La rieducazione della scrittura. Dal percorso di recupero all’importanza della prevenzione di Alessandra Michieli L'intervento ha trattato un argomento ancora poco conosciuto in ambito scolastico e familiare: la possibilità reale e concreta di risolvere il problema della disgrafia, rieducando la scrittura e riportandola a condizioni di normalità. Nonostante ormai nelle scuole si parli frequentemente di DSA, il più delle volte in realtà si fa riferimento alla Dislessia o alla Disortografia; la Disgrafia invece è conosciuta solo superficialmente e spesso viene confusa con altri tipi di difficoltà. E' importante quindi chiarire bene che cosa si intende con questo termine: classificata come un Disturbo dell'Apprendimento (DSA), la Disgrafia si manifesta come una grave difficoltà a riprodurre sia le lettere che i numeri, senza che alcuna ragione neurologica o intellettiva possa spiegare questa anomalia. Il bambino disgrafico, come nell'esempio qui sopra, nonostante tutti i suoi sforzi e la buona volontà, non riesce a scrivere in maniera funzionale e presto per lui la scrittura e tutti i lavori scolastici ad essa collegati diventano fonte di grande sofferenza e frustrazione. Importanza della scrittura manuale Per comprendere quanto un disturbo radicato e irrisolto della scrittura possa influire negativamente su tutto il curriculum scolastico di un ragazzo, dobbiamo prendere coscienza di quanto sia importante in assoluto l'atto dello scrivere. Oltre ad essere il mezzo di comunicazione che tutti sappiamo, infatti, la scrittura manuale è anche l’atto di motricità fine più complesso che l’uomo possa compiere in tutta la sua vita; non esiste lavoro manuale, di cesello o altro, che arrivi a coinvolgere e a sviluppare altrettanto la stessa serie di abilità. Inoltre è scientificamente provato che ha un’ulteriore ricaduta positiva: per scrivere il bambino attiva dei processi utili anche ad altre attività psico-fisiche, che andranno ad arricchire in maniera significativa il proprio bagaglio di potenzialità cognitive e strumentali. Concludendo, la scrittura manuale è molto più di quello che comunemente si creda: è anche uno strumento di formazione del bambino ad ampio raggio, può affinare le capacità motorie e potenziare alcuni aspetti importanti del carattere, della volontà e dell'intelligenza. Importanza della scrittura per il bambino Se ci soffermiamo a riflettere su come la scrittura rappresenti anche per noi adulti una forma di autorappresentazione, di cui ci vergogniamo o andiamo orgogliosi a seconda del suo aspetto, capiremo ancora meglio quanto possa essere importante per il bambino, anche sul piano psicoaffettivo. Per lui infatti è inseparabile dalla scolarità, e fin dai primi giorni di scuola viene lodato o sgridato soprattutto per come scrive. Di conseguenza, la scrittura viene presto ad assumere per lui una valenza che va ben al di là della sua pur importante funzione comunicativa. Un esempio significativo di questo investimento sulla scrittura è la grafia di questo ragazzo di prima media, che nel corso degli anni si era andato convincendo di avere una grafia "bruttissima" continuando a rimpicciolirla per nasconderla, fino ad arrivare ad un'incomprensibile "micrografia". Una volta realizzato che la grafia non aveva alcun problema, è bastato ingrandirla al pc perchè si rassicurasse: da lì il recupero di una grafia normalissima anche come dimensioni è stato facile, rapidissimo e per lui estremamente liberatorio. Che cosa sono i DSA (Disturbi Specifici dell'Apprendimento) Soffermiamoci sulla loro definizione: La dislessia è un importante disturbo del linguaggio verbale letto e/o parlato e si manifesta soprattutto con serie difficoltà nella lettura e più avanti anche nello studio. La disortografia consiste nella difficoltà a tradurre correttamente i suoni (fonemi)che compongono le parole in simboli grafici (grafemi). La discalulia è un disturbo caratterizzato da ridotte capacità nell’apprendimento numerico e del calcolo in rapporto alla classe frequentata. La disgrafia è un disturbo legato alla scrittura, che rende estremamente difficile scrivere in maniera funzionale Che cosa significa "scrivere in maniera funzionale"? Semplificando al massimo, la grafia di un bambino è funzionale quando è chiara, scorre con facilità, ed è sufficientemente veloce. Quando uno di questi tre parametri è seriamente penalizzato, la grafia non svolge adeguatamente la sua funzione essenziale, che è quella di comunicare. Una grafia illeggibile (a volte anche per il bambino stesso), sarà causa di continui rimproveri da parte degli adulti più importanti per lui: gli insegnanti e i genitori, che spesso non riescono a capire il motivo di "tanto disordine e confusione". A volte anche la valutazione ne risente, aumentando la frustrazione del bambino, che si sente "punito" ingiustamente. D'altro canto anche una scrittura tracciata con una fatica tale da causare dolori alla mano o a tutto l'apparato grafomotorio diventa fonte di sofferenza e presto ne risentirà anche la forma: inevitabilmente quel bambino eviterà o ridurrà il più possibile le occasioni di scrivere. Un altro motivo di disfunzione è l'eccessiva lentezza: talvolta queste grafie lente sono formalmente "belle", ma il bambino rimane sempre indietro quando la maestra detta, e spesso deve completare a casa i compiti iniziati a scuola, diversamente da tutti gli altri compagni. In seguito non riuscirà a prendere appunti e non concluderà le verifiche. Il peso di questa situazione è facilmente comprensibile, anche sul piano dell'autostima. All'interno dei DSA è importante operare degli screening. Con la Disortografia: La disgrafia riguarda solo il grafismo (cioè la conduzione del gesto grafomotorio), e NON anche le regole ortografiche e sintattiche. Bisogna distinguere la Disgrafia dalla Disortografia e non sovrapporle; infatti possono essere indipendenti l’una dall’altra... …anche se spesso accade che la disortografia accompagni la disgrafia. In assenza di altri disturbi, risolvendo la disgrafia, anche la disortografia si ridurrà notevolmente, in alcuni casi scomparirà del tutto. Con la Dislessia: La disgrafia non va confusa nemmeno con la dislessia. Accade però che le difficoltà di decodifica del linguaggio di un dislessico spesso si ripercuotano nella scrittura, che inizia ad “ammalarsi” durante le elementari, diventando molto disordinata, talvolta incomprensibile. In questo caso è indispensabile dare la precedenza alla compensazione della dislessia, ed intervenire con una rieducazione della scrittura solo dopo un percorso logopedico Nel nostro percorso di rieducatori possiamo quindi incontrare: a) disgrafie pure nelle quali il disturbo resta legato alla conduzione del tracciato b) disgrafie (senza dislessia)accompagnate da disortografia c) disgrafie alla cui base c’è una dislessia: in questo caso troveremo sempre anche una grave disortografia Esempio di disgrafia pura: maschio di 3° elementare Si tratta di una disgrafia rigida,scrive con estrema lentezza, non c'è disortografia, legge benissimo, è bravo e diligente. Traccia gli ovali all'inverso. Dopo 8 incontri in cui è stato ripreso il movimento corretto delle lettere + esercizi di rilassamento la scrittura è così e tale si manterrà anche in seguito: Disgrafia con disortografia (senza dislessia): maschio di 1° media Disgrafia impulsiva-maldestra, nasconde nella confusione molti errori ortografici. Legge benissimo. Prima della rieducazione Dopo la rieducazione Disgrafia con dislessia(e disortografia): maschio di 1° media Il ragazzo, con una certificazione di dislessia, ha già seguito un percorso logopedico di 3 anni, ha compensato la dislessia per quanto possibile; rimane una seria disgrafia e una parziale disortografia. Il percorso logopedico permette la presa in carico della rieducazione della scrittura, che sarà comunque lunga e difficile, come spesso avviene in questi casi. Alle fine della rieducazione: scrive così anche in classe: la chiarezza raggiunta gli permette di controllare meglio la parte ortografica, non gli fa più male il braccio, la velocità è discreta, anche se, come tutti i dislessici, ha bisogno di più tempo degli altri per scrivere correttamente. I casi qui riportati mostrano i risultati concreti della rieducazione della scrittura e dimostrano che la disgrafia si può recuperare restituendo il piacere di scrivere. Rinunciare alla scrittura manuale non è la soluzione Esiste una figura professionale specifica, quella del rieducatore, in grado di operare una vera e propria rieducazione della scrittura, restituendole quelle prerogative di chiarezza, scioltezza e velocità che la rendono funzionale al suo compito principale: comunicare. All'estero la rieducazione della scrittura, nata in Francia negli anni '60 grazie al lavoro di ricerca di Robert Olivaux e Julian de Ajuriaguerra e sperimentata per decenni, viene praticata abitualmente e con successo nella stragrande maggioranza dei casi. In Italia purtroppo, nonostante la "disgrafia" sia da anni classificata ufficialmente come uno dei 4 DSA, questo disturbo rimane ancora ai margini nelle indagini dei vari Centri specialistici e spesso viene liquidato troppo facilmente nelle certificazioni, che dispensano il bambino dall'uso della scrittura manuale e lo autorizzano a sostituirla con la scrittura al computer. L'apprendimento della scrittura. Per capire come funziona la rieducazione bisogna prima conoscere il meccanismo alla base dell'apprendimento della scrittura , che non è un processo spontaneo bensì acquisito, è un atto della volontà e segue un modello preciso. Come qualsiasi tipo di apprendimento, avviene attraverso l’attivazione di percorsi neuronali; se ripetuti nel tempo, questi arrivano a creare dei veri e propri solchi neuronali, che sono alla base degli automatismi dei gesti che compiamo inconsciamente per compiere tante attività apprese, come sciare, nuotare, andare in bicicletta ecc.) E SCRIVERE…. In fase di apprendimento possono crearsi degli automatismi “sbagliati”, che scattano ogni volta che ci accingiamo a scrivere: movimenti all’inverso, gesti incontrollati, scatti, irrigidimenti ecc. Spesso questi gesti “sbagliati” sono incompatibili con i collegamenti (corsivo) o con la chiarezza delle singole lettere, che si confondono l’una con l’altra. Se non si interviene tempestivamente e in maniera sistematica, rischiamo di vedere quella grafia diventare una “disgrafia". Come avviene la rieducazione? In sintesi: è un processo di decondizionamento degli automatismi “scorretti” per ricondizionare la scrittura sulla base di automatismi più agevoli e funzionali - All’inizio del percorso, se necessario, si interviene sulla postura e sull’impugnatura. - Per rilassare e/o potenziare l’apparato grafomotorio si utilizzano varie tecniche di rilassamento o di potenziamento - Per ricondizionare il gesto grafico si utilizzano esercizi di pregrafismo mirati alle difficoltà di “quella disgrafia” - Si riprende il modello del corsivo, lavorando sui movimenti corretti di esecuzione del gesto grafico Esempi di impugnature disfunzionali (il lavoro sull'impugnatura è di importanza fondamentale) Quando una rieducazione può considerarsi conclusa? Quando il ragazzo scrive “bene” automaticamente, con una velocità adeguata all’età e senza fatica, in ogni situazione, anche e soprattutto a scuola. NB: Alla fine della rieducazione è naturale che la grafia appaia infantile; la personalizzazione avviene in seguito e sarà una scelta autonoma del ragazzo, rispecchiando la sua personalità. Quali sono le doti del rieducatore? Una seria preparazione, pazienza, rispetto della personalità di "quel bambino", autorevolezza, complicità, Il senso del tempo (la capacità di rallentare o accelerare i tempi a seconda dei momenti e del caso: non esistono stereotipie) Fino a che età si può intervenire con una rieducazione? In situazioni di normale scolarità si inizia verso la fine della seconda, inizio terza elementare. Prima può trattarsi di semplice ritardo della maturazione grafomotoria Le rieducazioni possono essere effettuate fino alle scuole medie ed oltre Più avanti si va con l’età più diventa fondamentale la motivazione del ragazzo e la sua ferma intenzione di collaborare. In questi casi la rieducazione ha esiti positivi fino alla scuola superiore ed oltre. I tempi di una rieducazione Olivaux parla di una durata media di 20-30 incontri nel corso dell’anno scolastico. Gli incontri hanno una cadenza settimanale Ogni incontro dura circa tre quarti d’ora Durante la settimana il ragazzo eseguirà a casa quotidianamente degli esercizi per un massimo di 10 minuti al giorno Risposte ad alcune domande importanti - Ogni rieducazione avviene sul singolo ragazzo; non si possono eseguire rieducazioni di gruppo, perché ogni disgrafia ha caratteristiche e risposte individuali - E’ bene che rieducatore e ragazzo siano soli. La presenza di chiunque altro non è mai veramente “neutra” - La fase cruciale di una rieducazione è far usare al bambino la “bella” scrittura anche a scuola: spesso trova scuse per ritardare questo passaggio, vissuto come “difficile” - A rieducazione raggiunta meglio non interrompere bruscamente, piuttosto allungare gli intervalli fra un incontro e un altro, valutando le reazioni del ragazzo Alcune indicazioni per gli educatori (docenti, genitori ed altre figure) Inutile insistere dicendo di scrivere bene o di rifare. Lo screening del vero disgrafico si basa sul fatto che non riesce a scrivere in maniera funzionale nemmeno con tutta la buona volontà. Anzi fargli riscrivere pagine e pagine può solo scoraggiarlo ancora di più. Il rieducatore NON deve essere l’insegnante. E' importante che la rieducazione non sia collegata al rendimento scolastico né alla valutazione, anzi fra rieducatore e bambino si deve creare un rapporto di complicità. Solo più avanti, a nuovi automatismi avviati, si potrà fare riferimento anche alle attività scolastiche. E’ importante che la scelta della rieducazione sia condivisa dalla scuola e dalla famiglia e che ci sia il massimo dello scambio e della collaborazione in itinere . Cosa avviene nelle fasi iniziali di una rieducazione Un'ampia raccolta di materiale: i quaderni precedenti, possibilmente dalla 1° elementare, disegni, certificazioni precedenti Un colloquio con i genitori per la raccolta dei dati anamnestici ed eventuali indicazioni particolari sul bambino e sulla famiglia Eventuale colloquio con specialisti precedenti Segue un primo incontro di osservazione molto ampio con il bambino, che comprende prove di vario genere: osservazione della motricità generale e della motricità fine, dell'equilibrio e della stabilità, valutazione dello schema corporeo e dell’orientamento spaziale, prove di lateralizzazione, valutazione della percezione visuo-motoria, analisi del livello di lettura e comprensione del testo. L’osservazione grafica si divide in due fasi: - Prove di disegno - La prova di scrittura (osservazione postura, impugnatura, movimento del corsivo, alterazioni del tracciato, prova di velocità) Importanza della prima osservazione Il primo incontro è fondamentale: se nel corso delle prove si riscontrano particolari difficoltà nel linguaggio verbale (letto o parlato), oppure seri problemi di visione, di motricità, relazionali o altro, è indispensabile segnalare il problema ed indirizzare ad altri specialisti (in genere si indirizza al neuropsichiatra infantile, al logopedista, all’optometrista, allo psicomotricista, allo psicologo). E' possibile, a seconda dei casi, affiancarsi con la rieducazione in un secondo momento. In particolare: se c’è un sospetto di dislessia, è doveroso sospendere l’inizio della rieducazione in attesa di una valutazione logopedica. Infatti la rieducazione della scrittura non può funzionare se alla base del disturbo c’è una dislessia non ancora compensata. La compensazione può avvenire spontaneamente(se leggera), oppure con l’aiuto di un percorso logopedico (se accentuata). Solo a percorso logopedico avviato, meglio ancora compiuto, ha senso iniziare una rieducazione, come nel caso di disgrafia con dislessia già presentato, altrimenti ci troveremo ad affrontare la classica tela di Penelope, e sottoporremo il bambino a sforzi e frustrazioni inutili. Se invece non vengono riscontrati problemi di competenza di altri specialisti, si può avviare la rieducazione, come in questo caso particolare: Per comprendere il motivo alla base di questa grave disgrafia "pura", sono state fondamentali le prove di lateralizzazione: il ragazzo, di 12 anni, scriveva da sempre con la sinistra pur avendo una dominanza laterale destra omogenea di cui nessuno si era accorto. Lo stesso ragazzo dopo 11 incontri (naturalmente la rieducazione è stata effettuata continuando a fargli usare la mano sinistra. Scoprire che il suo problema era stato la "scelta sbagliata della mano"l'aveva rincuorato sulle sue capacità e reso molto collaborativo nel percorso rieducativo). Questi i risultati, che hanno contribuito ad un grande miglioramento del suo rendimento scolastico e delle relazioni all'interno della classe. Conclusioni finali Nelle disgrafie presentate spesso si è parlato spesso di gesti compiuti all’inverso e di modello del corsivo appreso in maniera sbagliata. Molti rieducatori dopo essersi confrontati sono arrivati alla conclusione che nella maggior parte delle disgrafie incontrate esisteva un denominatore comune: uno scorretto apprendimento dei movimenti alla base della scrittura. Ciò ha offerto un importante spunto di riflessione sulla possibilità di lavorare per la soluzione di questo aspetto del problema, attraverso un lavoro alla base dell'apprendimento della scrittura. Studiosi e ricercatori del settore hanno messo a punto valide tecniche di prevenzione, che da qualche anno vengono sperimentate attuando corsi di formazione ai docenti della scuola dell’infanzia e della primaria, con gli esiti positivi presentati nel corso di questo Convegno. L' attenzione prestata alla postura, all'inpugnatura e ai movimenti del gesto più che alla forma, permettono di limitare notevolmente il numero delle disgrafie, restringendo il disturbo a quelle che dipendono da difficoltà reali e specifiche dell’apparato grafomotorio di "quel bambino" . Si chiude così il circolo virtuoso rieducazione-prevenzione, che si pone l'obiettivo di ridurre la presenza nelle scuole della disgrafia, oggetto di questo convegno.