Mercoledì, 9 aprile 2014. 18-19,30. Introduzione al concetto di stress. Mercoledì, 23 aprile 2014. 17,15-19,30. Stress come inibizione dell’azione. FILM : Mon oncle d’Amerique. Lunedì, 5 maggio 2014. 18-19,30. Resisto dunque sono. Allenare la resilienza (resistenza psicologica). Mercoledì, 21 maggio 2014. 18-19,30. Stress e cibo.Tono dell’umore e comportamenti alimentari. Lunedì, 26 maggio 2014. 18-19,30. Cibo e stress. Alimentazione, infiammazione e immunità. Mercoledì, 21 maggio 2014. Dalle 18 alle 19,30. Stress e cibo Tono dell’umore e comportamenti alimentari A cura di Mauro Mezzogori, naturopata professionista “Dal punto di vista evolutivo la reazione di stress serviva originariamente ad affrontare situazioni d’emergenza, per esempio a darci lo sprint necessario per catturare una preda o per evitare di diventarlo noi stessi . Il problema è che i primati, umani e non, sono molto intelligenti e abbastanza ben organizzati da avere tempo libero a sufficienza per rendersi infelici uno con l’altro e stressarsi reciprocamente. Insomma, per utilizzare questo tipo di risposta per ragioni puramente psicologiche. Il problema è che la reazione di stress non si è evoluta per questo scopo, ed un’attivazione cronica ci mette a rischio di diverse malattie, come mostrano gli studi comparativi su primati e umani” . R. Sapolsky – Perché alle zebre non viene l’ulcera? – Orme editori Per stress psicologico s’intende la risposta fisiologica e comportamentale che si manifesta quando una persona, 1. pensa che la quantità dei compiti richiesti, in un dato periodo di tempo, sia eccessiva rispetto alla sua capacità. Ansia di prestazione. 2. teme che per i propri problemi non ci siano soluzioni positive ed è preoccupato per il suo futuro. Ansia d’anticipazione. 3. si sente in trappola perché il contesto ambientale non permette alcuna azione efficace (lotta o fuga) per liberarsi da una situazione spiacevole. Sindrome da inibizione dell’azione. 1. La risposta neuro-endocrina e comportamentale ad uno stressor (stimolo nocivo) è sostenuta da specifici cambiamenti del metabolismo dell’organismo finalizzati ad evitare o superare lo stressor. 2. Tuttavia, queste modifiche “adattive” se protratte per troppo tempo possono farci ammalare. 3. Quindi, sebbene la percezione dell’evento stressante (stressor) sia psicologica, l’attivazione prolungata del sistema dello stress può causare delle disfunzioni e delle patologie a livello fisico. 1. Reazioni emozionali • ansia, irritabilità, rabbia, tristezza, depressione, insonnia. • calo di rendimento, scarsa concentrazione, facilità a dimenticare, • calo dell’autostima, senso di impotenza, • riduzione della capacità d’immaginare soluzioni e aumento dei processi di razionalizzazione. 2. Disturbi comportamentali • Abuso di sostanze stimolanti e sedative: caffeina, nicotina, alcool, droghe e/o psicofarmaci. • Turbe del comportamento alimentare: iperfagia (comfort food) o ipofagia. • Iperidrosi, spasmi, tensione muscolare. • Tachicardia, aritmie. • Senso d’oppressione toracica, dispnea, asma. • Gastralgia, gastrite, colon irritabile. • Iperglicemia, ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa, sovrappeso o dimagrimento. • Aggravamento delle allergie. • Immunodepressione: facilità alle infezioni virali esempio herpes labiale ricorrente. “Esperimenti sui ratti dimostrano che se l'organismo è gravemente danneggiato in seguito all’esposizione acuta a diversi (non specifici) agenti nocivi, quali: freddo intenso, ferite chirurgiche, shock spinale (lesione di un nervo), eccessivo esercizio muscolare, o intossicazione con dosi subletali di diversi farmaci (adrenalina, atropina, morfina, formaldeide, ecc.), appare una sindrome tipica, i cui sintomi sono indipendenti dalla natura dell'agente nocivo o dal tipo di farmaco impiegato, e rappresentano piuttosto una risposta al danno come tale.” Hans Selye (Vienna, 1907 – Montreal, 1982) è il padre del moderno concetto di stress. Hans Selye, dimostrò che la Reazione di Stress è indipendente dalla natura dello stimolo, che può essere: fisico (caldo, freddo, radiazioni), infettivo (virus, batteri), psichico (paura,traumi, emozioni). La reazione di Stress è di tipo neuro-endocrino ed è mediata dall’asse HPA. Essa termina con il rilascio, da parte delle ghiandole surrenali, degli ormoni adrenalina, noradrenalina e cortisolo. H.P.A. axis Asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene H. Selye individuò nell’asse IpotalamoIpofisi-Surrene o HPA il mediatore della risposta neuroendocrina di stress. Ma l’identificazione dell’ormone ipotalamico che attiva l’asse, il CRH, avvenne solo nel 1981, un anno prima della sua morte (75 anni). La reazione di stress è mediata da due assi o circuiti che agiscono di concerto 1. l’asse SAM (Sympathetic-Adrenal-Medulla). • Ipotalamo, CRH fibre nervose dell’ortosimpatico midollare del surrenale ADRENALINA E NORADRENALINA. Reazione rapida e veloce. 2. l’asse HPA (Hypothalamic-Pituitary-Adrenal). • Ipotalamlo, CRH ipofisi anteriore, ACTH corteccia della surrenale CORTISOLO. Reazione lenta. Circuito nervoso Circuito endocrino Ipotalamo Ipotalamo CRH CRH e AVP CRH Locus coeruleus ACTH NORADRENALINA Ipofisi anteriore ACTH Fibre nervose ortosimpatico Corteccia delle surrenali CORTISOLO HPA Midollare delle surrenali Cortisolo Adrenalina e noradrenalina ADRENALINA e NORADRENALINA SAM Fattori stressanti IPOTALAMO 1. In risposta ad uno stressor l’ipotalamo produce il Fattore di Rilascio della Corticotropina o CRH (Corticotropin Releasing Hormone). 2. Il CRH, induce l’adenoipofisi a produrre l’ormone adrenocorticotropo (ACTH). 3. L’ACTH induce la zona corticale delle surrenali a produrre CORTISOLO 4. Infine, il cortisolo INIBISCE la produzione del CRH ipotalamico (feedback negativo). 5. Tuttavia, se lo stress è cronico il cortisolo è prima costantemente elevato ma poi si esaurisce. CRH IPOFISI ACTH CORTECCIA SURRENALE CORTISOLO 1. Gli ormoni dello stress, ADRENALINA, NORADRENALINA e CORTISOLO innescano le modificazioni fisiologiche e comportamentali che caratterizzano la Sindrome Generale d’Adattamento o SGA. 2. La SGA si articola in tre fasi: ALLARME, RESISTENZA ed ESAURIMENTO. La SGA si articola in tre fasi: 1. ALLARME. Adrenalina e noradrenalina attivano la reazione di difesa sia a livello fisico sia a livello psichico con l'aumento dello stato d’allerta e di "tensione emotiva". 2. RESISTENZA, l’aumento del cortisolo permette di resistere allo stimolo stressante. 3. ESAURIMENTO. Rappresenta il fallimento dei meccanismi difensivi per resistere allo stress. L'organismo perde la capacità di autoregolazione mantenendo una risposta inadeguata che predispone allo sviluppo di malattie, anche croniche, sia fisiche che psichiche. Contro-shock Stressor ORTOSIMPATICOTONIA PARASIMPATICOTONIA equilibrio omeostatico Shock fase di fase di fase di ALLARME RESISTENZA ESAURIMENTO Tempo CATABOLISMO CORTISOLO RITMO CIRCADIANO GIORNO 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 CORTISOLO 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 NOTTE FASE RESISTENZA/ESAURIMENTO ANABOLISMO 01 02 03 1. Adrenalina, noradrenalina e cortisolo mobilitano le risorse fisiche e mentali per preparare l’organismo ad un’azione di “attacco o fuga” che, però, molto spesso viene inibita. 2. Determinano un maggior afflusso di sangue e quindi d’energia a cuore, polmoni e cervello con aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa, dell’attenzione e della vigilanza. Aumentano la contrazione muscolare. Inibiscono le funzioni, digestiva e sessuale. 3. Metabolismo: aumentano la sintesi e il rilascio di zucchero (glucosio) nel sangue per garantire una maggiore disponibilità d’energia. Il cortisolo nel lungo periodo aumenta l’appetito e il desiderio di dolci (ormone diabetogeno). Stress e glicemia iperglicemia ipoglicemia 1. Gli studi evidenziano che la reazione di stress rende circa 2/3 delle persone iperfagiche mentre il restante 1/3 diventa inappetente (ipofagia). 2. Tuttavia, è più corretto affermare che nella fase acuta l’aumento del CRH attiva il sistema nervoso simpatico (adrenalina e noradrenalina) incrementando il consumo energetico, l’attenzione e la vigilanza ed inibendo l’appetito. 3. Mentre, sia nello stress prolungato che nella fase poststress l’aumento del cortisolo tende ad inibire il CRH favorendo il recupero energetico e quindi l’aumento dell’appetito (ipergfagia). CRH 1. Se lo stressor finisce dopo 10 minuti si avrà un aumento del CRH per 12 minuti (10 m. durata dello stressor + 2 m. per eliminare il CRH. Il CRH ha un’emivita di pochi minuti) e del cortisolo per circa due ore. Il cortisolo ha un’emivita di qualche decina di minuti per cui viene eliminato molto più lentamente dall’organismo. 2. Di conseguenza l’aumento prolungato del cortisolo (e i bassi livelli di CRH) finirà per aumentare l’appetito. Questa è la situazione tipica degli stressor intermittenti. 3. Se invece lo stressor dura per più giorni consecutivi il CRH può rimanere costantemente elevato prevalendo sul cortisolo, quindi, inibendo l’appetito. Ortosimpaticotonia Contro-shock Para simpatico tonia Ortosimpaticotonia Stressor Shock fase di equilibrio fase di ALLARME omeostatico ALLARME Tempo 1. Il livello del cortisolo rimane sensibilmente elevato quando la reazione di stress viene attivata con frequenza (stress intermittente o cronico). 2. L’azione principale del cortisolo consiste nell'indurre un aumento della glicemia, quindi 3. ha una marcata azione anti-insulinica detta anche controinsulare. 4. L’insulina è un ormone anoressigeno, ossia che toglie l’appetito, di conseguenza quando il suo livello nel sangue si riduce l’appetito aumenta. ORESSIGENI ANORESSIGENI Ghrelina Leptina Orexina Insulina Galanina Peptide YY (PYY) Endocannabinoidi CCK (Colecistochinina) Oppioidi endogeni •beta-Endorfine (?) •Dinorfine •Encefaline CRH (Corticotropin Releasing Hormone) e Urocortina NPY (Neuropeptide Y) CART (cocaine -anphetamine-regulatedtranscript) MCH (Melanin Concentrating Hormone) POMC (Pro-opiomelacortina) • a-MSH (Melanocyte Stimulating Hormone) 1. In un’ottica evolutiva, la reazione di stress in risposta ad una minaccia si risolveva con un’azione motoria o di fuga o di attacco. 2. Tuttavia, per sostenere l’attivazione motoria ai muscoli serve energia (glucosio) immediata. 3. A tal fine adrenalina, noradrenalina e cortisolo “convertono” in glucosio: • il glicogeno (glucosio di riserva) tramite un processo detto di glicogenolisi muscolare; • alcuni aminoacidi derivati dal catabolismo delle proteine del tessuto muscolare (cannibalismo muscolare) tramite la neoglucogenesi epatica. 4. Attualmente, noi ci troviamo a subire stress “psicologici” che nulla hanno a che fare con le situazioni di pericolo fisico tipiche dell’uomo del paleolitico 5. Ad esempio la segretaria maltrattata dal capo ufficio rimane, comunque, seduta e “stressata” alla sua scrivania. 6. In tal caso, l’aumento prolungato del glucosio indotto dal cortisolo per sostenere l’azione motoria (di fuga o di attacco), che però viene inibita, risulta inutile per cui l’organismo è costretto a produrre notevoli quantità d’insulina per normalizzare la glicemia favorendo l’insulino-resistenza e l’aumento di peso (massa grassa). ormone recettore Il legame tra una molecola/segnale, detta ligando, ed il suo recettore a livello cellulare è alla base dei processi biochimici (o effetti biologici) che regolano il funzionamento dell’organismo. Normalmente produciamo una “giusta” quantità di segnali molecolari, ad esempio gli ormoni, sufficiente per farci star bene. ormone recettore x x x 1. La sovrapproduzione di un ormone, ad esempio l’insulina, determina a livello cellulare la riduzione degli specifici recettori (down-regulation). 2. Questo meccanismo di difesa è detto “resistenza” . In questo modo la cellula evita una sovra-stimolazione e cerca di mantenere il suo equilibrio interno o omeostasi . L’insulina è l’ormone prodotto dalle cellule beta del pancreas in risposta all’aumento del glucosio nel sangue. Essa, legandosi a specifici recettori di membrana, attiva i meccanismi che permettono l’ingresso del glucosio nella cellula. L’insulino-resistenza è il meccanismo di difesa mediante il quale alcune cellule dell’organismo (adipociti, miociti ed epatociti) diminuiscono la propria sensibilità all’insulina quando sono sovraesposte allo stimolo ormonale. Ne consegue che l’insulina non è più in grado di svolgere la sua azione ipoglicemizzante causando una iperglicemia costante tipica del diabete mellito di tipo 2. Lo stress cronico (troppo cortisolo) e un’alimentazione ricca di zucchero e carboidrati raffinati è causa di IPERGLICEMIA Nel sangue permangono alti livelli di glucosio e di insulina. Circa il 30% degli individui sviluppa un DIABETE MELLITO DI TIPO II Sovraccarico Resistenza Malattia L’iperglicemia stimola il pancreas endocrino a liberare nel sangue grandi quantità d’insulina. IPERINSULINEMIA L’insulina in eccesso determina una sottoregolazione (down regulation) dei recettori insulinici cellulari. INSULINO-RESISTENZA Il circolo vizioso dell’insulino-resistenza CIRCONFERENZA ADDOMINALE E SINDROME METABOLICA Genere Rischio moderato Rischio elevato Maschi > 94 cm > 102 cm Femmine > 80 cm > 88 cm 1. Le cellule adipose, quando sono ipertrofiche, aumentano la produzione non solo di leptina ma anche quella di citochine infiammatorie, quali l’IL6 e il TNF-alfa. 2. L’ IL-6 ha come bersaglio il fegato, dove induce la sintesi di una proteina della fase acuta dell’infiammazione: la Proteina C Reattiva o PCR. 3. Nell’organismo si determina un’infiammazione sistemica di basso grado che al momento non produce danni ma può predisporre a seri rischi. 4. Studi recenti evidenziano che persone in “apparente” buona salute, con valori costanti di PCR >5-6 mg/L pur essendo nel range di normalità (0,5 – 10 mg/L) hanno un maggior rischio di aterosclerosi, ictus e infarto rispetto a quelle con PCR <1. Tara L. Gruenewald, Teresa E. Seeman, Carol D. Ryff, Arun S. Karlamangla and Burton H. Singer Combinations of biomarkers predictive of later life mortality “Insieme di parametri biologici predittivi di mortalità nelle persone anziane” PNAS 2006 103: 14158-14163; published online on September 18, 2006, 10.1073/pnas.0606215103 Proceedings of the National Academy of Sciences of United States of America www.pnas.org In questo studio, sono stati esaminati 13 biomarkers quali predittori di mortalità in un campione di 328 uomini e 339 donne tra i 70 e i 79 anni seguiti per un periodo di 12 anni 1. L’obiettivo dello studio è stato quello d’identificare i livelli subclinici di biomarkers che caratterizzano condizioni ad alto rischio. 2. I biomarkers selezionati rappresentano i mediatori primari dei sistemi di regolazione biologica del nostro organismo. I BIOMARKERS ESAMINATI SONO STATI, PER LA FUNZIONE: • Cardiovascolare: pressione diastolica e sistolica. • Neuroendocrina: adrenalina, noradrenalina, cortisolo, deidroepiandrosterone (DHEA). • Metabolica: rapporto col. Tot/HDL, col. HDL, emoglobina glicata. • Immunitaria: Interleuchina-6, Proteina C Reattiva, fibrinogeno e albumina. STRESS BIOMARKERS (1) Sistema cardiovascolare Fattori di rischio Pressione sistolica: >140 mmHg Pressione diastolica: >90 mmHg Sistema neuroendocrino Fattori di rischio Adrenalina urinaria notturna Noradrenalina urinaria notturna Cortisolo urinario notturno Dhea S (Deidroepiandrosterone Solfato) siero. I livelli plasmatici di DHEAS variano in rapporto all'età. STRESS BIOMARKERS (2) Metabolismo Fattori di rischio Rapporto Colesterolo Tot/HDL: >4,5-5 Colesterolo HDL: <35-40 mg/dl Emoglobina glicosilata (Hb1c): >5,5% dell’emoglobina totale Sistema immunitario Fattori di rischio Interleuchina 6, IL-6: >5,6 pg/ml Proteina C Reattiva, PCR: >5-6 mg/L Fibrinogeno: >400mg/dl Albumina: <35 g/L AA.VV. – Combinations of biomarkers predictive of later life mortality – 2006 – www.pnas.org Aronson D. et al. - The association between cardiorespiratory fitness and C-reactive protein in subjects with the metabolic syndrome. Journal of the American College of Cardiology 2004 Nov 16;44(10):2003-7. Associazione tra attività fisica ad impegno cardio-respiratorio e la Proteina C Reattiva nei soggetti con sindrome metabolica . CONCLUSIONI : I soggetti con sindrome metabolica che mantengono un buon livello di fitness hanno concentrazioni di PCR nettamente inferiori , rispetto a quelli con un basso livello di fitness . 1. Con Sindrome di Cushing s’intende un insieme di sintomi causati da un’eccessiva quantità di cortisolo nel sangue. La causa più comune di questa sindrome è l’assunzione prolungata di corticosteroidi a fini terapeutici (ad esempio: asma allergica, artrite reumatoide). 2. Invece con Malattia di Cushing si identifica lo stesso insieme di sintomi ma determinato da una ipercortisolemia endogena causata o da un adenoma (tumore benigno) ipofisario ACTH-secernente o da un tumore della corteccia surrenale Gli ormoni steroidei sono messaggeri chimici prodotti a partire dal colesterolo. Essi possono essere raggruppati in cinque categorie: glucocorticoidi, mineralcorticoidi, androgeni, estrogeni e progestinici. 1. Negli anni ’80 il prof. Mario Timio* (Università degli Studi di Perugia) dimostrò una netta correlazione tra gli ormoni dello stress e l’aumento, dal 35 al 55%, della colesterolemia. 2. Adrenalina, noradrenalina e cortisolo: • attivano la lipolisi aumentando la trigliceridemia; • riducono il numero dei recettori epatici delle LDL determinando un aumento del colesterolo totale e di quello LDL a sfavore dell’HDL. 3. Gli studi di M. Timio furono riconfermati, negli anni ‘90 dal cardiologo R.H. Rosenman “Psycological Influence on the Variability of Plasma Colesterol” Homeostasis (34), 1993. *(M. Timio - Stress e cardiopatie Roma, Lombardo Editore, 1980) Couillard C et al. - *Effects of endurance exercise training on plasma HDL cholesterol levels depend on levels of triglycerides: evidence from men of the Health, Risk Factors, Exercise Training and Genetics (HERITAGE) Family Study. - Arterioscler Thromb Vasc Biol. 2001 Jul. *Gli effetti dell’allenamento di resistenza sui livelli di colesterolo HDL nel plasma dipendono dai livelli di trigliceridi: evidenze fisiche e metaboliche per gli uomini iscritti al programma Family Study. Lo studio condotto su 200 uomini che hanno svolto regolare attività fisica di resistenza per 20 settimane ha evidenziato che l'allenamento regolare può essere particolarmente utile negli uomini con bassi livelli di colesterolo HDL, elevati livelli di trigliceridi (TG) e obesità addominale. Il colesterolo ha la fama di essere uno dei grandi nemici della nostra salute. In realtà è una fama immeritata, perché innanzitutto il colesterolo svolge anche delle funzioni utili. • Tutte le membrane delle nostre cellule sono fatte anche di colesterolo e il nostro cervello ne contiene quantità elevatissime senza le quali non potrebbe funzionare; • la maggior parte dei nostri ormoni è prodotta nell'organismo a partire dal colesterolo; • sembra inoltre che il colesterolo abbia la possibilità di contrastare la produzione di radicali liberi nonché di controllare lo sviluppo di malattie degenerative, e inoltre • il colesterolo HDL (quello 'buono') si occupa di mantenere libere le arterie e impedire i processi di aterosclerosi. Per conoscere il rapporto tra colesterolo totale e colesterolo HDL basta dividere il colesterolo totale per il valore del colesterolo HDL. UN RAPPORTO COMPRESO TRA 3 e 4,5 NON RAPPRESENTA UN FATTORE DI RISCHIO CARDIO-CEREBRO-VASCOLARE (INFARTO O ICTUS). 1. Col. Tot. 280; Col. HDL 75 280:75 = 3,73 Il valore del colesterolo totale NON rappresenta un rischio. 2. Col. Tot. 197; Col. HDL 21 197:31 = 6,35 Il valore di colesterolo totale è molto elevato. RISCHIO. • 3. Occorrono provvedimenti immediati anche se il valore del colesterolo totale appare nella norma. Col. Tot. 330; Col. HDL 330:80 = 4,1 Il valore di colesterolo è perfetto. • Tuttavia, se il valore di colesterolo totale supera i 320, è opportuno considerare anche i trigliceridi per tenere sotto controllo la somma totale dei grassi in circolo. 1. Le statine sono dei farmaci che riducono la sintesi del colesterolo a livello epatico inibendo la HMG-CoA reduttasi (IdrossiMetilGlutaril-Coenzima A reduttasi o NADPH). 2. Le statine sono senz'altro molto efficaci, ma andrebbero utilizzate solo su una ridottissima percentuale della popolazione. 3. Esse sono utili solo per quelle persone che appartengono a gruppi ad elevato rischio di coronaropatia, come ad esempio chi ha già avuto un infarto oppure ha un diabete scompensato o un'ipertensione arteriosa elevata o è un grande obeso o un forte fumatore. 1. Le statine, in alcuni casi, possono provocare, anche solo dopo 15-30 giorni dall’inizio dell’assunzione danni al fegato e al sistema muscolare. 2. Nel primo caso aumentano gli enzimi epatici: ALT, AST e Gamma GT. 3. Nel secondo caso aumenta il CPK o CK, enzima del tessuto muscolare, con sintomi quali stanchezza, dolore e danno muscolare (miopatia da statine) fino alla rabdomiolisi (valori del CK 10 volte più elevati rispetto al limite superiore.V.N. uomini: 30-200 UI/L; donne 29-168 UI/L). 4. La stanchezza è dovuta al fatto che le statine determinano una forte riduzione della produzione di Coenzima Q10 e quindi della funzione mitocondriale - i mitocondri sono le centrali energetiche della cellula. 5. Il coenzima Q10 è necessario per la produzione di ATP (adenosintrifosfato). L’ATP è la "benzina" dalla quale i muscoli traggono l'energia per lavorare. ALCUNI BENEFICI DELL’ATTIVITA’ FISICA REGOLARE 1. Attiva il metabolismo, aumenta la massa magra, aiuta a perdere peso, riduce l’insulinoresistenza (diabete mellito di tipo II). 2. Migliora l’efficienza cardiocircolatoria (riduce il rischio d’infarto), riduce il colesterolo LDL ed aumenta l’HDL, regola la pressione arteriosa e il tono venoso. 3. Rinforza muscoli, ossa, articolazioni e cartilagini. Previene dolori vertebrali, lombalgie e osteoporosi. 4. Stimola l’eliminazione delle scorie metaboliche mediante il sudore. Previene la stitichezza e il tumore al colon-retto. Normalmente il cortisolo aumenta i livelli di dopamina nel “circuito del piacere”. 1. Se lo stress è moderato e transitorio i livelli di cortisolo, aumentano temporneamente il rilascio di dopamina. In questo caso lo stress costituisce uno stimolo piacevole. 2. Se invece lo stress dura troppo a lungo l’eccesso di cortisolo determinerà una sovraproduzione di dopamina e di conseguenza la riduzione dei relativi recettori cellulari - resistenza alla dopamina - causando il calo del tono dell’umore e alla lunga depressione. Nel nostro cervello qualsiasi comportamento che soddisfa un bisogno (ma anche l’aspettativa di poterlo soddisfare) come la fame, la sete o il sesso, attiva il circuito nervoso detto Fascicolo Proencefalico Mediale o MFB provocando un massiccio rilascio di dopamina. ATV-NA (Area Tegmentale Ventrale – Nucleo Accumbens) del “circuito dopaminergico” E’ quest’ondata di dopamina che innesca la sensazione di piacere. Il “circuito del piacere” può essere attivato mediante stimoli elettrici come accade nelle cavie di laboratorio. Inoltre è fortemente stimolato dalle droghe, quali: alcol, nicotina, caffeina, anfetamine, cocaina, eroina. Danni a tale circuito nervoso o il blocco dei recettori della dopamina (D2) sopprimono qualsiasi sensazione piacevole, determinando anedonia e depressione. Il “circuito del piacere” è alla base della ripetizione dei comportamenti gratificanti e quindi delle “dipendenze”. M.F. Bear, B.W. Connors, M. A. Paradiso Neuroscienze ed. Masson Adrenalina Cortisolo Noradrenalina CRH Esaurimento del cortisolo Catabolismo Zuccheri Caffeina Nicotina Stanchezza Depressione Infiammazione Anabolismo o recupero 1. Neurone trasmittente 2. 3. Gli stimolanti contenuti nel caffè, nel te o nel cioccolato (caffeina, teobromina e teofillina) aumentano rapidamente il cortisolo e quindi la secrezione di dopamina. La dopamina viene poi trasformata in adrenalina e noradrenalina. SINAPSI Questo trio di neurotrasmettitori Neurone ricevente vi fa sentire motivati e stimolati. Allo stesso tempo l’adrenalina e il cortisolo causano l’aumento della glicemia dando così energia al vostro corpo. Stress cronico: AUMENTO DEL CORTISOLO Abuso di sostanze stimolanti: CAFFEINA, NICOTINA Sovraccarico Resistenza Disregolazione RAPIDO AUMENTO DELLA DOPAMINA “RESISTENZA” ALLA DOPAMINA Demotivazione e stanchezza Il cervello elabora gli stimoli legati al cibo nello stesso modo in cui sviluppa altri meccanismi di dipendenza O. Grimm - Il richiamo dell’hot dog – Mente e cervello, aprile 2007. Il grafico mostra che 1. L’assunzione di cibo o 2. la somministrazione di anfetamina, 3. stimolano il rilascio, anche se in quantità diverse, 4. di dopamina da parte del nucleo accumbens del “circuito del piacere”. Il cervello elabora gli stimoli legati al cibo nello stesso modo in cui sviluppa altri meccanismi di dipendenza 1. Secondo N. Wolkow, del National Institute on Drug Abuse di Bethesda (Maryland - U.S.A.), all’origine dell’obesità come delle tossicodipendenze ci sarebbe una “resistenza” alla dopamina. 2. Per questo i soggetti che ne sono colpiti sono sempre alla ricerca di una nuova gratificazione, ossia di altro cibo. 3. Il cervello cerca di ridurre l’ondata di dopamina che ne consegue limitando il numero dei recettori di tipo D2 della dopamina. O. Grimm - Il richiamo dell’hot dog – Mente e cervello, aprile 2007. 1. Le immagini del cervello di persone obese, ottenute mediante la Tomografia ad Emissione di Positroni o PET, mostrano un’alterazione dei recettori della dopamina di tipo D2 del tutto simile a quella che si registra nel cervello di un tossicodipendente. 2. Le persone sottoposte a stress cronico tendono quindi a incrementare la ricerca del cibo, così come i tossicodipendenti ricercano le sostanze psicostimolanti. 3. Questa alterazione della biochimica cerebrale, che richiede molto tempo per instaurasi, chiarisce la lunga marcia verso la dipendenza da cibo che, spesso, inizia in giovane età ed in determinati ambienti sociali. 1. La Reward Deficiency Syndrome o RDS formulata dal ricercatore K. Blum 2. è caratterizzata da una carenza di recettori della dopamina 3. può condurre ad un costante aumento del bisogno di stimolazione 4. quindi alla dipendenza cronica dal cibo e/o dalle sostanze stimolanti. 1. Il cortisolo, nel breve periodo, stimola il rilascio di dopamina (neurotrasmettitore del “circuito del piacere) ma la cortisolemia costantemente elevata induce resistenza alla dopamina. 2. Il cortisolo inoltre riduce, non solo la dopamina ma anche la serotonina il neurotrasmettitore del “benessere”. 3. La depressione è spesso associata a bassi livelli di: dopamina, noradrenalina e serotonina. 4. Tali deficit di neurotrasmettitori, spiega l’anedonia o disforia, cioè l’incapacità di provare piacere, che è il sintomo principale della depressione. 1. Ci sentiamo stanchi e scarichi e cerchiamo disperatamente qualcosa che ci tiri su, qualcosa di dolce: un caffè zuccherato, una brioche, una fetta di torta, un pezzo di cioccolato, un bicchiere di Coca-Cola. 2. Subito dopo la loro assunzione la glicemia aumenta rapidamente e con essa la secrezione d’insulina. L’insulina riduce la concentrazione di zucchero e degli aminoacidi nel sangue ad eccezione di un aminoacido: il triptofano. 3. Quindi dopo una massiccia risposta insulinica (a seguito del consumo di carboidrati ad alto indice e carico glicemico), ci troviamo con un surplus di triptofano nel sangue. 4. A livello cerebrale, questo eccesso di triptofano facilita la produzione di serotonina. La serotonina ha azione euforizzante e anti-depressiva. 5. Tuttavia tale effetto sarà di breve durata, poiché indurrà una riduzione dei recettori della serotonina (resistenza serotoninica*) e quindi l’aumento della dose per ottenere lo stesso effetto (dipendenza). * Smolin B, Klein E, Levy Y, Ben-Shachar D. (Department of Internal Medicine Rambam Medical Center, B. Rappaport Faculty of Medicine, Technion, Haifa, Israel.) Major depression as a disorder of serotonin resistance: inference from diabetes mellitus type II. -Int. J. Neuropsychopharmacol. 2007 Dec;10(6):839-50. “Chi non ha tempo per la nutrizione e l’attività fisica farebbe meglio a riservare il suo tempo per le future malattie” Michael Colgan: “Continuing medical education lectures”. 1988. http://www.drmichaelcolgan.com/index.html D.J. Linden La bussola del piacere. Ovvero perché junk food, sesso, sudore, marijuana, vodka e gioco d’azzardo ci fanno sentire bene. Ed. Codice anno 2012 1. Apporto normocalorico e normoproteico. Corretta distribuzione dei pasti durante la giornata. 2. Masticazione prolungata. 3. Attività fisica regolare. 4. Carboidrati a basso indice e carico glicemico. 5. Abbinamento di carboidrati e proteine ad ogni pasto. 6. Gestione delle intolleranze da sovraccarico alimentare. 7. Apporto generoso di acqua e fibra (alimenti integrali). 8. Frutta e verdura in libertà. 9. Eliminazione dei cibi “spazzatura”. 10. Equilibrio psicofisico. Per la corretta attivazione del metabolismo è importante il rispetto dei ritmi ormonali dell’organismo. L’uomo è un mammifero diurno, per cui 1. al mattino (fase CATABOLICA) prevalgono gli ormoni: • testosterone: 5.00-6.00; • ormoni surrenalici (cortisolo): 7.00-8.00; • ormoni tiroidei (T3, T4): dalla mattina fino al primo pomeriggio; 2. al pomeriggio fino a notte (fase ANABOLICA): • insulina: 15.00-16.00; • GH (Growth Hormone): 23.00-24.00. Ad esempio, a parità di apporto energetico, le calorie consumate al mattino vengono “bruciate” mentre quelle serali sono accumulate. CATABOLISMO CORTISOLO RITMO CIRCADIANO GIORNO 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 NOTTE ANABOLISMO 01 02 03 1. Il 75% dell’apporto calorico/nutrizionale della giornata sarà diviso tra la colazione e il pranzo (fase diurna o catabolica). 2. Una colazione ricca e completa costituisce il segnale più importante per l’attivazione del metabolismo. Se non si fa una buona colazione non si dimagrisce! 3. Il pranzo deve essere discreto ma comunque saziente. 4. La cena è invece il pasto più leggero della giornata (fase notturna o anabolica). 5. Infine, gli spuntini se costituiti da sola frutta o verdura crude e scondite possono essere consumati liberamente durante la giornata. H. Rabinovitz1, M. Boaz2, T. Ganz3, Z. Madar1, D. Jakubowicz4, J. Wainstein4 “Big breakfast rich in protein improved glycaemic control and satiety feeling in adults with type 2 diabetes mellitus” “Un’abbondante colazione ricca di proteine ha migliorato il controllo glicemico e la sensazione di sazietà negli adulti con diabete di tipo 2” 1The Hebrew University of Jerusalem, Rehovot 76100, Israel, and Research Unit, The Hebrew University of Jerusalem, Holon 5800, Israel, 3Diabetes Unit, E. Wolfson Medical Center, Holon 5800, Israel, 4Diabetes Unit, E.Wolfson Medical Center, Holon 5800, Israel. 2Epidemiology European Association for the Study of Diabetes Diabetologia 2013; Abstract 861. Big breakfast rich in protein improved glycaemic control and satiety feeling in adults with type 2 diabetes mellitus Background and aims: Consuming breakfast has been inversely associated with BMI, fasting lipids and postprandial insulin sensitivity. The present study was designed to evaluate the effect of breakfast size and composition on glycemic control, and its association with hormone profile in adults with type 2 diabetes. Materials and methods: The present study is a randomized, controlled, open clinical trial, including overweight/obese, non-insulin-dependent adults with type 2 diabetes. Participants were randomized to balanced hypocaloric diabetic diets with either big breakfast (BB) or small breakfast (SB), (33% vs. 12.5% of total daily energy intake). The BB diet included higher percentage of protein and fat. Anthropometric measures were assessed every 2 weeks. Fasting adipokines, hormones, proinflammatory cytokines and lipid profile were performed at baseline and after a follow-up period (Week 13). Results: Of the 59 enrolled participants, 47 completed the study. • At end of follow-up, greater HbA1c and systolic blood pressure reductions were observed in the BB than SB group (HbA1c: -4.62% vs. -1.46 %, p=0.047; SBP -9.58 vs. -2.43 mmHg; p=0.04). • Additionally, DM medication doses were reduced in a greater proportion of the BB participants (31% vs. 0%; p=0.002) while in the SB, a greater proportion of participants had a dose increases (16.7% vs. 3.4%; p=0.002). Hunger scores were lower in the BB group and greater improvements in fasting glucose were observed in the BB group comparison to the SB group. Conclusion: A simple dietary manipulation of BB diet rich in protein and fat appears to have additional benefits compared to a conventional low-calorie diet in individuals with type 2 diabetes. 1. Un masticazione prolungata permette che il segnale di sazietà venga recepito a livello centrale (nuclei ipotalamici) in modo completo. 2. Affinché questo avvenga sono necessari 15-20 minuti. Infatti, sia la distensione delle pareti gastriche che l’innalzamento della glicemia sono processi lenti e graduali. • Inoltre, sono importanti le sensazioni olfattive. • Recenti studi scientifici* hanno dimostrato che se ogni boccone viene annusato e assaporato prima di essere consumato aumenta il senso di sazietà. *Jansen A, Theunissen N, Slechten K, Nederkoorn C, Boon B, Mulkens S, Roefs A. - Overweight children overeat after exposure to food cues. - Eat Behav. 2003 Aug;4(2):197-209. 1. Evitare di mangiare quando si ha fretta o in situazioni di stress. 2. Posare la forchetta o il cucchiaio tra un boccone e l’altro. 3. Non portare il cibo alla bocca se prima non si è deglutito quello predente 4. Deglutire il boccone solo dopo un’adeguata insalivazione. 1. Uno studio* condotto da un gruppo di ricercatori giapponesi ha dimostrato che una buona masticazione oltre a favorisce la digestione e il senso di sazietà, ed inoltre 2. attiva i processi di scioglimento del grasso (lipolisi) con un’efficacia pari a quella indotta dall’attività fisica. * Sakata T. et al. – Antiobesity actions of mastication driven by histamine neurons in rats - Exp. Biol. Med. 228; 2003 1. Apporto normocalorico e normoproteico. Corretta distribuzione dei pasti durante la giornata. 2. Masticazione prolungata. 3. Attività fisica regolare. 4. Carboidrati a basso indice e carico glicemico. 5. Abbinamento di carboidrati e proteine ad ogni pasto. 6. Gestione delle intolleranze da sovraccarico alimentare. 7. Apporto generoso di acqua e fibra (alimenti integrali). 8. Frutta e verdura in libertà. 9. Eliminazione dei cibi “spazzatura”. 10. Equilibrio psicofisico. 1. L’indice glicemico o I.G. indica la velocità con cui un determinato alimento è in grado d’innalzare il livello della glicemia in rapporto a quello del glucosio. 2. L’I.G. è la velocità di conversione di un determinato zucchero in glucosio. 3. Il carico glicemico o C.G. di un alimento si ottiene moltiplicando l’I.G. dell’alimento per la quantità di carboidrati presenti nella porzione consumata. C.G. = (I.G. x grammi carboidrato):100 4. In caso di porzioni abbondanti il carico glicemico sarà elevato e la glicemia impiegherà molto più tempo a tornare ai valori basali. INDICE GLICEMICO DEGLI SPAGHETTI INTEGRALI L’I.G. è il rapporto percentuale tra l’area della curva d’assorbimento dopo l’assunzione di 50 g. di glucosio in un determinato tempo e quella ottenuta dall’assunzione dell’alimento di cui si effettua la misura. Ad esempio 70 g. di spaghetti crudi pari a 180 g. di spaghetti cotti contengono circa 50 g. di carboidrati disponibili. INDICE GLICEMICO E “RAFFINAZIONE” Quando gli amidi sono consumati nei loro “imballaggi naturali” come nel caso dei cereali integrali, il loro I.G. sarà basso perché verranno assorbiti più lentamente. TABELLA DELL’INDICE GLICEMICO o I.G. (valori approssimativi) 100 100 85 90 80 70 55 60 50 30 40 30 15 20 0 10 0 1 2 I.G. 100 3 4 5 6 ALIMENTI Zucchero bianco e di canna, marmellate zuccherate, caramelle, gelati, superalcolici. 85 Cereali raffinati: pane bianco, pizza, riso raffinato, crakers, biscotti, merendine. Vino e birra. 55 Cereali integrali: pane e pasta integrale, riso integrale. Legumi. Fruttosio, miele 30 Frutta 15 Verdura 0 Proteine e grassi. INDICE GLICEMICO PORZIONE GRAMMI GRAMMI CARBOIDR. PER PORZIONE CARICO GLICEMICO Pane tipo Baguette 95 30 15 15 Pane bianco di farina di frumento tipo 0 70 30 14 10 Pane con farina di grano saraceno (50%) 47 30 21 10 Pane pita o pane arabo 57 30 17 10 Pane di frumento integrale 77 30 12 9 Pane con farina d'orzo 67 30 13 9 Panino con hamburger 61 30 15 9 Pane di segale 58 30 14 8 Pane integrale ai cereali misti a lievitaz. naturale 47 30 14 7 Pane ai cereali misti 49 30 11 6 Pane all'orzo e ai semi di girasole 57 30 11 6 Pane integrale di segale 41 30 12 5 Pane all' olio 72 30 15 4,5 Pane alla soia (8%) e ai semi di lino (8%) 36 30 9 3 ALIMENTI - Pane Tabella semplificata dei CARICHI GLICEMICI (C.G.) C.G. ALTO ALIMENTI Da evitare: zucchero bianco o di canna, glucosio o sciroppo di glucosio e tutti gli alimenti che contengono zuccheri aggiunti. Superalcolici. MEDIOALTO Consumo occasionale e in quantità ridotte: tutti gli alimenti raffinati o derivati da di farine raffinate. Vino e birra. MEDIO Consigliati: tutti gli alimenti integrali o derivati da farine integrali. Legumi. Fruttosio(?), miele vergine. Semi oleosi. BASSO Consigliati: tutta la frutta e la verdura cruda o cotta. Succhi e centrifugati di frutta e/o verdura fresche. Che cosa succede, nel breve periodo, quando si assumono carboidrati ad alto indice glicemico o un pasto ad alto carico glicemico? Per il metabolismo non tutte le calorie sono uguali! Una mela di circa 100 g. o una tazzina di caffè zuccherata con circa 6-7 g. di zucchero (saccarosio) apportano all’incirca 30Kcal. ≠ Ma lo zucchero disciolto in un liquido sia esso caffè, te, aranciata o coca-cola entra rapidamente in circolo determinando nel giro di pochi minuti uno “tsunami” glicemico e conseguente massiccia risposta insulinica cioè una crisi di ipoglicemia reattiva. Picco glicemico, insulina e fame 1. Il meccanismo dell'insulina diventa "perverso" quando ne viene secreta troppa: in questo caso la glicemia si abbassa troppo - stress ipoglicemico - il cervello va in crisi e scatta la reazione di fame. 2. La quantità d'insulina secreta dal pancreas dipende dalla velocità con la quale s'innalza la glicemia, questa velocità dipende da due fattori: l'indice glicemico e la quantità dei carboidrati assunta (carico glicemico). L’assunzione di alimenti ricchi di zuccheri, esempio cappuccino e brioches, innalza rapidamente il tasso di glucosio nel sangue (iperglicemia). L’ipoglicemia è causa di stanchezza, nervosismo, difficoltà d’attenzione e concentrazione, talvolta cefalea ed ovviamente induce un forte desiderio di carboidrati. Sovraccarico Disregolazione L’iperglicemia stimola il pancreas endocrino a liberare nel sangue grandi quantità d’insulina. L’insulina in eccesso determina una rapida diminuzione del glucosio ematico (ipoglicemia). Il circolo vizioso dell’ipoglicemia reattiva I sintomi dell’ipoglicemia reattiva sono derivati sia 1. dalla ridotta disponibilità di glucosio a livello cerebrale. • Stanchezza e sonnolenza circa un’ora dopo i pasti, difficoltà d’attenzione e concentrazione, mal di testa, capogiri. • Fame, senso di nausea. Desiderio di dolci. 2. dai meccanismi di compensazione che l’organismo mette in atto tramite il rilascio degli ormoni contro-regolatori: glucagone e adrenalina. • Ansia, nervosismo, tremore, tachicardia, sudorazione fredda, pallore. Dolcificante (definizione) 1. Un dolcificante (o edulcorante) è una sostanza usata per addolcire alimenti o altri prodotti destinati ad entrare nel cavo orale (ad esempio un collutorio o farmaci altrimenti amari). Alcuni tipi si trovano in natura, altri vengono prodotti in laboratorio. 2. Il potere dolcificante, a parità di quantità, può variare molto fra le diverse sostanze. Oltre a questa caratteristica, possono essere accomunati per capacità conservative e lassative. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Dolcificanti Naturali 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Artificiali Glucosio Saccarosio (glucosio + fruttosio) Fruttosio Lattosio (glucosio + galattosio) Sorbitolo - E420 Xilitolo - E967 Glicina - E640 Eritritolo - E968. 1. 2. 3. 4. 5. 6. Acesulfame K - E950 Aspartame – E951 Saccarina – E954 Sucralosio – E955 Maltitolo – E965 Isomalto – E953 7. Ciclammato di sodio - Polialcol naturalmente presente nella frutta e negli alimenti fermentati. 8. 9. Stevioside (Stevia rebaudiana) 10. Monellina (Dioscoreophyllum 9. E952 Neoesperidina diidrocalcone – E959 Naringina diidrocalcone cumminsii) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera Effetti fisiologici dei dolcificanti 1. In generale i dolcificanti nell'uomo e in diversi altri mammiferi, stimolano il pancreas a produrre insulina. 2. L'insulina è l'ormone che stimola le cellule corporee ad assorbire glucosio. Di conseguenza la concentrazione di glucosio nel sangue (la glicemia) diminuisce. 3. I dolcificanti artificiali stimolano la produzione d’insulina - a causa del gusto del dolce - e abbassano quindi la glicemia. La conseguente ipoglicemia stimola l'appetito. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera Effetti fisiologici dei dolcificanti 4. Questo effetto di “stimolazione dell'appetito” veniva usato (quando i maiali dovevano ancora essere grassi) per l'allevamento di suini, aggiungendo al cibo un po' di saccarina. 5. Chi intende perdere chili consumando prodotti "light" o surrogati di zucchero, ingerisce sicuramente meno calorie, ma deve tener presente: • gli effetti dell’ipoglicemia reattiva e il conseguente aumento dell’appetito. • gli effetti di una persistente iperinsulinemia e quindi un maggior rischio di sviluppare un diabete di tipo 2. • i problemi causati dall'aspartame o dal ciclammato di sodio (sostanze potenzialmente tossiche). Da Wikipedia, l'enciclopedia libera Nakagawa Y et al.* - Sweet taste receptor expressed in pancreatic beta-cells activates the calcium and cyclic AMP signaling systems and stimulates insulin secretion. PLoS One. 2009;4(4):e5106. Epub 2009 Apr 8. “ I recettori del gusto dolce espressi dalle cellule beta del pancreas attivando i sistemi di segnalazione del Calcio e del AMP-ciclico stimolano la secrezione d’insulina”. L’esperimento condotto su cavie da laboratorio ha evidenziato che i dolcificanti artificiali, sucralosio, saccarina e acesulfame K attivando i recettori per il sapore dolce espressi dalla papille gustative della lingua, dalla cellule entero-endocrine L e dalle cellule beta del pancreas stimolano quest’ultime ad aumentare la produzione d’insulina. *Institute for Molecular and Cellular Regulation, Gunma University, Maebashi, Japan Pepino M.Y. et al.* - Sucralose Affects Glycemic and Hormonal Responses to an Oral Glucose Load. Diabetes Care. 2013 Apr 30 “Il sucralosio influisce sulla risposta glicemica e ormonale dopo un carico orale di glucosio” Diciassette soggetti obesi ( BMI 42.3 ± 1.6 kg/m2) ed insulino-resistenti che non hanno mai utilizzato dolcificanti ipocalorici sono stati sottoposti a una versione modificata di carico orale di glucosio. In due occasioni separate, 10 minuti prima del carico orale di glucosio, hanno assunto sia sucralosio (condizione sperimentale) sia acqua (condizione di controllo) in un sperimentazione crossover randomizzata. La somministrazione di sucralosio 10 minuti prima del carico orale di glucosio ha determinato un incremento del picco glicemico, un aumento della secrezione d’insulina e una durata del picco insulinico molto più elevata del normale. *Center for Human Nutrition, Washington University School of Medicine, St. Louis, Missouri, USA 1. In accordo con la valutazione della Organizzazione Mondiale della Sanità l’alcol, quindi anche il vino, non può essere considerato una bevanda salutistica. 2. Il resveratrolo e la quercitina, le sostanze antiossidanti ad azione anticoagulante presenti soprattutto nel vino rosso, spiegano il cosiddetto "paradosso francese", per cui nonostante una dieta ricca di dolci e grassi, il consumo di vino rosso permette di ridurre il rischio cardiovascolare, ma non il danno epatico! 3. Questi antiossidanti si trovano non solo nell'uva ma anche nei frutti di bosco (mora, gelso, mirtillo nero e rosso) che sebbene contengano un po’ meno di resveratrolo rispetto al vino rosso sono esenti dagli effetti negativi dell’alcol. Anche se nella precedente tabella grafica a colonne dell’indice glicemico il vino, che è classificato tra gli alimenti a medio-alto I.G. (85), a rigore non influisce direttamente sull’aumento della glicemia, anzi ha un effetto ipoglicemizzante. Tuttavia numerosi studi* evidenziano che il suo consumo quotidiano: 1. altera i ritmi diurni e notturni della leptina (infiammazione) 2. aumenta alcune citochine infiammatorie, come il TNF-alfa, 3. aumenta l’emoglobina glicata. In breve, l’alcol provoca insulino-resistenza predisponendoci al diabete di tipo II al pari degli alimenti ad alto e medio-alto I.G. *A. e L. Speciani – “L’alcol influenza la glicemia?”– Dieta GIFT. Dieta di segnale – ed. Rizzoli Che cosa succede, nel lungo periodo, quando si assumono carboidrati ad alto indice e carico glicemico? ormone recettore Il legame tra una molecola/segnale, detta ligando, ed il suo recettore a livello cellulare è alla base dei processi biochimici (o effetti biologici) che regolano il funzionamento dell’organismo. Normalmente produciamo una “giusta” quantità di segnali molecolari, ad esempio gli ormoni, sufficiente per farci star bene. ormone recettore x x x La sovrapproduzione di un ormone, ad esempio l’insulina, determina a livello cellulare la riduzione degli specifici recettori (downregulation). Questo meccanismo di difesa è detto “resistenza” ed in questo modo la cellula evita una sovra-stimolazione e cerca di mantenere il suo equilibrio interno o omeostasi . Un’alimentazione ricca di zucchero e carboidrati raffinati è causa di IPERGLICEMIA Nel sangue permangono alti livelli di glucosio e di insulina. Circa il 30% degli individui sviluppa un DIABETE MELLITO DI TIPO II Sovraccarico Resistenza Malattia L’iperglicemia stimola il pancreas endocrino a liberare nel sangue grandi quantità d’insulina. IPERINSULINEMIA L’insulina in eccesso determina una sottoregolazione (down regulation) dei recettori insulinici cellulari. INSULINO-RESISTENZA Il circolo vizioso dell’insulino-resistenza Un’alimentazione ricca di zucchero e carboidrati raffinati è causa di IPERGLICEMIA Fame “da lupo” e iperglicemia, più del 30% degli individui sviluppa un DIABETE MELLITO DI TIPO II Sovraccarico Resistenza Disregolazione L’iperglicemia stimola il pancreas endocrino a liberare nel sangue grandi quantità d’insulina. IPERINSULINEMIA e IPERLEPTINEMIA Il loro eccesso determina una sottoregolazione (down regulation) dei recettori insulinici tissutali e dei recettori leptinici ipotalamici. INSULINO-RESISTENZA e LEPTINO-RESISTENZA Obesità: il circolo vizioso della resistenza all’insulina e alla leptina L’insulina in eccesso determina: 1. La conversione del glucosio in eccesso in glicogeno (meccanismo fisiologico) 2. Quando le riserve di glicogeno sono sature,l’insulina stimola la conversione del glucosio rimanente in trigliceridi e di conseguenza l’aumento del tessuto adiposo. 3. La costante iperinsulinemia determina insulinoresistenza, disfunzione che fa parte del quadro sintomatologico che predispone al diabete di tipo II . GLICEMIA Società Italiana di Diabetologia NORMALE 60-100 mg/100ml Alterata glicemia a digiuno PREDIABETE 100-125 mg/100ml DIABETE MELLITO >125 mg/100ml L’iperinsulinemia determina, inoltre, a livello epatico, • un aumento del colesterolo poiché stimola la sintesi di HMGCoA-reduttasi (idrossimetilglutaril-CoA reduttasi) enzima che sintetizza il colesterolo. • un aumento dei trigliceridi e delle lipoproteine a bassissima densità (VLDL). L’innalzamento dei livelli plasmatici di VLDL induce • sia un aumento del deposito di lipidi negli adipociti (obesità), • sia una ulteriore incorporazione di acidi grassi saturi e colesterolo nelle membrane cellulari che tendono pertanto ad irrigidirsi. Nel caso delle arterie ciò provocherà le placche aterolipidiche (aterosclerosi). ALTRI DISTURBI CORRELATI ALL’INSULINO-RESISTENZA 1. Oltre alla Sindrome Metabolica sono correlate all’insulino-resistenza i seguenti disturbi o malattie. 2. Policistosi ovarica – “Migliorare la sensibilità insulinica guarisce la policistosi anche senza intervenire sulla glicemia”. IGF-1 (insulin-like growth factor) . www.eurosalus.com. 3. Depressione – “Buonumore a rischio, quando i carboidrati sono troppi”. “Anche la depressione giovanile dipende da quello che si mangia”. www.dietagift.com 4. Morbo di Alzheimer. “Alzheimer: il terzo diabete”. (Per esaurimento dell’insulisina: enzima che degrada sia l’insulina che la proteina beta-amiloide). www.dietagift.com. 5. Sport. “Insulina, insulino-resistenza ed effetti sul muscolo; rilevanza nella alimentazione dello sportivo”. www.lucaspeciani.eurosalus.com W. C. Willett e M.J. Stampfer – La nuova piramide degli alimenti – Le Scienze, n°414, febbraio 2003 Carne rossa e burro da limitare Prodotti caseari o integratori di calcio 1-2 porzioni al giorno Riso brillato, pane bianco, patate, pasta e dolciumi da limitare Integratori quasi per tutti Consumo moderato di bevande alcoliche a meno di controindicazioni Pesce, pollame e uova 0-2 porzioni al giorno Noci e legumi 1-3 porzioni al giorno Verdura in abbondanza Cibi integrali sempre Frutta 2-3 porzioni al giorno Oli vegetali (oliva, soia, girasole, ecc.) a quasi tutti i pasti LA NUOVA PIRAMIDE DEGLI ALIMENTI Proposta dagli autori dell’articolo, distingue i carboidrati ed i grassi in salutari e non salutari. Frutta e verdura sono ancora raccomandate, ma il consumo dei prodotti caseari dovrebbe essere limitato. Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti d’America 2010 - Dietary guidelines for americans 1. Apporto normocalorico e normoproteico. Corretta distribuzione dei pasti durante la giornata. 2. Masticazione prolungata. 3. Attività fisica regolare. 4. Carboidrati a basso indice e carico glicemico. 5. Abbinamento di carboidrati e proteine ad ogni pasto. 6. Gestione delle intolleranze da sovraccarico alimentare. 7. Apporto generoso di acqua e fibra (alimenti integrali). 8. Frutta e verdura in libertà. 9. Eliminazione dei cibi “spazzatura”. 10. Equilibrio psicofisico. 1. Oltre al consumo di carboidrati a basso indice glicemico anche l’abbinamento dei carboidrati con le proteine ad ogni pasto (in proporzione equivalente) consente una riduzione dalla produzione d’insulina. 2. Infatti, le proteine stimolano in misura minore (circa il 50% in meno) la produzione d’insulina da parte delle cellule Beta del pancreas endocrino. 3. In sintesi, l’abbinamento carboidrati e proteine permette di mantenere costante la glicemia e quindi il senso di sazietà per più tempo. LIVELLI DI ASSUNZIONE RACCOMANDATA DI PROTEINE (g./Kg. peso corporeo/die) Società Italiana di Nutrizione Umana Età g./Kg/die 0-1 anno 1,87 - 2,09 (latte materno) 1- 18 anni 1,00 - 1,5 adulti 0,8 - 1,00 Tipo di attività sedentaria 0,8 sportiva 1,00 –1,5 Alimento 100 gr. gr. di proteine Due uova intere 13-15 Latte e yogurt intero 3,5 – 5 Formaggi magri: ricotta, Jocca 8 – 20 Formaggi grassi: parmigiano, emmenthal 28 – 40 Carne: vitello, maiale, pollo, tacchino 16 – 25 Pesce: salmone, sgombro, merluzzo 17 – 21 Semi oleosi: mandorle, noci, nocciole 15-20 [AAL: LISINA] Legumi secchi: soia, ceci, fagioli, 17-20 (soia 35-38) [AAL: METIONINA] Cereali integrali: riso, orzo, pasta, pane 8 – 12 [AAL: LISINA] Indicazioni O.M.S.del fabbisogno quotidiano di proteine: 0,8/1g x kg/die. Ad esempio, un individuo di 60 kg. ha un fabbisogno di circa 48-60 gr. di proteine al giorno. Una tipica giornata alimentare Colazione: 200 cc di latte intero + 100 g. biscotti. Proteine = 9 g. Pranzo: 80 g. di pasta bianca con verdure, insalata, olio extravergine, frutta, dolce, caffè. Proteine = 5 g. Spuntino: te’ con biscotti. Proteine = 2 g. Cena: 120 g. di carne/pesce, 50 g. di pane bianco, verdure cotte, frutta, vino rosso, caffè. Proteine = 27g. Totale proteine: 43 g. • Colazione: mela (0,5 g. di proteine) + 250 g. di yogurt di soia (7,5 g.) + 50 g. fiocchi d’avena integrali (5,5 g.) + 50 g. mandorle (10 g.). Proteine = 23,5 g. • Pranzo: insalata mista di verdure crude (1 g.) + 80 g. di riso integrale (2 g.) + 100 g. di merluzzo cotto a vapore ( 20 g.) + 100 g. di broccoli cotti a vapore ( 2 g.) + 2 cucchiai di olio d’oliva. Proteine = 25 g. • Cena: un finocchio crudo (1 g.) + 100 g. di fagiolini bolliti (2 g.) + un uovo sodo (6,5 g.) + 50 g. di pane di segale integrale ( 3 g.) + 2 cucchiai di olio d’oliva. Proteine = 12,5 g. Totale proteine: 61 g. Dieta GIFT: tripartizione monopiatto CARBOIDRATI COMPLESSI Cereali integrali: Pane, pasta, riso, orzo, fiocchi d’avena, ecc. Legumi: ceci, fagioli, piselli, lenticchie. Patate, se possibile con la buccia. PROTEINE 1/3 1/3 Proteine: animali e vegetali Carboidrati complessi 1/3 Pranzo e cena Verdura cruda e/o cotta e condita con olio extravergine d’oliva. Animali: carne, pesce, pollame, affettati (prosciutto crudo o cotto, bresaola). Uova, latticini e formaggi. Vegetali: soia gialla, tofu, tempeh, seitan. Semi oleosi: noci, mandorle, pinoli,nocciole. Nota bene: oltre ai tre pasti principali (colazione, pranzo e cena) spuntini a base di frutta e/o verdura cruda e non condita possono essere fatti liberamente durante la giornata. Letture consigliate: Attilio e Luca Speciani – DietaGIFT, dieta di segnale – ed. Rizzoli; Luca Speciani e Lyda Bottino – Le ricette per star bene – ed. Tecniche Nuove Luca Speciani e Lyda Bottino – Oltre, l’alimentazione dello sportivo – ed. Correre. Siti web: www.eurosalus.com ; www.dietagift.com ; www.mauromezzogori.it DIETA GIFT – TRIPARTIZIONE MONOPIATTO PROTEINE CARBOIDRATI COMPLESSI Cereali integrali: Pane, pasta, riso, orzo, fiocchi d’avena, ecc. Legumi: ceci, fagioli, piselli, lenticchie. Patate, se possibile con la buccia. 1/3 CARBOIDRATI 1/3 PROTEINE 1/3 VERDURA Animali: carne, pesce, pollame, affettati (prosciutto crudo o cotto, bresaola). Uova, latticini e formaggi. Vegetali: soia gialla, tofu, tempeh, seitan. Semi oleosi: noci, mandorle, pinoli,nocciole. VERDURA CONDITA Verdura cruda o cotta condita con olio extravergine di oliva o burro. Oppure, una porzione di macedonia addolcita con un po’ di miele. FRUTTA E VERDURE CRUDE, FRESCHE E SENZA CONDIMENTI possono essere mangiate liberamente prima dei pasti o durante la giornata. DIETA GIFT – TRIPARTIZIONE MONOPIATTO VEGETARIANO CARBOIDRATI Cereali integrali: pasta, riso, pane o altri cereali. Legumi: ceci, fagioli, piselli, lenticchie. Patate, se possibile con la buccia. 1/3 CARBOIDRATI 1/3 PROTEINE 1/3 VERDURA PROTEINE DI DERIVAZIONE ANIMALE E VEGETALI Uova, latte e formaggi, soia gialla, tofu, seitan, semi oleosi (noci, mandorle, nocciole). VERDURA CONDITA Verdura cruda o cotta condita con olio extravergine di oliva o burro. Oppure, una porzione di macedonia addolcita con un po’ di miele. FRUTTA E VERDURE CRUDE, FRESCHE E SENZA CONDIMENTI possono essere mangiate liberamente prima dei pasti o durante la giornata. 1. Apporto normocalorico e normoproteico. Corretta distribuzione dei pasti durante la giornata. 2. Masticazione prolungata. 3. Attività fisica regolare. 4. Carboidrati a basso indice e carico glicemico. 5. Abbinamento di carboidrati e proteine ad ogni pasto. 6. Gestione delle intolleranze da sovraccarico alimentare. 7. Apporto generoso di acqua e fibra (alimenti integrali). 8. Frutta e verdura in libertà. 9. Eliminazione dei cibi “spazzatura”. 10. Equilibrio psicofisico. 1. I valori medi d’assunzione di fibra alimentare in Italia sono di circa 15-20 g. al giorno. 2. Il fabbisogno giornaliero raccomandato dai LARN - Livelli di Assunzione giornalieri Raccomandati di Nutrienti è di 30 g./die. Di cui 2/3 dovrebbero essere rappresentati dalle fibre insolubili e 1/3 da quelle solubili. 3. Il fabbisogno di fibra di almeno 30 g./die può essere raggiunto consumando quotidianamente, cereali integrali, frutta, verdura, legumi e semi oleosi. 4. Sono sconsigliati i preparati a base di sola crusca ad esempio Weetabix, All-Brain. 1. Aumenta il senso di sazietà. 2. Migliora la funzionalità enzimatica e digestiva permettendo una buona idratazione del bolo alimentare. 3. Riduce l’indice glicemico rallentando l’assorbimento degli alimenti. Prevenzione di: insulino-resistenza, diabete di tipo II e infarto cardiaco. 4. Riduce l’assorbimento del colesterolo alimentare e degli acidi biliari. Prevenzione dei calcoli biliari. 5. Nutre la flora batterica intestinale, riducendo fermentazioni e putrefazioni. Migliora il transito intestinale. 6. Previene, emorroidi, diverticolosi e tumore al colon-retto. Favorisce l’eliminazione delle sostanze cancerogene. RAFFINAZIONE: LA RAPINA DEI NUTRIENTI Il chicco di grano, con i processi di raffinazione, viene impoverito di numerose sostanze indispensabili all’organismo come: proteine, vitamine, minerali, fibre, ecc. COMPOSIZIONE DEL CHICCO DI GRANO INTEGRALE PERDITA DI NUTRIENTI Con la raffinazione viene eliminato circa il: • 90% della vitamina E, • 80% della fibra, • 70-90% delle vit. B1, B2 e B3, • 50% di selenio e folati • 50% di calcio • 30% di ferro, • 30% delle proteine, • 20% in peso del chicco, • la quasi totalità di composti fenolici antiossidanti. I cereali integrali contengono tutte e tre le parti del chicco. Il processo di raffinazione rimuove lo strato esterno e il germe, lasciando solo l'endosperma. L'eliminazione del germe, ricco di grassi polinsaturi che tendono ad irrancidire, consente una conservazione più prolungata. 1. Gli alimenti raffinati, farine 00, riso bianco, zucchero, grassi vegetali idrogenati, sono quasi totalmente privi di sostanze nutritive o co-fattori (enzimi, vitamine, minerali). 2. Questi co-fattori sono essenziali per la corretta trasformazione del cibo in energia. Se sono carenti l’organismo se ne accorgerà spingendoci a mangiare altro cibo. 3. Ci troveremo così, iper-alimentati ma ipo-nutriti sviluppando disturbi di tipo metabolico. Ad esempio l’assenza di cromo e di vitamina B3 (niacina) nelle farine raffinate favorisce lo sviluppo dell’insulino-resistenza poiché questi nutrienti sono componenti essenziali del Fattore di Tolleranza al Glucosio (GFT). 4. Ogni volta che siamo attratti dai cibi-spazzatura dalla bibita gassata al biscotto pieno di zucchero e margarina, forse è meglio rifletterci su! 1. È definito “cibo spazzatura” qualsiasi alimento o bevanda che apporti grandi quantità di calorie in carenza o assenza di nutrienti (vitamine, minerali). Per questo è possibile essere obesi e malnutriti. 2. Farina 00, zucchero bianco, sciroppo di glucosio, dolcificanti artificiali (aspartame, acesulfame, saccarina, ciclammati), bibite gassate e zuccherate, dolciumi e gelati industriali, caramelle e cioccolatini. 3. Alcolici e superalcolici. 4. Alimenti contenenti: grassi vegetali idrogenati, margarine, glutammato o altri esaltatori di sapidità, nitriti e nitrati, solfiti, conservanti e addensanti e tutti gli additivi in genere. Funzioni fisiologiche dell’acqua L’organismo umano è composto dal 65-70% di acqua. L’acqua è il solvente in cui avvengono la quasi totalità delle reazioni biochimiche del nostro organismo. L’acqua ci permette l’eliminazione delle scorie metaboliche. Le perdite fisiologiche di acqua da parte dell’organismo sono di circa 2500 ml/die, dovute soprattutto alla respirazione e perspirazione (circa 1250 ml/die), alla produzione di urina (8001500 ml/die) e di feci (100-150 ml/die). PERCENTUALE DI ACQUA NEI TESSUTI TESSUTO ADIPOSO TESSUTO OSSEO TESSUTO CONNETTIVO TESSUTO EPIDERMICO TESSUTO MUSCOLARE SANGUE TESSUTO NERVOSO 0 10 20 30 40 50 60 70 80 Il tessuto adiposo è il più povero di acqua, mentre quello nervoso è il più ricco di acqua. Una carenza d’idratazione si rifletterà sulla funzionalità del sistema nervoso con senso d’affaticamento e mal di testa. 1. aiuta a coprire il fabbisogno quotidiano di vitamine, minerali e fibra idrosolubile, 2. favorisce l’idratazione mediante l’apporto di acqua “biologica” cioè ricca di nutrienti, 3. nutre la flora batterica e migliora il transito intestinale, 4. contribuisce al senso di sazietà, prevenendo gli attacchi di fame, 5. favorisce la calma insulinica per il basso indice e carico glicemico. 6. se consumata ad inizio pasto, stimola la funzionalità digestiva e lo sviluppo della tolleranza immunitaria intestinale. 1. All’inizio degli anni ’90 il National Cancer Institute (USA) lancio la campagna “FIVE A DAY” per la prevenzione delle malattie tumorali. 2. Da allora oltre 250 studi compiuti in varie parti del mondo hanno dimostrato che una dieta ricca di frutta e verdura (cruda e cotta) riduce del 30-40% la probabilità di contrarre tumori. 3. L’indicazione è quella di consumare cinque volte al giorno vegetali freschi pari ad un quantitativo di circa 600 grammi di frutta e verdura per i bambini e di 800/1000 grammi per gli adulti. 4. Nessun integratore di vitamine o di minerali può sostituire l’apporto di nutrienti ad azione anti-ossidante presenti in frutta e verdura!