Parco culturale Le Serre Via Tiziano Lanza, 31 - Grugliasco (TO) 19 aprile - 11 maggio 2008 giorni di apertura aprile Giovedì – 24 maggio 1 8 – – 15-18 orario Venerdì – 25 – – 10-13 15-20 Sabato 19 26 3 10 10-13 15-23 Domenica 20 27 4 11 10-13 15-20 Ingresso libero - Gruppi su prenotazione al numero: 011 4013326 Il Designer Segreto Mario Revelli di Beaumont Parco culturale Le Serre - Grugliasco - Torino 19 aprile - 11 maggio 2008 Mario Revelli di Beaumont Nato a Roma il 25 Giugno 1907 da un’antica famiglia piemontese, Mario Revelli di Beaumont fu orientato dall’attività del padre – ufficiale di carriera e progettista-inventore di armi automatiche – allo studio della progettazione meccanica che praticherà con innato talento di congegnatore. Dopo aver frequentato l’Accademia militare della Nunziatella, a Napoli, egli non diverrà solo uno stilista che si ferma alla modellazione esteriore delle vetture, ma anche un esperto di engineering capace di ottenere molte decine di brevetti per realizzazioni nel settore della componentistica (deflettori girevoli, volanti di guida a flessibilità controllata, paraurti, alzacristalli, serrature centralizzate, sospensioni e, infine, veicoli a trazione elettrica). A soli diciassette anni collaborò con il fratello Gino alla progettazione della ciclistica di una motocicletta da corsa, munita di motore Jap, che guidò poi con sorprendente successo non solo in gare locali, ma sino alla vittoria al Gran Premio di Monza nel Settembre 1925. Appena ventenne, presentò i primi figurini a Giovanni Farina, titolare dell’antica Carrozzeria Stabilimenti Farina, ottenendone la fiducia per la vestizione di autotelai di pregio come le Isotta Fraschini e le Fiat 525 utilizzate per le cerimonie di Stato. Sorprendentemente versatile e prolifico, fornì contemporaneamente progetti a molti carrozzieri: tra i primi Montescani, Casaro, Carrozzeria Moderna e Ghia. Dall’inizio del 1929 collaborò intensamente con la Sezione Carrozzerie speciali della Fiat, assumendo un ruolo ufficioso di dirigente, svolto in realtà come consulente della presidenza e dell’alta direzione. In questa posizione è l’autore diretto delle versioni più lussuose e sportive, mentre è il garante estetico dell’intera gamma, sino ai più modesti modelli di serie. Collabora anche con la sezione aeronautica della Fiat, progettando allestimenti interni per aeroplani di linea. In parallelo, dal momento della sua costituzione (Maggio 1930), inizia un rapporto con la Pinin Farina, mentre indirizza le Carrozzerie Viotti e Bertone, sia con progetti di vetture speciali, sia nel loro ruolo di produttrici di serie limitate di varianti dei modelli Fiat. A partire dalla seconda metà del 1932 svolge una ricerca che è tra le sue attività rimaste segrete: propone a Fiat numerose soluzioni rivoluzionarie per vetture monovolume che non saranno realizzate neppure a livello di prototipo. Studi concettualmente validi ancora oggi, che crearono quella sedimentazione culturale grazie alla quale, ventisei anni dopo, la Casa torinese farà innovazione presentando la 600 Multipla, la prima monovolume prodotta in serie significative. Nella prima metà degli anni Trenta, fece sensazione la berlina di serie Fiat 1500 del 1935, una vettura con un frontale così innovativo che non avrebbe mai visto la luce se egli non avesse goduto di un rapporto fiduciario e di un dialogo diretto con Giovanni Agnelli. Dello stesso periodo sono gli studi di aerodinamica finalizzati alla realizzazione della Maserati 1500 da record, allestita dalla Carrozzeria Viotti per Giuseppe Furmanik, e della monoposto da corsa con motore a stella e carrozzeria fusiforme Trossi-Monaco T34. Gli anni dal 1935 al 1938 vedono intensificarsi la collaborazione con Pinin Farina la cui produzione è fortemente caratterizzata dallo stile flamboyant di cui Revelli si fa caposcuola in Italia. Una svolta utilitaria fu impressa alle sue ricerche dalle condizioni politico-economiche dell’Italia colpita dalle sanzioni e poi coinvolta nella seconda guerra mondiale: tra i progetti di quel periodo gli autocarri a cabina avanzata, diversi studi di vetturette elettriche (una della quali realizzata in proprio), nonché rimorchi e autocarri per impiego militare e per l’EIAR (l’ente radiotelevisivo di Stato, oggi RAI). Dopo la guerra e un breve periodo di prigionia politica (incarcerato a Torino dagli occupanti tedeschi sarà liberato dai partigiani), riattiva la collaborazione con la Pinin Farina, con Fiat (1948-1951) e poi con Cansa e Siata. Intraprende nel 1952 una consulenza con General Motors che lo farà soggiornare negli Stati Uniti per oltre un biennio dedicato allo studio delle prime compact car e a ricerche futuribili. Rientrato in Europa nel 1955, organizza e dirige gli studi di nuovi modelli Simca, arrivando a costituire la S.T.A., una piccola impresa per la realizzazione di modelli 1:1 e di prototipi, in cui operava come capo disegnatore il futuro carrozziere Pietro Sibona. Sono di Mario Revelli alcune versioni speciali della Simca 8 realizzate da Stabilimenti Farina e molte soluzioni di restyling della Aronde, sino a culminare negli studi per la Simca 1300. L’opera più nota della sua lunga collaborazione con Henry Pigozzi, ex uomo Fiat divenuto presidente della Simca, è la definizione e prototipazione della piccola berlina 1000, prodotta in oltre tre milioni di esemplari a partire da un progetto di meccanica e di stile di origine Fiat. Cessata nel 1963 la collaborazione con Simca ormai controllata da Chrysler, Revelli opera a Grugliasco e a Parigi intensificando i rapporti mai cessati con imprese e centri di ricerca statunitensi. Per un centro di promozione del rame progetta due eccezionali prototipi denominati Exemplar I ed Exemplar II in cui ripropone in termini attuali il tema che lo aveva sempre appassionato: la versatilità dell’abitacolo e la sua trasformabilità in mini-camper. Sul finire dell’attività come progettista, intensifica l’attività didattica agendo come consulente dei corsi di progettazione dell’Art Center College of Design di Pasadena e della Scuola di Arte applicata e Design di Torino, di cui è più volte presidente delle commissioni d’esame. Muore a Grugliasco il 29 Maggio 1985 lasciando incompiuto lo Schedario Mondiale dell’automobile, un’opera cui aveva dedicato anni di lavoro paziente inteso appunto a uno sbocco didattico.