Utilizzazione di una tecnologia innovative per il
trattamento dei sottoprodotti dell’oliveto e del frantoio
a fini agronomici ed energetici
R. Altieri1, G. Fontanazza1 and N. Cultrera1
1
Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo, Sezione
Olivicoltura, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Perugia, Italy
Abstract: The IRO-CNR has recently identified a new technology (Olive Mill By-products Processor OBPP)
that allows to remedy the shortcomings found in the current methods of recycling to soil olive mill residues.
The new process permits to recover grounded stones from fresh husk for energetic purpose and it results in a
Final Organic Product (FOP) that can be easily managed by the farmer. Different FOP showed no negative
interference with olive plant growth, when 15 kg/plant were applied on top the soil; in addition, FOP showed
its compatibility either in nursery with Olea europaea, and, like growth media, for cultivation of Fragaria
vesca. and Pleurotus eryngii.
INTRODUZIONE
Da anni la ricerca è impegnata a fornire soluzioni al
problema dello smaltimento dei reflui dei frantoi oleari,
proponendo numerose strategie di intervento finalizzate
alla riduzione del loro potenziale inquinante [1, 2, 3].
La problematica risulta particolarmente sentita per il
nostro Paese, tra i maggiori produttori di olio (Tab. 1).
Tab.1 Stime di produzione di olio e reflui oleari (000 t)
Sanse
vergini2
1044
3353
4407
Olio1
Italia
CE
Mondiale
473
1519
1996
Sanse
umide2
380
1220
1604
Acqua di
vegetazione2
1640
5276
6933
1 = medie campagne 1990/91-1997/98 (dati COI).
2 = produzioni stimate considerando una resa di estrazione
dell’olio pari al 20% e una diffusione del sistema estrattivo a 3
fasi continuo del 70 %, del due fasi continuo del 20% e del tre
fasi discontinuo (tradizionale) del 10%.
I reflui oleari presentano caratteristiche diverse in
funzione della tecnologia adottata per l’estrazione
dell’olio dalle olive (Tab. 2).
Tab. 2 Bilancio di massa nell'estrazione meccanica
dell’olio di oliva
Tecnologia
estrattiva
3 fasi cont.
3 fasi tradiiz
2 fasi
3 fasi a risp. H2O
La Tecnologia Innovativa
H2O
aggiunta
Sansa
Umidità
sansa
AV
%
kg /100 kg
olive
%
kg /100 kg
olive
48 - 54
25 - 30
58 - 62
50 - 52
80 – 110
56 - 58
0
33 - 35
50
0 - 10
0 – 10
0 – 20
55 – 57
30 - 35
75 - 80
56 - 60
progressivo a proposte miranti al recupero e alle
valorizzazione agronomica dei reflui oleari [4, 5, 6].
La diffusione dei sistemi di estrazione a due fasi, in
grado di ottenere una qualità superiore dell’olio estratto
[7], se da un lato consente di eliminare la produzione di
AV, dall’altro determina la necessità di smaltire le
cosiddette sanse umide che inglobano in una matrice
colloidale unica AV e residui della polpa e
dell’endocarpo. La produzione di tale refluo, scarsamente
gradito dai sansifici per l’estrazione chimica dell’olio
residuo, spinge verso soluzioni alternative. La legge
576/96, equiparando le sanse umide alle AV, consente un
loro diretto spargimento sui terreni agrari, anche se non
risolve integralmente i problemi legati alla gestione di
tale refluo [8]. Infatti, non ovunque si riscontrano
situazioni adeguate per lo spargimento diretto nei suoli,
sia in considerazione della stagione della molitura sia per
la diffusa collocazione dei frantoi a ridosso dei centri
urbani.
Nonostante la ricerca abbia espresso complessivamente
giudizi positivi sull’impiego agronomico diretto dei reflui
oleari, gli autori, tuttavia, spesso concordano nel
considerare l’effetto positivo sulle colture soltanto se
vengono rispettati dosaggi limitati e periodi particolari
d’impiego, in relazione anche alla natura e all’ubicazione
dei terreni e alla tipologia di coltura [9, 10, 11, 12, 13].
Con l’emanazione della legge nazionale che autorizza
lo spandimento controllato sui terreni delle Acque di
Vegetazione (AV) (L 574/96), si è passati in modo
Partendo dalle considerazioni suddette, l’IRO-CNR di
Perugia ha ideato una nuova tecnologia finalizzata al
superamento delle difficoltà esistenti nell’impiego diretto
a fini agronomici dei reflui oleari. A tal fine, attraverso un
contributo finanziario del Parco Nazionale del Cilento e
Vallo di Diano, è stato realizzato un primo prototipo, in
collaborazione con la ditta Verdegiglio Macchine
Agricole S.p.A. [4]. La tecnologia proposta consente il
raggiungimento dei seguenti obiettivi:
¾ processare tutti i sottoprodotti del frantoio in loco
(AV, sanse, rametti e foglie), attraverso una
Atti del Convegno CNR-ISAFOM, Portici (NA), 23-24 Settembre 2002
macchina (Olive Mill By-product Processor-OMBP)
in grado di fornire un prodotto finale, confezionato
in sacchi a rete, che non risulti percolante né
maleodorante e sia di facile trasporto nell'azienda
agricola dove, peraltro, può subire un ulteriore
stoccaggio in condizioni aerobiche prima
dell’impiego agronomico;
¾ ottenere un substrato finale che abbia le
caratteristiche chimico-fisiche di un concime
organico od organico minerale, realizzato attraverso
la miscelazione dei reflui oleari con altri idonei
sottoprodotti dell’agricoltura e dell’industria di
trasformazione (paglie, residui di potature, cascami
di lana, etc.) e/o con concimi minerali,
¾ consentire un agevole reintegro al suolo di tali
biomasse, configurando, nel rispetto dell’ambiente,
un concreto vantaggio economico sia per
l’agricoltore che per il frantoiano.
L'idea, nata da una serie di considerazioni di carattere
tecnico, economico e di mercato, intende, in primo
luogo, evitare di destinare le sanse all’estrazione
dell’olio, prodotto di qualità scadente che nuoce
all’immagine dell'olio d'oliva, consentendo la graduale
scomparsa dei santifici, fonte d’inquinamento ambientale
per l’emissione di solventi impiegati nel processo di
estrazione: a tal proposito il Decreto Ronchi (DL n. 22
del 05.02.97) dispone discipline rigorose da rispettare
che determinano costi di adeguamento molto elevati.
Inoltre, produttori e frantoiani non hanno alcun recupero
economico significativo dal conferimento della stessa ai
sansifici, mentre i reflui, se opportunamente trattati,
rappresentano una preziosa fonte di sostanza organica
per i suoli che contribuisce a ripristinare a livelli adeguati
il tenore di humus soprattutto nelle realtà dove i processi
di mineralizzazione procedono più rapidamente per
ragioni pedo-climatiche. L’azione benefica, miglioratrice
della fertilità dei suoli, riscontrabile a seguito dello
spargimento in campo di sostanza organica, è stata
ampiamente dimostrata [14, 15, 16].
La tecnologia innovativa IRO-CNR si è concretizzata
inizialmente con la realizzazione di un impianto pilota
che ha operato per tre anni presso la Cooperativa Nuovo
Cilento, in San Mauro del Cilento (SA); attualmente, a
seguito di finanziamento europeo nell’ambito del
progetto Life-Ambiente TIRSAV [17], si è giunti alla
realizzazione di un impianto definitivo (Fig. 1) così
costituito:
- denocciolatrice, formata da un sistema centrifugo che
separa il nocciolino dalla sansa. a monte del processo,
consentendo di sviluppare ulteriori tecnologie per un
suo più opportuno impiego a fini energetici
(combustione) o per altri scopi quali l’utilizzazione
come abrasivo per la “sabbiatura” dei monumenti e per
la levigatura delle fusoliere degli aerei, o per la
produzione di carbone attivo;
- bilancia, costituita da un sistema automatico e
calibrabile di pesatura delle componenti che, immesse
in percentuali prestabilite nel sistema, vanno a
costituire il prodotto organico finale, rendendo
continua l’operazione;
- vasca di miscelazione con biotrituratore, dotata di
lame montate su due coclee contro-rotanti in grado di
triturare i materiali immessi nel sistema per assorbire
l’umidità in eccesso. In questa fase, per ridurre
l’elevato rapporto C/N, è prevista l’aggiunta di
materiali organici di scarto ricchi di azoto o di concimi
azotati (organici o minerali);
- insaccatrice, costituta da un sistema che provvede a
calibrare e confezionare in sacchi a rete il prodotto
finale miscelato, così da renderlo facilmente
trasportabile e stoccabile in condizioni aerobiche.
Fig. 1: Macchina OMBP per il trattamento dei reflui
Con il presente lavoro si è inteso dare seguito ad una
serie di sperimentazioni, iniziate nel corso 2000 [18],
volte alla valutazione agronomica delle miscele
provenienti dall’impiego di questa tecnologia.
MATERIALI E METODI
Preliminarmente, si è indagato sulla potenziale
capacità ammendante e fertilizzante di miscele prodotte
con l’impiego della OMBP, mediante caratterizzazione
chimica sia dei singoli materiali di scarto scelti per la
loro realizzazione, sia delle diverse miscele prodotte nel
corso dell’anno 2000 e 2002 (Tab. 3). Il materiale da
analizzare è stato prelevato dalle miscele dopo 120
giorni di stoccaggio aerobico; le analisi chimiche sono
state condotte in accordo a metodiche specifiche di
riferimento [19, 20, 21].
Tab. 3 Composizione delle miscele realizzate
Miscele
A
B
C
E
F3
Sansa
% (p/p)
72
72
72
72
71
Mat. lign.-cell. 1
% (p/p)
22.5
17
28
17
25.5
Lana Enzimi2
% (p/p)
5.5
no
11
no
0
no
11
si
2
no
1: paglia (50%) + segatura (50%); 2: starter microbici; 3: con
aggiunta di 1.5 % di scarti della lavorazione dei fichi.
Successivamente, sono iniziate prove d’impiego
agronomico delle miscele che hanno interessato
coltivazioni di campo, di vivaio e fuori suolo.
Atti del Convegno CNR-ISAFOM, Portici (NA), 23-24 Settembre 2002
Prove di campo
A partire dalla primavera del 2000, presso un oliveto
irriguo ad alta densità (600 piante/ha, cv Frantoio,
allevate a monocono) dell’Azienda Casteldoglio, situato
in località Doglio (Monte Castello di Vibio, PG), è stata
realizzata una prova di spargimento di diverse miscele
prodotte dal OMBP, disegnata secondo uno schema a tre
blocchi randomizzati. Il suolo è gestito attraverso
inerbimento naturale permanente e, annualmente, viene
distribuita in superficie una dose di 15 kg/pianta dei
substrati a base di sansa denominati A, B e C. Nelle tesi
trattate con il materiale organico viene esclusa
qualunque forma di concimazione di sintesi. In tale
sperimentazione, su 5 piante per tesi scelte random ma
escludendo i bordi in parcelle costituite da 15 esemplari,
è stata valutata nel tempo sia l’espressione vegetativa,
attraverso la misura delle dimensioni del tronco e della
chioma, sia quella produttiva, rispetto a controlli non
concimati (T0) e concimati (TC) con un apporto di 90
kg/ha di N.
Prove di vivaio
La sperimentazione, allestita con barbatelle di Olea
europea L., ha previsto la propagazione per talea della
cv FS-17 in cassone riscaldato [22]. Le barbatelle
indurite sono state poste in allevamento in vasi da 2 litri
sotto ombrario dove, periodicamente, se ne è valutato la
mortalità e l’accrescimento attraverso la misurazione
dello sviluppo in altezza dell’astone. In dettaglio, le tesi
a confronto, costituite da 50 barbatelle ciascuna tutte
sottoposte alle misurazioni previste, sono state realizzate
con il terriccio standard da vivaio [22], arricchito al 15 e
al 30 % in peso delle miscele organiche denominate A,
B, C ed E ottenute attraverso il prototipo. Tali tesi sono
state messe a confronto con due controlli, uno
concimato in modo standard [22] (TEST) ed uno non
concimato (TEST 0).
Prove di coltivazione fuori suolo
La sperimentazione, condotta su Fragaria vesca L. var.
Regina delle Valli allevata direttamente su sacchi prodotti
dal OMBP, ha riguardato la valutazione di attecchimento
e di mortalità. La prova è stata allestita in ombraio,
mettendo a confronto il substrato B non concimato, con
un testimone allevato in condizioni standard [23].
L’investimento è stato di 12 piante di fragole a mq,
corrispondenti a 4 piante per sacco.
Un’ulteriore prova di coltivazione fuori suolo, condotta
in cella climatica, ha interessato il Pleurotus eryngii (D.C.
ex. Fr.) Quel. J. var. Mara inoculato su sacchi di 3 kg dei
substrati tipo A, B, C ed F. Lo sviluppo del micelio
fungino è stato messo a confronto con quello ottenuto su
sacchi di pari peso prodotti per il mercato dalla ditta
Italmiko. La coltivazione del fungo è stata condotta in
accordo alla metodica messa a punto dal Ferri [24].
Tutti i dati di accrescimento rilevati su Olea europea L.
sono stati sottoposti ad analisi statistica utilizzando il test
Student-Newman-Keuls.
RISULTATI E DISCUSSIONE
La caratterizzazione analitica dei componenti immessi
nel OMBP e delle singole miscele confezionate (Tab. 4,
5) ha evidenziato come la scelta di aggiungere
sottoprodotti di scarto ricchi di azoto (cascami di lana
grezza) consenta di ridurre effettivamente il rapporto C/N
a valori giudicabili migliori per i fini agronomici.
Tab. 4 Caratterizzazione chimica* delle componenti
immesse nel OBP
pH
S. S. (% p.f.)
Ceneri
(%)
C tot.
(%)
N tot.
(%)
C/N
Sansa
5.3
33.0
7.3
42.3
1.00
42.3
Paglia Segatura
nd
nd
95.0
98.0
11.0
11.4
35.8
46.3
0.35
0.12
102.3
385.8
Lana
nd
92.0
12.0
39.2
10.33
3.8
*Ogni dato, riferito al secco (105 °C), rappresenta la media di
tre determinazioni differenti tra loro per non più del 2%.
Tab. 5 Dati analitici* delle diverse miscele realizzate
A
S. S.
pH
CEs
Salinità
Sali sol.
Ceneri
C tot.
N tot.
C/N
N org.
Fen. tot.
Grassi
Miscele 2000
B C E
A
Miscele 2002
B C
F
(% p.f.) 64.3 78.4 68.9 59.5 50.2 48.6 49.7 81.4
7.58 7.44 8.72 7.39 8.52 8.59 7.91 8.12
(mS/cm) 3.54 2.86 2.38 1.22 2.31 2.37 2.81 2.95
(me/100g) 68.7 45.4 43.3 25.8 57.4 60.9 70.4 39.8
3.51 2.34 2.24 1.33 2.93 3.11 3.59 2.03
(%)
12.5 11.4 10.8 14.9 17.8 18.8 11.0 8.6
(%)
43.7 44.3 44.6 42.6 41.6 42.7 43.6 45.6
(%)
2.32 3.11 1.76 2.98 nd nd nd
nd
(%)
18.8 14.2 25.3 14.3 nd nd nd
nd
(% N tot.) 98.9 99.2 98.6 98.3 nd nd nd nd
(g/Kg) 2,42 1,60 1,23 1,14 nd nd nd nd
(g/Kg) 21.8 28.6 5.3 18.9 nd nd nd nd
*Ogni dato, riferito al secco (105 °C), rappresenta la media di
tre determinazioni differenti tra loro per non più del 2%.
Tutte le miscele mostrano caratteristiche analitiche che
rientrano nei limiti di riferimento stabiliti dalla normativa
per gli ‘ammendanti compostati misti’ (L 748/84), di
elevata qualità. In particolare, il pH, acido nelle sanse
umide tal quali, sale a valori sub-alcalini. Relativamente
al 2000, l’azoto presente nelle diverse miscele, è
prevalentemente organico (> 98% del totale) e risulta
maggiormente concentrato laddove è stata impiegata una
più alta % di lana (miscele B ed E); inoltre, lo scarso
tenore di grasso residuo, evidenziato in tutti i substrati, fa
presumere come tale componente organica vada incontro
ad una rapida degradazione nel tempo; si è anche
registrata, in tutte le miscele, una rilevante presenza di
fenoli totali, molecole ritenute responsabili, da diversi
autori, di azioni repressive dello sviluppo di nematodi
Atti del Convegno CNR-ISAFOM, Portici (NA), 23-24 Settembre 2002
fitopatogeni presenti nel suolo [25, 26, 27, 28]. E’ da
sottolineare, infine, come tutte le miscele in esame siano
effettivamente risultate non maleodoranti, non percolanti
e di facile impiego per gli scopi agronomici prefissati;
inoltre, la macchina, a parità di materiali organici
immessi nel sistema, ha espresso performance
riproducibili nel tempo.
I risultati preliminari di campo mostrano quanto segue:
l’incremento % del volume del tronco (Fig. 2, Tab. 6) non
manifesta differenze significative all’interno di ciascun
blocco randomizzato, per tutti i periodi considerati; fa
eccezione il blocco 2, caratterizzato da una giacitura
pianeggiante, dove, invece, la tesi TC 2, nel periodo
2000-2001, ha manifestato valori superiore a tutte le altre
tesi. Tale differenza è stata però colmata nel corso della
stagione vegetativa 2001-2002. Tutte le altre variazioni di
tale parametro, risultate significative ed emerse tra tesi
appartenenti a blocchi diversi, sono evidentemente da
imputare all’effetto delle differenti condizioni microambientali piuttosto che ai trattamenti in sperimentazione.
Fig. 2
%
500
A1
B3
T0 2
A2
C1
T0 3
A3
C2
TC 1
B1
C3
TC 2
B2
T0 1
TC 3
300
200
100
0
2000-2001
A1
A2
A3
B1
B2
B3
C1
C2
C3
T0 1
T0 2
T0 3
TC 1
TC 2
TC 3
Fig. 3 Incrementi % volume chioma
A1
A2
A3
B1
B2
C1
C2
C3
T0 1
% B3
T0 2
T0 3
TC 1
TC 2
TC 3
300
250
200
150
100
50
0
2000-2001
Tab. 7
Incrementi % volume tronco
400
Tab. 6
caso, nel corso del 2000-2001, la tesi TC 2 ha mostrato
una crescita maggiore rispetto alle altre tesi, differenza
questa volta rimasta significativa alla fine del biennio.
2001-2002
2000-2002
Incrementi % volume tronco
2000-2001
Media
DS
76.0 C 12.7
171.1 CB 39.5
107.1 CB 46.3
129.3 CB 99.1
164.4 CB 44.1
95.8 CB 27.7
78.3 C 35.8
160.9 CB 26.3
112.8 CB 28.0
84.3 C 32.4
184.4 B 27.0
102.1 CB 30.2
109.6 CB 24.1
254.0 A 74.8
96.3 CB 38.0
2001-2002
Media DS
70.2 A 16.5
58.1 A 28.8
60.1 A 47.2
64.5 A 31.2
58.4 A 21.5
41.5 A 13.7
45.7 A 8.1
58.3 A 5.3
33.0 A 17.9
73.1 A 29.6
55.6 A 33.3
47.3 A 6.4
49.3 A 13.7
57.1 A 18.1
50.6 A 27.6
2000-2002
Media
DS
198.8 B 26.0
333.7 BA 129.6
247.1 BA 181.4
300.9 BA 272.3
321.0 BA 107.0
174.8 B 28.0
159.9 B 55.8
314.1 BA 55.6
183.0 B 52.4
221.7 B 97.9
342.1 BA 100.6
198.2 B 50.1
215.2 B 20.1
448.5 A 91.4
197.8 B 99.0
Le medie accompagnate da lettere diverse sono statisticamente
differenti per P ≤ 0.05; DS = deviazione standard.
Riguardo alla valutazione dell’incremento % del
volume della chioma (Fig. 3, Tab. 7), anche in questo
A1
A2
A3
B1
B2
B3
C1
C2
C3
T0 1
T0 2
T0 3
TC 1
TC 2
TC 3
2001-2002
2000-2002
Incrementi % volume chioma
2000-2001
Media
DS
33.6 D 13.3
108.6 CB 20.6
45.5 D 30.6
37.5 D 32.1
111.7 CB 48.1
69.2 CD 29.0
39.5 D 28.7
87.4 CBD 18.4
64.5 CD 49.1
45.0 D 18.7
124.2 B 18.9
50.1 D 28.3
77.2 CBD 20.1
211.9 A 8.9
41.7 D 37.2
2001-2002
Media DS
13.0 A 11.1
29.8 A 16.4
18.4 A 21.3
27.2 A 16.8
17.8 A 12.1
0.1 A 0.1
9.6 A 9.9
13.0 A 15.0
14.7 A 32.0
29.9 A 12.3
11.3 A 13.4
9.2 A 13.2
15.5 A 5.9
16.1 A 8.3
25.7 A 31.4
2000-2002
Media
DS
50.6 D
17.0
173.1 B 60.0
69.0 D
27.8
75.0 D
46.5
149.2 CB 60.9
69.2 D
28.9
51.7 D
26.9
111.3 CD 29.0
79.5 D
33.8
87.3 CD 19.9
148.7 CB 29.5
61.3 D
17.1
104.2 CD 19.8
262.3 A 32.3
72.3 D
37.7
Le medie accompagnate da lettere diverse sono statisticamente
differenti per P ≤ 0.05; DS = deviazione standard.
E’ da evidenziare, inoltre, che la crescita %, relativa alla
stagione 2001-2002, non ha fatto registrare, per entrambi
i parametri biometrici presi in considerazione, alcuna
differenza significativa neppure tra tesi in blocchi diversi;
tutte le piante in sperimentazione presentano, pertanto,
una crescita normale, indipendentemente dalle condizioni
sperimentali a cui vengono sottoposte.
Non è stato, infine, possibile valutare l’effetto dei
diversi trattamenti sperimentali sulla risposta produttiva
delle piante in quanto, fino al 2001, la produzione, per
cause varie, è stata estremamente limitata.
Relativamente alla prova di allevamento di barbatelle di
olivo in vivaio, la mortalità registrata in tutte le tesi a
confronto è stata molto bassa (max 2%), comparabile con
quella dei controlli; gli accrescimenti maggiori sono stati
registrati nelle tesi dove è stata impiegata la miscela B,
addizionata in ragione del 15% e del 30% al substrato di
crescita, mostrando valori statisticamente superiori
persino al controllo concimato (Fig. 4 e Tab. 8).
Atti del Convegno CNR-ISAFOM, Portici (NA), 23-24 Settembre 2002
Fig. 4
cm
120
Altezza media di barbatelle di olivo
E 15%
B 15%
TEST 0
E 30%
B 30%
TEST
C 15%
A 15%
27/11/00
25/9/01
C 30%
A 30%
apprezzabile del micelio durante la fase agamica e, in tutti
i substrati testati, si è registrata anche una discreta
fruttificazione (Fig. 9).
Fig. 9 Pleurotus eryngii, coltivato su miscele a base di
reflui oleari
100
80
60
40
20
0
14/6/00
Tab. 8 Altezze medie barbatelle di olivo
A 15%
A 30%
B 15%
B 30%
C 15%
C 30%
E 15%
E 30%
TEST 0
TEST
CONCLUSIONI
21/6/02
14/06/2000 27/11/2000 25/09/2001 21/06/2002
Media DS Media DS Media DS Media DS
11,2 ba 2.9 36,6 b 7.5 67,9 b 13.5 77,2 b 16,0
8,5 d 2.5 29,3 c 10.5 57,8 cd 14.5 64,1 dc 15.7
10,4 bac 2.9 42,8 a 8.7 82,9 a 14.5 97,2 a 14.4
9,6 bdc 3.1 43,1 a 7.6 87,6 a 1546 96,5 a 17.6
10,7 bac 3.8 38,3 b 8.6 59,3 cd 12.4 65,2 dc 12.1
11,2 ba 3.8 27,3 c 9.7 52,5 d 13.3 60,5 de 14.0
10,5 bac 2.9 30,4 c 9.3 46,1 e 10.5 55,0 fe 11.1
9,1 dc 3.5 40,5 ab 10.1 62,8 cb 12.0 70,6 c 14.7
12,0 a 4.3 20,1 d 6.4 40,0 f 10.9 50,2 fe 11.3
9,5 bdc 1.9 36,2 b 15.6 61,0 c 17.5 68,8 c 14.6
Le medie accompagnate da lettere diverse sono statisticamente
differenti per P ≤ 0.05; DS = deviazione standard.
Riguardo alla prova di coltivazione della fragola, il
substrato B ha dato risposte soddisfacenti sia in termini di
attecchimento, sia di mortalità la quale si è attestata su
valori accettabili (< 5%); si è, inoltre, manifestata una
discreta attività produttiva (Fig. 8).
Fig. 8 Fragaria vesca, allevata su sacchi di miscela B
Infine, riguardo alla prova di coltivazione fuori suolo di
Pleurotus eryngii si è osservato uno sviluppo
La caratterizzazione analitica delle miscele realizzate
con la tecnologia innovativa messa a punto per il
trattamento dei reflui oleari consente di far supporre una
loro potenziale efficacia agronomica. A sostegno di tale
ipotesi, la sperimentazione realizzata, tuttora in corso, ha
fornito, finora, risultati incoraggianti, sia in pieno campo,
sia in ambito vivaistico dove la miscela B si è dimostrata
particolarmente adatta all’allevamento di barbatelle di
olivo. Tale giudizio positivo è stato confermato dai test di
coltivazione fuori suolo effettuati, riguardanti sia la
fragola sia il pregiato cardoncello, dove è emersa la
compatibilità dei substrati impiegati a tali specie scelte
per la sperimentazione.
L’utilizzazione a fini agronomici dei reflui da frantoi
oleari processati secondo la tecnologia innovativa
proposta dall’IRO-CNR consente, dunque, di raggiungere
numerosi vantaggi sia gestionali, sia di carattere
ambientale. Infatti, il processo, compiuto dalla macchina
in modo automatico e continuo, è in linea con il frantoio e
consente di ottimizzare il sistema, permettendo di
ottenere una miscela di biomasse non percolante,
agevolmente confezionabile e trasportabile anche dal
singolo olivicoltore in azienda dove può essere stoccata
senza inconvenienti (produzione di cattivi odori), in attesa
del momento migliore per la sua distribuzione in campo.
La gestione dei reflui oleari secondo la tecnologia
proposta consente al frantoiano di eliminare i sistemi di
stoccaggio dei reflui, sostituiti tutt’al più da una vasca di
limitate dimensioni che serve come contenitore
temporaneo del refluo. Il sistema ideato consente il
recupero del nocciolino a monte processo; tale
sottoprodotto, che ha un valore di mercato stimabile tra
gli 80 e 100 Є/t, può garantire un rilevante introito
economico al frantoiano. L’olivicoltore, da parte sua, può
recuperare e valorizzare il substrato organico a fini
agronomici, sostituendo, se non completamente come nel
caso della coltivazione biologica, almeno in parte
l’impiego di concimi chimici di sintesi, ottenendo un
risparmio economico diretto.
Atti del Convegno CNR-ISAFOM, Portici (NA), 23-24 Settembre 2002
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Atti del Convegno CNR-ISAFOM, Portici (NA), 23-24 Settembre 2002
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