Nel Duecento particolari condizioni economiche politiche e sociali
determinarono la fortuna della città di Firenze e venne a definirsi una nuova
classe sociale (il popolo) che di lì a poco sarebbe divenuta la borghesia.
Furono queste alcune delle caratteristiche dell'epoca in cui si formò e iniziò
la sua attività artistica Giotto di Bondone.
A ciò si aggiunga l'ascesa incontrastata dell'ordine religioso dei francescani,
con cui il maestro ebbe a collaborare quasi tutta la vita e dal quale fu
inf luenzata la sua cultura e - di conseguenza - la sua attività. Ovunque la
religione francescana fu accolta come il culto proprio del popolo (quindi
della borghesia), soprattutto nei centri rurali e presso i ceti contadini.
Boccaccio definì Giotto "il miglior dipintor del mondo": la sua fama
d'innovatore del gusto e dello stile artistico iniziò subito, sin dai primordi
della sua attività.
Il Battistero di Pisa
Pulpito del Duomo di Siena
 Le prime esperienze artistiche di Giotto
oscillarono tra il neo-romanico e il gotico,
spesso sottintendendo una base classica. la
"Madonna" di San Giorgio alla Costa”, le
"Storie del Nuovo e dell'Antico Testamento"
della Chiesa di Assisi dimostrano l'uso di un
apparato classico, eppure svelano alcune
importanti novità. La struttura logica della
composizione risponde a un criterio di
centralità della narrazione. Ogni
elemento è secondario al racconto, una
mentalità che Giotto ha in comune con la
laica borghesia in ascesa. La classicità in
Giotto è, nel senso dantesco del termine, un
riconoscimento dei classici in quanto
possessori del miglior metodo di
interpretazione della realtà.
Madonna di San Giorgio alla
Costa
 Lo stesso realismo
pervade il "Crocifisso" di
Santa Maria Novella a
Firenze. Giotto supera
qui la tradizione
bizantina e il Cristo si
trasforma da icona in
uomo terreno crocifisso.
Il Crocifisso
Bizantino che ,
secondo la
tradizione ,
parlò a S.
Francesco,
Vediamo così che il
presepe di Greccio
(1290-92 circa) è
diventato una chiesa
ricca con fedeli
ricchi ed
elegantemente
vestiti e che ad
essere messa in
evidenza è la
similitudine con la
vicenda del Cristo,
testimoniata dalla
presenza dei
miracoli e dalla
deposizione del
corpo del santo che
riprende le varie
Francesco e il miracolo del fuoco davanti al sultano
deposizioni del
Cristo
 L‘impostazione degli affreschi
rimane legata alla tradizione
bizantina (luci e ombre ben
delineate, mani, occhi, bocche
rappresentate secondo formule
prestabilite, composizioni
codificate), lo svolgimento però,
cambia nettamente.
Giotto legò l’arte al suo tempo,
rinforzò il chiaroscuro (mutuando
questo senso delle ombre dalla
scultura coeva), tenne ben presente
l'unitarietà della rappresentazione e
la plasticità della medesima, dunque
puntò tutti i suoi sforzi per passare
dalla scrittura alla rappresentazione.
Il pittore attese a tutte le sue opere
con un intento consapevole di
distacco dalla tradizione e di
rivoluzione pittorica.
 Maestro affermato con una
nutrita bottega, uomo ricco
con proprietà terriere
(confermate da documenti
fiorentini), egli aveva
superato per fama il suo
maestro Cimabue. Lo stesso
Dante scrisse, infatti,
"credette Cimabue nella
pittura tener lo campo", ma
"ora Giotto ha il grido". Tale fu
la sua fama che egli venne
chiamato nell'Italia
settentrionale - fatto
eccezionale per l'epoca - per
realizzare il suo capolavoro: il
ciclo pittorico della Cappella
degli Scrovegni di Padova,
terminato intorno al 1305
circa, dopo solo due anni di
lavoro.
 Nel primo affresco assistiamo
alla consegna delle verghe che i
pretendenti portavano al
sacerdote.
 Notate come Giuseppe resti in
disparte. Era molto anziano e
riteneva di non avere la
possibilità di diventare il
prescelto di Maria.

Nel più recente restauro si è scoperto
che i volti delle madri sono solcati dalle
lacrime e la sofferenza è evidente.

Era insolito in quegli anni porre tanta
attenzione ai bambini perché la
mortalità infantile era tanto alta che i
bambini fossero erano considerati
interscambiabili

All’estrema sinistra Erode si sporge dalla
loggia incrostata di marmi che potrebbe
essere quella di un palazzo comunale ai
tempi di Giotto . A destra l’edificio
ottagonale può essere un battistero che
allude alle tante piccole vite che non
avranno un futuro nella società e che non
hanno ancora ricevuto il battesimo
dunque non avranno un futuro
nemmeno nella vita religiosa . La Chiesa
del tempo poneva nel Limbo i bambini
morti prima del battesimo.
Iniustitia siede sullo sfondo di
una torre merlata, tiene le gambe
incrociate nella postura di chi ha il
potere di giudicare, del sovrano o
del giudice. Al posto delle mani ha
delle zampe uncinate, è abbigliato
con ricercatezza ma, dal collo,
spunta una maglia metallica.
Bisogna sapere che Padova si era
liberata dal tiranno nel 1257 con
grande sofferenza e, al tempo in
cui Giotto dipinse gli affreschi, in
città veniva ancora festeggiata la
liberazione
In questa immagine viene raffigurato il
committente, Enrico degli Scrovegni,
mentre offre la chiesa a Dio. Quella
raffigurata avrebbe dovuto essere la
struttura originale della cappella che,
in seguito, venne modificata. La sua
costruzione attirò sugli Scrovegni l’ira
dei monaci eremitani che avevano la
loro sede vicino alla chiesa. La gente
infatti andava a messa nella nuova
sede disertando la loro chiesa e, di
conseguenza, facendo diminuire le
elemosine. Si dice che Enrico degli
Scrovegni facesse costruire la chiesa
per emendare i peccati del padre,
diventato ricco prestando denaro a
usura, in realtà nelle immagini di
Giotto tutto porta a far dimenticare il
reato di usura
Caritas
Invidia
si posa sugli
oggetti con
leggerezza quasi
fossero un
panchetto per
avvicinarsi a Dio:
un sacco di
farina,uno di
grano, pergamene
che vogliono
indicare lasciti
pii. Non
compaiono
monete proprio
per evitare il
collegamento con
la professione di
Enrico degli
Scrovegni
è una orribile
vecchia dalla lingua
velenosa che si
trasforma in
serpente e si ritorce
contro di lei.
Ha orecchie
smisurate perché
sempre pronta ad
ascoltare e mani
unghiute per
arraffare, stringe un
sacchetto di monete
( sempre non
visibili).
E’ un ammonimento
contro i maldicenti
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GIOTTO DI BONDONE - Claudia Maestranzi