Ravenna 15.01.2016
Welfare e Sanità - Dalla Legge di Stabilità all’Area Vasta Romagna
Quando abbiamo deciso di dedicare una serata al problema Sanitario e del Welfare, riguardante il
nostro Paese, abbiamo pensato che questo tema fosse importante per tutti noi, al pari di tutte le
altre problematiche che riguardano strettamente l’impresa agricola ed il reddito per i propri addetti.
Sanità e Welfare vanno strettamente considerati univoci nella loro funzione.
La Sanità è quella che costa di più a questo Paese, con una spesa complessiva di 111 miliardi di
euro, pari al 9,7% del PIL nazionale.
Va sottolineato però, che con questa percentuale di spesa il nostro Paese, a livello Europeo, è
quello che spende meno.Tuttavia la Sanità Itaiana è la seconda al mondo per servizi forniti.
Il Welfare pesa per 1,5 miliardi di euro a livello nazionale. Negli ultimi 7 anni si è registrata una
diminuzione dell’impegno finanziario dello Stato dai 2,5 miliardi del 2008 agli attuali 1,5 miliardi
della legge di stabilità 2016.
Questa finanziaria o legge di stabilità 2016 ha ridotto il fabbisogno sanitario nazionale standard a
111 miliardi, contro i 113 miliardi di Euro fissati in previsione dalla Legge di Stabilità 2015 (2
miliardi di Euro in meno). La finanziaria introduce anche nuove norme sulla responsabilità
professionale del personale sanitario, queste sono ancora da pubblicare in quanto se ne sta
discutendo in questi giorni. Verranno rivisti inoltre i L.E.A. (livelli essenziali di assistenza sanitaria),
con un incremento di spesa non superiore a 800 miliardi di Euro annui.
Vi è anche un giro di vite sempre più deciso per l’acquisto di beni e servizi del Servizio Sanitario
Nazionale: tutti gli enti operanti nel settore dovranno rivolgersi esclusivamente alle centrali
regionali e alla Consip (strumento di controllo).
Bisogna, inoltre, tenere conto di nuove problematiche da affrontare:
1. Sono in scadenza di contratto, medici e paramedici, stima 500 miliardi di euro
2. 500 milioni per l’acquisto di nuovi farmaci oncologici e antiepatite c
3. 200 milioni di euro per i nuovi L.E.A. (livelli essenziali di assistenza).
Nei prossimi anni, infatti, nei L.E.A. saranno inclusi nuovi servizi, quali la fecondazione
assistita e la cura di alcune malattie rare. Tutto ciò viene stimato in un costo di 2 miliardi di
euro che devono essere reperiti nei 111 miliardi previsti.
Sebbene tutte le intenzioni espresse nella Legge di stabilità siano improntate al risparmio e
al buon funzionamento, però a me sorge un forte dubbio, come possiamo fare a mantenere
un buon livello di servizi e prestazioni considerando le difficoltà di vaste aree del nostro
Paese, che tra sprechi e malaffare farebbero fatica a raggiungere certi obiettivi.
Va aggiunto a tutto questo che ci sono otto regioni italiane (Lazio, Abruzzo, Campania, Molise,
Sicilia, Calabria, Piemonte e Puglia) impegnate in un cosiddetto piano di rientro per sanare il
disavanzo Sanitario.
Se non ci battiamo come organizzazione in quelle realtà, affinché avvenga un allineamento, in
breve tempo (al massimo in un quinquennio) corriamo il rischio di venire trascinati tutti quanti nel
baratro della non sostenibilità della Sanità Pubblica.
Anche se lo Stato nei prossimi anni fosse in grado di aumentare le risorse finanziarie di un punto o
due, non andando ad incidere laddove ci sono sprechi e malaffare, non ne verremmo fuori.
C’è un altro dato da tenere a mente: la vita media attesa per gli Italiani si aggira attorno agli 82/83
anni e continua ad aumentare (aumenta l’incidenza dell’anzianità), ma alcuni studi affermano che
lo stato di buona salute parte dalla nascita fino a 58/59 anni, si hanno quindi 20/25 anni durante i
quali un individuo usufruisce maggiormente di servizi sanitari e Welfare.
Se andiamo ad analizzare il sistema ospedaliero, troviamo anche qui, delle discrepanze importanti
tra Nord, Centro e Sud Italia.
Il governo è riuscito (nel Maggio 2014) a creare uno spaccato esemplare sulla situazione di
Ospedali e Posti Letto a livello nazionale.
Gli Ospedali al di sotto dei 60 posti letto sono ben 72, di cui 23 in Sicilia, 10 in Lombardia, 6 nel
Lazio, 6 in Campania, 5 in Toscana, 4 in Calabria, 8 in Sardegna e 1 solo in Emilia Romagna. In
totale sono 2.837 posti letto.
Se si riuscisse a superare questo problema si arriverebbero a risparmiare 10 miliardi di Euro in tre
anni. Questi risparmi si potrebbero utilizzare per la ricerca e per l’ammodernamento.
Questi sono problemi che noi come Cia/Anp teniamo monitorati e sul territorio andiamo a confronto
con chi governa la Sanità e il Welfare.
In merito al nostro territorio di competenza, sono due gli elementi da tenere in considerazione:
1. la Sanità in Romagna è su area vasta
2. suddivisa nei distretti socio-sanitari
Nel corso del 2015 abbiamo avuto due momenti importanti di confronto con i vertici dell’ASL Unica
Romagnola. Il primo incontro è avvenuto a Ravenna con una ristretta delegazione delle tre
Cia/Anp della Romagna. L’incontro è stato improntato sulle problematiche di funzionamento della
macchina sanitaria di area vasta, con richieste specifiche sulle liste d’attesa, sulle case della salute
e sul come verranno utilizzati i punti ospedalieri esistenti e quali specializzazioni si metteranno in
campo oltre a quelle già esistenti. Abbiamo portato all’attenzione della dirigenza il problema del
sottorganico, e la dirigenza prendeva l’impegno di assumere personale in base al fabbisogno
reale, nonostante il blocco delle assunzioni.
La legge di stabilità 2016 recepisce l’esigenza di eliminare il blocco delle assunzioni, ovviamente
governato sotto lo stretto controllo degli organismi competenti.
Dopo quell’incontro, abbiamo messo in cantiere un’assemblea, svoltasi a Cesena alla fine di
Maggio, con al centro la questione sanitaria e del Welfare del nostro territorio. All’incontro hanno
partecipato i vertici della Cia regionale con Dosi, il Sindaco di Cesena Lucchi, in funzione di
responsabile delle politiche socio-sanitarie romagnole ed i vertici dell’AUSL Romagna.
Per quanto riguarda le Case della Salute, ce ne sono alcune già funzionanti, ma ci sono ancora
molti punti da chiarire, poiché quelle che oggi esistono sono poche e sono sorte laddove già era
esistente un punto sanitario (ex ospedaliero).
Ci siamo attivati per avere un nuovo incontro con i vertici dell’AUSL per chiarire meglio la
collocazione delle case della salute, per sapere se c’è un miglioramento sulle liste d’attesa, come
viene affrontata la tematica delle specializzazioni e l’uso degli strumenti di analisi specialistiche.
Una ulteriore questione, da sottoporre alla dirigenza, riguarda le dimissioni del paziente dopo un
periodo di permanenza in Ospedale. Il soggetto che viene dimesso, specialmente se anziano, ha
ancora bisogno di assistenza complessa che, per svariati motivi, non ha le condizioni per ricevere
a casa. I motivi potrebbero essere: familiari. logistici o di altro tipo. Quali servizi sono previsti in
questi casi?
Il servizio a domicilio in molti casi è insufficiente, come viene affrontata questa problematica?
Attraverso un Welfare di comunità, come da nostra proposta? Ma cosa significa Welfare di
comunità? Come viene collocato sul territorio? Come viene gestito? In quale tipologia di struttura
viene collocato? A queste domande noi dobbiamo trovare una risposta attraverso un progetto
ideale di come dovrebbe essere il futuro dei servizi essenziali per i cittadini di una grande comunità
complessa come la nostra.
Su queste tematiche si potrebbe parlare per ore. Qualcuno ha scritto che la salute è un bene
prezioso che va conservato finché si ha.
Ma la conservazione passa attraverso molti fattori: alimentari, ambientali, benessere psicologico,
sedentarietà e, soprattutto, benessere familiare. Alla base di tutto questo deve esserci un Welfare
adeguato nel momento del bisogno.
Sotto questo aspetto, l’Emilia Romagna non è seconda a nessuno, ma immette molte risorse nel
sistema.
Nel 2015 l’Emilia Romagna ha stanziato 430,6 milioni di euro per i servizi dedicati alle persone non
autosufficienti.
Questa cifra, è stata ripartita in:
1. 303 milioni di euro, in base alla distribuzione territoriale della popolazione ultra 70enne
2. 106 milioni alle persone con disabilità
3. 13 milioni alle gravissime disabilità
4. 8 milioni alla gestione di servizi
La ripartizione in Emilia Romagna prevede per la Romagna fondi per 109,7 milioni di euro
di cui:
1. 39,3 a Ravenna
2. 38,3 a Forlì-Cesena
3. 32 a Rimini
Quando ho parlato di territorio non l’ho fatto a caso, in quanto le politiche del Welfare e Sanitarie
vengono calate sui distretti socio-sanitari. Il CUPLA, strumento che ci siamo dati come
organizzazione del lavoro autonomo, nasce negli anni ’90.
In questo momento il CUPLA sta avendo un periodo di stallo, ma è nostro dovere rilanciarlo e
renderlo attivo come una volta. Questo è un tema molto sentito dalla direzione Anp della nostra
organizzazione.
Alcune organizzazioni si sono defilate, ma il CUPLA avrebbe bisogno di essere più attivo. Un
punto importante è la partecipazione ai distretti socio-sanitari, dove si decidono le politiche di
intervento sul territorio. Non possiamo permetterci di lasciare quei tavoli soltanto ai sindacati
confederali.
Se facessimo la somma degli associti Cia/Anp in Romagna ci accorgeremmo che rappresentiamo
complessivamente (fra deleghe pensionai e associati) circa 20.000 persone. Se consideriamo
anche i soggetti che compongno il CUPLA il numero aumenta di sette volte (150.000/160.000).
I tagli di tasse, il reddito, i fattori di finanziamento sono la linfa vitale del nostro lavoro e della nostra
impresa, ma non sono gli unici argomenti che ci toccano da vicino. Noi, in primis, siamo cittadini di
questo Paese, le inefficienze della politica influiscono sulle nostre vite ed è nostro compito
controllare sempre e comunque.
Dovremmo avere governi che ci ascoltino, che diano soddisfazioni alle imprese, che prestino
attenzione alle aziende Italiane. Bisognerebbe essere parsimoniosi sui costi di funzionamento di
Welfare e Sanità.
Dobbiamo essere attenti guardiani, essere presenti con proposte forti che se recepite diano
soddisfazioni ai nostri associati.
Mi permetto di dare un voto a questo governo, credo che meriti una sufficienza piena, anche se
restano delle richieste non esaudite, come quella sulle pensioni minime. Su questo fronte la nostra
organizzazione dei pensionati Anp con il pieno appoggio della Cia, ha raccolto 100.000 firme che
sono state consegnate due mesi fa al Senato della Repubblica e a breve le consegneremo al
governo, nella persona del Presidente del Consiglio.
Chiudo ringraziando il Presidente, il Vicepresidente e tutta la giunta per l’attenzione nei confronti
dell’Anp. Un grazie particolare va nei confronti della Novella, della Miriam e del Direttore per il
supporto che danno.
Ricordatevi sempre che noi facciamo parte i questa società, il nostro impegno deve essere sempre
a 360 gradi, guai a chiudersi nel proprio guscio. Così facendo lasciamo spazio a coloro che sono
pronti ad approfittarne per i propri fini o interessi.
Wiliam Signani
Presidente Anp/Cia della provincia di Ravenna
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Relazione Signani direzione Cia 15.01.2016