BUZZATI E LA MUSICA: I LIBRETTI D’OPERA Giuseppina Giacomazzi Buzzati e la musica: i libretti d’opera I riferimenti alla musica pervadono tutta la letteratura e si manifestano sotto una pluralità di aspetti. Per quanto concerne la lingua e la letteratura italiana e in particolare la poesia , si può asserire che ogni testo è “un corpo sonoro”. Nel ‘700 poeti, scrittori, librettisti, nonostante le problematiche legate al rapporto parola-musica, non misero mai in dubbio la musicalità dell’italiano. Leopardi chiamò “canti” i suoi componimenti poetico-lirici, così come “canti” sono le ripartizioni della Divina Commedia e di altri poemi. La musica è sempre stata all’interno dei testi con riferimenti, citazioni, allusioni e nei rapporti extra testuali. Gli scrittori l’hanno inserita all’interno delle loro opere: nel Paradiso dantesco accompagna la rotazione dei cieli e in tutta l’opera non manca la presenza di musicisti come Casella nel Purgatorio. Molti scrittori furono musicisti, a livello professionale come Savinio, compositore e pianista, altri a livello dilettantistico. Svevo aveva studiato il violino e il protagonista della Coscienza è un fine conoscitore dello strumento attraverso il quale entra in competizione con il rivale Guido. Anche Caproni suonava il violino, mentre Montale era un apprezzato baritono. Buzzati aveva studiato in età infantile il violino e durante l’adolescenza il pianoforte; non c’era infatti arte in cui non si fosse cimentato. Questo interesse musicale e una buona competenza in merito appaiono nel periodo del suo incarico in qualità di critico musicale del Corriere della sera, ma anche nelle lettere all’amico Brambilla. Nella lettera del 7 novembre 1919 è già presente un forte dibattito interiore nei confronti dell’argomento; Buzzati infatti confessa all’amico: «Oggi c’è un concerto di un celebre violinista e la mamma, perché studio il violino, vuole che vada. Io in fondo del cuore preferisco aver la tua compagnia e andare insieme a te in bicicletta che andare al concerto, […]». Sui margini della pagina compare il disegno di un piccolo violino. Da questa premessa si evince che l’impegno di “esecutore musicale” e di professionista di uno strumento rimanesse per Buzzati marginale rispetto ad altre scelte, ma che, comunque, la 1 D.Buzzati, Lettere a Brambilla, Novara, Istituto Geografico D’Agostini, 1985, p. 41. 277