Paola
Campia,LalehBabazadeh,EmilioFasoli
DipartimentodiScienzeAgrarieeAmbientaliProduzione,Territorio,Agroenergia,UNIMI
Introduzioneallatematica
IlmaisèunadellepiùimportanticolturedelmondoequantitativamenteèlaprincipaleinItalia:circail10%
delprodottoraccoltoentradirettamenteoindirettamentenellacatenaalimentareumana.InItalia,lacoltura
è particolarmente intensa nelle regioni settentrionali (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia,
EmiliaRomagna)eneicomprensoridipianuradelCentroͲSud,dovemaggiorisonoledisponibilitàidriche.In
particolare nella nostra Regione, la coltura del mais interessa una superficie di circa 235mila ettari,
occupandoil26%dellasuperficienazionaleinvestitaconquestacoltura.Dallafinedeglianni‘70afine’90,le
produzioni sono passate da 50 a 100 quintali per ettaro, permettendo un grande sviluppo del comparto
zootecnico nella pianura padana, dove rappresenta di gran lunga la fonte primaria di calorie
nell’alimentazione animale, sotto forma di granella, pastone e silomais. Infatti l’utilizzo del mais in Italia è
ripartitoall’82%adusozootecnico,12%alleindustrieamidiere,4%aldirettousoumanoeal2%peraltriusi
industriali.AlivellodiComunitàEuropealamaggiorpartedelmais“daindustria”vienemacinato“adumido”
perlaproduzionediamidoederivati(65Ͳ70%),mentrelarestantequotaèlavorata“asecco”perricavarne
prodottivari,qualisemolati,farine,fiocchi,ecc.Conlamacerazione“adumido”,lagranellavienemaceratae
trattataconanidridesolforosaefermentilattici.Tuttociòalloscopodifacilitarelasuccessivaestrazionedei
granuli di amido. L’acqua di macerazione può essere destinata alla fermentazione oppure, dopo
concentrazione, all’industria mangimistica. La granella inumidita subisce una prima macinatura per la
separazione del germe, dalla cui lavorazione si ricava l’olio. Dalla lavorazione del mais, oltre a prodotti
alimentari,siricavanocarta,bioplasticaesolventiesemprepiùinfuturo,ilmaisverràutilizzatoancheper
ottenereenergia.Comericordatoinprecedenzailmais,sottoformadigranella,sfarinatooinsilato(derivante
dalla spiga o dalla pianta intera), rappresenta una delle materie prime più utilizzate per l’alimentazione
animale. Esso, infatti, è il principale componente della dieta per i suini avicoli e ruminanti. In presenza di
Ͷͷ
condizioni ambientali favorevoli, il mais può essere infettato, in campo e durante la fase di
immagazzinamento, da funghi con conseguente perdita di produzione e deterioramento della qualità della
granella a causa dell’accumulo di micotossine. Le micotossine sono metaboliti secondari a basso peso
molecolare caratterizzate da tossicità nei confronti dell'uomo e degli animali. Negli areali maidicoli della
pianuraPadanaiprincipalifunghitossinogenielecorrispondentimicotossineritrovatinelmaissono:
ͲAspergillusLinkeaflatossine.
ImicetiafferentialgenereAspergillussisviluppanogeneralmenteacaricodeiresiduicolturalieraramente
provocanodannidirilevanteentità.LespeciepiùdiffusesumaisappartengonoallasezioneFlavidelgenere
AspergilluseinparticolareallespecieA.flavusLinkeA.parasiticusSpeare(Giornietal.,2007).A.flavusè
stato riscontrato più frequentemente in annate caratterizzate da piovosità scarsa e temperature elevate.
Lesionidovuteainsetti,uccelliegrandinerendonolapiantapiùsuscettibileaimarciumidaA.flavus.Isintomi
sulle spighe infette sono localizzati soprattutto nella parte apicale e sono caratterizzati dallo sviluppo di
micelio di colore verdeͲgiallastro che diventa più scuro col passare del tempo. Le colonie fungine che si
isolanodalleareesintomatichedellaspigaincolturapuraappaionocomeriportatonellaFig.1.
Figura1.ColoniediA.flavussuMEAFigura2.ColoniadiFGCsuPDA
Leaflatossine,micotossineprodottedaimicetidellasezioneFlavi,sonostateisolateperlaprimavoltanegli
anni '60 del secolo scorso a seguito del decesso nel Regno Unito di migliaia di tacchini a causa di questi
composti presenti nella farina di arachidi utilizzata per l'alimentazione dei volatili (Blount, 1961). Tra le 18
aflatossineidentificatefinora,innatural'aflatossinaB1(AFB1)èstatarilevatapiùdifrequenteeinmaggiore
quantitànellederratecontaminate.L'Agenziainternazionaleperlaricercasulcancro(IARC)hastabilitoche
AFB1 rientra nel Gruppo 1 delle sostanze cancerogene per la sua manifesta capacità di provocare cancro
epatico(IARC,1993).L’UnioneEuropea(UE)hastabilitoimassimilivellidicontaminazionedaaflatossine(da
5a10ng/g)nelmaisprimadellalavorazione(CE,RegolamentoNo.165/2010).
ͲFusariumgraminearumcladeetricoteceni
Il marciume rosso della spiga di mais (GER) è causato da specie afferenti al genere Fusarium Link in
particolare al clade F. graminearum (FGC). La specie maggiormente associata a GER nel mais italiano è F.
graminearumsensustrictoSchwabementreF.culmorum(W.G.Sm.)Sacc.,F.sporotrichioidesSherb.eF.poae
(Peck) Wollenw. sono state isolate meno frequentemente (Logrieco et al., 2002). FGC è favorito da
Ͷ͸
temperature pari a 24Ͳ25 °C e da un elevato contenuto di umidità nella granella. GER è favorita da elevati
livelli di umidità durante l’emissione delle sete, da temperature moderate e abbondanti precipitazioni
durante la maturazione delle cariossidi. FGC infetta l’ospite principalmente attraverso le sete e meno
frequentementeattraversolesionidovuteadinsetti(Bakanetal.,2002).Isintomisullaspigasonolocalizzati
soprattuttonellaparteapicaledovesisviluppaunmiceliodicolorerosaͲrosso.IceppidiFGCchesiisolanoda
spigherecantisintomidimarciumerossoallevatiincolturapuraappaionocomeriportatonellaFig.2.
LemicotossinecollegateallaGERsonoprincipalmenteitricoteceniditipoAeB.ItricoteceniAincludonola
tossina TͲ2 e HTͲ2, i tricoteceni B sono rappresentati principalmente dal deossinivalenolo (DON) e le sue
formeacetilate3ͲAcDONe15ͲAcDON.Itricotecenisonoassociatiasintomidiintossicazioneneglianimaliche
vanno da disturbi gastrointestinali all’anoressia (Pestkal e Smolinski, 2005). E’ probabile che i tricoteceni
causino i medesimi sintomi sugli umani ma la loro cancerogenicità è tuttora discussa. I livelli massimi di
contaminazioneammessiinUEnelmaiseneglialtricerealivannoda200a1750ng/gperitricoteceniB(CE,
RegolamentoNo.1126/2007)eda15a100ng/gperitricoteceniA(CE,RaccomandazioneNo.165/2013).
ͲGibberellafujikuroicladeefumonisine
In Italia settentrionale il marciume rosa della spiga (FER), associato alla presenza di FUM, è causato
prevalentemente da specie afferenti al clade G. fujikuroi (GFC) del genere Fusarium. All’interno di GFC il
principale agente eziologico di FER è F. verticillioides (Sacc.) Nirenberg, mentre secondari appaiono F.
proliferatum (Matsush.) Nirenberg ex Gerlach & Nirenberg e da F. subglutinans (Wollenw. & Reinking)
P.E.Nelson,Toussoun&Marasas(Logriecoetal.,2002).F.verticillioidespuòinoltrecolonizzaretuttalapianta
dimaissenzadarluogoadalterazioniapparenti.LecondizionifavorevoliaFERsonotemperatureparia27°C
(Rossietal.,2009)eperiodisiccitosidurantelefasidiriempimentodellecariossidiseguitidaperiodipiovosi
pocoprimadellaraccolta(Munkvold,2003).FERsipresentasucariossididistribuiteinordinesparsooppure
ingruppidicariossidispessoricopertedamiceliobiancoͲrosato(Fig.3A).F.verticillioidessvernasuiresiduidi
mais della stagione precedente presenti nel suolo e produce un’elevata quantità di spore, sia micro sia
macroconidi,facilmentedispersidalventoeprincipaliresponsabilidell’infezione(Fig.3Be3C).
A
B
C
Figura3.ColoniadiF.verticillioidessuPDA(A);MacroconididiF.verticillioides(B);Microconidiestrutture
conidioforediF.verticillioides(C).
Numerose specie di insetti fitofagi tra i quali la piralide del mais (Ostrinia nubilalis Hübner, ECB) possono
disperdereiconididiF.verticillioides(Dowd,2003).Ilfungopuòinoltrecontaminareilsemeesvilupparsifino
araggiungerelacariosside.L'importanzadellesingolevied'ingressodeiconididiF.verticillioidesnellaspiga
Ͷ͹
variadaregionearegionema,insiemeallelesionidainsetti,l’infezioneattraversolesetehaunruolomolto
importante nel ciclo infettivo contrariamente alla trasmissione sistemica del fungo all’interno della pianta
(Munkvold,2009).
Le fumonisine (FUM) comprendono almeno 28 composti che, a differenza di altre micotossine, non hanno
strutturaciclicaesonosolubiliinacqua.SololeFUMB,inparticolareleFUMB1 eB2 ,sonostaterinvenute
nelle derrate. Le FUM provocano leucoencefalomalacia nei cavalli e nei conigli ed edema polmonare e
idrotoraceneisuini.Inaggiuntaèstatosuppostouncollegamentotral’assunzionecontinuativadiFUMeil
cancroesofageonell’uomo(Richard,2007).
LoIARChaclassificatoleFUMnelgruppo2B,cuiappartengonosostanzeprobabilmentecancerogene(IARC,
2002). I livelli massimi consentiti per le FUM nella granella di mais e nei prodotti derivati nell’UE sono
compresitra4000e200ng/g(CE,RegolamentoNo.1126/2007).
La presenza di F. verticillioides (Venturini et al., 2011) e il ripetuto accumulo di FUM su mais coltivato in
pianura Padana (Torelli et al., 2012) compromettono la possibilità di ottenere granella di elevata qualità e
salubrità. Alla data odierna non è ancora stata individuata un’efficace strategia di riduzione della
contaminazione da FUM in mais. Alcune pratiche agronomiche come l’anticipo della semina, corrette
irrigazioniefertilizzazioniabbinateallariduzionedeidannicausatidainsettipossonocontribuirealimitare
l’incidenzadeimarciumidellaspigael’accumulodiFUM(Maioranoetal.,2009).Sumaisnonèattualmente
registrato alcun fungicida attivo nei confronti di Fusarium spp., anche se sperimentalmente interventi
fungicidiall'emissionedelleseteoamaturazionelatteoͲcerosadellaspiga,incombinazionecontrattamenti
antipiralide, hanno garantito una riduzione della FER e della contaminazione da FUM (Folcher et al., 2009;
Mazzoni et al., 2011). Lo sviluppo di cultivar di mais meno suscettibili ai funghi tossinogeni potrebbe
contribuirearidurrelacontaminazionedamicotossinecomeriportatorecentementepergenotipiingradodi
accumularegrandiquantitàdipigmentiflavonoidichepossiedonocapacitàantiossidante.
Gliantiossidanticontenutinellespecievegetalidestinatealladietaumanasidividonoincompostinutrienti
(comevitaminaCecarotenoidi)enonnutrienti(flavonoidiecompostifenoliciingenere).Essisonoingrado
di prevenire il danno cellulare causato dalle specie attive dell’ossigeno e dai radicali liberi che si formano
durante il metabolismo aerobico o per effetto di fattori di stress esogeni, grazie alla loro prerogativa di
ossidarsifacilmenteediventarecosìbersagliopreferenzialeditalispecieattivedell’ossigeno.
Inparticolare,iflavonoidisonocompostichedeterminanoalcunifraglisvariatipigmentidelmondovegetale.
Sonomolecoleidrosolubili,chesiritrovanoinformaglicosilataall’internodelvacuolo;sullabasedellaloro
struttura chimica, esse vengono raggruppate in diverse classi, di cui le più importanti sono flavanoni,
flavonoli,isoflavonoidieantociani.Questicompostipresentanounastrutturadibase,costituitadaunanello
a15atomidicarbonio,derivantedaunareazionedicondensazionechecoinvolgefenilalaninaeacetato.
Le antocianine rappresentano una classe di metaboliti secondari che vengono sintetizzati esclusivamente
nelle piante conferendo il colore rosso ai tessuti dove vengono accumulate oltre ad esplicare diversi altre
funzioni fisiologiche (Taylor and Grotewold 2005). Diversi studi indicano che queste molecole possiedono
attività antiossidante e che, se assunte nella dieta, possono esplicare importanti effetti salutari su diverse
patologieumaneeanimali,qualicancroepatologiecardiache(Hagiwaraetal.2001;Tsudaetal.,2003;Lila
Ͷͺ
2004;Guerraetal.2005;TaylorandGrotewold2005;Kay2006;Lalaetal.,2006).Inparticolare,èstato
osservatochetopinutriticonvarietàdimaisasemecoloratorisultanomaggiormenteprotetticontroobesità
e iperglicemia in regime di dieta ipercalorica ad elevato contenuto di grassi (Tsuda et al. 2003) o contro
l’insorgenza di cancro indotto da agenti cancerogeni (Hagiwara et al. 2001). E’ stato inoltre messo in
evidenzacomeleantocianineesercitinouneffettoantimicrobicoconunasignificativariduzionedellasintesi
di aflatossine in vitro (Norton, 1999). Anche se la pianta di mais è in grado di accumulare antocianine in
diverse varietà locali, attualmente gli ibridi presenti sul mercato e utilizzati in tutto il mondo accumulano
quantità trascurabili di antocianine nella pianta e nella granella. Nel mais i diversi geni coinvolti nella via
biosintetica che porta all’accumulo di pigmenti di tipo flavonoide, vengono attivati da due classi di geni
regolatori:lefamigliedigeniC1/Pl1eR1/B1.Laproduzionedipigmentiinunqualsiasitessutodellapianta
richiede, generalmente, l’interazione di un membro di ciascuna famiglia (Chandler et al., 1989; Pilu et al.,
2003;Petronietal.,2000).Datalagrandevariabilitàgeneticaesistenteinquestaspecie,diversiallelideigeni
regolatori della via biosintetica delle antocianine sono stati caratterizzati e sono noti conferire una forte
pigmentazioneinvaritessutidellapianta:B1(booster),Pl1(purpleplant),R1(redcolor),eP1(pericarpcolor)
(Chandleretal.,1989;Coneetal.,1993;Grotewoldetal.,1994;Piluetal.,2003).Inparticolare,glialleliB1e
Pl1quandopresentinellostessogenotipo,induconoungrandeaccumulodiantocianineinvaritessutidella
pianta(radici,stocco,foglie,antere,tutolo,pericarpoeparzialmentenellefoglie)conferendouncolorerosso
intenso,R1conferiscel’accumulodipigmentiantocianinell’aleuroneeP1conferiscel’accumulodiflobafeni
nellagranella(Fig.4.)
Figura4.Differentepigmentazionepresenteneisemidimais.Semiincoloridelgenotipor1b1pl1(A)e
coloratiportantiR1(B),P1(C)eB1Pl1(D).
Tuttiquestiallelisonodominantiequindiingradodiagireancheinsingoladose,prestandosibenealivello
genetico per la costituzione di sementi ibride. Attualmente, nessun ibrido utilizzato nel mercato mondiale
accumulapigmentonellagranella;soloalcunevarietàcoloratevengonoutilizzatelocalmenteinCentroeSud
America,principalmenteperl’alimentazioneumana.
L’utilizzo di ibridi in grado di accumulare antiossidanti in maniera naturale potrebbe apportare un grande
beneficio in tutta la filiera agroalimentare sia per quanto riguarda la presenza di questi importanti
fitonutrienti che per la sicurezza alimentare in particolare per quanto riguarda FUM, come recentemente
pubblicatodalnostrogruppodiricerca(Piluetal.2011).
Ͷͻ
Obiettivi
Gli obiettivi di questa attività di ricerca sono stati quelli di costituire e studiare genotipi di mais ricchi in
flavonoidicapacidilimitarel’accumulodimicotossine(inparticolarefumonisine)inmaisalfinedimigliorare
lasicurezzaalimentarelimitandol’utilizzodiagrofarmaci.Laprimapartedell’attivitàhariguardato
1.lacostituzionedeigenotipiingradodiaccumularealtilivellidiflavonoidi/antociani
2.lasceltadelgenotipomiglioremedianteanalisichimicheemolecolari
3.laproduzionediunibridopigmentatoedelsuorispettivocontrolloincoloredautilizzarenellevarieprove
inpienocampoenellediverseannate.
1.Lacoltivazionedelmaisèstatacondottanell’aziendaagricola഼AngeloMenozzi഼dell’UniversitàdegliStudi
diMilano,aLandriano(PV)inunappezzamentodicirca1.6ettari.L’attivitàdibreedingèstataeffettuatanei
mesi di giugno e luglio utilizzando degli isolatori (sacchetti di carta) che hanno permesso di controllare gli
incrocitraivarigenotipiodimporrel’autofecondazione(Fig.5).
Figura5.Attivitàdibreedingeproduzionedigranellasementiperglialtripartnersdelprogetto.
Gli incroci effettuati (iniziati anni fa nell’ambito di altri progetti internazionali) hanno permesso tramite
procedurediselezioneconnotedi“pedigree”dicostituirenuovelineeisogenichedastudiareinquantotalie
da utilizzare come parentali per la costituzione di ibridi (Fig.6.). Durante la costituzione delle linee, la
selezione è stata effettuata per il contenuto di antocianine/flavonoidi, germinabilità, vigore della pianta e
peso granella per spiga. L’attività di breeding è stata coadiuvata anche dall’utilizzo di marcatori molecolari
strettamente associati ai geni regolatori utilizzati in questo lavoro. Ad esempio per quanto riguarda la
costituzionedellalineaB1B1Pl1Pl1(BPl)sonostatiutilizzatiimarcatorimicrosatelliti,nc009associatoaPle
umc1776associatoaBalfinediseguirelesegregazioniel’effettivafissazioneinomozigosinellalineaBPl
ottenuta(Fig.7).
ͷͲ
Figura6.Schemasemplificatodelleprocedureconnotedi“pedigree”utilizzatoperlacostituzionedinuove
lineeedialcuniibridiprodotti.
Figura 7. Utilizzo dei marcatori molecolari (microsatelliti) per coadiuvare il lavoro di breeding. In figura è
riportatolacostituzionedellalineaBPlcoadiuvatadaimarcatorimolecolariSSRnc009(associatoaPl)e
umc1776(associatoaB).
ͷͳ
2.Lasceltadelgenotipomiglioredaportareavantiperlesuccessiveproveinpienocampoèstatabasatasul
profilo di accumulo delle antocianine e dei flavonoidi effettuata inizialmente con l’analisi TLC (Thin Layer
Chromatography) e successivamente approfondita mediante l’utilizzo dell’HPLC (High Performance Liquid
Chromatography)comeriportatoinFigura8.Leantocianinesonostatequantificatespettrofotometricamente
mostrando che i genotipi in grado di accumulare i più alti livelli di pigmenti (principalmente cianidina e in
alcuni casi pelargonidina) sono stati i genotipi portanti BPl e il mais di origine tropicale “morado” coltivato
tuttorainCentroAmerica(Fig.9).
E’stataanchevalutatalacapacitàantiossidanteespressacomeTEAC(Troloxequivalentantioxidantcapacity)
chehamessoinevidenzaunarelazionetrailcontenutodiantocianineelacapacitàantiossidantedeigenotipi
oggettodiquestostudio(Fig.10).Lostudioeffettuatohacontribuitoagettarelebasiperulterioriutilizzidi
questi materiali genetici come fonte di geni in grado di conferire alti livelli di antiossidanti ad esempio nel
campodellamangimisticaenelladirettaalimentazioneumana(e.g.maisdapolenta,scoppioedolce).
3.Comunquetraivarigenotipistudiatiilmaterialecheèstatoselezionatoedutilizzatonellasecondaparte
delprogettoèstatalalineaportantel’alleleP1(Pericarpcolor1)checonferiscecolorazionerossadellaspiga
perl’accumulo,principalmentenelpericarpo,deiflobafenichesonopolimerideiflavanͲ4Ͳols.
Figura8.Asinistraèmostratal’analisiTLCeffettuatasugliestrattialcoliciottenutidallafarinadeisemidei
genotipicostituitimostratiinaltoadestra(asinistrasonostaticaricatiglistandards).Inbasso,asinistra,
sipuo’osservarelastessalastracromatograficaespostaagliUV.Inbassoadestraèmostratoilprofilo
HPLCdeipigmentiaccumulatidalgenotipoBPl.
ͷʹ
Figura9.Quantificazionedelleantocianinepresentinellafarinaottenutadaivarigenotipi.
Figura10.AnalisidellacapacitàantiossidanteespressacomeTEAC(Troloxequivalentantioxidantcapacity).
InparticolareèstatosceltounalleleditipoP1Ͳrr(ingradodicoloraresiailpericarpocheiltutolo)perchédati
preliminari ottenuti precedentemente dal nostro gruppo di ricerca suggerivano un possibile effetto sul
contenutodifumonisinenellagranella(Piluetal.2011).Alfinedistudiarel’effettodellapresenzadiquesto
allelesulleinfezionifunginedellaspigadimaissonostaticostituitidueibridiatreviedifferentisoloperla
presenzadell’alleleP1(Fig.11).
ͷ͵
Figura 11. Produzione della semente ibrida a tre vie differente solo per la presenza di P1. Negli schemi
d’incrociop1eP1indicanorispettivamentedellelineeomozigoti.
Perquantoriguardalasecondapartediattivitàvoltaallostudiodell’ibridopigmentatoselezionatoedelsuo
controlloincoloresonostatiallestitinel2011Ͳ2012,4campisperimentali,situatineicomunidiAlbairate(MI),
Arcene(BG),Olmo(LO),Landriano(PV,2011)eRodigo(MN,2012)alfinedianalizzarelacontaminazioneda
Fusarium spp. e Aspergillus spp. nei due genotipi. Inoltre i campi sono stati suddivisi in parcelle in
presenza/assenza del trattamento antipiralide per stabilire la relazione tra l’attacco di questo insetto e le
infezionifungine.
Leanalisieffettuatehannoriguardato:
1.contaminazionedaFusariumspp.dellesete;
2.diffusionedeimarciumifunginiedelleinfestazionidaECBsuspiga
3.infezionifunginelatentinellecariossidiasintomatiche;
4.accumulomicotossine.
Nel 2013 l’effetto del genotipo (ibrido pigmentato vs ibrido incolore) è stato valutato presso l'azienda
sperimentaledelDiSAAaLandriano(PV),utilizzandocomestrategiaantipiralideunaretedipolietileneche
ricoprivalaspigaeinoculandosperimentalmenteF.verticillioidesnelcanaledellesete.
Risultatiottenuti
1.ContaminazionedaFusariumspp.dellesetenelmaiscoloratoeincolore.
Nelle due annate prese in considerazione solo funghi tossinogeni afferenti al genere Fusarium sono stati
isolati dalle sete. I più contaminati sono stati i frammenti derivanti dalle sete esposte, mentre i frammenti
dallesetecopertedallebratteesonorisultatisporadicamenteinfettidaceppiafferentiaGFC.FGCèstatopiù
frequentemente isolato nel 2011, GFC nel 2012. Più del 50% dei ceppi afferenti a GFC appartengono alla
ͷͶ
specieF.verticillioides.LepopolazionidiFusariumisolatedaidueibridimostranoanalogacomposizione(Fig
12).
F
Figura12.ContaminazionedellesetedaFusariumspp.
2.Dannidapiralideemarciumifunginisuspighedimaisincoloreecolorato,trattatoenontrattato.
L'infestazione da ECB ha interessato il 58% delle spighe valutate nel 2011 e l’82% delle spighe nel 2012. I
marciumi,inambedueleannaterappresentatiquasiinteramentedaFER,eranodiffusisul30%deicampioni
nel2011esul38%nel2012.Sui2genotipinonsonostaterilevatedifferenzesignificativenella%dispighe
danneggiate da ECB e dai marciumi, mentre il trattamento antipiralide ha ridotto solo la diffusione
dell’infestazione che è passata dal 66% nel mais trattato al 75% nel non trattato. Abbinando presenza di
flavonoidietrattamentoantipiralide,la%didiffusionediECB(DP%)diminuiscesignificativamente:leparcelle
di mais colorate trattate hanno avuto infestazioni da ECB più contenute rispetto a quelle non trattate di
ambedueigenotipi(Fig13A).Soltantonel2011sièosservataunadifferenzatralaparcellacoloratatrattatae
nontrattata.Nei2annilaFERèstatadeterminataessenzialmentedaF.verticillioideseF.proliferatum.Solo
nel2012leparcelledelgenotipocoloratosonorisultatesignificativamentemenoinfetterispettoallaparcella
incolorenontrattata(Fig.13B).
ͷͷ
Figura13.(A)DiffusionedannidaECB(DP%)e(B)diffusionemarciumi(DM%)
3.Infezionifunginelatentiecontaminazionedamicotossinenellagranella
Ceppi afferenti ad Aspergillus sez. Flavi, potenziali produttori di aflatossine, sporadici nel 2011, sono stati
isolati nel 2012 in tutti i campi e con elevata frequenza a Rodigo (MN) e Olmo (LO). Ciononostante la
contaminazione da aflatossine non ha mai raggiunto livelli preoccupanti. Le infezioni latenti dovute a GFC
sono risultate preponderanti. La % di contaminazione delle cariossidi rilevata nel 2011 nei siti sperimentali
(31%)èstatainferioreaquellariscontratanel2012(41%).Ingeneralenéiflavonoidinéiltrattamentohanno
ridotto significativamente le infezioni latenti da GFC. Solo nel 2012 le cariossidi del genotipo pigmentato
eranomenocontaminatedaGFCrispettoaquelledimaisincolorenontrattato(Fig.14A).Lamaggioranza
dei ceppi isolati da granella asintomatica afferivano alle specie F. verticillioides e F. proliferatum, note
produttrici di fumonisine. Le fumonisine, frequenti e in concentrazioni variabili, hanno raggiunto livelli
mediamentepiùelevatinel2012.Néilgenotiponéiltrattamentohannoinfluenzatoingeneraleillivellodi
FUM(Fig. 14B).Al contrario sono state osservate differenze significative tra le località sia nel2011 sia nel
2012. Dai dati raccolti è emerso che l’interazione genotipoXtrattamentoXlocalitàXannata induce una
diminuzionesignificativadelladiffusionedellapiralideedellacontaminazionedafumonisine.Inparticolare,il
fattoregenotipointeragisceconlalocalitànelridurreladiffusionedellapiralideedell’infezioneasintomatica
daGFCeconl’annataneldeterminareunacontrazionediFEReinfezionelatente.
ͷ͸
Figura14.(A)InfezionilatentidaGFC(GFC%)e(B)ConcentrazioniFUMnellagranella(mg/kg)
4.Effettodeisoliflavonoidisull’interazioneF.verticillioidesͲmais
Per eliminare l’effetto localitàXannata sull’interazione F. verticillioidesͲmais incolore e colorato, sono state
effettuateinoculazionisperimentalisuentrambiigenotipiaLandriano(PV),proteggendolespigheprescelte
conretiantiinsettoalfinediridurrel’infestazionedaECB.Lapresenzadiflavonoidinelpericarpoharidotto
ladiffusioneelagravitàdiFERrispettoaquantoosservatosullespighepriveditalicomposti(Figura15).
ͷ͹
Figura15.DiffusioneegravitàFERnelleparcelleinoculateconF.verticillioides
Ricaduteoperative
IflavonoidinelpericarpodelmaissonopotenzialmenteingradodiridurrediffusioneegravitàdiFERnella
spiga.L’efficaciadeiflavonoidinelproteggerelagranelladimaispuòvariaresignificativamenteinfunzione
dell’annata,dellalocalitàedell’incidenzadell’infestazionedapiralide.Inannatecaratterizzatedaandamenti
meteorologici non particolarmente favorevoli a piralide e GFC, l’effetto dei flavonoidi, abbinato alle buone
pratiche colturali, è sufficiente a garantire un accettabile stato sanitario della granella, che al contrario in
presenza di elevate presenze dell’insetto e condizioni siccitose in concomitanza dell’emissione delle sete,
deveessereadeguatamenteprotettaneiconfrontidelfitofago.
Conclusioni
Oltreallepraticheagronomiche(Maioranoetal.2009)eaitrattamentiinsetticidineiconfrontidiO.nubilalis
(Mazzoni et al., 2011), la resistenza nei confronti dei funghi tossinogeni agenti di marciumi, dovuta a
flavonoidioacerepresentineglistratipiùsuperficialidellacariosside,puòcontribuireamigliorarequalitàe
quantitàdellaproduzionemaidicolalombarda.Dalleproveeffettuateèemersoche:
ͲlacomunitàfunginaassociataallaspigadimaisèdominatadalgenereFusariumedinparticolaredaGFC,
mentreAspergillussez.Flavièunacomponenteminoritaria;
ͲlamaggiorpartedegliindividuiafferentiaGFChaspiccatepotenzialitàtossinogeneilche,insiemeconla
ͷͺ
diffusione,rendeprobabilel’accumulodifumonisinenelmaislombardo;
Ͳ GFC è in grado di infettare la cariosside attraverso le sete specialmente in presenza di condizioni
meteorologichefavorevoli(vedi2012)
ͲiflavonoidisonoingradodilimitarediffusioneegravitàdiFERinassenzadialtrifattoripredisponentiquali
lesionidainsetti;
Ͳ nella definizione di strategie di protezione integrata, l’utilizzo di mais ricchi di flavonoidi può contribuire,
insieme con altre misure agronomiche e fitoiatriche, al miglioramento qualiͲquantitativo della produzione
maidicola.
Ringraziamenti
SiringraziaAgricola2000perl’allestimentoeconduzionedeicampisperimentali.
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͸ͳ
Peptidiendogenidelsemeadattivitàbiocida
AlessioScarafoni,LauraAzzini
DipartimentodiScienzepergliAlimenti,laNutrizioneel'Ambiente,UNIMI
Introduzioneallatematica
Durante la germinazione il seme e il suolo circostante costituiscono un habitat ricco per lo sviluppo e
l’interazione microbica. La principale fonte d’energia per i microrganismi in questo habitat è il carbonio
rilasciato dal seme nel suolo circostante. Alcuni microrganismi hanno una funzione benefica nei confronti
delle piante, ma altri risultano essere patogeni. Il seme in corso di germinazione è particolarmente
vulnerabileall’attaccodellespeciepatogene.Laconciachimicadellesementi,inparticolarequelledimais,è
un trattamento protettivo effettuato con sostanze biocide (insetticidi e fungicidi) allo scopo di contrastare
preventivamentepatogenipresentinelterrenooneglistratisuperficialideltegumentodelsemeriducendoi
danni che questi possono arrecare al seme stesso o alla giovane plantula che si svilupperà. Per contro, il
ricorsoallaconciahaimportantiripercussioniambientali,comerecentementeipotizzatoperiprincipiattivi
nicotinoidi. Il seme di mais conciato con questi prodotti, si pensa possa causare mortalità e spopolamenti
deglialveari,comegliapicoltoriconapiaridislocatiinareemaidicoledelnordItalialamentanonelperiododi
semina della coltura. Al di là di casi particolari di tossicità acuta per l’ambiente, i concianti vanno ad
aggiungersi ai presidi fitosanitari di sintesi che immessi in agricoltura possono accumularsi nei suoli e nelle
acquesuperficialiedifalda,conunimpattonegativoanchesullasalutedell’uomo.Alfinediridurrel’utilizzo
di agrofarmaci di sintesi, il biocontrollo in agricoltura può essere effettuato in modo sostenibile utilizzando
sostanzenaturalipercontrollaregliorganismichedanneggianoiraccoltioutilizzandoorganismibeneficiad
attivitàantagonistaneiconfrontideipatogeni,oppurescegliendoopportunamenteigenotipidellepiantepiù
adattiallerealtàambientalilocalipersfruttarelecapacitàdiresistenzaallemalattiedellepiantestesse.
Un’alternativa per limitare l’uso di sostanze biocide durante la conservazione e la germinazione dei semi è
quelladisfruttarelenaturaliresistenzedellapianta.Perfareciòoccorreidentificareicompostiallabasedi
taliproprietààe,attraversosuccessiviprogrammidiincroci,crearenuovevarietàingradodiesprimereadalti
livellilemolecoleresponsabilideglieffettididifesa.
Durante le prime fasi della germinazione, i semi sono in grado di rilasciare essudati nel loro intorno
(spermosfera)contenentidiversitipidimolecole,siaditipoorganicoabassopesomolecolaresiapeptidie
proteineintere,chemostranoattivitàantimicrobicaingradodiinibirelacrescitadispeciefungine(Nelson,
2004). Ciò è stato dimostrato in diverse specie, sia monocotiledoni che dicotiledoni. Le proteine
maggiormente rappresentate negli essudati del seme sono enzimi e proteine bioattive (come ad esempio
chitinasi, inibitori delle xilanasi fungine, defensine, etc) che mostrano specifiche attività antimicrobiche in
gradodiinibirelacrescitadispeciepatogene(Wangetal.2002).Inoltre,èstatodimostratochealcunipeptidi
chevengonosecretidalsemesitrovanogiàaccumulatinelsemestessoprimadelsuocontattoconl’acqua
͸ʹ
delsuolo,altrivengonosintetizzatiexnovoduranteleprimefasidellagerminazione,altriancorasioriginano,
nelle fasi più avanzate, dalla digestione endogena di proteine di riserva già presenti nei semi, come ad
esempioleviciline(Marcusetal.,1999),globulinepresentiindiscretequantitàanchenelsemedimais.
Non è ancora noto se i semi di mais possiedano tale tipi di meccanismi per proteggere i primi stadi della
germinazione. E’ comunque stato dimostrato che nel seme già prima della germinazione sono presenti
proteineabassopesomolecolareingradodiinibirelacrescitafungina(Sernaetal.,2001).
Attivitàsvolte
Scopodiquestapartedelprogettoèstatal’identificazionedivarietàdimaischefosseroingradodisecernere
nel loro intorno durante le prime ore dalla semina polipeptidi in grado di inibire funghi patogeni, in
particolare quelli produttori di aflatossine e fumosine, le cui tossicità nei confronti dell’uomo e dei
mammiferi, sono note da tempo. E’ stato altresì scopo del progetto la caratterizzazione delle proteine
medianteindaginimolecolariditipoelettroforeticoeproteomico.
IncollaborazioneconilDrRobertoPilusonostateselezionate11lineedimaistraquellepiùcomunemente
utilizzate nei programmi di miglioramento genetico e tra quelle che presentassero una storia naturale
particolarmenteadattivaneiconfrontidiavversitàambientali,comeperesempioilfamosomaisdiStoro,un
maisdialtaqualitàutilizzatoperlaproduzionedifarinadapolenta.
L’attività sperimentale svolta nella prima parte del progetto ha portato all’identificazione delle condizioni
sperimentalidaadottareperselezionarelevarietàchemegliosonoingradodidifendersiinmodoautonomo
daeventualiattacchifungini.Sonostatequindisvolteprovedigerminazionecontrollatavolteariprodurrele
condizioni ambientali più favorevoli al rilascio da parte del seme di molecole con attività antifungina. Al
termine di questa fase sperimentale, i semi di ciascuna varietà sono stati posti a germinare in presenza di
acqua(0.5mL/seme)incondizionidisterilitàeatemperaturacontrollata(18°C)per32ore.Inoltre,irisultati
ottenuti hanno mostrato che gli essudati raccolti dopo 32 ore sono molto più efficaci nell’inibire la
germinazionedeiconididiquelliraccoltiatempimaggiori(peresempiodopo72oredall’imbibizione).
Risultatiottenuti
Tra tutte le undici varietà solo tre (linee R2680, R2830, R2869, rispettivamente indicate per brevità con le
sigle “H”, “C” ed “I”) hanno prodotto, nelle condizioni sperimentali adottate, essudati in grado di inibire la
germinazionedeiconidididuespeciefunginepatogene,AspergillusflavuseFusariumverticillioides.Irisultati
diquesteprovebiologichesonoriportatinegliistogrammidellaFigura1,cheriportano,comespecificatoin
dettaglionelladidascalia,lepercentualidiinibizionevalutatemedianteletturadelladensitàotticainpiastrea
96 pozzetti. Ogni punto sperimentale è stato condotto in triplo. Le prove di inibizione di germinazione dei
conidi sono state svolte in collaborazione con i Dr. Giovanni Venturini e Gemma Assante, appartenenti
all’unitàdiricercadiquestoprogettocoordinatadellaProf.A.Vercesi.Unavarietà(corrispondenteallalinea
H,selezionataaStoro)sièmostrataparticolarmenteattivaneiconfrontidiF.verticillioides.
͸͵
Figura 1. Attività antifungina degli essudati confronti di Fusarium verticillioides ed Aspergillus flavus su
micropiastre da 96 pozzetti. La crescita di ciascun ceppo è stata valutata ad intervalli di tempo prestabiliti
confrontandoivaloridiassorbanza(492nm)altempozeroconl’assorbanzalettaallafinediogniperiododi
incubazione.Questometododianalisiadampiospettrohapermessodivalutareinmodorapidolacapacità
degliessudatidiinibirelacrescitafungina.
NeigraficodiFigura2sonomostratiirelativirisultati(linearosa),confrontaticonilcontrollodicrescita(linea
blu).Inquestocasolavalutazionedellainibizioneèstatacondottamediantecontaalmicroscopiodelnumero
diconidigerminatidopociascuntempodall’iniziodellageminazionedeiconidi.
Figura2.QuantificazionedellacapacitàdiinibizionedellagerminazionedeiconididiF.verticilloidesmediante
contadirettaalmicroscopioottico:perquestaprovaèstatosceltol’ssudatochepiùinibivalacrescitafungina
(H).Laprovaèstatasvoltaa24°Cdigiornoea10°Clanotte,leletturesonostateeffettuateogni2ore(18
oretotali);èchiaralacapacitàinibitoriadell’essudatoH(PDB=controllo).
In seguito a tali risultati, utilizzando un approccio sperimentale analogo, abbiamo dimostrato che negli
essudativièlapresenzadinumeroseproteine,alcunedellequaliancheadaltopesomolecolare.Questidati
͸Ͷ
sono riportati nella Figura 3, che mostra i tracciati elettroforetici degli essudati evidenziati mediante una
reazione specifica in grado di rivelare la presenza di proteine. Il dato è estremamente interessante,
soprattuttoseconfrontatoconirisultatidelleprovebiologiche,inquantotuttelevarietàdimaisanalizzate
sono in grado di rilasciare nel mezzo di germinazione diversi tipi di proteine, ma solo tre, lo ricordiamo,
mostranoattivitàinibitorianeiconfrontidellespeciefunginesaggiate.Lanostraesperienzapregressaciha
portatoaritenereaquestopuntoche,inanalogiaconquantoavvieneinaltrespeciediinteresseagronomico,
comeperesempionellupino(Scarafonietal.2013),cheipeptidieproteinecheverrebberorilasciatinella
spermosfera al momento della germinazione appartengano alle classi delle albumine e delle globuline. Si
tratterebbeperlamaggiorpartediproteinecoinvoltenelleattivitàmetabolichedelseme,maperalcunedi
esseèstataipotizzataancheunafunzionediriserva.Comevedremoinseguito,questaipotesinonaderisce
allarealtàcheabbiamopoiriscontratoperilsemedimais.
Figura 3. Tracciati elettroforetici SDSͲPAGE degli essudati prodotti durante la germinazione di 11 varietà di
mais.Lacolorazionedeipolipeptidiseparatièstataottenutamediantelametodica“SilverStaining”,ingrado
dirivelaresololemolecoleproteiche.Icampionisonoidentificabilidallesiglecorrispondentiallelettereda
“A”a“M”.
Durante questa ultima fase sperimentale è emerso che la comparsa delle singole proteine trovate negli
essudatiavvieneconunatempisticabenprecisa.Perstudiarepiùindettaglioquestoaspettoabbiamomesso
apuntounprotocollodigerminazionechehaprevistolaraccoltaelasostituzionedelmezzodigerminazione
ogni12ore(Figura4).
I tracciati elettroforetici degli essudati raccolti dopo 4, 8, 12 e 32 ore sono qualitativamente diversi gli uni
dagli altri, e quindi si può evincere che le diverse proteine vengono secrete in momenti diversi. Esse,
comunque, riescono a permanere intatte fuori dal seme almeno fino a 32 ore. Dobbiamo comunque
rimarcare le estremamente esigue quantità di materiale proteico trovato. Per ottenere i tracciati mostrati
abbiamoinfattiutilizzatogliessudatiprodottida200semi.
PerottenereitracciatielettroforeticichemostriamoatitolodiesempionellaFigura5èstatanecessariauna
fase di messa a punto della metodica, in particolare sono stati definiti sistemi tampone più efficienti per
l’estrazione delle proteine, e sono state definite le procedure più adatte alla purificazione della frazione
proteica da altri composti (polisaccaridi e molecole organiche a basso peso molecolare) mediante tecniche
͸ͷ
biochimicheseparativetradizionali.Questiinterventihannopermessodiottenerematerialeproteicoconle
caratteristiche di purezza idonee alla esecuzione di analisi elettroforetiche bidimensionali (IEF/SDSͲPAGE).
Abbiamosceltoquestatecnicainvirtùdelsuoaltopoterediscriminante,ingradoquindidiseparareanche
centinaiadiproteinepresenticontemporaneamenteinunamiscela.
Figura4.Schemasperimentaleadottatodurantelasecondafasedellasperimentazione
Leproteinecosìseparatesonoaltresìidoneeallasuccessivaanalisiinspettrometriadimassa,chepermette,
mediante strumenti di bioinformatica, di stabilire l’identità di ciascuna proteina. Questo tipo di
caratterizzazionemolecolaredelleproteinesecretedaisemiciavrebbepermessoquindidifornireunnuovo
tasselloalleconoscenzescientifichedeimeccanismididifesamessiinattodaiseminelleprimissimeoredella
germinazione.
ItrecampionimostraticomeesempionellaFigura5mostranochiaramentecheleproteine(visibiliciascuna
come una singola macchia) sono diverse per ciascun campione, suggerendo diverse caratteristiche
fenotipichedelfenomeno.
͸͸
Figura5.Analisielettroforeticabidimensionaledelleproteineessudatedaisemiditrevarietàdimais.
Leproteinesonostateprimaseparateinbaseallalorocaricaelettrica,misuratasullascaledelpH,epoiin
baseallaloromassamolecolare(Mr)
Durante l’ultima frazione del lavoro di ricerca, come anticipato, la attività sperimentale ha avuto come
obiettivolaidentificazione,mediantespettrometriadimassaeanalisibioinformatiche,diquestepolipeptidi,
per comprendere quali proteine del seme sono coinvolti direttamente nella difesa del seme germinante e
͸͹
quindi per contribuire ad orientare eventuali interventi volti alla selezione di nuove varietà con una
potenziataattivitàantifunginanaturale.
Abbiamoristrettoinquest’ultimafrazionedelprogettoquasiesclusivamentelasperimentazionesullavarietà
H, che si era mostrata particolarmente attiva nei confronti di F. verticillioides. In particolare, sono stati
analizzaticampioniraccoltidopo4,8,24e32oredall’iniziodellageminazione.Neiprimiduecampioninon
siamoriuscitiadevidenziarenessunaproteina,probabilmenteperviadelleesiguequantitàpresenti,conle
metodichesperimentalicheabbiamoutilizzato.Neinegliultimiduecampionisiamoriuscitiadanalizzareed
identificarenumeroseediverseproteine.Ma,connostrostupore,nonabbiamoriscontratonessunaproteina
proveniente dal seme di mais, bensì attribuibili a specie batteriche caratteristiche della flora endofitica del
seme(Liuetal.,2012),quali,manonsolo,PantoeaedEnterobacter.
Conclusioni
Irisultatidellanostraattivitàdiricercahannoevidenziatochenellecondizionesperimentaliadottateeconle
metodicheutilizzatenonsonoevidenziabilimisurabilifenomenidirilasciodiproteineendogenedapartedel
semedimaisgerminante,alcontrariodiquantoosservatoinaltrespecie.Glieffettidiinibizionedellacrescita
fungina, che in un campione è stato particolarmente significativo potrebbero essere attribuiti a molecole
organiche a basso peso molecolare, il cui studio era fuori da quanto prefissato in fase di progetto, o alla
presenzadiunparticolareassettodellapopolazioneendofiticadelseme.Nonsipossonoescluderefenomeni
disinergiadelleduefrazioni.
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͸ͺ
Selezioneecaratterizzazionedicolturebattericheconattività
antagonista
EleonoraRolli,RamonaMarasco,ElenaCrotti,FrancescaCappitelli,SaraBorin,DanieleDaffonchio
DipartimentodiScienzepergliAlimenti,laNutrizioneel'Ambiente,UNIMI
Introduzioneallatematica
Ogniannogliagricoltoriaffrontanoperditedovuteadagentipatogenichevarianodal10%al40%[Vercesi
and Cravedi, 2011]. I cereali, ed in particolare il mais e il riso, sono le colture più soggette all’attacco di
fitopatogenisianellafasedicoltivazionechenellefasisuccessiveallaraccolta.Inquestocontesto,negliultimi
decenni per mantenere un’alta resa e al tempo stesso una buona qualità del prodotto, gli agricoltori sono
staticostrettiadutilizzareelevatequantitàdiagrofarmacidisintesi,qualifungicidiedinsetticidi.InItalia,nel
2011,sonostatidistribuiti142.425.026Kgdiprodottifitosanitari,deiquali4.860.517Kgdifungicidisoloin
Lombardia[ISTAT,2011].
I fitopatogeni, oltre a causare perdite del raccolto provocano numerose contaminazioni da micotossine,
composti altamente tossici che possono avere forti ripercussioni sia sulla catena alimentare umana che su
quellaanimale[VercesiandCravedi,2011].Adogginonesisteunmetodoefficaceperl’abbattimentodelle
tossine ed è per questo motivo che risulta prioritario prevenire le contaminazioni controllando in maniera
ecoͲsostenibilel’attaccodapartedeifitopatogeni,siaalivellodicampocheinpostraccolta.
Unanuovasoluzionechepotrebbesoddisfarequesteesigenzeèl’utilizzodibatteripromotoridellacrescita
vegetale (PGPB) aventi attività antagonista nei confronti dei fitopatogeni. L’impiego di microrganismi
naturalmente associati alle colture vegetali ed in grado di contrastare lo sviluppo di fitopatogeni è una
strategiaimportantenell’ambitodiun’agricolturasostenibile.IPGPBsonoingradodiesercitareun’attivitàdi
stimolazioneindirettadellacrescitadellepiante,avendoattivitàantagonistaneiconfrontidiclassidiversedi
fitopatogeni,risultanoquindiutilinellaprotezionedellecoltureepotrebberotrovareimpiegoinapproccidi
lotta integrata. L’attività antagonista comprende diversi meccanismi, quali la competizione per nicchie o
substrati, la produzione di inibitori allelochimici appartenenti alle classi dei siderofori, enzimi litici (1,3Ͳ
glucanasi,chitinasi),antibiotici,batteriocineecianidi[Weller,2007;Berg,2009].
Apparequindiinteressantelapossibilitàdiprocedereadunostudiodiscreeningedieventualeisolamentodi
microrganismi dotati di tale capacità. Obiettivo di questo attività è stato quindi quello di isolare e
caratterizzareceppibattericiconattivitàantagonistaneiconfrontidialcunespeciebatterichedifitopatogeni
cheinteressanomaiseriso.Irisultatidiquestolavoropermetterannodiottenereeselezionarespecificiceppi
microbici che da soli o in coͲcoltura potranno essere sfruttati come antiparassitari biologici in grado di
proteggerelecolturedimaiserisodall’attaccodispecificimicrorganismifitopatogeni.L’applicazioneditali
preparatiallecoltureavrebbelapotenzialitàdiridurrel’apportodiantiparassitarichimiciallecolture.
͸ͻ
Attivitàsvolte
Nelmesediluglio2011èstatoeffettuatoilcampionamentodipiantedimaiserisoprelevandocampionidi
tessutiradicaliesuolorizosferico,utilizzatiperl’isolamentodibatteridasaggiareperl’attivitàdibiocontrollo
controfitopatogeneirilevantiperlestessecolturecerealicole.
In laboratorio i campioni di tessuto radicale e suolo rizosferico sono stati processati entro 24 ore dalla
raccolta per l’isolamento dei microrganismi associati. Il suolo rizosferico, strettamente adeso alle radici è
statoseparatodaquest’ultimeattraversoilmetodo“pullandshake”.Leradicisonoquindistatesterilizzatein
superficie attraverso cicli di trattamento con etanolo ed ipoclorito di sodio per eliminare i microrganismi
adesisullasuperficieradicaleepermetteresuccessivamentelostudiodellecomunitàbattericheendofiteche
colonizzano l’interno dei tessuti radicali [Su net al., 2009]. I campioni vegetali così trattati sono stati usati
come inoculi per l’isolamento su terreni colturali specifici per (i) Attinobatteri [Locci, 1989] (ii) batteri con
attività ACC deaminasica (come precedentemente descritto nelle Attività del WP2 e WP3). L’interesse si è
focalizzato su questi gruppi procarioti in quanto gli attinomiceti sono noti per essere coinvolti nella
produzionedisostanzebioattiveconampiospettrodiattivitàfungicida[Barakateetal.,2002;ElͲMehalawyet
al.,2004;JainandJain,2007],edibattericonattivitàACCdemminasicasononotiperillorocoinvolgimento
neiprocessidifitostimolazioneediprotezionedellacrescitavegetale.
E’statacosìgenerataunacollezionemicrobicadicirca300isolatibattericiendofitierizosfericiprovenientida
piantedimaiserisodasaggiareinvitrocomepotenzialiagentidibiocontrollo.Lapossibilitàdidisporredi
ceppi con attività polivalente, fitostimolante (ACC deamminasi) e contemporaneamente anche di
biocontrollo,rappresenterebbeinfattiungrandevantaggioperlafuturaapplicazioneincampo.
I batteri delle collezioni microbiche generate sono stati saggiati in vitro contro 2 patogeni fungini e 1
patogeno batterico. In particolare sono stati selezionati: (i) quattro diversi ceppi fungini appartenenti alla
specieFusariumverticillioides(ceppo2,3,10,12),agentepatogenodelmarciumedellagranelladimais[Bush
et al., 2004], (ii) due ceppi fungini di Magnaporthe orzyae, agente patogeno della “blast desease” nel riso
[Wilson and Talbot, 2009], e (iii) un ceppo del patogeno batterico Acidovorax avenae agente eziologico di
diversefitopatiecomelastrisciabattericadelriso,ilmarciumedelmaiselasterilitàdellapannocchiadelriso
[Song et al., 2004]. Per valutare l’attività di biocontrollo della collezione batterica ottenuta, sono stati
condottitestdiinibizionedelpatogenoinvitrotramiteilsistema“dualcultureassay”perilqualeaiduelati
estremidiunapiastrada9cmcontenenteterrenocolturaleagarizzatosterileèstatoinoculatoilpotenziale
antagonista.Lacolturabattericaèstatalasciatacrescereper2giorniaggiuntiviprimadiinocularenelcentro
dellapiastrailfungopatogeno[Bergetal.,2001].Inquestamanierasiassicuralasintesidapartedellacoltura
batterica di eventuali molecole bioattive contro il patogeno, sintesi che avviene generalmente nella tarda
faseesponenziale/fasestazionariadellacrescita,trattandosigeneralmentedimetabolitisecondari.Dopo14
gironidicoͲculturaantagonistaͲpatogenoèstatovalutatoilpotenzialeeffettodibiocontrollodegliisolatidi
interessetramitemisuradellapresenzadiuneventualealonediinibizioneodellariduzionedellacrescitadel
fungo(raggiodicrescitainpiastra).
͹Ͳ
Ibatterichehannodimostratoattivitàdibiocontrolloneiconfrontideifunghipatogenisonostatisottopostia
saggi in vitro per valutare le potenziali attività coinvolte nell’antagonismo quali la produzione di siderofori
[SchwynandNeilands,1997],ilrilasciodiesoenzimiqualiproteasiechitinasi[NielsenandSørensen,1997],la
sintesidisostanzetossichequaliammoniaca[CappuccinoandSherman,2005).]ecianati[Lorck,2004].Tali
saggicontribuirannoallacomprensionedelmeccanismoallabasedell’antagonismo.
Infine, i batteri coinvolti nei processi di biocontrollo sono stati identificati mediante il sequenziamento del
gene16SrRNA.
Risultatiottenuti
La collezione di isolati batterici ottenuta da piante di riso e mais è stata saggiata in vitro per valutare il
potenzialedibiocontrolloinessapresente.Inparticolareèstatasaggiatalacapacitàdegliisolatidiinibirela
crescita di (i) due patogeni fungini, quali Fusarium verticillioides e Magnaporthe orza e (ii) di un patogeno
batterico,qualeAcidovoraxavenae.
I risultati mostrano che nessuno dei batteri con attività ACC deaminasica ha dimostrato attività di
biocontrolloneiconfrontideiquattroceppidiF.verticillioides,adifferenzadegliattinobatteri.Inparticolare
solo i ceppi MͲACT1, MͲACT2 e MͲACT3, sono in grado di inibire la crescita di più ceppi di F. verticillioides
contemporaneamente.Inparticolare,idatimostranocheilceppoMͲACT1,affiliatiallaspecieBurkholderia
ambifariaèingradodiinibirelacrescitadituttiequattroiceppifunginitestati,ilceppoMͲACT2,anch’esso
affiliatoallaspecieBurkholderiaambifaria,èattivocontro3ceppifungini,mentrel’isolatoMͲACT3,affiliato
al genere Streptomyces, è risultato attivo solo contro 2 ceppi. In Figura 1 è riportato il grafico relativo
all’inibizionedellacrescitadeiquattroceppimediatodagliattinobatteriisolatidapiantedimais.
Figura 1. (A) Effetto di inibizione della
crescita dei quattro ceppi di Fusarium
valutato come raggio di crescita del
fungo in piastra. TͲtest ***= p<0,001;
CP= controllo positivo, crescita del
fungo in piastra senza sfida di
antagonismo. (B) Effetto di inibizione
della crescita dei quattro ceppi di
Fusarium valutato come percentuale di
inibizione. (C) Immagini relative al test
inpiastra.
͹ͳ
Alcontrario,nellacollezionebattericaisolatadapiantediriso,siaattinobatterichebattericonattivitàACC
deaminasica (ACCd) hanno presentato attività di inibizione in vitro nei confronti della crescita di
Magnaporthe orzyzae. In particolare, cinque ceppi di attinomiceti, tutti affiliati al genere Arthrobacter, e 8
ceppiACCdappartenentiaigeneriBacillus,Enterobacter,PantoeaeKluyvera,hannomostratounariduzione
dellacrescitaneiconfrontidialmenounodeidueceppidiM.oryzae.Lepercentualidiinibizionedellacrescita
mediatedaquesticeppivarianodal22%al46,4%pergliattinobatteri(Figura2)edal9,9%al38%nelcasodi
batteriACCd(Figura3).
Figura 2. Effetto di inibizione della crescita del (A) ceppo A e del (B) ceppo B di M. oryzae da parte di
attinobatterivalutatocomeriduzionedelraggiodicrescitadelfungoinpiastra.Sottoaigraficidellemisure
sono riportate le rispettive percentuali di inibizione della crescita. TͲtest ***= p<0,001; **= p<0,01; CP=
controllo positivo, crescita del fungo in piastra senza sfida di antagonismo. (C) Immagini relative al test in
piastra.
Figura3.Effettodiinibizionedellacrescitadel(A)ceppoAedel(B)ceppoBdiM.oryzaedapartedibatteri
conattivitàACCdeamminasica,valutatocomeriduzionedelraggiodicrescitadelfungoinpiastra.Sottoai
grafici delle misure sono riportate le rispettive percentuali di inibizione della crescita. TͲtest ***= p<0,001;
**=p<0,01;CP=controllopositivo,crescitadelfungoinpiastrasenzasfidadiantagonismo.
͹ʹ
E’stataquindisaggiatalacapacitàdi100ceppidiattinobatterie29ceppiACCd,tuttiisolatidapiantediriso
sottoposteadiversiregimicolturali,diinibirelacrescitadelpatogenobattericoAcidovoraxavenae.Irisultati
preliminarimostranocome13attinobatterisianoingradodiinibirelacrescitainvitrodiquestopatogenocon
uneffettodiinibizionecheproducealonidiinibizionevariabilitra0,30±0,08a0,85±0,06mm(Figura4)
1
Alonediinibizione(mm)
0.9
0.8
0.7
0.6
0.5
0.4
0.3
0.2
0.1
0
Figura4.EffettodiinibizionedellacrescitadelceppobattericoAcidovoraxavenaedapartediattinobatteri,
valutatocomeriduzionedellacrescitabattericainmillimetri(mm).
I16ceppibattericichehannomostranoattivitàdibiocontrolloinvitroneiconfrontidipatogenifunginisono
statisottopostiatestvoltiacomprendereimeccanismidiinibizionedellacrescita.Sonostatevalutateinvitro
la capacità di produrre enzimi litici quali proteasi, cellulasi e glucanasi, la produzione di sostanze tossiche
qualiammoniacaelaproduzionedimolecolechelantiperilferro,cheimpedisconol’assimilazionediquesto
elemento essenziale per la crescita e proliferazione dei patogeni fungini. Tali saggi contribuiranno alla
comprensione del meccanismo alla base dell’antagonismo. Le attività più diffuse risultano essere la
produzione di ammoniaca effettuata da 14 ceppi e la sintesi di siderofori effettuata da 12 ceppi. Nessun
ceppo si è dimostrato in grado di produrre cellulasi e glucanasi mentre 5 ceppi sono risultati in grado di
produrreproteasi(Tabella1).SullabasedeitestPGPeffettuati,lasintesidiammoniacaèrisultatal’attività
principale di interferenza sulla crescita fungina, attività presentata da circa l’80% dei ceppi che hanno
mostratoantagonismoneiconfrontideifitopatogenisaggiati.
Inoltre,idatiottenutifinoadoraevidenzianounastringenteselettivitàesercitatadallapiantaneiconfronti
delle popolazioni associate in quanto solo i ceppi isolati dall’apparato radicale di una coltura presentano
attivitàantagonistaversoilpatogenocheaffliggelastessaspecievegetale.Infatti,comemostratoinTabella
1,soloiceppibattericiisolatidamaissonoingradodiesercitareun’attivitàdibiocontrolloversoFusarium,
patogeno fungino anch’esso isolato da piante di mais. Lo stesso vale per il modello riso, dove solo i ceppi
naturalmenteassociatiaquestacolturasonocapacidiinibirelacrescitadiM.oryzae.
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Tabella1.IdentificazionefilogeneticaetestPGPdeibatterichehannomostratoattivitàdibiocontrollonei
confronti dei ceppi di Fusarium e Magnaporthe saggiati. In grassetto sono evidenziate le attività PGP dei
ceppipiùattivinell’attivitàdibiocontrollo.
Ricaduteoperative
L’usodiagrofarmacidisintesihasicuramenteaiutatol’agricolturainquestosecolo,maancheinquestocaso
confortiripercussionisull’interoecosistemaagricolo.L’elevatocostodeiprodottifitosanitariedillorocritico
impattoambientalerendonoprioritarialamessaapuntodistrategiealternativedidifesadellepiantetesea
ridurre,senonescludere,l’impiegodiquestiprodotti.Finoadoggilestrategiealternativeedecosostenibili
adottatesifondanoessenzialmentesuiprincipidilottaagronomicabasatasullasceltavarietaleesulcontrollo
dellaconcimazioneazotata.Ulterioriprospettivesonorecentementeemerseinseguitoall’individuazionedi
microrganisminaturalmenteassociatiallepianteedingradodicontrastarelosviluppodiagentifitopatogeni
esercitando una funzione di biocontrollo attraverso fenomeni di competizione per nicchie ecologiche e
substrati,produzionediinibitori,sostanzeallochimiche,antibiotici,cianidiedenzimilitici.Esistonoindicazioni
semprepiùchiareriguardantiilruolodiquestibatteri,naturalmenteassociatiallepiante,nell’esercitareun
effettodiprotezioneneiconfrontidifitopatogenisiadinaturabattericachefungina.Ilpresentestudiosiè
concentratopertantosull’isolamentoelacaratterizzazionedibattericoinvoltineiprocessidibiocontrollodei
principalipatogenidelriso(Magnaportesp.)edelmais(Fusariumsp.)riscontratiinLombardia,focalizzando
leprocedurediisolamentosuduecategoriedibatteripotenzialmenteantagonisti.Sonostatiinfattiutilizzati
terrenicolturaliperselezionare(i)attinobatteri,giànotiinletteraturaperleloroattivitàdibiocontrolloverso
molteplicifitopatogeni,e(ii)battericonattivitàACCdeaminasicachegrazieallepotenzialitàdipromozione
dellacrescitavegetalepotrebberoesseresfruttatiperlaformulazionediprodotticonattivitàdibiocontrollo,
͹Ͷ
ealtempostessobiofertilizzante,inpraticheagricolesostenibilicontribuendoaridurrel’utilizzodisostante
disintesi.
Laselezionedibatteriassociatiapiantedirisoemaishapermessodivalutareilpotenzialedibiocontrollonei
confronti di patogeni fungini e batterici associati alle diverse varietà cerealicole studiate e alle diverse
pratichecolturaliconloscopodiindividuareceppiantagonistiingradodiminimizzareleperditeproduttivee
capaciquindidicontribuirealmiglioramentocomplessivodellaproduttivitàcerealicolaLombarda.
Irisultatiottenutidaquestostudiomostranocomelestessepiantesianoingradodiselezionarecomunità
battericheconunintrinsecaattivitàantagonistaneiconfrontidelleprincipalifitopatologiecapacidiinfettare
le stesse varietà vegetali. È infatti da sottolineare il fatto che non è stato trovato nessun ceppo isolato da
piantedimaiscapacediinibirelacrescitadeifitopatogenifunginidelriso,eviceversa.Gliisolatiselezionati
costituisconoquindiuninteressantepresuppostoperlacostituzionediformulaticonattivitàdibiocontrollo
specificheingradodiproteggerelediversecolturecerealicoledaiprincipalipatogenidiinteresse,riducendo
così la richiesta di apporti di agro farmaci di sintesi. Allo stesso tempo le potenzialità di promozione della
crescitavegetaledeiceppiselezionatirappresenterebbeunvaloreaggiuntoalprodottochepotrebberivelarsi
moltoutilenelleapplicazionidicampo.
Conclusioni
Irisultatiquiriportatimettonoinevidenzailgrandepotenzialedibiocontrollodellacollezionediceppiisolati
da endosfera e rizosfera di riso e mais. In particolare, i risultati mostrano una stringente specificità di
inibizionedellacrescitadelpatogenoasecondadellapiantadiorigine.Infatti,soloiceppiisolatidall’apparato
radicalesiadelrisosiadelmaispresentanoattivitàantagonistaversoilpatogenoisolatodallastessacoltura.
Nel caso del riso, l’attività antagonista nei confronti di M. orza risulta presente in attinomiceti affiliati al
genere Arthrobacter (4 ceppi) e in 8 ceppi batterici con attività ACCͲdeaminasica identificati come
appartenenti ai generi Bacillus, Klebsiella, Enterobacter, Pantoea e Kluyera. Al, contrario, nel caso del mais
solo tre ceppi hanno presentato attività di biocontrollo nei confronti di F. verticillioides, appartenenti ai
generibattericiBurkholderiasp.eStreptomycessp..
Grazieaitestinvitroèstatopossibilestabilirequalefossel’attivitàantagonistamaggiormenterappresentata
tra gli isolati e quindi possibile responsabile dell’inibizione stessa. Nel dettaglio, la sintesi di ammoniaca
risulta essere il meccanismo più diffuso coinvolto nell’interferenza sulla crescita fungina, seguito dalla
produzione di siderofori e proteasi. Al contrario, enzimi idrolitici come glucanasi e cellulasi non
sembrerebberoesserecoinvolteneiprocessidiinibizionemediatidaquestibatteri.
Future ricerche dovranno approfondire le conoscenze sulla diversità metabolica e genetica dei ceppi che
hannodimostratoinvitroedinvivoattivitàPGP,perunafuturaapplicazioneincampodiformulatibatterici
con attività biofertilizzanti e di biocontrollo. L’utilizzo di microrganismi PGP si presenta quindi come uno
strumentopotenzialmenteefficacenellimitarel’utilizzodifertilizzanti,fitofarmaciel’irrigazionedisupporto,
contribuendo ad alleviare le conseguenze negative dei problemi climatici ed ambientali nell’ambito
dell’odiernaagricoltura.
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