Pinin Farina A pochi mesi dalla scomparsa di Sergio Pininfarina ci è sembrato doveroso ricordare, nel nostro consueto spazio natalizio presso la Fiera di Cagliari – “La Provincia produce - dicembre 2012”, la Carrozzeria più famosa al mondo. Battista Farina nasce a Torino nel 1896. Decimo di 11 figli, ed ultimo dei maschi, viene da subito chiamato “Pinin”, che in piemontese significa “il più piccolo della covata”. I genitori provengono dalla campagna astigiana, ed inizialmente effettuano lavori umili: il padre stalliere, ma si occupa anche di vinificazione; la madre Giacinta va a servizio presso alcune famiglie, ma pian piano lo spirito imprenditoriale dei genitori consente di aprire un piccolo locale di ristoro e, negli anni successivi, di costruire una palazzina con l’attività commerciale ed una nuova abitazione. In questi anni a Torino nasce l’industria dell’automobile italiana, e Pinin ne é coinvolto ed affascinato, anche perché sua fratello maggiore Giovanni, dopo aver lavorato presso l’officina automobilistica Alessio, si era messo in proprio, prima come meccanico epoi come carrozziere. A 12 anni Pinin inizia a lavorare nell’officina del fratello, e conosce i grandi dell’automobile italiana: costruttori, piloti, carrozzieri. Da subito Pinin prova insofferenza per lo stile e la funzionalità della automobili dei primi anni del ‘900: vecchie carrozze a cavalli riadattate e piene di inutili orpelli, corpi estranei applicati sopra la meccanica come a nasconderla e stravolgerla. Per lui l’automobile deve essere un unico complesso funzionale e razionale. Si sente profondamente “anticonvenzionale”, e deve frenarsi per venire incontro ai desideri ed ai gusti di certi clienti. Pian piano le sue capacità di disegnatore ed ideatore emergono, ed il fratello gli lascia maggiore autonomia. Dal 1910 Pinin frequenta sempre più spesso gli stabilimenti della FIAT, della quale la carrozzeria Farina é un importante fornitore. Dopo circa un anno gli viene proposto di disegnare il radiatore per la nuova FIAT Zero, una vettura che avrebbe segnato la svolta industriale della fabbrica. Fra dieci proposte, Giovanni Agnelli sceglie proprio quella di Pinin. Un progetto anticonvenzionale, per l’epoca, una grossa sfida vinta dai Farina. Mamma Giacinta, sempre fiduciosa nella capacità del figlio, gli aveva detto: “Pinin, fa il contrario di tutti gli altri”. Dopo il radiatore la società Farina studia anche la carrozzeria della Zero: viene assemblata in un nuovo edificio fatto edificare da Agnelli, e Pinin ne é capo reparto. Agnelli gli regala una Zero, con cui, a meno di 20 anni di età, Pinin va in giro nella Torino del 1912. Dopo la guerra Pinin compie il suo primo viaggio negli Stati Uniti. Vuole vedere con i suoi occhi la realtà industriale che ritiene inevitabile per lo sviluppo dell’industria automobilistica. Visita più volte la Ford e riesce a conoscere Henry Ford, che, dopo una cena assieme, gli propone un incarico nella sua azienda. Ma Pinin è in viaggio di istruzione, non in cerca di lavoro, e rientra in Italia portando con sé alcuni barattoli di vernice alla nitrocellulosa, da noi ancora sconosciuta. La persona a cui si ispira e considera come una guida e Vincenzo Lancia, di cui dirà, da anziano e molti anni dopo la sua scomparsa: “Forse non passa giorno che io non ricordi Lancia, e mi chiedo se la sua lezione ha dato qualche buon risultato”. Lancia, nasce lo stabilimento in corso Trapani, sede della “Carrozzeria Pinin Farina”. Uno degli esemplari più significativi della attività di questi anni é l’Aprilia aereodinamica del 1937: studiata in parallelo con la preparazione della Aprilia di normale produzione (segno evidente della massima fiducia di Lancia nei suoi confronti) crea grande sorpresa e commenti entusiasti o contrari, ma non lascia nessuno indifferente: Pinin finalmente esprime le idee innovative, che aveva in mente già da tanti anni. Nella mille Miglia del 1938 un esemplare supera i 160 chilometri orari, velocità superiore di 30 km alla berlina normale, con cui condivide la meccanica. Negli anni successivi Pinin continua a carrozzare altre magnifiche vetture, molte delle quali Lancia. La Lancia Aprilia Bilux é prodotta e venduta in piccola serie. Rispetto alla berlina originale offre maggiore abitabilità pur mantenendo ottime Nella foto, del 1929: Pinin, la moglie Rosa ed i figli Gianna e Sergio Nel 1930 Pinin compie il grande salto: si mette in proprio. La “Stabilimenti Farina” del fratello era sempre più affermata e conosciuta, forniva fuoriserie di lusso a clienti di eccezione e carrozzava esemplari di prestigio delle marche più famose: ma Pinin sente dentro di sé il bisogno di operare in autonomia per dare libero sfogo alle sue idee rivoluzionarie. Con l’aiuto economico di una zia della moglie ed il sostegno di Vincenzo caratteristiche areodinamiche. E’ evidente come ci sia stia avvicinando sempre più al concetto di automobile moderna, con i fari ed i parafanghi integrati nella carrozzeria, secondo uno dei concetti basilari di Pinin, che vedeva la macchina come un assieme unico, non come un telaio da carrozzare. Florida, che prefigura la successiva Flaminia. Questo esemplare unico sarà la sua auto personale. Dopo il secondo conflitto Pinin dà forma liberamente alle sue idee: la splendida berlinetta Cisitalia (riprodotta in testa all’articolo) oggi ci appare normale, proprio perché è un modello innovativo, moderno come una autovettura attuale, ma nel 1947 è una rivoluzione. Inizia, ai primi anni ’50, la collaborazione con Peugeot, con il modello 403; la collaborazione continuerà per decenni. Intanto in azienda lavorano sempre più attivamente il figlio Sergio ed il genero Renzo Carli: e Pinin, da sempre fautore della gioventù, non esita a lasciare loro in mano l’azienda e dedicarsi a viaggi ed attività anche benefiche, che affronta sempre con entusiasmo. Fa, in pratica, da ambasciatore della sua azienda, ma anche un po’ dell’Italia, nel mondo; ed inizia così la collaborazione con l’americana Nash. Oltre agli esemplari unici, derivati quasi sempre da vetture di prestigio, si collabora a modelli diversissimi fra di loro: nascono molte Ferrari di serie carrozzate da Pinin, ma anche utilitarie, come la Austin A40. Sempre stretta la collaborazione con la Lancia: alla fine degli anni ’50 Pinin realizza, su base Aurelia, la Intanto si inaugura il nuovo stabilimento di Grugliasco. Negli anni 60 una serie di vetture sportive, derivate da berline di serie ed accessibili ad un vasto pubblico, dimostrano senza alcun dubbio la dimensione industriale dell’azienda: Lancia Flavia coupé e Alfa Romeo Duetto ne sono due fra i maggiori esempi, seguirà la FIAT 124 spider. Ma, prima di loro, resta, indimenticabile, la Giulietta Spider, un sogno per milioni di italiani durante il boom economico. Nel 1961, in condierazione del fatto che in tutto il modo si identifica il carrozziere non con il solo cognome, come consueto, ma come “Pinin Farina” il Presidente della Repubblica autorizza a modificare il cognome: i figli ed i discendenti si chiameranno “Pininfarina”. Ed in questo stesso anno Pinin, ormai divenuto Battista Pininfarina, cede la guida dell’azienda al figlio ed al genero, con una decisione che suscita stupore. Il 3 aprile 1966 Battista Pininfarina muore. Il figlio Sergio assume la presidenza operativa della società, Renzo Carli ne è amministratore delegato. Sulla scia dell’esempio paterno la società continua ad operare in maniera sempre più professionale ed industriale. Nel 1972 viene relaizzata la prima galleria del vento italiana per studiare l’aereodinamica dei veicoli in scala 1:1. Nel 1979 Sergio viene eletto deputato al Parlamento europeo. Nel decennio successivo Pininfarina firma vetture prestigiose e vetture di successo, come l’Alfa Romeo 164. Continuano i riconoscimenti prestigiosi a livello internazionale. Si realizza la cadillac Allanté, sprtiva americana di classe. Nel 2008, Andrea Pininfarina, figlio di Sergio, presidente e amministratore delegato della storica carrozzeria torinese, muore sul colpo in un incidente stradale alle porte di Torino. Nel 2012 muore Sergio Pininfarina. Quale il destino della carrozzeria? In questo periodo di grande crisi mondiale si chiudono agli stabilimenti produttivi: la Pininfarina non produce più auto con il proprio marchio e all'azienda rimangono il Centro Stile e Ingegneria di Cambiano, la galleria del vento di Grugliasco e le sedi in Germania, Marocco e Cina. Speriamo che si tratti di un periodo temporaneo e che si possano rivedere sulle nostre strade nuovi modelli caratterizzati dal classico marchio a forma di “f”: ma comunque vada Pininfarina è stata e resterà una esemplare azienda italiana, che ha saputo fondere al meglio la classica impronta familiare italiana con l’evoluzione tecnologica, industriale e culturale, ed in cui il fattore umano ha sempre prevalso su qualsiasi altra considerazione A cura di: Associazione Automoto d’Epoca Sardegna federata A.S.I. viale S. Avendrace 255 Cagliari tel 070 283181 http://www.aaesardegna.org