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Olimpiadi Nazionali di Lingue e Civiltà Classiche, il “Fermi” e la sfida con i classici
Società 13/05/2014 , Redazione
«Si cum hac exceptione detur sapientia, ut illam inclusam
teneam nec enuntiem, reiciam: nullius boni sine socio iucunda
possessio est» [Se mi fosse concessa la sapienza a condizione di
tenerla chiusa in me e di non comunicarla ad altri, la rifiuterei:
non dà gioia il possesso di alcun bene, se non lo si può
condividere con altri. Seneca, Epistulae ad Lucilium - I, 6, 4] . È
la citazione con cui sono stati accolti i partecipanti alla Finale
Regionale delle Olimpiadi Nazionali delle Lingue e Civiltà
Classiche, svoltasi al Liceo Classico “F. Fiorentino” di Lamezia
Terme. Per gli studenti del liceo scientifico “Fermi” (Gabriele
Ciarlo, Maria Antonia D’Attimo, Giovanni Ferro, Francesco
Guarascio, Alberto Lento, Federica Pulice ) si tratta di un importante traguardo che conferma la
capacità del liceo di eccellere in competizioni in cui di solito hanno la meglio i licei classici. Ma
non è la prima volta. Già nel 2012 tre studenti dell’ istituto hanno avuto la possibilità di partecipare
alla prima edizione della Finale Nazionale delle olimpiadi, tenutasi a Venezia. La struttura delle
Olimpiadi è la seguente: i partecipanti si dividono in tre categorie Greco, Latino e Civiltà Classiche.
La partecipazione alle prime due prevede la traduzione di una versione, in prosa o in poesia,
corredata da un commento personale riferito non solo al brano ma anche all’opera da cui è tratta e
all’autore. La terza categoria, quella di Civiltà classica, implica la stesura di un saggio breve su una
particolare tematica, facendo prevalentemente riferimento a testi di autori greci e latini. «Si tratta –
ha spiegato Gabriele Ciarlo della classe V E - di una competizione dura per tutti, ma noi studenti
del “Fermi” siamo certi di aver profuso il massimo impegno, sfruttando al massimo le nostre
potenzialità. Inoltre un’occasione di confronto anche con altri studenti che come noi coltivano un
interesse per la cultura classica». Che non è un interesse di poco conto . «Difatti , ha precisato
ancora lo studente, studiare greco significa studiare la cultura dell’onore e della vergogna che
Omero canta, i soprusi e le violenze che le “Opere e Giorni” esiodee criticano; significa studiare
la nascita della democrazia lucidamente analizzata dal teatro classico; significa studiare la storia
come quel “possesso perenne” in cui Tucidide vede l’unico modo per evitare gli errori del passato;
significa studiare la crisi del modello della “πολις” (polis) e l’ascesa violenta della Macedonia con
la fine della libertà attraverso gli oratori attici. Ed il latino non è da meno, studiare il latino
significa studiare la strumentalizzazione della figura tradizionale del “miles-agricola”, con fascio
e forcone, contro quella modernità ellenica osteggiata da Catone il Censore; significa studiare la
soluzione pacifica dei problemi con la secessione della plebe sull’Aventino, significa studiare
l’ascesa degli eserciti personali come nuova forza politica, l’insufficienza delle forme istituzionali,
le congiure e le guerre civili del I secolo a.C. deprecate da Cicerone e analizzate da Sallustio;
significa studiare la fine delle guerre civili e l’ascesa dell’Impero, attraverso la paura di Virgilio e
Orazio; significa infine studiare la rovina di Roma con l’autocrazia di Nerone, che Lucano fa
risalire ai “bella plus quam civilia” che hanno ucciso la libertà». La grandezza dei classici
potremmo dire, citando Italo Calvino e il saggio “Perché leggere i classici”: «i classici sono quei
libri di cui si sente dire di solito: «Sto rileggendo…» e mai «Sto leggendo…». I classici sono libri
che esercitano un’influenza particolare sia quando s’impongono come indimenticabili, sia quando si
nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale. D’un
classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima. D’un classico ogni prima lettura è in
realtà una rilettura. Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire. I classici
sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra
e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato (o più
semplicemente nel linguaggio o nel costume). Un classico è un’opera che provoca incessantemente
un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso.
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