personaggi /sergio pininfarina
di Franco Oppedisano
Italian style
imprenditore
e designer,
negli ultimi
50 anni ha
rappresentato
l’eccellenza
nazionale
in campo
automobilistico
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automobile settembre 2012
C’
è la mitica Ferrari Testarossa, c’è la Fiat 124 spider e la Maserati Quattroporte.
Ci sono decine di prototipi che
non sono andati in produzione, ma che hanno finito per
ispirare le auto che vediamo o
abbiamo visto sulle strade del
mondo. E centinaia di vetture che abbiamo guidato. Tutte
sono figlie del genio di Sergio
Pininfarina. La sua scomparsa
lo scorso 3 luglio, a 85 anni,
dopo una lunga malattia che lo
ha tenuto lontano dai riflettori
negli ultimi periodi, ha creato
un vuoto incolmabile nel design italiano. Ma, nello stesso
tempo, ha riportato alla luce la
figura di un imprenditore che,
più degli altri, ha rappresentato
in campo automobilistico l’eccellenza del made in Italy negli
ultimi cinquant’anni.
Sergio Pininfarina
N
ato semplicemente “Farina”, nel settembre
del 1926, Sergio aveva ottenuto che gli
venisse modificato il cognome per ricordare
il padre Battista “Pinin” Farina. Imprenditore,
designer e senatore a vita, ha scritto pagine
storiche nel settore della progettazione
automobilistica. Si è spento a Torino,
lo scorso 3 luglio, dopo una lunga malattia.
In questa foto, una
delle più famose
creazioni Pininfarina:
la Ferrari F40.
Figlio del celebre Battista “Pinin” Farina, e cugino del campione del mondo di F1 Nino,
Sergio ha respirato fin dalla
nascita l’aria delle automobili
e della carrozzeria. Da piccolo giocava tra motori, telai e
meccanici. Poi, subito dopo
la laurea in ingegneria al Politecnico di Torino, è entrato
nell’azienda del padre. La prima cosa che fece fu organiz-
zare un incontro che cambiò
la storia dell’auto e del design:
quello tra suo padre “Pinin” ed
Enzo Ferrari. Due monumenti
dell’automobilismo che si incontrarono in una trattoria a
Tortona, a metà strada tra Torino e Maranello, in territorio
neutro. I Farina scelsero con
cura l’automobile arrivando
all’appuntamento con la loro
Lancia Aurelia B24, che pochi conoscono per nome, ma
che tutti o quasi hanno visto
guidata da Vittorio Gassman
nel film Il sorpasso. Non era
un incontro facile, tanto che
nessuno negli anni Cinquanta
avrebbe scommesso una lira su
una loro collaborazione, perché era come mettere “due
primedonne nella stessa opera
lirica”. Ma Pinin e Ferrari si capirono al volo: il Drake voleva
che le sue auto fossero vestite
«come una signora affascinante e famosa» e Farina, l’uomo
che quattro anni prima aveva
disegnato e prodotto una Cisalfa – che tuttora è esposta al
museo di Arte moderna di New
York – era l’uomo giusto. Da
quel pranzo nacque un sodalizio che prosegue tuttora, e che
ha portato alla realizzazione
di circa 200 Ferrari, le più famose, le più belle. Quasi tutte
quelle realizzate da Maranello.
Con l’apporto fondamentale
dell’allora giovane Sergio, che
fin dall’inizio fu incaricato di
tenere i rapporti con l’azienda
modenese e seppe trovare una
doppia mediazione: quella tra
il padre ed Enzo, e quella tra
le esigenze del carrozziere e
quelle del costruttore. Quando
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Pinin lascio l’azienda nel 1959,
di colpo e completamente, partendo per un giro del mondo
che durò sei mesi, Sergio prese il timone e lo tenne stretto
per oltre mezzo secolo facendo crescere costantemente le
dimensioni dell’azienda e il
numero dei clienti.
Pininfarina, il cui cognome è
stato cambiato con un decreto
dal presidente della Repubblica
Giovanni Gronchi nel 1961 in
omaggio al padre, sapeva trovare la strada giusta per conciliare la bellezza delle linee con
le esigenze della meccanica.
Sapeva circondarsi di persone
capaci, e le faceva lavorare con
la massima autonomia. Sotto
la sua guida l’azienda è passata dai modelli schizzati su un
foglio a matita e plasmati con
l’argilla a mano dal padre, al
disegno automatico, ai computer, ai centri di calcolo. La
dimensione è diventata industriale, e il marchio conosciuto
nel mondo. I suoi clienti erano
Fiat, Lancia, Alfa Romeo, General Motors, Ford, Volvo, solo
per citarne alcuni. Ma sono le
auto a rappresentare al meglio
il suo lavoro. Non si possono
però elencare tutte, ed è difficile fare persino una scala
d’importanza: perché ognuna
è il frutto dell’evoluzione di un
lavoro durato cinquant’anni. Si
può fare un’eccezione per la
Dino Speciale, il prototipo Ferrari che ha debuttato a Parigi
nel 1965 e che rappresentava
come la Dino 246, la GTB e la
Testarossa. O per le tre vetture
del progetto Ethos, realizzate
tra il 1992 e il 1995, che mostravano con vent’anni di anticipo i temi più dibattuti oggi
dell’auto: i materiali leggeri, i
bassi consumi, l’efficienza aerodinamica, la trazione alternativa ed elettrica, dimensioni
contenute.
Poi è forse utile ricordare le
una svolta nella concezione
di sportiva a motore centrale:
abitacolo piccolo, cofano basso
e parafanghi che sporgono oltre la linea di cintura, uno stile
che influirà su Ferrari mitiche
più famose, come l’Alfa Romeo
Duetto, l’Alfa 164, la Fiat Dino
Spider, la Peugeot 204, la Ferrari Daytona, la 308 GTB, la
Fiat 130 Coupé, la Lancia Beta
Montecarlo e le Lancia Gamma
Pagine di storia
Una serie di immagini storiche. Da sinistra: Pinin e Sergio Farina con la Fiat 600 Multipla Eden Rock
del ’56, realizzata in due esemplari; Sergio Farina e il cognato Renzo Carli durante le prove del prototipo Fiat X; Pinifarina con una Sport Spider del 1982; ancora Sergio Pininfarina, con Gianni Agnelli.
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A sinistra, la
mitica Alfa
Romeo Duetto
spider. Sopra
e a destra, la
Ferrari 375
MM, prodotta
negli anni
’50 sull’onda
delle vittorie
del Cavallino
alle Mille
Miglia. Sotto,
Pinifarina con
la Giulietta
Spider e con
la Ferrari
Testarossa.
Berlina e Coupé.
Pininfarina ha guardato anche
all’estero. Prima in Germania e in Svezia, dove ha
aperto aziende con il
suo nome. Poi è stato
tra i primi imprenditori
italiani e il primo carrozziere ad andare in
Cina dove, nell’ormai
lontano 1996, ha iniziato a sviluppare progetti
insieme a AviChina (Hafei),
Chery, Changfeng, Brilliance,
JAC. Da questa esperienza
sono nati un ufficio permanente a Pechino e dal 2000
una società che supporta la
produzione delle
aziende locali. I successi di
Sergio Pininfarina in campo imprenditoriale lo hanno
portato prima al Parlamento
europeo dal 1979 al 1988, poi
al vertice di Confindustria,
dal 1988 al 1992, e infine, nel
2005, alla nomina a senatore
a vita da parte del presidente
della Repubblica Carlo Azeglio
Ciampi per aver «illustrato la
Patria con altissimi meriti nel
campo sociale».
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imprenditore e designer, negli ultimi 50 anni ha rappresentato l