Utilizzazione di una tecnologia innovative per il trattamento dei sottoprodotti dell’oliveto e del frantoio a fini agronomici ed energetici R. Altieri1, G. Fontanazza1 and N. Cultrera1 1 Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo, Sezione Olivicoltura, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Perugia, Italy Abstract: The IRO-CNR has recently identified a new technology (Olive Mill By-products Processor OBPP) that allows to remedy the shortcomings found in the current methods of recycling to soil olive mill residues. The new process permits to recover grounded stones from fresh husk for energetic purpose and it results in a Final Organic Product (FOP) that can be easily managed by the farmer. Different FOP showed no negative interference with olive plant growth, when 15 kg/plant were applied on top the soil; in addition, FOP showed its compatibility either in nursery with Olea europaea, and, like growth media, for cultivation of Fragaria vesca. and Pleurotus eryngii. INTRODUZIONE Da anni la ricerca è impegnata a fornire soluzioni al problema dello smaltimento dei reflui dei frantoi oleari, proponendo numerose strategie di intervento finalizzate alla riduzione del loro potenziale inquinante [1, 2, 3]. La problematica risulta particolarmente sentita per il nostro Paese, tra i maggiori produttori di olio (Tab. 1). Tab.1 Stime di produzione di olio e reflui oleari (000 t) Sanse vergini2 1044 3353 4407 Olio1 Italia CE Mondiale 473 1519 1996 Sanse umide2 380 1220 1604 Acqua di vegetazione2 1640 5276 6933 1 = medie campagne 1990/91-1997/98 (dati COI). 2 = produzioni stimate considerando una resa di estrazione dell’olio pari al 20% e una diffusione del sistema estrattivo a 3 fasi continuo del 70 %, del due fasi continuo del 20% e del tre fasi discontinuo (tradizionale) del 10%. I reflui oleari presentano caratteristiche diverse in funzione della tecnologia adottata per l’estrazione dell’olio dalle olive (Tab. 2). Tab. 2 Bilancio di massa nell'estrazione meccanica dell’olio di oliva Tecnologia estrattiva 3 fasi cont. 3 fasi tradiiz 2 fasi 3 fasi a risp. H2O La Tecnologia Innovativa H2O aggiunta Sansa Umidità sansa AV % kg /100 kg olive % kg /100 kg olive 48 - 54 25 - 30 58 - 62 50 - 52 80 – 110 56 - 58 0 33 - 35 50 0 - 10 0 – 10 0 – 20 55 – 57 30 - 35 75 - 80 56 - 60 progressivo a proposte miranti al recupero e alle valorizzazione agronomica dei reflui oleari [4, 5, 6]. La diffusione dei sistemi di estrazione a due fasi, in grado di ottenere una qualità superiore dell’olio estratto [7], se da un lato consente di eliminare la produzione di AV, dall’altro determina la necessità di smaltire le cosiddette sanse umide che inglobano in una matrice colloidale unica AV e residui della polpa e dell’endocarpo. La produzione di tale refluo, scarsamente gradito dai sansifici per l’estrazione chimica dell’olio residuo, spinge verso soluzioni alternative. La legge 576/96, equiparando le sanse umide alle AV, consente un loro diretto spargimento sui terreni agrari, anche se non risolve integralmente i problemi legati alla gestione di tale refluo [8]. Infatti, non ovunque si riscontrano situazioni adeguate per lo spargimento diretto nei suoli, sia in considerazione della stagione della molitura sia per la diffusa collocazione dei frantoi a ridosso dei centri urbani. Nonostante la ricerca abbia espresso complessivamente giudizi positivi sull’impiego agronomico diretto dei reflui oleari, gli autori, tuttavia, spesso concordano nel considerare l’effetto positivo sulle colture soltanto se vengono rispettati dosaggi limitati e periodi particolari d’impiego, in relazione anche alla natura e all’ubicazione dei terreni e alla tipologia di coltura [9, 10, 11, 12, 13]. Con l’emanazione della legge nazionale che autorizza lo spandimento controllato sui terreni delle Acque di Vegetazione (AV) (L 574/96), si è passati in modo Partendo dalle considerazioni suddette, l’IRO-CNR di Perugia ha ideato una nuova tecnologia finalizzata al superamento delle difficoltà esistenti nell’impiego diretto a fini agronomici dei reflui oleari. A tal fine, attraverso un contributo finanziario del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, è stato realizzato un primo prototipo, in collaborazione con la ditta Verdegiglio Macchine Agricole S.p.A. [4]. La tecnologia proposta consente il raggiungimento dei seguenti obiettivi: ¾ processare tutti i sottoprodotti del frantoio in loco (AV, sanse, rametti e foglie), attraverso una Atti del Convegno CNR-ISAFOM, Portici (NA), 23-24 Settembre 2002 macchina (Olive Mill By-product Processor-OMBP) in grado di fornire un prodotto finale, confezionato in sacchi a rete, che non risulti percolante né maleodorante e sia di facile trasporto nell'azienda agricola dove, peraltro, può subire un ulteriore stoccaggio in condizioni aerobiche prima dell’impiego agronomico; ¾ ottenere un substrato finale che abbia le caratteristiche chimico-fisiche di un concime organico od organico minerale, realizzato attraverso la miscelazione dei reflui oleari con altri idonei sottoprodotti dell’agricoltura e dell’industria di trasformazione (paglie, residui di potature, cascami di lana, etc.) e/o con concimi minerali, ¾ consentire un agevole reintegro al suolo di tali biomasse, configurando, nel rispetto dell’ambiente, un concreto vantaggio economico sia per l’agricoltore che per il frantoiano. L'idea, nata da una serie di considerazioni di carattere tecnico, economico e di mercato, intende, in primo luogo, evitare di destinare le sanse all’estrazione dell’olio, prodotto di qualità scadente che nuoce all’immagine dell'olio d'oliva, consentendo la graduale scomparsa dei santifici, fonte d’inquinamento ambientale per l’emissione di solventi impiegati nel processo di estrazione: a tal proposito il Decreto Ronchi (DL n. 22 del 05.02.97) dispone discipline rigorose da rispettare che determinano costi di adeguamento molto elevati. Inoltre, produttori e frantoiani non hanno alcun recupero economico significativo dal conferimento della stessa ai sansifici, mentre i reflui, se opportunamente trattati, rappresentano una preziosa fonte di sostanza organica per i suoli che contribuisce a ripristinare a livelli adeguati il tenore di humus soprattutto nelle realtà dove i processi di mineralizzazione procedono più rapidamente per ragioni pedo-climatiche. L’azione benefica, miglioratrice della fertilità dei suoli, riscontrabile a seguito dello spargimento in campo di sostanza organica, è stata ampiamente dimostrata [14, 15, 16]. La tecnologia innovativa IRO-CNR si è concretizzata inizialmente con la realizzazione di un impianto pilota che ha operato per tre anni presso la Cooperativa Nuovo Cilento, in San Mauro del Cilento (SA); attualmente, a seguito di finanziamento europeo nell’ambito del progetto Life-Ambiente TIRSAV [17], si è giunti alla realizzazione di un impianto definitivo (Fig. 1) così costituito: - denocciolatrice, formata da un sistema centrifugo che separa il nocciolino dalla sansa. a monte del processo, consentendo di sviluppare ulteriori tecnologie per un suo più opportuno impiego a fini energetici (combustione) o per altri scopi quali l’utilizzazione come abrasivo per la “sabbiatura” dei monumenti e per la levigatura delle fusoliere degli aerei, o per la produzione di carbone attivo; - bilancia, costituita da un sistema automatico e calibrabile di pesatura delle componenti che, immesse in percentuali prestabilite nel sistema, vanno a costituire il prodotto organico finale, rendendo continua l’operazione; - vasca di miscelazione con biotrituratore, dotata di lame montate su due coclee contro-rotanti in grado di triturare i materiali immessi nel sistema per assorbire l’umidità in eccesso. In questa fase, per ridurre l’elevato rapporto C/N, è prevista l’aggiunta di materiali organici di scarto ricchi di azoto o di concimi azotati (organici o minerali); - insaccatrice, costituta da un sistema che provvede a calibrare e confezionare in sacchi a rete il prodotto finale miscelato, così da renderlo facilmente trasportabile e stoccabile in condizioni aerobiche. Fig. 1: Macchina OMBP per il trattamento dei reflui Con il presente lavoro si è inteso dare seguito ad una serie di sperimentazioni, iniziate nel corso 2000 [18], volte alla valutazione agronomica delle miscele provenienti dall’impiego di questa tecnologia. MATERIALI E METODI Preliminarmente, si è indagato sulla potenziale capacità ammendante e fertilizzante di miscele prodotte con l’impiego della OMBP, mediante caratterizzazione chimica sia dei singoli materiali di scarto scelti per la loro realizzazione, sia delle diverse miscele prodotte nel corso dell’anno 2000 e 2002 (Tab. 3). Il materiale da analizzare è stato prelevato dalle miscele dopo 120 giorni di stoccaggio aerobico; le analisi chimiche sono state condotte in accordo a metodiche specifiche di riferimento [19, 20, 21]. Tab. 3 Composizione delle miscele realizzate Miscele A B C E F3 Sansa % (p/p) 72 72 72 72 71 Mat. lign.-cell. 1 % (p/p) 22.5 17 28 17 25.5 Lana Enzimi2 % (p/p) 5.5 no 11 no 0 no 11 si 2 no 1: paglia (50%) + segatura (50%); 2: starter microbici; 3: con aggiunta di 1.5 % di scarti della lavorazione dei fichi. Successivamente, sono iniziate prove d’impiego agronomico delle miscele che hanno interessato coltivazioni di campo, di vivaio e fuori suolo. Atti del Convegno CNR-ISAFOM, Portici (NA), 23-24 Settembre 2002 Prove di campo A partire dalla primavera del 2000, presso un oliveto irriguo ad alta densità (600 piante/ha, cv Frantoio, allevate a monocono) dell’Azienda Casteldoglio, situato in località Doglio (Monte Castello di Vibio, PG), è stata realizzata una prova di spargimento di diverse miscele prodotte dal OMBP, disegnata secondo uno schema a tre blocchi randomizzati. Il suolo è gestito attraverso inerbimento naturale permanente e, annualmente, viene distribuita in superficie una dose di 15 kg/pianta dei substrati a base di sansa denominati A, B e C. Nelle tesi trattate con il materiale organico viene esclusa qualunque forma di concimazione di sintesi. In tale sperimentazione, su 5 piante per tesi scelte random ma escludendo i bordi in parcelle costituite da 15 esemplari, è stata valutata nel tempo sia l’espressione vegetativa, attraverso la misura delle dimensioni del tronco e della chioma, sia quella produttiva, rispetto a controlli non concimati (T0) e concimati (TC) con un apporto di 90 kg/ha di N. Prove di vivaio La sperimentazione, allestita con barbatelle di Olea europea L., ha previsto la propagazione per talea della cv FS-17 in cassone riscaldato [22]. Le barbatelle indurite sono state poste in allevamento in vasi da 2 litri sotto ombrario dove, periodicamente, se ne è valutato la mortalità e l’accrescimento attraverso la misurazione dello sviluppo in altezza dell’astone. In dettaglio, le tesi a confronto, costituite da 50 barbatelle ciascuna tutte sottoposte alle misurazioni previste, sono state realizzate con il terriccio standard da vivaio [22], arricchito al 15 e al 30 % in peso delle miscele organiche denominate A, B, C ed E ottenute attraverso il prototipo. Tali tesi sono state messe a confronto con due controlli, uno concimato in modo standard [22] (TEST) ed uno non concimato (TEST 0). Prove di coltivazione fuori suolo La sperimentazione, condotta su Fragaria vesca L. var. Regina delle Valli allevata direttamente su sacchi prodotti dal OMBP, ha riguardato la valutazione di attecchimento e di mortalità. La prova è stata allestita in ombraio, mettendo a confronto il substrato B non concimato, con un testimone allevato in condizioni standard [23]. L’investimento è stato di 12 piante di fragole a mq, corrispondenti a 4 piante per sacco. Un’ulteriore prova di coltivazione fuori suolo, condotta in cella climatica, ha interessato il Pleurotus eryngii (D.C. ex. Fr.) Quel. J. var. Mara inoculato su sacchi di 3 kg dei substrati tipo A, B, C ed F. Lo sviluppo del micelio fungino è stato messo a confronto con quello ottenuto su sacchi di pari peso prodotti per il mercato dalla ditta Italmiko. La coltivazione del fungo è stata condotta in accordo alla metodica messa a punto dal Ferri [24]. Tutti i dati di accrescimento rilevati su Olea europea L. sono stati sottoposti ad analisi statistica utilizzando il test Student-Newman-Keuls. RISULTATI E DISCUSSIONE La caratterizzazione analitica dei componenti immessi nel OMBP e delle singole miscele confezionate (Tab. 4, 5) ha evidenziato come la scelta di aggiungere sottoprodotti di scarto ricchi di azoto (cascami di lana grezza) consenta di ridurre effettivamente il rapporto C/N a valori giudicabili migliori per i fini agronomici. Tab. 4 Caratterizzazione chimica* delle componenti immesse nel OBP pH S. S. (% p.f.) Ceneri (%) C tot. (%) N tot. (%) C/N Sansa 5.3 33.0 7.3 42.3 1.00 42.3 Paglia Segatura nd nd 95.0 98.0 11.0 11.4 35.8 46.3 0.35 0.12 102.3 385.8 Lana nd 92.0 12.0 39.2 10.33 3.8 *Ogni dato, riferito al secco (105 °C), rappresenta la media di tre determinazioni differenti tra loro per non più del 2%. Tab. 5 Dati analitici* delle diverse miscele realizzate A S. S. pH CEs Salinità Sali sol. Ceneri C tot. N tot. C/N N org. Fen. tot. Grassi Miscele 2000 B C E A Miscele 2002 B C F (% p.f.) 64.3 78.4 68.9 59.5 50.2 48.6 49.7 81.4 7.58 7.44 8.72 7.39 8.52 8.59 7.91 8.12 (mS/cm) 3.54 2.86 2.38 1.22 2.31 2.37 2.81 2.95 (me/100g) 68.7 45.4 43.3 25.8 57.4 60.9 70.4 39.8 3.51 2.34 2.24 1.33 2.93 3.11 3.59 2.03 (%) 12.5 11.4 10.8 14.9 17.8 18.8 11.0 8.6 (%) 43.7 44.3 44.6 42.6 41.6 42.7 43.6 45.6 (%) 2.32 3.11 1.76 2.98 nd nd nd nd (%) 18.8 14.2 25.3 14.3 nd nd nd nd (% N tot.) 98.9 99.2 98.6 98.3 nd nd nd nd (g/Kg) 2,42 1,60 1,23 1,14 nd nd nd nd (g/Kg) 21.8 28.6 5.3 18.9 nd nd nd nd *Ogni dato, riferito al secco (105 °C), rappresenta la media di tre determinazioni differenti tra loro per non più del 2%. Tutte le miscele mostrano caratteristiche analitiche che rientrano nei limiti di riferimento stabiliti dalla normativa per gli ‘ammendanti compostati misti’ (L 748/84), di elevata qualità. In particolare, il pH, acido nelle sanse umide tal quali, sale a valori sub-alcalini. Relativamente al 2000, l’azoto presente nelle diverse miscele, è prevalentemente organico (> 98% del totale) e risulta maggiormente concentrato laddove è stata impiegata una più alta % di lana (miscele B ed E); inoltre, lo scarso tenore di grasso residuo, evidenziato in tutti i substrati, fa presumere come tale componente organica vada incontro ad una rapida degradazione nel tempo; si è anche registrata, in tutte le miscele, una rilevante presenza di fenoli totali, molecole ritenute responsabili, da diversi autori, di azioni repressive dello sviluppo di nematodi Atti del Convegno CNR-ISAFOM, Portici (NA), 23-24 Settembre 2002 fitopatogeni presenti nel suolo [25, 26, 27, 28]. E’ da sottolineare, infine, come tutte le miscele in esame siano effettivamente risultate non maleodoranti, non percolanti e di facile impiego per gli scopi agronomici prefissati; inoltre, la macchina, a parità di materiali organici immessi nel sistema, ha espresso performance riproducibili nel tempo. I risultati preliminari di campo mostrano quanto segue: l’incremento % del volume del tronco (Fig. 2, Tab. 6) non manifesta differenze significative all’interno di ciascun blocco randomizzato, per tutti i periodi considerati; fa eccezione il blocco 2, caratterizzato da una giacitura pianeggiante, dove, invece, la tesi TC 2, nel periodo 2000-2001, ha manifestato valori superiore a tutte le altre tesi. Tale differenza è stata però colmata nel corso della stagione vegetativa 2001-2002. Tutte le altre variazioni di tale parametro, risultate significative ed emerse tra tesi appartenenti a blocchi diversi, sono evidentemente da imputare all’effetto delle differenti condizioni microambientali piuttosto che ai trattamenti in sperimentazione. Fig. 2 % 500 A1 B3 T0 2 A2 C1 T0 3 A3 C2 TC 1 B1 C3 TC 2 B2 T0 1 TC 3 300 200 100 0 2000-2001 A1 A2 A3 B1 B2 B3 C1 C2 C3 T0 1 T0 2 T0 3 TC 1 TC 2 TC 3 Fig. 3 Incrementi % volume chioma A1 A2 A3 B1 B2 C1 C2 C3 T0 1 % B3 T0 2 T0 3 TC 1 TC 2 TC 3 300 250 200 150 100 50 0 2000-2001 Tab. 7 Incrementi % volume tronco 400 Tab. 6 caso, nel corso del 2000-2001, la tesi TC 2 ha mostrato una crescita maggiore rispetto alle altre tesi, differenza questa volta rimasta significativa alla fine del biennio. 2001-2002 2000-2002 Incrementi % volume tronco 2000-2001 Media DS 76.0 C 12.7 171.1 CB 39.5 107.1 CB 46.3 129.3 CB 99.1 164.4 CB 44.1 95.8 CB 27.7 78.3 C 35.8 160.9 CB 26.3 112.8 CB 28.0 84.3 C 32.4 184.4 B 27.0 102.1 CB 30.2 109.6 CB 24.1 254.0 A 74.8 96.3 CB 38.0 2001-2002 Media DS 70.2 A 16.5 58.1 A 28.8 60.1 A 47.2 64.5 A 31.2 58.4 A 21.5 41.5 A 13.7 45.7 A 8.1 58.3 A 5.3 33.0 A 17.9 73.1 A 29.6 55.6 A 33.3 47.3 A 6.4 49.3 A 13.7 57.1 A 18.1 50.6 A 27.6 2000-2002 Media DS 198.8 B 26.0 333.7 BA 129.6 247.1 BA 181.4 300.9 BA 272.3 321.0 BA 107.0 174.8 B 28.0 159.9 B 55.8 314.1 BA 55.6 183.0 B 52.4 221.7 B 97.9 342.1 BA 100.6 198.2 B 50.1 215.2 B 20.1 448.5 A 91.4 197.8 B 99.0 Le medie accompagnate da lettere diverse sono statisticamente differenti per P ≤ 0.05; DS = deviazione standard. Riguardo alla valutazione dell’incremento % del volume della chioma (Fig. 3, Tab. 7), anche in questo A1 A2 A3 B1 B2 B3 C1 C2 C3 T0 1 T0 2 T0 3 TC 1 TC 2 TC 3 2001-2002 2000-2002 Incrementi % volume chioma 2000-2001 Media DS 33.6 D 13.3 108.6 CB 20.6 45.5 D 30.6 37.5 D 32.1 111.7 CB 48.1 69.2 CD 29.0 39.5 D 28.7 87.4 CBD 18.4 64.5 CD 49.1 45.0 D 18.7 124.2 B 18.9 50.1 D 28.3 77.2 CBD 20.1 211.9 A 8.9 41.7 D 37.2 2001-2002 Media DS 13.0 A 11.1 29.8 A 16.4 18.4 A 21.3 27.2 A 16.8 17.8 A 12.1 0.1 A 0.1 9.6 A 9.9 13.0 A 15.0 14.7 A 32.0 29.9 A 12.3 11.3 A 13.4 9.2 A 13.2 15.5 A 5.9 16.1 A 8.3 25.7 A 31.4 2000-2002 Media DS 50.6 D 17.0 173.1 B 60.0 69.0 D 27.8 75.0 D 46.5 149.2 CB 60.9 69.2 D 28.9 51.7 D 26.9 111.3 CD 29.0 79.5 D 33.8 87.3 CD 19.9 148.7 CB 29.5 61.3 D 17.1 104.2 CD 19.8 262.3 A 32.3 72.3 D 37.7 Le medie accompagnate da lettere diverse sono statisticamente differenti per P ≤ 0.05; DS = deviazione standard. E’ da evidenziare, inoltre, che la crescita %, relativa alla stagione 2001-2002, non ha fatto registrare, per entrambi i parametri biometrici presi in considerazione, alcuna differenza significativa neppure tra tesi in blocchi diversi; tutte le piante in sperimentazione presentano, pertanto, una crescita normale, indipendentemente dalle condizioni sperimentali a cui vengono sottoposte. Non è stato, infine, possibile valutare l’effetto dei diversi trattamenti sperimentali sulla risposta produttiva delle piante in quanto, fino al 2001, la produzione, per cause varie, è stata estremamente limitata. Relativamente alla prova di allevamento di barbatelle di olivo in vivaio, la mortalità registrata in tutte le tesi a confronto è stata molto bassa (max 2%), comparabile con quella dei controlli; gli accrescimenti maggiori sono stati registrati nelle tesi dove è stata impiegata la miscela B, addizionata in ragione del 15% e del 30% al substrato di crescita, mostrando valori statisticamente superiori persino al controllo concimato (Fig. 4 e Tab. 8). Atti del Convegno CNR-ISAFOM, Portici (NA), 23-24 Settembre 2002 Fig. 4 cm 120 Altezza media di barbatelle di olivo E 15% B 15% TEST 0 E 30% B 30% TEST C 15% A 15% 27/11/00 25/9/01 C 30% A 30% apprezzabile del micelio durante la fase agamica e, in tutti i substrati testati, si è registrata anche una discreta fruttificazione (Fig. 9). Fig. 9 Pleurotus eryngii, coltivato su miscele a base di reflui oleari 100 80 60 40 20 0 14/6/00 Tab. 8 Altezze medie barbatelle di olivo A 15% A 30% B 15% B 30% C 15% C 30% E 15% E 30% TEST 0 TEST CONCLUSIONI 21/6/02 14/06/2000 27/11/2000 25/09/2001 21/06/2002 Media DS Media DS Media DS Media DS 11,2 ba 2.9 36,6 b 7.5 67,9 b 13.5 77,2 b 16,0 8,5 d 2.5 29,3 c 10.5 57,8 cd 14.5 64,1 dc 15.7 10,4 bac 2.9 42,8 a 8.7 82,9 a 14.5 97,2 a 14.4 9,6 bdc 3.1 43,1 a 7.6 87,6 a 1546 96,5 a 17.6 10,7 bac 3.8 38,3 b 8.6 59,3 cd 12.4 65,2 dc 12.1 11,2 ba 3.8 27,3 c 9.7 52,5 d 13.3 60,5 de 14.0 10,5 bac 2.9 30,4 c 9.3 46,1 e 10.5 55,0 fe 11.1 9,1 dc 3.5 40,5 ab 10.1 62,8 cb 12.0 70,6 c 14.7 12,0 a 4.3 20,1 d 6.4 40,0 f 10.9 50,2 fe 11.3 9,5 bdc 1.9 36,2 b 15.6 61,0 c 17.5 68,8 c 14.6 Le medie accompagnate da lettere diverse sono statisticamente differenti per P ≤ 0.05; DS = deviazione standard. Riguardo alla prova di coltivazione della fragola, il substrato B ha dato risposte soddisfacenti sia in termini di attecchimento, sia di mortalità la quale si è attestata su valori accettabili (< 5%); si è, inoltre, manifestata una discreta attività produttiva (Fig. 8). Fig. 8 Fragaria vesca, allevata su sacchi di miscela B Infine, riguardo alla prova di coltivazione fuori suolo di Pleurotus eryngii si è osservato uno sviluppo La caratterizzazione analitica delle miscele realizzate con la tecnologia innovativa messa a punto per il trattamento dei reflui oleari consente di far supporre una loro potenziale efficacia agronomica. A sostegno di tale ipotesi, la sperimentazione realizzata, tuttora in corso, ha fornito, finora, risultati incoraggianti, sia in pieno campo, sia in ambito vivaistico dove la miscela B si è dimostrata particolarmente adatta all’allevamento di barbatelle di olivo. Tale giudizio positivo è stato confermato dai test di coltivazione fuori suolo effettuati, riguardanti sia la fragola sia il pregiato cardoncello, dove è emersa la compatibilità dei substrati impiegati a tali specie scelte per la sperimentazione. L’utilizzazione a fini agronomici dei reflui da frantoi oleari processati secondo la tecnologia innovativa proposta dall’IRO-CNR consente, dunque, di raggiungere numerosi vantaggi sia gestionali, sia di carattere ambientale. Infatti, il processo, compiuto dalla macchina in modo automatico e continuo, è in linea con il frantoio e consente di ottimizzare il sistema, permettendo di ottenere una miscela di biomasse non percolante, agevolmente confezionabile e trasportabile anche dal singolo olivicoltore in azienda dove può essere stoccata senza inconvenienti (produzione di cattivi odori), in attesa del momento migliore per la sua distribuzione in campo. La gestione dei reflui oleari secondo la tecnologia proposta consente al frantoiano di eliminare i sistemi di stoccaggio dei reflui, sostituiti tutt’al più da una vasca di limitate dimensioni che serve come contenitore temporaneo del refluo. Il sistema ideato consente il recupero del nocciolino a monte processo; tale sottoprodotto, che ha un valore di mercato stimabile tra gli 80 e 100 Є/t, può garantire un rilevante introito economico al frantoiano. L’olivicoltore, da parte sua, può recuperare e valorizzare il substrato organico a fini agronomici, sostituendo, se non completamente come nel caso della coltivazione biologica, almeno in parte l’impiego di concimi chimici di sintesi, ottenendo un risparmio economico diretto. 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