Organizzazione dei Servizi Sociali
sul territorio
Monica Minelli
la lunga storia
della nascita del welfare state
 le
Opere di assistenza nei Comuni italiani del
Medioevo e le Istituzioni sanitarie del Rinascimento
 la beneficenza pubblica dello Stato nel 1700
 le prime forme di previdenza sociale dopo la
rivoluzione industriale
 il “Rapporto sulla povertà” di Lord Beveridge in
Inghilterra (1942) definisce le linee del welfare state.
il welfare state
 “Un
insieme di interventi pubblici connessi al processo
di modernizzazione, i quali forniscono protezione
sotto forma di assistenza, assicurazione e sicurezza
sociale, introducendo tra l’altro specifici diritti sociali
nel caso di eventi prestabiliti, nonchè specifici doveri
di contribuzione finanziaria”
(Ferrera)
i modelli di welfare state
i
modelli occupazionali puri (Francia, Belgio,
Germania, Austria)
i
modelli occupazionali misti (Svizzera, Italia,
Irlanda)
i
modelli universalistici puri (Finlandia,
Danimarca, Norvegia, Svezia)
i
modelli universalistici misti (Nuova Zelanda,
Canada, Gran Bretagna)
la nascita del welfare state in Italia
 nel
periodo fascista: istituzione di Enti di assistenza
all’infanzia o a favore di categorie speciali;Eca,
Ipab e Patronati scolastici comunali; sistema
mutualistico in sanità ed Enti diversi a favore di
dipendenti pubblici e privati
 la costituzione repubblicana: artt. 2, 3, 32, 38, 117
e 118
 nel dopoguerra: interventi sanitari e sociali a favore
di particolari categorie con l’istituzione di Enti
dedicati (es.: AAI, Amministrazione Aiuti
Internazionali)
la nascita del welfare state in Italia
 nel
1970 sono istituite le Regioni a statuto ordinario e si
avvia il decentramento amministrativo delle autonomie
locali previsto dalla Costituzione e realizzato poi con la
legge 382/75 e col DPR 616/77che porta allo
scioglimento degli Enti nazionali ed il passaggio del
personale a Comuni, Regioni e Unità sanitarie Locali
 dopo alcune anticipazioni legislative (consultori
familiari, riforma psichiatrica, tossicodipendenze, leggi
regionali) nel 1978 viene approvata la legge istitutiva
del Servizio Sanitario Nazionale basata sulla
concezione universalistica del diritto alla salute
Le linee guida del Servizio Sanitario Nazionale
(833/78)
 prevenzione
 lotta
all’emarginazione
 integrazione tra servizi sociali e sanitari
 programmazione
 informazione
 decentramento
Franzoni, Anconelli, 2003
il decennio successivo all’istituzione del
Servizio Sanitario Nazionale
 mancata
riforma dell’assistenza, leggi regionali di
riordino delle competenze in materia
socioassistenziale
 sperimentazione di attività sociali delegate alle
Unità sanitarie locali (USSL)
 sviluppo di nuovi servizi sociosanitari e di
prevenzione del disagio
 promulgazione di importanti leggi di settore
(104/92, 285/77, ecc.)
 confusione di ruoli politici e tecnici nelle Usl,
inefficienze gestionali
la riforma del Servizio Sanitario Nazionale
(d.lgvo 502/92,517/93 e 229/99)
 le
Usl diventano Aziende Sanitarie Locali (ASL)
 viene ridotto il numero delle Usl e ridefiniti i
confini territoriali dei distretti
 al cittadino è riconosciuto il ruolo di “cliente” e
garantiti tutela dei diritti e partecipazione
 vengono precisate le responsabilità di Regioni,
Aziende sanitarie ed Enti locali
 si definisce il concetto di integrazione
sociosanitaria
la crisi del welfare state
 invecchiamento
della popolazione e allungamento
della vita media
 mutato ruolo della famiglia e aumento
dell’occupazione femminile
 fragilità del tessuto sociale
 emersione di nuovi bisogni e richiesta di inclusione
sociale
 aumento di consapevolezza di diritti da parte di
associazioni di familiari e utenti, crescenti aspettative
di qualità di vita
verso il welfare mix e la community care
 la
crisi porta ad una crescente collaborazione tra
pubblico e privato (esternalizzazioni di parti o interi
servizi)
 con la legge 381/1991 vengono definite due tipologie
di cooperative (tipo A e tipo B)
 a livello locale si sviluppano Enti/associazioni del terzo
settore
 gli Enti Locali assumono sempre più un ruolo di
programmazione,controllo e promozione di qualità che
non di gestione diretta di servizi
 il lavoro sociale si orienta maggiormente sulla comunità
locale, valorizzandone le risorse presenti
il terzo settore
 le
cooperative sociali
 il volontariato (“legge quadro sul volontarato”, l.
266/91)
 le fondazioni
 l’associazionismo(“disciplina delle associazioni di
promozione sociale”, l. 383/2000)
 gli interventi socialmente responsabili di imprese
profit
 l’attività di coordinamento locale del terzo settore
(forum del terzo settore)
parole chiave

MISSION

UNIVERSALISMO

SELETTIVITA’
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Organizzazione dei Servizi Sociali sul territorio ANNO 2014