Editoriale Vol. 98, N. 3, Marzo 2007 Pagg. 181-183 Trattamento delle riacutizzazioni di broncopneumopatia cronica ostruttiva Domenico Lorenzo Urso1, Lucio Luchetti2 Riassunto. Le riacutizzazioni della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) sono un’importante causa di morbilità e di mortalità. Le cause più frequenti di riacutizzazione sono le infezioni dell’albero tracheo-bronchiale e l’inquinamento atmosferico. Le linee guida confermano che i broncodilatatori per via inalatoria, la teofillina, i corticosteroidi per via sistemica e gli antibiotici (in presenza di segni di infezione respiratoria) sono efficaci nel trattamento delle riacutizzazioni di BPCO. Nelle gravi riacutizzazioni, la ventilazione meccanica non invasiva a pressione positiva deve essere associata alla terapia medica per migliorare i gas ematici ed il pH, per ridurre la mortalità, ridurre il ricorso alla ventilazione meccanica invasiva, all’intubazione e la degenza ospedaliera. Parole chiave. Broncodilatatori, broncopneumopatia cronica ostruttiva, corticosteroidi, riacutizzazione di BPCO, teofillina, ventilazione meccanica invasiva, ventilazione meccanica non invasiva. Summary. Treatment of exacerbations of chronic obstructive pulmonary disease. Exacerbations of chronic obstructive pulmonary disease (COPD) are an important cause of both morbidity and mortality. Both infection of the tracheobronchial tree and air pollution are common causes of exacerbations. The guidelines comment that inhaled bronchodilators, theophyllines, systemic glucocorticoids, antibiotics (the latter if clinical signs of airways infection are present) are effective treatments for exacerbations of COPD. In severe exacerbations, non-invasive positive pressure ventilation is a useful adjunct to other medical therapy and improves blood gases and pH, reduces hospital-mortality, decreases the requirements for invasive mechanical ventilation and intubation and decreases the stay in hospital. Key words. Bronchodilator, chronic obstructive pulmonary disease, exacerbations of COPD, invasive mechanical ventilation, non-invasive positive pressure ventilation, systemic glucocorticoids, theophylline. La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è la più comune malattia polmonare cronica e la sua frequenza è in aumento negli ultimi anni. Ciò sembra in relazione con l’aumento dell’età media della popolazione ed alla persistenza dei più comuni fattori di rischio (tra cui il più importante è il fumo di sigaretta). Essa è definita come un quadro nosologico caratterizzato dalla progressiva limitazione del flusso aereo, che non è completamente reversibile. Tale riduzione del flusso aereo di solito è progressiva ed associata ad una risposta infiammatoria polmonare in seguito all’inalazione di particelle o gas nocivi. La diagnosi di BPCO dovrebbe essere presa in considerazione in tutti i pazienti che lamentano tosse, escreato o dispnea e/o una storia di esposizione ai fattori di rischio per la malattia. La diagnosi va poi confermata dalla spirometria. Quest’ultima dimostra, nel paziente affetto da BPCO, la riduzione dell’indice di Tiffenau (VEMS/FVC <70%) dopo broncodilatazione. Stadiazione La stadiazione della malattia in lieve, moderata, grave e molto grave avviene sulla base della riduzione percentuale del VEMS (o FEV1) dopo broncodilatazione1. 1 Unità Operativa di Pronto Soccorso, Ospedale Civile Vittorio Cosentino, Cariati (Cosenza); 2Unità Operativa di Geriatria, Ospedale Civile Guglielmo di Saliceto, Piacenza. Pervenuto il 25 maggio 2006. 182 Recenti Progressi in Medicina, 98, 3, 2007 In particolare sono ricompresi nello stadio lieve (stadio I) i pazienti che in presenza di riduzione dell’indice di Tiffenaeu (VEMS/FVC <70%) hanno un VEMS >80% del valore teorico; lo stadio moderato (stadio II) è caratterizzato da un valore di VEMS inferiore all’80% del valore teorico ma superiore al 50% del valore teorico; lo stadio grave (stadio III) è quello in cui il valore di VEMS è compreso tra il 50 ed il 30% del valore teorico; allo stadio molto grave (stadio IV) appartengono i pazienti in cui il valore di VEMS è inferiore al 30% del valore teorico. Riacutizzazione La BPCO è spesso associata ad una riacutizzazione della sintomatologia clinica. Quest’ultima è definita in termini clinici e di laboratorio: comparsa ed aggravamento di segni e sintomi clinici (dispnea, cianosi, febbre, tosse, modificazioni quali-quantitative dell’espettorato), leucocitosi (non necessariamente presente anche nel caso di eziologia infettiva), ipossiemia e/o ipercapnia2. Mediamente, un paziente affetto da BPCO affronta da uno a quattro episodi di riacutizzazione per anno3. Gli eventi responsabili di riacutizzazione di BPCO sono molteplici: infezioni (virali e batteriche), (in prevalenza, ma non esclusivamente), inquinamento ambientale, traumi, pneumotorace spontaneo, embolia polmonare, insufficienza ventricolare sinistra e/o destra, interventi chirurgici, aritmie cardiache, somministrazione di diuretici, sedativi, β-bloccanti, sviluppo di alcalosi metabolica1,2. A seconda dello stadio di malattia (I, II, III o IV), della gravità del peggioramento sintomatologico, della compromissione funzionale respiratoria e delle condizioni generali del paziente l’episodio di riacutizzazione può essere trattato a domicilio, in Pronto Soccorso/Dipartimento di Emergenza o in regime di ricovero ospedaliero (reparto di degenza; Unità di terapia intensiva respiratoria-UTIR; Unità di terapia intensiva-UTI). La valutazione della gravità di una riacutizzazione non può prescindere dall’anamnesi, dall’esame obiettivo, dalla valutazione della funzionalità respiratoria, dall’emogasanalisi, dagli esami di laboratorio, dall’elettrocardiogramma, dalla radiografia del torace e dall’esame batteriologico dell’escreato (nel sospetto di riacutizzazione su base batterica). L’anamnesi deve tenere in considerazioni i sintomi clinici (rispetto alla fase stabile di malattia) e le terapie in atto. All’esame obiettivo sono segni di gravità della riacutizzazione l’utilizzo dei muscoli respiratori accessori, la cianosi centrale, i segni di scompenso ventricolare destro e le alterazioni dello stato di coscienza. La riduzione del VEMS a valori inferiori ad 1 L è indicativo di una grave riacutizzazione4. L’emogasanalisi arteriosa (EGA), eseguita in aria ambiente, è fondamentale per valutare la presenza di una insufficienza respiratoria (PaO2 <60 mmHg e/o SaHbO2 <90%)1 e definirne la gravità (PaO2 <50 mmHg e/o PaCO2 >70 mmHg e/o pH <7,3 indicano una condizione di pericolo di vita)5. Completano le indagini l’esame emocromocitometrico (policitemia, leucocitosi), gli esami ematochimici, l’ECG (segni di ipertrofia ventricolare destra e/o sinistra, aritmie e cardiopatia ischemica) e la radiografia del torace (focolai broncopneumonici, pneumotorace, aumento dei diametri cardiaci, segni di ipertensione del circolo polmonare, scompenso cardiaco congestizio). Nel sospetto di una riacutizzazione batterica (peggioramento della dispnea, febbre, aumento della quantità e/o della purulenza dell’escreato6), è indicato l’esame batteriologico dell’escreato (i patogeni più frequentemente in causa sono Streptococcus pneumoniae, Haemophilus influentiae, e Moraxella catarrhalis1). Trattamento I pazienti che accedono in Pronto Soccorso devono essere trattati con O2 terapia, somministrata con maschera di Venturi (che permette, rispetto agli occhialini nasali, di stabilire con precisione la FiO2), con un flusso tale da ottenere una PaO2 >60 mmHg e/o 90%; dopo circa 30 minuti, va eseguita una EGA per verificare i livelli di ossigenazione, la eventuale ritenzione di CO2 e le modificazioni di pH. I farmaci β2-agonisti short acting somministrati per via inalatoria (salbutamolo, fenoterolo e terbutalina) sono i broncodilatatori preferiti nelle riacutizzazioni di BPCO1,7-9. Gli anticolinergici short acting, somministrabili anch’essi per via inalatoria, comprendono l’ipratropio bromuro e l’ossitropio bromuro, possono essere aggiunti alla terapia con i β2-agonisti short acting, anche se le evidenze a supporto di questa associazione sono controverse1. Le metilxantine, per via parenterale o per via orale, vengono considerate dalle principali linee guida internazionali1,7,8,9 broncodilatatori di seconda scelta rispetto ad anticolinergici e β2-agonisti poiché la finestra terapeutica di questi farmaci è ristretta (per cui è necessario uno stretto monitoraggio dei livelli plasmatici). I corticosteroidi, somministrati per via orale o parenterale, sono raccomandati in associazione alla terapia broncodilatatrice10. La dose raccomandata non è nota, tuttavia una dose giornaliera tra i 30 ed i 40 mg di prednisone per 10-14 giorni rappresenta un ragionevole compromesso tra efficacia e sicurezza1. L’antibioticoterapia è indicata quando il paziente presenta un aumento del volume e della purulenza dell’espettorato6. La scelta degli antibiotici più appropriata è determinata dalla sensibilità locali a Streptococcus pneumoniae, Haemophilus influentiae, e Moraxella catarrhalis)1. Uno studio recente ha, infatti, dimostrato che la presenza di un espettorato purulento giallo-verdastro era un parametro molto sensibile (sensibilità: 94,4%) e specifico (specificità: 77%) nell’indicare una elevata carica batterica, permettendo pertanto di individuare il sottogruppo di pazienti che si giovano sicuramente dell’antibioticoterapia mentre i pazienti con espettorato mucoso migliorano anche senza terapia antibiotica11. D.L. Urso, L. Luchetti: Trattamento delle riacutizzazioni di broncopneumopatia cronica ostruttiva I pazienti con BPCO grave o molto grave (stadio III e IV) in fase di riacutizzazione possono presentare un’indicazione alla ventilazione meccanica. Gli scopi della ventilazione meccanica sono: migliorare gli scambi gassosi (acidosi respiratoria acuta o ipossiemia acuta refrattarie al trattamento farmacologico e alla somministrazione di O2); alleviare il distress dei muscoli respiratori (carico eccessivo per la pompa ventilatoria con rischio di fatica muscolare); guadagnare tempo per permettere la guarigione o il miglioramento della malattia del parenchima polmonare o delle vie aeree alla base dell’insufficienza respiratoria12. La ventilazione meccanica non invasiva a pressione positiva (NIPPV) riconosce quali indicazioni: la dispnea di grado moderato o grave con utilizzo dei muscoli accessori e movimento addominale paradosso; la frequenza respiratoria >a 25 att/minuto; l’acidosi respiratoria di grado moderato (pH <7,35) ed ipercapnia (PaCO2: 45 mmHg)13. Le indicazioni alla ventilazione meccanica invasiva sono rappresentata da: la dispnea severa con utilizzo dei muscoli accessori e movimento paradosso dell’addome; la frequenza respiratoria >35 att/min; l’ipossiemia grave (PaO2 <40 mmHg); la severa acidosi (pH <7,25) ed ipercapnia (PaCO2 >60 mmHg); l’arresto respiratorio; le alterazioni dello stato mentale; l’instabilità emodinamica; il fallimento della NIPPV1. È necessario ricordare che – pur se la ventilazione meccanica invasiva è una procedura salvavita – essa, tuttavia, non è scevra da complicanze anche gravi, tra le quali: le lesioni dovute al tubo endotracheale, il barotrauma, il peggioramento della gittata cardiaca e le polmoniti nocosomiali13,14. Bibliografia 1. National Heart, Lung and Blood Institute/World Health Organization. Global Initiative for Chronic Obstructive Lung Desease. Global strategy for the diagnosis, management and prevention of chronic obstructive pulmonary disease. NHLBI/WHO Workshop Report. Avalaible at http://www.gold.com. Updated 2003. Indirizzo per la corrispondenza: Dott. Domenico Lorenzo Urso Ospedale Civile Vittorio Cosentino Unità Operativa di Pronto Soccorso Via Nazionale 87063 Cariati Marina (Cosenza) E-mail: [email protected] 183 2. Grassi V, Chetta A, Saetta M. Broncopneumopatia cronica ostruttiva e condizioni cliniche che intervengono nella sua storia naturale: definizioni. Rassegna di Patologia dell’Apparato Respiratorio 1998; 13: 455-9. 3. Collet JP, Shapiro S, Ernst P, Renzi P, Ducruet T, Robinson A. Effects of an immunostimulating agent on acute exacerbations and hospitalizations in patients witch chronic obstructive pulmonary disease. Am J Resp Crit Care Med 1997; 156: 1719-24 4. Emerman CL, Effron D, Lukens TW. Spirometric criteria for admission of patients witch acute exacerbation of COPD. Chest 1991; 99: 595-9. 5. Emerman CL, Connors AF, Lukens TW, Effron D, May ME. 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