SI PUO' CURARE: LA RIEDUCAZIONE DELLA SCRITTURA
di Alessandra Michieli
(Docente di Grafologia dell'età evolutiva, Rieducatrice della scrittura e consulente del Metodo Venturelli)
Nel corso di questo intervento è stato trattato un argomento ancora poco conosciuto nel mondo
della scuola, delle famiglie e degli educatori: la possibilità di rieducare una scrittura disgrafica, fino
a ricondurla a condizioni di "normalità". Per normalità si intende una grafia funzionale, cioè
scorrevole, leggibile e sufficientemente veloce.
Purtroppo, nonostante la "disgrafia" sia da anni classificata ufficialmente come uno dei 4 DSA
(Disturbi Specifici dell'Apprendimento) insieme alla dislessia, la disortografia e la discalculia, in
realtà questo disturbo è rimasto un po' ai margini, a volte confuso o sovrapposto ad altri, e
soprattutto liquidato velocemente nelle certificazioni, dove troppo facilmente si dispensa dall'uso
della scrittura manuale autorizzando il bambino a sostituirla con la scrittura al computer.
Di conseguenza in Italia quasi nessuno è a conoscenza dell'esistenza di una terapia mirata,
supersperimentata all'estero e in grado di portare a risultati molto positivi nella stragrande
maggioranza dei casi.
La rieducazione della scrittura di cui stiamo parlando è nata negli anni '60 in Francia con Robert
Olivaux e Julian de Ajuriaguerra , due medici e ricercatori attenti ai problemi della scrittura dei
bambini, che hanno elaborato un metodo molto efficace, tuttora seguito ed insegnato nei corsi di
formazione per rieducatori.
Dal 2000 queste tecniche di rieducazione, grazie ai corsi dell'Università di Urbino e a quelli
successivi delle Scuole di Grafologia, sono state introdotte anche in Italia, e attualmente, dopo
averle ampiamente sperimentate, possiamo affermare con certezza che sono tecniche valide e in
grado di offrire risultati concreti, verificabili e duraturi.
Esiste, è importante che le scuole e le famiglie lo sappiano, una figura professionale specifica in
grado di restituire alla scrittura del bambino disgrafico quelle prerogative di chiarezza, scioltezza e
velocità che la rendono funzionale al suo compito principale, quello di comunicare.
Proprio per eliminare alcune confusioni frequenti nel modo di intervenire sui DSA, l' intervento si è
proposto di chiarire subito alcuni aspetti fondamentali:
 La disgrafia è un disturbo che riguarda solo il grafismo, e più specificamente la conduzione
del gesto grafomotorio. Dobbiamo quindi distinguerlo dalla disortografia e dalla dislessia,
e, anche se spesso accade di trovarli insieme, vanno trattati in maniera diversa.
 Nel caso specifico di disgrafia con dislessia la rieducazione della scrittura deve seguire un
protocollo molto preciso, che richiede di dare la precedenza ad un percorso logopedico che
compensi la dislessia. La rieducazione deve venire dopo, al massimo può affiancarlo, mai
precederlo, sarebbe un lavoro inutile.
Cosa avviene durante la rieducazione?
Ogni tipo di apprendimento avviene attraverso l'acquisizione di automatismi che lo favoriscono:
anche la scrittura, che non è un processo spontaneo, viene appresa in questo modo.
Il meccanismo della rieducazione consiste in un processo di decondizionamento degli automatismi
“sbagliati”, per arrivare a ricondizionare la scrittura sulla base di automatismi più agevoli e
funzionali.
Nel corso della rieducazione si operano diversi tipi di interventi, mirati alle necessità del singolo
bambino: si interviene sulla postura e sull’impugnatura, si fanno esercizi di motricità generale e di
motricità fine, si utilizzano varie tecniche di rilassamento o di potenziamento dell'apparato
grafomotorio, si eseguono esercizi di pregrafismo e, se necessario, si recuperano i movimenti
corretti del corsivo
Nel corso dell'intervento sono stati mostrati anche molti esempi di grafie prima e dopo la
rieducazione, qui di seguito un esempio:
Sono stati stati affrontati anche i tempi della rieducazione ed altri aspetti pratici, fra i quali:
• è consigliabile intervenire verso la fine della seconda, inizio terza elementare, ma si può
iniziare anche più tardi, durante le scuole medie ed oltre.
• Il protocollo classico parla di 20-30 incontri nel corso dell’anno scolastico, ma i tempi
spesso possono essere più brevi.
• Ogni rieducazione avviene sul singolo; non si possono eseguire rieducazioni di gruppo
• Gli incontri hanno una cadenza settimanale
• Durano circa tre quarti d’ora
• E’ bene che rieducatore e ragazzo siano soli
• Durante la settimana il ragazzo esegue a casa quotidianamente degli esercizi per un
massimo di 10 minuti al giorno
• A rieducazione raggiunta meglio non interrompere bruscamente ed effettuare qualche
monitoraggio successivo di mantenimento
• Il rieducatore non può essere l’insegnante.
Infatti il rapporto fra rieducatore e bambino è particolare, di collaborazione e complicità, è bene
che non sia legato in alcun modo al rendimento scolastico né ad un’idea di valutazione. Solo più
avanti, a nuovi automatismi avviati, se lo si riterrà opportuno, si potrà fare riferimento anche alle
attività scolastiche.
La ricaduta complessiva sul rendimento scolastico è sempre positiva, e spesso si apprezzano dei
notevoli miglioramenti anche sul piano dell'autostima e della fiducia nelle proprie possibilità.
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