7/8 FRUTTICOLTURA AL SUD Mensile - Poste Italiane S S.p.A. - sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, art.1 c.1; DCB Forlì Metapontino: più spazio alle arance bionde del gruppo Navel FRUTTA SECCA Come ottimizzare nel noccioleto la distribuzione degli agrofarmaci NOVITÀ POMOLOGICHE Si allarga il panorama varietale con le nuove varietà spagnole Provedo Anno LXXVI - N. 7/8 - LUGLIO/AGOSTO 2014 rivista di Anno LXXVI - Numero 7/8 - LUGLIO/AGOSTO 2014 e di ortofloricoltura SPECIALE PESCO 4 Saranno i peschicoltori a salvare la futura peschicoltura SILVIERO SANSAVINI 34 Nuove percoche per l’industria: ripartono i contratti di coltivazione SILVIERO SANSAVINI 08 Il breeding del pesco, un percorso secolare ricco di nuove tipologie di frutti DANIELA GIOVANNINI - ALESSANDRO LIVERANI 16 Il genoma, uno strumento per il moderno miglioramento genetico delle drupacee ELISA VENDRAMIN - SABRINA MICALI MARIA TERESA DETTORI - IGNAZIO VERDE 20 Innovazione varietale: prospettive e criticità in attesa di certezze LORENZO BERRA - DAVIDE NARI SILVIO PELLEGRINO 42 Lotta al marciume bruno delle drupacee: un’alternativa ai fungicidi di sintesi ALICE SPADONI - ALESSANDRA DI FRANCESCO MARTA MARI 48 L’origine delle nettarine nella mutazione di un singolo gene MYB LUCA DONDINI - ELISA VENDRAMIN GIORGIO PEA - IGOR PACHECO - MARIA TERESA DETTORI - LAURA GAZZA - SIMONE SCALABRIN FRANCESCO STROZZI - STEFANO TARTARINI DANIELE BASSI - IGNAZIO VERDE - LAURA ROSSINI 4 Peschicoltura italiana tra riconversione produttiva e continue difficoltà commerciali 30 Offensiva spagnola con le nuove varietà della serie Provedo ANNA MARIA MINGUZZI ECONOMIA E TECNICA 52 Costituito ad Acireale un centro di testing per l’industria agrumaria SIMONA FABRONI - MARGHERITA AMENTA FLORA VALERIA ROMEO - GABRIELE BALLISTRERI PAOLO RAPISARDA RUBRICHE 57 Dai frutteti piemontesi 61 Il caso Campania 59 Dai frutteti metapontini 63 Le aziende informano DEL DI CRESO DI CUNEO CARMELO MENNONE DI CARLO BORRELLI 61 Noce di Sorrento: crisi di identità per un prodotto in cerca di rilancio Peschicoltura italiana: come andare avanti? l momento di scrivere questa breve introduzione a questo nuovo fascicolo di A Frutticoltura, la situazione commerciale che investe la peschicoltura italiana – almeno nella fase di inizio luglio – appare per l’ennesima volta difficile, non priva di gravi preoccupazioni anche per il proseguo della stagione commerciale. Le cause sembrano sempre le stesse: offerta elevata, sovrapposizione produttiva fra diverse zone peschicole del Continente, consumi non brillanti, qualità e tenuta del prodotto inferiori alle attese. Va detto, non per consolazione, che tutto il settore agro-alimentare attraversa una fase non facile; quasi tutti i comparti del primario soffrono di una profonda crisi commerciale, stretti come sono nel perdurante squilibrio fra domanda e offerta e nelle manovre speculative di chi trova vantaggio a “giocare al ribasso”. Fatto sta che, in una logica di equa ed ovvia redditività per l’impresa, continuare a produrre sta diventando difficile, specialmente nel settore ortofrutticolo. Ciò che appare più inaccettabile è la costante incapacità di affermare il prodotto italiano sui mercati internazionali al suo giusto valore; dopo anni di continuo ed oneroso aggiornamento varietale, di miglioramento delle tecniche agronomiche, di razionalizzazione nella gestione dei frutteti, di incessante “messa in discussione” di quanto fatto in campagna e di quanto è ancora possibile fare, siamo sempre al punto di partenza: il mercato (nelle sue più diverse accezioni) non riconosce né l’identità distintiva, né il valore aggiunto di ciò che la peschicoltura italiana è in grado di offrire. Si continua invece ad assistere ad una lotta senza esclusione di colpi fra chi vende e chi acquista, con l’inevitabile conseguenza del crollo dei prezzi alla produzione. Tanti anni sono passati da quando le crisi peschicole sono diventate un triste “leit motiv” estivo; tante parole sono state spese per dare ricette e soluzioni; tanti i convegni che nelle rispettive risoluzioni finali non hanno mancato di elargire buoni propositi, quasi sempre rimasti solo sulla carta (basta rileggere gli Atti). La realtà resta sempre la stessa: i frutticoltori faticano a fare bilancio e i consumatori faticano a permettersi l’acquisto di pesche e nettarine distribuite a prezzi 6-8 volte più alti rispetto al loro valore iniziale. Chi trae vantaggio da tutto questo? Non è questa la sede per scrivere sentenze, dare meriti o demeriti, anche perché la Rivista di Frutticoltura vuole continuare ad essere uno strumento di aggiornamento tecnico-informativo equidistante dalle diverse figure coinvolte nella filiera. Ma non possiamo continuare a far finta che così non c’è futuro, che così continuando rischiamo di indebolire non solo il settore peschicolo, ma l’intero comparto ortofrutticolo di ampie aree produttive del nostro Paese. La moderna distribuzione troppo spesso non intende stringere alleanze reciprocamente vantaggiose con la produzione; il marketing troppo spesso sembra ancorato a logiche più progettuali che vincenti; le dinamiche commerciali mondiali non sempre tutelano le produzioni più virtuose e qualificate, preferendo invece solo la legge del minor prezzo in nome di un consumatore apparentemente ancorato solo al risparmio (ancorché importante nell’attuale crisi generale). Tutto questo non solo genera tristezza e mancanza di prospettive per una categoria di assoluta avanguardia (quella dei Peschicoltori, e con loro tutti gli apparati tecnicoscientifici che li hanno supportati negli ultimi vent’anni), ma assolve e premia chi meno ha rischiato e meno ha creduto nella possibilità di affermare un modello produttivo ed un territorio di ineguagliabile valore. I peschicoltori italiani da anni sono in prima linea; dobbiamo porci la domanda di come sostenerli per andare ancora avanti. U.P. rivista di e di ortofloricoltura Anno LXXVI - 7/8 Luglio/Agosto 2014 - www.agricoltura24.com DIRETTORE RESPONSABILE: Ivo A. Nardella DIRETTORE DI REDAZIONE: Beatrice Toni REDAZIONE: Francesco Bartolozzi, Dulcinea Bignami, Gianni Gnudi (capo redattore), Alessandro Maresca, Giorgio Setti (capo redattore), Lorenzo Tosi DIRETTORE SCIENTIFICO: Silviero Sansavini COMITATO SCIENTIFICO: Silviero Sansavini (DipSA - Università di Bologna), Elvio Bellini (Università di Firenze), Tiziano Caruso (DEMETRA - Università di Palermo), Luca Corelli-Grappadelli (DipSA - Università di Bologna), Guglielmo Costa (DipSA - Università di Bologna), Walther Faedi (CRA - Unità per la Ricerca in Frutticoltura Forlì), Carlo Fideghelli (CRA - Unità per la Ricerca in Frutticoltura - Roma), Maria Lodovica Gullino (Agroinnova - Università di Torino), Paolo Inglese (DEMETRA - Università di Palermo), Cesare Intrieri (DipSA - Università di Bologna), Markus Kelderer (Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale Laimburg - Bolzano), Filiberto Loreti (Università di Pisa), Valtiero Mazzotti (Direzione Generale Agricoltura - Regione Emilia-Romagna), Carmelo Mennone (Alsia - Az. Sper.le Pantanello - Metaponto (Mt)) - Ugo Palara (Agrintesa Soc. 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Compilare e inviare mezzo mail a: [email protected] o mezzo fax al numero 02/3909.0335 oppure via posta: New Business Media Srl, Via Eritrea, 21 - 20157 Milano Speciale PESCO Innovazione varietale e tecnologica sono i presupposti per reggere la concorrenza e continuare a fare impresa Saranno i peschicoltori a salvare la futura peschicoltura SILVIERO SANSAVINI Dipartimento di Scienze Agrarie – Università di Bologna L a coltura del pesco da tempo non è più sinonimo di frutticoltura da reddito, nemmeno nelle aree a più alta vocazione geografica. Nonostante i grandi progressi della tecnica e del miglioramento genetico, la filiera produttiva si scontra con le grosse carenze del sistema distributivo, che di anno in anno non riesce ad equilibrarsi col mercato, molto variabile e soggetto non solo alla concorrenza di Paesi mediterranei extraeuropei, ma anche a vari altri fattori: debolezza del sistema di offerta della nostra produzione, continua diminuzione dei consumi di frutta e delle pesche in particolare che risentono molto anche dell’andamento climatico estivo. Dunque, che fare? Cominciamo col rilevare che la raccolta nel 2014 si è aperta con una-due settimane di anticipo, a partire dall’inizio di maggio, il che ha fatto sperare in una campagna più lunga, con meno sovrapposizione di epoche di maturazione, come era stato nel 2013. I dati previsionali provenienti in aprile dal meeting Europech di Perpignano, e poi rettificati in maggio, erano concordi nell’affermare che nel 2014 l’Europa avrebbe prodotto l’11% in più di pesche rispetto allo scorso anno, a causa soprattutto degli incrementi di Spagna e Grecia, mentre per l’Italia la produzione sembra allineata con quella del 2013 e, come segno di relativa stabilità, persino con l’andamento degli ultimi cinque anni (Fig. 1). La tabella 1 mostra, però, drammaticamente, che negli ultimi tre anni la superficie a pesco si è ulteriormente ridotta dal 15 al 30% nelle regioni più importanti (Emilia-Romagna -20%, Lazio -30%), segno che il livello produttivo è stato compensato con miglioramenti tecnici e aumenti delle rese produttive, fra cui l’entrata in produzione di nuove varietà e tipologie di impianti più efficienti. Guai se non ci fossero stati questi fattori compensativi; sarebbe stata una quasi capitolazione, di fronte al crollo dei prezzi di campagna, verificatisi per la maggior parte del 4 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 TAB. 1 - VARIAZIONI DI SUPERFICI A PESCO NELLE PRINCIPALI REGIONI (FONTE ISTAT). NELL’ULTIMO BIENNIO SI È ULTERIORMENTE ACCENTUATA LA RIDUZIONE DEGLI IMPIANTI DI PESCO, PRELUDIO A UNA POSSIBILE SMOBILITAZIONE SE NON SI TROVA UN RIEQUILIBRIO FRA PRODUZIONE E MERCATI Pesco 2011 (000 ha) 2013 (000 ha) Var. % (2013/11) Emilia-Romagna 10,5 8,4 -20,2% Lazio 2,5 1,7 -30,2% Campania 16,5 15,6 -5,2% Puglia 4,3 3,6 -15,4% Basilicata 1,9 2,0 0,0% Calabria 2,5 2,2 -10,9% Sicilia 5,6 6,1 9,3% calendario stagionale e per molte annate nell’ultimo decennio (Fig. 2). Nonostante l’impegno posto dal sistema cooperativo, che controlla oltre il 50-60% della produzione di pesche nelle aree italiane più vocate, l’aggregazione del prodotto è apparsa insuffi ciente per strappare condizioni e prezzi ragionevoli alla GDO (che anche lo scorso anno si scontrò con le APO senza sottoscrivere alcun accordo per salvaguardare un prezzo minimo non inferiore al costo di produzione) e ai grandi gruppi di acquisto internazionali. Nel pesco, per tante ragioni, è stato impossibile sfruttare anche i meccanismi aggregativi di filiera (vedi l’interprofessione), che hanno già dato prova di funzionare bene per il pomodoro e il kiwi, mentre sono stati da poco attivati per le pere. Per il pesco siamo quasi senza alcuna effi ciente leva di intervento. Infatti, essendo soltanto quattro i Paesi mediterranei interessati alla produzione, sembrerebbe possibile studiare e confrontare le condizioni produttive e di mercato di ciascun Paese per mettere a punto disciplinari produttivi uniformi, standard merceologici omogenei, azioni di mercato congiunte a difesa del prezzo e degli interessi dei produttori. Purtroppo abbiamo assistito, in questo ultimo decennio, al fallimento dei buoni propositi, delle azioni comuni e delle speranze di cooperazione internazionale. Di fronte alle crisi ognuno ha fatto per sé, senza traccia di solidarismo, con le solite timide e insufficienti misure protettive europee. Abbiamo solo assistito a proclami e dichiarazioni poi rivelatisi inconsistenti. Questa debolezza strutturale della produzione peschicola, organizzata e no, sconta anche l’impossibilità di ancorare qualità e tipicità col territorio, come è stato fatto ad esempio per le mele. Funzionano solo i marchi fidelizzanti di alcuni gruppi consortili privati che rispettano standard qualitativi di rilievo e supercertificazioni (sul piano internazionale). C’è purtroppo una specie di fallimento dei marchi IGP e DOP, di natura pubblica. Anche le regole della produzione integrata, che col 2014 sono divenute parte di un sistema di garanzie richieste dall’Europa, non sembrano determinanti né per riconoscere origine e qualità del prodotto, né per generare valore aggiunto. Basta girare in qualsiasi mercato o catena distributiva italiana per accorgersene. Si trova di tutto. Pochi rispettano le norme; forse perché la “pesca” è diventata una “commodity”, come sostengono gli esperti, che, nel mercato globale, non riesce a imporre sufficienti distinzioni. Con le pesche, come sanno bene i tecnici, occorrerebbe invece ancorare il prezzo ad origine, varietà, qualità e stato di maturazione e conservazione del prodotto. Cosa debbono fare in più i produttori che non abbiano già fatto? Ma non abbiamo perso la speranza che le prospettive possano mutare, nonostante continuiamo ad osservare che anche i nomi delle singole varietà non sono rispettati o vengono volutamente cambiati nelle confezioni. Che tristezza! Possiamo sperare che con la nuova OCM le nostre OP e APO possano aver miglior successo nell’aggregazione dell’offerta e nel controllo del mercato? Ne va di mezzo la salvaguardia delle aree di coltivazione del pesco, ora fortemente a rischio. Sarebbe comunque la prima volta che – malaugurata ipotesi – una coltura fallisce non per mancanza di aree colturali fortemente vocate né per insufficienze tecniche di prodotto o di processo, ma per l’incapacità di costruire una filiera che vada dalla produzione al mercato con responsabilità precise di tutti i soggetti. Bisogna salvaguardare investimenti, capacità e lavoro di tutti i protagonisti, far fronte al mercato e alle sue varianti, cioè “fare sistema”, come dicono i politici; e allora perché quanto fatto finora è stato insufficiente? L’OCM non doveva contribuire a superare i numerosi “gap” organizzativi già individuati da anni? Chi si occupa di ricerca e sperimentazione sa che un’ancora di salvezza per la peschicoltura risiede nell’innovazione tecnica, di prodotto e di processo, che nell’ultimo decennio ha investito la coltura non meno di quelle di melo, pero e altre specie d’avanguardia. Partiamo dal miglioramento genetico: non solo disponiamo oggi per il 90% di varietà nuove, nettamente migliori di quelle di dieci-quindici anni or sono, varietà che consentono alle pesche di segmentare il mercato con una decina di tipologie (non solo con nettarine bianche e gialle per l’intera stagione, ma anche con pesche subacide, molto dolci, a lenta maturazione, a polpa consistente, persino croccanti); diverse anche per forma, come sono le piatte. FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 5 Spagna Italia 1 800 000 1 400 000 1 600 000 1 200 000 1 400 000 1 000 000 1 200 000 Quantità t Quantità t 800 000 600 000 1 000 000 800 000 600 000 400 000 400 000 200 000 200 000 0 Media 8/12 Prod 2013 Pesche piatte Percoche 0 Prev 2014 Nettarine Media 8/12 Pesche Percoche Nettarine Prev 2014 Pesche Grecia 400 000 800 000 350 000 700 000 300 000 600 000 250 000 500 000 Quantità t Quantità t Francia Prod 2013 200 000 150 000 400 000 300 000 100 000 200 000 50 000 100 000 0 Media 8/12 Prod 2013 Percoche Nettarine Prev 2014 Pesche 0 Media 8/12 Percoche Prod 2013 Nettarine Prev 2014 Pesche Fig. 1 - Confronto fra le medie quinquennali (2008-12) e le produzioni di pesche 2013-14 (previsione) nei 4 Paesi mediterranei. 0.6 /Kg 0.5 0.4 Costi figurativi 0.3 Costo pieno all’impresa 0.2 Prezzo alla produzione 0.1 - 2008 2009 2010 2011 2012 Fig. 2 - Confronto quinquennale tra costi medi ponderati di produzione e prezzo al produttore in Emilia-Romagna (cv. Big Top; dati in €/kg). Tutto ciò potrà contribuire a fare risalire i consumi? Occorre modernizzare gli impianti e si spera che la nuova OCM possa incentivare l’abbattimento dei pescheti obsoleti, per sostituirli introducendo le nuove varietà (che dovranno confrontarsi comunque con quelle lente a morire del passato) e seguendo le più moderne modalità di gestione dei frutteti per aumentarne l’efficienza produttiva nel rispetto delle 6 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 norme di “sostenibilità ecologica”. Queste investono alcuni settori scientificamente dipendenti, nel senso che dalla densità di impianto alle forme di allevamento e potatura, dalla fertirrigazione alle tecniche di difesa integrata e biologica, fino al controllo della maturazione per il raggiungimento in pre- e post-raccolta di un’alta qualità dei frutti ci si potrà avvalere di metodologie messe a punto in questi anni da istituti di ricerca e centri sperimentali (molti dei quali italiani) basati, per ogni processo, su sistemi di monitoraggio con sensori biologici, fisici, elettronici capaci di essere gestiti in reti interattive fra tecnici, studiosi e produttori. Il pesco, dunque, può rimanere una coltura d’avanguardia e adottare misure di precisione in tutte le operazioni colturali. E tutto ciò dovrebbe contribuire a contenere o ridurre i costi, sempre troppo alti senza economie di scala. La nuova peschicoltura è destinata a riprendere fiato e competere con tutti gli altri comparti produttivi solo se saprà compiere questo grande salto qualitativo. I peschicoltori, se vogliono, saranno essi stessi a salvare la peschicoltura. Speriamo che il sistema commerciale, cioè l’altra importante parte della fi liera, prenda atto di questa grande trasformazione e si renda portatore dei contenuti e dei valori di una produzione che non teme di competere efficacemente sui mercati internazionali. Tecnica SPECIALE PESCO Il breeding del pesco, un percorso secolare ricco di nuove tipologie di frutti DANIELA GIOVANNINI - ALESSANDRO LIVERANI Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura - Unità di Ricerca per la Frutticoltura di Forlì La straordinaria evoluzione di una specie che da sempre affascina i genetisti e da sempre attira i consumatori grazie a colori, forme, aromi di un frutto che è cambiato nel tempo. Strategico l’impegno della ricerca pubblica e privata nell’ottenimento di tipologie varietali sempre nuove e più performanti. C on una produzione mondiale annua superiore a 21,5 milioni di t (Faostat, 2012), il pesco si colloca ai vertici, per importanza economica, tra le specie da frutto. La Cina contribuisce al 53% del totale, seguita a distanza dall’Italia (6,3%), dagli USA (5%) e dalla Spagna (3,5%). Le produzioni mondiali evidenziano un trend ascendente (+42% nel decennio 2002÷2012), soprattutto della Cina e di nuove realtà produttive in passato poco rappresentate, come la Turchia. Il pesco è originario della Cina, dove è stato addomesticato più di 4000 anni fa (Huang et al., 2008). Si è diffuso nelle aree del Bacino del Mediterraneo sotto l’Impero Romano e nel continente americano nel periodo del colonialismo europeo (XV secolo). Verso la metà del XIX secolo, una varietà a polpa bianca denominata Chinese Cling viene inviata dalla Cina a New York: questa varietà è risultata poi antenata di numerose delle varietà di pesco moderne. Tra queste, le pesche a polpa gialla Elberta e Redhaven che, introdotte in Europa nella prima metà del XX secolo, 8 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 hanno rapidamente rivoluzionato il panorama varietale preesistente, prevalentemente costituito, oltre che da percoche gialle, da pesche a polpa bianca, tenera e succosa, delicata e poco idonea alle manipolazioni e ai trasporti. La diversificazione varietale Gli esordi del miglioramento genetico del pesco risalgono a circa 120 anni fa. Da allora, la gamma di tipologie di frutto disponibili per il consumatore è stata ampliata e diversificata: pesche e nettarine (allora pesche-noci); polpa tenera e succosa o soda e croccante; forma rotonda o piatta; sapore tradizionale o dolce, per citare solo le più importanti. Il rinnovo varietale procede a ritmi serrati, almeno per il mercato fresco: dal 1980 al 2012 sono state complessivamente create circa 3200 varietà; molto meno vivace il settore delle pesche da industria, le cosiddette percoche (Fig. 1). La creazione di nuove cultivar, inizialmente esclusiva del “breeding” pubblico, già agli inizi degli anni ’80 è dominata da numerosi programmi privati o da “partnership” pubblico-private che si sono sviluppati prevalentemente negli USA e in Europa (Della Strada e Fideghelli, 2011). Le ragioni di questo sorpasso Fig. 1 - Numero di varietà di pesche, nettarine e pesche da industria licenziate ogni anno nel mondo dal 1980. Elaborato ed aggiornato al 2012 a partire da: Della Strada e Fideghelli (2011). TAB. 1 - ELENCO DEI BREEDER PRIVATI E PUBBLICI PIÙ ATTIVI NELL’INNOVAZIONE VARIETALE NEGLI ULTIMI DECENNI Paese Tipo Obiettivi principali Serie e/o cultivar più recenti e significative Zaiger Genetics Inc., California USA Privato Basso fabbisogno in freddo (f.f.), habitus nano e seminano, varietà extra-precoci ed extra-tardive, pesche e nettarine bianche, dolci ed aromatiche, peschi ornamentali. Serie: “Artic” (nettarine bianche), “Honey” (nettarine gialle dolci), “Royal” (pesche gialle), “Sauzee” (pesche e nettarine piatte e dolci), “Snow” (pesche e nettarine bianche) Bradford Genetics Inc., California USA Privato Maturazione precoce ed intermedia, pesche e nettarine bianche pesche e gialle, sapore dolce Serie: “Pearl” (nettarine bianche e dolci), “Candy” (nettarine gialle dolci), “Ivory” (pesche bianche) Burchell Nursery Inc., California USA Privato Pesche e nettarine di ottimo aspetto e sapore Serie: Burnect (nettarine gialle), Burpeach (pesche gialle) A.E.S. Florida University, Gainesville USA Pubblico Basso fabbisogno in freddo Serie: “Florda” (pesche e nettarinea a basso f.f. ), “UF” (pesche da industria a basso f.f.) P.J. Friday, Michigan USA Privato Buon adattamento agli ambienti peschicoli degli USA occidentali Serie: “Flamin” Fury® (pesche) CRA-FRU, Roma Italia Pubblico Tipologie di frutto innovative: “stony hard” e forma piatta Serie: “Ghiaccio” (pesche bianche deantocianiche), “Ufo” (Pesche piatte), “Kalos” (pesche gialle, subacide) CRA-FRF, Forlì Italia Pubblico Polpa bianca, tipologie di frutto innovative: "stony hard", forma piatta, tipologia Big Top, resistenza, habitus vegetativo Crizia, Alitop, Aliblanca, Alirosada, Piattaforone, Piattafortwo, Alice-Col CRA-FRC, Caserta Italia Pubblico Estensione del calendario di raccolta Sagittaria DOFI-Università di Firenze Italia Pubblico Estensione del calendario di raccolta, elevata qualità del frutto, resistenza alla bolla Maria Camilla, Maria Lucia, Rebolla 1 DSA-Unibo, DPV-Unimi, NewPlant Italia Pubblico/ Privato Buon adattamento all'ambiente dell'Emilia-Romagna, elevata qualità del frutto Bordò, Rebus 28, Rebus 38, Rebus 195 Minguzzi Angelo Italia Privato Buon adattamento all'ambiente dell'Emilia-Romagna, elevata qualità del frutto Amiga, Lami® Dolza 1, Lami® Dolza 2, Lami® Dolza 3, Lami® Nectar, Pit Lane, Pit Stop Geoplant Vivai S.r.l. Italia Privato Tipologia Big Top; buon adattamento all'ambiente dell'Emilia-Romagna Gea, Febe Daniele Neri (V. Ossani) Italia Privato Nettarine bianche e gialle tipologia “Big-Top” Romagna® Big, Romagna® Gold, Romagna® Queen, Romagna® Top, Romagna® Bright Montanari Domenico Italia Privato Buon adattamento all'ambiente dell'Emilia-Romagna, elevata qualità del frutto Alma, Alma 2 Serie: “Nectacake®” (nettarine bianche piatte), “Nectapom®” (nettarine gialle), “Nectarsweet®” (nettarine dolci), “Regalcake®” (pesche bianche piatte) S.A.R.L. AGRO Selection Fruits (Maillard) Francia Privato Pesche e nettarine bianche e gialle di elevata qualità gustativa, dolci, piatte, a polpa croccante e consistente R. Monteux - Caillet, Plan d'Orgon Francia Privato Pesche e nettarine bianche e gialle, di sapore dolce Serie: “Mon” J.L. Escande e A. Payre, Saint-Vite Francia Privato Pesche e nettarine bianche e gialle, di sapore dolce Serie: “Cristal®” (nettarine bianche), Alix, Corine®, Karine® INRA Francia Pubblico Pesche e nettarine piatte, pesche da industria Serie “Fer” (pesche da industria), “Platy®” (pesche e nettarine piatte) Viveros Provedo Spagna Privato Pesche e nettarine a basso fabbisogno in freddo, bianche e gialle, polpa duracina e molto soda Serie: “Extreme®” (elevata consistenza della polpa), “Fresh®” “Plane®” (pesche bianche e gialle piatte PSB Produccion Vegetale S.L., Murcia Spagna Privato Pesche e nettarine a basso fabbisogno in freddo di bell'aspetto, elevata qualità gustativa e consistenza della polpa Serie: “Gar” (nettarine bianche e gialle) Private Estensione del calendario di raccolta, basso fabbisogno in freddo, elevata qualità gustativa del frutto Serie: “Zincal®” (nettarine gialle a basso fabbisogno in freddo), “Plawhite®” (pesche bianche a basso fabbisogno in freddo), “Plagold®” (pesche gialle a basso fabbisogno in freddo) Planasa, Innovation in Plant varieties Spagna FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 9 Le pietre miliari Fig. 2 - Frutti delle varietà “tipo Rich®” che hanno mostrato un buon adattamento alle aree peschicole del Nord-Est d’Italia. A=Ruby Rich® Zainoar* (-17); B=Earlyrich® Zairiala* (-4); C=Vista Rich® Zainobe*(-2); D=Conquise (+3); Summer Rich* (+8); Zee Lady®Zaijula*(+11). I numeri in parentesi indicano l’epoca di maturazione in numero di giorni rispetto a Redhaven (16 luglio nel Nord-Est d’Italia). Fig. 3 - Numerosissime le varietà di nettarine a polpa gialla e bianca con tipologia Big Top® licenziate nel mondo. Il colore delle lettere riportato nelle figure corrisponde al colore della polpa: A=Magique®Maillarmagie* (+3); B=Garcica* (+4); C=Romagna®Bright* (+16); D=Nectasweet® 28 Nectarperle*(+17) E=Big Bang®Maillara*(-20); F=Big Top® Zaitabo*; G=Honey Blaze* (+4); H=Honey Kist* (+5); I=Romagna Big®* (+11); L=Alitop* (+12); M=Nectapom® 28 Nectariane* (+25). I numeri in parentesi indicano l’epoca di maturazione in numero di giorni rispetto a Big Top (9 luglio nel Nord-Est d’Italia). sono molto probabilmente da imputare alla riduzione dei fondi pubblici assegnati al breeding, che ha portato alla chiusura e/o all’accorpamento di quelli preesistenti ed al ridimensionamento di quelli rimasti. Attualmente, i programmi di miglioramento geneti- 10 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 co privati e pubblici che concorrono all’innovazione varietale di questa specie sono più di 70 (Iglesias, 2013). Nella tabella si riporta l’elenco dei costitutori USA ed europei attualmente più attivi in termini di nuove introduzioni varietali. Nella storia del miglioramento genetico del pesco, alcune varietà possono essere considerate pietre miliari, in quanto hanno consentito un salto in avanti in termini di innovazione rispetto alla situazione precedente la loro introduzione. La prima di queste è probabilmente Elberta: quando è stata licenziata, nel 1889, il panorama varietale mondiale era rappresentato, con poche eccezioni, da pesche a polpa bianca. Elberta è la prima di una serie di pesche a polpa gialla che hanno costituito la base della peschicoltura USA di primo ‘900, innovative perché molto più rispondenti alle esigenze del mercato fresco e perché dotate di ampia capacità di adattamento a diversi contesti colturali (Okie et al., 2008). Da Elberta in poi il colore giallo della polpa diviene dominante rispetto al bianco. Una seconda pietra miliare è Redhaven, la migliore della “serie Haven” costituita in Michigan. Redhaven, coltivata in tutti i principali Paesi peschicoli, ha apportato un miglioramento netto in termini di requisiti estetici e di qualità commerciale. Per la sua amplissima adattabilità ambientale, è stata per decenni, e in alcuni casi lo è ancora, la varietà di riferimento per questa specie. Per la successiva pietra miliare occorre attendere fino agli anni ‘60-70, quando vengono introdotte le prime varietà di nettarine. Questa tipologia di frutto presenta caratteristiche di modernità che le consentono di conquistare rapidamente il mercato fresco: assenza di tomento, che ne permette il consumo anche con la buccia, polpa soda e croccante, sapore fresco leggermente acidulo. Nell’ultimo decennio il numero delle nuove varietà di pesche e nettarine introdotte è più o meno in equilibrio (Fig. 1), ma le produzioni di nettarine mostrano un trend in ascesa più delle pesche in numerose ed importanti realtà peschicole europee e USA (Iglesias, 2013). Negli anni ’90, l’azienda privata californiana Zaiger Genetics Inc. licenzia la pesca gialla Rich Lady, dal frutto bellissimo, caratterizzato da una buccia di colore rosso intenso ed esteso, sodo, croccante e con una tenuta alla maturazione decisamente migliorativa rispetto allo standard varietale di quel periodo. Il sapore alla matu- razione è dolce-acidulo, ma gradevole. L’albero è molto vigoroso e di non facile gestione: la potatura estiva in questa varietà è uno strumento quasi indispensabile per contenerne l’eccesso vegetativo e la potatura invernale di tipo ‘corto’ è utile a contrastare l’allontanamento della fascia produttiva verso l’esterno della chioma. La precoce colorazione della buccia, che si estende alla totalità del frutto, può ingannare il produttore sul reale stadio di maturazione raggiunto ed indurlo ad una raccolta anticipata, a discapito della qualità al consumo. Nella figura 2 sono riportate le principali cultivar che, per caratteristiche agropomologiche molto simili, si possono raggruppare all’interno del “gruppo Rich”, con un calendario di raccolta ampio, da giugno a settembre. Più o meno nello stesso periodo compaiono le prime varietà a bassa acidità, caratterizzate da un sapore dolce o dolcissimo, determinato non tanto da un contenuto di zuccheri più elevato rispetto ai frutti tradizionali, quanto da una acidità da 2 a 3 volte inferiore, e comunque non superiore ai 70 meq/l (Liverani et al., 1999). Appartengono a questa categoria la pesca gialla Royal Glory e la nettarina gialla Big Top, anch’esse ottenute da Zaiger Genetics, caratterizzate da frutti molto belli ed estesamente colorati di rosso. Le due varietà inaugurano due serie varietali ricchissime di genotipi, che riproducono abbastanza fedelmente le caratteristiche agro-pomologiche e gustative dei due modelli originali, in qualche caso migliorandoli. Big Top, in particolare, ha avuto un fortissimo impatto sull’industria peschicola Europea (Iglesias, 2013). Caratterizzata dall’ottimo sapore, dolce ma non insipido, e migliorativa per la tenuta del frutto, che anche se maturo si mantiene sodo sull’albero per 6-7 giorni in più rispetto ad altre varietà, questa cultivar ha un comportamento produttivo incostante e necessita di gestione della chioma accurata (Bassi et al., 2009). Le nettarine tipo Big Top (Fig. 3) sono quelle maggiormente piantate in Italia, con un trend all’aumento. Di recente, sono state licenziate anche varietà a polpa bianca con frutto dolce a bassa acidità: Magique®Maillardmagie*, Garcica, Romagna® Red*, Romagna® Top*, Nectasweet ®28 Nectarperle*, che manifestano buona tenuta e croccantezza della polpa quasi matura, sapore dolce ed aromatico. Numerose anche le varietà tipo 12 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 Fig. 4 - Alcune delle numerose varietà “tipo Royal” licenziate negli ultimi anni. A=Royal Majestic® Zaimajal* (-14;) B=Royal Glory (-9); C=Royal Time (+1); D= Royal Summer® Zaimus* (+2); E=Grenat® Monafi* (+6); F= Diamond Princess* (+17); G= Royal Lee; H=Royal Pride® Zaisula*(+35); I=Royal Jim (+35); L=Kaweah® Zainory* (+39). I numeri in parentesi indicano l’epoca di maturazione in numero di giorni rispetto a Redhaven (16 luglio nel Nord-Est d’Italia). Fig. 5 - Difetti gravi e tipici dei frutti a forma piatta, che il breeding ha decisamente migliorato nelle varietà di recente licenziate. Royal Glory licenziate negli ultimi 20 anni. Nella figura 4 vengono riportate quelle che meglio si adattano ai principali ambienti peschicoli del Nord-Italia (Berra et al., 2013). La maggior parte ha sapore dolce, ma alcune hanno anche un contenuto di acidità normale. Rispetto alla “serie Rich”, gli alberi sono meno vigorosi e più facili da gestire con la potatura. La pesca di forma piatta non è una vera e propria novità: già nell’800 e ‘900 le “platicarpe” erano note in alcune aree peschicole, soprattutto Fig. 6 - Trend percentuale delle varietà di pesco caratterizzate da sapore dolce o di forma piatta (tutte con sapore dolce) sul totale delle nuove varietà licenziate nel mondo dal 1980. Elaborato ed aggiornato al 2012 a partire da: Della Strada e Fideghelli (2011). in Sicilia e in Spagna, dove erano state selezionate numerose varietà locali con queste caratteristiche. Ma il mercato è storicamente stato poco incline verso questo tipo di prodot- to, di facile deterioramento e ricco di difetti pomologici molto gravi (Fig. 5). Nel 1980 viene licenziata Stark Saturn, che possiamo considerare il riferimento per la tipologia di frutto piatto, anche se, intorno agli anni 2000, nel mercato cominciano ad arrivare pesche di forma piatta dalle caratteristiche merceologiche più competitive e idonee alle richieste del mercato. Le serie UFO ® (CRA, Roma), Regalcake® (ASF, Francia), Platy® (INRA, Francia) e Plane® (Provedo, Spagna) sono oggi quelle più diffuse e conosciute dai peschicoltori. La Spagna è il primo Paese europeo a riconoscere (e trarne un significativo vantaggio economico) le potenzialità di mercato di queste tipologie, che oggi occupano una quota del 14% circa del mercato peschicolo spagnolo (Iglesias, 2013) Il successo tributato a questa tipologia pomologica, ed in generale alle pesche tonde di sapore subacido, è riflesso anche nel numero crescente di nuove varietà con questi tratti immesse sul mercato, in costante ascesa negli ultimi 10 anni (Fig. 6). Le sfide future Certamente i breeder ci offriranno in futuro altre pietre miliari, anche se è molto difficile immaginare che le nuove varietà possano avere FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 13 caratteri innovativi tali da eguagliare il successo mondiale riportato a suo tempo da Redhaven ed Elegant Lady. Dal punto di vista estetico, i livelli raggiunti sono già eccellenti e la maggior parte delle varietà neointrodotte é caratterizzata da frutti di buona pezzatura, forma regolare e sovraccolore rosso molto esteso. È pertanto probabile che la sfida delle innovazioni si giocherà su un piano diverso da quello strettamente estetico. Le nuove varietà dovranno essere dotate di ampia adattabilità ambientale, soprattutto alla luce dei cambiamenti climatici in atto. In molti Paesi europei si è registrato un aumento delle temperature e la tendenza ad una ulteriore intensificazione del fenomeno. L’anticipo dell’epoca di fioritura, conseguente a temperature più elevate nelle settimane che precedono questa fase fenologica, può esporre gli organi fiorali e i giovani frutti ai danni da ritorni di abbassamenti termici al di sotto di 0 °C, frequenti a fine inverno. Nonostante il notevole miglioramento della tenuta rispetto al passato, pesche e nettarine sono ancora frutti con una vita commerciale molto breve. Una delle sfide presenti e future per i breeder sarà quella di prolungare la tenuta del frutto maturo sull’albero e la durata di vita dopo la raccolta. In tal senso, un ruolo strategico potrà essere giocato dalle pesche e nettarine di tipologia ‘stony hard’, a lunga tenuta di maturazione, carattere associato all’incapacità del frutto di emettere etilene in fase di maturazione (Haji et al., 2001). Questa peculiarità fisiologica fa sì che durante la maturazione il frutto ‘stony hard’ vada incontro ad un calo di consistenza della polpa molto lento e di entità limitata (Fig. 7). Osservazioni preliminari condotte su alcune selezioni avanzate del breeding del CRA-FRF di tipo ‘stony hard’ hanno evidenziato che, se non sopraggiungono marciumi, i frutti possono restare sull’albero per oltre un mese dall’inizio della maturazione, con caratteristiche estetiche ed intrinseche pressoché inalterate. Ma, probabilmente, la sfida più difficile sarà quella di ottenere varietà tolleranti o resistenti alle numerose avversità biotiche che colpiscono il pesco. Questo risultato consentirebbe di contenere le perdite di prodotto, di ridurre il numero di trattamenti fitosanitari e di rendere 14 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 Fig. 7 - Perdita di consistenza della polpa dei frutti sull’albero nella selezione ‘stony hard’ CRA-FRF1679 del CRA-FRF e nella varietà O’Henry, a polpa tradizionale. In entrambi i genotipi i campionamenti sono iniziati quando la produzione sull’albero aveva raggiunto la maturazione commerciale (durezza al penetrometro circa 6 kg), ma la perdita di consistenza è molto più veloce in ‘O Henry. disponibile per il consumatore frutti più salubri. La resistenza è spesso un obbiettivo difficile e gravoso da conseguire in termini di tempo e denaro e la specie pesco spesso non possiede fonti di resistenza ad avversità temibili, quali ad esempio la Monilia o il virus della sharka. La resistenza, in molti casi, è stata riscontrata in specie di Prunus affini al pesco, come il mandorlo o il P. davidiana, che non avendo giovato dello stesso processo di selezione migliorativa attuata nel pesco hanno caratteristiche pomologiche e commerciali scarse o scarsissime (Liverani et al., 2011). Se, dunque, l’ottenimento di nuove varietà in questa specie richiede mediamente una decina di anni, l’ottenimento di varietà che combinino l’elevato standard qualitativo e merceologico con la elevata tolleranza o resistenza di altre specie di Prunus è un processo molto più lungo e complesso, nel quale oggi sono impegnati in prima linea prevalentemente breeder pubblici. Per tutte queste ragioni, è strategico che i ricercatori impegnati in queste attività possano usufruire di sostegni finanziari adeguati e stabili nel tempo. BIBLIOGRAFIA Bassi D., Liverani A., Giovannini D., Mignani I., Spinardi A., Ghiani A., Negrini N., Morghutti S., 2009. La nettarina ‘Big Top’: un caso di studio?. Atti VI Convegno Nazionale sulla Peschicoltura Meridionale, Caserta 6-7 marzo 2008, pagg.20-27. Berra L., Sartori A., Liverani A., Nencetti V., Fideghelli C., 2013. Pesche, Nettarine, Percoche. Terra e Vita, Supplemento n°38, pagg. 40-61. Della Strada G., Fideghelli C., 2011. Le varietà di fruttiferi introdotte nel mondo dal 1980 al 2008. Mi.PAAF, pagg. 343 Haji T., Yaegaki H., Yamaguchi M., 2001. Changes in ethylene production and flesh firmness of melting, nonmelting and stony hard peaches after harvest. J. Jpn. Soc. Hort. Sci. 70, 458–459. Huang H., Cheng Z., Zhang Z., Wang Y., 2008. History of cultivation and trans in China. In: The Peach. Botany, Production and Uses. Ed. Layne D.R. and Bassi D., pagg. 615. Iglesias I. 2013. Peach Production in Spain: Current Situation and trends, from production to consumption. Proceedings of the 4th Conference ‘Innovation in fruit growing’, Belgrade, 2013. Liverani A., Giovannini D., Brandi F., Merli M., 1999. Le pesche subacide. L’Informatore Arario 31, 43-48. Liverani A., Giovannini D., Brandi F., 2011. Il miglioramento genetico per la resistenza del pesco alla Sharka. Frutticoltura, 73 (7/8):46-52 Okie W.R., Bacon T., Bassi D., 2008. Fresh market cultivar development. In: The Peach. Botany, Production and Uses. Ed. Layne D.R. and Bassi D., pagg. 615. Tecnica SPECIALE PESCO Il genoma, uno strumento per il moderno miglioramento genetico delle drupacee ELISA VENDRAMIN - SABRINA MICALI - MARIA TERESA DETTORI - IGNAZIO VERDE Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA) – Centro di Ricerca per la Frutticoltura di Roma La disponibilità della sequenza del genoma del pesco fornisce utilissime informazioni per lo sviluppo di una moderna attività di breeding i cui obbiettivi non sono solo quelli di ottenere varietà agronomicamente valide, ma anche quelli di ridurre tempi e costi del processo selettivo. L a possibilità di ottenere la sequenza completa del genoma di un organismo è il principio fondante della genomica. L’accesso alla sequenza completa del genoma e la comprensione di come i geni sono organizzati e codificati al suo interno è un passaggio cruciale per la comprensione dei meccanismi biologici che definiscono il concetto di qualità delle produzioni agroalimentari. Dall’inizio del nuovo millennio la possibilità di guardare all’intera sequenza del genoma ha aperto la strada verso nuove strategie (genotipizzazione attraverso il sequenziamento, ri-sequenziamento) per il miglioramento genetico ed ha accelerato quelle consolidate, come il miglioramento genetico assistito da marcatori (“Marker Assisted Breeding” o MAB). Nel 2013 l’International Peach Genome Initiative (IPGI), consorzio internazionale coordinato dal CRA - Centro di Ricerca per la Frutticoltura di Roma, ha pubblicato sulla rivista Nature Genetics (Verde et al., 2013) i risultati del sequenziamento del genoma del pesco (Prunus persica L. [Batsch]). La sequenza è stata ottenuta analizzando un genotipo di-aploide derivante della cultivar Lovell utilizzando l‘approccio “Whole Genome Shotgun” 16 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 (WGS). In totale la copertura ottenuta, definita come il numero di volte che una data posizione è stata sequenziata, è pari a 8,47 volte. Il genoma del pesco (Peach v1.0) è composto da 234 “scaffold”, lunghi frammenti di DNA la cui sequenza viene ricostruita in base alla sovrapposizione delle estremità di frammenti più corti, la cui dimensione totale è pari a 224,6 Mb (milioni di basi). Quaranta “scaffold” sono stati assegnati agli 8 cromosomi della specie, attraverso l’individuazione al loro interno di 827 marcatori molecolari localizzati su una versione aggiornata della mappa di associazione di riferimento del genere Prunus (Direlwanger et al., 2004). La porzione mappata sui cromosomi nella versione Peach v1.0 (40 scaffold) corrisponde a 215,9 Mb (96.1%) mentre l’89.6% del genoma (201,2 Mb) ha anche un orientamento noto. La frazione di sequenze ripetute nel genoma del pesco è pari a circa il 30%, significativamente più bassa rispetto ad altre specie (per esempio il mais), a riprova del fatto che la dimensione dei genomi vegetali dipende direttamente da questa porzione genomica. All’interno del genoma sono stati individuati circa 28.000 geni, numero molto simile a quello ottenuto in vite e nella specie modello Arabidopsis, mentre è circa la metà rispetto a melo e pioppo. Questo dato è congruente con la teoria secondo le ultime due specie sono state soggette ad una ‘recente’ duplicazione completa del genoma avvenuta dopo la loro separazione dalle altre specie. Diversità genetica e processo di domesticazione Un genoma può raccontare molte cose; in esso sono ben visibili le tracce dell’evoluzione della specie e dell’azione esercitata dall’uomo sulla diversità genetica durante i processi di domesticazione e diversificazione. Una parte preponderante dello studio sul genoma del pesco ha riguardato l’analisi della diversità genetica all’interno della specie coltivata e tra questa e le specie affini, mettendo l’accento sugli effetti che i processi di domesticazione, dispersione e miglioramento genetico moderno hanno avuto sulla biodiversità della specie. Tramite il risequenziamento su una piattaforma Illumina di 11 accessioni di pesco (con origini orientali e occidentali) sono stati individuati, all’interno della specie, circa 1 milione di varianti genetiche a singolo nucleotide (“Single Nucleotide Polymorsphism” o SNP, la classe più ampia di marcatori molecolari). L’analisi ha permesso di stabilire che Prunus ferganensis non è una specie diversa da Prunus persica (Fig. 1), ma probabilmente un genotipo intermedio ottenuto durante il processo di domesticazione del pesco. Il confronto della diversità nucleotidica tra specie selvatiche (P. davidiana, P. kansuensis e P. mira) e le accessioni orientali e occidentali di pesco ha permesso di evidenziare una drastica perdita di variabilità nella specie coltivata individuando due principali colli di bottiglia (“bottleneck”): uno legato alla domesticazione originaria avvenuta in Cina circa 4-5000 anni fa e un secondo che ingloba la perdita di diversità avvenuta durante la dispersione della specie verso occidente (iniziata agli albori dell’era cristiana) e l’attività di miglioramento genetico avvenuta in tempi più recenti. Questa perdita di variabilità ha portato alla fissazione di aplotipi (serie di alleli trasmessi in blocco) che si estendono per lunghi tratti cromosomici. Il confronto con le specie selvatiche di pesco (P. davidiana, P. kansuensis, P. mira) ha Fig. 1 - Albero filogenetico ottenuto dall’analisi degli SNP individuati nei genomi delle 11 accessioni di P. persica studiate (Verde et al., 2013). L’albero mette in evidenzia le relazioni esistenti tra le accessioni consentendo l’individuazione di 3 raggruppamenti (“cluster”) riconducibili alla storia evolutiva della specie coltivata. consentito di individuare altri 2 milioni di varianti genetiche tra la specie coltivata e le specie selvatiche. Come è noto le specie diploidi appartenenti al genere Prunus mostrano una elevata sintenia e colinearità, tanto da potersi considerare come un’unica entità genetica (Dirlewanger et al., 2004). Pertanto, l’ottenimento della sequenza del genoma del pesco si sta dimostrando uno strumento valido per il miglioramento genetico delle drupacee. Inoltre, potrà essere utilizzato anche per specie selvatiche affini come P. davidiana, portatrici di geni di resistenza per diverse patologie, prima fra tutte quella alla Sharka. Alla ricerca dei geni candidati Dalla data del rilascio pubblico del genoma (aprile 2010) ad oggi numerosi lavori scientifici hanno utilizzato la sequenza come punto di partenza per l’individuazione di geni responsabili di caratteri monogenici e poligenici (QTL) nelle drupacee. L’approccio dei geni candidati consente l’identificazione dei geni, detti appunti candidati, che controllano un determinato carattere e la loro successiva validazione (per esempio attraverso incroci controllati). L’identificazione dei geni responsabili di un determinato carattere consente di disegnare, in base alla sequenza, dei marcatori molecolari diagnostici per la selezione ed il miglioramento genetico assistito. La possibilità di selezionare precocemente i semenzali portatori di caratteri scelti è di estremo interesse specialmente nelle piante arboree poiché consente di accorciare i tempi e di abbassare i costi per l’ottenimento di nuove varietà. In ciliegio sono state individuate due regioni geniche che controllano la pezzatura del frutto e, grazie al confronto fra queste e la sequenza del genoma del pesco, sono stati identificati due geni candidati; questi sembrano essere responsabili anche in pomodoro della dimensione del frutto. In totale cinque varianti sono state isolate e mappate in ciliegio (De Franceschi et al., 2013). Queste varianti sono dei marcatori potenzialmente utili per la selezione precoce di semenzali di ciliegio per la dimensione del frutto. Una delle patologie più gravi che affligge le produzioni frutticole è il Plum Pox Virus (PPV) l’agente eziologico della Sharka. Dal confronto fra il genoma del pesco e una regione genomica di albicocco, all’interno della quale era stato precedentemente localizzato un fattore di resistenza, sono stati identificati tre marcatori microsatelliti che hanno chiaramente discriminato fra genotipi suscettibili e resistenti con differenti origini genetiche (Soriano et al., 2012). La disponibilità di questi strumenti permetterà di selezionare le piante suscettibili prima della comparsa dei sintomi. Uno studio approfondito per identificare i fattori che determinano l’epoca di maturazione in pesco, ciliegio ed albicocco ha permesso di individuare diverse regioni genomiche (QTL). Questi QTL si sono dimostrati stabili nel tempo e quindi poco influenzati dalle condizioni ambientali. In pesco, una regione del cromosoma 4 è stata analizzata utilizzando le informazioni provenienti dalla sequenza portando all’identificazione di un gene candidato appartenente alla famiglia dei NAC all’interno del quale è stata identificata una inserzione di 9 nucleotidi che è probabilmente la responsabile della maturazione precoce (Pirona et al., 2013). Anche in questo caso questa informazione può essere prontamente utilizzata per selezionare semenzali con differenti epoche di maturazione. Sono stati anche individuati i geni responsabili di tre caratteri monogenici in pesco: il colore della polpa, la tomentosità dell’epidermide ed il portamento colonnare (Fig. 2). Per ciò che FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 17 PpeMYB25 viene interrotto dall’inserzione di un elemento trasponibile che causa la perdita di funzionalità della proteina da questo codificata, portando all’assenza di tricomi sull’epidermide del frutto. Un marcatore molecolare è stato disegnato in base alla sequenza e permette di identificare precocemente le pesche rispetto alle nettarine (Vendramin et al., 2014). Approcci genomici Fig. 2 - Fenotipi di pesco controllati da un gene singolo la cui individuazione è stata possibile grazie alla sequenza del genoma di pesco (Peach v1.0). A: colore della polpa (bianco dominante, giallo recessivo). B: portamento (habitus standard dominante; habitus colonnare recessivo). C: tomentosità dell’epidermide (pesco dominante, nettarina recessivo). riguarda il colore della polpa sono state individuate tre mutazioni a carico del gene PpCCD4 responsabile della degradazione dei carotenoidi (la cui azione conferisce il colore bianco); queste mutazioni inattivano l’azione di degradazione portando alla formazione di pesche a polpa gialla (Falchi et al., 2013; Adami et al., 2013). È stato anche identificato, grazie al confronto con il genoma del pesco, il gene responsabile del portamento colonnare 18 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 (PpeTAC1), in particolare l’inserimento all’interno del gene di una sequenza ripetuta (GAT)7 comporta una modificazione significativa della proteina e conseguentemente del suo funzionamento (Dardick et al., 2013). Infine, recentemente, è stato identificato il gene responsabile del carattere pesco/ nettarina attraverso lo studio dei geni contenuti nella regione genomica all’interno della quale era stato localizzato il carattere. Nelle nettarine il gene La disponibilità della sequenza di una specie consente anche di attuare degli approcci genomici. In questo caso il genoma viene studiato nella sua interezza analizzando contemporaneamente migliaia di marcatori molecolari contemporaneamente al fine di creare una complessa rete di informazioni. Queste sono essenziali se si vuole effettuare il miglioramento genetico molecolare. L’obbiettivo finale è quello di identificare le migliori combinazioni genotipo/geni (“aplotipi”) per un determinato fenotipo. La disponibilità della sequenza del genoma del pesco, unita alle recenti innovazioni in campo tecnologico riguardanti il sequenziamento massivo, hanno portato alla costruzione di uno strumento molto potente l’IPSC 9K peach SNP array v1 (Verde et al., 2012) nato dagli sforzi dell’International Peach SNP Consortium. Su un vetrino, la cui superficie è di pochi centimetri quadrati (Fig. 3), sono fissati 8.144 marcatori molecolari che identificano polimorfismi singoli di sequenza (SNP); questi marcatori sono stati scelti in modo da coprire uniformemente tutto il genoma e ricadono tutti nella porzione codificante (la frazione genica che codifica per le proteine). Utilizzando il genoma del pesco è stato costruito un “array” anche per il ciliegio, in questo caso 6.000 marcatori sono stati posizionati sul vetrino (Peace et al. 2012). Utilizzando l’IPSC 9K peach SNP array v1 sono state caratterizzate diverse popolazioni segreganti nel tentativo di dissezionare alcuni caratteri poligenici come la resistenza a Xanthomonas arboricola pv. pruni (Yang et al., 2013) e gli aromi in pesco (Eduardo et al., 2013). Con questi studi sono state individuate diverse regioni genomiche che poi potranno essere analizzate più finemente al fine di individuare i geni candidati responsabili sui quali disegnare dei marcatori molecolari da utilizzare nella selezione e nel breeding assistito. Questi strumenti sono attualmente utilizzati nell’ambito di Progetti Fig. 3 - IPSC 9K peach SNP array v1: su questo vetrino di pochi centimetri quadrati sono fissate 8.144 varianti genetiche di pesco (SNP). internazionali come RoseBREED (USA) e FruitBreedomics (Ue) con lo scopo di individuare le regioni genomiche coinvolte nel controllo di importanti caratteri agronomici mediante approcci “Whole Genome” come il “Genome Wide Association Studies” (GWAS). Un’altra possibilità offerta dalla disponibilità del genoma del pesco è quella di poter efficacemente applicare la tecnica del “Genotyping-bySequencing” (GBS). Questa metodica consente contemporaneamente di individuare marcatori molecolari e testarli su popolazioni segreganti e/o collezioni di germoplasma per valutare la loro effettiva associazione con i caratteri di interesse (Poland e Rife, 2012). Questa procedura permette un notevole risparmio di tempo e di risorse economiche aumentando allo stesso tempo la potenza ed il livello informativo dell’analisi poiché consente di individuare quali genotipi possono essere più efficacemente introdotti nei diversi programmi di miglioramento genetico. Utilizzando la tecnica del GBS sono stati dissezionati i caratteri data di fioritura e fabbisogno in freddo in diverse popolazioni di pesco (Bielenberg, 2013). Inoltre, è stato effettuato un studio in albicocco, su popolazioni segreganti ed una collezione di germoplasma, teso a caratterizzare le diverse fonti di resistenza a Sharka al fine di individuare quella più solida e stabile nel tempo (Decroocq, 2014). Conclusioni La disponibilità della sequenza del genoma del pesco unita alla possibilità di avere dei potenti strumenti genomici ha fornito e fornirà l’opportunità di colmare la distanza fra la genomica ed il miglioramento genetico non solo in pesco, ma in tutte le specie appartenenti al genere Prunus. Dalla sua da- ta di pubblicazione, più di 50 articoli scientifici citano il genoma del pesco in quanto strumento essenziale per la comprensione di tutti i meccanismi fisiologici della pianta. Queste informazioni sono essenziali per lo sviluppo di un moderno miglioramento genetico i cui obbiettivi sono, non solo quello di ottenere varietà agronomicamente valide, ma anche di ridurre tempi e costi in relazione ai notevoli mutamenti ambientali che sono ormai evidenti. BIBLIOGRAFIA Adami M. et al., 2013. Identifying a Carotenoid Cleavage Dioxygenase (ccd4) Gene Controlling Yellow/White Fruit Flesh Color of Peach. Plant Molecular Biology Reporter, 31(5): 1166–1175. Bielenberg D.G. et al., 2013. Use Of Genotyping-By-Sequencing For QTL Mapping Of Chilling Requirement and Bloom Date In Peach. In Plant and Animal Genome XXI Conference, https://pag.confex.com/pag/xxi/ webprogram/Paper8137.html. Dardick C. et al., 2013. PpeTAC1 promotes the horizontal growth of branches in peach trees and is a member of a functionally conserved gene family found in diverse plants species. The Plant Journal 75(4): 618–630. Decroocq V. et al., 2014. Genome Wide Sequence-Based Association Studies for Dissection of Important Agronomic Traits in Apricot. In Plant and Animal Genome XXII Conference, https://pag.confex.com/pag/ xxii/webprogram/Paper9386.html. Dirlewanger E. et al., 2004. Comparative mapping and marker-assisted selection in Rosaceae fruit crops. Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, 101(26): 9891–9896. Eduardo I. et al., 2013. 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SUMMARY Since its publication in 2013, the high quality genomic sequence of peach (Peach v1.0), with about 28,000 genes annotated, is being used as a basic tool for different purposes: from the study of genetic diversity within the whole genus Prunus, to the characterization and isolation of genes involved in key processes related to relevant agronomic traits, and for the application of Marker Assisted Breeding (MAB). The resequencing of a panel of eastern and western cultivated peach varieties and wild species has led to the identification of about 1 million molecular markers (SNPs) and has shown a lower level of variability within the cultivated peaches compared to the wild relatives. The Peach v1.0 assembly is being used worldwide in candidate gene approaches for the identifi cation of genes involved in monogenic and polygenic (QTL) traits, not only in peach, but also in other stone fruit species. Another valuable resource coming from the peach genomic sequence is the IPSC 9k array , containing about 9,000 SNP markers in peach and the 6,000 SNP markers array in cherry, which can be screened at one time in genome-wide approaches. The fi nal goal of all these approaches is to identify the best genotype/genes (haplotypes) combinations for a given phenotype. FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 19 Tecnica SPECIALE PESCO Innovazione varietale: prospettive e criticità in attesa di certezze LORENZO BERRA - DAVIDE NARI - SILVIO PELLEGRINO CReSO – Centro di Ricerca e Sperimentazione per l’Ortofrutticoltura piemontese - Cuneo I risultati sperimentali consentono di affermare che una decina di nuove cultivar risponde ai requisiti qualitativi richiesti dal mercato e alle performance agronomiche necessarie in campagna in misura superiore rispetto allo standard varietale oggi diffuso. Le verifiche fatte in pieno campo attraverso gli “impianti pilota” consentono di chiudere il percorso sperimentale riducendo al minimo i rischi per tutti gli operatori della filiera. L’ innovazione varietale nel pesco non è percepita dal consumatore al pari di altra frutta; con le novità semplicemente aumentano le percentuali di frutti con le caratteristiche desiderate: dolcezza, estensione del colore, calibro, ecc. Oppure migliorano gli aspetti agronomici: facilità di gestione dell’albero, produttività, rusticità e tolleranza alle malattie, ecc. Le regioni della Pianura Padana, pertanto, sono obbligate ad adottare una strategia di costante adeguamento varietale per aumentare la percentuale di frutti di prima scelta, che corrispondano agli ideotipi più apprezzati dal consumatore (Bassi et al., 2012). Di seguito si riportano i principali criteri che guidano la selezione delle varietà da proporre alla filiera. Frutto: forma tondeggiante, regolare con buona pezzatura. Estesa e precoce sovraccolorazione della buccia, polpa fondente, succosa a lento intenerimento che garantisca un’ampia finestra Attività svolta nell’ambito del Programma di ricerca in frutticoltura e orticoltura della Regione Piemonte 20 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 di raccolta e un’adeguata “shelf-life”. Elevati parametri qualitativi dei frutti (alto tenore in solidi solubili, equilibrata acidità), che permettano sufficienti margini di manovra nelle annate climaticamente sfavorevoli, rendendo piacevolmente edibile la polpa anche quando la maturazione fisiologica non è ancora completata. Albero: di facile gestione con buona attitudine al naturale rinnovo vegetativo garantito da legno di buona qualità, equilibrato vigore. Adattabilità ambientale: cultivar che garantiscano elevata e costante produttività. Le maglie della selezione varietale sono più strette negli areali settentrionali, dove freddo invernale e gelate primaverili richiedono una attenta verifica della fenologia. Resistenza/tolleranza alle avversità biotiche: è la nuova frontiera dei più recenti programmi di miglioramento genetico con l’obiettivo di inserire una o più resistenze nello stesso genotipo (Liverani et al., 2012). Per soddisfare questa domanda d’innovazione le stazioni sperimentali regionali come il CReSO sono impegnate in un’intensa attività di “scouting”, per introdurre nel ciclo di valutazione le numerose cultivar – spesso in forma di selezioni pre-commerciali – che il miglioramento genetico produce a livello internazionale. Rinnovare tempestivamente il paniere varietale è un fattore di competitività per un gruppo commerciale, per una regione o per l’intero sistema Paese. Per questo, appare importante che le Regioni e il Mipaaf proseguano l’esperienza positiva del Progetto “Convar”, attivando una rete nazionale di centri sperimentali che fornisca informazioni affidabili per l’innovazione varietale della peschicoltura italiana (Berra et al., 2013). Presso il centro sperimentale del CReSO a Manta (Cn) sono attualmente in prova oltre Fig. 1 - Albero con habitus problematico: legno “flessibile”, difficoltà di rinnovo vegetativo e precoce esaurimento delle formazioni fruttifere. 300 nuove cultivar/selezioni introdotte nell’ultimo quinquennio. Tra i materiali in osservazione si presentano di seguito i risultati di oltre cinquanta cultivar (Tabb. 1 e 2), scelte tra quelle di cui si dispone di almeno un triennio di dati (2011-13). I rilievi concernono fenologia, caratteristiche qualitative (RSR, acidità) ed estetiche (calibro, colorazione dell’epicarpo, ecc.). Si presentano inoltre nei box i profili di alcune tra le più promettenti. Parametri fenologici e vegetativi Nelle tabelle 1 e 2 sono riportate le epoche di germogliamento (stadio C secondo Baggiolini), fioritura (inizio fioritura: 10% dei fiori aperti) e maturazione, espresse come differenza in giorni di anticipo o ritardo rispetto al testimone Big Top. TAB. 1 - FENOLOGIA E PARAMETRI ANALITICI DELLE NETTARINE IN OSSERVAZIONE PRESSO IL CRESO; MEDIA TRIENNIO 2011-13 (IN GIALLO LE CULTIVAR “TESTIMONI”; TRA PARENTESI L’EDITORE) Germogliamento ± Big Top Nettarine a polpa gialla Fioritura ± Big Top Maturazione ± Big Top Sovraccolore (%) Calibro (mm) RSR (°Brix) Acidità (meq/100ml) Alitop* (5) 3 0 14 89 76 11,5 7,4 Big Haven® Honey Haven* (4) -5 1 -5 94 71 10,0 15,3 Big Top® Zaitabo* (4) 2 0 0 93 70 11,5 7,7 Carene® Monecar* (7) -6 -2 -9 96 69 12,4 6,5 Diamond Ray* (7) 2 0 15 91 74 13,3 15,4 Extreme® June (6) -1 4 -5 96 60 11,6 5,0 Extreme® Red (6) -2 4 2 95 73 13,7 8,1 Gea* (2) 1 1 14 93 77 11,1 9,0 Gran Bright* (7) 0 -1 23 72 70 10,3 12,3 10,1 Grand Candy* (7) 1 2 34 85 72 10,4 Grand Sweet* (7) 1 0 24 84 71 11,4 6,6 Honey Fire* (4) -1 -1 3 95 73 10,7 9,1 Monrené* (7) -2 -1 24 94 71 10,2 6,0 Monroi* (7) -7 -2 12 97 81 14,3 7,6 Montica* (7) -6 -1 8 99 63 12,9 5,3 Nectapom® 28 Nectariane* (10) 1 0 16 90 76 11,1 5,6 Nectapom® 29 Nectareine* (10) 1 -1 21 80 73 11,7 5,1 Nectapom® 32 Nectagala* (10) 1 -1 39 82 74 11,3 5,6 Orine® Monerin* (7) 2 1 36 94 73 10,1 9,0 12,4 Orion* (5) 0 1 35 71 76 10,4 Pit Lane® (3) -5 -1 12 98 70 12,3 6,7 Pit Stop® (3) -5 0 20-25 98 71 11,8 5,9 Rebus 038* (11) 2 4 10 98 70 12,5 7,9 Romagna® Queen* (9) Nettarine a polpa bianca -1 1 30 92 78 11,8 4,9 Germogliamento ± Big Top Fioritura ± Big Top Maturazione ± Big Top Sovraccolore (%) Calibro (mm) RSR (°Brix) Acidità (meq/100ml) -4 3 38 82 75 14,9 5,7 Extreme® Moon (6) Magique® Maillarmagie* (1) -3 2 7 91 74 10,5 6,9 Majestic Pearl* (7) -13 -2 33 95 73 12,9 5,7 Monicop* (7) -10 5 10 97 72 14,4 7,4 Nectarlove* Nectasweet® (10) 1 10 21 93 69 13,2 6,1 Romagna® Red* (9) -1 -3 -7 95 70 11,8 6,1 Romagna® Top* (9) 1 5 12 96 76 13,4 4,2 Sandine® Monrun* (7) -2 8 30 94 71 9,8 4,9 (1) Euro-Pépinières (Francia) (2) Vivai Geoplant (Italia) (3) A. Minguzzi (Italia) ® Marchio registrato (4) International Plant Selection (Francia) (7) Star Fruits® (Francia) (5) CRA - Centro per la Ricerca in Frutticoltura (Italia) (8) Cep Innovation (Francia) (6) Vivai Provedo (Spagna) (9) Ossani (Italia) * Protezione brevettuale Tra le precoci si segnalano le nettarine Carene®, Monroi* e Montica*, che presentano un anticipo di 6/7 giorni rispetto a Big Top. I casi limite riguardano le nettarine bianche Majestic Pearl* e Monicop*, con rispettivamente 13 e 10 giorni di anticipo. Differenze significative interessano anche le pesche a polpa bianca Star Princess* e Maura* (-7) e la platicarpa Platimoon* (-8). Questi genotipi presentano un elevato profilo di rischio rispetto a ritorni di freddo primaverili. Tra le pesche a polpa gialla non si registrano anticipi significativi. Su alcune nettarine, meno frequentemente su pesco, si osservano difficoltà di rinnovo vegetativo, precoce esaurimento delle formazioni fruttifere e scarsa “qualità del legno”. Presentano rami misti di debole vigore, sottili, che flettono sotto il minimo peso (Fig. 1), penalizzando fortemente la pezzatura e la qualità globale dei frutti e impedendo il rinnovo dei rami misti per l’anno successivo. Si tratta di caratteri poco evidenti alle prime produzioni, che richiedono verifiche più approfondite in pieno campo. Questo comportamento ipoteca fortemente l’equilibrio vegeto-produttivo del pescheto (10) Agro Selection Fruits (Francia) (11) ASTRA - innovazione e sviluppo (Italia) e spesso viene sottovalutato in virtù delle buone “performance” pomologiche. Parametri chimico-fisici I dati sono riportati nelle tabelle 1 e 2. Il RSR è compreso tra 10 e 14,9 °Brix. Si tratta di valori tendenzialmente bassi se confrontati con quelli di regioni climaticamente più favorevoli, che evidenziano oggettivamente una delle criticità della peschicoltura nelle aree settentrionali. Le figure 2, 3 e 4 evidenziano graficamente il valore crescente di acidità titolabile e la distinzione delle cultivar in classi funFRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 21 TAB. 2 - FENOLOGIA E PARAMETRI ANALITICI DELLE PESCHE IN OSSERVAZIONE PRESSO IL CRESO; MEDIA TRIENNIO 2011-13 (IN GIALLO LE CULTIVAR “TESTIMONI”; TRA PARENTESI L’EDITORE) Germogliamento ± Big Top Fioritura ± Big Top Maturazione ± Big Top Sovraccolore (%) Calibro (mm) Bright Lady® Bradyla* (7) 1 3 23 86 75 11,3 11,7 Extreme® Sweet (6) -5 7 18 93 79 11,1 4,9 Fresh® Red (6) -5 1 -14 96 73 11,9 15,0 Princess Time* (7) -1 -3 -16 88 77 10,7 12,9 Rome Star* -5 1 24 93 74 11,0 10,7 Royal Jim® Zaigadi* (4) -2 0 41 86 78 11,1 9,5 Royal Lee® Zaipela* (4) 2 3 18 85 73 11,8 5,2 Royal Majestic® Zaimajal* (4) -3 3 -3 98 74 10,0 13,4 Royal Pride® Zaisula* (4) -3 2 27 93 77 10,7 3,2 Royal Summer® Zaimus* (4) 1 1 10 89 75 10,6 6,1 Royal Time® Zairetop* (4) -5 1 6 92 76 10,2 13,3 Ruby Rich® Zainoar* (4) -2 0 -10 93 74 10,2 13,8 Crispdelice Sun* Tonicsun® 31 (10) 0 0 36 81 74 10,2 4,5 Vista Rich® Zainobe* (4) -2 1 5 94 77 10,9 13,1 Germogliamento ± Big Top Fioritura ± Big Top Maturazione ± Big Top Sovraccolore (%) Calibro (mm) RSR (°Brix) Acidità (meq/100ml) Fresh® Lady (6) -1 7 38 77 74 11,5 8,4 Pesche a polpa gialla Pesche a polpa bianca Acidità RSR (°Brix) (meq/100ml) Maura® Zaifisan* (4) -7 0 3 94 75 12,0 13,2 Onyx® Monalu* (7) -1 2 -6 91 72 9,5 15,4 Star Princess® Braprin* (7) -7 -1 37 87 76 11,8 6,3 Sweetreine* Tonicsweet® (10) 2 2 27 92 77 10,3 3,8 Germogliamento ± Big Top Fioritura ± Big Top Maturazione ± Big Top Sovraccolore (%) Calibro (mm) RSR (°Brix) Acidità (meq/100ml) Flatbeauti* Regalcake® (10) -5 2 8 93 73 12,4 4,2 Flatbella* Regalcake® (10) -6 1 -3 83 70 12,5 3,5 Plane® Delicius (6) -2 4 21 84 76 12,3 3,5 Plane® Gold (6) -1 4 31 62 73 13,7 2,8 Platifirst* (8) -2 -2 -7 86 66 12,5 2,4 Platifun* (8) -5 2 8 93 73 14,6 4,4 Platimoon® (8) -8 1 32 85 71 12,4 2,7 Pesche piatte (1) Euro-Pépinières (Francia) (2) Vivai Geoplant (Italia) (3) A. Minguzzi (Italia) ® Marchio registrato (4) International Plant Selection (Francia) (7) Star Fruits® (Francia) (5) CRA - Centro per la Ricerca in Frutticoltura (Italia) (8) Cep Innovation (Francia) (6) Vivai Provedo (Spagna) (9) Ossani (Italia) * Protezione brevettuale zionali che vanno dalle sub-acide alle molto acide, secondo la classificazione di Iglesias-Echeverria: sub-acida/molto dolce <5 meq/100ml; dolce/semidolce 5÷9; equilibrata 9÷12; acida 12÷15 e molto acida >15 (Iglesias et al., 2012). Fra le nettarine a polpa gialla, la maggior parte delle cultivar è compresa nelle classi molto dolce e dolce. Grand Candy* è l’unica equilibrata, mentre i testimoni “tradizionali” Orion* e Diamond Ray* si classificano come acide insieme a Grand Bright*. Da notare il dato estremo di Big Haven®, molto acida. Nelle nettarine a polpa bianca tutte le cultivar sono comprese nelle classi molto-dolce e dolce. La situazione è differente per le pesche a polpa gialla dove le varietà comprese nelle classi sub-acido e dolce sono meno della metà. Interessante la 22 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 situazione delle pesche piatte che appartengono tutte alla classe sub-acida, con un tenore zuccherino al di sopra di 12 °Brix. In merito alla durezza della polpa, la figura 5 evidenzia il comportamento di tre nettarine con polpa a lento intenerimento. I dati mostrano una graduale e lenta decrescita della durezza della polpa, che passa da 5,3 a circa 4 kg in una decina di giorni. Questo conferma i rilievi di pieno campo e di magazzino dove si sono distinte per l’elevata tenuta di maturazione in pianta e nei processi post-raccolta. Qualità estetica L’estensione del sovraccolore ha raggiunto livelli ragguardevoli nei mate- (10) Agro Selection Fruits (Francia) (11) ASTRA - innovazione e sviluppo (Italia) riali più recenti. Tra le nettarine a polpa gialla soltanto Gran Bright* è al di sotto dell’80%, come la cultivar di riferimento Orion*. Nelle nettarine a polpa bianca lo standard è ancora più elevato con tutte le accessioni oltre l’80%. Analoga situazione per le cultivar a polpa gialla, mentre nelle polpa bianca soltanto Fresh®Lady risulta al di sotto dell’80%. L’andamento si ripropone anche nelle pesche piatte, dove soltanto Plane®Gold, l’unica del gruppo a polpa gialla, raggiunge solo il 62% di sovraccolore. Anche in una tipologia fortemente tipicizzata e distinguibile la componente estetica rimane un carattere primario nella selezione. Nell’ambito delle nettarine molto colorate è presente una linea di cultivar caratterizzate da una tonalità molto intensa e scura del “rosso”, quasi violaceo. Mon- Nettarine a polpa gialla Extreme® June Editore: Vivai Provedo. Epoca di maturazione: 5 giorni prima di Big Top. Frutto: la pezzatura è media, non superiore ai testimoni di pari epoca. La forma è tendenzialmente oblunga, regolare, priva di umbone. La colorazione è attraente, tipologia Big Top, estesa sulla quasi totalità della buccia. La polpa è grossolana, aderente al nocciolo. La consistenza è elevata. Il sapore è molto buono di tipologia sub-acida. IR (°Brix): 11,6; acidità (meq/100 ml): 5,0. In campo: l’albero presenta una buona vigoria, con portamento semi-eretto. Buona l’attitudine al rinnovo vegetativo con facilità di rivestimento di rami misti medi e corti di buona qualità su cui occorre indirizzare la produzione per ottimizzare la pezzatura. La produttività è regolare e costante. Buona la tenuta di maturazione in pianta. Extreme® June Montica* Editore: Star Fruits® Epoca di maturazione: 8 giorni dopo Big Top. Frutto: l’aspetto è molto attraente: La colorazione della buccia è particolare e si distingue dalle altre nettarine grazie al sovraccolore rosso molto scuro e intenso, quasi violaceo, sulla quasi totalità della buccia. La pezzatura è medio-piccola, inferiore ai testimoni di pari epoca, ma molto uniforme. Da verificare con diradamento meccanico. La forma del frutto è tondeggiante, regolare, con scarsa presenza di rugginosità. La polpa è molto compatta, di elevata consistenza, a lento intenerimento. Il sapore è ottimo, molto aromatico, con elevato tenore di solidi solubili e bassa acidità. IR (°Brix): 12,9; acidità (meq/100 ml): 5,3. In campo: l’albero presenta media vigoria, con portamento aperto. La qualità del legno non è molto buona e tende a essere flessibile, con tendenza al facile esaurimento delle branche fruttifere. Occorre stimolare adeguato rinnovo vegetativo con mirate potature in verde. La produttività è elevata. Montica* Gea* Editore: Vivai Geoplant. Epoca di maturazione: due settimane dopo Big Top. Frutto: la pezzatura è molto grossa. Occorre distribuire bene il carico produttivo per evitare pezzature eccessive. La forma è tondeggiante, regolare. Il sovraccolore rosso scuro è brillante, di elevata estensione. La polpa è spicca, di buona consistenza, mediamente succosa. Il sapore è buono, dolce e aromatico. IR (°Brix): 11,1; acidità (meq/100 ml): 9,0. In campo: l’albero è di scarsa vigoria, con buona attitudine al rivestimento. Consigliata su portinnesti vigorosi e con forma di allevamento monocaule. La produttività è buona e regolare, anche se restano da verificare le rese unitarie. La tenuta in pianta è elevata. In corso di verifica la tenuta nei processi post-raccolta. Grand Candy* Editore: Star Fruits®. Epoca di maturazione: 34 giorni dopo Big Top. Frutto: di media pezzatura (A prevalente), uniforme. Forma tondeggiante, regolare. Il colore di fondo è giallo-verde con sovraccolore rosso brillante luminoso. La rugginosità è presente soprattutto nelle annate climaticamente difficili. La polpa è mediamente fine, semi-aderente al nocciolo. Il sapore è buono di tipologia dolce-equlibrata. IR (°Brix): 12,3; acidità (meq/100 ml): 6,6. In campo: albero di media vigoria e portamento semi-eretto, facile da gestire. Il legno è di buona qualità, con soddisfacente predisposizione ad un corretto rinnovo vegetativo. La produttività è elevata e costante. Pit Stop* Editore: A. Minguzzi. Epoca di maturazione: circa 20-25 giorni dopo Big Top, in corso di verifica. Frutto: pezzatura media, uniforme da verificare. Forma tondeggiante, regolare. Aspetto attraente, con sovraccolore rosso scuro, molto esteso che copre quasi la totalità della buccia. Scarsa presenza di rugginosità. Polpa di buona consistenza e tenuta. Sapore buono, dolce e molto aromatico con bassa acidità. IR (°Brix): 11,8; acidità (meq/100 ml): 5,9. In campo: l’albero è mediamente vigoroso, con portamento semieretto e buon equilibrio vegeto-produttivo. Buona la tenuta di maturazione in pianta dei frutti. In corso di verifica la costanza produttiva. 24 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 Gea* Grand Candy* Pit Stop® 12.5 16.0 16.0 14.0 Molto acido Acidità Brix Molto acido Acidità Brix 14.0 12.0 14.0 Acido Acido 12.0 12.0 10.0 16.0 11.5 12.0 10.0 Equilibrato 10.0 Equilibrato 11.0 8.0 8.0 8.0 Dolce 6.0 6.0 4.0 4.0 2.0 2.0 Dolce 10.5 6.0 Molto dolce-sub acido 0.0 Ne ct Ro m ag ap Ex na® o m tre Q ® me uee Ne 29 ® n* ct Ne Ju a ct ne Ne pom ar ct ® ap 2 M eine om 8 on * ® Nec tica 3 2 ta * Ne rian ct e* a Pi gal t a Ca re M Stop * ne on ® ® re Gr Mo né* an ne d ca Sw r* Pi ee t L t* an e Al ® Bi ito g To Mo p* p® nr Z oi R ai * Ex ebu tab tre s o * 0 Or in me® 38* e® M Red on er in Ho GE * Gr ney A* an F i d re C Gr an * an dy Br * Bi ig g h Ha D ve iam Or t* n® on ion* d Ho ne Ray yh * av en * 0.0 Fig. 2 - Nettarine a polpa gialla: classificazione delle varietà in funzione dell’acidità titolabile (meq/100ml) e del contenuto in solidi solubili (°Brix); media triennio 2011-13. 10.0 4.0 2.0 Molto dolce-sub acido 9.5 9.0 0.0 * * * * * di* d l* r* et 31 la* la* ar* us Re yla me nobe etop aja inoa we ® isu ipe im aiga e St ad s Ti ® i air Zaim Za csun e® S Za Za Z Za s Br m sh Za Z e o e i r ® ® c ® ® ® ® R F e Ton rem h h® er e® c® ee im dy Prin t rid Ric lL Ric l Tim jesti La mm al J Ex l P Sun* ya ta by ht a a Su Roy ya Ro Ru rig Vis Roy al M al Ro lice B y y Ro de Ro isp Cr Fig. 3 - Pesche a polpa gialla: classificazione delle varietà in funzione dell’acidità titolabile (meq/100ml) e del contenuto in solidi solubili (°Brix); media triennio 2011-13. Nettarine a polpa bianca Monicop* Monicop* Editore: Star Fruits®. Epoca di maturazione: 10 giorni dopo Big Top. Frutto: di aspetto attraente, con forma tondeggiante, regolare, di media pezzatura, uniforme. Caratteristica è la colorazione della buccia, molto scura, intensa e poco luminosa. Il sovraccolore è diffuso sulla quasi totalità della buccia. Presenza di rugginosità. La polpa è aderente, fibrosa, di buona consistenza. Eccellente il sapore, molto dolce e aromatico, contrastato da una discreta acidità. IR (°Brix): 14,4; acidità (meq/100 ml): 7,4. In campo: l’albero è mediamente vigoroso, con portamento semi-eretto. La rusticità e la produttività sono elevate e costanti. roi* e Montica*, tra le gialle, e Monicop* tra le bianche. Si distinguono nettamente anche se, nel complesso, la colorazione appare opaca e risultano più evidenti eventuali imperfezioni della buccia, quali rugginosità, danni da tripide estivo, ecc. Alcune di queste nuove accessioni sono sensibili alla fisiopatia conosciuta come “inking”, che manifesta macchie scure sull’epicarpo in seguito a piogge in prossimità della raccolta. Sono risultate sensibili anche alcune varietà del gruppo “Honey” e “Rich-simili”. La qualità globale del frutto comprende ovviamente la pezzatura, che rimane uno dei principali caratteri discriminanti nella selezione varietale. A riguardo, si segnalano i promettenti risultati in merito al diradamento meccanico (Asteggiano et al., 2013) che in Piemonte sta diventando una pratica colturale di riferimento, grazie alla diffusione delle forme di allevamento in parete. La precocità di esecuzione permette di migliorare in modo significativo la pezzatura, tanto da Soddisfacente la tenuta di maturazione in pianta per una polpa bianca. Majestic Pearl* Editore: Star Fruits®. Majestic Pearl* Epoca di maturazione: 33 giorni dopo Big Top. Frutto: la forma è tondeggiante, regolare. La pezzatura è grossa, in linea con la tradizione delle “polpa bianca”. La colorazione è attraente con sovraccolore rosso scuro, intenso molto esteso. Osservata la presenza di rugginosità, da verificare. La polpa, mediamente fine e di elevata consistenza è aderente al nocciolo. Il sapore è ottimo, molto dolce e aromatico. IR (°Brix): 12,9; acidità (meq/100 ml): 5,7. In campo: albero di buon vigore con portamento aperto. Soddisfacente il potenziale produttivo, da verificare. Buona l’attitudine al rinnovo vegetativo con facilità di rivestimento di rami idonei a garantire frutti di buona qualità. rappresentare un importante elemento di novità nella valutazione complessiva di una varietà. Concretamente questa tecnica può ridare potenziale interesse a varietà scartate per pezzatura ai limiti della sufficienza, ma valide riguardo a qualità e produttività. Il calendario delle più recenti varietà: pregi, difetti, considerazioni Pesche a polpa gialla Il predominio delle “Rich-simili” è contrastato dalla più recente “serie Royal” e da altre di seguito brevemente descritte, anche se in generale non è così facile scalzare i testimoni in merito a colore, tenuta in pianta e grossa pezzatura potenziale. Tra le precoci la cv di riferimento rimane Ruby Rich® Zainoar*. Tra le novità Princess Time* (-16 Big Top) caratterizzata da albero di scarso vigore, frutto di bell’aspetto, sovraccolore rosso intenso ampiamente diffuso, elevata tomentosità, buona pezzatura. Il sapore è discreto, mediamente aromatico, tendenzialmente acidulo; presenta frutti scatolati. Un paio di giorni dopo Fresh® Red presenta un frutto di grossa pezzatura per l’epoca; l’aspetto è attraente con intenso sovraccolore marezzato; il sapore discreto, tendenzialmente acidulo. Royal Majestic® Zaimajal* (-3) è caratterizzata da albero di più facile gestione rispetto alle “Rich”. Attenzione a favorire una robusta impalcatura delle branche basali e a indirizzare la produzione su rami misti di buon calibro per ottenere sufficiente pezzatura. Frutto di forma tondeggiante, regolare. L’aspetto è molto attraente con colorazione rossa intensa totale. La polpa è sanguigna, di buona consistenza e buon sapore, di tipologia acidula. Buona la tenuta di maturazione in pianta. Stacchi anticipati, indotti dalla precoce colorazione, penalizzano la qualità del frutto (eccessiva acidità). Poco soddisfacenti i riscontri dal pieno campo relativi a Royal Time® ZaiFRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 25 16.0 16.0 Molto acido 8.0 Nectapom® 28 Nectariane* Acidità Brix 14.0 14.0 12.0 Equilibrato 10.0 12.0 10.0 Alitop* 7.0 Acido Gea* 6.0 8.0 8.0 5.0 Dolce 6.0 6.0 4.0 4.0 Molto dolce-sub acido 2.0 2.0 0.0 0.0 Flatbella* Regalcake® Plane® Delicius Plane® Gold Platifirst* 4.0 Platifun* 3.0 Platimoon® Fig. 4 - Pesche piatte: classificazione delle varietà in funzione dell’acidità titolabile (meq/100ml) e del contenuto in solidi solubili (°Brix); media triennio 2011-13. 2.0 1-Ago 3-Ago 5-Ago 7-Ago 9-Ago 11-Ago 13-Ago Fig. 5 - Evoluzione della durezza delle polpa (kg/cm ) delle cultivar Alitop*, Gea* e Nectapom® 28 Necatriane*. 2 Pesche a polpa gialla Royal Summer® Zaimus* Editore: International Plant Selection. Epoca di maturazione: 10 giorni dopo Big Top. Frutto: buona pezzatura, soprattutto su rami di buon calibro. Forma rotonda, regolare. Aspetto molto attraente: colore di fondo giallo chiaro con sovraccolore rosso intenso, totale. Polpa a lento intenerimento, mediamente fine e poco aderente al nocciolo. Sapore eccellente, dolce e molto aromatico che si distingue nettamente dallo standard delle gialle. IR (°Brix): 10,6; acidità (meq/100 ml): 6,1. In campo: albero a portamento aperto di medio vigore e facile gestione. Occorre favorire una robusta impalcatura delle branche basali e indirizzare la produzione su rami misti di buon calibro. Rusticità e costanza produttiva elevate così come la tenuta di maturazione in pianta. Molto positivi i riscontri dalla sperimentazione estesa. Royal Summer® Zaimus* Extreme® Sweet Editore: Vivai Provedo. Epoca di maturazione: 18 giorni dopo Big Top. Frutto: di grossa pezzatura (AA prevalente), di forma rotonda, regolare. L’aspetto è attraente con sovraccolore rosso intenso molto esteso. La polpa è mediamente fine, di buona consistenza. Il sapore è buono, dolce con bassa acidità (sub-acido). IR (°Brix): 11,1; acidità (meq/100 ml): 4,9. In campo: albero di scarso vigore con portamento aperto. Produttività e tenuta in pianta dei frutti sembrano soddisfacenti. Extreme® Sweet Royal Pride® Zaisula* Editore: International Plant Selection. Epoca di maturazione: 27 giorni dopo Big Top. Frutto: di forma tondeggiante regolare. Grossa pezzatura. Aspetto molto attraente con colore di fondo giallo ed esteso sovraccolore rosso intenso, luminoso. Polpa di media tessitura, semi-aderente al nocciolo, di elevata consistenza. Sapore buono, dolce con bassissima acidità. IR (°Brix): 10,7; acidità (meq/100 ml): 3,2. In campo: albero di facile gestione con buona vigoria e portamento aperto. Importante indirizzare la produzione su rami misti di buon calibro per ottenere elevate pezzature. Costanza produttiva e rusticità buone, così come la tenuta di maturazione in pianta. Avviata alla sperimentazione estesa, in alternativa a Zee Lady anche rispetto alla tipologia di sapore. retop*. La pezzatura è discreta, ma inferiore rispetto alla serie “Rich” e questo la penalizza. In epoca Glohaven si è confermata molto interessante Royal Summer® Zaimus* (+10), descritta a parte nel box. Non ha dimostrato produttività regolare e costante in Piemonte Royal Lee® Zaipela*, mentre si è distinta Extreme® 26 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 Sweet (+18); grossa la pezzatura (AA). L’aspetto del frutto, rotondo e regolare, è attraente con sovraccolore rosso intenso molto esteso. Buono il sapore di tipologia sub-acida. Bright Lady® Bradyla* (+23) richiede ulteriori verifiche in merito alla regolarità di produzione. Buona la pezzatura. Frutto tondeggiante, uniforme Royal Pride® Zaisula* e regolare. Il colore è attraente di tipologia “Rome Star”. Sapore buono, dolce ed equilibrato. In epoca Zee Lady® Zaijula* è risultata molto interessante Royal Pride® Zaisula* (+27) descritta anch’essa nel box. In epoca Summer Lady*, come potenziale alternativa, si è distinta Royal Jim® Zaigadi*, con produttività elevata e Platicarpe Platifirst* Editore: Cep Innovation. Epoca di maturazione: 7 giorni prima Big Top. Frutto: pesca a polpa bianca. Frutto di buona pezzatura, forma trasversale triangolare, abbastanza regolare. Aspetto attraente con esteso sovraccolore rosso vivo. Polpa di media tessitura e di buona consistenza, aderente al nocciolo. Sapore eccellente, dolce con bassa acidità. IR (°Brix): 12,5; acidità (meq/100 ml): 2,4. In campo: albero di media vigoria e portamento aperto. Importante il rinnovo vegetativo, selezionando con la potatura rami misti di buon calibro, così come un rapido ed efficace diradamento al fine di evitare pezzature troppo piccole. Bassa percentuale di frutti con spaccature all’apice. Platifirst* Regalcake® Flatabeauti* Editore: Agro Selection Fruits. Epoca di maturazione: 8 giorni dopo Big Top. Frutto: pesca a polpa bianca. Frutto di buona pezzatura con forma leggermente asimmetrica. Aspetto attraente con colore di fondo biancastro e esteso sovraccolore marezzato. Polpa fibrosa, aderente al nocciolo. Sapore ottimo, molto dolce con bassa acidità. Scarsissima incidenza di spaccature all’apice. IR (°Brix): 12,4; acidità (meq/100 ml): 4,2. In campo: albero di medio vigore a portamento aperto. Rapida entrata in produzione. Risulta importante il corretto razionamento e scelta dei rami fruttiferi, prediligendo quelli misti di buon calibro, per evitare carichi produttivi eccesivi dovuti all’elevata fertilità delle gemme intrinseca di tutte le cultivar piatte. Regalcake® Flatabeauti* costante. L’albero, di debole vigoria, richiede portinnesto di elevato vigore. Bisogna stimolare il rinnovo vegetativo con interventi al verde e favorire una robusta impalcatura delle branche basali. Frutto di buona pezzatura, uniforme, con forma oblata, regolare. Colorazione attraente: colore di fondo giallo con sovraccolore rosso molto intenso di elevata estensione. Buono il sapore con elevata componente acidula. Tra le tardive compare Tonicsun® Crispdelice Sun* (+36): elevata la produttività, l’aspetto è attraente con frutti di buona pezzatura. Colore rosso intenso di elevata estensione. Forma ro- tondo-oblata regolare. Buono il sapore, sub-acido. Nel complesso non appare superiore ai testimoni di pari epoca, anche se potenziale alternativa riguardo al sapore. Nettarine a polpa gialla Continua la spasmodica ricerca di varietà “Big Top-simili”, rotonde, colorate, di buon sapore dolce e di elevata tenuta. Molti i materiali testati, ma al momento poche le valide innovazioni. Anche il testimone tra l’altro è in attesa di un’alternativa più produttiva e meno delicata. Circa dieci giorni prima matura Ca- rene® Monecar*. La forma è tondeggiante con esteso sovraccolore rosso scuro. Molto buono il sapore, dolce, molto aromatico con bassa acidità. La pezzatura è medio-piccola. Presenza di rugginosità. L’albero è di scarso vigore. Cinque giorni prima di Big Top matura Big Haven® Honey Haven*. È di aspetto molto attraente, tipo Big Top, con polpa di buona consistenza, ma il sapore è compromesso dall’eccessiva acidità della polpa. Segue Extreme® June, descritta nel box. Un paio di giorni dopo Big Top troviamo Extreme® Red. La forma è rotonda-oblunga regolare. L’aspetto Pesche a polpa bianca Tonicsweet® Sweetreine* Editore: Agro Selection Fruits. Epoca di maturazione: 27 giorni dopo Big Top. Frutto: di forma tondeggiante e grossa pezzatura. Piacevole l’aspetto con sovraccolore rosso intenso di elevata estensione su colore di fondo biancastro. Polpa fibrosa di elevata consistenza. Sapore buono di tipologia sub-acida. IR (°Brix): 10,3; acidità (meq/100 ml): 3,8. In campo: albero di buona vigoria a portamento aperto. Pianta facile da gestire con un buon rinnovo vegetativo. Rusticità e costanza produttiva interessanti. Buona la tenuta di maturazione in pianta. Tonicsweet® Sweetreine* Star Princess® Braprin* Editore: Star Fruits®. Epoca di maturazione: 37 giorni dopo Big Top. Frutto: di grossa pezzatura. Forma oblato-rotonda regolare. Aspetto attraente con sovraccolore rosso opaco su oltre l’80% della buccia. Polpa di buona consistenza, spicca e fibrosa. Sa- 28 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 Star Princess® Braprin* pore buono, dolce e aromatico. IR (°Brix): 11,8; acidità (meq/100 ml): 6,3. In campo: albero di media vigoria a portamento aperto. Per ottenere pezzature elevate, requisito fondamentale per le bianche è importante orientare la produzione su rami misti di buon calibro. Elevata la produttività così come la costanza produttiva. Soddisfacente tenuta di maturazione in pianta. è attraente con sovraccolore rosso intenso ampiamente esteso; presenza di rugginosità. Sapore buono, equilibrato, mediamente aromatico. Contemporaneamente matura Honey Fire* (+3): albero di vigoria media con portamento aperto; elevata e costante la produttività. Pezzatura media, potenzialmente inferiore al testimone. Forma tondeggiante, regolare. Colorazione molto intensa e attraente, “Big Top-simile”. Sensibile a “inking”. Polpa di buona consistenza; sapore buono, dolce e aromatico, con bassa acidità. Presenza di umbone. Nel complesso non superiore a Big Top. Seguono Montica*, descritta nel box, e Monroi* (+12): albero con “legno flessibile” e limitato rinnovo vegetativo. Elevata la produttività. Frutto di forma tondeggiante-oblata. Colore caratteristico: rosso molto scuro, tendente al viola con rugginosità diffusa. Sapore molto buono, dolce e aromatico. Germogliamento precoce. In epoca Alitop* (+14), cv di riferimento nel Nord-Ovest, matura Gea*, descritta nel box. L’altra italiana di pari epoca è Pit Lane*, “Big Top-simile”, alle primissime osservazioni. In epoca Diamond Ray* e nei giorni successivi si sono confermate interessanti Nectapom® 28 Nectariane* (+16 Big Top) e Nectapom® 29 Nectareine* (+21), entrambe avviate alla sperimentazione estesa in Piemonte nel 2010. Nectariane* presenta frutto di buona pezzatura di forma tondeggiante, regolare. Aspetto attraente con sovraccolore rosso intenso esteso sul 70-90% della buccia, brillante e luminoso. Scarsa presenza di rugginosità. Polpa semiaderente, con struttura compatta e croccante di lento intenerimento. Ampia la finestra di raccolta, elevata la succosità. Sapore molto buono, dolce e aromatico, con bassa acidità. L’albero richiede un’attenta gestione al verde volta a garantire un adeguato rinnovo vegetativo, indispensabile per regolarizzare la produzione e migliorare pezzatura e qualità. Da verificare la sensibilità al freddo e la regolarità di produzione. Nel 2011, ad esempio, si è verificata un’elevata colatura di gemme a fiore con compromissione quasi totale della produzione. Nel 2012 la produzione è stata soddisfacente anche in pieno campo e lo stesso è avvenuto nel 2013. La produzione degli impianti pilota è risultata interessante con positivi riscontri su rese unitarie, tenuta, aspetto e sapore. Nectareine* nel 2013 si è staccata di otto giorni da Nectariane, maturando in pratica quasi in epoca Nectaross. La produzione è stata elevata come la tenuta in pianta e nei processi post-raccolta. Frutto di buona pezzatura se ben diradati. La forma è tondeggiante, regolare. Sovraccolore rosso intenso esteso sull’80% della buccia, brillante e luminoso. Scarsa presenza di rugginosità. La polpa è semi-aderente, con struttura compatta e croccante a lento intenerimento. Elevata la succosità. Ottimo il sapore, molto dolce e aromatico, con bassa acidità. Albero con vigore più elevato rispetto a Nectariane*, di più facile gestione anche se esigente in merito a equilibrio vegeto-produttivo (potatura verde). In sostanza, entrambe le varietà sono interessanti dal punto di vista agropomologico, ma richiedono mirate tecniche colturali in merito a diradamento e gestione al verde. Negli ultimi due anni i riscontri dal pieno campo sono stati molto positivi riguardo alla risposta al diradamento meccanico, con ottime ricadute sulla qualità globale della produzione, premiata da liquidazioni al di sopra della media. Interessanti i primi riscontri di Pit Stop*, descritta nel box. Nectapom® 32 Nectagala* matura dopo Sweet Red; ampia la finestra di raccolta e buona la tenuta in pianta dei frutti. Produttività elevata. Il frutto è tondeggiante, con sovraccolore rosso intenso, luminoso. Presenza di rugginosità. Sapore buono, dolce ed aromatico con limitata acidità. Tra le tardive si è distinta Grand Candy*, descritta nel box. Nettarine a polpa bianca Tra le nettarine a polpa bianca si conferma un punto di riferimento Magique® Maillarmagie* (+7 Big Top), ampiamente diffusa in Piemonte. Prima, in epoca Big Top, si distingue Romagna® Red* per l’aspetto molto attraente e la forma tondeggiante, regolare. La polpa è succosa, di buona consistenza. Ottimo il sapore dolce e aromatico (sub-acido). Tra le novità vi è Sandine® Monrun*, con albero di facile gestione. Attraente l’aspetto dei frutti con sovraccolore luminoso di elevata estensione. Sapore buono, dolce con bassa acidità. Buona anche la pezzatura. Consistenza della polpa e tenuta in pianta sono soddisfacenti. Qualche giorno dopo Magique matura Monicop* e, in epoca tardiva, Majestic Pearl*, entrambe descritte nel box. Pesche a polpa bianca Continua a decrescere la richiesta di questa tipologia da parte del comparto per le note ragioni di scarsa idoneità alle “lunghe filiere”, anche se ci sono nuovi materiali che da questo punto di vista hanno migliorato significativamente lo stardard. Una novità in epoca tardiva è rappresentata da Fresh® Lady (+38 Big Top): buona la pezzatura dei frutti, di forma rotonda e di piacevole aspetto ,con sovraccolore rosso intenso esteso su oltre il 70% della buccia. Sapore discreto, equilibrato; buona la consistenza della polpa. Star Princess® Braprim* e Tonicsweet® Sweetreine* sono descritte a parte. Pesche piatte Rimaste finora un’esclusiva della Spagna, che ha investito molto in questa tipologia, non hanno riscontrato ad oggi interesse in Italia. In generale, è molto elevato il profilo qualitativo che il consumatore ha imparato a collegare alla forma appiattita. Le criticità sono: – importante sensibilità al “cracking”, con danni su elevate percentuali di frutti dove sono presenti estese spaccature concentrate all’apice, con evidenti negative ricadute agro-commerciali. In merito, i più recenti materiali hanno dimostrato una ridotta e, in alcune cultivar, praticamente nulla sensibilità a questo problema. – elevatissima produttività e rusticità che richiedono un intenso diradamento, reso particolarmente oneroso dal numero e dal difficile distacco dei frutticini. Siamo in attesa di verificare in pieno campo la fattibilità del diradamento meccanico. Tra le precoci si sono distinte Platifirst*, descritta nel box. Qualche giorno dopo matura Regalcacke® Flatbella* (-3 Big Top), con frutti di polpa bianca e buona pezzatura. Scarsissime le spaccature all’apice. L’aspetto è attraente, con esteso sovraccolore rosso vivo, marezzato. Buona la pezzatura. Sapore buono, dolce. Segue Regalcacke® Flatbeauti*, inserita nel box. Tra le tardive segnaliamo Platimoon* (+32), nettarina a polpa gialla di grossa pezzatura e attraente colorazione. La polpa è di buona consistenza e di buon sapore, dolce con bassa acidità. Assenti le spaccature. BIBLIOGRAFIA Asteggiano L., Giordani L., Bevilacqua A., Costa G., Vittone G., Pellegrino S. (2013) - Bloom mechanical thinning improves fruit quality and reduces production costs in peach. VIII International Peach Symposium, 17-20 june 2013, Matera, Italy. Bassi D., Dondini L., Foschi S., Rossini L., Tartarini S. (2012) - Il progetto “Maspes” per il miglioramento varietale di pesco e albicocco. Rivista di Frutticoltura, LXXIV, 7/8: 28-34. Berra L., Sartori A., Liverani A., Nencetti V. Fideghelli C. (2013) - Le Liste del pesco si rinnovano con nuove entrate. L‘Informatore Agrario, 31: 47-50. Iglesias I., Reig G., Carbò J., Binany J. (2012) - Rinnovamento varietale in Spagna: le migliori cultivar a polpa gialla. Rivista di Frutticoltura, LXXIV, 7/8: 48-52. Liverani A., Brandi F., Quaquarelli I., Sirri S., Adami M., Giovannini D. (2012) - I programmi di miglioramento genetico condotti presso il CRA di Forlì. Rivista di Frutticoltura, LXXIV, 7/8: 40-46. FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 29 Tecnica SPECIALE PESCO Offensiva spagnola con le nuove varietà della serie Provedo ANNA MARIA MINGUZZI Minguzzi Spa Consortile – Alfonsine (Ra) Pensata per soddisfare il consumatore grazie all’elevata qualità dei frutti, viene oggi testata anche in Italia una lunga serie di nuovi genotipi con caratteri differenziati in termini di maturazione, colore della polpa, forma del frutto e caratteristiche gustative. L a società Minguzzi spa Consortile lavora da sempre con i mercati e la Grande Distribuzione Organizzata, nazionale e internazionale, perseguendo un indirizzo aziendale che è quello di avere frutta di qualità, che soddisfi le richieste commerciali per un prodotto con ottime caratteristiche organolettiche e buona “shelf life”. Questi aspetti diventano più difficili, quando si parla di drupacee e, in particolare, di pesche e nettarine. Nel cercare di promuovere nuovi contatti per conoscere novità varietali nell’ambito delle drupacee, che possano portare a migliorare qualitativamente la propria offerta, la società Minguzzi ha incontrato alcuni anni fa in Spagna i fratelli Provedo, proprietari dell’omonimo Vivaio. I Vivai Provedo hanno il loro centro di miglioramento genetico e selezione di nuove varietà di drupacee a Don Benito (Badajoz), in Extremadura. Ciò che si coglie particolarmente, già dalle prime visite del loro importante Centro, è la vastità del patrimonio genetico in osservazione, che è stato creato negli anni attraverso un accuratissimo lavoro di incroci e selezioni e poi suddiviso in base al sapore e alla forma del frutto; le numerose varietà di pesche e nettarine 30 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 sono raggruppate in tre serie denominate con il suffisso “Fresh” se a gusto equilibrato, “Extreme” se a polpa subacida e “Plane” se di tipo platicarpa (frutto piatto). Nel corso degli anni, durante numerose visite in Spagna, la società Minguzzi ha seguito varietà di pesche, nettarine, platicarpa sia di polpa bianca, sia a polpa gialla, ma anche percoche con buccia completamente gialla o con parziale sovraccolore. Sono poi state scelte una trentina di selezioni e varietà da potere osservare anche in Romagna (non si deve lasciare nulla al caso e ogni varietà di drupacee va vista nel luogo di coltivazione) e dopo un accurato “screening” durato 5 annate con diversi test su vigoria e portamento delle piante, sulla loro produttività, sulle qualità organolettiche e la “shelf life” dei frutti e, infine, sul gradimento commerciale, si sono realizzati impianti a fusetto con alcune delle varietà ritenute più adatte per la Romagna, soprattutto delle linee “Extreme” e “Plane”. Di seguito si riportano i profili sintetici dei principali caratteri di alcune varietà che a giudizio dell’azienda Minguzzi sono quelle di maggiore potenziale per una prossima diffusione e sulle quali si dispone già di positivi riscontri da parte dei clienti, sia italiani che europei. Di ciascuna varietà si riporta la data di maturazione nella pianura ravennate (come n° di giorni in più o in meno rispetto a varietà note), ma anche quella riscontrata a Don Benito da Provedo; in genere si registra un anticipo di maturazione di una o due settimane (per le cv più precoci) a favore della Spagna, ma in qualche caso le date sono molto vicine. Maggiori informazioni possono essere richieste a Vivai Provedo (www.provedo.com) in Spagna, Taroni Vivai ([email protected]) e Battistini Vivai ([email protected]) in Italia. Gruppo nettarine Extreme May Albero: vigoroso, a portamento aperto; fioritura in epoca intermedia, fiore campanulaceo Frutto: polpa gialla, molto consistente, aderente ma facile al distacco a maturazione; sovraccolore rosso esteso per oltre l’85%. Pezzatura media: AA 10% - B 26% - B 53% - C 11%. Durezza: 5,5 kg; °Brix: 11,9; acidità: 0,42%. Maturazione: - 1 giorno rispetto a Big Bang (27 maggio a Badajoz). Valutazione: nettarina molto precoce, di buona qualità per il colore (quasi totalmente rosso); il sapore è molto dolce; polpa relativamente consistente. Buona la tenuta friforifera. Extreme Beauty Albero: vigoroso e produttivo; fioritura medio-tardiva; fiore rosaceo. Frutto: tondo, regolare, colorato di rosso scuro (87%) anche nella parte in ombra; polpa gialla, molto consistente e dolce, aderente ma facile al distacco a maturazione. Pezzatura media: AA 8% - A 42% - B 37% - C 13%. Durezza: 6,4kg; °Brix: 12,5; acidità: 0,44%. Maturazione: + 5 giorni rispetto a Big Bang (30 maggio a Badajoz). Valutazione: varietà molto precoce di tipologia simile ad Extreme May; colorazione uniforme, bella e attraente; buona la tenuta di maturazione. Extreme Red Albero: vigoroso, produttivo, con fioritura intermedia, fiore rosaceo; matura in maniera meno scalare rispetto alle altre Extreme; consente risparmi nei costi sia di diradamento che di raccolta. Frutto: polpa gialla, molto consistente, ad alto contenuto zuccherino, aderente ma facile al distacco a maturazione. Sovraccolore esteso per oltre l’80%. Pezzatura media: AAA 5% - AA 20% - A 45% - B 23% - C 7%. Durezza: 7,3 kg; °Brix: 14,2; acidità: 0,52%. Maturazione: + 9 giorni rispetto a Big Top (27 giugno a Badajoz). Valutazione: nettarina sub-acida che prosegue la stagione di Big Top; di ottima qualità ed aspetto. La lenta maturazione assicura una buona “shelflife”. Sembra di facile coltivazione. Extreme Sunny Albero: vigoroso e produttivo; crescita regolare; fioritura intermedia, fiore rosaceo; resistente al freddo pri- maverile; non richiede diradamento intenso e sono sufficienti pochi passagi di raccolta. Frutto: polpa gialla, molto consistente, non aderente a maturazione; molto dolce (bassa acidità) e aromatica, succosa. Colorazione rossa e intensa. Pezzatura media: AAA 6% - AA 18% - A 46% - B 23% - C 7%. Durezza: 6,7kg; °Brix: 13,3; acidità: 0,45%. Maturazione: + 12 giorni rispetto a Stark RedGold (19 luglio a Badajoz). Valutazione: nettarina sub-acida di eccellente qualità fra le medio-tardive; di buon sapore e ottime capacità di tenuta frigorifera e “shel-life”; raccolta poco scalare. Gruppo pesche Extreme July Albero: vigoroso e produttivo, a portamento aperto; fioritura tardiva, fiore rosaceo; buona resistenza al freddo primaverile; necessita di poco diradamento. Frutto: di grossa pezzatura, omogeneo, bello; polpa gialla, molto consistente, dolce, con acidità molto bassa ed eccellente qualità, non aderente a maturazione; sovraccolore rosso brillante e rosa nelle zone in ombra. Pezzatura: AAA 28% - AA 46% - A 25% - B 1%. Durezza: 5,8kg; °Brix 13,8; acidità: 0,28%. Maturazione: piuttosto concentrata; - 10 giorni rispetto a Stark RedGold (1° luglio a Badajoz). Extreme Sweet Albero: vigoroso, rustico, altamente produttivo. Fioritura tardiva, fiore rosaceo, resistente al freddo. Facile da gestire perché richiede poco diradamento. Frutto: grosso, con pezzatura omogenea (mediamente AAA 28% AA 50% - A 22%); polpa gialla, molto consistente, dolce, poco acidula, succosa, non aderente a maturazione; colorazione rosso scura su tutta la superficie; maturazione piuttosto concentrata. Durezza: 6 kg; °Brix: 11,5; acidità: 0,35%. Maturazione: + 3 giorni rispetto a Stark RedGold (11 luglio a Badajoz). Valutazione: varietà interessante sia per la facile gestione dell’albero, sia per la qualità del frutto. Si conserva bene in frigorifero. Extreme Great Albero: vigoroso e produttivo, facile da gestire per lo scarso diradamento. Fioritura tardiva e pertanto a ridotto rischio gelate tardive; fiore rosaceo. Frutto: di grossa pezzatura (AAA 35% - AA 52% - A 13%), di forma rotonda, regolare, intensamente colorato di rosso scuro su tutta la superficie; polpa gial- FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 31 la, molto consistente, non aderente a maturazione; maturazione concentrata. Durezza: 5 kg; °Brix: 11; acidità: 0,35%. Maturazione: + 15 giorni dopo Stark RedGold. Valutazione: varietà molto interessante per la tardività di raccolta e la completa colorazione dei frutti che risultano molto dolci e poco aciduli. Buona la tenuta di maturazione e la conservazione frigorifera. Il costo di produzione è contenuto grazie alla facilità di coltivazione. Può divenatre una varietà di riferimento per la sua epoca. Gruppo pesche piatte Tutte le varietà a frutto piatto (platicarpa) rappresentano un gruppo molto interessante per quanto riguarda pezzatura, sapore e consistenza della polpa. In genere hanno il nocciolo molto piccolo e sono poco soggette a “cracking”. Plane Gem Albero: media vigoria, portamento semi-aperto; richiede limitato diradamento; fioritura intermedia, fiore rosaceo, resistente al freddo. Frutto: aspetto attraente grazie all’intensa colorazione rosa-rosso scuro; apice chiuso e buona tenuta di maturazione; polpa gialla, consistente, a tessitura croccante, dolce e aromatica; non aderente a maturazione; nocciolo piccolo. Maturazione: 3-4 giorni in anticipo rispetto a Big Top (27 giugno a Badajoz). Valutazione: è la più precoce pesca piatta gialla e pertanto sembra accreditata di buon interesse commerciale. Plane Sun Albero: di media vigoria, molto produttivo, con necessità di limitato diradamento; fioritura precoce, fiore rosaceo. 32 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 Frutto: attraente, rosso scuro intenso, con buccia vellutata quasi liscia; pezzatura elevata (spessore 4 cm); polpa gialla, consistente, dolce e aromatica, a bassa acidità, non aderente a maturazione; resistente al “cracking”; nocciolo particolarmente piccolo. Maturazione: +15gg rispetto a Big Top (26 giugno a Badajoz). Valutazione: varietà interessante per l’epoca medio-precoce. Plane Delicious Albero: di media vigoria, molto produttivo, con basso costo di gestione; fioritura mediotardiva; fiore rosaceo. Frutto: colore attraente, rosa intenso-rosso, di buona pezzatura (spessore 4 cm); polpa bianca, dolce, succosa, molto consistente, quasi croccante; seme piccolo. Maturazione: +20gg rispetto a Big Top (8 luglio a Badajoz). Valutazione: è considerata una delle migliori pesche bianche a frutto piatto. Plane Star Albero: di media vigoria, con portamento aperto; basso costo di produzione; fioritura intermedia, fiore rosaceo, resistente al freddo. Frutto: di bella forma e colore, con caratteristiche simili a Sweet Cap, cui segue nella maturazione; buccia di colore rosso-violaceo su tutta la superficie; buona pezzatura (spessore 4 cm vicino all’apice); polpa bianca, dolce, aromatica, succosa, molto consistente e croccante; seme piccolo Maturazione: 30gg dopo Big Top. Valutazione: varietà interessante per l’epoca medio-tardiva. Gruppo nettarine piatte (“serie Platerina”) Platerina 110 Albero: vigoroso, a portamento semi-aperto, facile da formare, produttivo. Fioritura tardiva, fiore rosaceo, resistente ai ritorni di freddo. Frutto: attraente, con buccia intensamente colorata di rosso brillante; apice chiuso; polpa gialla, dolce, aromatica, consistente e succosa. Maturazione: quasi contemporanea a Big Top. Valutazione: interessante nettarina piatta precoce, adatta a varie situazioni climatiche; frutto molto apprezzato in Spagna, specie dalle generazioni più giovani. Platerina 126 F i o r e campanulaceo, polpa bianca, colorazione attraente, si raccoglie 15 dopo Big Top. Platerina 264 Fiore rosaceo, fioritura intermedia; polpa gialla, nocciolo piccolo; maturazione tardiva (si raccoglie 45gg dopo Big Top). Tecnica SPECIALE PESCO Nuove percoche per l’industria: ripartono i contratti di coltivazione SILVIERO SANSAVINI Dipartimento di Scienze Agrarie - Università di Bologna Dopo le euforie, mal riposte, degli anni ’70, sembra nascere un nuovo interesse per le pesche da industria, frutto di iniziative industriali di una rinnovata gamma varietale più rispondente ai fabbisogni di coltivazione e dell’industria conserviera. L’esempio del Consorzio cooperativo Conserve Italia. D elle percoche si era perso il filo. Sono un tipo di pesche che vanta in Italia antiche tradizioni, soprattutto nella peschicoltura campana e meridionale, dove, in certe aree e per lungo tempo, sono state preferite (e in alcuni mercati lo sono ancora) alle pesche tradizionali per il consumo fresco. Ricordo che nel 1964 (Indagine sulla peschicoltura italiana) le percoche rappresentavano quasi il 5% della produzione peschicola ed erano costituite soprattutto dalla cv Vesuvio (“Puteolana”) e dal gruppo delle Terzarole tardive. Poi, negli anni ’70, con lo sviluppo dell’industria di trasformazione e l’introduzione delle varietà californiane da parte del Cav. Colombani di Ferrara (industriale pioniere che creò la prima grande azienda peschicola dedicata alla produzione di prodotto per l’industria) la coltivazione delle percoche decollò, soprattutto al Nord, in Emilia-Romagna e Veneto, al fine di destinare il prodotto (nel frattempo erano sorte altre aziende industriali) alla trasformazione delle valve o cubetti allo sciroppo. L’operazione “peschicoltura da industria” fu incentivata poi per un lungo periodo da contributi dell’Ue, elargiti all’industria, ma con garanzia di prezzo minimo per i produttori. Ricordo che furono allora introdotte e sperimentate una numerosa serie di percoche californiane (serie “canning peach”) e alcune “pavie” francesi e spagnole che soppiantarono facilmente quelle italiane, soprattutto per la superiore qualità. L’Università di Bologna, per merito di Enrico Baldini e collaboratori, rispondendo a pressanti istanze dei coltivatori, mise a punto in un decennio la caratterizzazione tecnologica delle varietà, le forme di allevamento idonee alla fruttificazione, alla semplificazione gestionale e alla riduzione dei costi. Si apprestarono sistemi di raccolta meccanica (furono anche costruiti prototipi di raccoglitrici semoventi con braccio scuotitore idraulico) ancorata ai parametri qualitativi del frutto (colore, forma, consistenza, ecc.). Si era creato un grande entusiasmo nei produttori. Ma queste favorevoli premesse non sortirono l’affermazione auspicata per una serie di fattori: anzitutto, sul piano agronomico, specie nel Ravennate, si svilupparono forti attacchi di cancro da Fusicocco, mai avvenuti in precedenza; Conserve Italia: progetto per il rilancio delle pesche allo sciroppo ßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßß ßßßß ßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßß ßßß ßßßßßßßßßßß imi dieci anni è andatßßßßßßßßßßßßß ßßßßßßßßßßßßß ß nell’ambito della base sociale del Consorzio Cooperatßßßßßßßß ßßßßßßß ßßßßßß ßßßßßßßßßß ino calo delle superfißßßßßßßßßßß ßßßßßßßßßßßßß ß ßßßßßßßßß ßßßßßßßßßßßßßßßßß ßßßßà e progressivo invecchiamentßßßßßßß ß ßßßßßßß ßßßßßßßßßßß ßßßßßß ßßßßßßßß ßßßßßßßßßß ßßà di prodotßßßßßßßßßßß ß ßß ßß ß ß ßß ßß ß ß ß ß ßßß ßß ß ßß ß ß ß ß ßß ßß ß ßß ß ß ßßß ß ß ßß ßßßßß ß ß ß ß ßß ß ßß ß ß ß ßßßßßßßßßßßßßßßßßßßß e all’elevatßßßßßßßßßßßßßßßßßß à disponibili.ßßßß ß ßßßßß ßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßß i si è basatßßßßßßß ß ßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßß ßßßßßßßßßßß ß ßßßßß ßßßßßßß ßßßßßßßßßßßßßßßßßßßß ßalia su un’ampia serie di varietÁß ßßßßßßßßßßßß ßßßßßßßß ßßßßßßßßßßß ßßßßudi è sfßßßßß ßßßßßßßßßßßßß ßßßßßßßßßß ßßßßà (3 fßßßßßßßßßßßßßß ßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßß ßßßßßß ßßßßßßßßßßßßßß ßßß ß ßßßß ßßß ßßßßßßßß ßßßßßà,ßßßßß ßßßßßßßßßß à di matßßßßßßßßß ßßßßßßßßÁß L 34 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 ßßßßßßßßßß ßßßßßß ßßßßßßß ßßßßßßßßßßßßßßß ßßßß ßßßßßßßßßßßßßßßß ßßßßßßßß ß ßßßßßß à,ßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßß à dell’intera fißßßßßßß ßßßßß ßßßßßß ßßßßßßß ßßß ßßß ßßßßßßßß ßß ßßßßßßßßßßßßßß ßßß ßßßß ßßßßßßßßßßßß ßßßßßß ßßßßßßßßßßßßßßßßßß ßßßßßßßßßßßßßß ßßßßßßßßß ßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßß ßß ßßß ßßßßßßß ßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßß e l’intera duratß ß ßßßßßßßßßß ßßß L’azienda ha successivamentßßßß ßßß ßßßßßßßßßßßßßßß ßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßß ß ßßßßßß ßßß ßßßßß ßßßßßßßß ßßßß ßßßßßßßß ßß ßßßßßßß ßßßß ßßßßßßßßß ßßßßßßßß ß ßßßßßß ßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßßß ßßßß ßß ßßßßß ßßßßß ßßßßßßßßßßßßßß ß ßßßßßßßßßßßß ßßßß ßßßßß ßßßßßßß ßßßßßß ßßßßßßßßßß ßßßßßßßßß ßßßßßßßßßß ß ßßßßßßßßßßß ßßßßßßßßß ßßß A. Rovatti - D. Piva Conserve Italia, Bologna TAB. 1 - EVOLUZIONE DEL RAPPORTO FRA PERCOCHE, PESCHE NORMALI E NETTARINE NEGLI ULTIMI ANNI IN ITALIA (DATI IN %) Gruppi di pesche 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 PESCHE da consumo fresco 53 51 50 44 45 45 45 45 44 44 40 41% 41% PERCOCHE 9 8 9 9 10 8 6 6 6 6 6 6% 5% NETTARINE 38 40 41 46 45 47 49 49 49 49 54 54% 54% TOTALE SPECIE 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 1.574 1.775 1.352 1.750 1.758 1.670 1.623 1.519 1.578 1.572 1.636 1.623 1.483 Produzione 000 t (Fonte CSO, Ferrara) TAB. 2 - PERCOCHE DA INDUSTRIA PROPOSTE DALLA LISTA VARIETALE 2013 DEL GRUPPO DI LAVORO CRA-MIPAAF Varietà Maturazione* Romea -19 Forma regolare, buona produttività, buone caratteristiche organolettiche. Pigmentata vicino al nocciolo. Maturazione scalare. Carson -5 Buona e costante produttività. Buon sapore. Rischio ridotta pezzatura per eccessiva allegagione. Andross +15 Buona produttività, pezzatura, consistenza e qualità. Maturazione uniforme. Eccessiva pigmentazione vicino al nocciolo. Iungermann +18 Buona produttività, pezzatura, consistenza, sapore. Richiede sovraccarico di diradamento e potatura verde. Baby Gold 9 +30 Alta produttività, buona pezzatura e sapore. Forma irregolare ed eccessiva pigmentazione vicino al nocciolo. Scartata al Nord, nel 2013. *giorni di differenza al Nord rispetto a Rome Star. Le altre varietà in lista sono state considerate valide solo al Centro Sud, ove continua il consumo fresco. Sono varietà a maturazione precoce (Jonia, Egea, Federica, Tirrena) o intermedia (Villa Doria, Loadel, Eolia, Bowen). TAB. 3 - PRINCIPALI VARIETÀ DI PERCOCHE DIFFUSE IN ITALIA (000T) Gruppi di maturazione Varietà 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 13,9 18,9 14,1 23,0 25,1 18,7 13,6 12,2 12,8 14,9 16,4 17,0 13,6 6,1 9,0 7,9 14,6 15,3 13,9 9,2 8,8 8,1 9,0 9,3 9,0 7,4 90,9 91,5 68,8 98,7 109,8 76,0 60,3 51,5 55,7 51,1 51,1 46,4 40,8 Carson 13,8 15,0 12,8 32,1 32,3 18,5 15,6 13,8 13,3 12,6 12,0 10,0 9,1 Andross 18,7 17,0 13,8 28,6 29,5 22,0 16,0 13,3 14,8 14,5 11,0 10,7 9,1 37,2 39,9 34,9 39,0 46,0 37,9 30,5 26,9 32,3 30,5 29,2 30,7 24,5 20,9 24,9 21,6 23,7 29,1 22,8 21,8 18,7 21,7 19,8 16,5 17,8 13,7 142,1 150,4 117,9 160,8 181,0 132,8 104,5 90,7 100,9 96,6 96,8 94,1 79,0 Percoche precoci di cui: Romea Percoche media maturazione di cui: Percoche tardive di cui: Baby Gold 9 TOTALE PERCOCHE (000 t) (Fonte CSO, Ferrara) alcune annate piovose provocarono poi asfissia radicale e morie di alberi, mentre sul versante economicocommerciale pesò la mancanza dei necessari contratti di coltivazione (si stabilivano solo accordi sul prezzo alla consegna, anno per anno), ma anche la competizione esercitata sul mercato dei semilavorati industriali da Grecia e Spagna (Paesi favoriti per la loro entrata nella CEE), nonché il mancato sviluppo dei consumi e dell’export. Tutti questi fattori insieme provocarono un grosso “flop”. Nonostante l’alta qualità del prodotto inscatolato, il consumo fresco, negli ultimi decenni, in tutto il mondo, ha avuto uno sviluppo incomparabilmente superiore al trasformato. Migliaia di ettari di pesche da industria sono stati abbattuti precocemenFRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 35 TAB. 4 - CARATTERISTICHE DELLE NUOVE PERCOCHE Fonte Cv Maturazione Francia* Ravenna (Lugo) Albero vigoria Produzione INRA Fergold -2 30/7 Media Discreta INRA Fercluse +8 7/8 Molto alta Molto alta INRA Ferlot +26 21/8 Medio-alta Alta INRA Ferlate +42 5-10/9 Alta Alta - 20/8 Medio elevata Molto alta - 30/8 Alta Medio alta A.M./I A.M./I Lamì® Puntoit* Lamì® Puntocom* Frutto Colore Pezzatura buccia Giallo Media pallido Medio/ Giallo oro grossa Medio/ Giallo grossa marezzato Medio/ Giallo grossa Medio/ Giallo oro grossa Giallo Media intenso Colore polpa Pigm. rossa Tolleranza a manipolazioni Qualità Giallo Assente Discreta Buona Giallo arancio Giallo arancio Assente Buona Buona Tracce Buona Buona Giallo Assente Molto buona Buona, dolce Giallo arancio Giallo arancio Assente Molto buona Buona Assente Molto buona Buona *Maturazione ad Avignone (F) espressa in differenza in giorni rispetto a Redhaven, data in Emilia-Romagna al 20 luglio. Due nuove percoche tardive di origine italiana Lamì® Puntoit* Origine: incerta. Selezionata da Angelo Minguzzi (Ravenna). Albero: vigoria elevata, fiore rosaceo chiaro, produttività elevata e costante. Frutto: calibro prevalente A+, forma sferica molto regolare, colore completamente giallo, con assenza di sovraccolore, con lunga resistenza sulla pianta e maturazione concentrata. Nocciolo piuttosto grosso. Polpa: colore arancio, consistenza e succosità elevata, dolcezza media, acidità media, sapore medio-buono, pigmentazione antocianica assente, nocciolo aderente, di dimensioni medie, senza punta, di colore chiaro. Epoca di maturazione: 5 giorni dopo Andross, nella pianura ravennate e ferrarese. Giudizio complessivo: le pregevoli caratteristiche agronomiche (vigoria dell’albero e produttività), pomologiche (regolarità di forma del frutto; resistenza sulla pianta e concentrazione di maturazione che permettono la raccolta di tutta la produzione in un solo stacco) e tecnoloFilare di Lamì® Puntocom* presso giche (colore e consistenza della polpa, l’Azienda G. Miani a Lugo di Romagna (Ra), Particolare della fruttificazione di Lamì® sfericità e regolarità di forma, nocciolo Puntoit* alla terza foglia su GF677. medio-piccolo e senza punta) rendono questa selezione particolarmente valida tocianica assente, nocciolo aderente, di colore chiaro e medie per la produzione destinata alla trasformazione industriale in dimensioni. sciroppati. Adatta alla raccolta in uno stacco unico, eventualEpoca di maturazione: 3-5 giorni prima di Babygold 9, rispetmente meccanica. tivamente nella pianura ferrarese e ravennate. Il gruppo Conserve Italia ritiene questa varietà preferibile nel Giudizio complessivo: le pregevoli caratteristiche agronocomplesso a Ferlot, di pari epoca. miche (vigoria dell’albero e produttività), pomologiche (buona resistenza sulla pianta e concentrazione di maturazione che Lamì® Puntocom* permettono la raccolta della maggior parte della produzione nel ® Origine: libera impollinazione di Lamì Puntoit*. Selezionata primo stacco) e tecnologiche (colore e consistenza della polpa, da Angelo Minguzzi. nocciolo medio-piccolo) rendono questa selezione particolarAlbero: vigoria elevata, fiore rosaceo chiaro, produttività ele- mente interessante per allungare a settembre il calendario di vata e costante. produzione di pesche destinate alla trasformazione industriale Frutto: calibro prevalente A/B, forma sferica/allungata, colore di sciroppati. completamente giallo, con assenza di sovraccolore, con buona Angelo Minguzzi resistenza sulla pianta e maturazione concentrata. Polpa: colore arancio, consistenza e succosità elevata, dolIl termine Lamì significa, nel dialetto ravennate, “la mia” (varietà) cezza media, acidità media, sapore buono, pigmentazione an- (ndr). 36 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 te e per un ventennio, dal ’90 in poi, le percoche non hanno più goduto di buona reputazione, compreso il mondo cooperativo. Anche perché, per la verità, l’attenzione per il nuovo è stata rivolta ad un altro tipo di pesche, le nettarine, sia gialle che bianche, che a quarant’anni dalla loro comparsa hanno superato il 50% del totale prodotto (Tab. 1). Lo scorso anno, le percoche hanno toccato il minimo storico degli ultimi cinquant’anni tornando ad incidere per appena un 5% del totale della produzione peschicola, dopo aver toccato il 10-12% nei momenti migliori. Un nuovo interesse Merita quindi grande attenzione l’iniziativa bolognese di Conserve Italia di dar vita a contratti di coltivazione di percoche per alimentare i propri stabilimenti di produzione di pesche sciroppate. Il settore delle percoche da industria ha dunque ripreso un qualche interesse, s’intende nelle aree ove gli impianti peschicoli e le varietà adottate rispondono bene. A tal fine, Conserve Italia, in collaborazione con alcuni tecnici delle cooperative socie, ha preliminarmente condotto una propria indagine sperimentale saggiando una serie di nuove varietà francesi e italiane che vanno ora sostituendo quelle americane. La nostra industria sta così creando nuovamente i presupposti per competere con successo nel mercato globale, ove confluiscono pesche in scatola di vari Paesi, fra cui Grecia (che ha sempre continuato a coltivare percoche in misura superiore rispetto a quella delle pesche normali), Francia, Sud Africa e Stati Uniti. Nella fattispecie, traendo esempio dalle percoche coltivate in Italia (si veda la tabella 2 con la lista proposta lo scorso anno dal Gruppo di Lavoro del Mipaaf), riteniamo opportuno presentare i profili pomologici di alcune nuove varietà non ancora considerate da tale lista. Conserve Italia ha programmato, con esse, 200 ha di coltivazione. La superficie già impiantata, tutta in Romagna, in uno stretto raggio d’azione rispetto allo stabilimento di trasformazione di Pomposa (Fe), raggiunge già i 150 ha; altri 50 seguiranno. Si tratta di una serie di novità francesi e italiane che sono state scelte per aver superato la valutazione sia di campo (tutte altamente produttive con oltre 40 t/ha, raccoglibili per oltre il 70% in un solo stacco), sia dei test tecnologici per le caratteristiche del frutto (es. colore della buccia giallo, poco marezzato) e della polpa giallo-arancio acceso, senza presenza di verde). Queste sei varietà sono risultate prive di difetti penalizzanti, con frutti molto idonei, quindi, alla sciroppatura. Fra i termini contrattuali ai coltivatori è garantito, nell’arco di 12 anni di validità dell’accordo, un prezzo minimo garantito oltre al rimborso delle spese di trasporto allo stabilimento (distante non più di 70 km). Si ritiene perciò utile portare a conoscenza dei Lettori questo programma che, forse potrebbe ispirare altre iniziative similari nel Paese. Le varietà che vanno per la maggiore in Italia per l’industria sono ancora quelle di qualche anno fa: Carson, Andross, Babygold 9 (tab. 3), ecc., anche se il Progetto Liste Varietali del Mipaaf ne ha proposto numerose altre adatte però al consumo fresco nel Centro Sud. Quelle proposte dal consorzio cooperativo Conserve Italia, unicamente per utilizzo industriale, sono tre delle francesi dell’INRA (Fergold, Fercluse, Ferlate) e due italiane, Lamì ® Puntoit* e Lamì ® Puntocom*, ottenute nel ravennate dal dr. Angelo Minguzzi, libero costitutore (tab. 4). Queste varietà sono tutte protette secondo le norme della privativa comunitaria europea, ma la propagazione può essere affidata con o senza esclusiva ai vivaisti attraverso concessione di licenza. Fergold Origine: INRA (diffusa nel 2000), Sel. n. 5710. Albero: vigoria media, fioritura intermedia, produttività molto buona e costante. Facile da allevare e gestire. Prove di valutazione tecnologica delle nuove percoche che Conserve Italia ha testato per la produzione di sciroppati (nella foto mezzene di Fergold). Fergold al momento della raccolta; si noti la regolarità dei frutti, intensamente colorati di giallo. FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 37 Frutto: forma regolare, colore giallo intenso, pezzatura medio-grossa (170200 g), talvolta leggermente appuntito; ottima resistenza alla manipolazione. Polpa: colore giallo aranciato. Epoca di maturazione: prima decade di agosto. Giudizio: varietà ideale per l’industria e molto valida anche sul piano agronomico. Produttività elevata, anche superiore a 40-50 t/ha. Ferlot Particolare dei frutti di Fercluse. Particolare della fruttificazione di Ferlot, con leggera marezzatura rosa dei frutti. Origine: INRA (diffusa nel 2000). Albero: vigoria medio-alta, buona e costante produttività. Frutto: forma regolare e pezzatura piuttosto grossa (190-210 g), di colore giallo intenso con qualche marezzatura rossastra; buccia lievemente tomentosa, nocciolo molto piccolo. Polpa: colore giallo, qualità discreta o buona, con lievi tracce di pigmentatazione. Epoca di maturazione: terza decade di agosto, quasi contemporaneamente a Lamì® Puntoit*; richiede un paio di raccolte. Giudizio: buona, molto adatta alla trasformazione industriale. Ferlate Filare di Ferlate, la percoca più tardiva; piante alla terza foglia su GF677; si noti l’abbondante fruttificazione. Frutto: forma regolare, di colore giallo chiaro con sovraccolore poco appariscente; peso medio 160-170 g; mediocre resistenza alle manipolazioni. Polpa: colore giallo chiaro, limoncino, senza pigmentazione rossa, di buona qualità. Epoca di maturazione: verso fine luglio; richiede al massimo due raccolte (nella pianura ferrarese e ravennate). 38 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 Giudizio: varietà interessante per l’inscatolamento (sciroppatura e macedonie). La resa produttiva non supera le 40 t/ha. Fercluse Origine: INRA (diffusa nel 2000). Albero: elevata vigoria, fioritura intermedia, produttività elevata e costante. Non sempre facile da gestire. Origine: INRA (diffusa nel 2007). Albero: elevata vigoria, fioritura intermedia, produttività alta e costante. Frutto: forma regolare, globosa, calibro medio A e omogeneo; colore giallo intenso, con basso sovaccolore (0-10%), resistente alle manipolazioni. Polpa: colore giallo intenso, senza pigmentazione rossastra vicino al nocciolo. Epoca di maturazione: tardiva, entro prima decade di settembre. Giudizio: ottima varietà, facile da gestire, produttiva, idonea alla trasformazione, anche per l’eccellente qualità tecnologica dello sciroppato. Tecnica SPECIALE PESCO Lotta al marciume bruno delle drupacee: un’alternativa ai fungicidi di sintesi ALICE SPADONI - ALESSANDRA DI FRANCESCO - MARTA MARI CRIOF – DipSA - Università di Bologna fructicola in Italia è avvenuta nel 2009. Tutti i tre patogeni possono causare importanti perdite di prodotto, più spesso dopo la raccolta, durante la conservazione e la commercializzazione. In Europa, l’entità di queste perdite può raggiungere valori molto alti (59%) con drammatiche ricadute sulla commercializzazione dei frutti. Le condizioni climatiche che in prossimità dell’epoca di raccolta favoriscono ampiamente lo sviluppo del marciume sono: alta umidità, temperature miti e frequenti piogge. I disciplinari di lotta integrata raccomandano al massimo tre trattamenti fungicidi durante la stagione vegetativa, specifici per il contenimento delle moniliosi, il primo alla fioritura, e gli altri due prima della raccolta nel rispetto dei tempi di carenza dei principi attivi usati. Non sono previsti trattamenti con fungicidi in postraccolta, nonostante alcuni Paesi quali la Spagna e in ultimo anche l’Italia abbiano ottenuto deroghe per l’utilizzo di alcuni principi attivi. Ciò nonostante, è bene ricordare come un’efficacie lotta al marciume bruno abbia bisogno di strategie integrate basate su adeguati calendari di trattamenti, pratiche colturali che permettano un’equilibrata crescita della pianta, nonché una corretta gestione dei frutti durante le fasi di conservazione, trasporto e commercializzazione. Significativi progressi sono stati ottenuti nell’ambito delle strategie alternative di lotta alla Monilia, anche se è prematuro poter disporre di mezzi al tempo stesso pienamente efficaci, rispettosi dell’ambiente e della salute umana. In questo scenario la termoterapia appare lo strumento che meglio si adatta alle esigenze attuali grazie alla salubrità del trattamento, all’apprezzabile efficacia e alla facile procedura di registrazione. I l marciume bruno è una delle principali alterazioni fungine che colpiscono le drupacee in ogni areale di produzione. La malattia può essere causata da tre specie: Monilinia laxa (Aderhold e Ruhland) Honey, Monilinia fructicola (Winter) Honey e Monilinia fructigena (Aderhold e Ruhland). Quest’ultima infetta prevalentemente le pomacee, mentre M. fructicola, pur essendo ancora inserita nella lista A2 dell’EPPO quale patogeno da quarantena, è stata rinvenuta in diversi Paesi europei. La prima segnalazione di M. Per superare alcune problematiche di ordine igienico-sanitario relative all’uso di fungicidi di sintesi e alla loro presenza come residui sui frutti, ed evitare la comparsa di fenomeni di resistenza ai prodotti usati, da alcuni decenni i ricercatori sono impegnati nello studio e messa a punto di metodi alternativi che consentano un’adeguata difesa dal marciume bruno economicamente sostenibile, rispettosa dell’ambiente e della salute umana. Da questo punto di vista la ricerca si è impegnata in 3 settori specifici: a) lotta biologica, intesa in senso stretto, con antagonisti microbici; b) uso di composti ad attività fungicida di origine naturale; c) uso di metodi fisici come la termoterapia. Lotta biologica con antagonisti microbici La fase post-raccolta si dimostra particolarmente adatta per l’applicazione di microorganismi antagonisti; infatti, in un ambiente confinato come le celle di conservazione alcuni parametri quali la temperatura, l’umidità relativa e la composizione gassosa possono essere in parte modificati per favorire la crescita dell’antagonista. Inoltre, le ferite causate inevitabilmente sui frutti in seguito alle operazioni di raccolta, selezione e calibrazione possono esse- TAB. 1 - INFLUENZA DELLA CONSERVAZIONE REFRIGERATA SULL’ATTIVITÀ DI DUE CEPPI DI AUREOBASIDIUM PULLULANS (L1 E L8) NEI CONFRONTI DEL MARCIUME BRUNO SU NETTARINE STAR RED GOLD CONSERVATE PER 21 GG A 0°C* + 7 GG A 20°C Patogeno Testimone L1** L8 Monilinia laxa 65±5*** 0b 0b Monilinia fructicola 53±19,2a 0b 0b 49±12,9a 5±5b 4,3±6,2b Monilinia fructigena * 8 L’antagonista è stato applicato alla concentrazione di 10 conidi/ml Al termine della refrigerazione nessun frutto ha evidenziato sintomi di marciume bruno I dati sono la media di 4 repliche di 20 frutti ciascuna. Nella stessa riga, valori seguiti dalla stessa lettera non sono significativi per DMS test (P<0,05) ** *** 42 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 re protette da un singolo trattamento a base dell’antagonista, producendo un intimo contatto tra agente di bio-controllo e patogeno, migliorandone l’attività. Ma, nonostante queste apparenti favorevoli condizioni, i biofungicidi non sono ancora applicati di routine a livello commerciale nella fase postraccolta. I motivi di questo ritardo sono molteplici: la difficoltà ad ottenere un’efficace formulazione, il costo e la durata eccessivi del percorso di registrazione, la loro relativa scarsa efficacia se paragonata a quella di un fungicida tradizionale. Pertanto, continua il lavoro di selezione di nuovi antagonisti che sappiano soddisfare i requisiti utili per giungere alla formulazione e successivamente alla registrazione europea. Tra i numerosi microorganismi potenzialmente efficaci, i lieviti o i funghi lievitiformi hanno attirato molta attenzione, poiché la loro attività non deriva dalla produzione di sostanze antibiotiche, come molti batteri, perché non hanno impatti negativi da un punto di vista ambientale e tossicologico e sono, in ultimo, facili da coltivare su ampia scala, su substrati poco costosi e facilmente reperibili. Re- centemente sono stati individuati due ceppi di Aureobasidium pullulans (L1 e L8) che hanno dimostrato un’ottima attività nei confronti delle tre specie di Monilinia responsabili del marciume bruno. Gli antagonisti sono stati in grado di bloccare le infezioni di M. laxa e M. fructicola anche dopo un periodo di conservazione di 21 gg a 0°C (Tab. 1). Generalmente, le basse temperature di conservazione ritardano lo sviluppo del patogeno che riprende la crescita, producendo marciumi, quando i frutti sono avviati verso le fasi di commercializzazione e trasporto; nei frutti testimone sono state osservate, infatti, elevate percentuali di marciume bruno al termine della “shelf-life”. Star Red Gold è una nettarina che ben si adattata alle lunghe conservazioni e può essere stoccata per oltre tre settimane senza rimarchevoli effetti negativi sui parametri qualitativi. Gli antagonisti utilizzati hanno evidenziato un’ottima efficacia inibendo i marciumi prodotti da Monilinia spp. più del 90%. Questi risultati risultano promettenti in vista di una possibile applicazione nella fase post-raccolta di questi antagonisti dopo un’appropriata formulazione. Composti ad attività fungicida di origine naturale I composti naturali, derivati da piante o animali, sono da diverso tempo al centro dell’attenzione da parte dei ricercatori come alternativa ai fungicidi di sintesi nella lotta al marciume bruno. Le piante producono una miriade di metaboliti secondari importanti nell’interazione con l’ambiente che le circonda. La maggior parte di questi è associata al sistema di difesa e può svolgere interessanti attività fungicide. Un esempio in tal senso sono gli isotiocianati, molecole che derivano dall’idrolisi enzimatica dei glucosinolati presenti nelle cellule intatte di molte Brassicacee. Una caratteristica degli isotiocianati è la loro volatilità a temperatura ambiente che li rende idonei a trattamenti biofumiganti. Il potenziale fungicida dell’allylisotiocianato derivato da farine disoleate di Brassica carinata è stato saggiato nei confronti di M. laxa in prove sia in vitro che in vivo ottenendo risultati promettenti. Frutti di pesca sono stati inoculati artificialmente con una sospensione conidica di M. laxa e successivamente esposti per 3 ore a COMUNICATO La Società Agricola Vivai Mazzoni s.s. rende noto che presso il Tribunale di Venezia è stata esperita un’iniziativa giudiziaria nella quale è stata lamentata la coltivazione non autorizzata in vivaio, da parte della Società Guarise Sergio Giuseppe e Paolo s.s., di piante a doppio asse ottenute con lo stesso metodo oggetto del brevetto n. 0001372536 di propria titolarità, rilasciato in data 5 agosto 2010 a séguito del deposito della domanda n. 00568 del 19 ottobre 2006 ed avente titolo “Metodo per produrre materiale di propagazione da impiegare in coltivazioni arboree del tipo biasse”. La suddetta iniziativa giudiziaria si è conclusa con un accordo tra tutte le parti coinvolte, nell’àmbito del quale è stata riconosciuta dalle stesse la validità del brevetto della Vivai Mazzoni. La Società Agricola Vivai Mazzoni s.s.con sede in Tresigallo (FE), via del Mare n. 4, INFORMA Metodo per produrre materiale di propagazione da impiegare in coltivazioni arboree del tipo biasse”, che consente di ottenere piante di melo e di pero conformate in vivaio a doppio asse, note commercialmente come Bibaum®; piante a doppio asse, da parte di soggetti non autorizzati, costituisce violazione dei diritti esclusivi della Vivai Mazzoni e dei suoi licenziatari, derivanti dalla citata protezione e che, per tale ragione, la messa a dimora di piante di provenienza illecita comporta, anche per il coltivatore, il coinvolgimento nella contraffazione; piante di melo a doppio asse, nel corso della campagna 2013/2014. DIFFIDA pertanto, i soggetti non autorizzati, dal produrre e vendere piante a doppio asse, riservandosi ogni opportuna azione in caso di scoperta della violazione. INVITA i coltivatori a controllare la provenienza autorizzata delle piante a doppio asse ed a segnalare eventuali violazioni, ai fini di un loro esonero da responsabilità. Per informazioni sul contenuto del presente comunicato e segnalazioni, rivolgersi a: Società Agricola Vivai Mazzoni s.s.con sede in Tresigallo (FE), via del Mare n. 4 Tel. 0533 607511 Fax. 0533 607890 - E-mail [email protected] FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 43 TAB. 2 - INFLUENZA DEL TRATTAMENTO A BASE DI VAPORI DI ALLY-ISOTIOCIANATO (0,04 MG/L) SU INFEZIONI DI MONILINIA LAXA (%) IN FRUTTI INOCULATI ARTIFICIALMENTE* E CONSERVATI PER 4 GG A 20°C Testimone Allyl-isotiocianato IE (%)** Big Top Varietà 80a** 7b 91,3 Star Red Gold 52,7a 0b 100 25a 0b 100 Benedicte * I frutti sono stati inoculati per immersione in una sospensione conidica di M. laxa (103conidi/mL) ** IE = Indice di efficacia (Testimone – trattato)/testimone x 100 *** I dati sono la media di 4 repliche di 25 frutti ciascuna. Nella stessa riga, valori seguiti dalla stessa lettera non sono significativi per DMS test (P<0,05) vapori di allyl-isotiocianato alla concentrazione di 0,04 mg/l. I frutti trattati dopo 4 gg a 20°C presentavano un’inibizione del marciume bruno di oltre il 90% (Tab. 2). Inoltre, non era- Mezzi fisici: termoterapia no visibili sintomi di fitotossicità e l’analisi dei residui di allyl-isotiocianato ha evidenziato valori del composto al di sotto del limite di rilevabilità dello strumento. Tra le strategie di lotta alternative ai fungicidi di sintesi, i mezzi fisici rappresentano un settore di indagine in netta crescita. La termoterapia, il condizionamento termico, i raggi UV-C, i trattamenti con pressioni diverse da quella atmosferica, l’uso dell’ozono, ecc. applicati ai materiali vegetali, e in particolare ai frutti, determinando uno stress fisico esplicano un duplice effetto: da una parte producono una disinfezione della superficie del frutto, dall’altra inducono una risposta di difesa nei confronti di eventuali patogeni (Wilson et al., 1994). L’applicazione del trattamento termico ai frutti prima della conservazione ha evidenziato una potenziale capacità di lotta nei confronti di diversi marciumi tipici del post-raccolta come il marciume bruno delle drupacee (Jemric et al., 2011) o il marciume lenticellare delle mele (Neri et al., 2009; Maxin et al., 2012). La termoterapia può essere effettuata con l’acqua, con l’aria, con il vapore (Fallik, 2004). In particolare, gli effetti positivi di un trattamento con acqua calda possono essere riassunti in 4 punti: 80 M. laxa M. fructicola a a a M. fructigena 60 a CFU (n.) a 40 b 20 b b c 0 20°C 45°C b c 50°C 55°C Fig. 1 - Influenza della temperatura sulla germinazione dei conidi di Monilinia fructicola, Monilinia fructigena e Monilinia laxa. I conidi sono stati immersi in acqua a 20°C (testimone), 45°C, 50°C e 55°C per 1 min. Ogni valore rappresenta la media di 4 repliche + errore standard. Per la stessa specie, lettere uguali indicano differenze non significative secondo il test DMS (P<0,05). B A 80 80 Frutti infetti (%) Frutti infetti (%) a* 60 a a 40 20 Control HWT Control HWT a 60 40 a b 20 b a b b b b 0 Royal Glory Royal Majestic Red Moon 0 Royal Glory Royal Majestic Red Moon Fig. 2 - Effetto del trattamento termico sul marciume bruno di Monilinia spp. in pesche naturalmente infette. I frutti sono stati immersi in acqua a 60°C (HW) o in acqua a temperatura ambiente (controllo). A) Prove semi-commerciali. L’unità campione era rappresentata da tre casse (repliche) di 60 frutti ciascuna. La durata del trattamento è stata di 20 s. B) Prove commerciali. L’unità campione era rappresentata da tre bins di 250 kg (repliche). La durata del trattamento è stata di 1 min. In entrambe le prove, i frutti dopo il trattamento sono stati conservati a 0°C per 6 giorni + “shelf life” di 3 gg. Per ogni varietà, lettere uguali indicano differenze non significative secondo il test DMS (P<0,05). 44 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 TAB. 3 - EFFETTO DEL TRATTAMENTO TERMICO (60°C PER 20 S) SU INFEZIONI DI MONILINIA SPP. DI FRUTTI NATURALMENTE INFETTI*. PROVE DI LABORATORIO Varietà Dopo 10 gg a 0°C Dopo shelf-life a 20°C Testimone** Termoterapia Testimone 0,9a*** 0,8a 36.6a Benedicte 1,3a 0,8a 32,9a 4,2b Symphony 0,4a 0a 85a 55,8b Caldesi 2010 * Termoterapia 20,7b Dopo il trattamenti i frutti sono stati conservati a 0°C per 10 giorni poi a 20°C per 7 giorni (Caldesi 2010 e Symphony) o 4 giorni (Benedicte). I frutti testimone sono stati immerse in acqua a temperature ambiente per 20 sec. Ogni valore è la media di 4 repliche da 25 frutti. Per la stessa cultivar e per lo stesso giorno di valutazione lettere uguali rappresentano differenze non significative secondo il test DMS (P<0,05). ** *** Termoterapia Testimone Fig. 3 - Prototipo di macchina per i trattamenti di termoterapia a livello commerciale (Xeda International, S. Andiol, Francia). 1) facile attuazione; 2) inibizione della germinazione delle spore fungine sulla superficie del frutto; 3) relativa economicità; 4) salubrità per l’ambiente e l’uomo. D’altra parte, la risposta fisiologica dei frutti può differenziarsi a seconda della varietà, della stagione e della localizzazione della coltura; pertanto è fondamentale stabilire un giusto tempo e una corretta temperatura di trattamento. La germinazione dei conidi delle tre specie di Monilinia è completamente inibita da un trattamento termico a 55°C per 1 minuto sebbene M. fructicola risulti essere la più resistente. Perciò, il calore può inibire il patogeno localizzato negli strati sottoepidermici dell’epicarpo (Spadoni et al., 2013) o all’interno delle lenticelle come nel ca- so di P. vagabunda (Neri et al., 2009), mentre altri patogeni fungini quali Penicillium expansum sembrano mostrare una mag- Fig. 4 - Effetti della termoterapia sui frutti. giore resistenza al calore (dati non pubblicati). L’attività acqua a 60°C per 20 secondi su scaantifungina del calore è stata dimostra- la semi-commerciale (Fig. 2a) e per 60 ta in prove di laboratorio su nettarine secondi su scala commerciale (Fig. 2b) e pesche naturalmente infette. I risul- con pesche naturalmente infette hanno tati mostrano una riduzione dell’inci- evidenziato una significativa riduzione denza di marciume bruno variabile da dei marciumi di Monilinia spp di oltre -87,2% per la cv Benedicte a -34,3% il 70%. per la cv Symphony (Tab. 3). Questi riIn prospettiva, i trattamenti con il sultati sono stati confermati anche su calore acquistano un’importanza fonscala semi-commerciale e commercia- damentale per le produzioni biologile. In particolare, prove di trattamento che che, prive di trattamenti fungicidi, termico effettuate per immersione in sono fortemente penalizzate nella fase FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 45 M. laxa M. fructigena M. fructicola Fig. 5 - Il marciume bruno può essere causato da tre specie di Monilinia. ved with chemical applications however the concerns on the use of the fungicides for human health and environment as well as the loss of efficacy in pathogen control for the appearance of resistant isolates, have resulted in the need to develop alternative methods to control the disease. The three main research areas are: biological control with microbial antagonists (biofungicides); use of natural bioactive compounds and physical methods as heat treatments. All these methods have showed a good efficacy in Monilinia rots reduction. However, the treatment with hot water appears particularly attractive to the fruit industry, since it is safe, could be immediately utilized without registration and incorporated into handling practices without extensive technical modifications. BIBLIOGRAFIA Fig. 6 - Effetto del trattamento con antagonisti microbici sulla comparsa del marciume bruno da Monilinia laxa. Al centro testimone, a sinistra L1, a destra L8. post-raccolta. Il calore non solo riduce le infezioni, ma sembra abbia un benefico effetto sulla resistenza ai danni da freddo. Una riduzione di alcune fisiopatie legate alla conservazione refrigerata è stata messa in evidenza su avocado (Woolf, 1997) e susine (AbuKpawoh, 2002), mentre un effetto di induzione di resistenza sembra essere evidente su pesche (Liu et al., 2012). Il limite tra le due risposte è molto ravvicinato, pertanto è fondamentale approfondire le conoscenze sugli effetti del calore al fine di evitare esiti fitotossici e mantenere inalterate le caratteristiche qualitative dei frutti trattati, ma nello stesso tempo ottenere un’efficace inibizione dei patogeni. L’attività del trattamento termico dipende almeno da due componenti, il primo, come descritto sopra, è una azione diretta e letale del calore sull’inoculo fungino sotto forma di spore e/o micelio presente sul frutto; la seconda componente potrebbe essere un’azione indiretta del calore 46 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 sull’ospite, mediata da una risposta allo stress indotto sul frutto (Maxin et al., 2012) tra cui la resistenza alle malattie. RIASSUNTO Il marciume bruno è una delle principali alterazioni fungine che colpiscono le drupacee in ogni areale di produzione. Per superare alcune problematiche di ordine igienico-sanitario relative all’uso di fungicidi di sintesi nella lotta alle Moniliosi ed evitare la comparsa di fenomeni di resistenza ai prodotti usati, da alcuni decenni i ricercatori sono impegnati nello studio e messa a punto di metodi alternativi quali: lotta biologica con antagonisti microbici (biofungicidi); composti ad attività fungicida di origine naturale e metodi fisici come la termoterapia. Tutti e tre questi metodi hanno evidenziato una buona effi cacia nel ridurre le infezioni da Monilinia. La termoterapia appare al momento il metodo di più immediata applicazione, poiché è assolutamente salubre, non richiede una registrazione come nel caso dei biofungicidi o dei composti naturali, e può essere inserito nelle linee di lavorazioni dei frutti già esistenti senza eccessive modificazioni. SUMMARY Worldwide, the brown rot is one of the main disease of stone fruit. Disease control is achie- Abu-Kpawoh J.C., Xi Y.F., Zhang Y.Z., Jin Y.F., 2002. Polyamine accumulation follow- ing hot-water dips influences chilling injury and decay in ‘Friar’ plum fruit. Journal of Food Science 67, 2649-2653. Fallik E., 2004. Prestorage hot water treatments (immersion, rinsing and brushing). Postharvest Biology and Technology 32, 125-134. Jemric T., Ivic D., Fruk G., Matijas H.S., Cvjetkovic B., Bupic M., Pavkovic B., 2011. Reduction of Postharvest Decay of Peach and Nectarine Caused by Monilinia laxa Using Hot Water Dipping. Food and Bioprocess Technology 4, 149-154. Liu J., Sui Y., Wisniewski M., Droby S., Tian S., Norelli J., Hershkovitz, V., 2012. Effetti of heat treatment on inhibition of Monilinia fructicola and induction of disease resistance in peach fruit. Postharvest Biology and Technology 65, 61-68. Maxin P., Weber R. W.S., Pedersen H.L., Williams M., 2012. Control of a wide range of storage rots in naturally infected apples by hot-water dipping and rinsing. Postharvest Biology and Technology 70, 25-31. Neri F., Mari M., Brigati S., Bertolini P., 2009. Control of Neofabrea alba by plant volatile compounds and hot water. Postharvest Biology and Technology 51, 425-430. Spadoni A., Neri F., Mari M., Bertolini P., 2013. Control of Monilinia rots on fruit naturally infected by hot water treatment in commercial trials. Postharvest Biology and Technology 86, 280-284. Wilson C.L., El Ghaouth A., Chalutz E., Droby S., Stevens C., Lu J.Y., Khan V., Arul J.,1994. Potential of induced resistance to control postharvest diseases of fruits and vegetables, Plant Disease 78, 837-844. Woolf A.B.,1997. Reduction of chilling injury in stored ‘Hass’ avocado fruit by 38°C water treatments. HortScience 32, 1247-1251. Ricerca SPECIALE PESCO L’origine delle nettarine nella mutazione di un singolo gene MYB (4) LUCA DONDINI(1) - E(5)LISA VENDRAMIN(2) - GIORGIO PEA(3) - IGOR PACHECO - MARIA(4)TERESA DETTORI(2) -(2)LAURA GAZZA(2) (3) (1) SIMONE SCALABRIN F RANCESCO STROZZI - STEFANO TARTARINI - DANIELE BASSI - IGNAZIO VERDE LAURA ROSSINI(3)(4) DiPSA - Università di Bologna Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura - Centro di Ricerca per la Frutticoltura (CRA - FRU) - Roma Parco Tecnologico Padano - Lodi (4) DiSAA - Università di Milano (5) IGA - Technology Services - Udine (1) (2) (3) I l pesco (Prunus persica L. Batsch) è una delle più importanti colture frutticole delle regioni temperate, con una produzione mondiale annua stimata intorno alle 21 Mt; l’Italia, con circa 1,5 Mt, è il secondo produttore mondiale dopo la Cina (Faostat, 2011, http://faostat.fao.org/). Le nettarine hanno conquistato importanti settori del mercato e solo in Italia rappresentano il 50% dell’intera produzione peschicola. La presenza o l’assenza di tomentosità della buccia del frutto (pesche o nettarine) è una delle caratteristiche commerciali utilizzate per classificare i frutti di pesco. Dal punto di vista storico, il pesco si è originato nel Nord-Ovest della Cina e la sua domesticazione é iniziata circa 4-5.000 anni fa; successivamente raggiunse la Persia (da cui il nome scientifico Prunus persica) seguendo la Via della Seta e fu coltivato dai Romani in tutto l’impero sin dal primo secolo a.C. (Faust e Timon 1995). Le pesche glabre, corrispondenti alla tipologia delle nettarine, probabilmente sono comparse in Cina e la loro presenza è stata segnalata nelle oasi del bacino del Tarim. Successivamente, sempre attraverso la Via della Seta, sono arrivate in Asia centrale e nel Caucaso (Verde et al., 2013; Yoon et al., 2006). La loro comparsa in Europa non è ben documentata e probabilmente i Romani non conoscevano questo tipo di frutto. Bisogna aspettare Un fattore di trascrizione NAC regola la data di maturazione nel pesco / a data di maturazione è un fattore cruciale per la commercializzazione della frutta fresca, soprattutto nelle specie con limitata “shelf-life” come il pesco: la selezione di nuove cultivar in grado di allargare il calendario di raccolta sarebbe vantaggioso per prolungare la stagione di commercializzazione. Un gruppo di ricercatori di alcune istituzioni italiane (vedi autori articolo) ha recentemente pubblicato un lavoro* in cui viene caratterizzato un locus responsabile del controllo della data di maturazione nel pesco. Questo locus è stato mappato nel cromosoma 4 utilizzando due popolazioni F2 derivate dagli incroci Contender x Ambra (CxA; 306 individui) e PI91459 (NJ Weeping) x Bounty (WxBy; 103 individui). In questa regione, circoscritta a sole 220 kb, erano stati identificati solo 25 geni fra i quali due fattori di trascrizione della famiglia NAC. Uno di questi geni presentava un’inserzione di 9 bp (associata alla maturazione precoce) che ha permesso lo sviluppo di un marcatore molecolare perfettamente cosegregante con la data di maturazione in entrambe le popolazioni. Questo risultato suggerisce che questo fattore di trascrizione della famiglia NAC sia uno dei principali geni che controlla la data di maturazione nel pesco. Il marcatore interno al gene, inoltre, può essere utilizzato per la selezione assistita da marcatori (MAS) finalizzata alla selezione di nuove cultivar con ampia variabilità per la data di maturazione. * Estratto da: Pirona R., Eduardo I., Pacheco I., Da Silva Linge C., Miculan M., Verde I., Tartarini S., Dondini L., Pea G., Bassi D., Rossini L. (2013) - Fine mapping and identification of a candidate gene for a major locus controlling maturity date in peach. BMC Plant Biology, 13, 166, 1-13. 48 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 il Rinascimento per avere la certezza della presenza di pesche glabre in Europa (Faust e Timon, 1995): fra le vecchie varietà bisogna ricordare Lord Napier, Precoce Di Croncels e Galopin. Si sa, inoltre, che nell’Italia del Sud sono state coltivate sin dal XVI secolo alcune pesche glabre bianche note come Sbergie o Merendelle (Venuto, 1516). La data di introduzione delle nettarine negli Stati Uniti è anch’essa controversa: in un articolo pubblicato sul New York Gazette nel 1768 si riporta che le nettarine erano presenti negli USA prima della guerra d’indipendenza americana. Verso la metà del XX secolo il breeder Fred Anderson introdusse la cultivar Le Grand incrociando le sue pesche migliori con Quetta, una nettarina scoperta presso l’omonima città in Pakistan. Quetta è uno dei donatori più importanti del carattere nettarina insieme ad altre cultivar quali Goldmine e Lippiatt, scoperte in Nuova Zelanda all’inizio del 1900 (Okie 1998). Proprio queste tre varietà sono riconosciute come le donatrici del carattere “buccia glabra” alla maggior parte delle nettarine attualmente diffuse negli Stati Uniti e in Europa, mentre in Giappone il carattere è stato introdotto utilizzando due vecchie varietà europee: Precoce di Croncels e Lord Napier, insieme alle moderne nettarine statunitensi (Okie 1998). Infine, negli ultimi decenni, il carattere nettarina è stato recuperato nei programmi di selezione cinesi direttamente dalle accessioni occidentali o indirettamente attraverso i genotipi giapponesi (Yoshida 1994). Dal punto di vista genetico, il carattere “nettarina” è regolato da un singolo gene la cui forma attiva è responsabile della formazione della buccia tomentosa delle pesche. Quindi, il fenotipo pesca è dominante sul fenotipo nettarina. La posizione di questo gene nel genoma del pesco sul cromosoma 5 (locus G) è nota da una decina di anni (Dirlewanger et al., 2006), ma fino ad oggi non si aveva nessuna indicazione sul nome del gene in grado di regolare questo carattere nel pesco. La formazione del tomento, costituito dai tricomi (da tricòs che in greco antico significa capello), nelle piante era stata studiata in altre specie vegetali quali il cotone e l’Arabidopsis e, grazie alla disponibilità di alcuni mutanti “glabri”, era stata identificata una serie di geni coinvolti nella formazione dei peli fra i quali i fattori di trascrizione della famiglia dei MYB. Si poteva quindi ipotizzare che anche le nettarine potessero essere “mutanti glabri” delle pesche. Grazie alla disponibilità di strumenti importanti, quali la sequenza genomica del pesco e un’ampia popolazione segregante per quel carattere (derivata dall’autofecondazione di F1_CxA - semenzale prodotto dall’incrocio Contender x Ambra, le quali sono rispettivamente tomentosa e glabra - popolazione denominata CxA), un gruppo di ricercatori provenienti da diverse istituzioni italiane (Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Bologna, CRA di Roma, Parco Tecnologico Padano di Lodi, Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università di Milano e Istituto di Genomica Applicata di Udine) ha potuto caratterizzare in modo molto approfondito la regione del locus G e puntare direttamente all’identificazione del gene responsabile di questo carattere (Vendramin et al., 2014). Buccia glabra delle nettarine: carattere legato a mutazione di un gene MYB Una serie di marcatori SNP (Polimorfismi del Singolo Nucleotide) sviluppati nella regione del locus G è stata mappata sui 305 individui della popolazione CxA. Il locus G è stato individuato tra i marcatori SNP S5_15853006 e S5_16488104, un intervallo di 1,1 cM (Fig. 1). Parallelamente sono stati analizzati i genomi ri-sequenziati di alcune cultivar di pesco (sia con fenotipo pesca, sia con fenotipo nettarina) e sono state identificate diverse varianti strutturali di geni localizzati in questa regione. Una mutazione, in particolare, era ben evidente nelle sequenze della nettarina Quetta: una grande inserzione di un retrotrasposone in un gene codificante per identificando questa mutazione nelle nettarine in omozigosi, cioè escludendo nelle nettarine la presenza di una variante funzionale di questo gene. Per fare queste verifiche è stato sviluppato un marcatore molecolare (chiamato indelG) in grado di identificare un polimorfismo fra la forma attiva e quella inattiva del gene PpeMYB25. Questo marcatore, infatti, produce una banda di 941bp nella forma attiva del gene ed una di 197 bp in quella inattiva (Vendramin et al., 2014). L’analisi sulla popolazione CxA ha dimostrato una co-segregazione perfetta di questo marcatore coi fenotipi dei semenzali in analisi (Fig. 1) evidenziando nelle piante con frutto glabro la mutazione in omozigosi (come atteso nei casi di un carattere recessivo). Infatti, la presenza di 246 piante con fenotipo e genotipo “pesca” e di 59 con fenotipo e genotipo “nettarina” era perfettamente in accordo con il rapporto di 3:1 atteso nel caso di una progenie derivata dall’autofecondazione di un genotipo eterozigote per questo carattere. L’origine del carattere “frutto glabro” nelle nettarine Fig. 1 - Regione del locus G nel gruppo di associazione 5 della mappa CxA. Le distanze genetiche sono indicate in cM (sulla sinistra del cromosoma), mentre il nome dei marcatori e la loro posizione sulla sequenza genomica del pesco sono sulla parte destra. Il locus G (pesca/nettarina) e il marcatore indelG sono evidenziati in grassetto (modificato da Vendramin et al., 2014). un fattore di trascrizione della famiglia MYB (chiamato PpeMYB25). Questa inserzione è causa della sintesi di una versione incompleta e non funzionale della proteina codificata dal gene PpeMYB25. Studi su cotone e Arabidopsis avevano già evidenziato il ruolo di questi geni nella formazione dei tricomi nelle piante (Hauser et al., 2001; Machado et al., 2009). L’ipotesi che questo gene, quando inattivato dall’inserzione di un grande retrotrasposone, risultasse nel fenotipo nettarina, doveva essere verificata sia attraverso il mappaggio della mutazione nella popolazione CxA, sia La presenza fisica della lunga inserzione all’interno del gene PpeMYB25 è stata confermata amplificando nella sua interezza via PCR il gene mutato della varietà Quetta: si è ottenuto un frammento di DNA lungo circa 7kb corrispondente al gene mutato, 6kb più lungo rispetto all’1kb circa del gene funzionante. La sequenza del gene di Quetta ha rivelato la presenza di una sequenza con altissima omologia con un retrotrasposone Ty1-copia (i retrotrasposoni Ty1-copia sono una delle categorie di retrotrasposoni più diffusa) sequenziato in fragola e lungo 6033 bp. Il gene intero è stato poi amplificato in cinque nettarine: Madonna di Agosto, Quetta, Stark RedGold, Goldmine e Ambra e in tutte il frammento ottenuto aveva la stessa lunghezza di circa 7 kb (Fig. 2). Quetta e Goldmine sono due donatori del carattere nettarina utilizzati nel miglioramento varietale moderno, mentre Stark RedGold ha ricevuto gli alleli recessivi da Lippiat, il terzo donatore del medesimo carattere. Infine, Madonna di Agosto appartiene a un gruppo di vecchie varietà apparentemente senza nessuna parentela con le nuove cultivar (Venuto 1516; Marchese et al 2005). Una volta trattate con due enzimi di restrizione, tutte le 5 bande amplificate nelle nettarine hanno mostrato lo FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 49 TAB. 1 - ACCESSIONI CON FENOTIPO PESCA E NETTARINA DI DIVERSA ORIGINE GENOTIPIZZATE COL MARCATORE INDELG. MODIFICATO DA VENDRAMIN ET AL., 2014 N° 1 2 3 4 5 6 7 8 Fenotipo nettarina Genotipo Ambra* 197-197 Aniversario 197-197 Big Top 197-197 Branca 197-197 California 197-197 Centenaria 197-197 Chiyodared 197-197 Crasiommolo Rosso 197-197 Accessione Origine Italia Argentina USA Brasile Italia Brasile Giappone Italia N° 49 50 51 52 53 54 55 56 Accessione Zincal 5 Acireale Amber Gold Amsden AutumnGlo BaekmiJosaeng Baldagenais Changbang Mutant Fenotipo pesca Genotipo 197-197 941-941 941-941 941-941 941-197 941-941 941-197 941-941 Origine Spagna Italia USA USA USA Corea del Sud Francia Corea del Sud 9 Crimson Gold 197-197 USA 57 Chiyomaru 941-941 Giappone 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 Sabrina Fairlane Fantasia Firebrite Fuzador Galopin Goldmine Golden Grand Jacquotte Laura JinXia Lord Napier Madonna Di Agosto Madonna Di Giugno Magali Max Mayfire Nectaross* Nettarina Pendula Nico Phn 91-12 Phn 91-14 Phn 91-17 Quetta Ricci 2 Romamer 1 Romamer 2 Russian Nectarine 592-81 Russian Nectarine 598-81 Shizukured Silver Lode Sirio* Snow Queen Souvenir Nikitski StarkRedgold Summer Beauty Vania ZeeGlo Zephyr 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 197-197 Spagna USA USA USA Francia Inghilterra Nuova Zelanda USA Francia USA Cina Belgio Italia Italia Francia Italia USA Italia Italia Italia USA USA USA Pakistan Italia Romania Romania Ucraina Ucraina Giappone USA Italia USA Ucraina USA USA Italia USA Francia 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 Chui Huang Tao Ciccio Petrino City 32-82 Contender Cp 88/2 Early Gold Elberta F1 C x A Fairtime Fayette FeiChing Bai Li 17 FeiChing Tao Fidelia Frau Maria Rudolf Grosse Mignonne Higama Hwando 1 J H Hale JingJu KurakataWase Lovell 2N O'Henry Pantao 20-58 Pillar Redhaven Reginella II Rou Tao Russotto Sahua Hong Pantao Sanguinella Shen Zhou Mi Tao Siberian C Summer Pearl TaturaDawn Yoshihime Yu Bai Yumyeong Zansetsushidare 941-941 941-941 941-197 941-941 941-941 941-941 941-941 941-197 941-197 941-941 941-941 941-941 941-197 941-941 941-941 941-941 941-941 941-941 941-197 941-941 941-941 941-197 941-941 941-941 941-941 941-941 941-941 941-941 941-941 941-941 941-941 941-941 941-197 941-941 941-197 941-941 941-941 941-941 Cina Italia USA USA Mexico Giappone USA Italia USA USA Cina Cina USA Germania Francia Francia Corea del Sud USA Cina Giappone USA USA Cina Giappone USA Italia Cina Italia Cina Italia Cina Canada USA Australia Giappone Cina Corea del Sud Giappone *nettarine italiane derivate da incroci con parentali americani 50 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 stesso profilo di restrizione, suggerendo che un unico evento di mutazione ha dato origine al carattere “buccia glabra” e che la stessa mutazione è presente sia nelle nettarine recenti, sia in quelle più antiche (Fig. 2). Un’ulteriore conferma della stretta corrispondenza fra l’inserzione del retrotrasposone e il fenotipo nettarina è venuta dall’analisi del marcatore IndelG, sviluppato sulla mutazione del gene PpeMYB25, in 95 cultivar scelte sulla base del fenotipo della buccia (pesca o nettarina; Tab. 1). In tutte le nettarine, come atteso, è stata visualizzata un’unica banda di 197 bp. Le accessioni di pesco si dividevano, invece, in due categorie: quelle omozigoti per l’allele di riferimento (941 bp) e quelle eterozigoti (197 bp, 941 bp). Tenendo conto delle informazioni sui pedigree (Okie, 1998; Aranzana et al., 2010), sono stati confermati col marcatore indelG tutti gli eterozigoti noti per il carattere (Autumnglo, Fairtime, Fidelia, Jing Yu, O’Henry, Pearl Estate e F1_CxA) e sono stati identificati altri tre genotipi eterozigoti mai descritti come tali (Baldagenais, City 3282 e Yoshihime). Anche in questo caso, il marcatore indelG ha confermato la presenza in tutte le nettarine analizzate del retrotrasposone all’interno del gene PpeMYB25. I risultati ottenuti in questo lavoro offrono nuovi elementi di discussione sull’origine del carattere nettarina. Le nettarine selezionate in Occidente grazie ai moderni programmi di selezione sembrano aver ricevuto il carattere da tre donatori scoperti all’inizio del secolo scorso (Quetta in Pakistan, Lippiatt e Goldmine in Nuova Zelanda). Tutti e tre queste varietà e i loro discendenti moderni mostrano la presenza del retrotrasposone nel gene PpeMYB25. La stessa inserzione è però presente anche in genotipi di pesche glabre originarie dell’Italia del Sud quali Madonna di Giugno e Madonna di Agosto (quest’ultima coltivata sin dal XVI secolo; Venuto 1516), in altre vecchie varietà locali europee (Lord Napier e Galopin), come pure in altre tipologie di pesche glabre con “pedigree” sconosciuto provenienti da vari Paesi quali Italia, Europa dell’Est, Stati Uniti, Messico e Sud America (Tab. 1). Le nettarine analizzate in questo studio e provenienti dai moderni programmi asiatici, quali Chiyodared, Shizukured e Jin Xia, hanno ricevuto il carattere buccia glabra principalmente dalle due vecchie varietà europee Lord Napier e Precoce Di Croncels e non si conoscono nettarine di origine asiatica che Fig. 2 - Caratterizzazione della mutazione che inattiva il gene PpeMYB25. Cinque varietà di nettarina (Madonna di Agosto, MdA; Quetta, Q; Stark RedGold, SRG; Goldmine, G; Ambra, A) sono state analizzate via PCR per confermare la presenza del retrotrasposone nella forma inattiva del gene PpeMYB25. (A) Amplificazione di un prodotto di circa 7 kb corrispondente al gene inattivato. (B) Il risultato della doppia digestione enzimatica indica che tutti I 5 genotipi hanno lo stesso pattern di restrizione. non abbiano ricevuto il carattere da un donatore occidentale (Tian et al., 2012). Nel loro insieme questi risultati indicano che tutte le nettarine sembrano derivare da un unico evento mutazionale a carico di un gene Myb e che questa mutazione si è diffusa per effetto dell’attività di selezione dell’uomo nei secoli, nei diversi Paesi dove il pesco è oggetto di coltivazione. Conclusioni Le nettarine svolgono un ruolo importante nel settore della produzione peschicola mondiale. Gli approcci sviluppati per l’identificazione del gene che controlla il fenotipo pesca/nettarina supportano fortemente le seguenti conclusioni: i) il fattore di trascrizione genica PpeMYB25 svolge il ruolo di regolatore positivo della formazione del tomento nel frutto di pesco; ii) l’inserimento di un retrotrasposone Ty1-copia nel gene PpeMYB25 provoca una perdita di funzione del gene che ha come risultato il fenotipo “frutto glabro” delle nettarine; iii) lo sviluppo di un marcatore funzionale indelG fornisce un efficiente strumento diagnostico da utilizzare nei programmi di MAS per la selezione precoce delle varietà portatrici del carattere pesca o nettarina; iv) tutte le nettarine analizzate presentano la stessa mutazione a carico del gene PpeMYB25. BIBLIOGRAFIA Aranzana MJ, Abbassi EK, Howad W, Arús P (2010) Genetic variation, population structure and linkage disequilibrium in peach commercial varieties. BMC Genet 11: 69. Dirlewanger E, Cosson P, Boudehri K, Renaud C, Capdeville G, et al. (2006) Development of a second-generation genetic linkage map for peach [Prunus persica (L.) Batsch] and characterization of morphological traits affecting flower and fruit. Tree Genet Genomes 3: 1–13. Faust, M. 5 Timon, B. (1995) Origin and dissemination of peach. Hortic. Rev. (Am. Soc. Hortic. Sci.) 17, 331–379. Hauser MT, Harr B, Schlotterer C (2001) Trichome distribution in Arabidopsis thaliana and its close relative Arabidopsis lyrata: molecular analysis of the candidate gene GLABROUS1. Mol Biol Evol 18: 1754–1763. Machado A, Wu Y, Yang Y, Llewellyn DJ, Dennis ES (2009) The MYB transcription factor GhMYB25 regulates early fibre and trichome development. Plant J 59: 52–62. Marchese A, Tobutt KR, Caruso T (2005) Molecular characterisation of Sicilian Prunus persica cultivars using microsatellites. J Hortic Sci Biotechnol 80: 121–129. Okie WR (1998) Handbook of peach and nectarine varieties. U.S. Dept. of Agriculture, Agricultural Research Service; National Technical Information Service, distributor. Tian JB, Cheng F, Cheng H, Han F, Dong B (2012) Review and perspect of nectarine breeding in China. Acta Horticulture 962: 97–103. Vendramin E., Pea G., Dondini L., Pacheco I., Dettori M.T., Gazza L., Scalabrin S., Strozzi F., Tartarini S., Bassi D., Verde I., Rossini L. (2014) A unique mutation in a MYB gene cosegregates with the nectarine phenotype in peach. PLoS ONE 9(3): e90574, 1-13. Venuto A (1516) De agricultura opusculum. Edizioni dell’Orso ISBN 978-88-6274-029-6. Verde I, Abbott AG, Scalabrin S, Jung S, Shu S, et al. (2013) The high-quality draft genome of peach (Prunus persica) identifies unique patterns of genetic diversity, domestication and genome evolution. Nat Genet 45: 487–494. Yoon J, Liu D, Song W, Liu W, Zhang A, et al. 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Un laboratorio avanzato a supporto della ricerca scientifica che nel settore agroalimentare opera in stretta sinergia col CRA-ACM. N ell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro (A.P.Q.) “Ricerca Scientifi ca ed Innovazione Tecnologica” stipulato in data 14/06/2005 tra il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e la Regione Siciliana, fi nalizzato alla creazione di una rete di laboratori di eccellenza a supporto del processo di innovazione tecnologica delle industrie agro-alimentari della Regione Sicilia, il Centro di Ricerca per l’Agrumicoltura e le Colture Mediterranee (CRA-ACM) ha creato il “Centro di Testing per l’Industria dei Derivati Agrumari” (CETIDA). Lo scopo è quello di promuovere una serie di servizi alle imprese e di supportare il processo di innovazione tecnologica delle industrie di trasformazione degli agrumi che operano sul territorio siciliano. La missione del Cetida è quella di promuovere un dialogo permanente tra l’industria agrumaria e la ricerca, mettendo a disposizione dei soggetti operanti nel settore della trasformazione degli agrumi una serie di ser- 52 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 vizi altamente specializzati, in grado di fornire un supporto alle decisioni aziendali e creare una base di dati idonea per la divulgazione e il trasferimento tecnologico. Inoltre, è stata realizzata una piattaforma web per dare la possibilità a tutti i soggetti operanti nel settore della trasformazione degli agrumi (tecnici dell’industria, ricercatori, imprenditori), di entrare in relazione e scambiare informazioni per elevare il livello di conoscenza comune, usufruendo così di un valido supporto in grado di determinare nuove opportunità di sviluppo del settore. È possibile accedere alla piattaforma web collegandosi al sito internet: www.craacmcitrusprocessing.it. Negli ultimi anni il programma di trasferimento tecnologico del Cetida è stato esteso anche ad altri prodotti agroalimentari, rivolgendo particolare attenzione a quelli derivati da colture frutticole ed orticole mediterranee. Le attività di “testing” che il Centro propone alle imprese riguardano, in primo luogo, la valutazione della qualità sensoriale, nutrizionale e salutistica dei frutti e dei succhi di specie arboree mediterranee, finalizzata alla loro valorizzazione commerciale e a fornire al consumatore garanzie sui fondamenti scientifici riguardanti le proprietà funzionali di tali prodotti, che solo un ente di ricerca pubblico può assicurare. Allo stesso tempo, il Cetida si pone quale riferimento per le imprese interessate allo sviluppo di tecnologie innovative per il trattamento post-raccolta dei frutti, la stabilizzazione dei succhi mediante l’utilizzo di “mild-technologies” e la produzione e caratterizzazione di nuovi estratti nutraceutici a partire dai sottoprodotti dell’industria agrumaria e di altri scarti di lavorazione di specie frutticole ed orticole mediterranee. Per tale scopo, il Centro è dotato di diversi impianti pilota tra cui un impianto per la sanitizzazione dei frutti con ozono, un impianto di pastorizzazione del succo a freddo con anidride carbonica in fase supercritica, un impianto per la produzione di frutta di IV gamma, un impianto di deterpenazione a freddo degli oli essenziali, un impianto a resine per l’estrazione di sostanze biologicamente attive ed un impianto di compostaggio. A supporto delle sperimentazioni condotte in ambito chimico e tecnologico, il Cetida dispone altresì di laboratori attrezzati per la caratterizzazione chimico-fisica di frutti, succhi ed altri derivati da specie frutticole ed orticole mediterranee. In particolare, il laboratorio di chimica degli alimenti è dotato delle seguenti apparecchiature scientifiche: n° 5 HPLC multidetector, forniti di auto-campionatore e software per la gestione dei dati; n° 1 HPLC-MS/MS; n° 1 HPLC preparativo, un MPLC con collettore di frazioni; n° 2 spettrometri di massa isotopica (IRMS); n° 1 GC-MS; n° 1 GC-MS/MS a triplo quadrupolo; n° 2 GC dotati di detector ECD e NPD; n° 2 spettrofotometri UV-Vis; n° 1 spettrometro ICP ottico; n° 1 spettrofotometro NIR; n° 1 sistema di estrazione, purificazione e derivatizzazione per l’analisi di fitofarmaci (FAST PSE, GPC, Carbalab). Sfruttando l’esperienza pluriennale acquisita dai ricercatori del CRAACM nel campo dell’estrazione e caratterizzazione di composti bioattivi da matrici vegetali, il Cetida fornisce, inoltre, alle imprese le competenze e gli strumenti necessari allo sviluppo di nuovi estratti ad alto valore ag- Fig. 1 - Profilo antocianico dell’estratto standardizzato d’arancia rossa sviluppato presso il CETIDA. A) Profilo HPLC (l=520 nm): picco 1, cianidina 3-glucoside (m/z = 449); picco 2, cianidina 3-(6”-malonil)-glucoside (m/z = 535); B) TIC (“total ion current”) relativa all’isolamento dei picchi 1 (m/z = 449) e 2 (m/z = 535); C) spettro di massa prodotto per frammentazione MS/MS dei picchi 1 (m/z = 449) e 2 (m/z = 535) indicante l’aglicone cianidina (m/z = 287). giunto da impiegare quali nutraceutici nel campo farmaceutico, cosmetico e dell’integrazione alimentare. Di seguito sono riportati due esempi di studi condotti dal Centro congiuntamente con aziende interessate ad innovare il loro portafoglio prodotti. Pastorizzazione a freddo dei succhi di agrumi con CO2 supercritica Tradizionalmente, la stabilizzazione del succo d’agrumi viene ef- fettuata mediante pastorizzazione termica, stadio fondamentale del processo di trasformazione finalizzato a evitare l’insorgere di degradazioni microbiche ed enzimatiche che comprometterebbero irrimediabilmente la qualità del prodotto. Il metodo generalmente utilizzato é quello HTST (“High Temperature Short Time”), che prevede l’impiego di scambiatori di calore a piastre o a fascio tubiero, in cui il succo ed il fluido riscaldante si muovono in controcorrente, a temperature com- prese tra 80 e 95°C con tempi di contatto di 15-60 secondi (88-91°C per 30 secondi per il succo d’arancia). Sebbene la pastorizzazione termica HTST risulti essere efficiente per la stabilizzazione dei succhi nell’inattivazione microbica ed enzimatica, tale trattamento termico comporta cambiamenti significativi del sapore e dell’aroma ed una parziale perdita di principi nutrizionali del succo, alterando quindi la sua qualità organolettica e nutrizionale. Nel corso degli ultimi anni si è FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 53 Fig. 2 - Profili cromatografici HPLC (l=520 nm) degli estratti nutraceutici sviluppati presso il CETIDA. A) gelso (Morus alba L.): picco 1, cianidina 3-glucoside; picco 2, cianidina 3-rutinoside.; B) mora (Morus nigra L.): picco 1, cianidina 3-glucoside; picco 2, cianidina 3-xiloside; C) melograno (Punica granatum L.): picco 1, delfinidina 3,5-diglucoside; picco 2, cianidina 3,5-diglucoside; picco 3, pelargonidina 3,5-diglucoside; picco 4, cianidina 3-glucoside; picco 5, pelargonidina 3-glucoside; D) fagiolo nero (Phaseolus vulgaris L.): picco 1, delfinidina 3-glucoside; picco 2, petunidina 3-glucoside; picco 3, malvidina 3-glucoside. Fig. 3 - Padiglione tecnologico del CETIDA. 54 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 Fig. 4 - Impianto pilota per la sanitizzazione dei frutti con ozono. registrata una crescente domanda, da parte dei consumatori, di succhi di frutta dalle caratteristiche “freshlike” (simili al fresco), con un’elevata qualità organolettica, nutrizionale e salutistica. Tale nuova esigenza ha stimolato la ricerca scientifica verso la sperimentazione di tecniche alternative ai trattamenti termici che siano in grado di preservare le caratteristiche del prodotto fresco (“mildtechnologies”). Una delle tecnologie emergenti che opera a bassa temperatura, prevede l’impiego dell’anidride carbonica in condizioni supercritiche (HPCD, “high pressure carbon dioxide”) per la stabilizzazione dei succhi. Presso il CRA-ACM è stato progettato e realizzato un sistema pilota in continuo operante a pressioni moderate (Pmax = 300 bar) per la pastorizzazione a freddo del succo d’arancia rossa. L’impianto operante con CO 2 in fase supercritica è a duplice funzione, essendo caratterizzato da una linea di pastorizzazione per succhi di frutta e da una linea di estrazione di materiale vegetale. La linea di pastorizzazione opera con CO2 compressa in modalità continua. Il succo viene aspirato da una pompa dosatrice e miscelato con CO2 alla pressione di esercizio scelta, prima della immissione nel reattore che è costituito da 12 tubi della lunghezza di 1 m, termostatati attraverso uno scambiatore di calore a tubi concentrici. Le prove sperimentali effettuate hanno avuto l’obiettivo di valutare gli effetti della pastorizzazione a freddo con CO2 sulle caratteristiche fisico-chimiche, enzimatiche, microbiologiche, sensoriali e salutistiche del succo fresco d’arancia rossa, al fine di individuare le condizioni operative di processo idonee allo “scaling-up” industriale della tecnologia. Lo studio condotto ha dimostrato che è possibile ottenere un’ottimale inattivazione di microrganismi ed enzimi operando a pressioni non molto elevate (P<150 bar) e a temperature inferiori ai 40°C, senza alterare le caratteristiche organolettiche, nutrizionali ed antiossidanti del prodotto. La tecnologia HPCD applicata al succo d’arancia rossa, sviluppata presso il Cetida, è stata trasferita su scala industriale e viene oggi adottata per la produzione di spremute di agrumi (arancia e mandarino) di alta qualità che mantengono inalterate le caratteristiche chimico-fisiche, antiossidanti e sensoriali del succo fresco, con una Fig. 5 - Impianto pilota di pastorizzazione di succhi a freddo con anidride carbonica in fase supercritica. Fig. 6 - Impianto pilota per la produzione di frutta di IV gamma. durata commerciale del prodotto refrigerato pari a 20-30 giorni. Nuovi composti nutraceutici La crescente richiesta da parte del mercato di composti nutraceutici e integratori alimentari spinge le aziende del settore alla ricerca di nuovi ingre- dienti di origine naturale. In quest’ottica, lo sviluppo di estratti ottenuti da specie vegetali base della dieta mediterranea, ottenuti con metodi estrattivi innovativi che non lascino residui di solventi, risulta particolarmente attrattiva. Il Cetida di Acireale è in grado di sviluppare e validare metodi di estrazione, testando diversi solventi “food-grade” (etanolo, CO2 in fase suFRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 55 Fig. 7 - Impianto pilota a resine per l’estrazione di sostanze biologicamente attive. percritica), ottimizzando la resa e la purezza dei principi attivi nel prodotto finito e verificando, nel contempo, la presenza/assenza di residui di fitofarmaci, di contaminazione microbica e di metalli pesanti. I suddetti rilievi, assieme alla caratterizzazione analitica degli estratti ottenuti, effettuata nei laboratori del Cetida, mediante tecniche cromatografiche e spettroscopiche, risulta necessaria e propedeutica per il loro successivo impiego in test di attività biologica condotti in vitro e/o in-vivo. Recentemente, presso il Cetida sono state effettuate ricerche mirate all’utilizzo dei sottoprodotti dell’industria agrumaria (buccia, polpa e semi) per l’ottenimento di un estratto standardizzato contenente antocianine, flavanoni, acidi idrossicinnamici e vitamina C (Fig. 1). Su tale estratto sono attualmente in corso sperimentazioni in vivo allo scopo di valutarne la capacità di difesa antiossidante dell’organismo e l’attività antidiabetica. Infine, numerosi estratti sviluppati presso il Centro di testing, a partire dai sottoprodotti della trasformazione di altre colture mediterranee (Fig. 2), sono attualmente oggetto di studi in vitro ed in vivo grazie alla collaborazione con partner scientifici e industriali nazionali ed internazionali impegnati nello sviluppo di nuovi composti nutraceutici. 56 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 Fig. 8 - Laboratorio di chimica degli alimenti. Servizi a supporto della ricerca scientifica specifiche per la caratterizzazione quali-quantitativa di metaboliti secondari. Il Cetida mette anche a disposizione di gruppi di ricerca pubblici e privati, che svolgono studi nel settore del miglioramento genetico e della fisiopatologia vegetale, delle tecniche colturali, della produzione di energie alternative da scarti agroalimentari, ecc., la propria competenza nella identificazione e determinazione di metaboliti secondari coinvolti nei processi di trascrizione genica, biochimici e chimici studiati. La caratterizzazione analitica dei metaboliti coinvolti nelle principali vie biosintetiche risulta necessaria per la piena comprensione dei meccanismi biologici coinvolti e per la valutazione di interazioni genotipo-ambiente, ospite-patogeno e pianta-suolo. L’analisi dei metaboliti quali antocianine, flavanoni, flavonoli, flavoni e acidi fenolici, nonché di altre sostanze la cui biosintesi è legata ai suddetti processi, risulta strategica per elevare la consistenza scientifica delle ricerche condotte e per formulare conclusioni robuste nella stesura delle pubblicazioni scientifiche prodotte. Alla luce di questo il Cetida, disponendo delle strumentazioni analitiche avanzate sopra citate, ha attivato un servizio di analisi rivolto ad organismi di ricerca specializzati nel loro settore d’indagine ma che non dispongono di attrezzature Conclusioni Sulla spinta del crescente interesse dei consumatori nei riguardi della dieta mediterranea, le aziende agroalimentari sono attualmente impegnate nella valorizzazione delle produzioni derivate da specie frutticole ed orticole mediterranee e nello sviluppo di nuovi prodotti funzionali che esaltino le proprietà salutistiche dell’alimento. Inoltre, un nuovo segmento di mercato costituito da nutraceutici ottenuti da sottoprodotti agroalimentari mediterranei è attualmente in forte crescita e riscuote una forte attenzione da parte di aziende operanti in ambito farmaceutico, cosmetico e dell’integrazione alimentare. Nell’attuale contesto di globalizzazione delle produzioni agroalimentari, la valorizzazione delle produzioni frutticole ed orticole mediterranee tipiche dovrebbe essere sostenuta dalla promozione di un processo di innovazione tecnologica. Pertanto, la creazione del Cetida risponde alle esigenze di ricerca e sviluppo delle imprese di trasformazione agroalimentare attive nel territorio, favorendo nuove opportunità di sviluppo tecnologico ed offrendo competenze affidabili in campo analitico-strumentale. DAI FRUTTETI PIEMONTESI Dalla sperimentazione alcune importanti raccomandazioni La corretta distribuzione degli agrofarmaci nel noccioleto L a superficie a nocciolo in Piemonte ha raggiunto 15mila ha e la crescita non accenna ad arrestarsi. La coltivazione è distribuita prevalentemente sulle colline del sud Piemonte. I noccioleti sono allo stesso tempo fonte di reddito e strumenti per preservare il territorio da frane e smottamenti. Ridurre e migliorare gli input esterni (es. i trattamenti con agrofarmaci) risponde alla necessità di gestire in modo accurato l’agroecosistema, ottenendo produzioni con standard qualitativi elevati. Interventi fitosanitari efficaci Molti sono i fattori che influenzano la buona riuscita di un trattamento: il prodotto impiegato, le dosi e tempistica, il tipo di avversità da combattere, le condizioni ambientali, la qualità della distribuzione e molto importante la riduzione dei rischi aziendali. Fornire utili indicazioni su quali siano i punti chiave da considerare prima di eseguire un trattamento in noccioleto costituisce lo scopo della sperimentazione in corso, condotta in collaborazione tra Creso e Disafa-Ulf Meccanica dell’Università di Torino. L’attività si è focalizzata sulla conoscenza del volume fogliare della pianta – TRV (Tree Row Volume) – calcolato per tipologia di noccioleto al fine di ottimizzare il volume d’acqua distribuito. Diverse tipologie di noccioleto gliato è di 1.000 l/ha, ma nelle prove riportate in tabella 1 si è voluto adattare il volume distribuito al volume fogliare delle piante – TRV (m3/ha), adeguando anche la velocità di avanzamento della trattrice e quella dell’aria erogata dalla ventola per garantire il massimo deposito del prodotto sul bersaglio. Per piante con altezza media compresa tra 3,5 e 4,5 m, nelle aree collinari, è adeguata una velocità di avanzamento di 4 km/h, mentre per regolare la velocità dell’aria erogata è possibile agire o sul numero di giri della presa di forza o sul rapporto di trasmissione della ventola. Aziende con vigneto e frutteto Nelle aree di media e bassa collina, molte aziende coltivano noccioleto e vigneto in zone attigue ed è consuetudine impiegare un’unica irroratrice (fig. 1) per l’esecuzione dei trattamenti su entrambe le colture. Tuttavia questo tipo di macchine mostrano alcune criticità, legate al sottodimensionamento della ventola, rispetto alla chioma delle piante di nocciolo. Con chiome alte 4 m, larghe 3,5m e interfila di 6 m, si può arrivare ad una copertura non sufficiente del bersaglio con una riduzione di deposito fino al 50% particolarmente evidente sulla chioma e nella parte interna del cespuglio rispetto all’impiego di un’irroratrice trainata da frutteto con ventilatore assiale di portata adeguata (fig. 2). Per garantire un deposito sul bersaglio il più possibile uniforme, impiegando attrezzature “da vigneto”, occorre che ci sia scarsa vegetazione (prime fasi vegetative) o ci si trovi in presenza di piante basse (fino a 3 m di altezza). Il nocciolo, a differenza di altre piante da frutto allevate in parete, presenta dimensioni importanti della chioma (fino a 4,5 - 6 m in altezza e 5,5 m di larghezza in piante adulte). Il flusso di distribuzione deve passare attraverso 2,5 - 3 metri di chioma per depositare il prodotto nella parte interna e apicale della pianta. La distribuzione è stata studiata in tre A X L X 10.000 m2 situazioni a diverso TRV: Volume fogliare (TRV) D – Noccioleti adulti (>7 anni) potati (potatura energica meccanica o manuale) (imA: altezza chioma pianti in produzione dall’8° anno in poi); – Noccioleti in allevamento (fino al 7° anL: larghezza media chioma no di età) potati; D: distanza tra due file adiacenti – Noccioleti adulti (>7 anni) non potati (impianti in produzione nei quali non si sono fatti interventi energici di potatura manuale o meccanica) – situazione testimone. Il volume d’acqua normalmente consi- I parametri necessari per calcolare il TRV, volume fogliare delle piante. FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 57 Noccioleto giovane potato. Noccioleto adulto non potato. Noccioleto adulto potato. TAB. 1 - VOLUME D’ACQUA CONSIGLIATO Distanza tra le file (m) Altezza delle piante (m) TRV (m3/ha) Quantità (l/ha) Piante potate piccole 6 3,5 11.700 1.000 Velocità della ventola ridotta (regime inferiore di giri della presa di potenza o marcia ridotta della trattrice) se in presenza di scarsa vegetazione o prime fasi vegetative della pianta. Piante potate grandi 6 4 26.300 1.200 Velocità della ventola ridotta per miglior deposito della miscela di agrofarmaco su bersaglio. Piante non potate grandi 6 4,5 36.700 1.000* Deposito sulle foglie ridotto a causa dell’ingombro creato dalle pertiche più basse al passaggio dell’irroratrice. Impiegare aria ridotta. Tipologia di corileto Note * Prova eseguita esclusivamente con 1000 l/ha. Attrezzatura impiegata: irroratrice trainata con ventilatore assiale, capacità del serbatoio 1000 l ed ugelli a turbolenza. Fig. 2 - Irroratrice trainata. Fig. 1 - Irroratrice portata. Le indicazioni da seguire Dalla sperimentazione in corso sono scaturite le prime raccomandazioni per la corretta distribuzione degli agrofarmaci sul nocciolo. Gli agrofarmaci devono raggiungere in modo omogeneo tutte le parti della chioma. In questo modo si ottimizza l’efficacia della sostanza attiva contro le avversità e si riducono le perdite per colatura o deriva, con evidenti benefici economici ed ambientali. 58 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 L’obbiettivo del punto precedente si raggiunge attraverso la corretta taratura delle irroratrici e la regolazione dei profili di distribuzione in funzione del volume fogliare. Incrementi sia di volume di distribuzione, sia della portata e velocità dell’aria non si traducono in aumenti significativi del deposito sul bersaglio. Le irroratrici da vigneto ‘adattate’ all’impiego in noccioleto, a causa delle ridotte dimensioni e delle caratteristiche tecniche del ventilatore (aspirazione unica), non sono in grado di garantire un’omogenea copertura del bersaglio, soprattutto alle maggiori altezze ed internamente alla vegetazione particolarmente fitta durante i mesi estivi. L’adeguamento dei profili di distribuzione della macchina irroratrice permetterà infine di definire in modo preciso il volume della miscela da utilizzare in corileti adeguatamente potati. Maria Corte Creso - Cuneo DAI FRUTTETI METAPONTINI Trovano buone condizioni ambientali e consentono risultati interessanti Giusto spazio alle arance Navel, destinate soprattutto al mercato fresco L a coltivazione dell’arancio a polpa bionda ombelicata nel Metapontino ha rappresentato un riferimento per l’intera agrumicoltura nazionale per gli ottimi standard produttivi, grazie alle vocate condizioni pedoclimatiche. I frutti sono destinati principalmente al mercato fresco, data la dolcezza e la buona succosità. Il calendario di produzione di queste varietà è abbastanza ampio in quanto consente la raccolta, da fine ottobre fino a tutto maggio, di un prodotto con caratteristiche organolettiche abbastanza costanti che rendono più semplice la fidelizzazione del consumatore. Per assicurare ancora queste caratteristiche ai produttori si è cercato in questi ultimi anni di introdurre una serie di innovazioni varietali che consentissero di anticipare e posticipare il calendario di raccolta. Nell’areale nell’ultimo decennio, grazie al forte sviluppo della frutticoltura, l’interesse verso gli agrumi è stato marginale. Negli ultimi anni, vuoi anche per le problematiche fitosanitarie delle specie frutticole (Sharka), è cresciuto l’interesse verso questo gruppo di specie, con un forte interesse per le nuove varietà, che affiancate alle vecchie, consentirebbero un ampliamento del calendario di raccolta. L’introduzione di questo gruppo pomologico è avvenuto negli anni ’70 con la varietà capostipite il Washington Navel. Per ampliare la produzione nella fase precoce di maturazione nei primi anni ’80 fu introdotta la varietà Navelina VC, che presentava dei problemi fitosanitari (virus e viroidi), che dopo 7-8 anni dall’impianto hanno determinato una riduzione delle performance produttive, con la debilitazione delle piante, fino allo svellimento. Comunque ancora oggi nel territorio sono presenti campi coltivati a questa varietà. A fine anni ’80 inizi anni ’90 per colmare questo gap fitosanitario è stata introdotta la Navelina ISA 315, che ha nella pezzatura un limite importante, tanto che ne ha decretato l’abbandono nel momento in cui è stato possibile inserire nuove varietà. Tra queste un buon riscontro si è avuto con la Newhall che ancora oggi rappresenta un riferimento da un punto di vista commerciale, anche se presenta, in fase di piena produzione, alternanza di produzione, che ne limita l’introduzione nei nuovi campi. Per cercare di avere gli stessi caratteri produttivi è stata introdotta da oltre 10 anni la Navelina VCR (Vecchio Clone Risanato), in pratica la vecchia varietà, che soddisfava pienamente le esigenze produttive, e che grazie alla tecnica del microinnesto è stata risanata dalle problematiche fitosanitarie. Alla varietà capostipite di questo gruppo la Washington Navel, frutti di pezzatura elevata, di forma semisferica, buccia di colore arancio chiaro, con pezzatura ed ombelico di grosse dimensioni, ma che tendono ad asciugare e sono sensibili alla cascola pre-raccolta, si è aggiunta nella stessa epoca Fisher Navel, che presenta costanza produttiva, frutti di buona pezzatura e poco soggetti a cascola, con raccolta che si protrae fino a febbraio. Nell’epoca tardiva è interessante la cultivar Navelate clone 105, con frutti di pezzatura inferiore rispetto a Navelina, forma ovale e colore arancio dorato, buccia fine, ombelico poco prominente, senza semi, polpa succosa e di qualità, ma per la media produttività, è stata sostituita con la Lane Late, che presenta frutti con Navel poco visibile, di sapore dolce e mantiene buone caratteristiche organolettiche sull’albero fino a maggio. Discreta la produttività, interessante per prolungare il periodo di raccolta del Navel. Tra le varietà di recente selezione, già significativamente diffuse in campi commerciali si ricorda la cv Fukumoto che matura anche una settimana prima degli altri cloni di Navelina, con frutti di forma rotonda, di buona pezzatura Particolare della produzione di M7, varietà a maturazione precoce. Frutti della varietà Cambria, a maturazione tardiva. Le nuove varietà a livello mondiale FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 59 LISTA DELLE VARIETÀ CONSIGLIATE DI ARANCIO A POLPA BIONDA OMBELICATE Varietà Origine genetica Osservazioni Navelina VCR Probabile mutazione spontanea di Pianta di medie dimensioni, forma più o meno arrotondata, interessante in quanto entra Washington Navel originatasi in ed abbondantemente in produzione, frutti di ottima qualità per il consumo fresco, California, risanata con microinnesto rapidamente buona la pezzatura, interessante per tutte le zone agrumicole. ad Acireale nel 1986 Newhall VCR Probabile mutazione spontanea di Washington Navel originatasi in California, risanata con microinnesto ad Acireale nel 1983 Pianta di vigore medio, portamento rotondeggiante leggermente assurgente con chioma poco densa e di buon sviluppo. Varietà precoce, anticipa anche di qualche giorno la Navelina, nelle zone più precoci si raccoglie anche nella terza decade di ottobre. Si è ben adattata alla maggior parte delle nostre aree produttive, cercando di privilegiare quelle più precoci. Nella fase adulta manifesta alternanza di produzione. Washington Navel Probabilmente si originò da una mutazione spontanea in Bahía (Brasile) alla fine del XVIII secolo Pianta di grandi dimensioni, forma arrotondata, vigorosa, foglia di colore scuro. La selezione W. Navel CES 3033 tende ad alternare; frutto di pezzatura elevata, semisferico, di colore arancio, meno intenso rispetto al Navelina. Ombelico molto sviluppato. Il frutto apireno tende ad asciugare, di media succosità. Si raccoglie dopo Navelina e Newhall, a partire da III decade di dicembre, è soggetto alla cascola preraccolta, che lo rende meno serbevole rispetto al Navelina. Navelate Si originò per mutazione spontanea di W. Navel selezionata nel 1948 a Vinaroz (Castellón de la PlanaSpagna). Pianta di grandi dimensioni, vigorosa, presenza di spine sui rami vigorosi, con foglie di colore verde poco intenso; frutto di pezzatura inferiore rispetto a Navelina, forma ovale e arancio dorato, buccia fine, ombelico poco prominente, apireno, polpa succosa e di qualità, raggiunge la maturità interna prima rispetto all’esterna, per cui si può raccogliere da febbraio a maggio, è destinato al consumo fresco, è preferibile impiantarlo in zone dove è minimo il rischio di gelate tardive. Lanelate Selezionato nel 1950 in Australia come mutazione spontanea di W. Navel. Pianta vigorosa, produttività media, presenta meno spine rispetto alle altre varietà di Navel tardive come Navelate. Frutto di pezzatura simile a Newhall, con Navel poco visibile, sapore dolce mantiene le caratteristiche per molto tempo, il basso contenuto in limonina determina un sapore dolce; la maturazione è tardiva, il frutto si conserva bene sull’albero fino a giugno. Varietà interessante per prolungare il periodo di raccolta del Navel. Frutti di Chislett, a maturazione tardiva. e buccia di colore aranciato intenso. Da verificare, vista la recente introduzione nel nostro areale, l’affinità con portinnesti quali Citrange, che in alcuni Paesi agrumicoli ha manifestato fenomeni di decadimento e moria delle piante, di cui non si è ancora identificata la causa. Nel periodo tardivo Powell Summer Navel, cultivar caratterizzata da una buona produttività e pezzatura dei frutti, e rappresenta la varietà più tardiva che si è maggiormente diffusa negli ultimi anni. Per le arance ombelicate diverse sono le novità selezionate ed in corso di valutazione. Dall’Australia provengono tutte le varietà di seguito descritte. Nel periodo precoce si segnala l’M7, mutazione di Navelina 7.5 selezionata nel 2004, protetta da brevetto, che è risultata compatibile con tutti i portinnesti. Si raccoglie circa 3 settimane prima del Navelina, con ottima tenuta in pianta fino a Febbraio. Nel periodo di maturazione tardivo si annoverano diverse varietà come Chislett Summer Navel, Rhode Summer Navel, e Barnfield Late. La cv Chislett, mutazione spontanea di W. Navel del 1988, presenta pianta con portamento espanso e buona vigoria; il frutto 60 FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 Particolare della produzione di Barnfield, caratterizzati da maturazione tardiva. è simile a quello di W. Navel, leggermente più arrotondato, si raccoglie da gennaio a maggio. La Rhode Summer Navel, originatasi da mutazione spontanea di un Navel e rinvenuta nel 1982, è caratterizzata da un albero vigoroso, con portamento espanso e frutto simile a quello di W. Navel, di colore arancio con buona succosità; si raccoglie da gennaio a maggio; è coperta da protezione brevettuale. In ultimo Barnfield Late, derivata da mutazione spontanea di W. Navel nel 1980, produttiva e vigorosa, con portamento espanso; il frutto simile a quello di W. Navel di colore arancio si raccoglie da gennaio a maggio. Dal Sudafrica provengono invece Cambria che presenta dei frutti di forma rotonda, con polpa di colore arancio e contenuto in succo molto alto; non manifesta creasing con raccolta che si protrae fino a maggio e Carninka, mutazione di Palmer Navel selezionata nel 2005, interessante per la tardività di raccolta, di buona pezzatura e qualità, elevata produttività, non alternante. Carmelo Mennone Alsia, Az. Sperimentale Pantanello, Metaponto (Mt) IL CASO CAMPANIA Frattura tra il mondo produttivo e quello della trasformazione La noce è soprattutto “Sorrento”, ma la rintracciabilità del prodotto è scarsa «L a cultivar Sorrento rimane ancora l’unica varietà regionale che ha importanza commerciale a livello nazionale; mentre altre tipologie quali Malizia (zona vesuviana e agro nolano, in provincia di Napoli) hanno un’importanza prevalentemente locale». È quanto ci riferisce Angelo Caputo, titolare della Vincenzo Caputo Srl, ditta napoletana impegnata nell’import-export di frutta secca. «Indubbiamente – ci dice Italo Santangelo, funzionario della Regione Campania – nel corso degli anni si è avuta una progressiva conversione varietale da parte degli operatori che sempre più nei nuovi impianti hanno puntato sulle cultivar californiane, che entrano prima in produzione, sono più produttive e più richieste sul mercato nazionale. In realtà, la tradizionale cultivar Sorrento e la sua sorella Malizia, mantengono significative quote di mercato, non solo in ambito locale, per merito di chi ancora crede in questo eccellente prodotto, ma è scontato che la promozione commerciale e il recupero produttivo della Sorrento deve passare attraverso un ambizioso progetto di valorizzazione da parte di tutta la filiera». La noce Sorrento viene maggiormente commercializzata sbiancata, mentre Malizia viene generalmente offerta grezza poiché, a causa delle caratteristiche del guscio, non può essere sottoposta al processo di sbiancamento che potrebbe causare la contaminazione del frutto all’interno. Questi prodotti vengono principalmente venduti in formati retail da 500 g e 1 kg, oppure in formato sfuso da 5 kg. Le problematiche del settore sono note e attengono sia ai costi del processo produttivo (meccanizzazione della raccolta e delle fasi successive, gestione integrata della difesa, mancati redditi iniziali) che al prezzo spesso non remunerativo. «Il miglioramento dello standard qualitativo del prodotto campano, sia del tipo sorrento che californiano, è un prerequisito imprescindibile per la conquista dei mercati al consumo». Uno dei punti deboli dell’intera filiera risiede nel rapporto tra l’industria ed i singoli produttori, in quanto non c’è un legame diretto tra i due attori. Questo comporta delle lacune soprattutto dal punto di vista dei controlli e della rintracciabilità. Pochi accordi di filiera «Sono scarsi gli accordi di filiera tra aziende primarie e imprese di lavorazione e valorizzazione del pro- dotto – spiega Santangelo – e questo incide fortemente sulla formazione del prezzo e sui volumi da conferire alla grande distribuzione. Soprattutto il protagonismo eccessivo dell’intermediazione, a causa della debolezza della parte agricola, poco associata e organizzata, impedisce un processo di crescita a tutto il settore». «Mentre in passato la noce Sorrento veniva esportata in tutta Europa – spiega Caputo – in questo periodo il principale mercato di sbocco è rappresentato da quello interno, soprattutto nel canale Gdo e Do. Ciò è causato da due problemi: bassi volumi produttivi e livelli di difettosità non sempre conformi ai parametri richiesti. Per contrastare queste problematiche la nostra azienda ha fatto dei grossi investimenti acquisendo un impianto di sterilizzazione naturale per il trattamento della noce che ci ha permesso di risolvere il problema dovuto all’attacco di insetti. Inoltre disponiamo di un noceto specializzato per la coltivazione della Sorrento che quest’anno entrerà in piena produzione». Le difficoltà commerciali sono anche causate da un comparto produttivo che soffre di problematiche strut- La noce “Sorrento” rappresenta la varietà di pregio campana e si fregia del marchio IGP. Il mercato e la concorrenza ccanto al mercato regionale e a quello laziale ove la produzione campana è quasi esclusiva, altri mercati di sbocco sono quelli delle principali regioni consumatrici di frutta in guscio, in relazione ai notevoli quantitativi esitati dalle imprese campane (la Campania è tuttora di gran lunga la maggiore produttrice di noci in Italia). I principali concorrenti della Noce Campana provengono dal Veneto e dall’Emilia Romagna. Anche se bisogna precisare che si tratta di varietà di provenienza estera coltivate in Italia: Lara (Veneto), Chandler, Hartley e Howard (Emilia Romagna). «Secondo la nostra visione – espone Caputo – bisognerebbe puntare sulle varietà originarie della nostra terra, come la Noce Sorrento, che hanno caratteristiche organolettiche uniche». Intanto, in altre regioni si lavora per rilanciare le specie in guscio in Piemonte dove si sta portando avanti un progetto per il rilancio della nocicoltura, ancora in fase di sperimentazione. A FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 61 Diffusione e problemi parassitari l noce di fatto è presente in quasi tutti i territori pianeggianti e collinari della Campania, ma gli impianti da reddito insistono soprattutto nella fascia dell’hinterland napoletano, della valle del Volturno, del nolano, vesuviano, agro palmese-sarnese fino alle colline picentine. Negli ultimi anni l’area che ha registrato il maggior numero di nuovi impianti è quella dell’alto casertano. Il raccolto delle Noci Sorrento 2013 è stato di discreta qualità. Le principali avversità sono dovute ad agenti patogeni quali batteriosi (Xanthomonas arboricola pv. juglandis), e antracnosi (Gnomonia leptostyla) ed alcuni insetti come la carpocapsa (Cydia pomonella L.) e la mosca del noce (Rhagoletis completa). I danni, provocati da quest’ultimo insetto, che negli anni scorsi sono stati rilevanti, sono stati contenuti per il raccolto 2013 grazie all’azione messa in atto dal Servizio Fitosanitario Regionale, sia attraverso bollettini settimanali di presenza nelle aree di coltivazione sia con l’indicazione delle relative azioni di intervento. «Il controllo sistemico del parassita – aggiunge Caputo – sembra un obiettivo conseguibile anche per le prossime annate. D’altronde, le caratteristiche più apprezzate dall’industria, secondo la destinazione commerciale (vendita in guscio o sgusciata), sono la bassa difettosità del frutto, il calibro (+30), la resistenza e la resa alla sgusciatura». I 62 In Campania si ritrovano ancora impianti obsoleti che non soddisfano le esigenze di una nocicoltura razionale. Il controllo dei parassiti, in particolare della mosca, rappresenta un aspetto fondamentale per conseguire produzioni di buona qualitò, ben accettate dall’industria di trasformazione. Solo le coltivazioni condotte in maniera razionale sono in grado di fornire un buon reddito. L’impianto di sterilizzazione delle noci utilizzato dalla ditta Caputo srl (foto ditta Caputo). turali quali scarsa specializzazione colturale, superfici aziendali poco estese, scarsità o vetustà di mezzi tecnici, interventi di difesa fitosanitaria limitati ed in molti casi assenti. «In effetti si tratta di una produzione molto frammentata e spesso associata a coltivazioni diverse. Negli anni purtroppo abbiamo riscontrato una diminuzione delle superfici produttive e conseguentemente volumi sempre più bassi, che non permettono di garantire quantitativi sufficienti a poter servire i grandi gruppi stranieri». In futuro per garantire una filiera produttiva maggiormente controllata e meno frammentata si auspica la costituzione delle Op nelle 4 zone di produzione: Avella, Salerno, Nola e Napoli. «Noi siamo già attivamente impegnati in tal senso, precisa Caputo, e partiremo con un nuovo progetto già dalla prossima campagna». Si spera che con le opportunità che sia l’Ocm ortofrutta che la nuova programmazione del Feasr 2014-20, si possa invertire una rotta che sta portando alla lenta marginalizzazione del comparto a livello italiano, recuperando i primati che la Campania aveva sul mercato nazionale e non solo. «Soprattutto si confida sull’art. 35 del nuovo Psr – precisa Santangelo –, attraverso la costituzione di un Gruppo Operativo sulla filiera noce, composto da imprese produttrici, trasformatori, enti di ricerca, organismi di consulenza e associazioni di sviluppo locale». FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014 Carlo Borrelli LE AZIENDE INFORMANO Pesche: al via la partnership Escande-Burchell E scande è una società francese specializzata da oltre 50 anni nella produzione di alberi da frutto e nello sviluppo di nuove varietà di drupacee. Tramite un proprio campo sperimentale vengono sviluppate 230-300 nuove varietà e collabora anche con vari frutteti sperimentali stranieri. Dal 2013 Escande, in collaborazione con l’importatore e distributore britannico AG Thames, è partner del programma per la diffusione europea delle varietà di pesche dell’ibridatore Californiano Burchell Nursery che opera nel mercato delle drupacee da quasi 70 anni. AG Thames ha stretto un accordo con Burchell per l’importazione, gestione e sviluppo delle sue varietà per il mercato europeo in sinergia con Escande. Quest’ultima, tramite una licenza esclusiva, si occuperà della coltivazione della commercializzazione in Europa e nella zona Mediterranea. Produttività e qualità sono i requisiti delle nuove proposte varietali di Escande-Burchell. L’obiettivo di questa operazione è di sviluppare una nuova gamma di varietà di pesche destinate al mercato europeo. Burchell ha selezionato queste varietà per ottenere un frutto con alta produttività, ottima qualità in termini di gusto, buone prestazioni vegetative con bassa sensibilità, alta durata di conservazione e shelf life. Escande ha fatto entrare ufficialmente in Europa 130 varietà Burchell: 80 di pesche e nettarine e 50 di albicocco, susino e ciliegio. La nuova gamma di pesche del programma Burchell, presen- ta dei frutti di forma rotonda e sapore aromatico che unisce modernità e rusticità. Un esempio è la pesca della gamma “Snow Flame”: un frutto a polpa bianca con una buccia completamente rosso scuro. I primi alberi sono già in campo e Escande continuerà a piantare su larga scala per due anni. I frutteti sperimentali di Escande sono nel Sud della Francia e, per quanto riguarda la pesca, in Catalogna a Lleida; entrambi sono visitabili su richiesta. Ci saranno presto anche dei campi sperimentali in Italia. I produttori interessati a visitare questi frutteti con le varietà Burchell, possono contattare l’azienda e prendere un appuntamento con Ben Clapham di AG Thames chiamando il numero:+44-7977-486252 oppure via email scrivendo a [email protected]. Internet: www.pepinieresescande.com FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2013 63