Istituzioni di Economia Politica prof. L. Ditta Le scelte dell’impresa: la massimizzazione del profitto e la curva d’offerta Facoltà di Giurisprudenza Università di Perugia Presentazione basata su materiale del prof. Rodano L’impresa e il suo problema economico Ricordiamo la definizione di L. Robbins: l’economia studia i problemi relativi all’utilizzo di mezzi scarsi impiegabili per fini alternativi. Il problema del consumatore, come abbiamo visto, è quello di formulare la propria scelta di consumo (quanto comprare di ciascun bene sul mercato) dato il suo reddito reale (reddito monetario e prezzi dei beni). Ci siamo occupati della domanda individuale. Dobbiamo ora occuparci dell’offerta. L’offerta di un bene è, in generale, il risultato dell’attività produttiva delle imprese. Domandiamoci dunque cos’è l’impresa e quali le decisioni che la riguardano. Impresa e produzione Definiamo impresa qualsiasi soggetto che produce beni e li vende sul mercato, allo scopo di rendere massimo il proprio profitto. Definiamo produzione l’attività che impiega inputs (risorse, come lavoro e altro) in base ad una determinata tecnica (funzione di produzione) al fine di ottenere beni e servizi da vendere sul mercato. Le scelte di produzione sono guidate dal criterio della massimizzazione del profitto. Profitto e ricavo • Definiamo profitto (π) la differenza tra il ricavo totale (Rt), ottenuto dalla vendita dei prodotti, e i costi totali (Ct) sostenuti per l’acquisto degli inputs e per il loro impiego nel processo produttivo. • Scriveremo perciò: π = Rt - Ct • Definiamo ricavo totale (Rt) ciò che l’impresa incassa dalla vendita del bene prodotto (nell’ipotesi che produca un solo bene), ovvero la quantità venduta (q) moltiplicata per il prezzo (p) al quale viene venduta. Scriveremo quindi: Rt = pq La Nozione di Costo Il costo (totale) non coincide col complesso delle spese sostenute dall’impresa nel corso del processo produttivo: (a) vi sono spese che non vanno contabilizzate tra i costi ; (b) vi sono costi cui non corrisponde una spesa effettiva. (a) Quando l’impresa acquista un mezzo di produzione durevole , nel costo di produzione va conteggiato solo il costo del “servizio” reso nel periodo (interesse più ammortamento). (b) Nei costi vanno invece inclusi tutti i cosiddetti “costiopportunità”, anche quando essi non comportano spese effettive. Il costo-opportunità é il mancato guadagno dell’uso alternativo di una risorsa; se l’impresa usa risorse proprie, le deve conteggiare tra i costi (esempi: lavoro dell’imprenditore; remunerazione del capitale proprio). Ricavo totale e prezzo Ricordiamo innanzitutto la formula: Rt = pq Essa dice che il ricavo (totale) dipende da due grandezze: la quantità venduta q e il prezzo p a cui essa viene venduta. Può il prezzo di vendita essere considerato un dato (esogeno)? La risposta è sì purché valgano 4 condizioni (principali): (i) l’impresa è “piccola”(la quantità offerta è trascurabile rispetto al totale); (ii) vi sono “tante” altre imprese che producono e vendono bene lo stesso identico prodotto (omogeneità). iii) Informazione perfetta e simmetrica. (iv) facilità e piena libertà di entrata nel mercato. Questo forma di mercato è chiamata concorrenza perfetta. In concorrenza l’impresa non può aumentare il prezzo perché perderebbe tutti i clienti; e non le conviene abbassarlo perché, essendo piccola, può vendere tutto quel che vuole al prezzo dato. La curva di domanda è dunque una retta orizzontale. Ricavo totale e quantità In concorrenza il prezzo lo stabilisce il mercato (nel modo che vedremo tra qualche lezione). Per le imprese il prezzo è appunto un dato. Rt R(q) Rt b Rt a p 0 B qb Rt = R(q) Si tratta di una funzione particolarmente semplice. Il ricavo è proporzionale alla quantità venduta: Rt = pq A qa Essendo dato il prezzo, il ricavo è una funzione della quantità venduta y. Scriveremo q Il suo grafico, con q in ascissa e Rt in ordinata, è una retta che esce dall’origine con coefficiente angolare pari al prezzo p. Costo totale e quantità Anche il costo totale può essere considerato una funzione della quantità prodotta Scriveremo Ct = C(q) Ct Ct b C(q) B k qa qb (i) l’impresa sopporta un costo anche se non produce nulla (è il cosiddetto costo fisso); (ii) il costo cresce più che proporzionalmente rispetto alla quantità prodotta. Ct a 0 Come è fatta questa funzione? Facciamo due ipotesi: q Il suo andamento è riportato nel grafico, con q in ascissa e Ct in ordinata: è una curva crescente, che diventa sempre più ripida, con un’intercetta positiva (k). Profitto e quantità Perciò, l’impresa Il profitto è dato da p = R(q) - C(q) ed è dunque una funzione della quantità prodotta e venduta. sceglie la quantità q che le permette di realizzare l’obiettivo del massimo profitto. NOTA IMPORTANTE: In questo modello, q è la “variabile di scelta” dell’impresa. Dato che in Ct sono compresi, come costi-opportunità, le remunerazioni del “capitale proprio” e del lavoro dell’imprenditore, è più corretto parlare di extraprofitto (profitto che eccede il livello normale). Abbiamo visto invece che il prezzo p, rappresenta (per l’impresa) un dato che essa non può influenzare. Massimo profitto Questo suggerisce un metodo grafico per identificare questa quantità. La quantità che rende massimo il profitto è, per definizione, quella per cui lo scarto tra Rt e Ct è massimo. Basta riportare sullo stesso grafico le due funzioni R(q) e C(q) e cercare il valore di q per cui la distanza tra le due è massima. Prima di qb e dopo qa si ha Ct > Rt, sicché l’impresa è in perdita. Per quantità prodotte tra qb e qa l’impresa consegue profitti (Rt > Ct). La distanza è massima in corrispondenza di q*, che perciò è la quantità che rende massimo il profitto. Rt, Ct C(q) R(q) A pMAX B 0 qb q* qa q Ricavo marginale Il ricavo marginale (Rmg) è l’aumento di ricavo totale che si ottiene quando la quantità venduta aumenta di un’unità: Rmg = R(q + 1) - R(q) Calcoliamo il ricavo marginale partendo dalla funzione R(q) valida per l’impresa in concorrenza (in cui il prezzo è dato): Rmg = p(q + 1) - pq = p In concorrenza Rmg è costante e coincide col prezzo SPIEGAZIONE. Se l’impresa può vendere (essendo “piccola”) qualsiasi quantità al prezzo (dato) di mercato, su ogni unità venduta in più incassa appunto il prezzo. Il ricavo marginale può essere anche interpretato come il coefficiente angolare della funzione R(q) del ricavo totale. Costo marginale Il costo marginale (Cmg) è l’aumento di costo totale Il costo marginale (Cm) è l’aumento di costo totale che si verifica quando la quantità prodotta aumenta di uno: che si sopporta quando la quantità prodotta aumenta di uno: Cmg = C(q + 1) - C(q) Cm = C(q + 1) - C(q) Diversamente dal ricavo totale, la funzione C(q) del costo totale non è una retta; perciò il costo marginale non è costante. Dal grafico si vede che il costo Ct marginale è crescente. C(q) Anche Cm può essere approssimato dal coefficiente B angolare (delle rette tangenti Cmb alla C(q) nei vari punti). A Esso misura perciò l’inclinazione della funzione del costo Cma totale (ossia Cmg = DCt/Dq, co0 q qa qb me anche Rmg = DRt/Dq). Il principio marginale Ricavo marginale e costo marginale forniscono un altro metodo per identificare la quantità q che massimizza il profitto. L’idea è questa: se, partendo da una certa quantità q, si osserva che Rmg > Cmg, allora la produzione di un’unità in più accresce il profitto. Se invece si osserva Rmg < Cmg, allora il profitto viene ac-cresciuto producendo una unità in meno. Questo significa che conviene aumentare la produzione fino a quando il Rmg rimane maggiore del Cmg, mentre conviene ridurla nel caso contrario. All’aumentare di y il ricavo marginale è costante (è uguale a p) mentre il costo marginale è crescente. Ci sarà allora un certo livello q* in cui si arriva all’uguaglianza tra Rmg e Cmg. Quella è proprio la quantità in cui il profitto è massimo.Perciò la condizione che identifica il massimo profitto è Rmg = Cmg. Due grafici sul massimo profitto Il grafico a sinistra riporta le curve R(q) e C(q). L’uguaglianza Rmg = Cmg viene sfruttata cercando il punto (q*) in cui le due curve hanno la stessa inclinazione. Il grafico a destra riporta direttamente le curve Rmg (= p) e Cmg. In entrambi i grafici, prima di q* si ha Rmg = p > Cmg e conviene produrre di più (dopo vale il contrario - vedi frecce rosse). Rt, Ct Rm, C(q) R(q) Cm pMAX Cmg R p Rmg M Rmg C Cmg 0 q* q 0 q* q Curva di offerta Cosa succede alla scelta dell’impresa quando cambia il prezzo p? Evidentemente cambia la produzione q. Vediamo come. Consideriamo la situazione del grafico. Inizialmente il prezzo è pv e l’impresa sceglie di produrre (data la condizione p = Cmg) la quantità qv. Ora il prezzo aumenta diventando pa > pv. Il grafico ci dice che la scelta si sposta nel punto A, dove si produce qa > qv (la produzione aumenta). Se invece il prezzo diminuisce (pb < pv) anche la quantità prodotta si riduce (si passa nel punto B). La quantità Cm S(p) aumenta al crescere del prezzo, p A ovvero è una funzione crescente del pa prezzo). V Essa si chiama curva di offerta e si pv B scrive q = S(p). Essa coincide con pb quella del costo marginale “a rovescio” (la variabile indipendente è ora p). qb qv qa q