7/8
FRUTTICOLTURA AL SUD
Mensile - Poste Italiane S
S.p.A. - sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, art.1 c.1; DCB Forlì
Metapontino: più spazio
alle arance bionde del gruppo Navel
FRUTTA SECCA
Come ottimizzare nel noccioleto
la distribuzione degli agrofarmaci
NOVITÀ POMOLOGICHE
Si allarga il panorama varietale
con le nuove varietà spagnole Provedo
Anno LXXVI - N. 7/8 - LUGLIO/AGOSTO 2014
rivista di
Anno LXXVI - Numero 7/8 - LUGLIO/AGOSTO 2014
e di ortofloricoltura
SPECIALE PESCO
4 Saranno i peschicoltori a salvare la futura
peschicoltura
SILVIERO SANSAVINI
34 Nuove percoche per l’industria:
ripartono i contratti di coltivazione
SILVIERO SANSAVINI
08 Il breeding del pesco, un percorso
secolare ricco di nuove tipologie di frutti
DANIELA GIOVANNINI - ALESSANDRO LIVERANI
16 Il genoma, uno strumento per il moderno
miglioramento genetico delle drupacee
ELISA VENDRAMIN - SABRINA MICALI
MARIA TERESA DETTORI - IGNAZIO VERDE
20 Innovazione varietale: prospettive
e criticità in attesa di certezze
LORENZO BERRA - DAVIDE NARI
SILVIO PELLEGRINO
42 Lotta al marciume bruno delle drupacee:
un’alternativa ai fungicidi di sintesi
ALICE SPADONI - ALESSANDRA DI FRANCESCO
MARTA MARI
48 L’origine delle nettarine nella mutazione
di un singolo gene MYB
LUCA DONDINI - ELISA VENDRAMIN
GIORGIO PEA - IGOR PACHECO - MARIA TERESA
DETTORI - LAURA GAZZA - SIMONE SCALABRIN
FRANCESCO STROZZI - STEFANO TARTARINI
DANIELE BASSI - IGNAZIO VERDE - LAURA ROSSINI
4
Peschicoltura italiana
tra riconversione produttiva
e continue difficoltà commerciali
30 Offensiva spagnola con le nuove varietà
della serie Provedo
ANNA MARIA MINGUZZI
ECONOMIA E TECNICA
52 Costituito ad Acireale un centro
di testing per l’industria agrumaria
SIMONA FABRONI - MARGHERITA AMENTA
FLORA VALERIA ROMEO - GABRIELE BALLISTRERI
PAOLO RAPISARDA
RUBRICHE
57 Dai frutteti piemontesi
61 Il caso Campania
59 Dai frutteti metapontini
63 Le aziende informano
DEL
DI
CRESO DI CUNEO
CARMELO MENNONE
DI
CARLO BORRELLI
61
Noce di Sorrento: crisi di identità
per un prodotto in cerca di rilancio
Peschicoltura italiana: come andare avanti?
l momento di scrivere questa breve introduzione a questo nuovo fascicolo di
A
Frutticoltura, la situazione commerciale che investe la peschicoltura italiana –
almeno nella fase di inizio luglio – appare per l’ennesima volta difficile, non priva
di gravi preoccupazioni anche per il proseguo della stagione commerciale. Le cause
sembrano sempre le stesse: offerta elevata, sovrapposizione produttiva fra diverse
zone peschicole del Continente, consumi non brillanti, qualità e tenuta del prodotto
inferiori alle attese.
Va detto, non per consolazione, che tutto il settore agro-alimentare attraversa una
fase non facile; quasi tutti i comparti del primario soffrono di una profonda crisi
commerciale, stretti come sono nel perdurante squilibrio fra domanda e offerta e nelle
manovre speculative di chi trova vantaggio a “giocare al ribasso”. Fatto sta che, in una
logica di equa ed ovvia redditività per l’impresa, continuare a produrre sta diventando
difficile, specialmente nel settore ortofrutticolo.
Ciò che appare più inaccettabile è la costante incapacità di affermare il prodotto italiano sui mercati internazionali al suo giusto valore; dopo anni di continuo ed oneroso
aggiornamento varietale, di miglioramento delle tecniche agronomiche, di razionalizzazione nella gestione dei frutteti, di incessante “messa in discussione” di quanto fatto
in campagna e di quanto è ancora possibile fare, siamo sempre al punto di partenza:
il mercato (nelle sue più diverse accezioni) non riconosce né l’identità distintiva, né
il valore aggiunto di ciò che la peschicoltura italiana è in grado di offrire. Si continua
invece ad assistere ad una lotta senza esclusione di colpi fra chi vende e chi acquista,
con l’inevitabile conseguenza del crollo dei prezzi alla produzione.
Tanti anni sono passati da quando le crisi peschicole sono diventate un triste “leit motiv” estivo; tante parole sono state spese per dare ricette e soluzioni; tanti i convegni
che nelle rispettive risoluzioni finali non hanno mancato di elargire buoni propositi,
quasi sempre rimasti solo sulla carta (basta rileggere gli Atti). La realtà resta sempre
la stessa: i frutticoltori faticano a fare bilancio e i consumatori faticano a permettersi
l’acquisto di pesche e nettarine distribuite a prezzi 6-8 volte più alti rispetto al loro
valore iniziale. Chi trae vantaggio da tutto questo?
Non è questa la sede per scrivere sentenze, dare meriti o demeriti, anche perché la
Rivista di Frutticoltura vuole continuare ad essere uno strumento di aggiornamento
tecnico-informativo equidistante dalle diverse figure coinvolte nella filiera. Ma non
possiamo continuare a far finta che così non c’è futuro, che così continuando rischiamo di indebolire non solo il settore peschicolo, ma l’intero comparto ortofrutticolo di
ampie aree produttive del nostro Paese. La moderna distribuzione troppo spesso non
intende stringere alleanze reciprocamente vantaggiose con la produzione; il marketing
troppo spesso sembra ancorato a logiche più progettuali che vincenti; le dinamiche
commerciali mondiali non sempre tutelano le produzioni più virtuose e qualificate,
preferendo invece solo la legge del minor prezzo in nome di un consumatore apparentemente ancorato solo al risparmio (ancorché importante nell’attuale crisi generale).
Tutto questo non solo genera tristezza e mancanza di prospettive per una categoria
di assoluta avanguardia (quella dei Peschicoltori, e con loro tutti gli apparati tecnicoscientifici che li hanno supportati negli ultimi vent’anni), ma assolve e premia chi meno ha rischiato e meno ha creduto nella possibilità di affermare un modello produttivo
ed un territorio di ineguagliabile valore.
I peschicoltori italiani da anni sono in prima linea; dobbiamo porci la domanda di
come sostenerli per andare ancora avanti.
U.P.
rivista di
e di ortofloricoltura
Anno LXXVI - 7/8 Luglio/Agosto 2014 - www.agricoltura24.com
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Speciale PESCO
Innovazione varietale e tecnologica sono i presupposti
per reggere la concorrenza e continuare a fare impresa
Saranno i peschicoltori
a salvare la futura peschicoltura
SILVIERO SANSAVINI
Dipartimento di Scienze Agrarie – Università di Bologna
L
a coltura del pesco da tempo non è più sinonimo di
frutticoltura da reddito, nemmeno nelle aree a più alta
vocazione geografica. Nonostante i grandi progressi
della tecnica e del miglioramento genetico, la filiera produttiva si scontra con le grosse carenze del sistema distributivo,
che di anno in anno non riesce ad equilibrarsi col mercato,
molto variabile e soggetto non solo alla concorrenza di Paesi mediterranei extraeuropei, ma anche a vari altri fattori:
debolezza del sistema di offerta della nostra produzione,
continua diminuzione dei consumi di frutta e delle pesche
in particolare che risentono molto anche dell’andamento
climatico estivo. Dunque, che fare?
Cominciamo col rilevare che la raccolta nel 2014 si è aperta
con una-due settimane di anticipo, a partire dall’inizio di
maggio, il che ha fatto sperare in una campagna più lunga,
con meno sovrapposizione di epoche di maturazione, come
era stato nel 2013.
I dati previsionali provenienti in aprile dal meeting Europech
di Perpignano, e poi rettificati in maggio, erano concordi
nell’affermare che nel 2014 l’Europa avrebbe prodotto l’11%
in più di pesche rispetto allo scorso anno, a causa soprattutto
degli incrementi di Spagna e Grecia, mentre per l’Italia la
produzione sembra allineata con quella del 2013 e, come
segno di relativa stabilità, persino con l’andamento degli ultimi cinque anni (Fig. 1). La tabella 1 mostra, però, drammaticamente, che negli ultimi tre anni la superficie a pesco si è
ulteriormente ridotta dal 15 al 30% nelle regioni più importanti (Emilia-Romagna -20%, Lazio -30%), segno che il livello produttivo è stato compensato con miglioramenti tecnici e
aumenti delle rese produttive, fra cui l’entrata in produzione
di nuove varietà e tipologie di impianti più efficienti.
Guai se non ci fossero stati questi fattori compensativi; sarebbe stata una quasi capitolazione, di fronte al crollo dei
prezzi di campagna, verificatisi per la maggior parte del
4
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
TAB. 1 - VARIAZIONI DI SUPERFICI A PESCO NELLE PRINCIPALI
REGIONI (FONTE ISTAT). NELL’ULTIMO BIENNIO SI È
ULTERIORMENTE ACCENTUATA LA RIDUZIONE DEGLI IMPIANTI DI
PESCO, PRELUDIO A UNA POSSIBILE SMOBILITAZIONE SE NON SI
TROVA UN RIEQUILIBRIO FRA PRODUZIONE E MERCATI
Pesco
2011
(000 ha)
2013
(000 ha)
Var. %
(2013/11)
Emilia-Romagna
10,5
8,4
-20,2%
Lazio
2,5
1,7
-30,2%
Campania
16,5
15,6
-5,2%
Puglia
4,3
3,6
-15,4%
Basilicata
1,9
2,0
0,0%
Calabria
2,5
2,2
-10,9%
Sicilia
5,6
6,1
9,3%
calendario stagionale e per molte annate nell’ultimo decennio (Fig. 2). Nonostante l’impegno posto dal sistema cooperativo, che controlla oltre il 50-60% della produzione
di pesche nelle aree italiane più vocate, l’aggregazione del
prodotto è apparsa insuffi ciente per strappare condizioni e
prezzi ragionevoli alla GDO (che anche lo scorso anno si
scontrò con le APO senza sottoscrivere alcun accordo per
salvaguardare un prezzo minimo non inferiore al costo di
produzione) e ai grandi gruppi di acquisto internazionali.
Nel pesco, per tante ragioni, è stato impossibile sfruttare
anche i meccanismi aggregativi di filiera (vedi l’interprofessione), che hanno già dato prova di funzionare bene per il
pomodoro e il kiwi, mentre sono stati da poco attivati per le
pere. Per il pesco siamo quasi senza alcuna effi ciente leva
di intervento. Infatti, essendo soltanto quattro i Paesi mediterranei interessati alla produzione, sembrerebbe possibile
studiare e confrontare le condizioni produttive e di mercato
di ciascun Paese per mettere a punto disciplinari produttivi uniformi, standard merceologici omogenei, azioni di
mercato congiunte a difesa del prezzo e degli interessi dei
produttori. Purtroppo abbiamo assistito, in questo ultimo
decennio, al fallimento dei buoni propositi, delle azioni comuni e delle speranze di cooperazione internazionale. Di
fronte alle crisi ognuno ha fatto per sé, senza traccia di solidarismo, con le solite timide e insufficienti misure protettive
europee. Abbiamo solo assistito a proclami e dichiarazioni
poi rivelatisi inconsistenti.
Questa debolezza strutturale della produzione peschicola,
organizzata e no, sconta anche l’impossibilità di ancorare
qualità e tipicità col territorio, come è stato fatto ad esempio
per le mele. Funzionano solo i marchi fidelizzanti di alcuni
gruppi consortili privati che rispettano standard qualitativi di
rilievo e supercertificazioni (sul piano internazionale). C’è
purtroppo una specie di fallimento dei marchi IGP e DOP, di
natura pubblica. Anche le regole della produzione integrata,
che col 2014 sono divenute parte di un sistema di garanzie richieste dall’Europa, non sembrano determinanti né per
riconoscere origine e qualità del prodotto, né per generare
valore aggiunto. Basta girare in qualsiasi mercato o catena
distributiva italiana per accorgersene. Si trova di tutto. Pochi
rispettano le norme; forse perché la “pesca” è diventata una
“commodity”, come sostengono gli esperti, che, nel mercato
globale, non riesce a imporre sufficienti distinzioni.
Con le pesche, come sanno bene i tecnici, occorrerebbe
invece ancorare il prezzo ad origine, varietà, qualità e stato
di maturazione e conservazione del prodotto. Cosa debbono fare in più i produttori che non abbiano già fatto? Ma
non abbiamo perso la speranza che le prospettive possano
mutare, nonostante continuiamo ad osservare che anche
i nomi delle singole varietà non sono rispettati o vengono
volutamente cambiati nelle confezioni. Che tristezza!
Possiamo sperare che con la nuova OCM le nostre OP e APO
possano aver miglior successo nell’aggregazione dell’offerta
e nel controllo del mercato? Ne va di mezzo la salvaguardia delle aree di coltivazione del pesco, ora fortemente a
rischio. Sarebbe comunque la prima volta che – malaugurata ipotesi – una coltura fallisce non per mancanza di aree
colturali fortemente vocate né per insufficienze tecniche di
prodotto o di processo, ma per l’incapacità di costruire una
filiera che vada dalla produzione al mercato con responsabilità precise di tutti i soggetti. Bisogna salvaguardare investimenti, capacità e lavoro di tutti i protagonisti, far fronte
al mercato e alle sue varianti, cioè “fare sistema”, come
dicono i politici; e allora perché quanto fatto finora è stato
insufficiente? L’OCM non doveva contribuire a superare i
numerosi “gap” organizzativi già individuati da anni?
Chi si occupa di ricerca e sperimentazione sa che un’ancora
di salvezza per la peschicoltura risiede nell’innovazione tecnica, di prodotto e di processo, che nell’ultimo decennio ha
investito la coltura non meno di quelle di melo, pero e altre
specie d’avanguardia. Partiamo dal miglioramento genetico: non solo disponiamo oggi per il 90% di varietà nuove,
nettamente migliori di quelle di dieci-quindici anni or sono,
varietà che consentono alle pesche di segmentare il mercato
con una decina di tipologie (non solo con nettarine bianche
e gialle per l’intera stagione, ma anche con pesche subacide,
molto dolci, a lenta maturazione, a polpa consistente, persino croccanti); diverse anche per forma, come sono le piatte.
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
5
Spagna
Italia
1 800 000
1 400 000
1 600 000
1 200 000
1 400 000
1 000 000
1 200 000
Quantità t
Quantità t
800 000
600 000
1 000 000
800 000
600 000
400 000
400 000
200 000
200 000
0
Media 8/12
Prod 2013
Pesche piatte
Percoche
0
Prev 2014
Nettarine
Media 8/12
Pesche
Percoche
Nettarine
Prev 2014
Pesche
Grecia
400 000
800 000
350 000
700 000
300 000
600 000
250 000
500 000
Quantità t
Quantità t
Francia
Prod 2013
200 000
150 000
400 000
300 000
100 000
200 000
50 000
100 000
0
Media 8/12
Prod 2013
Percoche
Nettarine
Prev 2014
Pesche
0
Media 8/12
Percoche
Prod 2013
Nettarine
Prev 2014
Pesche
Fig. 1 - Confronto fra le medie quinquennali (2008-12) e le produzioni di pesche 2013-14 (previsione) nei 4 Paesi mediterranei.
0.6
/Kg
0.5
0.4
Costi
figurativi
0.3
Costo pieno
all’impresa
0.2
Prezzo alla
produzione
0.1
-
2008
2009
2010
2011
2012
Fig. 2 - Confronto quinquennale tra costi medi ponderati di
produzione e prezzo al produttore in Emilia-Romagna (cv. Big Top; dati
in €/kg).
Tutto ciò potrà contribuire a fare risalire i consumi? Occorre modernizzare gli impianti e si spera che la nuova OCM
possa incentivare l’abbattimento dei pescheti obsoleti, per
sostituirli introducendo le nuove varietà (che dovranno confrontarsi comunque con quelle lente a morire del passato)
e seguendo le più moderne modalità di gestione dei frutteti per aumentarne l’efficienza produttiva nel rispetto delle
6
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
norme di “sostenibilità ecologica”. Queste investono alcuni
settori scientificamente dipendenti, nel senso che dalla densità di impianto alle forme di allevamento e potatura, dalla
fertirrigazione alle tecniche di difesa integrata e biologica,
fino al controllo della maturazione per il raggiungimento
in pre- e post-raccolta di un’alta qualità dei frutti ci si potrà
avvalere di metodologie messe a punto in questi anni da
istituti di ricerca e centri sperimentali (molti dei quali italiani) basati, per ogni processo, su sistemi di monitoraggio con
sensori biologici, fisici, elettronici capaci di essere gestiti
in reti interattive fra tecnici, studiosi e produttori. Il pesco,
dunque, può rimanere una coltura d’avanguardia e adottare
misure di precisione in tutte le operazioni colturali. E tutto
ciò dovrebbe contribuire a contenere o ridurre i costi, sempre troppo alti senza economie di scala.
La nuova peschicoltura è destinata a riprendere fiato e competere con tutti gli altri comparti produttivi solo se saprà
compiere questo grande salto qualitativo. I peschicoltori, se
vogliono, saranno essi stessi a salvare la peschicoltura. Speriamo che il sistema commerciale, cioè l’altra importante
parte della fi liera, prenda atto di questa grande trasformazione e si renda portatore dei contenuti e dei valori di una
produzione che non teme di competere efficacemente sui
mercati internazionali.
Tecnica
SPECIALE PESCO
Il breeding del pesco, un percorso
secolare ricco di nuove tipologie di frutti
DANIELA GIOVANNINI - ALESSANDRO LIVERANI
Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura - Unità di Ricerca per la Frutticoltura di Forlì
La straordinaria evoluzione
di una specie che da sempre
affascina i genetisti e da sempre
attira i consumatori grazie a
colori, forme, aromi di un frutto
che è cambiato nel tempo.
Strategico l’impegno della
ricerca pubblica e privata
nell’ottenimento di tipologie
varietali sempre nuove e più
performanti.
C
on una produzione mondiale
annua superiore a 21,5 milioni di t (Faostat, 2012), il pesco
si colloca ai vertici, per importanza
economica, tra le specie da frutto. La
Cina contribuisce al 53% del totale,
seguita a distanza dall’Italia (6,3%),
dagli USA (5%) e dalla Spagna (3,5%).
Le produzioni mondiali evidenziano
un trend ascendente (+42% nel decennio 2002÷2012), soprattutto della
Cina e di nuove realtà produttive in
passato poco rappresentate, come la
Turchia.
Il pesco è originario della Cina,
dove è stato addomesticato più di
4000 anni fa (Huang et al., 2008).
Si è diffuso nelle aree del Bacino del
Mediterraneo sotto l’Impero Romano
e nel continente americano nel periodo del colonialismo europeo (XV
secolo). Verso la metà del XIX secolo,
una varietà a polpa bianca denominata Chinese Cling viene inviata dalla Cina a New York: questa varietà
è risultata poi antenata di numerose
delle varietà di pesco moderne. Tra
queste, le pesche a polpa gialla Elberta e Redhaven che, introdotte in Europa nella prima metà del XX secolo,
8
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
hanno rapidamente rivoluzionato il
panorama varietale preesistente, prevalentemente costituito, oltre che da
percoche gialle, da pesche a polpa
bianca, tenera e succosa, delicata e
poco idonea alle manipolazioni e ai
trasporti.
La diversificazione
varietale
Gli esordi del miglioramento genetico del pesco risalgono a circa
120 anni fa. Da allora, la gamma di
tipologie di frutto disponibili per il
consumatore è stata ampliata e diversificata: pesche e nettarine (allora
pesche-noci); polpa tenera e succosa
o soda e croccante; forma rotonda o
piatta; sapore tradizionale o dolce,
per citare solo le più importanti. Il
rinnovo varietale procede a ritmi serrati, almeno per il mercato fresco: dal
1980 al 2012 sono state complessivamente create circa 3200 varietà; molto meno vivace il settore delle pesche
da industria, le cosiddette percoche
(Fig. 1). La creazione di nuove cultivar, inizialmente esclusiva del “breeding” pubblico, già agli inizi degli
anni ’80 è dominata da numerosi
programmi privati o da “partnership”
pubblico-private che si sono sviluppati prevalentemente negli USA e
in Europa (Della Strada e Fideghelli,
2011). Le ragioni di questo sorpasso
Fig. 1 - Numero di varietà di pesche, nettarine e pesche da industria licenziate ogni anno nel
mondo dal 1980. Elaborato ed aggiornato al 2012 a partire da: Della Strada e Fideghelli (2011).
TAB. 1 - ELENCO DEI BREEDER PRIVATI E PUBBLICI PIÙ ATTIVI NELL’INNOVAZIONE VARIETALE NEGLI ULTIMI DECENNI
Paese
Tipo
Obiettivi principali
Serie e/o cultivar più recenti e significative
Zaiger Genetics
Inc., California
USA
Privato
Basso fabbisogno in freddo (f.f.), habitus nano e seminano, varietà extra-precoci ed extra-tardive, pesche
e nettarine bianche, dolci ed aromatiche, peschi
ornamentali.
Serie: “Artic” (nettarine bianche), “Honey” (nettarine
gialle dolci), “Royal” (pesche gialle), “Sauzee” (pesche
e nettarine piatte e dolci), “Snow” (pesche e nettarine
bianche)
Bradford
Genetics Inc.,
California
USA
Privato
Maturazione precoce ed intermedia, pesche e nettarine
bianche pesche e gialle, sapore dolce
Serie: “Pearl” (nettarine bianche e dolci), “Candy”
(nettarine gialle dolci), “Ivory” (pesche bianche)
Burchell
Nursery Inc.,
California
USA
Privato
Pesche e nettarine di ottimo aspetto e sapore
Serie: Burnect (nettarine gialle), Burpeach (pesche
gialle)
A.E.S. Florida
University,
Gainesville
USA
Pubblico
Basso fabbisogno in freddo
Serie: “Florda” (pesche e nettarinea a basso f.f. ), “UF”
(pesche da industria a basso f.f.)
P.J. Friday,
Michigan
USA
Privato
Buon adattamento agli ambienti peschicoli degli USA
occidentali
Serie: “Flamin” Fury® (pesche)
CRA-FRU,
Roma
Italia
Pubblico
Tipologie di frutto innovative: “stony hard” e forma
piatta
Serie: “Ghiaccio” (pesche bianche deantocianiche),
“Ufo” (Pesche piatte), “Kalos” (pesche gialle,
subacide)
CRA-FRF, Forlì
Italia
Pubblico
Polpa bianca, tipologie di frutto innovative: "stony
hard", forma piatta, tipologia Big Top, resistenza,
habitus vegetativo
Crizia, Alitop, Aliblanca, Alirosada, Piattaforone,
Piattafortwo, Alice-Col
CRA-FRC,
Caserta
Italia
Pubblico
Estensione del calendario di raccolta
Sagittaria
DOFI-Università
di Firenze
Italia
Pubblico
Estensione del calendario di raccolta, elevata qualità
del frutto, resistenza alla bolla
Maria Camilla, Maria Lucia, Rebolla 1
DSA-Unibo,
DPV-Unimi,
NewPlant
Italia
Pubblico/
Privato
Buon adattamento all'ambiente dell'Emilia-Romagna,
elevata qualità del frutto
Bordò, Rebus 28, Rebus 38, Rebus 195
Minguzzi
Angelo
Italia
Privato
Buon adattamento all'ambiente dell'Emilia-Romagna,
elevata qualità del frutto
Amiga, Lami® Dolza 1, Lami® Dolza 2, Lami® Dolza 3,
Lami® Nectar, Pit Lane, Pit Stop
Geoplant Vivai
S.r.l.
Italia
Privato
Tipologia Big Top; buon adattamento all'ambiente
dell'Emilia-Romagna
Gea, Febe
Daniele Neri
(V. Ossani)
Italia
Privato
Nettarine bianche e gialle tipologia “Big-Top”
Romagna® Big, Romagna® Gold, Romagna® Queen,
Romagna® Top, Romagna® Bright
Montanari
Domenico
Italia
Privato
Buon adattamento all'ambiente dell'Emilia-Romagna,
elevata qualità del frutto
Alma, Alma 2
Serie: “Nectacake®” (nettarine bianche piatte),
“Nectapom®” (nettarine gialle), “Nectarsweet®”
(nettarine dolci), “Regalcake®” (pesche bianche piatte)
S.A.R.L. AGRO
Selection Fruits
(Maillard)
Francia
Privato
Pesche e nettarine bianche e gialle di elevata qualità
gustativa, dolci, piatte, a polpa croccante e consistente
R. Monteux
- Caillet, Plan
d'Orgon
Francia
Privato
Pesche e nettarine bianche e gialle, di sapore dolce
Serie: “Mon”
J.L. Escande e
A. Payre,
Saint-Vite
Francia
Privato
Pesche e nettarine bianche e gialle, di sapore dolce
Serie: “Cristal®” (nettarine bianche), Alix, Corine®,
Karine®
INRA
Francia
Pubblico
Pesche e nettarine piatte, pesche da industria
Serie “Fer” (pesche da industria), “Platy®” (pesche e
nettarine piatte)
Viveros
Provedo
Spagna
Privato
Pesche e nettarine a basso fabbisogno in freddo,
bianche e gialle, polpa duracina e molto soda
Serie: “Extreme®” (elevata consistenza della polpa),
“Fresh®” “Plane®” (pesche bianche e gialle piatte
PSB
Produccion
Vegetale S.L.,
Murcia
Spagna
Privato
Pesche e nettarine a basso fabbisogno in freddo di
bell'aspetto, elevata qualità gustativa e consistenza
della polpa
Serie: “Gar” (nettarine bianche e gialle)
Private
Estensione del calendario di raccolta, basso fabbisogno
in freddo, elevata qualità gustativa del frutto
Serie: “Zincal®” (nettarine gialle a basso fabbisogno
in freddo), “Plawhite®” (pesche bianche a basso
fabbisogno in freddo), “Plagold®” (pesche gialle a
basso fabbisogno in freddo)
Planasa,
Innovation in
Plant varieties
Spagna
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
9
Le pietre miliari
Fig. 2 - Frutti delle varietà “tipo Rich®” che hanno mostrato un buon adattamento alle aree
peschicole del Nord-Est d’Italia. A=Ruby Rich® Zainoar* (-17); B=Earlyrich® Zairiala* (-4); C=Vista
Rich® Zainobe*(-2); D=Conquise (+3); Summer Rich* (+8); Zee Lady®Zaijula*(+11). I numeri in
parentesi indicano l’epoca di maturazione in numero di giorni rispetto a Redhaven (16 luglio nel
Nord-Est d’Italia).
Fig. 3 - Numerosissime le varietà di nettarine a polpa gialla e bianca con tipologia Big Top®
licenziate nel mondo. Il colore delle lettere riportato nelle figure corrisponde al colore della polpa:
A=Magique®Maillarmagie* (+3); B=Garcica* (+4); C=Romagna®Bright* (+16); D=Nectasweet®
28 Nectarperle*(+17) E=Big Bang®Maillara*(-20); F=Big Top® Zaitabo*; G=Honey Blaze* (+4);
H=Honey Kist* (+5); I=Romagna Big®* (+11); L=Alitop* (+12); M=Nectapom® 28 Nectariane*
(+25). I numeri in parentesi indicano l’epoca di maturazione in numero di giorni rispetto a Big Top
(9 luglio nel Nord-Est d’Italia).
sono molto probabilmente da imputare alla riduzione dei fondi pubblici
assegnati al breeding, che ha portato
alla chiusura e/o all’accorpamento di
quelli preesistenti ed al ridimensionamento di quelli rimasti. Attualmente,
i programmi di miglioramento geneti-
10
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
co privati e pubblici che concorrono
all’innovazione varietale di questa
specie sono più di 70 (Iglesias, 2013).
Nella tabella si riporta l’elenco dei
costitutori USA ed europei attualmente più attivi in termini di nuove
introduzioni varietali.
Nella storia del miglioramento genetico del pesco, alcune varietà possono essere considerate pietre miliari, in quanto hanno consentito un salto in avanti in termini di innovazione
rispetto alla situazione precedente la
loro introduzione. La prima di queste
è probabilmente Elberta: quando è
stata licenziata, nel 1889, il panorama varietale mondiale era rappresentato, con poche eccezioni, da pesche
a polpa bianca. Elberta è la prima
di una serie di pesche a polpa gialla che hanno costituito la base della peschicoltura USA di primo ‘900,
innovative perché molto più rispondenti alle esigenze del mercato fresco
e perché dotate di ampia capacità di
adattamento a diversi contesti colturali (Okie et al., 2008). Da Elberta in
poi il colore giallo della polpa diviene dominante rispetto al bianco. Una
seconda pietra miliare è Redhaven, la
migliore della “serie Haven” costituita in Michigan. Redhaven, coltivata
in tutti i principali Paesi peschicoli,
ha apportato un miglioramento netto in termini di requisiti estetici e di
qualità commerciale. Per la sua amplissima adattabilità ambientale, è
stata per decenni, e in alcuni casi lo
è ancora, la varietà di riferimento per
questa specie.
Per la successiva pietra miliare occorre attendere fino agli anni ‘60-70,
quando vengono introdotte le prime
varietà di nettarine. Questa tipologia di frutto presenta caratteristiche
di modernità che le consentono di
conquistare rapidamente il mercato fresco: assenza di tomento, che
ne permette il consumo anche con
la buccia, polpa soda e croccante,
sapore fresco leggermente acidulo.
Nell’ultimo decennio il numero delle
nuove varietà di pesche e nettarine
introdotte è più o meno in equilibrio
(Fig. 1), ma le produzioni di nettarine
mostrano un trend in ascesa più delle
pesche in numerose ed importanti realtà peschicole europee e USA (Iglesias, 2013).
Negli anni ’90, l’azienda privata
californiana Zaiger Genetics Inc. licenzia la pesca gialla Rich Lady, dal
frutto bellissimo, caratterizzato da una
buccia di colore rosso intenso ed esteso, sodo, croccante e con una tenuta
alla maturazione decisamente migliorativa rispetto allo standard varietale
di quel periodo. Il sapore alla matu-
razione è dolce-acidulo, ma gradevole. L’albero è molto vigoroso e di non
facile gestione: la potatura estiva in
questa varietà è uno strumento quasi
indispensabile per contenerne l’eccesso vegetativo e la potatura invernale
di tipo ‘corto’ è utile a contrastare l’allontanamento della fascia produttiva
verso l’esterno della chioma. La precoce colorazione della buccia, che
si estende alla totalità del frutto, può
ingannare il produttore sul reale stadio
di maturazione raggiunto ed indurlo
ad una raccolta anticipata, a discapito della qualità al consumo. Nella
figura 2 sono riportate le principali
cultivar che, per caratteristiche agropomologiche molto simili, si possono
raggruppare all’interno del “gruppo
Rich”, con un calendario di raccolta
ampio, da giugno a settembre. Più o
meno nello stesso periodo compaiono le prime varietà a bassa acidità,
caratterizzate da un sapore dolce o
dolcissimo, determinato non tanto da
un contenuto di zuccheri più elevato
rispetto ai frutti tradizionali, quanto
da una acidità da 2 a 3 volte inferiore, e comunque non superiore ai 70
meq/l (Liverani et al., 1999). Appartengono a questa categoria la pesca
gialla Royal Glory e la nettarina gialla
Big Top, anch’esse ottenute da Zaiger
Genetics, caratterizzate da frutti molto
belli ed estesamente colorati di rosso.
Le due varietà inaugurano due serie
varietali ricchissime di genotipi, che
riproducono abbastanza fedelmente
le caratteristiche agro-pomologiche e
gustative dei due modelli originali, in
qualche caso migliorandoli. Big Top,
in particolare, ha avuto un fortissimo
impatto sull’industria peschicola Europea (Iglesias, 2013). Caratterizzata
dall’ottimo sapore, dolce ma non insipido, e migliorativa per la tenuta del
frutto, che anche se maturo si mantiene sodo sull’albero per 6-7 giorni in
più rispetto ad altre varietà, questa cultivar ha un comportamento produttivo
incostante e necessita di gestione della chioma accurata (Bassi et al., 2009).
Le nettarine tipo Big Top (Fig. 3) sono
quelle maggiormente piantate in Italia,
con un trend all’aumento. Di recente,
sono state licenziate anche varietà a
polpa bianca con frutto dolce a bassa acidità: Magique®Maillardmagie*,
Garcica, Romagna® Red*, Romagna®
Top*, Nectasweet ®28 Nectarperle*,
che manifestano buona tenuta e croccantezza della polpa quasi matura, sapore dolce ed aromatico.
Numerose anche le varietà tipo
12
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
Fig. 4 - Alcune delle numerose varietà “tipo Royal” licenziate negli ultimi anni. A=Royal
Majestic® Zaimajal* (-14;) B=Royal Glory (-9); C=Royal Time (+1); D= Royal Summer® Zaimus*
(+2); E=Grenat® Monafi* (+6); F= Diamond Princess* (+17); G= Royal Lee; H=Royal Pride®
Zaisula*(+35); I=Royal Jim (+35); L=Kaweah® Zainory* (+39). I numeri in parentesi indicano
l’epoca di maturazione in numero di giorni rispetto a Redhaven (16 luglio nel Nord-Est d’Italia).
Fig. 5 - Difetti gravi e tipici dei frutti a forma piatta, che il breeding ha decisamente migliorato
nelle varietà di recente licenziate.
Royal Glory licenziate negli ultimi
20 anni. Nella figura 4 vengono riportate quelle che meglio si adattano ai principali ambienti peschicoli
del Nord-Italia (Berra et al., 2013). La
maggior parte ha sapore dolce, ma
alcune hanno anche un contenuto di
acidità normale. Rispetto alla “serie
Rich”, gli alberi sono meno vigorosi
e più facili da gestire con la potatura.
La pesca di forma piatta non è una
vera e propria novità: già nell’800 e
‘900 le “platicarpe” erano note in
alcune aree peschicole, soprattutto
Fig. 6 - Trend percentuale delle varietà di pesco caratterizzate da sapore dolce o di forma piatta
(tutte con sapore dolce) sul totale delle nuove varietà licenziate nel mondo dal 1980. Elaborato ed
aggiornato al 2012 a partire da: Della Strada e Fideghelli (2011).
in Sicilia e in Spagna, dove erano
state selezionate numerose varietà
locali con queste caratteristiche. Ma
il mercato è storicamente stato poco
incline verso questo tipo di prodot-
to, di facile deterioramento e ricco
di difetti pomologici molto gravi (Fig.
5). Nel 1980 viene licenziata Stark
Saturn, che possiamo considerare il
riferimento per la tipologia di frutto
piatto, anche se, intorno agli anni
2000, nel mercato cominciano ad
arrivare pesche di forma piatta dalle caratteristiche merceologiche più
competitive e idonee alle richieste
del mercato. Le serie UFO ® (CRA,
Roma), Regalcake® (ASF, Francia), Platy® (INRA, Francia) e Plane®
(Provedo, Spagna) sono oggi quelle
più diffuse e conosciute dai peschicoltori. La Spagna è il primo Paese
europeo a riconoscere (e trarne un
significativo vantaggio economico)
le potenzialità di mercato di queste
tipologie, che oggi occupano una
quota del 14% circa del mercato peschicolo spagnolo (Iglesias, 2013) Il
successo tributato a questa tipologia pomologica, ed in generale alle
pesche tonde di sapore subacido, è
riflesso anche nel numero crescente
di nuove varietà con questi tratti immesse sul mercato, in costante ascesa negli ultimi 10 anni (Fig. 6).
Le sfide future
Certamente i breeder ci offriranno in futuro altre pietre miliari, anche se è molto difficile immaginare
che le nuove varietà possano avere
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
13
caratteri innovativi tali da eguagliare il successo mondiale riportato a
suo tempo da Redhaven ed Elegant
Lady. Dal punto di vista estetico, i
livelli raggiunti sono già eccellenti
e la maggior parte delle varietà neointrodotte é caratterizzata da frutti di
buona pezzatura, forma regolare e
sovraccolore rosso molto esteso. È
pertanto probabile che la sfida delle
innovazioni si giocherà su un piano
diverso da quello strettamente estetico. Le nuove varietà dovranno essere
dotate di ampia adattabilità ambientale, soprattutto alla luce dei cambiamenti climatici in atto. In molti
Paesi europei si è registrato un aumento delle temperature e la tendenza ad una ulteriore intensificazione
del fenomeno. L’anticipo dell’epoca di fioritura, conseguente a temperature più elevate nelle settimane
che precedono questa fase fenologica, può esporre gli organi fiorali e i
giovani frutti ai danni da ritorni di
abbassamenti termici al di sotto di 0
°C, frequenti a fine inverno.
Nonostante il notevole miglioramento della tenuta rispetto al passato, pesche e nettarine sono ancora
frutti con una vita commerciale molto breve. Una delle sfide presenti e
future per i breeder sarà quella di
prolungare la tenuta del frutto maturo sull’albero e la durata di vita dopo la raccolta. In tal senso, un ruolo
strategico potrà essere giocato dalle
pesche e nettarine di tipologia ‘stony
hard’, a lunga tenuta di maturazione,
carattere associato all’incapacità del
frutto di emettere etilene in fase di
maturazione (Haji et al., 2001). Questa peculiarità fisiologica fa sì che
durante la maturazione il frutto ‘stony hard’ vada incontro ad un calo di
consistenza della polpa molto lento
e di entità limitata (Fig. 7). Osservazioni preliminari condotte su alcune
selezioni avanzate del breeding del
CRA-FRF di tipo ‘stony hard’ hanno evidenziato che, se non sopraggiungono marciumi, i frutti possono
restare sull’albero per oltre un mese
dall’inizio della maturazione, con caratteristiche estetiche ed intrinseche
pressoché inalterate.
Ma, probabilmente, la sfida più
difficile sarà quella di ottenere varietà tolleranti o resistenti alle numerose avversità biotiche che colpiscono il pesco. Questo risultato consentirebbe di contenere le perdite
di prodotto, di ridurre il numero di
trattamenti fitosanitari e di rendere
14
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
Fig. 7 - Perdita di consistenza della polpa dei frutti sull’albero nella selezione ‘stony hard’
CRA-FRF1679 del CRA-FRF e nella varietà O’Henry, a polpa tradizionale. In entrambi i genotipi
i campionamenti sono iniziati quando la produzione sull’albero aveva raggiunto la maturazione
commerciale (durezza al penetrometro circa 6 kg), ma la perdita di consistenza è molto più veloce
in ‘O Henry.
disponibile per il consumatore frutti
più salubri. La resistenza è spesso un
obbiettivo difficile e gravoso da conseguire in termini di tempo e denaro
e la specie pesco spesso non possiede fonti di resistenza ad avversità temibili, quali ad esempio la Monilia o
il virus della sharka. La resistenza, in
molti casi, è stata riscontrata in specie di Prunus affini al pesco, come il
mandorlo o il P. davidiana, che non
avendo giovato dello stesso processo
di selezione migliorativa attuata nel
pesco hanno caratteristiche pomologiche e commerciali scarse o scarsissime (Liverani et al., 2011). Se, dunque, l’ottenimento di nuove varietà
in questa specie richiede mediamente una decina di anni, l’ottenimento
di varietà che combinino l’elevato
standard qualitativo e merceologico
con la elevata tolleranza o resistenza
di altre specie di Prunus è un processo molto più lungo e complesso, nel
quale oggi sono impegnati in prima
linea prevalentemente breeder pubblici. Per tutte queste ragioni, è strategico che i ricercatori impegnati in
queste attività possano usufruire di
sostegni finanziari adeguati e stabili
nel tempo.
BIBLIOGRAFIA
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caso di studio?. Atti VI Convegno Nazionale sulla Peschicoltura Meridionale, Caserta
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market cultivar development. In: The
Peach. Botany, Production and Uses. Ed.
Layne D.R. and Bassi D., pagg. 615.
Tecnica
SPECIALE PESCO
Il genoma, uno strumento per il moderno
miglioramento genetico delle drupacee
ELISA VENDRAMIN - SABRINA MICALI - MARIA TERESA DETTORI - IGNAZIO VERDE
Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA) – Centro di Ricerca per la Frutticoltura di Roma
La disponibilità della sequenza
del genoma del pesco fornisce
utilissime informazioni per lo
sviluppo di una moderna attività
di breeding i cui obbiettivi non
sono solo quelli di ottenere
varietà agronomicamente
valide, ma anche quelli di
ridurre tempi e costi del
processo selettivo.
L
a possibilità di ottenere la sequenza completa del genoma di un
organismo è il principio fondante
della genomica. L’accesso alla sequenza completa del genoma e la comprensione di come i geni sono organizzati
e codificati al suo interno è un passaggio cruciale per la comprensione dei
meccanismi biologici che definiscono
il concetto di qualità delle produzioni agroalimentari. Dall’inizio del nuovo millennio la possibilità di guardare all’intera sequenza del genoma ha
aperto la strada verso nuove strategie
(genotipizzazione attraverso il sequenziamento, ri-sequenziamento) per il
miglioramento genetico ed ha accelerato quelle consolidate, come il miglioramento genetico assistito da marcatori
(“Marker Assisted Breeding” o MAB).
Nel 2013 l’International Peach Genome Initiative (IPGI), consorzio internazionale coordinato dal CRA - Centro
di Ricerca per la Frutticoltura di Roma, ha pubblicato sulla rivista Nature
Genetics (Verde et al., 2013) i risultati
del sequenziamento del genoma del
pesco (Prunus persica L. [Batsch]). La
sequenza è stata ottenuta analizzando un genotipo di-aploide derivante
della cultivar Lovell utilizzando l‘approccio “Whole Genome Shotgun”
16
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
(WGS). In totale la copertura ottenuta,
definita come il numero di volte che
una data posizione è stata sequenziata, è pari a 8,47 volte. Il genoma del
pesco (Peach v1.0) è composto da 234
“scaffold”, lunghi frammenti di DNA la
cui sequenza viene ricostruita in base
alla sovrapposizione delle estremità
di frammenti più corti, la cui dimensione totale è pari a 224,6 Mb (milioni
di basi). Quaranta “scaffold” sono stati
assegnati agli 8 cromosomi della specie, attraverso l’individuazione al loro
interno di 827 marcatori molecolari
localizzati su una versione aggiornata
della mappa di associazione di riferimento del genere Prunus (Direlwanger
et al., 2004). La porzione mappata sui
cromosomi nella versione Peach v1.0
(40 scaffold) corrisponde a 215,9 Mb
(96.1%) mentre l’89.6% del genoma
(201,2 Mb) ha anche un orientamento
noto. La frazione di sequenze ripetute nel genoma del pesco è pari a circa
il 30%, significativamente più bassa
rispetto ad altre specie (per esempio
il mais), a riprova del fatto che la dimensione dei genomi vegetali dipende
direttamente da questa porzione genomica. All’interno del genoma sono stati
individuati circa 28.000 geni, numero
molto simile a quello ottenuto in vite
e nella specie modello Arabidopsis,
mentre è circa la metà rispetto a melo e
pioppo. Questo dato è congruente con
la teoria secondo le ultime due specie
sono state soggette ad una ‘recente’
duplicazione completa del genoma avvenuta dopo la loro separazione dalle
altre specie.
Diversità genetica e processo
di domesticazione
Un genoma può raccontare molte cose; in esso sono ben visibili le
tracce dell’evoluzione della specie e
dell’azione esercitata dall’uomo sulla
diversità genetica durante i processi
di domesticazione e diversificazione.
Una parte preponderante dello studio
sul genoma del pesco ha riguardato
l’analisi della diversità genetica all’interno della specie coltivata e tra questa
e le specie affini, mettendo l’accento
sugli effetti che i processi di domesticazione, dispersione e miglioramento
genetico moderno hanno avuto sulla
biodiversità della specie. Tramite il risequenziamento su una piattaforma Illumina di 11 accessioni di pesco (con
origini orientali e occidentali) sono stati individuati, all’interno della specie,
circa 1 milione di varianti genetiche a
singolo nucleotide (“Single Nucleotide
Polymorsphism” o SNP, la classe più
ampia di marcatori molecolari). L’analisi ha permesso di stabilire che Prunus
ferganensis non è una specie diversa
da Prunus persica (Fig. 1), ma probabilmente un genotipo intermedio ottenuto
durante il processo di domesticazione
del pesco. Il confronto della diversità nucleotidica tra specie selvatiche
(P. davidiana, P. kansuensis e P. mira)
e le accessioni orientali e occidentali
di pesco ha permesso di evidenziare
una drastica perdita di variabilità nella
specie coltivata individuando due principali colli di bottiglia (“bottleneck”):
uno legato alla domesticazione originaria avvenuta in Cina circa 4-5000
anni fa e un secondo che ingloba la
perdita di diversità avvenuta durante la
dispersione della specie verso occidente (iniziata agli albori dell’era cristiana)
e l’attività di miglioramento genetico
avvenuta in tempi più recenti. Questa
perdita di variabilità ha portato alla fissazione di aplotipi (serie di alleli trasmessi in blocco) che si estendono per
lunghi tratti cromosomici. Il confronto
con le specie selvatiche di pesco (P.
davidiana, P. kansuensis, P. mira) ha
Fig. 1 - Albero filogenetico ottenuto dall’analisi degli SNP individuati nei genomi delle 11 accessioni di P. persica studiate (Verde et al., 2013).
L’albero mette in evidenzia le relazioni esistenti tra le accessioni consentendo l’individuazione di 3 raggruppamenti (“cluster”) riconducibili alla storia
evolutiva della specie coltivata.
consentito di individuare altri 2 milioni
di varianti genetiche tra la specie coltivata e le specie selvatiche.
Come è noto le specie diploidi appartenenti al genere Prunus mostrano
una elevata sintenia e colinearità, tanto
da potersi considerare come un’unica entità genetica (Dirlewanger et al.,
2004). Pertanto, l’ottenimento della
sequenza del genoma del pesco si sta
dimostrando uno strumento valido per
il miglioramento genetico delle drupacee. Inoltre, potrà essere utilizzato anche per specie selvatiche affini come P.
davidiana, portatrici di geni di resistenza per diverse patologie, prima fra tutte
quella alla Sharka.
Alla ricerca dei geni candidati
Dalla data del rilascio pubblico del
genoma (aprile 2010) ad oggi numerosi lavori scientifici hanno utilizzato la
sequenza come punto di partenza per
l’individuazione di geni responsabili di
caratteri monogenici e poligenici (QTL)
nelle drupacee. L’approccio dei geni
candidati consente l’identificazione
dei geni, detti appunti candidati, che
controllano un determinato carattere
e la loro successiva validazione (per
esempio attraverso incroci controllati).
L’identificazione dei geni responsabili
di un determinato carattere consente di
disegnare, in base alla sequenza, dei
marcatori molecolari diagnostici per la
selezione ed il miglioramento genetico
assistito. La possibilità di selezionare
precocemente i semenzali portatori di
caratteri scelti è di estremo interesse
specialmente nelle piante arboree poiché consente di accorciare i tempi e di
abbassare i costi per l’ottenimento di
nuove varietà. In ciliegio sono state individuate due regioni geniche che controllano la pezzatura del frutto e, grazie
al confronto fra queste e la sequenza
del genoma del pesco, sono stati identificati due geni candidati; questi sembrano essere responsabili anche in pomodoro della dimensione del frutto. In
totale cinque varianti sono state isolate
e mappate in ciliegio (De Franceschi
et al., 2013). Queste varianti sono dei
marcatori potenzialmente utili per la
selezione precoce di semenzali di ciliegio per la dimensione del frutto.
Una delle patologie più gravi che
affligge le produzioni frutticole è il
Plum Pox Virus (PPV) l’agente eziologico della Sharka. Dal confronto fra il genoma del pesco e una regione genomica di albicocco, all’interno della quale
era stato precedentemente localizzato
un fattore di resistenza, sono stati identificati tre marcatori microsatelliti che
hanno chiaramente discriminato fra
genotipi suscettibili e resistenti con
differenti origini genetiche (Soriano et
al., 2012). La disponibilità di questi
strumenti permetterà di selezionare le
piante suscettibili prima della comparsa dei sintomi.
Uno studio approfondito per identificare i fattori che determinano l’epoca
di maturazione in pesco, ciliegio ed
albicocco ha permesso di individuare diverse regioni genomiche (QTL).
Questi QTL si sono dimostrati stabili
nel tempo e quindi poco influenzati
dalle condizioni ambientali. In pesco,
una regione del cromosoma 4 è stata
analizzata utilizzando le informazioni
provenienti dalla sequenza portando
all’identificazione di un gene candidato appartenente alla famiglia dei NAC
all’interno del quale è stata identificata una inserzione di 9 nucleotidi che
è probabilmente la responsabile della
maturazione precoce (Pirona et al.,
2013). Anche in questo caso questa
informazione può essere prontamente
utilizzata per selezionare semenzali
con differenti epoche di maturazione.
Sono stati anche individuati i geni
responsabili di tre caratteri monogenici
in pesco: il colore della polpa, la tomentosità dell’epidermide ed il portamento colonnare (Fig. 2). Per ciò che
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
17
PpeMYB25 viene interrotto dall’inserzione di un elemento trasponibile che
causa la perdita di funzionalità della
proteina da questo codificata, portando
all’assenza di tricomi sull’epidermide
del frutto. Un marcatore molecolare è
stato disegnato in base alla sequenza e
permette di identificare precocemente
le pesche rispetto alle nettarine (Vendramin et al., 2014).
Approcci genomici
Fig. 2 - Fenotipi di pesco controllati da un gene singolo la cui individuazione è stata possibile
grazie alla sequenza del genoma di pesco (Peach v1.0). A: colore della polpa (bianco dominante,
giallo recessivo). B: portamento (habitus standard dominante; habitus colonnare recessivo).
C: tomentosità dell’epidermide (pesco dominante, nettarina recessivo).
riguarda il colore della polpa sono state individuate tre mutazioni a carico
del gene PpCCD4 responsabile della
degradazione dei carotenoidi (la cui
azione conferisce il colore bianco);
queste mutazioni inattivano l’azione di
degradazione portando alla formazione di pesche a polpa gialla (Falchi et
al., 2013; Adami et al., 2013). È stato
anche identificato, grazie al confronto
con il genoma del pesco, il gene responsabile del portamento colonnare
18
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
(PpeTAC1), in particolare l’inserimento
all’interno del gene di una sequenza
ripetuta (GAT)7 comporta una modificazione significativa della proteina e
conseguentemente del suo funzionamento (Dardick et al., 2013). Infine,
recentemente, è stato identificato il
gene responsabile del carattere pesco/
nettarina attraverso lo studio dei geni contenuti nella regione genomica
all’interno della quale era stato localizzato il carattere. Nelle nettarine il gene
La disponibilità della sequenza di
una specie consente anche di attuare
degli approcci genomici. In questo caso il genoma viene studiato nella sua
interezza analizzando contemporaneamente migliaia di marcatori molecolari
contemporaneamente al fine di creare
una complessa rete di informazioni.
Queste sono essenziali se si vuole effettuare il miglioramento genetico molecolare. L’obbiettivo finale è quello di
identificare le migliori combinazioni
genotipo/geni (“aplotipi”) per un determinato fenotipo. La disponibilità della
sequenza del genoma del pesco, unita
alle recenti innovazioni in campo tecnologico riguardanti il sequenziamento massivo, hanno portato alla costruzione di uno strumento molto potente
l’IPSC 9K peach SNP array v1 (Verde
et al., 2012) nato dagli sforzi dell’International Peach SNP Consortium. Su
un vetrino, la cui superficie è di pochi
centimetri quadrati (Fig. 3), sono fissati
8.144 marcatori molecolari che identificano polimorfismi singoli di sequenza
(SNP); questi marcatori sono stati scelti in modo da coprire uniformemente
tutto il genoma e ricadono tutti nella
porzione codificante (la frazione genica che codifica per le proteine). Utilizzando il genoma del pesco è stato costruito un “array” anche per il ciliegio,
in questo caso 6.000 marcatori sono
stati posizionati sul vetrino (Peace et
al. 2012). Utilizzando l’IPSC 9K peach
SNP array v1 sono state caratterizzate
diverse popolazioni segreganti nel tentativo di dissezionare alcuni caratteri
poligenici come la resistenza a Xanthomonas arboricola pv. pruni (Yang et al.,
2013) e gli aromi in pesco (Eduardo et
al., 2013). Con questi studi sono state
individuate diverse regioni genomiche
che poi potranno essere analizzate più
finemente al fine di individuare i geni
candidati responsabili sui quali disegnare dei marcatori molecolari da utilizzare nella selezione e nel breeding
assistito. Questi strumenti sono attualmente utilizzati nell’ambito di Progetti
Fig. 3 - IPSC 9K peach SNP array v1: su questo vetrino di pochi centimetri quadrati sono fissate 8.144 varianti genetiche di pesco (SNP).
internazionali come RoseBREED (USA)
e FruitBreedomics (Ue) con lo scopo
di individuare le regioni genomiche
coinvolte nel controllo di importanti
caratteri agronomici mediante approcci “Whole Genome” come il “Genome
Wide Association Studies” (GWAS).
Un’altra possibilità offerta dalla
disponibilità del genoma del pesco è
quella di poter efficacemente applicare la tecnica del “Genotyping-bySequencing” (GBS). Questa metodica
consente contemporaneamente di
individuare marcatori molecolari e
testarli su popolazioni segreganti e/o
collezioni di germoplasma per valutare la loro effettiva associazione con
i caratteri di interesse (Poland e Rife,
2012). Questa procedura permette un
notevole risparmio di tempo e di risorse economiche aumentando allo stesso tempo la potenza ed il livello informativo dell’analisi poiché consente
di individuare quali genotipi possono
essere più efficacemente introdotti nei
diversi programmi di miglioramento
genetico. Utilizzando la tecnica del
GBS sono stati dissezionati i caratteri
data di fioritura e fabbisogno in freddo
in diverse popolazioni di pesco (Bielenberg, 2013). Inoltre, è stato effettuato un studio in albicocco, su popolazioni segreganti ed una collezione
di germoplasma, teso a caratterizzare
le diverse fonti di resistenza a Sharka
al fine di individuare quella più solida
e stabile nel tempo (Decroocq, 2014).
Conclusioni
La disponibilità della sequenza del
genoma del pesco unita alla possibilità
di avere dei potenti strumenti genomici ha fornito e fornirà l’opportunità di
colmare la distanza fra la genomica ed
il miglioramento genetico non solo in
pesco, ma in tutte le specie appartenenti al genere Prunus. Dalla sua da-
ta di pubblicazione, più di 50 articoli
scientifici citano il genoma del pesco
in quanto strumento essenziale per la
comprensione di tutti i meccanismi fisiologici della pianta. Queste informazioni sono essenziali per lo sviluppo di
un moderno miglioramento genetico i
cui obbiettivi sono, non solo quello di
ottenere varietà agronomicamente valide, ma anche di ridurre tempi e costi
in relazione ai notevoli mutamenti ambientali che sono ormai evidenti.
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and is a member of a functionally conserved
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Yang N. et al., 2013. Mapping quantitative trait
loci associated with resistance to bacterial
spot (Xanthomonas arboricola pv. pruni)
in peach. Tree Genetics & Genomes, 9(2):
573–586.
SUMMARY
Since its publication in 2013, the high quality
genomic sequence of peach (Peach v1.0), with
about 28,000 genes annotated, is being used as a
basic tool for different purposes: from the study of
genetic diversity within the whole genus Prunus,
to the characterization and isolation of genes involved in key processes related to relevant agronomic traits, and for the application of Marker
Assisted Breeding (MAB). The resequencing of
a panel of eastern and western cultivated peach
varieties and wild species has led to the identification of about 1 million molecular markers
(SNPs) and has shown a lower level of variability
within the cultivated peaches compared to the
wild relatives. The Peach v1.0 assembly is being
used worldwide in candidate gene approaches
for the identifi cation of genes involved in monogenic and polygenic (QTL) traits, not only in
peach, but also in other stone fruit species. Another valuable resource coming from the peach
genomic sequence is the IPSC 9k array , containing about 9,000 SNP markers in peach and the
6,000 SNP markers array in cherry, which can
be screened at one time in genome-wide approaches. The fi nal goal of all these approaches is
to identify the best genotype/genes (haplotypes)
combinations for a given phenotype.
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
19
Tecnica
SPECIALE PESCO
Innovazione varietale: prospettive
e criticità in attesa di certezze
LORENZO BERRA - DAVIDE NARI - SILVIO PELLEGRINO
CReSO – Centro di Ricerca e Sperimentazione per l’Ortofrutticoltura piemontese - Cuneo
I risultati sperimentali
consentono di affermare che
una decina di nuove cultivar
risponde ai requisiti qualitativi
richiesti dal mercato e alle
performance agronomiche
necessarie in campagna in
misura superiore rispetto allo
standard varietale oggi diffuso.
Le verifiche fatte in pieno
campo attraverso gli “impianti
pilota” consentono di chiudere
il percorso sperimentale
riducendo al minimo i rischi per
tutti gli operatori della filiera.
L’
innovazione varietale nel pesco
non è percepita dal consumatore al pari di altra frutta; con
le novità semplicemente aumentano le
percentuali di frutti con le caratteristiche
desiderate: dolcezza, estensione del colore, calibro, ecc. Oppure migliorano gli
aspetti agronomici: facilità di gestione
dell’albero, produttività, rusticità e tolleranza alle malattie, ecc. Le regioni della
Pianura Padana, pertanto, sono obbligate ad adottare una strategia di costante
adeguamento varietale per aumentare la
percentuale di frutti di prima scelta, che
corrispondano agli ideotipi più apprezzati dal consumatore (Bassi et al., 2012).
Di seguito si riportano i principali criteri che guidano la selezione delle varietà da proporre alla filiera.
Frutto: forma tondeggiante, regolare
con buona pezzatura. Estesa e precoce
sovraccolorazione della buccia, polpa
fondente, succosa a lento intenerimento che garantisca un’ampia finestra
Attività svolta nell’ambito del Programma di ricerca
in frutticoltura e orticoltura della Regione Piemonte
20
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
di raccolta e un’adeguata “shelf-life”.
Elevati parametri qualitativi dei frutti
(alto tenore in solidi solubili, equilibrata acidità), che permettano sufficienti
margini di manovra nelle annate climaticamente sfavorevoli, rendendo piacevolmente edibile la polpa anche quando
la maturazione fisiologica non è ancora
completata.
Albero: di facile gestione con buona
attitudine al naturale rinnovo vegetativo garantito da legno di buona qualità,
equilibrato vigore.
Adattabilità ambientale: cultivar che
garantiscano elevata e costante produttività. Le maglie della selezione varietale
sono più strette negli areali settentrionali,
dove freddo invernale e gelate primaverili richiedono una attenta verifica della
fenologia.
Resistenza/tolleranza alle avversità
biotiche: è la nuova frontiera dei più recenti programmi di miglioramento genetico con l’obiettivo di inserire una o più
resistenze nello stesso genotipo (Liverani
et al., 2012).
Per soddisfare questa domanda d’innovazione le stazioni sperimentali regionali come il CReSO sono impegnate
in un’intensa attività di “scouting”, per
introdurre nel ciclo di valutazione le numerose cultivar – spesso in forma di selezioni pre-commerciali – che il miglioramento genetico produce a livello internazionale. Rinnovare tempestivamente il
paniere varietale è un fattore di competitività per un gruppo commerciale, per
una regione o per l’intero sistema Paese.
Per questo, appare importante che le Regioni e il Mipaaf proseguano l’esperienza
positiva del Progetto “Convar”, attivando
una rete nazionale di centri sperimentali
che fornisca informazioni affidabili per
l’innovazione varietale della peschicoltura italiana (Berra et al., 2013). Presso il
centro sperimentale del CReSO a Manta (Cn) sono attualmente in prova oltre
Fig. 1 - Albero con habitus problematico:
legno “flessibile”, difficoltà di rinnovo
vegetativo e precoce esaurimento delle
formazioni fruttifere.
300 nuove cultivar/selezioni introdotte
nell’ultimo quinquennio. Tra i materiali
in osservazione si presentano di seguito i
risultati di oltre cinquanta cultivar (Tabb.
1 e 2), scelte tra quelle di cui si dispone
di almeno un triennio di dati (2011-13).
I rilievi concernono fenologia, caratteristiche qualitative (RSR, acidità) ed estetiche (calibro, colorazione dell’epicarpo,
ecc.). Si presentano inoltre nei box i profili di alcune tra le più promettenti.
Parametri fenologici e vegetativi
Nelle tabelle 1 e 2 sono riportate le
epoche di germogliamento (stadio C secondo Baggiolini), fioritura (inizio fioritura: 10% dei fiori aperti) e maturazione,
espresse come differenza in giorni di anticipo o ritardo rispetto al testimone Big
Top.
TAB. 1 - FENOLOGIA E PARAMETRI ANALITICI DELLE NETTARINE IN OSSERVAZIONE PRESSO IL CRESO; MEDIA TRIENNIO 2011-13
(IN GIALLO LE CULTIVAR “TESTIMONI”; TRA PARENTESI L’EDITORE)
Germogliamento
± Big Top
Nettarine a polpa gialla
Fioritura
± Big Top
Maturazione
± Big Top
Sovraccolore
(%)
Calibro
(mm)
RSR
(°Brix)
Acidità
(meq/100ml)
Alitop* (5)
3
0
14
89
76
11,5
7,4
Big Haven® Honey Haven* (4)
-5
1
-5
94
71
10,0
15,3
Big Top® Zaitabo* (4)
2
0
0
93
70
11,5
7,7
Carene® Monecar* (7)
-6
-2
-9
96
69
12,4
6,5
Diamond Ray* (7)
2
0
15
91
74
13,3
15,4
Extreme® June (6)
-1
4
-5
96
60
11,6
5,0
Extreme® Red (6)
-2
4
2
95
73
13,7
8,1
Gea* (2)
1
1
14
93
77
11,1
9,0
Gran Bright* (7)
0
-1
23
72
70
10,3
12,3
10,1
Grand Candy* (7)
1
2
34
85
72
10,4
Grand Sweet* (7)
1
0
24
84
71
11,4
6,6
Honey Fire* (4)
-1
-1
3
95
73
10,7
9,1
Monrené* (7)
-2
-1
24
94
71
10,2
6,0
Monroi* (7)
-7
-2
12
97
81
14,3
7,6
Montica* (7)
-6
-1
8
99
63
12,9
5,3
Nectapom® 28 Nectariane* (10)
1
0
16
90
76
11,1
5,6
Nectapom® 29 Nectareine* (10)
1
-1
21
80
73
11,7
5,1
Nectapom® 32 Nectagala* (10)
1
-1
39
82
74
11,3
5,6
Orine® Monerin* (7)
2
1
36
94
73
10,1
9,0
12,4
Orion* (5)
0
1
35
71
76
10,4
Pit Lane® (3)
-5
-1
12
98
70
12,3
6,7
Pit Stop® (3)
-5
0
20-25
98
71
11,8
5,9
Rebus 038* (11)
2
4
10
98
70
12,5
7,9
Romagna® Queen* (9)
Nettarine a polpa bianca
-1
1
30
92
78
11,8
4,9
Germogliamento
± Big Top
Fioritura
± Big Top
Maturazione
± Big Top
Sovraccolore
(%)
Calibro
(mm)
RSR
(°Brix)
Acidità
(meq/100ml)
-4
3
38
82
75
14,9
5,7
Extreme® Moon (6)
Magique® Maillarmagie* (1)
-3
2
7
91
74
10,5
6,9
Majestic Pearl* (7)
-13
-2
33
95
73
12,9
5,7
Monicop* (7)
-10
5
10
97
72
14,4
7,4
Nectarlove* Nectasweet® (10)
1
10
21
93
69
13,2
6,1
Romagna® Red* (9)
-1
-3
-7
95
70
11,8
6,1
Romagna® Top* (9)
1
5
12
96
76
13,4
4,2
Sandine® Monrun* (7)
-2
8
30
94
71
9,8
4,9
(1) Euro-Pépinières (Francia)
(2) Vivai Geoplant (Italia)
(3) A. Minguzzi (Italia)
® Marchio registrato
(4) International Plant Selection (Francia)
(7) Star Fruits® (Francia)
(5) CRA - Centro per la Ricerca in Frutticoltura (Italia) (8) Cep Innovation (Francia)
(6) Vivai Provedo (Spagna)
(9) Ossani (Italia)
* Protezione brevettuale
Tra le precoci si segnalano le nettarine Carene®, Monroi* e Montica*, che
presentano un anticipo di 6/7 giorni
rispetto a Big Top. I casi limite riguardano le nettarine bianche Majestic Pearl* e Monicop*, con rispettivamente
13 e 10 giorni di anticipo. Differenze
significative interessano anche le pesche a polpa bianca Star Princess* e
Maura* (-7) e la platicarpa Platimoon*
(-8). Questi genotipi presentano un elevato profilo di rischio rispetto a ritorni
di freddo primaverili. Tra le pesche a
polpa gialla non si registrano anticipi
significativi.
Su alcune nettarine, meno frequentemente su pesco, si osservano difficoltà di
rinnovo vegetativo, precoce esaurimento
delle formazioni fruttifere e scarsa “qualità del legno”. Presentano rami misti di
debole vigore, sottili, che flettono sotto
il minimo peso (Fig. 1), penalizzando
fortemente la pezzatura e la qualità globale dei frutti e impedendo il rinnovo
dei rami misti per l’anno successivo. Si
tratta di caratteri poco evidenti alle prime
produzioni, che richiedono verifiche più
approfondite in pieno campo. Questo
comportamento ipoteca fortemente l’equilibrio vegeto-produttivo del pescheto
(10) Agro Selection Fruits (Francia)
(11) ASTRA - innovazione e sviluppo (Italia)
e spesso viene sottovalutato in virtù delle
buone “performance” pomologiche.
Parametri chimico-fisici
I dati sono riportati nelle tabelle 1 e 2.
Il RSR è compreso tra 10 e 14,9 °Brix. Si
tratta di valori tendenzialmente bassi se
confrontati con quelli di regioni climaticamente più favorevoli, che evidenziano
oggettivamente una delle criticità della
peschicoltura nelle aree settentrionali. Le
figure 2, 3 e 4 evidenziano graficamente
il valore crescente di acidità titolabile e
la distinzione delle cultivar in classi funFRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
21
TAB. 2 - FENOLOGIA E PARAMETRI ANALITICI DELLE PESCHE IN OSSERVAZIONE PRESSO IL CRESO; MEDIA TRIENNIO 2011-13 (IN GIALLO
LE CULTIVAR “TESTIMONI”; TRA PARENTESI L’EDITORE)
Germogliamento
± Big Top
Fioritura
± Big Top
Maturazione
± Big Top
Sovraccolore
(%)
Calibro
(mm)
Bright Lady® Bradyla* (7)
1
3
23
86
75
11,3
11,7
Extreme® Sweet (6)
-5
7
18
93
79
11,1
4,9
Fresh® Red (6)
-5
1
-14
96
73
11,9
15,0
Princess Time* (7)
-1
-3
-16
88
77
10,7
12,9
Rome Star*
-5
1
24
93
74
11,0
10,7
Royal Jim® Zaigadi* (4)
-2
0
41
86
78
11,1
9,5
Royal Lee® Zaipela* (4)
2
3
18
85
73
11,8
5,2
Royal Majestic® Zaimajal* (4)
-3
3
-3
98
74
10,0
13,4
Royal Pride® Zaisula* (4)
-3
2
27
93
77
10,7
3,2
Royal Summer® Zaimus* (4)
1
1
10
89
75
10,6
6,1
Royal Time® Zairetop* (4)
-5
1
6
92
76
10,2
13,3
Ruby Rich® Zainoar* (4)
-2
0
-10
93
74
10,2
13,8
Crispdelice Sun* Tonicsun® 31 (10)
0
0
36
81
74
10,2
4,5
Vista Rich® Zainobe* (4)
-2
1
5
94
77
10,9
13,1
Germogliamento
± Big Top
Fioritura
± Big Top
Maturazione
± Big Top
Sovraccolore
(%)
Calibro
(mm)
RSR
(°Brix)
Acidità
(meq/100ml)
Fresh® Lady (6)
-1
7
38
77
74
11,5
8,4
Pesche a polpa gialla
Pesche a polpa bianca
Acidità
RSR (°Brix) (meq/100ml)
Maura® Zaifisan* (4)
-7
0
3
94
75
12,0
13,2
Onyx® Monalu* (7)
-1
2
-6
91
72
9,5
15,4
Star Princess® Braprin* (7)
-7
-1
37
87
76
11,8
6,3
Sweetreine* Tonicsweet® (10)
2
2
27
92
77
10,3
3,8
Germogliamento
± Big Top
Fioritura
± Big Top
Maturazione
± Big Top
Sovraccolore
(%)
Calibro
(mm)
RSR
(°Brix)
Acidità
(meq/100ml)
Flatbeauti* Regalcake® (10)
-5
2
8
93
73
12,4
4,2
Flatbella* Regalcake® (10)
-6
1
-3
83
70
12,5
3,5
Plane® Delicius (6)
-2
4
21
84
76
12,3
3,5
Plane® Gold (6)
-1
4
31
62
73
13,7
2,8
Platifirst* (8)
-2
-2
-7
86
66
12,5
2,4
Platifun* (8)
-5
2
8
93
73
14,6
4,4
Platimoon® (8)
-8
1
32
85
71
12,4
2,7
Pesche piatte
(1) Euro-Pépinières (Francia)
(2) Vivai Geoplant (Italia)
(3) A. Minguzzi (Italia)
® Marchio registrato
(4) International Plant Selection (Francia)
(7) Star Fruits® (Francia)
(5) CRA - Centro per la Ricerca in Frutticoltura (Italia) (8) Cep Innovation (Francia)
(6) Vivai Provedo (Spagna)
(9) Ossani (Italia)
* Protezione brevettuale
zionali che vanno dalle sub-acide alle
molto acide, secondo la classificazione
di Iglesias-Echeverria: sub-acida/molto
dolce <5 meq/100ml; dolce/semidolce
5÷9; equilibrata 9÷12; acida 12÷15 e
molto acida >15 (Iglesias et al., 2012).
Fra le nettarine a polpa gialla, la maggior parte delle cultivar è compresa nelle
classi molto dolce e dolce. Grand Candy* è l’unica equilibrata, mentre i testimoni “tradizionali” Orion* e Diamond
Ray* si classificano come acide insieme
a Grand Bright*. Da notare il dato estremo di Big Haven®, molto acida. Nelle
nettarine a polpa bianca tutte le cultivar
sono comprese nelle classi molto-dolce
e dolce. La situazione è differente per
le pesche a polpa gialla dove le varietà
comprese nelle classi sub-acido e dolce
sono meno della metà. Interessante la
22
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
situazione delle pesche piatte che appartengono tutte alla classe sub-acida, con
un tenore zuccherino al di sopra di 12
°Brix.
In merito alla durezza della polpa,
la figura 5 evidenzia il comportamento
di tre nettarine con polpa a lento intenerimento. I dati mostrano una graduale e lenta decrescita della durezza della
polpa, che passa da 5,3 a circa 4 kg in
una decina di giorni. Questo conferma
i rilievi di pieno campo e di magazzino
dove si sono distinte per l’elevata tenuta
di maturazione in pianta e nei processi
post-raccolta.
Qualità estetica
L’estensione del sovraccolore ha
raggiunto livelli ragguardevoli nei mate-
(10) Agro Selection Fruits (Francia)
(11) ASTRA - innovazione e sviluppo (Italia)
riali più recenti. Tra le nettarine a polpa
gialla soltanto Gran Bright* è al di sotto
dell’80%, come la cultivar di riferimento
Orion*. Nelle nettarine a polpa bianca lo
standard è ancora più elevato con tutte le
accessioni oltre l’80%. Analoga situazione per le cultivar a polpa gialla, mentre
nelle polpa bianca soltanto Fresh®Lady
risulta al di sotto dell’80%. L’andamento
si ripropone anche nelle pesche piatte,
dove soltanto Plane®Gold, l’unica del
gruppo a polpa gialla, raggiunge solo il
62% di sovraccolore. Anche in una tipologia fortemente tipicizzata e distinguibile la componente estetica rimane un
carattere primario nella selezione.
Nell’ambito delle nettarine molto colorate è presente una linea di cultivar caratterizzate da una tonalità molto intensa
e scura del “rosso”, quasi violaceo. Mon-
Nettarine a polpa gialla
Extreme® June
Editore: Vivai Provedo.
Epoca di maturazione: 5 giorni prima di Big Top.
Frutto: la pezzatura è media, non superiore ai testimoni di pari epoca. La forma è
tendenzialmente oblunga, regolare, priva di umbone. La colorazione è attraente, tipologia Big Top, estesa sulla quasi totalità della buccia. La polpa è grossolana, aderente al
nocciolo. La consistenza è elevata. Il sapore è molto buono di tipologia sub-acida. IR
(°Brix): 11,6; acidità (meq/100 ml): 5,0.
In campo: l’albero presenta una buona vigoria, con portamento semi-eretto. Buona
l’attitudine al rinnovo vegetativo con facilità di rivestimento di rami misti medi e corti di
buona qualità su cui occorre indirizzare la produzione per ottimizzare la pezzatura. La
produttività è regolare e costante. Buona la tenuta di maturazione in pianta.
Extreme® June
Montica*
Editore: Star Fruits®
Epoca di maturazione: 8 giorni dopo Big Top.
Frutto: l’aspetto è molto attraente: La colorazione della buccia è particolare e si
distingue dalle altre nettarine grazie al sovraccolore rosso molto scuro e intenso, quasi
violaceo, sulla quasi totalità della buccia. La pezzatura è medio-piccola, inferiore ai testimoni di pari epoca, ma molto uniforme. Da verificare con diradamento meccanico. La
forma del frutto è tondeggiante, regolare, con scarsa presenza di rugginosità. La polpa
è molto compatta, di elevata consistenza, a lento intenerimento. Il sapore è ottimo,
molto aromatico, con elevato tenore di solidi solubili e bassa acidità. IR (°Brix): 12,9;
acidità (meq/100 ml): 5,3.
In campo: l’albero presenta media vigoria, con portamento aperto. La qualità del
legno non è molto buona e tende a essere flessibile, con tendenza al facile esaurimento
delle branche fruttifere. Occorre stimolare adeguato rinnovo vegetativo con mirate potature in verde. La produttività è elevata.
Montica*
Gea*
Editore: Vivai Geoplant.
Epoca di maturazione: due settimane dopo Big Top.
Frutto: la pezzatura è molto grossa. Occorre distribuire bene il carico produttivo per
evitare pezzature eccessive. La forma è tondeggiante, regolare. Il sovraccolore rosso
scuro è brillante, di elevata estensione. La polpa è spicca, di buona consistenza, mediamente succosa. Il sapore è buono, dolce e aromatico. IR (°Brix): 11,1; acidità (meq/100
ml): 9,0.
In campo: l’albero è di scarsa vigoria, con buona attitudine al rivestimento. Consigliata su portinnesti vigorosi e con forma di allevamento monocaule. La produttività è
buona e regolare, anche se restano da verificare le rese unitarie. La tenuta in pianta è
elevata. In corso di verifica la tenuta nei processi post-raccolta.
Grand Candy*
Editore: Star Fruits®.
Epoca di maturazione: 34 giorni dopo Big Top.
Frutto: di media pezzatura (A prevalente), uniforme. Forma tondeggiante, regolare. Il
colore di fondo è giallo-verde con sovraccolore rosso brillante luminoso. La rugginosità
è presente soprattutto nelle annate climaticamente difficili. La polpa è mediamente fine,
semi-aderente al nocciolo. Il sapore è buono di tipologia dolce-equlibrata. IR (°Brix):
12,3; acidità (meq/100 ml): 6,6.
In campo: albero di media vigoria e portamento semi-eretto, facile da gestire. Il legno
è di buona qualità, con soddisfacente predisposizione ad un corretto rinnovo vegetativo. La produttività è elevata e costante.
Pit Stop*
Editore: A. Minguzzi.
Epoca di maturazione: circa 20-25 giorni dopo Big Top, in corso di verifica.
Frutto: pezzatura media, uniforme da verificare. Forma tondeggiante, regolare.
Aspetto attraente, con sovraccolore rosso scuro, molto esteso che copre quasi la totalità della buccia. Scarsa presenza di rugginosità. Polpa di buona consistenza e tenuta.
Sapore buono, dolce e molto aromatico con bassa acidità. IR (°Brix): 11,8; acidità
(meq/100 ml): 5,9.
In campo: l’albero è mediamente vigoroso, con portamento semieretto e buon equilibrio vegeto-produttivo. Buona la tenuta di maturazione in pianta dei frutti. In corso di
verifica la costanza produttiva.
24
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
Gea*
Grand Candy*
Pit Stop®
12.5
16.0
16.0
14.0
Molto acido
Acidità
Brix
Molto acido
Acidità
Brix
14.0
12.0
14.0
Acido
Acido
12.0
12.0
10.0
16.0
11.5
12.0
10.0
Equilibrato
10.0
Equilibrato
11.0
8.0
8.0
8.0
Dolce
6.0
6.0
4.0
4.0
2.0
2.0
Dolce
10.5
6.0
Molto dolce-sub acido
0.0
Ne
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*
0.0
Fig. 2 - Nettarine a polpa gialla: classificazione delle varietà in
funzione dell’acidità titolabile (meq/100ml) e del contenuto in solidi
solubili (°Brix); media triennio 2011-13.
10.0
4.0
2.0
Molto dolce-sub acido
9.5
9.0
0.0
*
*
*
*
* di*
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l*
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31
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Cr
Fig. 3 - Pesche a polpa gialla: classificazione delle varietà in funzione
dell’acidità titolabile (meq/100ml) e del contenuto in solidi solubili
(°Brix); media triennio 2011-13.
Nettarine a polpa bianca
Monicop*
Monicop*
Editore: Star Fruits®.
Epoca di maturazione: 10 giorni dopo Big Top.
Frutto: di aspetto attraente, con
forma tondeggiante, regolare, di media pezzatura, uniforme. Caratteristica
è la colorazione della buccia, molto
scura, intensa e poco luminosa. Il sovraccolore è diffuso sulla quasi totalità
della buccia. Presenza di rugginosità.
La polpa è aderente, fibrosa, di buona
consistenza. Eccellente il sapore, molto
dolce e aromatico, contrastato da una
discreta acidità. IR (°Brix): 14,4; acidità
(meq/100 ml): 7,4.
In campo: l’albero è mediamente vigoroso, con portamento
semi-eretto. La rusticità e la produttività sono elevate e costanti.
roi* e Montica*, tra le gialle, e Monicop*
tra le bianche. Si distinguono nettamente
anche se, nel complesso, la colorazione appare opaca e risultano più evidenti eventuali imperfezioni della buccia,
quali rugginosità, danni da tripide estivo,
ecc. Alcune di queste nuove accessioni
sono sensibili alla fisiopatia conosciuta
come “inking”, che manifesta macchie
scure sull’epicarpo in seguito a piogge in
prossimità della raccolta. Sono risultate
sensibili anche alcune varietà del gruppo
“Honey” e “Rich-simili”.
La qualità globale del frutto comprende ovviamente la pezzatura, che rimane
uno dei principali caratteri discriminanti
nella selezione varietale. A riguardo, si
segnalano i promettenti risultati in merito
al diradamento meccanico (Asteggiano
et al., 2013) che in Piemonte sta diventando una pratica colturale di riferimento, grazie alla diffusione delle forme di
allevamento in parete. La precocità di
esecuzione permette di migliorare in
modo significativo la pezzatura, tanto da
Soddisfacente la tenuta di maturazione
in pianta per una polpa bianca.
Majestic Pearl*
Editore: Star Fruits®.
Majestic Pearl*
Epoca di maturazione: 33 giorni dopo Big Top.
Frutto: la forma è tondeggiante, regolare. La pezzatura è grossa, in linea con la tradizione delle “polpa bianca”. La colorazione
è attraente con sovraccolore rosso scuro, intenso molto esteso.
Osservata la presenza di rugginosità, da verificare. La polpa, mediamente fine e di elevata consistenza è aderente al nocciolo. Il
sapore è ottimo, molto dolce e aromatico. IR (°Brix): 12,9; acidità
(meq/100 ml): 5,7.
In campo: albero di buon vigore con portamento aperto. Soddisfacente il potenziale produttivo, da verificare. Buona l’attitudine al rinnovo vegetativo con facilità di rivestimento di rami idonei
a garantire frutti di buona qualità.
rappresentare un importante elemento di
novità nella valutazione complessiva di
una varietà. Concretamente questa tecnica può ridare potenziale interesse a varietà scartate per pezzatura ai limiti della
sufficienza, ma valide riguardo a qualità
e produttività.
Il calendario delle più recenti
varietà: pregi, difetti, considerazioni
Pesche a polpa gialla
Il predominio delle “Rich-simili”
è contrastato dalla più recente “serie
Royal” e da altre di seguito brevemente
descritte, anche se in generale non è così
facile scalzare i testimoni in merito a colore, tenuta in pianta e grossa pezzatura
potenziale. Tra le precoci la cv di riferimento rimane Ruby Rich® Zainoar*. Tra
le novità Princess Time* (-16 Big Top)
caratterizzata da albero di scarso vigore,
frutto di bell’aspetto, sovraccolore rosso intenso ampiamente diffuso, elevata
tomentosità, buona pezzatura. Il sapore
è discreto, mediamente aromatico, tendenzialmente acidulo; presenta frutti
scatolati. Un paio di giorni dopo Fresh®
Red presenta un frutto di grossa pezzatura per l’epoca; l’aspetto è attraente con
intenso sovraccolore marezzato; il sapore discreto, tendenzialmente acidulo.
Royal Majestic® Zaimajal* (-3) è caratterizzata da albero di più facile gestione rispetto alle “Rich”. Attenzione a
favorire una robusta impalcatura delle
branche basali e a indirizzare la produzione su rami misti di buon calibro per
ottenere sufficiente pezzatura. Frutto di
forma tondeggiante, regolare. L’aspetto
è molto attraente con colorazione rossa intensa totale. La polpa è sanguigna,
di buona consistenza e buon sapore,
di tipologia acidula. Buona la tenuta di
maturazione in pianta. Stacchi anticipati, indotti dalla precoce colorazione, penalizzano la qualità del frutto (eccessiva
acidità). Poco soddisfacenti i riscontri dal
pieno campo relativi a Royal Time® ZaiFRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
25
16.0
16.0
Molto acido
8.0
Nectapom® 28 Nectariane*
Acidità Brix
14.0
14.0
12.0
Equilibrato
10.0
12.0
10.0
Alitop*
7.0
Acido
Gea*
6.0
8.0
8.0
5.0
Dolce
6.0
6.0
4.0
4.0
Molto dolce-sub acido
2.0
2.0
0.0
0.0
Flatbella*
Regalcake®
Plane®
Delicius
Plane®
Gold
Platifirst*
4.0
Platifun*
3.0
Platimoon®
Fig. 4 - Pesche piatte: classificazione delle varietà in funzione
dell’acidità titolabile (meq/100ml) e del contenuto in solidi solubili
(°Brix); media triennio 2011-13.
2.0
1-Ago
3-Ago
5-Ago
7-Ago
9-Ago
11-Ago
13-Ago
Fig. 5 - Evoluzione della durezza delle polpa (kg/cm ) delle cultivar
Alitop*, Gea* e Nectapom® 28 Necatriane*.
2
Pesche a polpa gialla
Royal Summer® Zaimus*
Editore: International Plant Selection.
Epoca di maturazione: 10 giorni dopo Big Top.
Frutto: buona pezzatura, soprattutto su rami di buon calibro. Forma rotonda, regolare. Aspetto molto attraente: colore di fondo giallo chiaro con sovraccolore rosso
intenso, totale. Polpa a lento intenerimento, mediamente fine e poco aderente al nocciolo. Sapore eccellente, dolce e molto aromatico che si distingue nettamente dallo
standard delle gialle. IR (°Brix): 10,6; acidità (meq/100 ml): 6,1.
In campo: albero a portamento aperto di medio vigore e facile gestione. Occorre
favorire una robusta impalcatura delle branche basali e indirizzare la produzione su
rami misti di buon calibro. Rusticità e costanza produttiva elevate così come la tenuta
di maturazione in pianta. Molto positivi i riscontri dalla sperimentazione estesa.
Royal Summer® Zaimus*
Extreme® Sweet
Editore: Vivai Provedo.
Epoca di maturazione: 18 giorni dopo Big Top.
Frutto: di grossa pezzatura (AA prevalente), di forma rotonda, regolare. L’aspetto è
attraente con sovraccolore rosso intenso molto esteso. La polpa è mediamente fine, di
buona consistenza. Il sapore è buono, dolce con bassa acidità (sub-acido). IR (°Brix):
11,1; acidità (meq/100 ml): 4,9.
In campo: albero di scarso vigore con portamento aperto. Produttività e tenuta in
pianta dei frutti sembrano soddisfacenti.
Extreme® Sweet
Royal Pride® Zaisula*
Editore: International Plant Selection.
Epoca di maturazione: 27 giorni dopo Big Top.
Frutto: di forma tondeggiante regolare. Grossa pezzatura. Aspetto molto attraente
con colore di fondo giallo ed esteso sovraccolore rosso intenso, luminoso. Polpa di media tessitura, semi-aderente al nocciolo, di elevata consistenza. Sapore buono, dolce
con bassissima acidità. IR (°Brix): 10,7; acidità (meq/100 ml): 3,2.
In campo: albero di facile gestione con buona vigoria e portamento aperto. Importante indirizzare la produzione su rami misti di buon calibro per ottenere elevate
pezzature. Costanza produttiva e rusticità buone, così come la tenuta di maturazione
in pianta. Avviata alla sperimentazione estesa, in alternativa a Zee Lady anche rispetto
alla tipologia di sapore.
retop*. La pezzatura è discreta, ma inferiore rispetto alla serie “Rich” e questo la
penalizza. In epoca Glohaven si è confermata molto interessante Royal Summer® Zaimus* (+10), descritta a parte nel
box. Non ha dimostrato produttività regolare e costante in Piemonte Royal Lee®
Zaipela*, mentre si è distinta Extreme®
26
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
Sweet (+18); grossa la pezzatura (AA).
L’aspetto del frutto, rotondo e regolare,
è attraente con sovraccolore rosso intenso molto esteso. Buono il sapore di tipologia sub-acida. Bright Lady® Bradyla*
(+23) richiede ulteriori verifiche in merito alla regolarità di produzione. Buona la
pezzatura. Frutto tondeggiante, uniforme
Royal Pride® Zaisula*
e regolare. Il colore è attraente di tipologia “Rome Star”. Sapore buono, dolce
ed equilibrato. In epoca Zee Lady® Zaijula* è risultata molto interessante Royal
Pride® Zaisula* (+27) descritta anch’essa
nel box. In epoca Summer Lady*, come
potenziale alternativa, si è distinta Royal
Jim® Zaigadi*, con produttività elevata e
Platicarpe
Platifirst*
Editore: Cep Innovation.
Epoca di maturazione: 7 giorni prima Big Top.
Frutto: pesca a polpa bianca. Frutto di buona pezzatura, forma trasversale triangolare, abbastanza regolare. Aspetto attraente con esteso sovraccolore rosso vivo. Polpa di media tessitura e
di buona consistenza, aderente al nocciolo. Sapore eccellente, dolce con bassa acidità. IR (°Brix):
12,5; acidità (meq/100 ml): 2,4.
In campo: albero di media vigoria e portamento aperto. Importante il rinnovo vegetativo, selezionando con la potatura rami misti di buon calibro, così come un rapido ed efficace diradamento
al fine di evitare pezzature troppo piccole. Bassa percentuale di frutti con spaccature all’apice.
Platifirst*
Regalcake® Flatabeauti*
Editore: Agro Selection Fruits.
Epoca di maturazione: 8 giorni dopo Big Top.
Frutto: pesca a polpa bianca. Frutto di buona pezzatura con forma leggermente asimmetrica.
Aspetto attraente con colore di fondo biancastro e esteso sovraccolore marezzato. Polpa fibrosa,
aderente al nocciolo. Sapore ottimo, molto dolce con bassa acidità. Scarsissima incidenza di
spaccature all’apice. IR (°Brix): 12,4; acidità (meq/100 ml): 4,2.
In campo: albero di medio vigore a portamento aperto. Rapida entrata in produzione. Risulta
importante il corretto razionamento e scelta dei rami fruttiferi, prediligendo quelli misti di buon
calibro, per evitare carichi produttivi eccesivi dovuti all’elevata fertilità delle gemme intrinseca di
tutte le cultivar piatte.
Regalcake® Flatabeauti*
costante. L’albero, di debole vigoria, richiede portinnesto di elevato vigore. Bisogna stimolare il rinnovo vegetativo con
interventi al verde e favorire una robusta
impalcatura delle branche basali. Frutto
di buona pezzatura, uniforme, con forma
oblata, regolare. Colorazione attraente:
colore di fondo giallo con sovraccolore
rosso molto intenso di elevata estensione. Buono il sapore con elevata componente acidula. Tra le tardive compare
Tonicsun® Crispdelice Sun* (+36): elevata la produttività, l’aspetto è attraente con
frutti di buona pezzatura. Colore rosso
intenso di elevata estensione. Forma ro-
tondo-oblata regolare. Buono il sapore,
sub-acido. Nel complesso non appare
superiore ai testimoni di pari epoca, anche se potenziale alternativa riguardo al
sapore.
Nettarine a polpa gialla
Continua la spasmodica ricerca di varietà “Big Top-simili”, rotonde, colorate,
di buon sapore dolce e di elevata tenuta.
Molti i materiali testati, ma al momento poche le valide innovazioni. Anche il
testimone tra l’altro è in attesa di un’alternativa più produttiva e meno delicata.
Circa dieci giorni prima matura Ca-
rene® Monecar*. La forma è tondeggiante con esteso sovraccolore rosso
scuro. Molto buono il sapore, dolce,
molto aromatico con bassa acidità. La
pezzatura è medio-piccola. Presenza di
rugginosità. L’albero è di scarso vigore.
Cinque giorni prima di Big Top matura
Big Haven® Honey Haven*. È di aspetto
molto attraente, tipo Big Top, con polpa di buona consistenza, ma il sapore è
compromesso dall’eccessiva acidità della polpa. Segue Extreme® June, descritta nel box. Un paio di giorni dopo Big
Top troviamo Extreme® Red. La forma
è rotonda-oblunga regolare. L’aspetto
Pesche a polpa bianca
Tonicsweet® Sweetreine*
Editore: Agro Selection Fruits.
Epoca di maturazione: 27 giorni dopo Big
Top.
Frutto: di forma tondeggiante e grossa pezzatura. Piacevole l’aspetto con sovraccolore
rosso intenso di elevata estensione su colore di
fondo biancastro. Polpa fibrosa di elevata consistenza. Sapore buono di tipologia sub-acida.
IR (°Brix): 10,3; acidità (meq/100 ml): 3,8.
In campo: albero di buona vigoria a portamento aperto. Pianta facile da gestire con un
buon rinnovo vegetativo. Rusticità e costanza
produttiva interessanti. Buona la tenuta di maturazione in pianta.
Tonicsweet® Sweetreine*
Star Princess® Braprin*
Editore: Star Fruits®.
Epoca di maturazione: 37 giorni dopo Big Top.
Frutto: di grossa pezzatura. Forma oblato-rotonda regolare.
Aspetto attraente con sovraccolore rosso opaco su oltre l’80%
della buccia. Polpa di buona consistenza, spicca e fibrosa. Sa-
28
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
Star Princess® Braprin*
pore buono, dolce e aromatico. IR (°Brix): 11,8; acidità (meq/100
ml): 6,3.
In campo: albero di media vigoria a portamento aperto. Per
ottenere pezzature elevate, requisito fondamentale per le bianche
è importante orientare la produzione su rami misti di buon calibro.
Elevata la produttività così come la costanza produttiva. Soddisfacente tenuta di maturazione in pianta.
è attraente con sovraccolore rosso intenso ampiamente esteso; presenza di
rugginosità. Sapore buono, equilibrato,
mediamente aromatico. Contemporaneamente matura Honey Fire* (+3): albero
di vigoria media con portamento aperto;
elevata e costante la produttività. Pezzatura media, potenzialmente inferiore al
testimone. Forma tondeggiante, regolare.
Colorazione molto intensa e attraente,
“Big Top-simile”. Sensibile a “inking”.
Polpa di buona consistenza; sapore buono, dolce e aromatico, con bassa acidità. Presenza di umbone. Nel complesso
non superiore a Big Top. Seguono Montica*, descritta nel box, e Monroi* (+12):
albero con “legno flessibile” e limitato
rinnovo vegetativo. Elevata la produttività. Frutto di forma tondeggiante-oblata.
Colore caratteristico: rosso molto scuro,
tendente al viola con rugginosità diffusa.
Sapore molto buono, dolce e aromatico.
Germogliamento precoce.
In epoca Alitop* (+14), cv di riferimento nel Nord-Ovest, matura Gea*,
descritta nel box. L’altra italiana di pari
epoca è Pit Lane*, “Big Top-simile”, alle
primissime osservazioni. In epoca Diamond Ray* e nei giorni successivi si sono
confermate interessanti Nectapom® 28
Nectariane* (+16 Big Top) e Nectapom®
29 Nectareine* (+21), entrambe avviate
alla sperimentazione estesa in Piemonte
nel 2010. Nectariane* presenta frutto di
buona pezzatura di forma tondeggiante,
regolare. Aspetto attraente con sovraccolore rosso intenso esteso sul 70-90%
della buccia, brillante e luminoso. Scarsa presenza di rugginosità. Polpa semiaderente, con struttura compatta e croccante di lento intenerimento. Ampia la
finestra di raccolta, elevata la succosità.
Sapore molto buono, dolce e aromatico, con bassa acidità. L’albero richiede
un’attenta gestione al verde volta a garantire un adeguato rinnovo vegetativo,
indispensabile per regolarizzare la produzione e migliorare pezzatura e qualità.
Da verificare la sensibilità al freddo e la
regolarità di produzione. Nel 2011, ad
esempio, si è verificata un’elevata colatura di gemme a fiore con compromissione quasi totale della produzione. Nel
2012 la produzione è stata soddisfacente
anche in pieno campo e lo stesso è avvenuto nel 2013. La produzione degli impianti pilota è risultata interessante con
positivi riscontri su rese unitarie, tenuta,
aspetto e sapore. Nectareine* nel 2013
si è staccata di otto giorni da Nectariane, maturando in pratica quasi in epoca
Nectaross. La produzione è stata elevata
come la tenuta in pianta e nei processi
post-raccolta. Frutto di buona pezzatura
se ben diradati. La forma è tondeggiante, regolare. Sovraccolore rosso intenso
esteso sull’80% della buccia, brillante e
luminoso. Scarsa presenza di rugginosità. La polpa è semi-aderente, con struttura compatta e croccante a lento intenerimento. Elevata la succosità. Ottimo
il sapore, molto dolce e aromatico, con
bassa acidità. Albero con vigore più elevato rispetto a Nectariane*, di più facile gestione anche se esigente in merito
a equilibrio vegeto-produttivo (potatura
verde). In sostanza, entrambe le varietà
sono interessanti dal punto di vista agropomologico, ma richiedono mirate tecniche colturali in merito a diradamento e
gestione al verde. Negli ultimi due anni i
riscontri dal pieno campo sono stati molto positivi riguardo alla risposta al diradamento meccanico, con ottime ricadute
sulla qualità globale della produzione,
premiata da liquidazioni al di sopra della
media. Interessanti i primi riscontri di Pit
Stop*, descritta nel box.
Nectapom® 32 Nectagala* matura dopo Sweet Red; ampia la finestra
di raccolta e buona la tenuta in pianta
dei frutti. Produttività elevata. Il frutto è
tondeggiante, con sovraccolore rosso intenso, luminoso. Presenza di rugginosità.
Sapore buono, dolce ed aromatico con
limitata acidità. Tra le tardive si è distinta
Grand Candy*, descritta nel box.
Nettarine a polpa bianca
Tra le nettarine a polpa bianca si conferma un punto di riferimento Magique®
Maillarmagie* (+7 Big Top), ampiamente diffusa in Piemonte. Prima, in epoca
Big Top, si distingue Romagna® Red* per
l’aspetto molto attraente e la forma tondeggiante, regolare. La polpa è succosa,
di buona consistenza. Ottimo il sapore
dolce e aromatico (sub-acido). Tra le
novità vi è Sandine® Monrun*, con albero di facile gestione. Attraente l’aspetto
dei frutti con sovraccolore luminoso di
elevata estensione. Sapore buono, dolce
con bassa acidità. Buona anche la pezzatura. Consistenza della polpa e tenuta
in pianta sono soddisfacenti. Qualche
giorno dopo Magique matura Monicop*
e, in epoca tardiva, Majestic Pearl*, entrambe descritte nel box.
Pesche a polpa bianca
Continua a decrescere la richiesta di
questa tipologia da parte del comparto
per le note ragioni di scarsa idoneità alle
“lunghe filiere”, anche se ci sono nuovi materiali che da questo punto di vista hanno migliorato significativamente
lo stardard. Una novità in epoca tardiva è rappresentata da Fresh® Lady (+38
Big Top): buona la pezzatura dei frutti,
di forma rotonda e di piacevole aspetto
,con sovraccolore rosso intenso esteso
su oltre il 70% della buccia. Sapore discreto, equilibrato; buona la consistenza
della polpa. Star Princess® Braprim* e
Tonicsweet® Sweetreine* sono descritte
a parte.
Pesche piatte
Rimaste finora un’esclusiva della
Spagna, che ha investito molto in questa
tipologia, non hanno riscontrato ad oggi
interesse in Italia. In generale, è molto
elevato il profilo qualitativo che il consumatore ha imparato a collegare alla
forma appiattita. Le criticità sono:
– importante sensibilità al “cracking”,
con danni su elevate percentuali di
frutti dove sono presenti estese spaccature concentrate all’apice, con evidenti
negative ricadute agro-commerciali. In
merito, i più recenti materiali hanno dimostrato una ridotta e, in alcune cultivar,
praticamente nulla sensibilità a questo
problema.
– elevatissima produttività e rusticità che
richiedono un intenso diradamento, reso
particolarmente oneroso dal numero e
dal difficile distacco dei frutticini. Siamo
in attesa di verificare in pieno campo la
fattibilità del diradamento meccanico.
Tra le precoci si sono distinte Platifirst*, descritta nel box. Qualche giorno
dopo matura Regalcacke® Flatbella* (-3
Big Top), con frutti di polpa bianca e
buona pezzatura. Scarsissime le spaccature all’apice. L’aspetto è attraente, con
esteso sovraccolore rosso vivo, marezzato. Buona la pezzatura. Sapore buono,
dolce. Segue Regalcacke® Flatbeauti*, inserita nel box. Tra le tardive segnaliamo
Platimoon* (+32), nettarina a polpa gialla di grossa pezzatura e attraente colorazione. La polpa è di buona consistenza e
di buon sapore, dolce con bassa acidità.
Assenti le spaccature.
BIBLIOGRAFIA
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Vittone G., Pellegrino S. (2013) - Bloom mechanical thinning improves fruit quality and reduces production costs in peach. VIII International
Peach Symposium, 17-20 june 2013, Matera,
Italy.
Bassi D., Dondini L., Foschi S., Rossini L., Tartarini S.
(2012) - Il progetto “Maspes” per il miglioramento
varietale di pesco e albicocco. Rivista di Frutticoltura, LXXIV, 7/8: 28-34.
Berra L., Sartori A., Liverani A., Nencetti V. Fideghelli
C. (2013) - Le Liste del pesco si rinnovano con
nuove entrate. L‘Informatore Agrario, 31: 47-50.
Iglesias I., Reig G., Carbò J., Binany J. (2012) - Rinnovamento varietale in Spagna: le migliori cultivar a
polpa gialla. Rivista di Frutticoltura, LXXIV, 7/8:
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Liverani A., Brandi F., Quaquarelli I., Sirri S., Adami
M., Giovannini D. (2012) - I programmi di miglioramento genetico condotti presso il CRA di Forlì.
Rivista di Frutticoltura, LXXIV, 7/8: 40-46.
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
29
Tecnica
SPECIALE PESCO
Offensiva spagnola con le nuove varietà
della serie Provedo
ANNA MARIA MINGUZZI
Minguzzi Spa Consortile – Alfonsine (Ra)
Pensata per soddisfare il
consumatore grazie all’elevata
qualità dei frutti, viene oggi
testata anche in Italia una
lunga serie di nuovi genotipi
con caratteri differenziati in
termini di maturazione, colore
della polpa, forma del frutto e
caratteristiche gustative.
L
a società Minguzzi spa Consortile lavora da sempre con i mercati
e la Grande Distribuzione Organizzata, nazionale e internazionale,
perseguendo un indirizzo aziendale
che è quello di avere frutta di qualità,
che soddisfi le richieste commerciali
per un prodotto con ottime caratteristiche organolettiche e buona “shelf
life”. Questi aspetti diventano più difficili, quando si parla di drupacee e,
in particolare, di pesche e nettarine.
Nel cercare di promuovere nuovi
contatti per conoscere novità varietali nell’ambito delle drupacee, che
possano portare a migliorare qualitativamente la propria offerta, la società Minguzzi ha incontrato alcuni
anni fa in Spagna i fratelli Provedo,
proprietari dell’omonimo Vivaio. I
Vivai Provedo hanno il loro centro di
miglioramento genetico e selezione
di nuove varietà di drupacee a Don
Benito (Badajoz), in Extremadura.
Ciò che si coglie particolarmente,
già dalle prime visite del loro importante Centro, è la vastità del patrimonio genetico in osservazione, che
è stato creato negli anni attraverso
un accuratissimo lavoro di incroci e
selezioni e poi suddiviso in base al
sapore e alla forma del frutto; le numerose varietà di pesche e nettarine
30
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
sono raggruppate in tre serie denominate con il suffisso “Fresh” se a gusto
equilibrato, “Extreme” se a polpa subacida e “Plane” se di tipo platicarpa
(frutto piatto). Nel corso degli anni,
durante numerose visite in Spagna, la
società Minguzzi ha seguito varietà
di pesche, nettarine, platicarpa sia di
polpa bianca, sia a polpa gialla, ma
anche percoche con buccia completamente gialla o con parziale sovraccolore.
Sono poi state scelte una trentina
di selezioni e varietà da potere osservare anche in Romagna (non si deve
lasciare nulla al caso e ogni varietà di
drupacee va vista nel luogo di coltivazione) e dopo un accurato “screening” durato 5 annate con diversi test
su vigoria e portamento delle piante,
sulla loro produttività, sulle qualità
organolettiche e la “shelf life” dei
frutti e, infine, sul gradimento commerciale, si sono realizzati impianti a fusetto con alcune delle varietà
ritenute più adatte per la Romagna,
soprattutto delle linee “Extreme” e
“Plane”.
Di seguito si riportano i profili sintetici dei principali caratteri di alcune varietà che a giudizio dell’azienda
Minguzzi sono quelle di maggiore
potenziale per una prossima diffusione e sulle quali si dispone già di
positivi riscontri da parte dei clienti,
sia italiani che europei. Di ciascuna
varietà si riporta la data di maturazione nella pianura ravennate (come
n° di giorni in più o in meno rispetto
a varietà note), ma anche quella riscontrata a Don Benito da Provedo;
in genere si registra un anticipo di
maturazione di una o due settimane
(per le cv più precoci) a favore della
Spagna, ma in qualche caso le date
sono molto vicine. Maggiori informazioni possono essere richieste a Vivai
Provedo (www.provedo.com) in Spagna, Taroni Vivai ([email protected])
e Battistini Vivai ([email protected]) in Italia.
Gruppo nettarine
Extreme May
Albero:
vigoroso, a
portamento
aperto; fioritura in epoca
intermedia,
fiore campanulaceo
Frutto:
polpa gialla,
molto consistente, aderente ma facile
al distacco a maturazione; sovraccolore rosso esteso per oltre l’85%. Pezzatura media: AA 10% - B 26% - B
53% - C 11%. Durezza: 5,5 kg; °Brix:
11,9; acidità: 0,42%.
Maturazione: - 1 giorno rispetto a
Big Bang (27 maggio a Badajoz).
Valutazione: nettarina molto precoce, di buona qualità per il colore
(quasi totalmente rosso); il sapore è
molto dolce; polpa relativamente consistente. Buona la tenuta friforifera.
Extreme Beauty
Albero:
vigoroso e
produttivo;
fioritura medio-tardiva;
fiore rosaceo.
Frutto:
tondo, regolare, colorato
di rosso scuro (87%) anche nella parte in ombra; polpa gialla, molto consistente e dolce, aderente ma facile al
distacco a maturazione. Pezzatura media: AA 8% - A 42% - B 37% - C 13%.
Durezza: 6,4kg; °Brix: 12,5; acidità:
0,44%.
Maturazione: + 5 giorni rispetto a
Big Bang (30 maggio a Badajoz).
Valutazione: varietà molto precoce
di tipologia simile ad Extreme May; colorazione uniforme, bella e attraente;
buona la tenuta di maturazione.
Extreme Red
Albero:
vigoroso,
produttivo,
con fioritura
intermedia,
fiore rosaceo; matura
in maniera
meno scalare rispetto
alle altre Extreme; consente risparmi
nei costi sia di diradamento che di
raccolta.
Frutto: polpa gialla, molto consistente, ad alto contenuto zuccherino, aderente ma facile al distacco a
maturazione. Sovraccolore esteso per
oltre l’80%. Pezzatura media: AAA
5% - AA 20% - A 45% - B 23% - C
7%. Durezza: 7,3 kg; °Brix: 14,2; acidità: 0,52%.
Maturazione: + 9 giorni rispetto a
Big Top (27 giugno a Badajoz).
Valutazione: nettarina sub-acida
che prosegue la stagione di Big Top; di
ottima qualità ed aspetto. La lenta maturazione assicura una buona “shelflife”. Sembra di facile coltivazione.
Extreme Sunny
Albero:
vigoroso e
produttivo;
crescita regolare; fioritura intermedia, fiore
rosaceo;
resistente al
freddo pri-
maverile; non richiede diradamento
intenso e sono sufficienti pochi passagi di raccolta.
Frutto: polpa gialla, molto consistente, non aderente a maturazione;
molto dolce (bassa acidità) e aromatica, succosa. Colorazione rossa e intensa. Pezzatura media: AAA 6% - AA
18% - A 46% - B 23% - C 7%. Durezza: 6,7kg; °Brix: 13,3; acidità: 0,45%.
Maturazione: + 12 giorni rispetto a
Stark RedGold (19 luglio a Badajoz).
Valutazione: nettarina sub-acida di
eccellente qualità fra le medio-tardive; di buon sapore e ottime capacità
di tenuta frigorifera e “shel-life”; raccolta poco scalare.
Gruppo pesche
Extreme July
Albero:
vigoroso e
produttivo, a
portamento
aperto; fioritura tardiva,
fiore rosaceo; buona
resistenza
al freddo
primaverile; necessita di poco diradamento.
Frutto: di grossa pezzatura, omogeneo, bello; polpa gialla, molto consistente, dolce, con acidità molto bassa
ed eccellente qualità, non aderente a
maturazione; sovraccolore rosso brillante e rosa nelle zone in ombra. Pezzatura: AAA 28% - AA 46% - A 25%
- B 1%. Durezza: 5,8kg; °Brix 13,8;
acidità: 0,28%.
Maturazione: piuttosto concentrata;
- 10 giorni rispetto a Stark RedGold (1°
luglio a Badajoz).
Extreme Sweet
Albero: vigoroso, rustico, altamente
produttivo. Fioritura tardiva, fiore rosaceo, resistente al freddo. Facile da
gestire perché richiede poco diradamento.
Frutto: grosso, con pezzatura omogenea (mediamente
AAA 28% AA 50% - A
22%); polpa
gialla, molto
consistente,
dolce, poco acidula,
succosa, non
aderente a maturazione; colorazione
rosso scura su tutta la superficie; maturazione piuttosto concentrata. Durezza: 6 kg; °Brix: 11,5; acidità: 0,35%.
Maturazione: + 3 giorni rispetto a
Stark RedGold (11 luglio a Badajoz).
Valutazione: varietà interessante sia
per la facile gestione dell’albero, sia
per la qualità del frutto. Si conserva bene in frigorifero.
Extreme Great
Albero: vigoroso e produttivo, facile
da gestire per lo scarso diradamento.
Fioritura tardiva e pertanto a ridotto rischio gelate tardive; fiore rosaceo.
Frutto: di grossa pezzatura (AAA
35% - AA
52% - A
13%), di forma rotonda,
regolare, intensamente
colorato di
rosso scuro
su tutta la
superficie;
polpa gial-
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
31
la, molto consistente, non aderente a
maturazione; maturazione concentrata. Durezza: 5 kg; °Brix: 11; acidità:
0,35%.
Maturazione: + 15 giorni dopo
Stark RedGold.
Valutazione: varietà molto interessante per la tardività di raccolta e la
completa colorazione dei frutti che
risultano molto dolci e poco aciduli. Buona la tenuta di maturazione e
la conservazione frigorifera. Il costo
di produzione è contenuto grazie alla
facilità di coltivazione. Può divenatre
una varietà di riferimento per la sua
epoca.
Gruppo pesche piatte
Tutte le varietà a frutto piatto (platicarpa) rappresentano un gruppo molto
interessante per quanto riguarda pezzatura, sapore e consistenza della polpa. In genere hanno il nocciolo molto
piccolo e sono poco soggette a “cracking”.
Plane Gem
Albero:
media vigoria, portamento
semi-aperto;
richiede limitato diradamento;
fioritura intermedia,
fiore rosaceo, resistente al freddo.
Frutto: aspetto attraente grazie
all’intensa colorazione rosa-rosso scuro; apice chiuso e buona tenuta di maturazione; polpa gialla, consistente, a
tessitura croccante, dolce e aromatica;
non aderente a maturazione; nocciolo
piccolo.
Maturazione: 3-4 giorni in anticipo
rispetto a Big Top (27 giugno a Badajoz).
Valutazione: è la più precoce pesca
piatta gialla e pertanto sembra accreditata di buon interesse commerciale.
Plane Sun
Albero:
di media vigoria, molto
produttivo,
con necessità di limitato
diradamento; fioritura
precoce, fiore rosaceo.
32
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
Frutto: attraente, rosso scuro intenso, con buccia vellutata quasi liscia;
pezzatura elevata (spessore 4 cm);
polpa gialla, consistente, dolce e aromatica, a bassa acidità, non aderente a
maturazione; resistente al “cracking”;
nocciolo particolarmente piccolo.
Maturazione: +15gg rispetto a Big
Top (26 giugno a Badajoz).
Valutazione: varietà interessante
per l’epoca medio-precoce.
Plane Delicious
Albero:
di media vigoria, molto
produttivo,
con basso
costo di gestione; fioritura mediotardiva; fiore
rosaceo.
Frutto: colore attraente, rosa intenso-rosso, di buona pezzatura (spessore
4 cm); polpa bianca, dolce, succosa,
molto consistente, quasi croccante; seme piccolo.
Maturazione: +20gg rispetto a Big
Top (8 luglio a Badajoz).
Valutazione: è considerata una delle
migliori pesche bianche a frutto piatto.
Plane Star
Albero: di media vigoria, con portamento aperto; basso costo di produzione; fioritura intermedia, fiore rosaceo,
resistente al freddo.
Frutto: di bella forma e colore, con
caratteristiche simili a Sweet Cap, cui
segue nella maturazione; buccia di
colore rosso-violaceo su tutta la superficie; buona pezzatura (spessore 4 cm
vicino all’apice); polpa bianca, dolce,
aromatica, succosa, molto consistente
e croccante; seme piccolo
Maturazione: 30gg dopo Big Top.
Valutazione: varietà interessante
per l’epoca medio-tardiva.
Gruppo nettarine piatte
(“serie Platerina”)
Platerina 110
Albero:
vigoroso, a
portamento
semi-aperto, facile
da formare,
produttivo.
Fioritura tardiva, fiore
rosaceo, resistente ai ritorni di freddo.
Frutto: attraente, con buccia intensamente colorata di rosso brillante;
apice chiuso; polpa gialla, dolce, aromatica, consistente e succosa.
Maturazione: quasi contemporanea
a Big Top.
Valutazione: interessante nettarina
piatta precoce, adatta a varie situazioni
climatiche; frutto molto apprezzato in
Spagna, specie dalle generazioni più
giovani.
Platerina 126
F i o r e
campanulaceo, polpa bianca,
colorazione
attraente,
si raccoglie
15 dopo Big
Top.
Platerina 264
Fiore rosaceo, fioritura intermedia; polpa
gialla, nocciolo piccolo; maturazione tardiva
(si raccoglie
45gg dopo
Big Top).
Tecnica
SPECIALE PESCO
Nuove percoche per l’industria:
ripartono i contratti di coltivazione
SILVIERO SANSAVINI
Dipartimento di Scienze Agrarie - Università di Bologna
Dopo le euforie, mal riposte,
degli anni ’70, sembra nascere
un nuovo interesse per le
pesche da industria, frutto
di iniziative industriali di una
rinnovata gamma varietale più
rispondente ai fabbisogni di
coltivazione e dell’industria
conserviera.
L’esempio del Consorzio
cooperativo Conserve Italia.
D
elle percoche si era perso il
filo. Sono un tipo di pesche
che vanta in Italia antiche tradizioni, soprattutto nella peschicoltura campana e meridionale, dove, in
certe aree e per lungo tempo, sono
state preferite (e in alcuni mercati lo
sono ancora) alle pesche tradizionali
per il consumo fresco. Ricordo che
nel 1964 (Indagine sulla peschicoltura italiana) le percoche rappresentavano quasi il 5% della produzione
peschicola ed erano costituite soprattutto dalla cv Vesuvio (“Puteolana”)
e dal gruppo delle Terzarole tardive.
Poi, negli anni ’70, con lo sviluppo dell’industria di trasformazione e
l’introduzione delle varietà californiane da parte del Cav. Colombani di
Ferrara (industriale pioniere che creò
la prima grande azienda peschicola
dedicata alla produzione di prodotto
per l’industria) la coltivazione delle percoche decollò, soprattutto al
Nord, in Emilia-Romagna e Veneto,
al fine di destinare il prodotto (nel
frattempo erano sorte altre aziende
industriali) alla trasformazione delle
valve o cubetti allo sciroppo. L’operazione “peschicoltura da industria”
fu incentivata poi per un lungo periodo da contributi dell’Ue, elargiti all’industria, ma con garanzia di
prezzo minimo per i produttori.
Ricordo che furono allora introdotte e sperimentate una numerosa
serie di percoche californiane (serie
“canning peach”) e alcune “pavie”
francesi e spagnole che soppiantarono facilmente quelle italiane,
soprattutto per la superiore qualità.
L’Università di Bologna, per merito di Enrico Baldini e collaboratori,
rispondendo a pressanti istanze dei
coltivatori, mise a punto in un decennio la caratterizzazione tecnologica
delle varietà, le forme di allevamento
idonee alla fruttificazione, alla semplificazione gestionale e alla riduzione dei costi. Si apprestarono sistemi
di raccolta meccanica (furono anche
costruiti prototipi di raccoglitrici semoventi con braccio scuotitore idraulico) ancorata ai parametri qualitativi
del frutto (colore, forma, consistenza,
ecc.). Si era creato un grande entusiasmo nei produttori. Ma queste favorevoli premesse non sortirono l’affermazione auspicata per una serie di
fattori: anzitutto, sul piano agronomico, specie nel Ravennate, si svilupparono forti attacchi di cancro da Fusicocco, mai avvenuti in precedenza;
Conserve Italia: progetto per il rilancio delle pesche allo sciroppo
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34
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
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A. Rovatti - D. Piva
Conserve Italia, Bologna
TAB. 1 - EVOLUZIONE DEL RAPPORTO FRA PERCOCHE, PESCHE NORMALI E NETTARINE NEGLI ULTIMI ANNI IN ITALIA (DATI IN %)
Gruppi
di pesche
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
PESCHE
da consumo
fresco
53
51
50
44
45
45
45
45
44
44
40
41%
41%
PERCOCHE
9
8
9
9
10
8
6
6
6
6
6
6%
5%
NETTARINE
38
40
41
46
45
47
49
49
49
49
54
54%
54%
TOTALE
SPECIE
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
1.574
1.775
1.352
1.750
1.758
1.670
1.623
1.519
1.578
1.572
1.636
1.623
1.483
Produzione
000 t
(Fonte CSO, Ferrara)
TAB. 2 - PERCOCHE DA INDUSTRIA PROPOSTE DALLA LISTA VARIETALE 2013 DEL GRUPPO DI LAVORO CRA-MIPAAF
Varietà
Maturazione*
Romea
-19
Forma regolare, buona produttività, buone caratteristiche organolettiche. Pigmentata vicino al nocciolo.
Maturazione scalare.
Carson
-5
Buona e costante produttività. Buon sapore. Rischio ridotta pezzatura per eccessiva allegagione.
Andross
+15
Buona produttività, pezzatura, consistenza e qualità. Maturazione uniforme. Eccessiva pigmentazione
vicino al nocciolo.
Iungermann
+18
Buona produttività, pezzatura, consistenza, sapore. Richiede sovraccarico di diradamento e potatura
verde.
Baby Gold 9
+30
Alta produttività, buona pezzatura e sapore. Forma irregolare ed eccessiva pigmentazione vicino al
nocciolo. Scartata al Nord, nel 2013.
*giorni di differenza al Nord rispetto a Rome Star.
Le altre varietà in lista sono state considerate valide solo al Centro Sud, ove continua il consumo fresco. Sono varietà a maturazione precoce (Jonia, Egea, Federica, Tirrena) o
intermedia (Villa Doria, Loadel, Eolia, Bowen).
TAB. 3 - PRINCIPALI VARIETÀ DI PERCOCHE DIFFUSE IN ITALIA (000T)
Gruppi
di maturazione
Varietà
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
13,9
18,9
14,1
23,0
25,1
18,7
13,6
12,2
12,8
14,9
16,4
17,0
13,6
6,1
9,0
7,9
14,6
15,3
13,9
9,2
8,8
8,1
9,0
9,3
9,0
7,4
90,9
91,5
68,8
98,7
109,8
76,0
60,3
51,5
55,7
51,1
51,1
46,4
40,8
Carson
13,8
15,0
12,8
32,1
32,3
18,5
15,6
13,8
13,3
12,6
12,0
10,0
9,1
Andross
18,7
17,0
13,8
28,6
29,5
22,0
16,0
13,3
14,8
14,5
11,0
10,7
9,1
37,2
39,9
34,9
39,0
46,0
37,9
30,5
26,9
32,3
30,5
29,2
30,7
24,5
20,9
24,9
21,6
23,7
29,1
22,8
21,8
18,7
21,7
19,8
16,5
17,8
13,7
142,1
150,4
117,9
160,8
181,0
132,8
104,5
90,7
100,9
96,6
96,8
94,1
79,0
Percoche
precoci
di cui:
Romea
Percoche
media
maturazione
di cui:
Percoche
tardive
di cui:
Baby Gold 9
TOTALE
PERCOCHE
(000 t)
(Fonte CSO, Ferrara)
alcune annate piovose provocarono
poi asfissia radicale e morie di alberi, mentre sul versante economicocommerciale pesò la mancanza dei
necessari contratti di coltivazione (si
stabilivano solo accordi sul prezzo
alla consegna, anno per anno), ma
anche la competizione esercitata sul
mercato dei semilavorati industriali da Grecia e Spagna (Paesi favoriti
per la loro entrata nella CEE), nonché
il mancato sviluppo dei consumi e
dell’export. Tutti questi fattori insieme provocarono un grosso “flop”.
Nonostante l’alta qualità del prodotto inscatolato, il consumo fresco,
negli ultimi decenni, in tutto il mondo, ha avuto uno sviluppo incomparabilmente superiore al trasformato.
Migliaia di ettari di pesche da industria sono stati abbattuti precocemenFRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
35
TAB. 4 - CARATTERISTICHE DELLE NUOVE PERCOCHE
Fonte
Cv
Maturazione
Francia* Ravenna
(Lugo)
Albero
vigoria
Produzione
INRA
Fergold
-2
30/7
Media
Discreta
INRA
Fercluse
+8
7/8
Molto alta
Molto alta
INRA
Ferlot
+26
21/8
Medio-alta
Alta
INRA
Ferlate
+42
5-10/9
Alta
Alta
-
20/8
Medio
elevata
Molto alta
-
30/8
Alta
Medio alta
A.M./I
A.M./I
Lamì®
Puntoit*
Lamì®
Puntocom*
Frutto
Colore
Pezzatura buccia
Giallo
Media
pallido
Medio/
Giallo oro
grossa
Medio/
Giallo
grossa marezzato
Medio/
Giallo
grossa
Medio/
Giallo oro
grossa
Giallo
Media
intenso
Colore
polpa
Pigm.
rossa
Tolleranza
a manipolazioni
Qualità
Giallo
Assente
Discreta
Buona
Giallo
arancio
Giallo
arancio
Assente
Buona
Buona
Tracce
Buona
Buona
Giallo
Assente
Molto buona
Buona,
dolce
Giallo
arancio
Giallo
arancio
Assente
Molto buona
Buona
Assente
Molto buona
Buona
*Maturazione ad Avignone (F) espressa in differenza in giorni rispetto a Redhaven, data in Emilia-Romagna al 20 luglio.
Due nuove percoche tardive di origine italiana
Lamì® Puntoit*
Origine: incerta. Selezionata da Angelo Minguzzi (Ravenna).
Albero: vigoria elevata, fiore rosaceo
chiaro, produttività elevata e costante.
Frutto: calibro prevalente A+, forma
sferica molto regolare, colore completamente giallo, con assenza di sovraccolore, con lunga resistenza sulla pianta e
maturazione concentrata. Nocciolo piuttosto grosso.
Polpa: colore arancio, consistenza
e succosità elevata, dolcezza media,
acidità media, sapore medio-buono,
pigmentazione antocianica assente,
nocciolo aderente, di dimensioni medie,
senza punta, di colore chiaro.
Epoca di maturazione: 5 giorni dopo
Andross, nella pianura ravennate e ferrarese.
Giudizio complessivo: le pregevoli caratteristiche agronomiche (vigoria dell’albero e produttività), pomologiche (regolarità di forma del frutto; resistenza sulla
pianta e concentrazione di maturazione
che permettono la raccolta di tutta la
produzione in un solo stacco) e tecnoloFilare di Lamì® Puntocom* presso
giche (colore e consistenza della polpa,
l’Azienda G. Miani a Lugo di Romagna (Ra),
Particolare della fruttificazione di Lamì®
sfericità e regolarità di forma, nocciolo Puntoit*
alla terza foglia su GF677.
medio-piccolo e senza punta) rendono
questa selezione particolarmente valida
tocianica assente, nocciolo aderente, di colore chiaro e medie
per la produzione destinata alla trasformazione industriale in dimensioni.
sciroppati. Adatta alla raccolta in uno stacco unico, eventualEpoca di maturazione: 3-5 giorni prima di Babygold 9, rispetmente meccanica.
tivamente nella pianura ferrarese e ravennate.
Il gruppo Conserve Italia ritiene questa varietà preferibile nel
Giudizio complessivo: le pregevoli caratteristiche agronocomplesso a Ferlot, di pari epoca.
miche (vigoria dell’albero e produttività), pomologiche (buona
resistenza sulla pianta e concentrazione di maturazione che
Lamì® Puntocom*
permettono la raccolta della maggior parte della produzione nel
®
Origine: libera impollinazione di Lamì Puntoit*. Selezionata primo stacco) e tecnologiche (colore e consistenza della polpa,
da Angelo Minguzzi.
nocciolo medio-piccolo) rendono questa selezione particolarAlbero: vigoria elevata, fiore rosaceo chiaro, produttività ele- mente interessante per allungare a settembre il calendario di
vata e costante.
produzione di pesche destinate alla trasformazione industriale
Frutto: calibro prevalente A/B, forma sferica/allungata, colore di sciroppati.
completamente giallo, con assenza di sovraccolore, con buona
Angelo Minguzzi
resistenza sulla pianta e maturazione concentrata.
Polpa: colore arancio, consistenza e succosità elevata, dolIl termine Lamì significa, nel dialetto ravennate, “la mia” (varietà)
cezza media, acidità media, sapore buono, pigmentazione an- (ndr).
36
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
te e per un ventennio, dal ’90 in poi,
le percoche non hanno più goduto di
buona reputazione, compreso il mondo cooperativo. Anche perché, per la
verità, l’attenzione per il nuovo è stata rivolta ad un altro tipo di pesche,
le nettarine, sia gialle che bianche,
che a quarant’anni dalla loro comparsa hanno superato il 50% del totale prodotto (Tab. 1). Lo scorso anno,
le percoche hanno toccato il minimo
storico degli ultimi cinquant’anni tornando ad incidere per appena un 5%
del totale della produzione peschicola, dopo aver toccato il 10-12% nei
momenti migliori.
Un nuovo interesse
Merita quindi grande attenzione
l’iniziativa bolognese di Conserve
Italia di dar vita a contratti di coltivazione di percoche per alimentare
i propri stabilimenti di produzione
di pesche sciroppate. Il settore delle
percoche da industria ha dunque ripreso un qualche interesse, s’intende
nelle aree ove gli impianti peschicoli
e le varietà adottate rispondono bene.
A tal fine, Conserve Italia, in collaborazione con alcuni tecnici delle cooperative socie, ha preliminarmente
condotto una propria indagine sperimentale saggiando una serie di nuove
varietà francesi e italiane che vanno
ora sostituendo quelle americane.
La nostra industria sta così creando nuovamente i presupposti per
competere con successo nel mercato
globale, ove confluiscono pesche in
scatola di vari Paesi, fra cui Grecia
(che ha sempre continuato a coltivare
percoche in misura superiore rispetto a quella delle pesche normali),
Francia, Sud Africa e Stati Uniti. Nella fattispecie, traendo esempio dalle
percoche coltivate in Italia (si veda
la tabella 2 con la lista proposta lo
scorso anno dal Gruppo di Lavoro del
Mipaaf), riteniamo opportuno presentare i profili pomologici di alcune
nuove varietà non ancora considerate
da tale lista. Conserve Italia ha programmato, con esse, 200 ha di coltivazione. La superficie già impiantata, tutta in Romagna, in uno stretto
raggio d’azione rispetto allo stabilimento di trasformazione di Pomposa
(Fe), raggiunge già i 150 ha; altri 50
seguiranno.
Si tratta di una serie di novità francesi e italiane che sono state scelte
per aver superato la valutazione sia
di campo (tutte altamente produttive
con oltre 40 t/ha, raccoglibili per oltre il 70% in un solo stacco), sia dei
test tecnologici per le caratteristiche
del frutto (es. colore della buccia
giallo, poco marezzato) e della polpa
giallo-arancio acceso, senza presenza di verde). Queste sei varietà sono
risultate prive di difetti penalizzanti,
con frutti molto idonei, quindi, alla
sciroppatura.
Fra i termini contrattuali ai coltivatori è garantito, nell’arco di 12 anni di validità dell’accordo, un prezzo
minimo garantito oltre al rimborso
delle spese di trasporto allo stabilimento (distante non più di 70 km).
Si ritiene perciò utile portare a conoscenza dei Lettori questo programma
che, forse potrebbe ispirare altre iniziative similari nel Paese.
Le varietà che vanno per la maggiore in Italia per l’industria sono
ancora quelle di qualche anno fa:
Carson, Andross, Babygold 9 (tab. 3),
ecc., anche se il Progetto Liste Varietali del Mipaaf ne ha proposto numerose altre adatte però al consumo
fresco nel Centro Sud. Quelle proposte dal consorzio cooperativo Conserve Italia, unicamente per utilizzo
industriale, sono tre delle francesi
dell’INRA (Fergold, Fercluse, Ferlate)
e due italiane, Lamì ® Puntoit* e Lamì ® Puntocom*, ottenute nel ravennate dal dr. Angelo Minguzzi, libero
costitutore (tab. 4).
Queste varietà sono tutte protette secondo le norme della privativa
comunitaria europea, ma la propagazione può essere affidata con o senza
esclusiva ai vivaisti attraverso concessione di licenza.
Fergold
Origine: INRA (diffusa nel 2000),
Sel. n. 5710.
Albero: vigoria media, fioritura intermedia, produttività molto buona e
costante. Facile da allevare e gestire.
Prove di valutazione tecnologica delle nuove
percoche che Conserve Italia ha testato per la
produzione di sciroppati (nella foto mezzene
di Fergold).
Fergold al momento della raccolta; si noti la regolarità dei frutti, intensamente colorati di giallo.
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
37
Frutto: forma regolare,
colore giallo intenso, pezzatura medio-grossa (170200 g), talvolta leggermente
appuntito; ottima resistenza
alla manipolazione.
Polpa: colore giallo aranciato.
Epoca di maturazione:
prima decade di agosto.
Giudizio: varietà ideale
per l’industria e molto valida
anche sul piano agronomico. Produttività elevata, anche superiore a 40-50 t/ha.
Ferlot
Particolare dei frutti di Fercluse.
Particolare della fruttificazione di Ferlot, con
leggera marezzatura rosa dei frutti.
Origine: INRA (diffusa nel
2000).
Albero: vigoria medio-alta, buona e costante produttività.
Frutto: forma regolare e
pezzatura piuttosto grossa
(190-210 g), di colore giallo
intenso con qualche marezzatura rossastra; buccia lievemente tomentosa, nocciolo molto piccolo.
Polpa: colore giallo, qualità discreta o buona, con lievi tracce di pigmentatazione.
Epoca di maturazione:
terza decade di agosto, quasi
contemporaneamente a Lamì® Puntoit*; richiede un paio di raccolte.
Giudizio: buona, molto
adatta alla trasformazione industriale.
Ferlate
Filare di Ferlate, la percoca più tardiva; piante alla terza foglia su GF677; si noti l’abbondante
fruttificazione.
Frutto: forma regolare, di colore
giallo chiaro con sovraccolore poco
appariscente; peso medio 160-170
g; mediocre resistenza alle manipolazioni.
Polpa: colore giallo chiaro, limoncino, senza pigmentazione rossa, di
buona qualità.
Epoca di maturazione: verso fine luglio; richiede al massimo due raccolte
(nella pianura ferrarese e ravennate).
38
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
Giudizio: varietà interessante per
l’inscatolamento (sciroppatura e macedonie). La resa produttiva non supera le 40 t/ha.
Fercluse
Origine: INRA (diffusa nel 2000).
Albero: elevata vigoria, fioritura
intermedia, produttività elevata e costante. Non sempre facile da gestire.
Origine: INRA (diffusa
nel 2007).
Albero: elevata vigoria,
fioritura intermedia, produttività alta e costante.
Frutto: forma regolare,
globosa, calibro medio A e
omogeneo; colore giallo intenso, con basso sovaccolore
(0-10%), resistente alle manipolazioni.
Polpa: colore giallo intenso, senza pigmentazione rossastra vicino al
nocciolo.
Epoca di maturazione: tardiva, entro prima decade di settembre.
Giudizio: ottima varietà, facile da
gestire, produttiva, idonea alla trasformazione, anche per l’eccellente qualità tecnologica dello sciroppato.
Tecnica
SPECIALE PESCO
Lotta al marciume bruno delle drupacee:
un’alternativa ai fungicidi di sintesi
ALICE SPADONI - ALESSANDRA DI FRANCESCO - MARTA MARI
CRIOF – DipSA - Università di Bologna
fructicola in Italia è avvenuta nel 2009.
Tutti i tre patogeni possono causare importanti perdite di prodotto,
più spesso dopo la raccolta, durante
la conservazione e la commercializzazione. In Europa, l’entità di queste
perdite può raggiungere valori molto
alti (59%) con drammatiche ricadute
sulla commercializzazione dei frutti.
Le condizioni climatiche che in prossimità dell’epoca di raccolta favoriscono
ampiamente lo sviluppo del marciume
sono: alta umidità, temperature miti e
frequenti piogge. I disciplinari di lotta
integrata raccomandano al massimo
tre trattamenti fungicidi durante la stagione vegetativa, specifici per il contenimento delle moniliosi, il primo alla
fioritura, e gli altri due prima della raccolta nel rispetto dei tempi di carenza
dei principi attivi usati. Non sono previsti trattamenti con fungicidi in postraccolta, nonostante alcuni Paesi quali la Spagna e in ultimo anche l’Italia
abbiano ottenuto deroghe per l’utilizzo
di alcuni principi attivi. Ciò nonostante, è bene ricordare come un’efficacie
lotta al marciume bruno abbia bisogno
di strategie integrate basate su adeguati
calendari di trattamenti, pratiche colturali che permettano un’equilibrata
crescita della pianta, nonché una corretta gestione dei frutti durante le fasi
di conservazione, trasporto e commercializzazione.
Significativi progressi sono
stati ottenuti nell’ambito delle
strategie alternative di lotta alla
Monilia, anche se è prematuro
poter disporre di mezzi al
tempo stesso pienamente
efficaci, rispettosi dell’ambiente
e della salute umana. In questo
scenario la termoterapia
appare lo strumento che
meglio si adatta alle esigenze
attuali grazie alla salubrità del
trattamento, all’apprezzabile
efficacia e alla facile procedura
di registrazione.
I
l marciume bruno è una delle principali alterazioni fungine che colpiscono le drupacee in ogni areale
di produzione. La malattia può essere
causata da tre specie: Monilinia laxa
(Aderhold e Ruhland) Honey, Monilinia fructicola (Winter) Honey e Monilinia fructigena (Aderhold e Ruhland).
Quest’ultima infetta prevalentemente
le pomacee, mentre M. fructicola, pur
essendo ancora inserita nella lista A2
dell’EPPO quale patogeno da quarantena, è stata rinvenuta in diversi Paesi
europei. La prima segnalazione di M.
Per superare alcune problematiche
di ordine igienico-sanitario relative
all’uso di fungicidi di sintesi e alla
loro presenza come residui sui frutti,
ed evitare la comparsa di fenomeni di
resistenza ai prodotti usati, da alcuni
decenni i ricercatori sono impegnati
nello studio e messa a punto di metodi alternativi che consentano un’adeguata difesa dal marciume bruno
economicamente sostenibile, rispettosa dell’ambiente e della salute umana.
Da questo punto di vista la ricerca si
è impegnata in 3 settori specifici: a)
lotta biologica, intesa in senso stretto,
con antagonisti microbici; b) uso di
composti ad attività fungicida di origine naturale; c) uso di metodi fisici
come la termoterapia.
Lotta biologica con antagonisti
microbici
La fase post-raccolta si dimostra particolarmente adatta per l’applicazione
di microorganismi antagonisti; infatti,
in un ambiente confinato come le celle di conservazione alcuni parametri
quali la temperatura, l’umidità relativa e la composizione gassosa possono
essere in parte modificati per favorire
la crescita dell’antagonista. Inoltre, le
ferite causate inevitabilmente sui frutti
in seguito alle operazioni di raccolta,
selezione e calibrazione possono esse-
TAB. 1 - INFLUENZA DELLA CONSERVAZIONE REFRIGERATA SULL’ATTIVITÀ DI DUE CEPPI DI AUREOBASIDIUM PULLULANS (L1 E L8) NEI
CONFRONTI DEL MARCIUME BRUNO SU NETTARINE STAR RED GOLD CONSERVATE PER 21 GG A 0°C* + 7 GG A 20°C
Patogeno
Testimone
L1**
L8
Monilinia laxa
65±5***
0b
0b
Monilinia fructicola
53±19,2a
0b
0b
49±12,9a
5±5b
4,3±6,2b
Monilinia fructigena
*
8
L’antagonista è stato applicato alla concentrazione di 10 conidi/ml
Al termine della refrigerazione nessun frutto ha evidenziato sintomi di marciume bruno
I dati sono la media di 4 repliche di 20 frutti ciascuna. Nella stessa riga, valori seguiti dalla stessa lettera non sono significativi per DMS test (P<0,05)
**
***
42
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
re protette da un singolo trattamento a
base dell’antagonista, producendo un
intimo contatto tra agente di bio-controllo e patogeno, migliorandone l’attività. Ma, nonostante queste apparenti
favorevoli condizioni, i biofungicidi
non sono ancora applicati di routine
a livello commerciale nella fase postraccolta. I motivi di questo ritardo sono molteplici: la difficoltà ad ottenere
un’efficace formulazione, il costo e la
durata eccessivi del percorso di registrazione, la loro relativa scarsa efficacia se paragonata a quella di un fungicida tradizionale. Pertanto, continua il
lavoro di selezione di nuovi antagonisti
che sappiano soddisfare i requisiti utili
per giungere alla formulazione e successivamente alla registrazione europea.
Tra i numerosi microorganismi potenzialmente efficaci, i lieviti o i funghi lievitiformi hanno attirato molta
attenzione, poiché la loro attività non
deriva dalla produzione di sostanze
antibiotiche, come molti batteri, perché non hanno impatti negativi da un
punto di vista ambientale e tossicologico e sono, in ultimo, facili da coltivare su ampia scala, su substrati poco
costosi e facilmente reperibili. Re-
centemente sono stati individuati due
ceppi di Aureobasidium pullulans (L1
e L8) che hanno dimostrato un’ottima
attività nei confronti delle tre specie
di Monilinia responsabili del marciume bruno. Gli antagonisti sono stati
in grado di bloccare le infezioni di M.
laxa e M. fructicola anche dopo un periodo di conservazione di 21 gg a 0°C
(Tab. 1). Generalmente, le basse temperature di conservazione ritardano lo
sviluppo del patogeno che riprende la
crescita, producendo marciumi, quando i frutti sono avviati verso le fasi di
commercializzazione e trasporto; nei
frutti testimone sono state osservate,
infatti, elevate percentuali di marciume bruno al termine della “shelf-life”.
Star Red Gold è una nettarina che ben
si adattata alle lunghe conservazioni e può essere stoccata per oltre tre
settimane senza rimarchevoli effetti
negativi sui parametri qualitativi. Gli
antagonisti utilizzati hanno evidenziato un’ottima efficacia inibendo i
marciumi prodotti da Monilinia spp.
più del 90%. Questi risultati risultano
promettenti in vista di una possibile
applicazione nella fase post-raccolta
di questi antagonisti dopo un’appropriata formulazione.
Composti ad attività fungicida
di origine naturale
I composti naturali, derivati da
piante o animali, sono da diverso tempo al centro dell’attenzione da parte
dei ricercatori come alternativa ai fungicidi di sintesi nella lotta al marciume
bruno. Le piante producono una miriade di metaboliti secondari importanti
nell’interazione con l’ambiente che le
circonda. La maggior parte di questi
è associata al sistema di difesa e può
svolgere interessanti attività fungicide. Un esempio in tal senso sono gli
isotiocianati, molecole che derivano
dall’idrolisi enzimatica dei glucosinolati presenti nelle cellule intatte di molte Brassicacee. Una caratteristica degli
isotiocianati è la loro volatilità a temperatura ambiente che li rende idonei
a trattamenti biofumiganti.
Il potenziale fungicida dell’allylisotiocianato derivato da farine disoleate di Brassica carinata è stato saggiato nei confronti di M. laxa in prove
sia in vitro che in vivo ottenendo risultati promettenti. Frutti di pesca sono stati inoculati artificialmente con
una sospensione conidica di M. laxa
e successivamente esposti per 3 ore a
COMUNICATO
La Società Agricola Vivai Mazzoni s.s. rende noto che presso il Tribunale di Venezia è stata esperita un’iniziativa giudiziaria nella
quale è stata lamentata la coltivazione non autorizzata in vivaio, da parte della Società Guarise Sergio Giuseppe e Paolo s.s., di
piante a doppio asse ottenute con lo stesso metodo oggetto del brevetto n. 0001372536 di propria titolarità, rilasciato in data 5
agosto 2010 a séguito del deposito della domanda n. 00568 del 19 ottobre 2006 ed avente titolo “Metodo per produrre materiale di
propagazione da impiegare in coltivazioni arboree del tipo biasse”. La suddetta iniziativa giudiziaria si è conclusa con un accordo tra
tutte le parti coinvolte, nell’àmbito del quale è stata riconosciuta dalle stesse la validità del brevetto della Vivai Mazzoni.
La Società Agricola Vivai Mazzoni s.s.con sede in Tresigallo (FE), via del Mare n. 4,
INFORMA
Metodo per produrre materiale di propagazione da impiegare in
coltivazioni arboree del tipo biasse”, che consente di ottenere piante di melo e di pero conformate in vivaio a doppio asse,
note commercialmente come Bibaum®;
piante a doppio asse, da parte di soggetti non autorizzati, costituisce violazione dei diritti
esclusivi della Vivai Mazzoni e dei suoi licenziatari, derivanti dalla citata protezione e che, per tale ragione, la messa a dimora
di piante di provenienza illecita comporta, anche per il coltivatore, il coinvolgimento nella contraffazione;
piante di melo a doppio asse, nel corso della
campagna 2013/2014.
DIFFIDA
pertanto, i soggetti non autorizzati, dal produrre e vendere piante a doppio asse, riservandosi ogni opportuna azione in caso
di scoperta della violazione.
INVITA
i coltivatori a controllare la provenienza autorizzata delle piante a doppio asse ed a segnalare eventuali violazioni, ai fini di un
loro esonero da responsabilità.
Per informazioni sul contenuto del presente comunicato e segnalazioni, rivolgersi a:
Società Agricola Vivai Mazzoni s.s.con sede in Tresigallo (FE), via del Mare n. 4
Tel. 0533 607511 Fax. 0533 607890 - E-mail [email protected]
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
43
TAB. 2 - INFLUENZA DEL TRATTAMENTO A BASE DI VAPORI DI ALLY-ISOTIOCIANATO
(0,04 MG/L) SU INFEZIONI DI MONILINIA LAXA (%) IN FRUTTI INOCULATI ARTIFICIALMENTE* E CONSERVATI PER 4 GG A 20°C
Testimone
Allyl-isotiocianato
IE (%)**
Big Top
Varietà
80a**
7b
91,3
Star Red Gold
52,7a
0b
100
25a
0b
100
Benedicte
*
I frutti sono stati inoculati per immersione in una sospensione conidica di M. laxa (103conidi/mL)
**
IE = Indice di efficacia (Testimone – trattato)/testimone x 100
***
I dati sono la media di 4 repliche di 25 frutti ciascuna. Nella stessa riga, valori seguiti dalla stessa lettera non sono significativi per DMS test (P<0,05)
vapori di allyl-isotiocianato alla concentrazione di 0,04 mg/l. I frutti trattati dopo 4 gg a 20°C presentavano
un’inibizione del marciume bruno di
oltre il 90% (Tab. 2). Inoltre, non era-
Mezzi fisici: termoterapia
no visibili sintomi di fitotossicità e l’analisi dei residui di allyl-isotiocianato
ha evidenziato valori del composto al
di sotto del limite di rilevabilità dello
strumento.
Tra le strategie di lotta alternative ai
fungicidi di sintesi, i mezzi fisici rappresentano un settore di indagine in
netta crescita. La termoterapia, il condizionamento termico, i raggi UV-C,
i trattamenti con pressioni diverse da
quella atmosferica, l’uso dell’ozono,
ecc. applicati ai materiali vegetali, e
in particolare ai frutti, determinando
uno stress fisico esplicano un duplice
effetto: da una parte producono una
disinfezione della superficie del frutto,
dall’altra inducono una risposta di difesa nei confronti di eventuali patogeni
(Wilson et al., 1994). L’applicazione
del trattamento termico ai frutti prima
della conservazione ha evidenziato
una potenziale capacità di lotta nei
confronti di diversi marciumi tipici del
post-raccolta come il marciume bruno
delle drupacee (Jemric et al., 2011) o il
marciume lenticellare delle mele (Neri et al., 2009; Maxin et al., 2012). La
termoterapia può essere effettuata con
l’acqua, con l’aria, con il vapore (Fallik, 2004). In particolare, gli effetti positivi di un trattamento con acqua calda possono essere riassunti in 4 punti:
80
M. laxa
M. fructicola
a
a
a
M. fructigena
60
a
CFU (n.)
a
40
b
20
b
b
c
0
20°C
45°C
b
c
50°C
55°C
Fig. 1 - Influenza della temperatura sulla germinazione dei conidi di Monilinia fructicola,
Monilinia fructigena e Monilinia laxa. I conidi sono stati immersi in acqua a 20°C (testimone),
45°C, 50°C e 55°C per 1 min. Ogni valore rappresenta la media di 4 repliche + errore standard.
Per la stessa specie, lettere uguali indicano differenze non significative secondo il test DMS
(P<0,05).
B
A
80
80
Frutti infetti (%)
Frutti infetti (%)
a*
60
a
a
40
20
Control
HWT
Control
HWT
a
60
40
a
b
20
b
a
b
b
b
b
0
Royal Glory
Royal Majestic
Red Moon
0
Royal Glory
Royal Majestic
Red Moon
Fig. 2 - Effetto del trattamento termico sul marciume bruno di Monilinia spp. in pesche naturalmente infette. I frutti sono stati immersi in acqua a
60°C (HW) o in acqua a temperatura ambiente (controllo). A) Prove semi-commerciali. L’unità campione era rappresentata da tre casse (repliche) di
60 frutti ciascuna. La durata del trattamento è stata di 20 s. B) Prove commerciali. L’unità campione era rappresentata da tre bins di 250 kg (repliche).
La durata del trattamento è stata di 1 min. In entrambe le prove, i frutti dopo il trattamento sono stati conservati a 0°C per 6 giorni + “shelf life” di 3
gg. Per ogni varietà, lettere uguali indicano differenze non significative secondo il test DMS (P<0,05).
44
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
TAB. 3 - EFFETTO DEL TRATTAMENTO TERMICO (60°C PER 20 S) SU INFEZIONI DI MONILINIA SPP. DI FRUTTI NATURALMENTE INFETTI*.
PROVE DI LABORATORIO
Varietà
Dopo 10 gg a 0°C
Dopo shelf-life a 20°C
Testimone**
Termoterapia
Testimone
0,9a***
0,8a
36.6a
Benedicte
1,3a
0,8a
32,9a
4,2b
Symphony
0,4a
0a
85a
55,8b
Caldesi 2010
*
Termoterapia
20,7b
Dopo il trattamenti i frutti sono stati conservati a 0°C per 10 giorni poi a 20°C per 7 giorni (Caldesi 2010 e Symphony) o 4 giorni (Benedicte).
I frutti testimone sono stati immerse in acqua a temperature ambiente per 20 sec. Ogni valore è la media di 4 repliche da 25 frutti.
Per la stessa cultivar e per lo stesso giorno di valutazione lettere uguali rappresentano differenze non significative secondo il test DMS (P<0,05).
**
***
Termoterapia
Testimone
Fig. 3 - Prototipo di macchina per i trattamenti di termoterapia a
livello commerciale (Xeda International, S. Andiol, Francia).
1) facile attuazione; 2) inibizione della
germinazione delle spore fungine sulla superficie del frutto; 3) relativa economicità; 4) salubrità per l’ambiente
e l’uomo. D’altra parte, la risposta fisiologica dei frutti può differenziarsi a
seconda della varietà, della stagione e
della localizzazione della coltura; pertanto è fondamentale stabilire un giusto tempo e una corretta temperatura
di trattamento.
La germinazione dei conidi delle
tre specie di Monilinia è completamente inibita da un trattamento termico a
55°C per 1 minuto sebbene M. fructicola risulti essere la più resistente. Perciò, il calore può inibire il patogeno
localizzato negli strati sottoepidermici
dell’epicarpo (Spadoni et al., 2013) o
all’interno delle lenticelle come nel ca-
so di P. vagabunda
(Neri et al., 2009),
mentre altri patogeni fungini quali
Penicillium expansum sembrano
mostrare una mag- Fig. 4 - Effetti della termoterapia sui frutti.
giore resistenza al
calore (dati non pubblicati). L’attività acqua a 60°C per 20 secondi su scaantifungina del calore è stata dimostra- la semi-commerciale (Fig. 2a) e per 60
ta in prove di laboratorio su nettarine secondi su scala commerciale (Fig. 2b)
e pesche naturalmente infette. I risul- con pesche naturalmente infette hanno
tati mostrano una riduzione dell’inci- evidenziato una significativa riduzione
denza di marciume bruno variabile da dei marciumi di Monilinia spp di oltre
-87,2% per la cv Benedicte a -34,3% il 70%.
per la cv Symphony (Tab. 3). Questi riIn prospettiva, i trattamenti con il
sultati sono stati confermati anche su calore acquistano un’importanza fonscala semi-commerciale e commercia- damentale per le produzioni biologile. In particolare, prove di trattamento che che, prive di trattamenti fungicidi,
termico effettuate per immersione in sono fortemente penalizzate nella fase
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
45
M. laxa
M. fructigena
M. fructicola
Fig. 5 - Il marciume bruno può essere causato da tre specie di Monilinia.
ved with chemical applications however the
concerns on the use of the fungicides for human
health and environment as well as the loss of
efficacy in pathogen control for the appearance
of resistant isolates, have resulted in the need to
develop alternative methods to control the disease. The three main research areas are: biological
control with microbial antagonists (biofungicides); use of natural bioactive compounds and
physical methods as heat treatments. All these
methods have showed a good efficacy in Monilinia rots reduction. However, the treatment with
hot water appears particularly attractive to the
fruit industry, since it is safe, could be immediately utilized without registration and incorporated into handling practices without extensive
technical modifications.
BIBLIOGRAFIA
Fig. 6 - Effetto del trattamento con antagonisti microbici sulla comparsa del marciume bruno da
Monilinia laxa. Al centro testimone, a sinistra L1, a destra L8.
post-raccolta. Il calore non solo riduce
le infezioni, ma sembra abbia un benefico effetto sulla resistenza ai danni
da freddo. Una riduzione di alcune fisiopatie legate alla conservazione refrigerata è stata messa in evidenza su
avocado (Woolf, 1997) e susine (AbuKpawoh, 2002), mentre un effetto di
induzione di resistenza sembra essere
evidente su pesche (Liu et al., 2012). Il
limite tra le due risposte è molto ravvicinato, pertanto è fondamentale approfondire le conoscenze sugli effetti del
calore al fine di evitare esiti fitotossici e
mantenere inalterate le caratteristiche
qualitative dei frutti trattati, ma nello
stesso tempo ottenere un’efficace inibizione dei patogeni. L’attività del trattamento termico dipende almeno da due
componenti, il primo, come descritto
sopra, è una azione diretta e letale del
calore sull’inoculo fungino sotto forma
di spore e/o micelio presente sul frutto; la seconda componente potrebbe
essere un’azione indiretta del calore
46
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
sull’ospite, mediata da una risposta allo stress indotto sul frutto (Maxin et al.,
2012) tra cui la resistenza alle malattie.
RIASSUNTO
Il marciume bruno è una delle principali alterazioni fungine che colpiscono le drupacee in
ogni areale di produzione. Per superare alcune
problematiche di ordine igienico-sanitario relative all’uso di fungicidi di sintesi nella lotta alle
Moniliosi ed evitare la comparsa di fenomeni di
resistenza ai prodotti usati, da alcuni decenni i
ricercatori sono impegnati nello studio e messa
a punto di metodi alternativi quali: lotta biologica con antagonisti microbici (biofungicidi);
composti ad attività fungicida di origine naturale
e metodi fisici come la termoterapia. Tutti e tre
questi metodi hanno evidenziato una buona effi cacia nel ridurre le infezioni da Monilinia. La
termoterapia appare al momento il metodo di più
immediata applicazione, poiché è assolutamente
salubre, non richiede una registrazione come nel
caso dei biofungicidi o dei composti naturali, e
può essere inserito nelle linee di lavorazioni dei
frutti già esistenti senza eccessive modificazioni.
SUMMARY
Worldwide, the brown rot is one of the main
disease of stone fruit. Disease control is achie-
Abu-Kpawoh J.C., Xi Y.F., Zhang Y.Z., Jin Y.F.,
2002. Polyamine accumulation follow- ing
hot-water dips influences chilling injury and
decay in ‘Friar’ plum fruit. Journal of Food
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Fallik E., 2004. Prestorage hot water treatments
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Technology 4, 149-154.
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fructicola and induction of disease resistance in peach fruit. Postharvest Biology and
Technology 65, 61-68.
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stored ‘Hass’ avocado fruit by 38°C water
treatments. HortScience 32, 1247-1251.
Ricerca
SPECIALE PESCO
L’origine delle nettarine nella mutazione
di un singolo gene MYB
(4)
LUCA DONDINI(1) - E(5)LISA VENDRAMIN(2) - GIORGIO
PEA(3) - IGOR PACHECO
- MARIA(4)TERESA DETTORI(2) -(2)LAURA GAZZA(2)
(3)
(1)
SIMONE SCALABRIN
F
RANCESCO STROZZI - STEFANO TARTARINI - DANIELE BASSI - IGNAZIO VERDE
LAURA ROSSINI(3)(4)
DiPSA - Università di Bologna
Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura - Centro di Ricerca per la Frutticoltura (CRA - FRU) - Roma
Parco Tecnologico Padano - Lodi
(4)
DiSAA - Università di Milano
(5)
IGA - Technology Services - Udine
(1)
(2)
(3)
I
l pesco (Prunus persica L. Batsch)
è una delle più importanti colture
frutticole delle regioni temperate,
con una produzione mondiale annua
stimata intorno alle 21 Mt; l’Italia, con
circa 1,5 Mt, è il secondo produttore
mondiale dopo la Cina (Faostat, 2011,
http://faostat.fao.org/). Le nettarine hanno conquistato importanti settori del
mercato e solo in Italia rappresentano il
50% dell’intera produzione peschicola.
La presenza o l’assenza di tomentosità
della buccia del frutto (pesche o nettarine) è una delle caratteristiche commerciali utilizzate per classificare i frutti di
pesco.
Dal punto di vista storico, il pesco si
è originato nel Nord-Ovest della Cina e
la sua domesticazione é iniziata circa
4-5.000 anni fa; successivamente raggiunse la Persia (da cui il nome scientifico Prunus persica) seguendo la Via
della Seta e fu coltivato dai Romani in
tutto l’impero sin dal primo secolo a.C.
(Faust e Timon 1995). Le pesche glabre,
corrispondenti alla tipologia delle nettarine, probabilmente sono comparse
in Cina e la loro presenza è stata segnalata nelle oasi del bacino del Tarim.
Successivamente, sempre attraverso la
Via della Seta, sono arrivate in Asia centrale e nel Caucaso (Verde et al., 2013;
Yoon et al., 2006). La loro comparsa in
Europa non è ben documentata e probabilmente i Romani non conoscevano
questo tipo di frutto. Bisogna aspettare
Un fattore di trascrizione NAC
regola la data di maturazione nel pesco
/
a data di maturazione è un fattore cruciale per la commercializzazione della frutta
fresca, soprattutto nelle specie con limitata “shelf-life” come il pesco: la selezione
di nuove cultivar in grado di allargare il calendario di raccolta sarebbe vantaggioso
per prolungare la stagione di commercializzazione. Un gruppo di ricercatori di alcune
istituzioni italiane (vedi autori articolo) ha recentemente pubblicato un lavoro* in cui
viene caratterizzato un locus responsabile del controllo della data di maturazione nel
pesco. Questo locus è stato mappato nel cromosoma 4 utilizzando due popolazioni
F2 derivate dagli incroci Contender x Ambra (CxA; 306 individui) e PI91459 (NJ Weeping) x Bounty (WxBy; 103 individui). In questa regione, circoscritta a sole 220 kb,
erano stati identificati solo 25 geni fra i quali due fattori di trascrizione della famiglia
NAC. Uno di questi geni presentava un’inserzione di 9 bp (associata alla maturazione
precoce) che ha permesso lo sviluppo di un marcatore molecolare perfettamente cosegregante con la data di maturazione in entrambe le popolazioni. Questo risultato
suggerisce che questo fattore di trascrizione della famiglia NAC sia uno dei principali
geni che controlla la data di maturazione nel pesco. Il marcatore interno al gene,
inoltre, può essere utilizzato per la selezione assistita da marcatori (MAS) finalizzata
alla selezione di nuove cultivar con ampia variabilità per la data di maturazione.
* Estratto da: Pirona R., Eduardo I., Pacheco I., Da Silva Linge C., Miculan M., Verde I., Tartarini S., Dondini
L., Pea G., Bassi D., Rossini L. (2013) - Fine mapping and identification of a candidate gene for a major locus
controlling maturity date in peach. BMC Plant Biology, 13, 166, 1-13.
48
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
il Rinascimento per avere la certezza
della presenza di pesche glabre in Europa (Faust e Timon, 1995): fra le vecchie
varietà bisogna ricordare Lord Napier,
Precoce Di Croncels e Galopin. Si sa,
inoltre, che nell’Italia del Sud sono state
coltivate sin dal XVI secolo alcune pesche glabre bianche note come Sbergie
o Merendelle (Venuto, 1516).
La data di introduzione delle nettarine negli Stati Uniti è anch’essa controversa: in un articolo pubblicato sul
New York Gazette nel 1768 si riporta
che le nettarine erano presenti negli
USA prima della guerra d’indipendenza
americana. Verso la metà del XX secolo
il breeder Fred Anderson introdusse la
cultivar Le Grand incrociando le sue pesche migliori con Quetta, una nettarina
scoperta presso l’omonima città in Pakistan. Quetta è uno dei donatori più importanti del carattere nettarina insieme
ad altre cultivar quali Goldmine e Lippiatt, scoperte in Nuova Zelanda all’inizio del 1900 (Okie 1998). Proprio queste tre varietà sono riconosciute come le
donatrici del carattere “buccia glabra”
alla maggior parte delle nettarine attualmente diffuse negli Stati Uniti e in Europa, mentre in Giappone il carattere è
stato introdotto utilizzando due vecchie
varietà europee: Precoce di Croncels e
Lord Napier, insieme alle moderne nettarine statunitensi (Okie 1998). Infine,
negli ultimi decenni, il carattere nettarina è stato recuperato nei programmi
di selezione cinesi direttamente dalle
accessioni occidentali o indirettamente
attraverso i genotipi giapponesi (Yoshida
1994).
Dal punto di vista genetico, il carattere “nettarina” è regolato da un singolo
gene la cui forma attiva è responsabile
della formazione della buccia tomentosa delle pesche. Quindi, il fenotipo pesca è dominante sul fenotipo nettarina.
La posizione di questo gene nel genoma
del pesco sul cromosoma 5 (locus G) è
nota da una decina di anni (Dirlewanger et al., 2006), ma fino ad oggi non si
aveva nessuna indicazione sul nome del
gene in grado di regolare questo carattere nel pesco.
La formazione del tomento, costituito dai tricomi (da tricòs che in greco
antico significa capello), nelle piante era
stata studiata in altre specie vegetali quali il cotone e l’Arabidopsis e, grazie alla
disponibilità di alcuni mutanti “glabri”,
era stata identificata una serie di geni
coinvolti nella formazione dei peli fra i
quali i fattori di trascrizione della famiglia dei MYB. Si poteva quindi ipotizzare
che anche le nettarine potessero essere
“mutanti glabri” delle pesche. Grazie alla disponibilità di strumenti importanti,
quali la sequenza genomica del pesco
e un’ampia popolazione segregante per
quel carattere (derivata dall’autofecondazione di F1_CxA - semenzale prodotto dall’incrocio Contender x Ambra, le
quali sono rispettivamente tomentosa e
glabra - popolazione denominata CxA),
un gruppo di ricercatori provenienti da
diverse istituzioni italiane (Dipartimento
di Scienze Agrarie dell’Università di Bologna, CRA di Roma, Parco Tecnologico
Padano di Lodi, Dipartimento di Scienze
Agrarie e Ambientali dell’Università di
Milano e Istituto di Genomica Applicata di Udine) ha potuto caratterizzare in
modo molto approfondito la regione del
locus G e puntare direttamente all’identificazione del gene responsabile di questo carattere (Vendramin et al., 2014).
Buccia glabra delle nettarine:
carattere legato a mutazione
di un gene MYB
Una serie di marcatori SNP (Polimorfismi del Singolo Nucleotide) sviluppati nella regione del locus G è stata
mappata sui 305 individui della popolazione CxA. Il locus G è stato individuato tra i marcatori SNP S5_15853006 e
S5_16488104, un intervallo di 1,1 cM
(Fig. 1). Parallelamente sono stati analizzati i genomi ri-sequenziati di alcune
cultivar di pesco (sia con fenotipo pesca, sia con fenotipo nettarina) e sono
state identificate diverse varianti strutturali di geni localizzati in questa regione.
Una mutazione, in particolare, era ben
evidente nelle sequenze della nettarina
Quetta: una grande inserzione di un retrotrasposone in un gene codificante per
identificando questa mutazione nelle
nettarine in omozigosi, cioè escludendo
nelle nettarine la presenza di una variante funzionale di questo gene.
Per fare queste verifiche è stato sviluppato un marcatore molecolare (chiamato indelG) in grado di identificare un
polimorfismo fra la forma attiva e quella
inattiva del gene PpeMYB25. Questo
marcatore, infatti, produce una banda
di 941bp nella forma attiva del gene ed
una di 197 bp in quella inattiva (Vendramin et al., 2014).
L’analisi sulla popolazione CxA ha
dimostrato una co-segregazione perfetta di questo marcatore coi fenotipi dei
semenzali in analisi (Fig. 1) evidenziando nelle piante con frutto glabro la mutazione in omozigosi (come atteso nei
casi di un carattere recessivo). Infatti, la
presenza di 246 piante con fenotipo e
genotipo “pesca” e di 59 con fenotipo
e genotipo “nettarina” era perfettamente in accordo con il rapporto di 3:1 atteso nel caso di una progenie derivata
dall’autofecondazione di un genotipo
eterozigote per questo carattere.
L’origine del carattere “frutto glabro”
nelle nettarine
Fig. 1 - Regione del locus G nel gruppo di
associazione 5 della mappa CxA. Le distanze
genetiche sono indicate in cM (sulla sinistra
del cromosoma), mentre il nome dei marcatori
e la loro posizione sulla sequenza genomica
del pesco sono sulla parte destra. Il locus
G (pesca/nettarina) e il marcatore indelG
sono evidenziati in grassetto (modificato da
Vendramin et al., 2014).
un fattore di trascrizione della famiglia
MYB (chiamato PpeMYB25). Questa inserzione è causa della sintesi di una versione incompleta e non funzionale della
proteina codificata dal gene PpeMYB25.
Studi su cotone e Arabidopsis avevano già evidenziato il ruolo di questi
geni nella formazione dei tricomi nelle
piante (Hauser et al., 2001; Machado
et al., 2009). L’ipotesi che questo gene,
quando inattivato dall’inserzione di un
grande retrotrasposone, risultasse nel
fenotipo nettarina, doveva essere verificata sia attraverso il mappaggio della
mutazione nella popolazione CxA, sia
La presenza fisica della lunga inserzione all’interno del gene PpeMYB25 è
stata confermata amplificando nella sua
interezza via PCR il gene mutato della
varietà Quetta: si è ottenuto un frammento di DNA lungo circa 7kb corrispondente al gene mutato, 6kb più lungo rispetto all’1kb circa del gene funzionante. La sequenza del gene di Quetta
ha rivelato la presenza di una sequenza
con altissima omologia con un retrotrasposone Ty1-copia (i retrotrasposoni
Ty1-copia sono una delle categorie di
retrotrasposoni più diffusa) sequenziato
in fragola e lungo 6033 bp.
Il gene intero è stato poi amplificato
in cinque nettarine: Madonna di Agosto, Quetta, Stark RedGold, Goldmine
e Ambra e in tutte il frammento ottenuto
aveva la stessa lunghezza di circa 7 kb
(Fig. 2). Quetta e Goldmine sono due
donatori del carattere nettarina utilizzati
nel miglioramento varietale moderno,
mentre Stark RedGold ha ricevuto gli
alleli recessivi da Lippiat, il terzo donatore del medesimo carattere. Infine, Madonna di Agosto appartiene a un gruppo di vecchie varietà apparentemente
senza nessuna parentela con le nuove
cultivar (Venuto 1516; Marchese et al
2005). Una volta trattate con due enzimi di restrizione, tutte le 5 bande amplificate nelle nettarine hanno mostrato lo
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
49
TAB. 1 - ACCESSIONI CON FENOTIPO PESCA E NETTARINA DI DIVERSA ORIGINE GENOTIPIZZATE COL MARCATORE INDELG. MODIFICATO
DA VENDRAMIN ET AL., 2014
N°
1
2
3
4
5
6
7
8
Fenotipo nettarina
Genotipo
Ambra*
197-197
Aniversario
197-197
Big Top
197-197
Branca
197-197
California
197-197
Centenaria
197-197
Chiyodared
197-197
Crasiommolo Rosso
197-197
Accessione
Origine
Italia
Argentina
USA
Brasile
Italia
Brasile
Giappone
Italia
N°
49
50
51
52
53
54
55
56
Accessione
Zincal 5
Acireale
Amber Gold
Amsden
AutumnGlo
BaekmiJosaeng
Baldagenais
Changbang Mutant
Fenotipo pesca
Genotipo
197-197
941-941
941-941
941-941
941-197
941-941
941-197
941-941
Origine
Spagna
Italia
USA
USA
USA
Corea del Sud
Francia
Corea del Sud
9
Crimson Gold
197-197
USA
57
Chiyomaru
941-941
Giappone
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
Sabrina
Fairlane
Fantasia
Firebrite
Fuzador
Galopin
Goldmine
Golden Grand
Jacquotte
Laura
JinXia
Lord Napier
Madonna Di Agosto
Madonna Di Giugno
Magali
Max
Mayfire
Nectaross*
Nettarina Pendula
Nico
Phn 91-12
Phn 91-14
Phn 91-17
Quetta
Ricci 2
Romamer 1
Romamer 2
Russian Nectarine 592-81
Russian Nectarine 598-81
Shizukured
Silver Lode
Sirio*
Snow Queen
Souvenir Nikitski
StarkRedgold
Summer Beauty
Vania
ZeeGlo
Zephyr
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
197-197
Spagna
USA
USA
USA
Francia
Inghilterra
Nuova Zelanda
USA
Francia
USA
Cina
Belgio
Italia
Italia
Francia
Italia
USA
Italia
Italia
Italia
USA
USA
USA
Pakistan
Italia
Romania
Romania
Ucraina
Ucraina
Giappone
USA
Italia
USA
Ucraina
USA
USA
Italia
USA
Francia
58
59
60
61
62
63
64
65
66
67
68
69
70
71
72
73
74
75
76
77
78
79
80
81
82
83
84
85
86
87
88
89
90
91
92
93
94
95
Chui Huang Tao
Ciccio Petrino
City 32-82
Contender
Cp 88/2
Early Gold
Elberta
F1 C x A
Fairtime
Fayette
FeiChing Bai Li 17
FeiChing Tao
Fidelia
Frau Maria Rudolf
Grosse Mignonne
Higama
Hwando 1
J H Hale
JingJu
KurakataWase
Lovell 2N
O'Henry
Pantao 20-58
Pillar
Redhaven
Reginella II
Rou Tao
Russotto
Sahua Hong Pantao
Sanguinella
Shen Zhou Mi Tao
Siberian C
Summer Pearl
TaturaDawn
Yoshihime
Yu Bai
Yumyeong
Zansetsushidare
941-941
941-941
941-197
941-941
941-941
941-941
941-941
941-197
941-197
941-941
941-941
941-941
941-197
941-941
941-941
941-941
941-941
941-941
941-197
941-941
941-941
941-197
941-941
941-941
941-941
941-941
941-941
941-941
941-941
941-941
941-941
941-941
941-197
941-941
941-197
941-941
941-941
941-941
Cina
Italia
USA
USA
Mexico
Giappone
USA
Italia
USA
USA
Cina
Cina
USA
Germania
Francia
Francia
Corea del Sud
USA
Cina
Giappone
USA
USA
Cina
Giappone
USA
Italia
Cina
Italia
Cina
Italia
Cina
Canada
USA
Australia
Giappone
Cina
Corea del Sud
Giappone
*nettarine italiane derivate da incroci con parentali americani
50
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
stesso profilo di restrizione, suggerendo
che un unico evento di mutazione ha
dato origine al carattere “buccia glabra”
e che la stessa mutazione è presente sia
nelle nettarine recenti, sia in quelle più
antiche (Fig. 2).
Un’ulteriore conferma della stretta corrispondenza fra l’inserzione del
retrotrasposone e il fenotipo nettarina
è venuta dall’analisi del marcatore IndelG, sviluppato sulla mutazione del
gene PpeMYB25, in 95 cultivar scelte
sulla base del fenotipo della buccia (pesca o nettarina; Tab. 1). In tutte le nettarine, come atteso, è stata visualizzata
un’unica banda di 197 bp. Le accessioni di pesco si dividevano, invece, in due
categorie: quelle omozigoti per l’allele
di riferimento (941 bp) e quelle eterozigoti (197 bp, 941 bp). Tenendo conto
delle informazioni sui pedigree (Okie,
1998; Aranzana et al., 2010), sono stati
confermati col marcatore indelG tutti gli
eterozigoti noti per il carattere (Autumnglo, Fairtime, Fidelia, Jing Yu, O’Henry,
Pearl Estate e F1_CxA) e sono stati identificati altri tre genotipi eterozigoti mai
descritti come tali (Baldagenais, City 3282 e Yoshihime). Anche in questo caso,
il marcatore indelG ha confermato la
presenza in tutte le nettarine analizzate
del retrotrasposone all’interno del gene
PpeMYB25.
I risultati ottenuti in questo lavoro
offrono nuovi elementi di discussione
sull’origine del carattere nettarina. Le
nettarine selezionate in Occidente grazie ai moderni programmi di selezione
sembrano aver ricevuto il carattere da
tre donatori scoperti all’inizio del secolo scorso (Quetta in Pakistan, Lippiatt e
Goldmine in Nuova Zelanda). Tutti e tre
queste varietà e i loro discendenti moderni mostrano la presenza del retrotrasposone nel gene PpeMYB25. La stessa
inserzione è però presente anche in genotipi di pesche glabre originarie dell’Italia del Sud quali Madonna di Giugno
e Madonna di Agosto (quest’ultima coltivata sin dal XVI secolo; Venuto 1516),
in altre vecchie varietà locali europee
(Lord Napier e Galopin), come pure in
altre tipologie di pesche glabre con “pedigree” sconosciuto provenienti da vari
Paesi quali Italia, Europa dell’Est, Stati
Uniti, Messico e Sud America (Tab. 1).
Le nettarine analizzate in questo studio e provenienti dai moderni programmi asiatici, quali Chiyodared, Shizukured e Jin Xia, hanno ricevuto il carattere
buccia glabra principalmente dalle due
vecchie varietà europee Lord Napier
e Precoce Di Croncels e non si conoscono nettarine di origine asiatica che
Fig. 2 - Caratterizzazione della mutazione che inattiva il gene PpeMYB25. Cinque varietà di
nettarina (Madonna di Agosto, MdA; Quetta, Q; Stark RedGold, SRG; Goldmine, G; Ambra, A)
sono state analizzate via PCR per confermare la presenza del retrotrasposone nella forma inattiva
del gene PpeMYB25. (A) Amplificazione di un prodotto di circa 7 kb corrispondente al gene
inattivato. (B) Il risultato della doppia digestione enzimatica indica che tutti I 5 genotipi hanno lo
stesso pattern di restrizione.
non abbiano ricevuto il carattere da un
donatore occidentale (Tian et al., 2012).
Nel loro insieme questi risultati indicano che tutte le nettarine sembrano derivare da un unico evento mutazionale
a carico di un gene Myb e che questa
mutazione si è diffusa per effetto dell’attività di selezione dell’uomo nei secoli,
nei diversi Paesi dove il pesco è oggetto
di coltivazione.
Conclusioni
Le nettarine svolgono un ruolo importante nel settore della produzione
peschicola mondiale. Gli approcci sviluppati per l’identificazione del gene
che controlla il fenotipo pesca/nettarina supportano fortemente le seguenti
conclusioni: i) il fattore di trascrizione
genica PpeMYB25 svolge il ruolo di regolatore positivo della formazione del
tomento nel frutto di pesco; ii) l’inserimento di un retrotrasposone Ty1-copia
nel gene PpeMYB25 provoca una perdita di funzione del gene che ha come
risultato il fenotipo “frutto glabro” delle
nettarine; iii) lo sviluppo di un marcatore
funzionale indelG fornisce un efficiente
strumento diagnostico da utilizzare nei
programmi di MAS per la selezione precoce delle varietà portatrici del carattere
pesca o nettarina; iv) tutte le nettarine
analizzate presentano la stessa mutazione a carico del gene PpeMYB25.
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FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
51
ECONOMIA E TECNICA
Costituito ad Acireale un Centro
di testing per l’industria agrumaria
SIMONA FABRONI - MARGHERITA AMENTA - FLORA VALERIA ROMEO - GABRIELE BALLISTRERI - PAOLO RAPISARDA
Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura - Centro di Ricerca per l’Agrumicoltura e le Colture Mediterranee (CRA-ACM), Acireale (Ct)
Un centro di eccellenza per
favorire l’innovazione, il
trasferimento tecnologico,
la ricerca di nuovi composti
nutraceutici e di alimenti
funzionali per la valorizzazione
di specie ortofrutticole
mediterranee. Un laboratorio
avanzato a supporto della
ricerca scientifica che nel
settore agroalimentare opera in
stretta sinergia col CRA-ACM.
N
ell’ambito dell’Accordo di
Programma Quadro (A.P.Q.)
“Ricerca Scientifi ca ed Innovazione Tecnologica” stipulato in data 14/06/2005 tra il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Ministero
dell’Istruzione, dell’Università e della
Ricerca e la Regione Siciliana, fi nalizzato alla creazione di una rete di
laboratori di eccellenza a supporto
del processo di innovazione tecnologica delle industrie agro-alimentari
della Regione Sicilia, il Centro di Ricerca per l’Agrumicoltura e le Colture
Mediterranee (CRA-ACM) ha creato il
“Centro di Testing per l’Industria dei
Derivati Agrumari” (CETIDA). Lo scopo è quello di promuovere una serie
di servizi alle imprese e di supportare
il processo di innovazione tecnologica delle industrie di trasformazione
degli agrumi che operano sul territorio siciliano.
La missione del Cetida è quella di
promuovere un dialogo permanente
tra l’industria agrumaria e la ricerca,
mettendo a disposizione dei soggetti
operanti nel settore della trasformazione degli agrumi una serie di ser-
52
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
vizi altamente specializzati, in grado
di fornire un supporto alle decisioni
aziendali e creare una base di dati
idonea per la divulgazione e il trasferimento tecnologico. Inoltre, è stata
realizzata una piattaforma web per
dare la possibilità a tutti i soggetti
operanti nel settore della trasformazione degli agrumi (tecnici dell’industria, ricercatori, imprenditori),
di entrare in relazione e scambiare
informazioni per elevare il livello
di conoscenza comune, usufruendo
così di un valido supporto in grado
di determinare nuove opportunità di
sviluppo del settore. È possibile accedere alla piattaforma web collegandosi al sito internet: www.craacmcitrusprocessing.it.
Negli ultimi anni il programma di
trasferimento tecnologico del Cetida
è stato esteso anche ad altri prodotti
agroalimentari, rivolgendo particolare attenzione a quelli derivati da colture frutticole ed orticole mediterranee. Le attività di “testing” che il Centro propone alle imprese riguardano,
in primo luogo, la valutazione della
qualità sensoriale, nutrizionale e salutistica dei frutti e dei succhi di specie arboree mediterranee, finalizzata
alla loro valorizzazione commerciale
e a fornire al consumatore garanzie
sui fondamenti scientifici riguardanti le proprietà funzionali di tali
prodotti, che solo un ente di ricerca
pubblico può assicurare. Allo stesso
tempo, il Cetida si pone quale riferimento per le imprese interessate allo
sviluppo di tecnologie innovative per
il trattamento post-raccolta dei frutti,
la stabilizzazione dei succhi mediante l’utilizzo di “mild-technologies” e
la produzione e caratterizzazione di
nuovi estratti nutraceutici a partire
dai sottoprodotti dell’industria agrumaria e di altri scarti di lavorazione
di specie frutticole ed orticole mediterranee.
Per tale scopo, il Centro è dotato
di diversi impianti pilota tra cui un
impianto per la sanitizzazione dei
frutti con ozono, un impianto di pastorizzazione del succo a freddo con
anidride carbonica in fase supercritica, un impianto per la produzione
di frutta di IV gamma, un impianto di
deterpenazione a freddo degli oli essenziali, un impianto a resine per l’estrazione di sostanze biologicamente
attive ed un impianto di compostaggio.
A supporto delle sperimentazioni
condotte in ambito chimico e tecnologico, il Cetida dispone altresì di laboratori attrezzati per la caratterizzazione chimico-fisica di frutti, succhi
ed altri derivati da specie frutticole
ed orticole mediterranee. In particolare, il laboratorio di chimica degli
alimenti è dotato delle seguenti apparecchiature scientifiche: n° 5 HPLC
multidetector, forniti di auto-campionatore e software per la gestione dei
dati; n° 1 HPLC-MS/MS; n° 1 HPLC
preparativo, un MPLC con collettore
di frazioni; n° 2 spettrometri di massa
isotopica (IRMS); n° 1 GC-MS; n° 1
GC-MS/MS a triplo quadrupolo; n° 2
GC dotati di detector ECD e NPD; n°
2 spettrofotometri UV-Vis; n° 1 spettrometro ICP ottico; n° 1 spettrofotometro NIR; n° 1 sistema di estrazione, purificazione e derivatizzazione
per l’analisi di fitofarmaci (FAST PSE,
GPC, Carbalab).
Sfruttando l’esperienza pluriennale acquisita dai ricercatori del CRAACM nel campo dell’estrazione e caratterizzazione di composti bioattivi
da matrici vegetali, il Cetida fornisce,
inoltre, alle imprese le competenze
e gli strumenti necessari allo sviluppo di nuovi estratti ad alto valore ag-
Fig. 1 - Profilo antocianico dell’estratto standardizzato d’arancia rossa sviluppato presso il CETIDA. A) Profilo HPLC (l=520 nm): picco 1, cianidina
3-glucoside (m/z = 449); picco 2, cianidina 3-(6”-malonil)-glucoside (m/z = 535); B) TIC (“total ion current”) relativa all’isolamento dei picchi
1 (m/z = 449) e 2 (m/z = 535); C) spettro di massa prodotto per frammentazione MS/MS dei picchi 1 (m/z = 449) e 2 (m/z = 535) indicante l’aglicone
cianidina (m/z = 287).
giunto da impiegare quali nutraceutici nel campo farmaceutico, cosmetico e dell’integrazione alimentare.
Di seguito sono riportati due esempi di studi condotti dal Centro congiuntamente con aziende interessate ad innovare il loro portafoglio prodotti.
Pastorizzazione a freddo
dei succhi di agrumi
con CO2 supercritica
Tradizionalmente, la stabilizzazione del succo d’agrumi viene ef-
fettuata mediante pastorizzazione
termica, stadio fondamentale del
processo di trasformazione finalizzato a evitare l’insorgere di degradazioni microbiche ed enzimatiche
che comprometterebbero irrimediabilmente la qualità del prodotto. Il
metodo generalmente utilizzato é
quello HTST (“High Temperature
Short Time”), che prevede l’impiego
di scambiatori di calore a piastre o
a fascio tubiero, in cui il succo ed
il fluido riscaldante si muovono in
controcorrente, a temperature com-
prese tra 80 e 95°C con tempi di contatto di 15-60 secondi (88-91°C per
30 secondi per il succo d’arancia).
Sebbene la pastorizzazione termica
HTST risulti essere efficiente per la
stabilizzazione dei succhi nell’inattivazione microbica ed enzimatica,
tale trattamento termico comporta
cambiamenti significativi del sapore
e dell’aroma ed una parziale perdita di principi nutrizionali del succo,
alterando quindi la sua qualità organolettica e nutrizionale.
Nel corso degli ultimi anni si è
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
53
Fig. 2 - Profili cromatografici HPLC (l=520 nm) degli estratti nutraceutici sviluppati presso il CETIDA. A) gelso (Morus alba L.): picco 1, cianidina
3-glucoside; picco 2, cianidina 3-rutinoside.; B) mora (Morus nigra L.): picco 1, cianidina 3-glucoside; picco 2, cianidina 3-xiloside; C) melograno
(Punica granatum L.): picco 1, delfinidina 3,5-diglucoside; picco 2, cianidina 3,5-diglucoside; picco 3, pelargonidina 3,5-diglucoside; picco 4,
cianidina 3-glucoside; picco 5, pelargonidina 3-glucoside; D) fagiolo nero (Phaseolus vulgaris L.): picco 1, delfinidina 3-glucoside; picco 2, petunidina
3-glucoside; picco 3, malvidina 3-glucoside.
Fig. 3 - Padiglione tecnologico del CETIDA.
54
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
Fig. 4 - Impianto pilota per la sanitizzazione dei frutti con ozono.
registrata una crescente domanda,
da parte dei consumatori, di succhi
di frutta dalle caratteristiche “freshlike” (simili al fresco), con un’elevata
qualità organolettica, nutrizionale e
salutistica. Tale nuova esigenza ha
stimolato la ricerca scientifica verso
la sperimentazione di tecniche alternative ai trattamenti termici che
siano in grado di preservare le caratteristiche del prodotto fresco (“mildtechnologies”). Una delle tecnologie
emergenti che opera a bassa temperatura, prevede l’impiego dell’anidride
carbonica in condizioni supercritiche
(HPCD, “high pressure carbon dioxide”) per la stabilizzazione dei succhi.
Presso il CRA-ACM è stato progettato
e realizzato un sistema pilota in continuo operante a pressioni moderate
(Pmax = 300 bar) per la pastorizzazione a freddo del succo d’arancia
rossa.
L’impianto operante con CO 2 in
fase supercritica è a duplice funzione,
essendo caratterizzato da una linea di
pastorizzazione per succhi di frutta e
da una linea di estrazione di materiale
vegetale. La linea di pastorizzazione
opera con CO2 compressa in modalità continua. Il succo viene aspirato da
una pompa dosatrice e miscelato con
CO2 alla pressione di esercizio scelta,
prima della immissione nel reattore
che è costituito da 12 tubi della lunghezza di 1 m, termostatati attraverso uno scambiatore di calore a tubi
concentrici. Le prove sperimentali effettuate hanno avuto l’obiettivo di valutare gli effetti della pastorizzazione
a freddo con CO2 sulle caratteristiche
fisico-chimiche, enzimatiche, microbiologiche, sensoriali e salutistiche
del succo fresco d’arancia rossa, al
fine di individuare le condizioni operative di processo idonee allo “scaling-up” industriale della tecnologia.
Lo studio condotto ha dimostrato che
è possibile ottenere un’ottimale inattivazione di microrganismi ed enzimi operando a pressioni non molto
elevate (P<150 bar) e a temperature
inferiori ai 40°C, senza alterare le caratteristiche organolettiche, nutrizionali ed antiossidanti del prodotto. La
tecnologia HPCD applicata al succo
d’arancia rossa, sviluppata presso il
Cetida, è stata trasferita su scala industriale e viene oggi adottata per la
produzione di spremute di agrumi
(arancia e mandarino) di alta qualità
che mantengono inalterate le caratteristiche chimico-fisiche, antiossidanti
e sensoriali del succo fresco, con una
Fig. 5 - Impianto pilota di pastorizzazione di succhi a freddo con anidride carbonica in fase
supercritica.
Fig. 6 - Impianto pilota per la produzione di frutta di IV gamma.
durata commerciale del prodotto refrigerato pari a 20-30 giorni.
Nuovi composti
nutraceutici
La crescente richiesta da parte del
mercato di composti nutraceutici e integratori alimentari spinge le aziende
del settore alla ricerca di nuovi ingre-
dienti di origine naturale. In quest’ottica, lo sviluppo di estratti ottenuti da
specie vegetali base della dieta mediterranea, ottenuti con metodi estrattivi
innovativi che non lascino residui di
solventi, risulta particolarmente attrattiva. Il Cetida di Acireale è in grado di sviluppare e validare metodi di
estrazione, testando diversi solventi
“food-grade” (etanolo, CO2 in fase suFRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
55
Fig. 7 - Impianto pilota a resine per
l’estrazione di sostanze biologicamente attive.
percritica), ottimizzando la resa e la
purezza dei principi attivi nel prodotto
finito e verificando, nel contempo, la
presenza/assenza di residui di fitofarmaci, di contaminazione microbica
e di metalli pesanti. I suddetti rilievi,
assieme alla caratterizzazione analitica degli estratti ottenuti, effettuata nei
laboratori del Cetida, mediante tecniche cromatografiche e spettroscopiche, risulta necessaria e propedeutica
per il loro successivo impiego in test
di attività biologica condotti in vitro
e/o in-vivo.
Recentemente, presso il Cetida
sono state effettuate ricerche mirate
all’utilizzo dei sottoprodotti dell’industria agrumaria (buccia, polpa e
semi) per l’ottenimento di un estratto
standardizzato contenente antocianine, flavanoni, acidi idrossicinnamici
e vitamina C (Fig. 1). Su tale estratto
sono attualmente in corso sperimentazioni in vivo allo scopo di valutarne la capacità di difesa antiossidante
dell’organismo e l’attività antidiabetica. Infine, numerosi estratti sviluppati
presso il Centro di testing, a partire dai
sottoprodotti della trasformazione di
altre colture mediterranee (Fig. 2), sono attualmente oggetto di studi in vitro
ed in vivo grazie alla collaborazione
con partner scientifici e industriali
nazionali ed internazionali impegnati
nello sviluppo di nuovi composti nutraceutici.
56
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
Fig. 8 - Laboratorio di chimica degli alimenti.
Servizi a supporto della ricerca
scientifica
specifiche per la caratterizzazione quali-quantitativa di metaboliti secondari.
Il Cetida mette anche a disposizione di gruppi di ricerca pubblici e privati, che svolgono studi nel settore del
miglioramento genetico e della fisiopatologia vegetale, delle tecniche colturali, della produzione di energie alternative da scarti agroalimentari, ecc., la
propria competenza nella identificazione e determinazione di metaboliti
secondari coinvolti nei processi di trascrizione genica, biochimici e chimici
studiati. La caratterizzazione analitica
dei metaboliti coinvolti nelle principali
vie biosintetiche risulta necessaria per
la piena comprensione dei meccanismi
biologici coinvolti e per la valutazione
di interazioni genotipo-ambiente, ospite-patogeno e pianta-suolo.
L’analisi dei metaboliti quali antocianine, flavanoni, flavonoli, flavoni e
acidi fenolici, nonché di altre sostanze la cui biosintesi è legata ai suddetti
processi, risulta strategica per elevare
la consistenza scientifica delle ricerche
condotte e per formulare conclusioni
robuste nella stesura delle pubblicazioni scientifiche prodotte. Alla luce
di questo il Cetida, disponendo delle strumentazioni analitiche avanzate
sopra citate, ha attivato un servizio di
analisi rivolto ad organismi di ricerca
specializzati nel loro settore d’indagine
ma che non dispongono di attrezzature
Conclusioni
Sulla spinta del crescente interesse dei consumatori nei riguardi della
dieta mediterranea, le aziende agroalimentari sono attualmente impegnate
nella valorizzazione delle produzioni
derivate da specie frutticole ed orticole mediterranee e nello sviluppo di
nuovi prodotti funzionali che esaltino
le proprietà salutistiche dell’alimento.
Inoltre, un nuovo segmento di mercato costituito da nutraceutici ottenuti da
sottoprodotti agroalimentari mediterranei è attualmente in forte crescita e
riscuote una forte attenzione da parte
di aziende operanti in ambito farmaceutico, cosmetico e dell’integrazione
alimentare.
Nell’attuale contesto di globalizzazione delle produzioni agroalimentari, la valorizzazione delle produzioni
frutticole ed orticole mediterranee tipiche dovrebbe essere sostenuta dalla
promozione di un processo di innovazione tecnologica. Pertanto, la creazione del Cetida risponde alle esigenze
di ricerca e sviluppo delle imprese di
trasformazione agroalimentare attive
nel territorio, favorendo nuove opportunità di sviluppo tecnologico ed offrendo competenze affidabili in campo
analitico-strumentale.
DAI FRUTTETI PIEMONTESI
Dalla sperimentazione alcune importanti raccomandazioni
La corretta distribuzione
degli agrofarmaci nel noccioleto
L
a superficie a nocciolo in Piemonte ha raggiunto
15mila ha e la crescita non accenna ad arrestarsi.
La coltivazione è distribuita prevalentemente sulle
colline del sud Piemonte. I noccioleti sono allo stesso
tempo fonte di reddito e strumenti per preservare il territorio da frane e smottamenti. Ridurre e migliorare gli
input esterni (es. i trattamenti con agrofarmaci) risponde alla necessità di gestire in modo accurato l’agroecosistema, ottenendo produzioni con standard qualitativi
elevati.
Interventi fitosanitari efficaci
Molti sono i fattori che influenzano la buona riuscita
di un trattamento: il prodotto impiegato, le dosi e tempistica, il tipo di avversità da combattere, le condizioni ambientali, la qualità della distribuzione e molto importante
la riduzione dei rischi aziendali.
Fornire utili indicazioni su quali siano i punti chiave da considerare prima di eseguire un trattamento in
noccioleto costituisce lo scopo della sperimentazione in
corso, condotta in collaborazione tra Creso e Disafa-Ulf
Meccanica dell’Università di Torino. L’attività si è focalizzata sulla conoscenza del volume fogliare della pianta – TRV (Tree Row Volume) – calcolato per tipologia
di noccioleto al fine di ottimizzare il volume d’acqua
distribuito.
Diverse tipologie di noccioleto
gliato è di 1.000 l/ha, ma nelle prove riportate in tabella 1
si è voluto adattare il volume distribuito al volume fogliare
delle piante – TRV (m3/ha), adeguando anche la velocità
di avanzamento della trattrice e quella dell’aria erogata
dalla ventola per garantire il massimo deposito del prodotto sul bersaglio.
Per piante con altezza media compresa tra 3,5 e 4,5
m, nelle aree collinari, è adeguata una velocità di avanzamento di 4 km/h, mentre per regolare la velocità dell’aria
erogata è possibile agire o sul numero di giri della presa di
forza o sul rapporto di trasmissione della ventola.
Aziende con vigneto e frutteto
Nelle aree di media e bassa collina, molte aziende coltivano noccioleto e vigneto in zone attigue ed è
consuetudine impiegare un’unica irroratrice (fig. 1) per
l’esecuzione dei trattamenti su entrambe le colture. Tuttavia questo tipo di macchine mostrano alcune criticità,
legate al sottodimensionamento della ventola, rispetto
alla chioma delle piante di nocciolo.
Con chiome alte 4 m, larghe 3,5m e interfila di 6
m, si può arrivare ad una copertura non sufficiente del
bersaglio con una riduzione di deposito fino al 50%
particolarmente evidente sulla chioma e nella parte interna del cespuglio rispetto all’impiego di un’irroratrice
trainata da frutteto con ventilatore assiale di portata
adeguata (fig. 2).
Per garantire un deposito sul bersaglio il più possibile uniforme, impiegando attrezzature “da vigneto”,
occorre che ci sia scarsa vegetazione (prime fasi vegetative) o ci si trovi in presenza di piante basse (fino a
3 m di altezza).
Il nocciolo, a differenza di altre piante da frutto allevate in parete, presenta dimensioni importanti della chioma
(fino a 4,5 - 6 m in altezza e 5,5 m di larghezza in piante
adulte). Il flusso di distribuzione deve passare attraverso 2,5 - 3 metri di chioma per
depositare il prodotto nella parte interna e
apicale della pianta.
La distribuzione è stata studiata in tre
A X L X 10.000 m2
situazioni a diverso TRV:
Volume fogliare (TRV)
D
– Noccioleti adulti (>7 anni) potati (potatura energica meccanica o manuale) (imA: altezza chioma
pianti in produzione dall’8° anno in poi);
– Noccioleti in allevamento (fino al 7° anL: larghezza media chioma
no di età) potati;
D: distanza tra due file adiacenti
– Noccioleti adulti (>7 anni) non potati
(impianti in produzione nei quali non si
sono fatti interventi energici di potatura
manuale o meccanica) – situazione testimone.
Il volume d’acqua normalmente consi- I parametri necessari per calcolare il TRV, volume fogliare delle piante.
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
57
Noccioleto giovane potato.
Noccioleto adulto non potato.
Noccioleto adulto potato.
TAB. 1 - VOLUME D’ACQUA CONSIGLIATO
Distanza
tra le file
(m)
Altezza
delle piante
(m)
TRV
(m3/ha)
Quantità
(l/ha)
Piante potate
piccole
6
3,5
11.700
1.000
Velocità della ventola ridotta (regime inferiore di giri della presa di
potenza o marcia ridotta della trattrice) se in presenza di scarsa
vegetazione o prime fasi vegetative della pianta.
Piante potate
grandi
6
4
26.300
1.200
Velocità della ventola ridotta per miglior deposito della miscela di
agrofarmaco su bersaglio.
Piante non
potate grandi
6
4,5
36.700
1.000*
Deposito sulle foglie ridotto a causa dell’ingombro creato dalle
pertiche più basse al passaggio dell’irroratrice. Impiegare aria ridotta.
Tipologia
di corileto
Note
* Prova eseguita esclusivamente con 1000 l/ha.
Attrezzatura impiegata: irroratrice trainata con ventilatore assiale, capacità del serbatoio 1000 l ed ugelli a turbolenza.
Fig. 2 - Irroratrice trainata.
Fig. 1 - Irroratrice portata.
Le indicazioni da seguire
Dalla sperimentazione in corso sono scaturite le prime raccomandazioni per la corretta distribuzione degli
agrofarmaci sul nocciolo.
Gli agrofarmaci devono raggiungere in modo omogeneo tutte le parti della chioma. In questo modo si ottimizza l’efficacia della sostanza attiva contro le avversità e
si riducono le perdite per colatura o deriva, con evidenti
benefici economici ed ambientali.
58
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
L’obbiettivo del punto precedente si raggiunge attraverso la corretta taratura delle irroratrici e la regolazione
dei profili di distribuzione in funzione del volume fogliare.
Incrementi sia di volume di distribuzione, sia della
portata e velocità dell’aria non si traducono in aumenti
significativi del deposito sul bersaglio.
Le irroratrici da vigneto ‘adattate’ all’impiego in noccioleto, a causa delle ridotte dimensioni e delle caratteristiche tecniche del ventilatore (aspirazione unica), non
sono in grado di garantire un’omogenea copertura del
bersaglio, soprattutto alle maggiori altezze ed internamente alla vegetazione particolarmente fitta durante i
mesi estivi.
L’adeguamento dei profili di distribuzione della macchina irroratrice permetterà infine di definire in modo
preciso il volume della miscela da utilizzare in corileti
adeguatamente potati.
Maria Corte
Creso - Cuneo
DAI FRUTTETI METAPONTINI
Trovano buone condizioni ambientali e consentono risultati interessanti
Giusto spazio alle arance Navel,
destinate soprattutto al mercato fresco
L
a coltivazione dell’arancio a polpa bionda ombelicata nel Metapontino ha rappresentato un riferimento per l’intera agrumicoltura nazionale per gli ottimi
standard produttivi, grazie alle vocate condizioni pedoclimatiche. I frutti sono destinati principalmente al mercato
fresco, data la dolcezza e la buona succosità.
Il calendario di produzione di queste varietà è abbastanza ampio in quanto consente la raccolta, da fine
ottobre fino a tutto maggio, di un prodotto con caratteristiche organolettiche abbastanza costanti che rendono più
semplice la fidelizzazione del consumatore. Per assicurare
ancora queste caratteristiche ai produttori si è cercato in
questi ultimi anni di introdurre una serie di innovazioni
varietali che consentissero di anticipare e posticipare il calendario di raccolta.
Nell’areale nell’ultimo decennio, grazie al forte sviluppo della frutticoltura, l’interesse verso gli agrumi è stato
marginale. Negli ultimi anni, vuoi anche per le problematiche fitosanitarie delle specie frutticole (Sharka), è cresciuto l’interesse verso questo gruppo di specie, con un forte
interesse per le nuove varietà, che affiancate alle vecchie,
consentirebbero un ampliamento del calendario di raccolta.
L’introduzione di questo gruppo pomologico è avvenuto negli anni ’70 con la varietà capostipite il Washington
Navel. Per ampliare la produzione nella fase precoce di
maturazione nei primi anni ’80 fu introdotta la varietà Navelina VC, che presentava dei problemi fitosanitari (virus e
viroidi), che dopo 7-8 anni dall’impianto hanno determinato una riduzione delle performance produttive, con la
debilitazione delle piante, fino allo svellimento. Comunque ancora oggi nel territorio sono presenti campi coltivati
a questa varietà. A fine anni ’80 inizi anni ’90 per colmare
questo gap fitosanitario è stata introdotta la Navelina ISA
315, che ha nella pezzatura un limite importante, tanto
che ne ha decretato l’abbandono nel momento in cui è
stato possibile inserire nuove varietà. Tra queste un buon
riscontro si è avuto con la Newhall che ancora oggi rappresenta un riferimento da un punto di vista commerciale,
anche se presenta, in fase di piena produzione, alternanza di produzione, che ne limita l’introduzione nei nuovi
campi. Per cercare di avere gli stessi caratteri produttivi è
stata introdotta da oltre 10 anni la Navelina VCR (Vecchio
Clone Risanato), in pratica la vecchia varietà, che soddisfava pienamente le esigenze produttive, e che grazie alla
tecnica del microinnesto è stata risanata dalle problematiche fitosanitarie.
Alla varietà capostipite di questo gruppo la Washington Navel, frutti di pezzatura elevata, di forma semisferica, buccia di colore arancio chiaro, con pezzatura ed ombelico di grosse dimensioni, ma che tendono ad asciugare
e sono sensibili alla cascola pre-raccolta, si è aggiunta nella
stessa epoca Fisher Navel, che presenta costanza produttiva, frutti di buona pezzatura e poco soggetti a cascola,
con raccolta che si protrae fino a febbraio.
Nell’epoca tardiva è interessante la cultivar Navelate
clone 105, con frutti di pezzatura inferiore rispetto a Navelina, forma ovale e colore arancio dorato, buccia fine,
ombelico poco prominente, senza semi, polpa succosa e
di qualità, ma per la media produttività, è stata sostituita
con la Lane Late, che presenta frutti con Navel poco visibile, di sapore dolce e mantiene buone caratteristiche
organolettiche sull’albero fino a maggio. Discreta la produttività, interessante per prolungare il periodo di raccolta
del Navel.
Tra le varietà di recente selezione, già significativamente diffuse in campi commerciali si ricorda la cv Fukumoto
che matura anche una settimana prima degli altri cloni di
Navelina, con frutti di forma rotonda, di buona pezzatura
Particolare della produzione di M7, varietà a maturazione
precoce.
Frutti della varietà Cambria, a maturazione tardiva.
Le nuove varietà a livello mondiale
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
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LISTA DELLE VARIETÀ CONSIGLIATE DI ARANCIO A POLPA BIONDA OMBELICATE
Varietà
Origine genetica
Osservazioni
Navelina VCR
Probabile mutazione spontanea di
Pianta di medie dimensioni, forma più o meno arrotondata, interessante in quanto entra
Washington Navel originatasi in
ed abbondantemente in produzione, frutti di ottima qualità per il consumo fresco,
California, risanata con microinnesto rapidamente
buona
la
pezzatura,
interessante per tutte le zone agrumicole.
ad Acireale nel 1986
Newhall VCR
Probabile mutazione spontanea di
Washington Navel originatasi in
California, risanata con microinnesto
ad Acireale nel 1983
Pianta di vigore medio, portamento rotondeggiante leggermente assurgente con chioma poco
densa e di buon sviluppo. Varietà precoce, anticipa anche di qualche giorno la Navelina, nelle
zone più precoci si raccoglie anche nella terza decade di ottobre. Si è ben adattata alla maggior
parte delle nostre aree produttive, cercando di privilegiare quelle più precoci. Nella fase adulta
manifesta alternanza di produzione.
Washington
Navel
Probabilmente si originò da una
mutazione spontanea in Bahía
(Brasile) alla fine del XVIII secolo
Pianta di grandi dimensioni, forma arrotondata, vigorosa, foglia di colore scuro. La selezione
W. Navel CES 3033 tende ad alternare; frutto di pezzatura elevata, semisferico, di colore
arancio, meno intenso rispetto al Navelina. Ombelico molto sviluppato. Il frutto apireno tende ad
asciugare, di media succosità. Si raccoglie dopo Navelina e Newhall, a partire da III decade di
dicembre, è soggetto alla cascola preraccolta, che lo rende meno serbevole rispetto al Navelina.
Navelate
Si originò per mutazione spontanea
di W. Navel selezionata nel 1948
a Vinaroz (Castellón de la PlanaSpagna).
Pianta di grandi dimensioni, vigorosa, presenza di spine sui rami vigorosi, con foglie di colore
verde poco intenso; frutto di pezzatura inferiore rispetto a Navelina, forma ovale e arancio dorato,
buccia fine, ombelico poco prominente, apireno, polpa succosa e di qualità, raggiunge la maturità
interna prima rispetto all’esterna, per cui si può raccogliere da febbraio a maggio, è destinato al
consumo fresco, è preferibile impiantarlo in zone dove è minimo il rischio di gelate tardive.
Lanelate
Selezionato nel 1950 in Australia
come mutazione spontanea di W.
Navel.
Pianta vigorosa, produttività media, presenta meno spine rispetto alle altre varietà di Navel
tardive come Navelate. Frutto di pezzatura simile a Newhall, con Navel poco visibile, sapore
dolce mantiene le caratteristiche per molto tempo, il basso contenuto in limonina determina un
sapore dolce; la maturazione è tardiva, il frutto si conserva bene sull’albero fino a giugno. Varietà
interessante per prolungare il periodo di raccolta del Navel.
Frutti di Chislett, a maturazione tardiva.
e buccia di colore aranciato intenso. Da verificare, vista la
recente introduzione nel nostro areale, l’affinità con portinnesti quali Citrange, che in alcuni Paesi agrumicoli ha
manifestato fenomeni di decadimento e moria delle piante, di cui non si è ancora identificata la causa.
Nel periodo tardivo Powell Summer Navel, cultivar
caratterizzata da una buona produttività e pezzatura dei
frutti, e rappresenta la varietà più tardiva che si è maggiormente diffusa negli ultimi anni.
Per le arance ombelicate diverse sono le novità selezionate ed in corso di valutazione. Dall’Australia provengono tutte le varietà di seguito descritte. Nel periodo
precoce si segnala l’M7, mutazione di Navelina 7.5 selezionata nel 2004, protetta da brevetto, che è risultata
compatibile con tutti i portinnesti. Si raccoglie circa 3 settimane prima del Navelina, con ottima tenuta in pianta
fino a Febbraio. Nel periodo di maturazione tardivo si annoverano diverse varietà come Chislett Summer Navel,
Rhode Summer Navel, e Barnfield Late. La cv Chislett,
mutazione spontanea di W. Navel del 1988, presenta
pianta con portamento espanso e buona vigoria; il frutto
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FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
Particolare della produzione di Barnfield, caratterizzati da
maturazione tardiva.
è simile a quello di W. Navel, leggermente più arrotondato, si raccoglie da gennaio a maggio. La Rhode Summer
Navel, originatasi da mutazione spontanea di un Navel e
rinvenuta nel 1982, è caratterizzata da un albero vigoroso,
con portamento espanso e frutto simile a quello di W. Navel, di colore arancio con buona succosità; si raccoglie da
gennaio a maggio; è coperta da protezione brevettuale. In
ultimo Barnfield Late, derivata da mutazione spontanea di
W. Navel nel 1980, produttiva e vigorosa, con portamento espanso; il frutto simile a quello di W. Navel di colore
arancio si raccoglie da gennaio a maggio. Dal Sudafrica
provengono invece Cambria che presenta dei frutti di forma rotonda, con polpa di colore arancio e contenuto in
succo molto alto; non manifesta creasing con raccolta che
si protrae fino a maggio e Carninka, mutazione di Palmer
Navel selezionata nel 2005, interessante per la tardività di
raccolta, di buona pezzatura e qualità, elevata produttività, non alternante.
Carmelo Mennone
Alsia, Az. Sperimentale Pantanello, Metaponto (Mt)
IL CASO CAMPANIA
Frattura tra il mondo produttivo e quello della trasformazione
La noce è soprattutto “Sorrento”,
ma la rintracciabilità del prodotto è scarsa
«L
a cultivar Sorrento rimane ancora l’unica varietà regionale che ha importanza commerciale a livello nazionale; mentre altre tipologie quali Malizia (zona vesuviana e agro nolano, in
provincia di Napoli) hanno un’importanza prevalentemente locale».
È quanto ci riferisce Angelo Caputo, titolare della Vincenzo Caputo Srl, ditta napoletana impegnata
nell’import-export di frutta secca.
«Indubbiamente – ci dice Italo Santangelo, funzionario della Regione Campania – nel corso degli anni si
è avuta una progressiva conversione varietale da parte degli operatori che sempre più nei nuovi impianti
hanno puntato sulle cultivar californiane, che entrano
prima in produzione, sono più produttive e più richieste
sul mercato nazionale. In realtà, la tradizionale cultivar
Sorrento e la sua sorella Malizia, mantengono significative quote di mercato, non solo in ambito locale, per
merito di chi ancora crede in questo eccellente prodotto, ma è scontato che la promozione commerciale e il
recupero produttivo della Sorrento deve passare attraverso un ambizioso progetto di valorizzazione da parte
di tutta la filiera».
La noce Sorrento viene maggiormente commercializzata sbiancata, mentre Malizia viene generalmente
offerta grezza poiché, a causa delle caratteristiche del
guscio, non può essere sottoposta al processo di sbiancamento che potrebbe causare la contaminazione del
frutto all’interno. Questi prodotti vengono principalmente venduti in formati retail da 500 g e 1 kg, oppure
in formato sfuso da 5 kg.
Le problematiche del settore sono note e attengono
sia ai costi del processo produttivo (meccanizzazione
della raccolta e delle fasi successive, gestione integrata
della difesa, mancati redditi iniziali) che al prezzo spesso non remunerativo.
«Il miglioramento dello standard qualitativo del prodotto campano, sia del tipo sorrento che californiano,
è un prerequisito imprescindibile per la conquista dei
mercati al consumo».
Uno dei punti deboli dell’intera filiera risiede nel
rapporto tra l’industria ed i singoli produttori, in quanto non c’è un legame diretto tra i due attori. Questo
comporta delle lacune soprattutto dal punto di vista dei
controlli e della rintracciabilità.
Pochi accordi di filiera
«Sono scarsi gli accordi di filiera tra aziende primarie e imprese di lavorazione e valorizzazione del pro-
dotto – spiega Santangelo – e questo incide fortemente
sulla formazione del prezzo e sui volumi da conferire
alla grande distribuzione. Soprattutto il protagonismo
eccessivo dell’intermediazione, a causa della debolezza della parte agricola, poco associata e organizzata,
impedisce un processo di crescita a tutto il settore».
«Mentre in passato la noce Sorrento veniva esportata in tutta Europa – spiega Caputo – in questo periodo il principale mercato di sbocco è rappresentato da
quello interno, soprattutto nel canale Gdo e Do. Ciò
è causato da due problemi: bassi volumi produttivi e
livelli di difettosità non sempre conformi ai parametri
richiesti. Per contrastare queste problematiche la nostra
azienda ha fatto dei grossi investimenti acquisendo un
impianto di sterilizzazione naturale per il trattamento
della noce che ci ha permesso di risolvere il problema
dovuto all’attacco di insetti. Inoltre disponiamo di un
noceto specializzato per la coltivazione della Sorrento
che quest’anno entrerà in piena produzione».
Le difficoltà commerciali sono anche causate da un
comparto produttivo che soffre di problematiche strut-
La noce “Sorrento” rappresenta la varietà di pregio
campana e si fregia del marchio IGP.
Il mercato e la concorrenza
ccanto al mercato regionale e a quello laziale ove la produzione campana è quasi esclusiva, altri mercati di sbocco sono quelli delle principali regioni consumatrici di frutta in guscio, in relazione ai notevoli quantitativi esitati dalle imprese campane (la Campania è tuttora di gran lunga la
maggiore produttrice di noci in Italia).
I principali concorrenti della Noce Campana provengono dal Veneto e
dall’Emilia Romagna. Anche se bisogna precisare che si tratta di varietà
di provenienza estera coltivate in Italia: Lara (Veneto), Chandler, Hartley e
Howard (Emilia Romagna).
«Secondo la nostra visione – espone Caputo – bisognerebbe puntare
sulle varietà originarie della nostra terra, come la Noce Sorrento, che hanno caratteristiche organolettiche uniche».
Intanto, in altre regioni si lavora per rilanciare le specie in guscio in
Piemonte dove si sta portando avanti un progetto per il rilancio della nocicoltura, ancora in fase di sperimentazione.
A
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
61
Diffusione e problemi parassitari
l noce di fatto è presente in quasi tutti i territori pianeggianti e collinari della Campania, ma gli impianti da
reddito insistono soprattutto nella fascia dell’hinterland napoletano, della valle del Volturno, del nolano, vesuviano, agro palmese-sarnese fino alle colline picentine. Negli ultimi anni l’area che ha registrato il maggior
numero di nuovi impianti è quella dell’alto casertano.
Il raccolto delle Noci Sorrento 2013 è stato di discreta qualità. Le principali avversità sono dovute ad
agenti patogeni quali batteriosi (Xanthomonas arboricola pv. juglandis), e antracnosi (Gnomonia leptostyla)
ed alcuni insetti come la carpocapsa (Cydia pomonella L.) e la mosca del noce (Rhagoletis completa). I danni,
provocati da quest’ultimo insetto, che negli anni scorsi sono stati rilevanti, sono stati contenuti per il raccolto
2013 grazie all’azione messa in atto dal Servizio Fitosanitario Regionale, sia attraverso bollettini settimanali
di presenza nelle aree di coltivazione sia con l’indicazione delle relative azioni di intervento. «Il controllo sistemico del parassita – aggiunge Caputo – sembra un obiettivo conseguibile anche per le
prossime annate. D’altronde, le caratteristiche più apprezzate dall’industria, secondo la destinazione commerciale (vendita in guscio o sgusciata), sono la bassa difettosità del frutto, il calibro (+30), la resistenza e la
resa alla sgusciatura».
I
62
In Campania si ritrovano ancora impianti obsoleti che non
soddisfano le esigenze di una nocicoltura razionale.
Il controllo dei parassiti, in particolare della mosca,
rappresenta un aspetto fondamentale per conseguire
produzioni di buona qualitò, ben accettate dall’industria di
trasformazione.
Solo le coltivazioni condotte in maniera razionale sono in
grado di fornire un buon reddito.
L’impianto di sterilizzazione delle noci utilizzato dalla
ditta Caputo srl (foto ditta Caputo).
turali quali scarsa specializzazione colturale, superfici
aziendali poco estese, scarsità o vetustà di mezzi tecnici, interventi di difesa fitosanitaria limitati ed in molti
casi assenti.
«In effetti si tratta di una produzione molto frammentata e spesso associata a coltivazioni diverse. Negli anni
purtroppo abbiamo riscontrato una diminuzione delle
superfici produttive e conseguentemente volumi sempre
più bassi, che non permettono di garantire quantitativi
sufficienti a poter servire i grandi gruppi stranieri».
In futuro per garantire una filiera produttiva maggiormente controllata e meno frammentata si auspica
la costituzione delle Op nelle 4 zone di produzione:
Avella, Salerno, Nola e Napoli.
«Noi siamo già attivamente impegnati in tal senso,
precisa Caputo, e partiremo con un nuovo progetto già
dalla prossima campagna».
Si spera che con le opportunità che sia l’Ocm ortofrutta che la nuova programmazione del Feasr 2014-20,
si possa invertire una rotta che sta portando alla lenta
marginalizzazione del comparto a livello italiano, recuperando i primati che la Campania aveva sul mercato
nazionale e non solo.
«Soprattutto si confida sull’art. 35 del nuovo Psr –
precisa Santangelo –, attraverso la costituzione di un
Gruppo Operativo sulla filiera noce, composto da imprese produttrici, trasformatori, enti di ricerca, organismi
di consulenza e associazioni di sviluppo locale».
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2014
Carlo Borrelli
LE AZIENDE INFORMANO
Pesche: al via la partnership Escande-Burchell
E
scande è una società francese
specializzata da oltre 50 anni nella produzione di alberi da
frutto e nello sviluppo di nuove
varietà di drupacee.
Tramite un proprio campo
sperimentale vengono sviluppate
230-300 nuove varietà e collabora anche con vari frutteti sperimentali stranieri.
Dal 2013 Escande, in collaborazione con l’importatore e distributore britannico AG Thames,
è partner del programma per la
diffusione europea delle varietà
di pesche dell’ibridatore Californiano Burchell Nursery che opera nel mercato delle drupacee da
quasi 70 anni.
AG Thames ha stretto un
accordo con Burchell per l’importazione, gestione e sviluppo
delle sue varietà per il mercato
europeo in sinergia con Escande.
Quest’ultima, tramite una licenza esclusiva, si occuperà della coltivazione della commercializzazione in Europa e nella zona
Mediterranea.
Produttività e qualità sono i requisiti delle nuove proposte varietali di
Escande-Burchell.
L’obiettivo di questa operazione è di sviluppare una nuova
gamma di varietà di pesche destinate al mercato europeo.
Burchell ha selezionato queste varietà per ottenere un frutto
con alta produttività, ottima qualità in termini di gusto, buone
prestazioni vegetative con bassa
sensibilità, alta durata di conservazione e shelf life.
Escande ha fatto entrare ufficialmente in Europa 130 varietà
Burchell: 80 di pesche e nettarine e 50 di albicocco, susino e
ciliegio.
La nuova gamma di pesche
del programma Burchell, presen-
ta dei frutti di forma rotonda e
sapore aromatico che unisce modernità e rusticità. Un esempio
è la pesca della gamma “Snow
Flame”: un frutto a polpa bianca
con una buccia completamente
rosso scuro. I primi alberi sono
già in campo e Escande continuerà a piantare su larga scala
per due anni.
I frutteti sperimentali di
Escande sono nel Sud della
Francia e, per quanto riguarda
la pesca, in Catalogna a Lleida; entrambi sono visitabili su
richiesta. Ci saranno presto anche dei campi sperimentali in
Italia.
I produttori interessati a visitare questi frutteti con le varietà
Burchell, possono contattare
l’azienda e prendere un appuntamento con Ben Clapham di
AG Thames chiamando il numero:+44-7977-486252 oppure via
email scrivendo a [email protected].
Internet: www.pepinieresescande.com
FRUTTICOLTURA - n. 7/8 - 2013
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Come ottimizzare nel noccioleto la distribuzione degli