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CRISTO
FORESTE
PIANURE
DELLA
SANTA
RUSSIA.
LO
SPIRITO CRISTIANO DI UN POPOLO
di Stefano Chiappalone
Chiunque abbia letto i Racconti di un pellegrino russo, non può fare a meno di subire
il fascino delle molteplici prospettive che emergono tra le righe di questo classico
della spiritualità orientale scritto da un autore anonimo della metà del XIX secolo: “la
severa ascesi di origine bizantina e la tensione itinerante dei pellegrini russi,
l’angustia di una cella monastica e le distese sconfinate della Siberia, l’atmosfera
narrativa fiabesca e sacrale della Santa Russia, ma sullo sfondo le tensioni culturali e
sociali che avrebbero determinato nel volgere di pochi decenni il crollo di questo
mondo” (Aldo Ferrari, prefazione alla trad.it., ed. Città Nuova).
L’espressione “Santa Russia” evoca spazi immensi e anime capaci di immensità,
superando i confini spazio temporali, per confrontarsi con quella storia che iniziò mille
anni fa con la conversione del santo principe Vladimir (958-1015), subito fecondata
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apologetica
martirio dei suoi
figli, i principi Boris
e Gleb (+1015) e successivamente plasmata
dall’esperienza ascetica di San Sergio di Radonez (1314 ca.-1392) – tutti e quattro
venerati sia dalla Chiesa cattolica sia dalle Chiese ortodosse. L’anima russa è
sanamente inquieta, ansiosa di peregrinare non solo attraverso quella patria dagli
spazi infiniti, ma soprattutto attraverso il mistero, mai rifiutato, anzi costantemente presente – almeno come termine di confronto: a metà del secolo XIX (la
stessa epoca dei Racconti) “la società, il pubblico, i critici, iniziarono a chiedere alla letteratura e alla pittura, qualcosa di più dell’ ‘arte per l’arte’. L’intelligentsia
russa era affamata di risposte alle più essenziali questioni della vita e dello spirito” (Yevgenia Petrova, Personal Religiousness and Religious Consciusness
among Russian Artists at the Turn of the 20th Century). Da quest’ansia di confronto col mistero e con la persona di Cristo, scaturiscono esiti molto differenti, tra i
quali emerge l’opera genuinamente religiosa del pittore Mikhail Nesterov (1862-1942) che non sarebbe errato definire il cantore della “Santa Russia” e autore
dell’omonimo dipinto da cui prende le mosse lo storico Pierre Kovalevsky (1901-1978) nel suo volume San Sergio e la spiritualità russa:
“Il quadro rappresenta Cristo mentre percorre le pianure e le foreste della Russia, seguito da San Nicola (270-343), San Sergio e dal principe Boris, attirando a sé
l’intero popolo avido della sua parola. Il quadro è emblematico della spiritualità russa in quanto, proprio per merito dei due patroni del paese – l’uno adottivo e l’altro
uscito dal suo seno – e dietro l’esempio del saggio principe Boris, milioni di anime nel corso dei secoli si sono rivolte al Salvatore e hanno formato quella che
chiamiamo ‘Santa Russia’”.
È un dipinto talmente paradigmatico dello spirito russo che – ci informa ancora Kovalevsky – le sue riproduzioni “adornano ancor oggi i casolari della grande
terra”.
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Ambrosiana»
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cristo percorre foreste e pianure della santa russia. ecco lo spirito