Kaleidon
casa editrice
di cultura calabrese
MIHAIL SPERANSKIJ
Un riformista russo di inizio ottocento
Laura M. Venniro
Kaleidon
C 2012
Recensione
Nel panorama degli studi italiani sulla Russia ottocentesca mancava una biografia su
un personaggio cruciale per la storia russa quale fu Michail Speranskij. Conoscitore
della politica di quattro sovrani, Caterina II, Paolo I, Alessandro I e Nicola I, egli rappresentava l’homo novus del suo tempo, il riformista per eccellenza che aveva ben saputo
interpretare le lettere filosofiche con le quali Čadaaev accusava lo zarismo di essere un
freno alla necessaria riorganizzazione dell’Impero, stretto tra la morsa di una soffocante
censura e un forte controllo del potere. Combattuto tra l’idea di diventare monaco
e quella di dedicarsi alla carriera burocratica, nel giro di un lustro egli fece una brillante carriera a corte, grazie anche al suo protettore il principe Kurakin che apprezzava
oltremodo il suo segretario per doti innate e ampia cultura. Nominato consigliere di
Stato e direttore della cancelleria del procuratore generale, incarichi che lo proiettavano nel mondo dell’alta burocrazia imperiale, egli si interessò da subito alle riforme
necessarie per traghettare il paese verso un regime meno dispotico e liberale. Michail
Michajlovič Speranskij potrebbe essere considerato un self-made man al quale Alessandro I si rivolse per redigere un progetto costituzionale che avrebbe dovuto affiancare
il regime assolutistico. Nacque il 1 gennaio 1772 nel villaggio di Cherkutino in prossimità del fiume Tungary nel distretto di Vladimir. Suo padre era un prete di villaggio,
la madre era anch’essa figlia di un parroco. Le sue spiccate doti mentali lo portarono a
concludere una brillante carriera scolastica presso l’Accademia teologica di San Pietroburgo, divenendo in breve tempo un ottimo insegnante di matematica, retorica e filosofia. La sua carriera come funzionario pubblico iniziò nel 1797, quando divenne il segretario personale del Principe Kurakin, il Procuratore generale. Nel 1801 viene trasferito al
Comitato permanente e poi nel Gabinetto del Ministro degli Interni nel 1802, scalando
in soli quattro anni numerosi gradi amministrativi. Conobbe infine Alessandro I, quando
era assistente dapprima di Dmitri Troščinskij e successivamente di Viktor Kočubej. Nel
1809, su richiesta dello zar, Speranskij sottopose un esauriente progetto di riforma
sociale e costituzionale (Введение к Уложению государственных законов, “Introduzione
alle leggi dello Stato”) prevedendo nell’organizzazione civile tre tipi di diritti: diritti civili
e generali, diritti civili speciali, diritti politici. Tali diritti erano ripartiti nei confronti della
società civile, divisa anch’essa in tre categorie, nobiltà, popolo, lavoratori. La prima aveva
accesso a tutti e tre i diritti, il popolo (inteso come mercanti artigiani, etc.) ai diritti civili e
politici e i lavoratori ai soli diritti civili. Mentre riguardo alla struttura costituzionale, essa
si fondava sul principio della separazione dei poteri e quindi prevedeva la riorganizzazione dei livelli amministrativi. Speranskij teorizzò così quattro livelli di amministrazione:
il volost (circoscrizione amministrativa della Russia zarista), il distretto, la provincia e il
paese nel suo insieme. Ogni livello prevedeva le seguenti istituzioni: assemblee legislative
(le dume), la Duma di Stato panrussa, il Senato a vertice di un sistema di istanze giuridiche, comitati amministrativi culminanti con i ministeri e il potere esecutivo centrale.
Le assemblee dei volosti eleggevano i membri delle assemblee distrettuali, che a loro
volta designavano i membri provinciali e questi si occupavano di eleggere i membri
della duma di Stato o assemblea nazionale. Il documento presentato allo zar prevedeva
che la duma cittadina, distrettuale e provinciale, si riunisse ogni tre anni per scegliere
i propri rappresentanti. La duma di Stato doveva invece riunirsi ogni anno e i suoi
rappresentanti dovevano essere nominati dallo zar tra quelli di una lista proposta allo
stesso dalle dume provinciali. Le riforme presentate da Speranskij erano da considerarsi assolutamente innovative e probabilmente, se applicate, avrebbero trasformato in
maniera rivoluzionaria l’impero russo. Per onorare lo statista, la Russia imperiale ebbe un
autogoverno distrettuale e provinciale solo con la cosiddetta riforma dello zemstvo del
1864, la Duma nel 1905-1906 e l’autogoverno del volost nel 1917. Lo zar, pressato dalla
nobiltà e dagli elementi più conservatori dell’impero, avversi alle riforme speranskjane,
poté accogliere solo la proposta dell’istituzione di un Consiglio dell’impero (modellato
sul Conseil d’Etàt napoleonico) che si riunirà settimanalmente sotto l’occhio vigile dello
zar e del suo ministro. Furono altresì prese misure per il rafforzamento burocratico con
l’introduzione di esami per i funzionari civili e intraprese iniziative finanziarie contro il
debito imperiale come la soppressione della moneta di rame, nuove tariffe doganali,
tassazioni sulle proprietà, ecc. Secondo il barone M. Korff, autore dell’opera La vita del
Conte M.M. Speransky, fu proprio la tassazione sulle proprietà terriere e immobiliari
dei nobili a screditare il ministro in seno al Consiglio di Stato. Da più parti Speranskij,
promosso al rango di “segretario dell’impero”, veniva attaccato per le sue idee progressiste. Negli anni successivi, Alessandro I, alle prese con le intricate relazioni europee,
non fu in grado di applicare totalmente le proposte di Speranskij, ma probabilmente le
sue tendenze liberali cominciavano a dissolversi sotto i timori di un ridimensionamento
del suo autoritarismo. Con la crisi nei rapporti con la Francia e l’imminente campagna
russa, lo Zar Alessandro I decise di allontanare Speranskij, che d’altronde godeva solo
dell’appoggio del sovrano. Così nel 1812, mentre lo storico Karamzin, acerrimo nemico
del ministro contro il quale aveva scritto un opuscolo dal titolo “Memoria sulla Russia
vecchia e nuova”, metteva in guardia dagli eccessi del radicalismo illuministico, la Russia
veniva attaccata dalle truppe napoleoniche che ponevano fine alle tendenze riformatrici
dell’Impero. Michail Speranskij, avversato dalla corte e dai rappresentanti politici più
conservatori, venne allontanato dalla corte e girovagò tra Novgorod e Perm. Dal 1819 al
1821 svolse il ruolo di governatore in Siberia con 10.000 rubli di stipendio annuo. Dopodiché ritornò a San Pietroburgo ma restò lontano dalla vita politica e non ebbe mai più
modo di rivedere Alessandro I fino alla morte di questi nel 1825. Il suo successore Nicola
I, nonostante uno spiccato reazionarismo che caratterizzò tutto il suo regno, dimostrò
comunque grande stima nei confronti dell’ex ministro a riprova della quale, nel 1835,
quattro anni prima della sua morte, lo scelse come insegnante di scienze giuridiche per
il giovane Alessandro II, a cui Speranskij trasmise quelle idee liberali e riformatrici che
facevano parte del suo corredo cromosomico. Tra il ministro riformista e lo Zar Alessandro I vi fu senz’altro rispetto e ammirazione nonostante l’allontanamento da corte.
Nella sua corrispondenza con lo Zar, le parole con cui Speranskij giustifica il suo operato
mostrano il carattere integerrimo e ligio alle regole, qualità che avrebbero potuto sicuramente infondere una certa speranza all’Impero e, in fondo, nomen omen sarebbe stato
di grande auspicio. Ma così non fu e la Russia dovette attendere ancora molto prima di
uscire fuori dalla tenaglia dell’arretratezza non solo economica ma anche burocratica,
amministrativa e statale. Il libro di Venniro, lungi dall’essere esaustiva, ha però il pregio di
contribuire a comprendere a fondo l’opera dello statista e aiuta a ripercorrere un periodo
storico fondamentale per i futuri destini della Russia come potenza europea. L’analisi,
condotta anche su fonti in lingua russa, denota una ricostruzione alquanto fedele dei
fatti e rappresenta dunque un tassello importante per ricomporre quel mosaico russo
così variegato e ancora non del tutto svelato al lettore occidentale.
Francesco Randazzo
Biografia
Laura M. Venniro è cultore di Storia dell’Europa orientale presso la Facoltà di Lettere e
Filosofia dell’Università di Messina.
Ha insegnato per tre anni presso l’Università dell’Aviazione di Mosca ed è autrice di alcuni
saggi sulla storia politico-culturale russa e di una monografia sulla Russia del Settecento.
È socia dell’Associazione Meridionale di Medicina e Storia, nonché membro della
Morgagni Medical Society of Washington D.C.
Attualmente collabora con l’emittente nazionale russa “La Voce della Russia” in veste di
autrice e conduttrice di due rubriche radiofoniche di taglio storico-letterario.
Scientifica
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