XXXXXXXXXXXXXXXXXX xxxxxxxxxxx La Tonda Iblea j di Luca Càvera i LUIGI VERONELLI LO HA DEFINITO «IL MIGLIORE DELLA SICILIA». VITO E GIUSEPPE DIVITA HANNO MESCOLATO STORIA, TRADIZIONE E INNOVAZIONE IN UN OLIO VERO INTERPRETE DELLA SICILIANITÀ Gusto • 16 Aprile 2013 XXXXXXXXXXXXXXXXXXXX Vito e Giuseppe Divita su una collina circondata da verdi boschi. È considerata la perla degli Iblei. È divenuta da alcuni anni famosa per la qualità dell’olio che vi si produce. È Chiaramonte Gulfi, località in provincia di Ragusa dove si coltiva una varietà di ulivo unica: la Tonda Iblea. Cultivar molto antica e autoctona, riesce a dare olii eccellenti. Con le parole illustri di Luigi Veronelli, enologo, cuoco, gastronomo e scrittore: «A Chiaramonte Gulfi si produce olio di oliva di eccezionale bontà. Giallo dorato, è come percorso da brividi verdi. Saporito, polposo, quasi nulla l’acidità. Lo giudico il migliore della Sicilia». Di questo prezioso alimento – molto profumato, con sentori erbacei e di frutta bianca, armonico al palato, con amaro e piccante equilibrati – hanno scelto di farsi interpreti i due giovani fratelli, Vito e Giuseppe Divita dell’oleificio Guccione, che quest’anno hanno battezzato il nettare verde Zahara. «La nostra sfida – spiega Giuseppe – è stata creare un prodotto unico. Zahara non è un olio banale, di quelli acquistati di impulso, messi a tavola e con lo stesso impulso versati sul piatto. È un grand cru da apprezzare, elegante, che si fa scegliere. Una volta messo a tavola riesce a evocare i sapori e gli odori della tradi- È Aprile 2013 zione e della cultura siciliana e mediterranea». È un olio che non lascia nulla al caso, ogni suo elemento è carico di storia e significati. «Abbiamo voluto far raccontare a quest’olio – continua Giuseppe – parte delle origini e della storia olearia e culturale siciliana, focalizzandoci su due grandi periodi storici: quello arabo-normanno e quello fenicio. I Fenici, abili navigatori, fecero diventare la Sicilia un punto di snodo centrale nel Mediterraneo. Introdussero coltivazioni di frutta, di agrumi e altre piantagioni, tra cui l’ulivo. L’avvento degli Arabi, in seguito, diede il suo contributo nell’ambito culinario. Questi ultimi consideravano l’ulivo una pianta sacra ed è agli arabi che ci siamo rifatti per dare il nome al nostro olio: “Zahara” – da cui deriva la parola zàgara, che solitamente indica il fiore degli agrumi e dell’ulivo –, e che vuol dire “fiore che sfavilla di bianco”». Il tema fenicio ritorna ancora nell’etichetta, ispirata al sistema ideografico fenicio. «Quest’olio – aggiunge Vito – si rivolge a un mercato di nicchia. E questo non solo per le sue caratteristiche organolettiche, bensì anche per il sistema di produzione che abbiamo scelto di adottare. Dalla raccolta delle olive alla molitura e allo stoccaggio, dall’imbottigliamento e infine alla distribuzione, abbiamo integrato tutte le fasi della filiera. Questa integrazione a monte è un passaggio fondamentale per controllare al massimo la qualità della materia prima». E continua: «Raccogliamo le olive a mano e in anticipo, quando non sono ancora invaiate e quindi completamente verdi. Affinché il frutto giunga al frantoio sano, privo di ammaccature e immune da attacchi funginei o della mosca dell’ulivo, il raccolto viene molito in giornata. La molitura è eseguita con un moderno impianto a ciclo continuo, con frangitore a basso numero di giri, a una temperatura di processo controllata elettronicamente a 27 °C. Grazie all’ausilio di moderni sistemi di centrifugazione, riusciamo a ottenere un olio non dilavato, con un importante patrimonio fenolico (antiossidanti) e vitaminico (tocoferoli)». Insomma, oltre che un olio un viaggio nelle epoche e negli spazi della terra sicula. Sopra, prima fase di lavorazione all’interno dell’oleificio Guccione di Chiaramonte Gulfi (RG) www.oleificioguccione.it [email protected] d 17 • Gusto