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//L’Editoriale
di Maria Luisa Mastrogiovanni
L’Editoriale
Vedere cammello
pagare moneta
continua dalla prima
La monnezza è un colossale business per le
aziende di raccolta e smaltimento e per i gestori
delle discariche. In tutta la filiera che va dalla pattumiera di casa nostra alla discarica o all’inceneritore, la Direzione investigativa antimafia ha
riscontrato in Campania e in alcuni casi anche in
Puglia, infiltrazioni mafiose nelle aziende.
Che la Puglia accolga e anche bruci rifiuti campani
non è una novità: per almeno un decennio nel Salento (a Maglie, paese del ministro Fitto) sono stati
bruciati dalla Copersalento i rifiuti della Campania,
provenienti da ditte su cui pendono processi per
smaltimento illegale di rifiuti pericolosi.
Adesso, finita la stagione dell’emergenza e degli inceneritori, si passa a quella della ‘gestione’ delle
emergenze e dei termovalorizzatori, ossia inceneritori ‘moderni’.
In Puglia il business è in mano alla Marcegaglia,
che su 4 termovalorizzatori se ne è aggiudicati tre,
quando era presidente Fitto.
I termovalorizzatori stanno per essere ultimati e
dovranno cominciare a funzionare.
Con che cosa?
Beh, i rifiuti campani capitano a puntino. Non si
smaltiscono in Campania a minor costo, ma si caricano sui camion e si portano lontano, in un territorio che non ha nulla da perdere ormai, il
tarantino, già asfissiato dalla diossina, e si smaltiscono con costi che, a causa del trasporto, lievitano anche del 50%.
Chi garantirà che in quei camion non ci saranno rifiuti pericolosi, mescolati con la normale monnezza?
Chi saranno le ditte che trasporteranno i rifiuti?
Chi li accoglierà in discarica? Chi li brucerà appena possibile?
Nelle risposte a queste domande ci potrebbe essere la traccia delle future infiltrazioni mafiose nel
business campano e pugliese dei rifiuti.
L’ultima relazione della Dia lo dice chiaro: in Puglia la mafia va ricercata negli appalti pubblici,
che sono, oltre all’edilizia, la sanità, i rifiuti e, ultima frontiera, le energie rinnovabili. E come dimostrano diverse inchieste, più volte in Puglia la
magistratura ha dimostrato le infiltrazioni mafiose
nell’affare rifiuti.
Insomma, un bel risultato per il ministro Fitto, che
ha tirato la corda fin quasi al commissariamento
della Puglia (che sarebbe scattato dopo il 15 dicembre, data ultima per la firma del Piano di rientro) dando una gatta da pelare in più per Vendola,
per frenare la sua corsa alle politiche e creare
scontento tra quei cittadini che avevano esultato
per la legge sull’abbattimento della diossina.
Messi di fronte alla scelta: per farsi curare (dallo
Stato) devono farsi prima intossicare (dai rifiuti).
Una coperta sempre più corta per Nichi e le sue
‘fabbriche’ di entusiasmo.
Il mensile del salento
Anno VII - n. 78 - Dicembre 2010
Iscritta al numero 845 del Registro
della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004
EDITORE:
Coop. Dinamica scarl - Casarano - P.zza A. Diaz, 5
DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni
Notizie non modificate geneticamente.
Inchieste senza coloranti aggiunti.
Opinioni con fermenti lattici vivi.
LEGGI COME MANGI
HANNO COLLABORATO:
Mario De Donatis,
Luisa Ruggio, Paola Ancora,
Francesca Quarta, Maurizio Muratore
FOTO:
Dove non segnalato archivio del Tacco d’Italia
REDAZIONE:
p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - Tel./Fax: 0833 599238
E-mail: [email protected]
PUBBLICITÁ:
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Unione Stampa Periodica Italiana
Tessera n° 14705
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pubbliche e private
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// Opinioni dal Tacco
di MARIO DE DONATIS
[email protected]
Il problema
del contenImento
della spesa
farmaceutIca
Non è il mio campo la Sanità. Ma,
in ossequio alla odierna edizione speciale del “Tacco d’Italia”, riservata a
tale tema, ho pensato di evidenziare
una questione che incide sulla spesa
sanitaria.
E tanto con la sola finalità di aprire
una riflessione utile per soluzioni future sulla “spesa farmaceutica”.
Non posso che guardare al passato.
Una provocazione? Forse.
Fino agli anni sessanta la “spesa
farmaceutica” veniva definita “indiretta”.
Fatte salve determinate fasce di
reddito, i cittadini acquistavano regolarmente i farmaci. La spesa sostenuta, poi, veniva, in tutto o in parte,
riconosciuta e liquidata a quanti – godendo del sistema mutualistico – ne
facevano richiesta presentando i “fustelli” quali giustificativi dell’acquisto.
Può essere reintrodotto un tale sistema per l’assistenza farmaceutica?
Ho notizie che in Francia ci sia una legislazione che sembra rifarsi alla pas-
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Dicembre 2010
proposte IndecentI
Sergio Blasi, 47 anni, due
figli, siede sugli scranni del
consiglio regionale da segretario regionale del Pd, imponendosi sul sindaco di Bari
Michele Emiliano. Da segretario regionale ha condotto la
sua campagna elettorale, battendosi contro tutto ciò che
era spreco, corruzione, inquiSergio Blasi
namento. Una battaglia su
tutte, quella contro la Copersalento, la centrale elettrica alimentata con cdr che
per anni ha sparso diossina su tutto il Salento. Una
battaglia in contrasto con una sua precedente posizione ‘pro termovalorizzatori’, che da sindaco di Melpignano, paese della Taranta, aveva protocollato in
Regione – era il 2004 e c’era Fitto – una delibera di
Consiglio comunale firmata all’unanimità in cui si dichiaravano tutti “pronti ad ospitare un termovalorizzatore nel territorio comunale”, chiosando poi entusiasta:
“L’inquinamento? La diossina? No, rischi non ce ne
sono. Semmai ci sono vantaggi. I termovalorizzatori
sono nel centro di Helsinki e Oslo: perché non potrebbe essercene uno pure a Melpignano”?
In pieno ‘piano di rientro sanitario’ del Governo Vendola, che prevede la chiusura dei piccoli ospedali e il
blocco della assunzioni, Blasi lancia la proposta di costruire sui terreni dell’ex Copersalento, inquinati dalla
diossina, un nuovo, innovativo ospedale. Che potrebbe
riassorbire - dice - i 33 lavoratori in mobilità della Copersalento. Praticamente come se il piano di rientro
non esistesse. E poi arriva l’ultima illuminante idea,
proprio nel giorno in cui i magistrati di Bari tornano
all’attacco in un’inchiesta in cui è indagato l’ex assessore regionale alla sanità Tedesco, oggi senatore del
Pd. Una brutta storia di appalti truccati e sprechi di
soldi pubblici.
Nelle stesse ore dunque Blasi propone una legge regionale che finanzi le minoranze linguistiche. Che in Puglia
sono soprattutto (ma non solo ovviamente) quelle
dell’area della Grecìa salentina, il suo bacino di voti.
Minoranze che già beneficiano di precisi finanziamenti
statali ed europei.
Una condotta all’insegna del tempismo e della sobrietà, non c’è che dire.
CHI SCENDE
il tacco d’Italia
sata esperienza italiana.
In questa sede mi preme segnalare
che un tale meccanismo – ferma restando la tutela per determinate fasce
di reddito – di sicuro ha permesso
all’Italia parca e laboriosa degli anni
’60 di porre un freno al potenziale
spreco dei medicinali, incidendo efficacemente sulla spesa, sia in termini
di “volume” che di “velocità” dei
flussi di erogazione.
È possibile intervenire, in ogni caso,
su questi due aspetti, anche rivisitando le attuali “modalità operative”,
non necessariamente reintroducendo
il vecchio sistema?
E, poi, sempre nel campo della
spesa farmaceutica, mi chiedo se non
sia il caso di evitare di introdurre
esperienze d’oltre oceano, tendenti a
banalizzare il ruolo e la professionalità del farmacista, e di sostenere, con
più determinazione, la recente riforma
perché la rete delle farmacie possa
rappresentare una risposta forte alla
necessità di disporre di “presidi” in
grado di esaltare la
professionalità ed assicurare migliori servizi
sul territorio nel
campo socio-sanitario.
Sono convinto che,
in tale contesto, ci
siano ampi margini
per migliorare la qualità dei servizi, pur
perseguendo l’obiettivo ineludibile di monitorare o la spesa
socio-sanitaria nel suo
insieme.
Ancora una volta è
la politica chiamata
ad offrire convincenti
risposte, ritirandosi
dalla gestione ed assicurando una migliore
programmazione.
Aurelio Gianfreda, ingegnere,
tre figli, per più mandati eletto
sindaco della sua Poggiardo, è
stato consigliere e assessore
provinciale, mentre oggi è
consigliere regionale dell'Italia
dei Valori. Gianfreda è uno di
quei classici "politici del territorio" che intrecciano l'esperienza con la passione. Da
Aurelio Gianfreda
quando è approdato alla battagliera formazione guidata da Antonio Di Pietro, il consigliere Gianfreda si è occupato soprattutto di politica
sanitaria, energetica e ambientale, producendo decine
di interrogazioni e interpellanze, e cercando di stimolare la Giunta su temi che vanno dal punteruolo rosso
alle biomasse. Dopo la sofferta approvazione del Piano
di Rientro da parte del Governo ha allertato tutti sul
concreto rischio smantellamento della Sanità pugliese.
A tal proposito ha citato il caso dell’Ospedale di Poggiardo la cui ipotizzata chiusura ha definito “irrazionale
e demenziale”. E continua: “A fronte dei 450 posti letto
ipotizzati con la costruzione del nuovo Ospedale si vedrebbe attribuiti circa 200 posti letto dell’Ospedale di
Scorrano qualora andasse a compimento l’ipotizzata
chiusura di Poggiardo. Non si tratta, perciò, di difesa di
campanile, quanto della necessità di condividere una
‘svolta culturale’ a favore di una Sanità del territorio,
ovvero di un processo che deve essere attivato con gradualità e con contestualità di scelte selettive. Altre sue
prese di posizione hanno riguardato il DGR 1500 con
un’interrogazione urgente all’Ass. Fiore in cui si chiede
conto dello smantellamento di un settore che ha sempre funzionato bene e la necessità di introdurre la connettività wireless negli ospedali.
CHI SALE
BOLLETTINO DEI NAVIGANTI
t’Interrogo
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// Opinioni dal Tacco
l’arIa che tIra
di LUISA RUGGIO
INDOVINA CHI E’?
la trafIla
della zIa
[email protected]
Una mia zia acquisita qualche mese fa si è improvvisamente ammalata. Di cosa ancora non si sa, sebbene l’eroina di questo pezzullo stia collezionando
ormai da tempo i pareri costosissimi dei medici che
si azzardano a essere i primi e mai gli ultimi a insegnarle la teoria delle probabilità, ovvero la via più
breve per farsi spillare due centoni a visita dai colletti bianchi se si ha la sfortuna di trovarli in ambu-
nosocomi di
provincia, pieni
di gente esasperata dai
tempi d’attesa
al pronto socLa soluzione a pag. 30
corso e che per
ingannare il
tempo e il dolore guarda la tv fissata su una griglia
attaccata ai muri verdi e sintonizzata su qualche
canale che trasmette l’ennesima notizia su un presunto caso di malasanità in Puglia. È proprio
l’ideale per chi aspetta di farsi visitare una volta
compiuta l’impresa delle liste e delle musichette
trash al telefono, nello slalom dei passaggi da un interno all’altro alla ricerca dell’assistenza sanitaria
perduta.
Tutto è pronto per essere malati come cent’anni fa,
quando il medico bisognava mandarlo a chiamare
calcolando un paio di giorni di viaggio all’andata e
al ritorno, senza contare gli effetti del traffico che
prima non c’era.
Obbligata a cercare una via più breve per cercare di
risalire alla natura del suo malessere, la zia acquisita, dopo molti ricoveri qui e là ha cercato la via
breve degli specialisti, un gruppo di sostenitori accaniti della visita più breve del West pagata in monete d’oro senza alcun risultato. “Vogliono rifare la
Sanità”, mi ha detto la zia dopo l’ennesimo tentativo di capirci qualcosa del suo collasso e/o ulcera
e/o imbarazzo intestinale e/o morbo di qualcosa
e/o tumore e/o “ci sàpe?”.
“Ma prima – ha aggiunto pensierosa – dovrebbero
rifare i medici.”
latorio a ricevere visite piuttosto che al bar a rimboccarsi le maniche davanti a un caffè fumante
senza la scusa di congressi e giornate di studio
qualsiasi.
Durante il primo mese di ricerche, la malata non
immaginaria, si è rivolta a quelli che reputava essere uomini sereni e affidabili che portano in giro la
propria reputazione dietro le insegne fulminate dei
//QuestIone dI looK
Duello infinito.
Schermaglie che hanno il sapore della guerriglia. Fitto non dimentica le due brucianti sconfitte alle
regionali. Ora stoccate a colpi di comunicati stampa, fendenti micidiali negli incontri conclusi con un
nulla di fatto, e affondi possenti, con la firma del Piano di rientro e la richiesta di smaltire i rifiuti
campani. Nichi-Raffi 2-1. Arrivederci alle politiche
di Paola Ancora
Il buon senso ha costo zero
I pazienti dell’ospedale di Adria, in provincia di Rovigo, mangiano soltanto cibi prodotti nel rodigino.
La mensa è “a chilometri zero”, si rifornisce cioè dai
contadini e dalle aziende agricole locali.
Così facendo l’ospedale – accanto alla cure tradizionali – si impegna per migliorare la qualità della
vita dei malati durante la degenza – la dieta, si sa,
è essenziale per star bene – e riduce l’inquinamento
ambientale, abbattendo costo e impatto del trasporto dei cibi. Il progetto della Ussl 19 veneta si intitola “Ospedale più ospitale”.
L’ospedale del Delta di Lagosanto, in provincia di
Ferrara ha assunto, dopo regolare gara d’appalto,
nuovo personale a tempo indeterminato. Si tratta di
persone diversamente abili che gestiranno il bar
dello stesso ospedale. Niente esternalizzazioni o lavori interinali che costano troppo.
E per risparmiare sulle bollette, il nosocomio emiliano si è dotato di un cogeneratore, un impianto
che riscalda la struttura e contemporaneamente produce energia elettrica pulita. Un parco di lecci e
pini, roseti e aiuole colorate circonda l’ospedale Cisanello di Pisa, completamente immerso nel verde.
Con il sole, i malati e le loro famiglie passeggiano
il tacco d’Italia
7
Dicembre 2010
tranquilli, lontano
dal rumore del traffico e della città, fra
aiuole e alberi ben
curati. Secondo
una recente ricerca dell’Università di Sheffield, nel
Regno Unito, pubblicata su NeuroImage, gli ambienti
che ci circondano hanno impatti diversi sulle nostre
funzioni cerebrali: quelli naturali favorirebbero ottimismo e reattività.
Dal pianeta del buon senso a basso costo è tutto, arrivederci al prossimo futuro. Speriamo.
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// Inchiesta // Soldi e salute
Quella del Piano di rientro sanitario da 500 milioni di euro è una
vicenda di conflitti. Tra Regione e
Governo. Tra politica e società civile. Tra diritti al lavoro e alla salute e diritti negati. È del 18
novembre una lettera delle associazioni del Terzo settore che sollecitano il governo
all'approvazione in tempi brevi
del Piano, affinché “a pagare non
siano sempre i più deboli”. I cittadini pugliesi hanno bisogno di
cure e assistenza sanitaria. “I
drastici tagli di spesa pubblica
connessi con il piano di rientro in
ambito sanitario, hanno determinato sul territorio condizioni di
grave difficoltà. Sempre più
spesso i cittadini chiedono aiuto
alle organizzazioni di Terzo settore, lamentando l’impossibilità
di sottoporsi a terapie, interventi
e/o esami e indagini indispensabili per la loro sopravvivenza. In
tanti sono costretti a rinviare
anche di un anno una cura che
potrebbe salvare loro la vita. In
troppi si rivolgono a noi, angosciati, non sapendo se potranno
resistere. È a rischio quel diritto
alla salute sancito dall'articolo
32 della nostra Costituzione”. E la
Costituzione non è un’opinione.
Il pIano
dI rIentro
sanItarIo.
storIa
del braccIo
dI ferro fIttoVendola
Il Piano di rientro sanitario. A causa
dello sforamento del Patto di Stabilità
regionale per l’impegno dei finanziamenti europei relativamente agli anni
2006, 2008 e 2009, la Regione Puglia
è stata costretta a intervenire sulla
spesa sanitaria predisponendo un
Piano di rientro (cioè di tagli) da 450
milioni di euro. Si è trattato di una
scelta obbligata: pena l’inevitabile sottrazione, a fine anno, di 500 milioni sui
futuri trasferimenti sanitari e conseguente deficit fino a quota 900 e oltre.
Il disavanzo della sanità, indicato nella
di FRANCESCA QUARTA
al capezzale
della sanIta’
relazione della Corte dei Conti, negli ultimi tre anni, è di un miliardo e 50 milioni di euro. Dopo mesi di rimpalli tra
Regione e Governo nazionale, il 29 novembre 2010, il Piano ottiene la sottoscrizione decisiva e alla Puglia sono
finalmente riconosciuti i 500 milioni di
euro di fondi aggiuntivi a quelli del
Fondo Sanitario 2011. Il Piano permetterà di superare e contenere il passivo per gli anni 2010, 2011 e 2012.
L'impegno assunto dalla Regione a rimuovere le cause di illegittimità della
recente legislazione regionale in materia - come si vedrà - conformemente
alle richieste avanzate dal Governo, è
definito determinante per l’esito positivo delle trattative. Da qui l’avvio di un
processo di riqualificazione e di riorganizzazione del servizio sanitario e
riordino della rete ospedaliera. Il governo ha chiesto la revoca della legge
omnibus (n. 4 del 25 febbraio 2010),
approvata dal Consiglio regionale che
accordava le internalizzazioni. La Regione, da par suo, ha continuato a difendere la propria autonomia
legislativa. Deciderà, a febbraio, la
Corte Costituzionale. Firmando l’acil tacco d’Italia
cordo, la Regione si è anche impegnata a modificare le leggi regionali n.
11 e n. 12 del 2010 (per adeguarsi ai
rilievi di legittimità enunciati dal Consiglio dei Ministri il 18 novembre
scorso) e darà, infine, seguito alla bocciatura, da parte della Consulta, della
legge regionale 27 del 2009 su assunzioni e dotazioni organiche delle Asl. Le
firme in calce al Piano sono dei Ministri
Tremonti (Economia), Fazio (Salute) e
Fitto (Affari regionali), ma il percorso
per ottenerle, tra conflitti e mediazioni,
è stato decisamente a ostacoli. Da subito.
LugIio 2010. Il documento triennale
(2010 – 2012), presentato prima della
pausa agostana dall’assessore regionale al ramo, Tommaso Fiore, è una
manovra finalizzata a ristabilire l’equilibrio economico-finanziario delle Regioni sulla base della ricognizione delle
cause che hanno determinato i disavanzi di gestione. I Piani fanno parte
del singolo Accordo fra lo Stato e la Regione e si configurano come un vero e
proprio programma di ristrutturazione
industriale che incide sui fattori di
spesa fuori controllo. Sono previsti tagli
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Dicembre 2010
ai posti letto, riconversione di strutture
e ticket sulle ricette. Il dazio da pagare
è pesante, ma la scelta è obbligata.
Dopo il vaglio della Commissione regionale sulla Sanità, convocata su sollecitazioni del centrodestra, il Piano è
discusso a Roma con i tecnici del governo, presso il Ministero dell’Economia. Ma Tremonti non firma perché
dice di voler approfondire alcuni dati
tecnici. La sottoscrizione è rinviata, ma
il Ministro comunica l’intenzione di
presentare al Consiglio dei Ministri un
decreto legge per il rinvio della data ultima per la firma del documento al 15
ottobre. Le correzioni richieste dovranno essere effettuate entro il 30 settembre. Inizia così il “balletto delle
firme”, un tira e molla tra Roma e Bari
che si concluderà a fine novembre. Ma
solo previa disponibilità, da parte di
Vendola, di smaltire i rifiuti di Napoli.
I vincoli posti dal Governo. Sono tre
gli adempimenti richiesti; la “conditio
sine qua non” sarebbe impossibile ottenere il via libera al Piano, evitando
così la sanzione. A metà settembre il
Consiglio regionale è al lavoro per l’approvazione degli articoli del ddl finaliz-
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STORIA DI UN BALLETTO
INFINITO TRA IL GOVERNO
E LA REGIONE PUGLIA
PER LA RATIFICA
DEL COSIDDETTO PIANO
DI RIENTRO.
UNA MANOVRA DI TAGLI
DOLOROSI RICHIESTI
DAL GOVERNO CENTRALE
PER FAR QUADRARE
I CONTI DELLA REGIONE,
CHE HA SFORATO
IL PATTO DI STABILITÀ
zati alla copertura delle perdite di esercizio degli Enti del Servizio sanitario regionale. Si tratta di tetti di spesa per i
privati, blocco del turn-over del personale sanitario e stop alla internalizzazioni, cioè alle assunzioni in società
pubbliche dei lavoratori del comparto
(ma non per quelle già in corso).
Stop alle internalizzazioni. Fino alla
emanazione della sentenza n. 333 da
parte della Corte Costituzionale erano
sospesi gli effetti dell’articolo della
legge regionale del 27 novembre 2009,
n. 27 (‘Servizio sanitario regionale - Assunzioni e dotazioni organiche’) che
consentivano di reimpiegare in toto, in
nuove assunzioni, i risparmi conseguiti
dai pensionamenti degli anni 2009 e
2010. Dal 24 novembre 2010 ciò non
è più possibile, perché la Consulta ha
bocciato la norma regionale impugnata
dal governo. La legge, pur richiamando
i principi stabiliti dalla legislazione
dello Stato “prevede, mediante la riutilizzazione integrale dei minori costi
derivanti dalle cessazioni, un meccanismo che - rimarca la Corte - con essi è
in contrasto”. “La circostanza poi che
la Regione Puglia - aggiunge la Corte -
2mila lavoratori nelle province di Foggia, Taranto e Barletta-Andria-Trani.
A Bari le procedure non sono state avviate e, particolarmente critica, risulta
essere la situazione a Brindisi e Lecce
che interessa oltre 800 persone. In una
nota diramata dal Governo il 30 aprile
scorso, si chiarivano i motivi del ricorso
alla Consulta da parte dell’Esecutivo.
“In violazione del riparto di competenza tra norme statali e disciplina regionale la legge regionale n. 4 del
2010 consente infatti la stabilizzazione
di oltre 8000 precari tra dirigenti medici e personale ex Lsu e proroga gli effetti delle procedure di stabilizzazione
previste dalla precedente normativa regionale, ampliando così i destinatari
delle stesse. Inoltre, consente l’illegittimo inquadramento di personale proveniente da imprese o società
cooperative all’interno di società,
aziende o organismi della Regione Puglia in violazione della richiamata disciplina statale in materia di
stabilizzazioni. Questa norma si pone
altresì in contrasto sia con i principi costituzionali di cui agli articoli 3, 97 e
117, secondo comma, lett. l, che riser-
abbia modificato per ben due volte la
disciplina censurata (dapprima prevedendo una decurtazione delle dotazioni organiche e, successivamente,
introducendo il cosiddetto blocco del
turn-over per il triennio 2010-2012)
costituisce una ulteriore prova che la
disposizione impugnata non diminuisce la spesa”. Restano sospesi, fino a
sentenza della Consulta, gli effetti della
legge regionale (cosiddetta ‘Salva-precari) del 25 febbraio 2010, n. 4, fermo
restando i procedimenti amministrativi
deliberati e già avviati, alla data del 6
agosto 2010” (giorno a partire dal
quale le internalizzazioni sono sospese). La norma “prevede le modalità
di transito nelle Aziende di autoproduzione dei servizi, costituite dalle
Aziende sanitarie locali e Aziende ospedaliere regionali, delle lavoratrici e dei
lavoratori impiegati nel settore della
sanità”.
Stop quindi al transito in società 100%
partecipate pubbliche (cosiddette societa’ in house) dei lavoratori di cooperative o di imprese affidatarie di
servizi da parte delle Aziende Sanitarie
pugliesi. Il processo ha già stabilizzato
il tacco d’Italia
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Dicembre 2010
vano alla competenza esclusiva dello
Stato la materia dell’ordinamento civile (contratti collettivi), sia con la giurisprudenza costituzionale che ha più
volte ribadito come il pubblico concorso costituisca l’unica forma di reclutamento del personale idonea a
garantire l’efficienza, il buon andamento e l’imparzialità della pubblica
amministrazione”.
La Puglia è al bivio. Lo stop alle internalizzazioni è, fra gli adempimenti richiesti, certamente il più doloroso. Da
una parte la certezza occupazionale
per i lavoratori precari del comparto
sanitario. Dall’altra i 500 milioni di
euro del fondo sanitario nazionale. Al
centro, il Piano di rientro.
All’orizzonte, lo spettro del commissariamento evitato con la firma del Governo (Tremonti, Fazio). Compreso
l’aumento automatico delle tasse per i
pugliesi. Ma le conseguenza sono pesantissime perché, per oltre 5mila lavoratori delle Asl, svanisce la speranza
del posto fisso.
Il 22 settembre gli adempimenti funzionali al Piano sono approvati a maggioranza (astenuti Pdl e Udc) con un
importante emendamento a firma dell’assessore Nicola Fratoianni e che prevede che “la validità legislativa degli
adempimenti richiesti cessi se l'accordo non dovesse essere più sottoscritto dal governo nazionale,
nemmeno a ottobre”.
Approvato all'unanimità dei presenti (sì
dell’Udc con i consiglieri del Pdl che
hanno abbandonato l’aula) anche un
odg proposto da Vendola con cui il
IL DISAVANZO
DELLA SANITÀ, INDICATO
NELLA RELAZIONE
DELLA CORTE DEI CONTI,
NEGLI ULTIMI TRE ANNI,
È DI UN MILIARDO
E 50 MILIONI
Consiglio regionale si impegna a chiedere al governo di “stralciare” la questione dello stop alle internalizzazioni
dalle condizioni poste alla Regione Puglia per la sottoscrizione del Piano di
rientro: “Valutando che la legge ha
consentito il miglioramento delle condizioni di vita e lavoro di migliaia di lavoratrici e lavoratori e di produrre
consistenti risparmi sul fronte della
spesa, si chiede al governo nazionale
di non inserire il blocco delle internalizzazioni tra le condizioni poste alla
Regione per la sottoscrizione del Piano
di rientro, con l’impegno da parte del
Consiglio regionale a sopprimere immediatamente la norma legislativa”.
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nIchI Vendola
Per il presidente Nichi Vendola “Il governo
centrale impone di bloccare i processi di internalizzazione e stabilizzazione dei lavoratori
esternalizzati, cioè ci impone di bloccare un
processo virtuoso che portava a emersione il
lavoro in condizioni talvolta semischiavistico;
portava a legalità ciò che troppo spesso è
confinato nel buio, restituiva diritti ai lavoratori, e ci consentiva di risparmiare e di migliorare la qualità del servizio. È un atteggiamento
davvero drammatico. Ora ognuno si deve assumere le proprie responsabilità: noi ci assumiamo quella di vivere un passaggio così doloroso, però
dobbiamo raccontare la verità di quello che sta accadendo”.
tommaso fIore
“Il Piano di rientro è l’adeguamento
dei servizi sanitari alla dotazione finanziaria del governo. Non dipende
da sperperi, sprechi o altro. Il piano
dipende dal fatto che il governo dice
‘non dovete spendere un euro in più
di quello che io vi do. E questo per
noi significa tagliare servizi. Lo dice
Tommaso Fiore, assessore alla Sanità. “I nostri amici del governo - aggiunge - sono convinti che il mercato, lo stesso che ha creato la
crisi economica più grave di questo secolo, sia il supremo regolatore; e che tutto ciò che si fa contro il mercato è peccato”.
onofrIo Introna
Onofrio Introna, presidente del Consiglio Regionale, parla di “una decisione sofferta, necessitata,
temporanea, che in prospettiva potrà
essere stralciata dal piano di rientro
sanitario. Comprendo che per chi
resta in una condizione di precariato
la situazione è pesante e dolorosa,
ma l’invito è ad avere fiducia negli
impegni della Giunta e del Consiglio.
Stiamo lavorando insieme, forze di maggioranza e di opposizione,
perché questi aspetti possano essere stralciati da una materia più
complessa come quella del piano di adeguamento. L’adozione del
blocco è necessitata dalle richieste del governo nazionale, ma
non è in discussione la volontà della Regione, nell'unità e nella
compattezza, senza distinguo: è quella di internalizzare, già affermata all'unanimità a febbraio e rappresenta una soluzione positiva nell’interesse della sanità e dei lavoratori”.
rocco palese
cgIl
Gianni Forte
Segretario Regionale Cgil
“Chiari sono gli obiettivi del governo di screditare l’amministrazione regionale: un’operazione che si consuma sulle spalle di migliaia di lavoratori e
delle loro famiglie in favore di interessi politici che nulla hanno a che vedere con i problemi reali delle persone. La sospensione della legge sulle internalizzazioni, per la Cgil, si mette a repentaglio il futuro dei lavoratori in
pugliesi. Si oltraggiano i diritti delle persone, per ostruzionismo nei confronti di una parte politica avversa. Gli sprechi da eliminare nella sanità, si
riferiscono alla gestione dei servizi da parte di ditte esterne. Internalizzare
e stabilizzare significa risparmiare milioni di euro sulla spesa pubblica”.
la manovra in numeri
450 milioni di euro (di tagli)
Il Piano sanitario di rientro spesa (2010-11-12)
500 milioni
di euro di competenza
sul fondo sanitario 2010
La Sanzione
900 milioni di euro
Il Deficit previsto per il 2011
5.000 circa in totale
I Lavoratori precari da internalizzare di cui:
“Il piano di rientro
- ha commentato
Rocco Palese,
capo dell’opposizione a via Capruzzi - è frutto
delle inadempienze della giunta
Vendola che ha
usato le Asl come
slot machine per favorire l’aumento del consenso elettorale della sinistra. Sulle internalizzazioni non ho nulla in contrario, purché
avvengano nel rispetto delle leggi. In ogni caso,
la giunta Vendola prenda atto del fallimento
della sanità pugliese. Il Piano è infatti frutto
delle inadempienze della Regione Puglia: mancato rispetto del Patto di Stabilità nel 2006,
2008 e 2009, mancato recepimento delle intese Stato – Regioni del 2005 e del 2009”.
780 a Foggia (procedura portata a termine)
623 a Taranto (procedura portata a termine)
228 nella Bat (Barletta-Andria-Traniportata a termine)
2.000 a Bari (in attesa)
76 a Brindisi (in attesa)
800 a Lecce (in attesa)
20 milioni risparmiati nel 2010
30 milioni risparmiati nel 2011
50 milioni risparmiati nel 2012
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blocco
del turn oVer
1) Per gli anni 2010-2011-2012 è
fatto divieto ai Direttori generali delle
Aziende Sanitarie Locali, Aziende
Ospedaliero-Universitarie ed Irccs (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere
Scientifico) pubblici di procedere alla
copertura, mediante incarichi a tempo
indeterminato e a tempo determinato,
dei posti resi vacanti a partire dall’ entrata in vigore della legge sulla stabilizzazione dei precari (legge regionale
n. 4 del 25 febbraio 2010).
I PIANI DI RIENTRO FANNO
PARTE DEL SINGOLO
ACCORDO FRA LO STATO
E LA REGIONE
E SI CONFIGURANO
COME UN VERO E PROPRIO
PROGRAMMA
DI RISTRUTTURAZIONE
INDUSTRIALE CHE INCIDE
SUI FATTORI DI SPESA
FUORI CONTROLLO
2) È consentita, ai fini della copertura
dei posti vacanti (…) la mobilità tra le
Aziende ed Enti del Servizio Sanitario
Regionale.
3) In caso di comprovata necessità e
urgenza, accertata l’impossibilità di
garantire l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza con il personale
in servizio anche attraverso le procedure di mobilità di cui al comma precedente, la Giunta Regionale autorizza
il direttore generale, in deroga al
blocco del turn-over (vedi punto 1), a
procedere alle assunzioni necessarie.
4) Con cifre indicative, sono previsti ri-
sparmi per 20 milioni di euro nel
2010, 30 nel 2011 e 50 nel 2012.
tettI dI spesa
1) Negli accordi contrattuali stipulati
con gli erogatori privati, provvisoriamente, e/o istituzionalmente accreditati, deve essere garantito il rispetto
del limite di remunerazione delle strutture in base al tetto di spesa ed ai volumi di attività predeterminati
annualmente.
2) È vietata l’erogazione e la relativa
remunerazione di prestazioni sanitarie effettuate al di fuori dei tetti di
spesa previsti.
reazIonI
e proteste
Il provvedimento arriva sui tavoli istituzionali tra le insoddisfazioni e le lamentele delle comunità locali e del
comparto dei lavoratori della sanità. Il
territorio tutto si mobilita con singoli
cittadini, sindacati, associazioni, amministrazioni locali. I sindaci denunciano la mancata concertazione nella
definizione del Piano. Fondamentale
per l’Anci è la discussione su “verifica
di merito e metodo adottati per la stesura del Piano e concertazione istituzionale per aree territoriali sulle scelte
di Piano; conoscenza dettagliata degli
interventi programmati per ogni singola struttura ospedaliera; certezza
dei tempi, dei processi e relativa dotazione finanziaria degli eventuali interventi di riconversione; verifica di
eventuali soluzioni alternative ai tagli
dei posti letto, alle chiusure dei reparti
e alle riconversioni”. Protestano, sotto
le Prefetture e fuori dalle Asl pugliesi,
anche i dipendenti di cooperative e
imprese che gestiscono i servizi in appalto per conto della Sanità pubblica
(118, pulizie, cucina, mansioni di por-
18 7ospedali
da chiudere o convertire di cui
nel Grande Salento sul territorio
1.411 entro il 2010
Posti letto tagliati nelle strutture pubbliche
129 per la provincia di Brindisi
195 per la provincia di Lecce
285 per la provincia di Taranto
800 nel 2011
2.000 nel 2012
137 milioni
(risparmio previsto con i tagli dei posti letto)
tinariato, usiliariato). Si mobilitano in
massa contro la vita da precari a cui
sono destinati dopo anni di duro lavoro, in bilico tra passato e presente
senza poter pensare al futuro. Sono in
5mila ad attendere la stabilità occupazionale, con retribuzioni basse e
zero prospettive.
le strutture
ospedalIere
Il passaggio del Piano di rientro non è
indolore neanche per i servizi sanitari
sui territori con la riorganizzazione
delle strutture. Previste chiusure, accorpamenti di reparti e riconversione
di piccoli ospedali. Tra i 18 nosocomi
da chiudere e da riconvertire (soprattutto quelli piccoli da 50 – 70 posti
letto, in case della salute, presidi territoriali e poli riabilitativi entro il
2010), sette sono collocati nel Salento: Cisternino (Brindisi); Gagliano
del Capo, Maglie, Poggiardo e San Cesario (Lecce); Massafra e Mottola (Taranto).
La misura prevede un taglio di 1411
per i posti letto entro la fine del 2010;
ulteriori 800 tra il 2011 e 2200 entro
il 2012 per le strutture pubbliche. Per
il 2010, i posti da eliminare sono 129
nella Asl di Brindisi, 195 nella provincia di Lecce e 285 nella Asl di Taranto.
I tagli permetteranno di risparmiare
137 milioni di euro. Nel biennio suc-
SONO PREVISTI TAGLI
AI POSTI LETTO,
RICONVERSIONE
DI STRUTTURE E TICKET
SULLE RICETTE.
IL DAZIO DA PAGARE
È PESANTE, MA LA SCELTA
È OBBLIGATA
Ospedale di Cisternino
Ospedale di Maglie
Ospedale di Massafra
Ospedale di Mottola
Ospedale di Poggiardo
Ospedale di San Cesario
300 nelle strutture private convenzionate
TAGLI POSTI LETTO 2011 - 2012
130 negli ospedali di enti ecclesiastici
380 negli ospedali pubblici
30 milioni di risparmio
88 milioni di risparmio
305 milioni
Uso medicinali equivalenti o generici
Ticket 1 euro a ricetta
Spesa farmaceutica (triennio)
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LA PUGLIA È AL BIVIO.
DA UNA PARTE
LA CERTEZZA
OCCUPAZIONALE
PER I LAVORATORI PRECARI
DEL COMPARTO SANITARIO.
DALL’ALTRA I 500 MILIONI
DI EURO DEL FONDO
SANITARIO NAZIONALE
cessivo, i tagli riguarderanno complessivi 800 posti letto in meno in
strutture private convenzionate (300
posti), ospedali di enti ecclesiastici
(Ospedale Panico di Tricase, Casa
della Divina Provvidenza a Monte Sant’Angelo e il Miulli di Acquaviva delle
Fonti per un totale di almeno 130
posti) e 380 in ospedali pubblici. In
quest’ultimo caso, gli ospedali interessati dovrebbero essere quelli di
altre mIsure:
le rIcette
sI pagano
e le clInIche
prIVate
sono ‘rIVIste’
Stretta sui farmaci: si incoraggerà
l’uso di quelli equivalenti riducendo il
numero delle ricette. Risparmio pari a
30 milioni di euro in tre anni. Previsto
ticket di un euro su ogni ricetta (eccetto patologie croniche) per abbattere l’acquisto di farmaci non
indispensabili.
Risparmio atteso: 88 milioni. Nel complesso, in tre anni, si prevede un risparmio sulla spesa farmaceutica per
circa 305 milioni in tre anni. Infine riduzione di ricoveri inappropriati, contenimento di spese per il personale e
rivisitazione di accordi contrattuali
della Regione Puglia con le cliniche
private.
arrIVa la
sottoscrIzIone
Attesa per il 15 ottobre, la sottoscrizione del Piano di rientro sanitario
triennale, predisposto dalla Regione
Puglia, arriva a fine novembre. Il motivo del ritardo lo illustra il Ministro
della Salute, Ferruccio Fazio, rispondendo, nel corso del Question Time del
20 ottobre, a un'interrogazione di
Dario Franceschini (Pd) secondo il
Conversano-Gioia del Colle, Trani-Bisceglie, Lucera, Andria-Canosa, Ospedale della Murgia di Altamura, Ceglie
Messapica, Triggiano, Nardò, Campi
Salentina, San Pietro Vernotico-Mesagne, Ostuni-Fasano, Grottaglie. Nella
provincia di Lecce, gli ospedali interessati iniziano a preparare le barricate già in estate.
“L’Ospedale ‘San Pio’ di Campi Salentina va tutelato”. Il messaggio emerge
durante la seduta monotematica straordinaria del Consiglio dell'Unione dei
Comuni del Nord Salento (Campi Salentina, Guagnano, Novoli, Squinzano,
Surbo, Trepuzzi) svoltasi a luglio,
presso l'atrio del nosocomio di Campi
e giunge direttamente in Regione.
Tutto il Nord Salento è contro il riordino ospedaliero che potrebbe prevedere tagli, riconversioni e chiusure. Il
“San Pio” è punto di riferimento per
100mila utenti.
Inoltre, ha sede a Campi l'unico Centro nazionale di eccellenza che si oc-
cupa di "malattie infiammatorie croniche, immuno-mediate e ambientecorrelate", un punto di riferimento
internazionale per tanti pazienti,
come sottolinea Esther Paola Tattoli,
presidente dell’Associazione che si
occupa proprio di queste problematiche. L’obiettivo è non perdere i servizi sanitari di base che possono
anche andare a implementare quelli
di eccellenza.
Per Campi, l’appello alla mobilitazione
generale è stata riproposta con forza
dal Sindacato Autonomo Sanità che
chiede il coinvolgimento dei consiglieri
regionali della provincia di Lecce, dei
consiglieri provinciali del Nord Salento, dei consiglieri comunali dell’Unione dei Comuni del Nord Salento,
di tutti sindaci facenti parte dell'Ambito zonale del distretto Socio Sanitario di Campi Salentina e di tutte le
associazioni di categoria.
Nelle prospettive, Campi e Nardò
(dove, in estate, si è costituito un co-
quale, il governo ritarda la firma “per
motivi politici, usando due pesi e due
misure rispetto ad altre regioni come
il Piemonte, con conseguenze che ricadranno sui cittadini pugliesi”.
“In fase istruttoria - ha riferito Fazio il Piano non è stato ritenuto adeguato
e idoneo a riorganizzare e qualificare
il servizio sanitario regionale dai tavoli
tecnici di monitoraggio”, nonostante il
Consiglio regionale avesse approvato
dei provvedimenti propedeutici
(blocco turn over, sospensione internazionalizzazioni, tetti alla spesa con
i privati), ritenuti dal governo condizioni indispensabile per non vanificare
nale.
I rappresentanti della Regione non
hanno escluso che i provvedimenti abbiano continuato a produrre effetti. Appare elusa quindi la richiesta
governativa di sospensione in attesa
della Consulta”. “Per due volte - dice
Onofrio Introna, presidente dell’assise
di via Capruzzi - il 28 luglio e il 12 ottobre scorsi, il Piano predisposto dall’Amministrazione regionale sulla base
delle indicazioni governative è stato
giudicato valido, sotto gli aspetti tecnici, dalla struttura interministeriale
incaricata di esaminarlo.
Il nodo fondamentale è legato alla
questione delle internalizzazioni.
Per ottenere i fondi, la Regione ha dovuto confermarne il blocco, e cancellare l’odg approvato il 22 settembre,
all’unanimità del Consiglio regionale,
per chiedere a Roma di “stralciare”,
dalle condizioni poste, la sospensione
SONO 18 GLI OSPEDALI
CHE DOVRANNO CHIUDERE
IN TUTTA LA PUGLIA
DA RICONVERTIRE ENTRO
IL 2010 IN CASE
DELLA SALUTE, PRESIDI
TERRITORIALI
E POLI RIABILITATIVI.
MA L’ANNO È GIÀ FINITO
il processo di razionalizzazione della
spesa.
Poi ha ricordato che nel mese di agosto
i ministri interessati si erano comunque
detti disponibili al differimento al 15 ottobre. “Il 28 settembre e il 12 ottobre
- ha detto ancora il Ministro - si sono
tenute due riunioni tecniche, da cui è
emerso che, pur in presenza di una sostanziale coerenza degli interventi sanitari proposti, non è stato risolto il
problema connesso alle avviate procedure di stabilizzazione del persoil tacco d’Italia
Dario Franeschini
mitato di difesa accanto al quale si
muovono i politici di entrambi gli
schieramenti, contrari alla chiusura),
saranno soggetti alla riduzione dei
posti letto. Poi, entro la fine del 2012,
diverranno presidi sanitari territoriali.
Stesso destino per Maglie, Gagliano e
Poggiardo. In merito a quest’ultimo, le
spese per riqualificare la struttura
sono state di 5 milioni di euro (1 milione per due sale operatorie, 2 per la
messa a norma delle sale da ricovero,
1 per la ristrutturazione della farmacia e per l'impiantistica generale e 1
ancora per la riorganizzazione della
dialisi, per il laboratorio analisi e di radiologia e per le sale d’attesa. Perché
spendere tanti soldi per un ospedale
che è destinato alla chiusura? Tra l’altro, quello di Poggiardo è l’unico ospedale con bilancio in attivo (300mila
euro di attivo). Per San Cesario, invece,
si è parlato di un centro di riabilitazione a soppiantare il noto ospedale
specializzato in malattie polmonari.
PREVISTO TICKET
DI UN EURO SU OGNI
RICETTA (ECCETTO
PATOLOGIE CRONICHE)
PER ABBATTERE
L’ACQUISTO DI FARMACI
NON INDISPENSABILI.
TAGLI ALLE CLINICHE
PRIVATE
delle internalizzazioni. I provvedimenti
riguardano in particolare le Asl de
Brindisi e Lecce. Intanto, torna a riunirsi Commissione Sanità per approvare la modifica all’art. 24 della Legge
Regionale 4/2010 riguardante la nomina del direttore generale delle
Aziende Ospedaliero – Universitarie, un
ulteriore adempimento richiesto dal
Ferruccio Fazio
FRANCESCHINI (PD) FA UN’INTERROGAZIONE
AL MINISTRO FAZIO: “PIEMONTE E PUGLIA DUE PESI
E DUE MISURE”. VENDOLA A BERLUSCONI:
“È POLEMICA POLITICA SPINTA”
12
Dicembre 2010
Tacco 78:Layout 2 06/12/10 19:08 Pagina 13
fIne ottobre.
caro berlusconI tI scrIVo
Vendola
chIede
un faccIa
a faccIa
con Il premIer
“Caro Presidente,
in data 2 agosto scorso Le ho scritto circa la mancata sottoscrizione da
parte dei Ministri competenti dell’Accordo per l’approvazione del Piano
di rientro della Regione Puglia. A distanza di alcuni mesi mi trovo costretto a riproporre alla Sua cortese attenzione la spiacevole e grave situazione venutasi a determinare a causa della perdurante assenza della
sottoscrizione del citato Accordo, nonostante che in data 28 luglio e in
data 12 ottobre il Piano di rientro della Puglia sia stato ritenuto idoneo
dalla struttura tecnica interministeriale che ha, quindi, formalmente ritenuto efficace le azioni individuate congiuntamente alle strutture tecniche di questa Regione. Sottolineo che il Consiglio Regionale della Puglia
ha già approvato sin dal 22 settembre le norme richieste da Giulio Tremonti Ferruccio Fazio e Raffaele Fitto con la nota interministeriale del 5
agosto scorso.
Ritengo che la Puglia abbia sin qui dato ampia e totale collaborazione
al Governo per addivenire alla definizione di un Piano di rientro valido che,
però, inspiegabilmente non trova ancora formalizzazione.
Le chiedo, quindi, un autorevole e risolutivo intervento presso i Ministri
coinvolti affinché si possa giungere sollecitamente alla sottoscrizione
dell’Accordo così come avvenuto per tutte le altre Regioni italiane in
Piano di rientro.
È appena il caso di segnalare alla Sua sensibilità che stiamo parlando
di salute dei cittadini e che non è possibile pensare che elementi altri,
di polemica politica spinta
sino a rischiare
lacerazioni istituzionali, possano pesare
più del dovuto
nella vicenda”.
Silvio Berlusconi
La sottoscrizione tarda ad arrivare,
malgrado la Giunta abbia assecondato alcune delle richieste provenienti da Roma, come la modifica
delle procedure di nomina dei direttori generali delle aziende ospedaliero - universitarie.
“Il sospetto è che la partita in gioco
non abbia nulla a che vedere con il
Piano di rientro, ma che riguardi i rapporti tra Puglia e Governo”, dice l’assessore alla Sanità, Tommaso Fiore.
La questione di fondo restano le internalizzazioni. Il governo chiede che
la Regione blocchi il piano di assunzioni alle Asl (anche quelle attive e che
riguardano circa 800 persone) dei precari che lavorano nelle aziende affidatarie di servizi sanitari e ospedalieri.
Ma la giunta pugliese non rinuncia a
quelle già avviate.
Afferma ancora Fiore che solo una
trentina di precari sono stati già assunti tra Lecce e Brindisi.
E questo dimostrerebbe che la norma
di fatto è inapplicata dal 6 agosto
scorso.
Ed è in un orizzonte così delineato,
che, il 18 novembre, irrompe sulla
scena, il Ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto.
Nichi Vendola
Governo nazionale per la sottoscrizione. La commissione, presieduta da
Dino Marino, ha espresso all’unani-
mità parere favorevole.
La Giunta, d'intesa con il Rettore dell’Università, procederà alla nomina.
il tacco d’Italia
13
Dicembre 2010
Raffaele Fitto
Tacco 78:Layout 2 06/12/10 19:08 Pagina 14
// Inchiesta // Braccio di ferro
la gamba tesa
dI fItto e Il corto
cIrcuIto
IstItuzIonale
IL GOVERNO CHIEDE
ALLA PUGLIA IL PIANO
DI RIENTRO.
POI FA ALCUNI DISTINGUO,
PER RISPONDERE AI QUALI
LA PUGLIA EMANA DUE LEGGI.
FITTO ENTRA A GAMBA TESA
NELLA QUESTIONE,
IMPUGNANDO LE NORME
DI FRONTE ALLA CORTE
COSTITUZIONALE.
TUTTO SI PARALIZZA.
ENTRO IL 15 DICEMBRE:
O LA FIRMA DEL PIANO
O IL COMMISSARIAMENTO
DELLA REGIONE. QUANDO
IL CONTO ALLA ROVESCIA
STA PER SCADERE ARRIVA
LA BOCCIATURA
DELLA CONSULTA,
FITTO FIRMA IL PIANO
E VENDOLA SMALTISCE
I RIFIUTI DI NAPOLI
di FRANCESCA QUARTA
Non c’è pace per la sanità pugliese.
Nuova frattura tra Istituzioni. Il 18 novembre, il Consiglio dei Ministri, su proposta di Raffaele Fitto, titolare per gli
Affari regionali, ha impugnato, di fronte
alla Consulta, due leggi regionali: la n.
11/2010 e la n. 12/2010.
Si tratta delle norme che lo stesso Governo richiese alla Regione, quali condizioni per pervenire alla firma sul Piano di
Rientro. Il tempo stringe. Per la sottoscrizione, infatti, è partito definitivamente il conto alla rovescia (la firma
deve arrivare entro il 15 dicembre), ma
il percorso è minato da nuove difficoltà.
Accade così che, se i fondi sembrano al-
lontanarsi, contestualmente, lo spettro
del commissariamento si materializza
con forza, di fronte al tempo che vola.
La prima delle due norme riguarda le coperture previste dal Bilancio autonomo
per il triennio del piano e che si rileva
essere stata oggetto di censura governativa, perché “prevede la cessazione
dell'efficacia delle disposizioni in essa
contenute in caso di mancata sottoscrizione dell’accordo per il rientro dal disavanzo sanitario nei termini previsti”.
La maggioranza di via Capruzzi ha infatti
inserito nei testi una clausola che ne determina l’efficacia: l’emendamento, a
firma dell’assessore Nicola Fratoianni
prevede che “la loro validità legislativa
cessi qualora l’accordo non venga più
sottoscritto dal governo nazionale”.
Il conflitto nasce qui. Il Governo contesta
la possibilità che l’efficacia della legge
dipenda strettamente dall'accordo sul
piano. Michele Pelillo, assessore al Bilancio, spiega che si tratta di una norma
puramente tecnica, perché “è ovvio che
quelle coperture siano legate al piano”.
La seconda norma, che, per la Regione,
risulterebbe anch’essa inefficace se il
Piano non venisse sottoscritto, blocca le
internalizzazioni, salvando, però, quelle
già avviate dalle Asl prima del 6 agosto,
data a partire dalla quale – come stabi-
lito dalla norma - vengono sospese le internalizzazioni.
In questo caso l’impugnazione è causata da “profili di illegittimità costituzionale”. In pratica, un corto circuito
perché il Governo rileva che “alcune disposizioni presuppongono logicamente
la vigenza delle norme sospese, le quali
non cessano di essere incostituzionali”.
Forse, nella prospettiva governativa, sarebbe auspicabile l’abrogazione e non
la sospensione delle norme?
A fine novembre il nodo si scioglie: la
Consulta boccia una delle due leggi e
Fitto firma il piano di rietro.
Tanti i commenti alla notizia.
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mIchele losappIo
Per Michele Losappio, assessore regionale
al Bilancio, “chi aveva ancora dubbi è servito. Il ricorso alla Corte Costituzionale del
Ministro Fitto contro quelle leggi con cui la
Regione intendeva rispettare proprio le prescrizioni indicate dal Governo come condizione per sottoscrivere il Piano di rientro
chiarisce che l’obiettivo è quello di non firmare e di arrivare al commissariamento
della nostra sanità. Siamo dunque davanti
ad atti di slealtà istituzionale rivendicati da un Ministro che è anche il
capo del Pdl pugliese. Per questo non regge l’apparente neutralità dei
Consiglieri del Pdl che attendono la sottoscrizione dell'accordo per impegnarsi con giudizi ed atti. Quando Fitto vuole confinare i lavoratori dei
servizi nella precarietà lo fa anche come leader del Pdl e tutti sono chiamati alle proprie responsabilità davanti ai pugliesi. Quanto al commissariamento esso procurerà danni incalcolabili al diritto alla salute nella
nostra regione e il Governo dovrà gestirlo in proprio perché non verrà accettata alcuna soluzione di coinvolgimento della Regione e saremo noi
nei territori a chiarire le conseguenze dei tagli ed a chiamare Sindaci, Associazioni e Sindacati alla mobilitazione”. Il commissariamento sarà poi
scongiurato con la firma del Piano.
Per Losappio Fitto non è neutrale. Per Fitto il governo ha impugnato di fronte alla Consulta il 20%
delle leggi pugliesi. Un dato che sarebbe in linea
con le altre regioni
raffaele fItto
Interviene anche il diretto interessato, Raffaele Fitto, per il quale “l’atteggiamento
del Governo nei confronti della Regione Puglia, al pari delle altre, è sempre stato improntato al principio di leale
collaborazione che è proprio del rapporto
tra Istituzioni della Repubblica. Di fronte
agli scomposti atteggiamenti del Governo
regionale e della sua maggioranza che definiscono ogni volta ‘attacco politico’ il responsabile esercizio della prerogativa assegnata al Governo di proporre
ricorso per conflitto di attribuzioni, è opportuno fare finalmente chiarezza. Dall’inizio della legislatura il Governo ha impugnato il 20% delle
leggi regionali pugliesi, in linea con la percentuale delle altre Regioni.
Sulle leggi in questione: la 11/2010 è stata oggetto di censura governativa perché non è possibile prevedere (come fa la legge regionale pugliese) la cessazione dell'efficacia delle disposizioni contenute in caso
di mancata sottoscrizione del Piano di Rientro nei termini previsti; la
12/2010 prevede, come richiesto dal Governo, la sospensione degli effetti di altre leggi regionali fino al 15 ottobre ma, essendo stato prorogato fino al 15 dicembre il termine per la sottoscrizione del Piano, va
prorogata fino al 15 dicembre anche la sospensione delle norme. Detto
questo, sempre all’insegna della leale collaborazione e della estrema
disponibilità che fin dal principio il Governo ha mostrato nei confronti
della Regione Puglia prorogando per ben due volte i termini per la sottoscrizione del Piano, la lettera inviata nei giorni scorsi dal presidente
Vendola sul rispetto delle precondizioni necessarie all’approvazione del
Piano (di cui all'articolo 14 del Patto per la Salute sottoscritto tra Governo e Regioni il 3 dicembre 2009) costituisce elemento utile al fine di
giungere all’accordo. I numeri comunicati dal presidente in riferimento
alle internalizzazioni già effettuate precedentemente e successivamente
alla data del 5 agosto, e dei quali egli si assume ogni responsabilità,
costituiscono base utile; se la Regione provvederà anche ad apportare
le indispensabili correzioni formali e sostanziali alle leggi 11 e
12/2010, eliminando i profili di illegittimità costituzionale, ritengo che
potrà essere rapidamente integrato il testo dell’accordo per consentire
quanto prima la firma del Piano e lo sblocco delle risorse”.
La Giunta regionale sta valutando se sollevare
di fronte alla Commissione parlamentare di
inchiesta sui deficit sanitari e in Conferenza
delle Regioni il problema del mancato rispetto
da parte del Governo del principio di leale collaborazione tra le Istituzioni della Repubblica
rocco palese
Lo segue a ruota Rocco Palese, capogruppo Pdl in
Consiglio regionale della Puglia: "Il Governo nazionale e il ministro Fitto hanno confermato anche
oggi lo spirito istituzionale e di collaborazione fin
qui sempre mostrato nei confronti della Regione
Puglia sulla firma del Piano di Rientro. Ci auguriamo
che questo spirito, peraltro oggi invocato anche dal
presidente del Consiglio Regionale, Onofrio Introna,
possa contraddistinguere davvero tutti per arrivare
in tempi brevi alla firma del Piano. Da parte nostra,
abbiamo favorito l'iter legislativo di tutte le norme necessarie; il Governo nazionale non ha mai assunto posizioni politiche, ma solo rilievi tecnici, e ci auguriamo che tutti gli esponenti regionali, a tutti i livelli, seguano lo spirito del
presidente Introna". La Giunta regionale, da par suo, dopo aver accusato il colpo, prende in considerazione la possibilità di sollevare in ogni sede (di fronte
alla Commissione parlamentare di inchiesta sui deficit sanitari, presieduta dall'on. Leoluca Orlando e in Conferenza delle Regioni) il problema del mancato rispetto da parte del Governo del principio di leale collaborazione tra le Istituzioni della Repubblica.
il tacco d’Italia
15
Dicembre 2010
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// Inchiesta // Caos ambulatoriale
se manca Il tetto
sulla... spesa
da sinistra: MASSIMO IURINO (Laboratorio LBD - Altamura)
ROBERTO PANNI (Odontoiatra - Branche a visita - Bari)
TEO VACCA (Centro Analisi Cliniche San Paolo - Bari)
FRANCESCO PIGNATELLI (Laboratorio Pignatelli - Lecce)
MARIO DE MARTINO - (Biologo del Laboratorio Romano) - Lecce
LA REGIONE PUGLIA RIDISTRIBUISCE I BUDGET CHE LE STRUTTURE PRIVATE CONVENZIONATE
POSSONO SPENDERE OGNI ANNO, GETTANDO NEL CAOS IL SETTORE AMBULATORIALE.
LICENZIAMENTI A RAFFICA E LISTE D’ATTESA BLOCCATE. ANCORA
I
n pieno marasma “piano di rientro
da 500 milioni” l’assessorato alla
Salute della Regione Puglia ha rivoluzionato i criteri per l'assegnazione
del budget annuale alle strutture private convenzionate ambulatoriali (Dgr
1500 del 25 giugno 2010).
La ragione deriva da una segnalazione
dell’Autorità garante della concorrenza
che risale al 2008 in cui si rimproverava alla Regione di utilizzare un sistema di ripartizione dei fondi
“cristallizzando le posizioni storiche
I
GLI EFFETTI
SONO TRAUMATICI,
CON ALCUNI CASI LIMITE
IN CUI SI REGISTRANO
PER LE “PICCOLE”
STRUTTURE AUMENTI
DEL TETTO DI QUINDICI
VOLTE E PER LE “GRANDI”
ABBATTIMENTI DELL’80%
degli operatori, producendo ingiustificate alterazioni delle dinamiche di
mercato”. L’Antitrust concludeva auspicando “l’instaurarsi di condizioni
concorrenziali”.
La Regione ha inteso quindi agevolare
la libera concorrenza attraverso una
“perequazione” dei budget assegnati,
con un trasferimento di risorse da
strutture di dimensioni maggiori verso
operatori più piccoli. Senza quindi un
reale riconoscimento della qualità e
del livello tecnologico delle aziende.
L’obiettivo di Tommaso Fiore, assessore regionale alla Sanità, è avvicinare
i servizi sanitari convenzionati ai cittadini.
L’Antitrust è però intervenuta nuovamente sull’argomento e il 22 ottobre
scorso ha sancito che il DGR Puglia n.
2671/09 e la DGR n. 1500/10 non
hanno risolto gli effetti distorsivi della
concorrenza nella sanità privata pugliese. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato liquida in
poche righe il provvedimento rilevando
che “considerati le valutazioni e gli auspici già formulati (…), in merito alla
determinazione dei budget per i laboratori di analisi cliniche anche con
espresso riferimento alle strutture
operanti nella Regione Puglia – quanto
lamentato mediante la segnalazione
in oggetto risulta coperto dalle valutazioni già formulate dall’Autorità,
come peraltro ricordato da codeste
associazioni nella segnalazione in oggetto”. Si da cioè ragione alle associazioni ricorrenti, reiterando
sostanzialmente il proprio parere in
merito all’esigenza di introdurre un diverso sistema di ripartizione dei tetti
di spesa.
Si attendono ora gli esiti delle decine
di ricorsi al Tar. La prima sentenza è
attesa al Tar di Lecce per i primi del
2011.
Chi si oppone alla 1500 sottolinea
come i tagli sulle spese totali non superano il 2%, mentre l’effetto per le
singole imprese – fa sapere il neo costituito Comitato per la libera scelta
in sanità - è devastante, con alcuni
casi limite in cui si registrano per i
“piccoli” aumenti del tetto di quindici
volte e per i “grandi” abbattimenti
dell’80%. Il criterio con cui si sono ridistribuiti i tetti di spesa è la mera posizione geografica, cercando di
‘spalmare’ il budget sull’intero territorio, evitando posizioni forti.
Ma che i piccoli non siano in grado di
spendere l’improvviso portafoglio a disposizione, lo dimostra il fatto che
oggi su un tetto annuo di 82 milioni, il
16% risulta ancora non impiegato. Tredici milioni su base regionale che i
“piccoli” non hanno ancora speso,
mentre i “grandi” hanno già esaurito
in funzione della libera scelta del paziente.
Il provvedimento regionale è stato poi
recepito da ciascuna Asl in modo diverso. Brindisi è l’unica a non aver
dato immediata esecuzione per l’anno
in corso, pianificando però sin d’ora i
programmi di attività 2011.
LE STRUTTURE CHE HANNO
GIÀ CONSUMATO IL TETTO
ENTRO SETTEMBRE,
RITROVANDOSI IN OTTOBRE
CON UN TETTO
PIÙ “BASSO”, A CAUSA
DELL’APPLICAZIONE
DELLA NUOVA DELIBERA
REGIONALE, NON HANNO
POTUTO GARANTIRE
LE PRESTAZIONI A CARICO
DEL SERVIZIO SANITARIO
REGIONALE
Bari e Taranto lo hanno interpretato
nella maniera più traumatica – prova
ne è che le liste d’attesa sono aumentate - valutando la retroattività del
provvedimento per le prestazioni già
erogate nei mesi di gennaio-settembre 2010. L’Asl di Lecce, temendo di
perdere gli inevitabili ricorsi (lo ha
scritto nero su bianco nella delibera
correttiva) ha ritirato il principio di retroattività, applicando i nuovi tetti a
partire dall’ultimo trimestre dell’anno;
tuttavia non risulta siano state ancora
pagate le prestazioni di luglio.
Tacco 78:Layout 2 06/12/10 19:08 Pagina 17
// L’intervista // Sergio Di Tondo
tettI dI spesa:
così le asl
“Interpretano”
La protesta dei lavoratori delle aziende sanitarie
di branca ambulatoriale colpite dal DGR/1500
SERGIO DI TONDO È DIRIGENTE AMMINISTRATIVO IN PENSIONE DELLE ASL PRIMA DI LECCE E
POI DI BRINDISI, PER ANNI RESPONSABILE DEI RAPPORTI CONVENZIONALI CON LE AZIENDE
ACCREDITATE E DELLA CONTRATTUALIZZAZIONE DELLE STRUTTURE PRIVATE. CON LUI ABBIAMO
COMMENTATO GLI EFFETTI DELLA CONTROVERSA DELIBERA DI GIUNTA N. 1500/2010
La branca “ambulatoriale” accreditata, composta dai medici specialisti, laboratori analisi e centri
radiologici e di riabilitazione che
hanno subito un ridimensionamento
dei budget a seguito dell’applicazione del DGR 1500, contestano il
provvedimento che considerano un
“regalo” regionale ai troppi neo-accreditamenti concessi negli ultimi
anni. Oltre al merito della riforma
protestano anche per la mancanza di
preavviso e per la sostanziale retroattività dell’atto. Le ASL pugliesi
hanno infatti da poche settimane
corretto il tetto di spesa di ogni
struttura, alzandolo o abbassandolo
già con riferimento al 2010. Fa eccezione la sola ASL di Brindisi che ha
fissato la decorrenza al prossimo che c’erano una serie di prenotazioni
anno. Perché secondo lei? Forse per- già in piedi, già ‘accese’, per cui il
ché i neo accreditati a Brindisi sono modificare al ribasso i tetti di spesa
di alcune strutture voleva dire venire
pochissimi?
Sicuramente questa è una delle com- meno a quell’impegno assunto con la
ponenti, però è una filosofia applica- prenotazione circa la eseguibilità
tiva del provvedimento regionale un della prestazione.
po’ meno traumatica di quella di E per converso, le altre strutture che
Lecce o di Bari.
avessero ricevuto l’incremento del
Per una serie di ragioni infatti ha so- budget assegnato, magari non sastanzialmente conservato i valori di rebbero state in grado in tempo reale
spesa attribuiti alle singole strutture di assorbire la domanda, con ciò deper l’anno 2009 anche per il 2010 terminando quindi verosimilmente un
pianificando però e sin d’ora, in ese- ulteriore scompenso sociale nei concuzione della delibera 1500 regio- fronti dei cittadini.
Credo, ma è una mia interpretazione,
nale, i programmi di attività 2011.
Quindi, la Asl di Brindisi non ha vo- che sia stata la logica che ha sosteluto traumatizzare la coda dell’anno nuto la decisione finale del direttore
2010, anche perché per molte bran- generale di Brindisi.
il tacco d’Italia 17 Dicembre 2010
Perché Bari e Lecce non hanno
agito come Brindisi?
Lo hanno fatto in parte, nel senso
che hanno conservato per i 9/12 dell’anno e quindi fino a settembre i valori dell’anno precedente, e attribuito
solo i valori che derivano dall’applicazione della nuova delibera regionale limitatamente al periodo
ottobre, novembre e dicembre.
Tutti i pazienti possono accedere in
convenzione entro il limite dei tetti?
Le strutture che hanno già consumato il tetto entro settembre, ritrovandosi in ottobre con un tetto più
“basso”, a causa dell’applicazione
della nuova delibera regionale, non
hanno potuto garantire le prestazioni
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C’È IL RISCHIO CONCRETO
DI CHIUSURA
PER LE AZIENDE SANITARIE
PRIVATE ACCREDITATE
DANNEGGIATE
DAL DGR 1500
a carico del servizio sanitario regionale.
Quindi?
Quindi c’è il rischio concreto che
chiudano le attività.
Ma lei, in base alla sua esperienza,
ritiene credibile che questi operatori sanitari privati impediscano di
fatto l’accesso alle strutture ai propri utenti-pazienti?
Il problema è semplice. La struttura
che non può più erogare prestazioni
con oneri a carico del servizio sanitario regionale, due cose può fare: o
le fa pagare al cittadino, oppure deve
dire io non posso erogare più nulla.
Quindi le attività, quindi gli operatori
dipendenti se ne vanno, perché una
struttura non può tenere in piedi un
apparato di operatori che non potrà
remunerare.
definito dalla Regione, per la sua immediatezza e radicalità, determina la
perdita certa e secca della capacità
erogativa di grosse Strutture (sino ad
oltre il 50% della capacità consolidata
nel tempo) e il contestuale caos nelle
piccole strutture decentrate, che verosimilmente non avranno neanche la
capacità organizzativa di fronteggiare
in tempi brevi la maggiore domanda
di prestazioni da parte dei cittadini”.
alle indicazioni dell’anti-trust, che
avrebbe visto per gli anni precedenti
solo la conservazione, in Puglia, delle
posizioni storiche delle strutture. Con
in più un intendimento lodevole: agevolare un riequilibrio sul territorio dei
punti di erogazione, per avvicinare i
servizi al cittadino.
Il problema è che questo provvedimento non è stato né preceduto né
sostenuto da una idonea pianificazione utile ad agevolare lo spostamento fisico delle strutture stesse
verso territori comunali oggettivamente meno serviti. È ben noto che
per la maggior parte dei casi si tratta
di strutture complesse il cui eventuale
spostamento in altro ambito territoriale necessita di tempi adeguati e comunque non certo immediati (come
se si dovesse trasferire un banco di
vendita di frutta e verdura). Il percorso
Da ex manager pubblico, vede un pericolo per la tenuta della stessa Asl?
Cioè non avrà anche l’azienda sanitaria locale dei ritorni negativi?
Lo stravolgimento dei criteri di attribuzione dei tetti di spesa determinerà
con assoluta immediatezza le seguenti
conseguenze:
- la impossibilità per numerose strutture di poter continuare ad erogare
C’è stato, come ha detto Fiore, un
“assalto alla diligenza”?
Non è un assalto alla diligenza: un
concetto va chiarito.
La Regione non ha diminuito i fondi da
destinare alla funzione della specialistica ambulatoriale, se non del 2%,
che è un valore residuale.
Ha voluto solo modificare i criteri di
attribuzione di quei fondi tra le diverse
strutture, e lo ha fatto, dice la Regione,
secondo una logica di adeguamento
prestazioni sanitarie con oneri a carico del Servizio Sanitario Regionale,
con conseguente grave disordine sociale;
- l’obbligo, per i cittadini che intendessero continuare ad avvalersi per libera scelta e continuità terapeutica
della stessa struttura ridimensionata
nell’attribuzione del tetto di spesa, a
sostenere il costo della prestazione a
proprio carico;
- la caduta verticale dei livelli occupazionali sino ad oggi garantiti dalle
strutture, con conseguente grave
danno per gli operatori del settore.
Inoltre nel tentativo di migliorare la
erogazione dei servizi sui territori più
decentrati si viola il diritto di scelta
del paziente, a vantaggio di strutture
più piccole. Invece il diritto di scelta
del paziente va tutelato a tutti i costi.
I lavoratori si appellano ai cittadini
il tacco d’Italia
18
Dicembre 2010
Tacco 78:Layout 2 06/12/10 19:09 Pagina 19
tuttI gIÙ dal “tetto”.
nasce Il comItato per la lIbera scelta
del cIttadIno In sanItÀ
All’indomani della ridistribuzione dei tetti di spesa da parte della Regione
Puglia, nasce il “Comitato per la Libera Scelta del Cittadino in Sanità”.
Si tratta di un movimento spontaneo di un migliaio di medici, biologi, lavoratori dipendenti e collaboratori appartenenti a circa 80 strutture della sanità specialistica ambulatoriale, ovvero: studi medici delle branche a visita
(odontoiatri, oculisti, cardiologi, ecc.), laboratori analisi, studi radiologici e
di medicina nucleare, centri di terapia riabilitativa, nelle province di Bari,
Bat, Foggia, Taranto, Brindisi e Lecce.
GLI OBIETTIVI
1) Informare tutti gli utenti del servizio sanitario regionale che la delibera di
giunta n°1500 del 26-06-2010 viola il principio costituzionale della libertà
di scelta del luogo di cura (sia pur nei limiti delle risorse disponibili) e mette
in pericolo l’esistenza stessa della medicina specialistica accreditata.
2) Far comprendere all’opinione pubblica che la “riforma” è solo una ridistribuzione dei budget che non prevede alcun risparmio per le casse della
Regione.
3) Difendere il posto di lavoro di centinaia di dipendenti delle strutture aderenti al comitato che fanno registrare tagli del budget che in alcuni casi arrivano fino all’80%. È ingiusto punire gli studi medici e le strutture sanitarie
che negli anni hanno assunto personale specializzato, investito in tecnologie avanzate e incontrato il favore dei pazienti/utenti.
L’ATTIVITÀ DEL COMITATO
Il Comitato ha finora organizzato tre conferenze stampa a Lecce il 27 ottobre, a Bari il 6 novembre e a Taranto il 25 novembre. Ha prodotto una serie
di interventi sulla stampa e ha cercato tenacemente di convincere l’Assessore Tommaso Fiore ad aprire un confronto per una analisi delle gravi conseguenze causate dalla DGR 1500.
Il 30 novembre presso il comune di Altamura si è tenuto un consiglio comunale monotematico sull’argomento, mentre il previsto incontro tra rappresentanti del Comitato e l’assessore Fiore del 7 dicembre è saltato
all’ultimo momento.
Questo Comitato spontaneo per la Libera Scelta del Cittadino in Sanità, oltre
al nome altisonante, è per certi versi un’anomalia nel panorama delle relazioni sindacali: in primo luogo perché riunisce lavoratori e dipendenti, uniti
in una battaglia per la sopravvivenza che non avrebbero mai pensato di
dover combattere. Poi perché ha una distribuzione molto omogenea tra le
sei province pugliesi, con forte rappresentanza di Bari, Lecce, Bari e Bat. Poi
perché ne fanno parte in maniera abbastanza equilibrata i medici specialisti delle branche a visita e i laboratori analisi, due mondi dell’”ambulatoriale” che non hanno mai avuto occasione di condividere un percorso
comune, insieme peraltro a centri di radiologia, medicina nucleare e fisioterapia (seppur con meno strutture rispetto alle prime due categorie).
Il Comitato ha un profilo facebook con circa 1500 “amici” e si caratterizza
per la volontà di alzare il livello del coinvolgimento dei pazienti e utenti,
senza ricorrere tuttavia alla serrata o all’interruzione del servizio.
Per una materia tecnica come quella dei tetti di spesa nella branca ambulatoriale non è facile attirare l’attenzione degli opinion leader, eppure anche
il presidente di Confindustria Puglia Piero Montinari è intervenuto sull’argomento, invitando la politica a riflettere sui danni per le imprese e per i lavoratori, oltre che per l’utenza.
LA PROPOSTA
Secondo il Comitato, se si voleva introdurre un criterio più concorrenziale,
come peraltro prescritto dall’Antitrust, la soluzione più corretta sarebbe stata
il “tetto unico di branca”. Un meccanismo che, pur con l’introduzione di opportuni meccanismi di salvaguardia da comportamenti opportunistici e di
limitazioni del rischio di abuso di posizione dominante:
a) garantisce la libera scelta del cittadino nell’ambito di ciascuna ASL
b) garantisce la continuità assistenziale fino alla fine dell’anno
c) instaura un meccanismo virtuoso di competizione sulla qualità (come
prescritto dall’Antitrust)
d) permette a tutti di crescere e di affermarsi secondo i reali meriti di ciascuno
e) non comporta aumenti, nemmeno di un euro, delle risorse economiche
programmate.
Taranto - Sala conferenze Confindustria
Bari - Villa Romanazzi Carducci
Lecce - Sala stampa della Provincia
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// Inchiesta // Il caso Calabrese
pet-tac: per lecce
la regIone
non assegna soldI
LA STORIA DI UN PARADOSSO DELLA BUROCRAZIA. DOPO ANNI DI CARTE BOLLATE E RICORSI
IN GIUDIZIO, LA PET-TAC DI CAVALLINO HA L’APPROVAZIONE DI REGIONE E ASL.
È CONVENZIONATA CON IL SISTEMA SANITARIO REGIONALE, MA NON VENGONO
ASSEGNATE RISORSE PER IL RIMBORSO DELLE PRESTAZIONI
di MARIA LUISA MASTROGIOVANNI
Le prestazioni Pet-Tac costituiscono
allo stato attuale il più avanzato sistema diagnostico per le patologie
oncologiche. L’indagine Pet-Tac infatti consente la valutazione di pazienti oncologici, della vitalità
miocardica e del metabolismo cerebrale nelle malattie neurovegetative.
La Pet-Tac ha quindi acquisito un
ruolo clinico-diagnostico estremamente rilevante, sia in campo oncologico, sia in quello cardiologico e
neurologico, perché in grado di fornire precocemente informazioni di
tipo “funzionale” che spesso prece- Poiché la Regione (regolamento redono l’insorgenza di una condizione gionale n. 14 del 30-6-09) ha pianipatologica, considerata una presta- ficato che vi sia una Pet-Tac ogni
zione con funzione “salvavita”.
750mila abitanti, ne consegue che la
Di tali importantissime apparecchia- struttura di Calabrese dovrebbe inture vi è una ingiustificata carenza in tercettare l’intera domanda dei citmolte Regioni meridionali ed in par- tadini appartenenti all’ambito
ticolare in Puglia, che annovera ad dell’Asl Le.
oggi solo 5 postazioni pet pubbliche: Il Centro Calabrese è in possesso di
3 presso strutture pubbliche: gli tutti requisiti di legge per rispondere
ospedali di San Giovanni Rotondo, alla domanda del territorio di apparBari, Barletta, Brindisi e una privata tenenza, avendo ricevuto il definitivo
accreditata presso l’azienda Cala- nulla osta, dopo lungo e tortuoso iter
brese a Cavallino.
burocratico e giudiziario, da parte
il tacco d’Italia 20 Dicembre 2010
LA REGIONE
HA ASSEGNATO
PER L’INTERA BRANCA
RADIOLOGICA DI TUTTA
LA REGIONE SOLO
180MILA EURO.
QUANTO BASTA
PER UN SOLO MESE
DI PET-TAC FATTE
A CAVALLINO
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Sala d’attesa
Particolare della Pet-tac
della Asl di Lecce il 13 luglio scorso.
Da allora e fino al 20 novembre
scorso la pet-Tc Calabrese ha già
eseguito per 803 pazienti circa 1000
esami. La lista d’attesa, peraltro con
tempi brevissimi di massimo una settimana, riguardano circa 200 pazienti fino al 31 dicembre.
Nonostante questo la Regione Puglia
Giuseppe Calabrese
ha fissato un budget irrisorio per l’intera ‘branca’, pari a poco più di
180mila euro con espressa esclusione proprio delle prestazioni di PETTC che, a tutt’oggi, non risultano
contrattualizzate dalla ASL LE.
Di fatto costringendo i pazienti ad
andare fuori regione, facendo lievitare i costi a carico del SSN.
Calabrese infatti aveva concordato
una tariffa a carico del SSN al minimo tra quelle previste, di gran
lunga al di sotto di quanto oggi la Regione paghi per ogni Pet-Tac eseguita
al nord.
Ma il budget assegnato copre le prestazioni per un solo mese di esercizio, di fatto annullando tutti i
benefici per i pazienti, che derivano
dall’avere una struttura pet-tac di altissima tecnologia, in loco.
Infatti secondo il regolamento regionale 14/09, essendo una struttura
privata convenzionata accreditata,
dovrebbe vedersi assegnato un budget minimo pari a quello necessario
per coprire le prestazioni richieste
dal territorio di riferimento, ossia
1500 Pet-Tac all’anno, per 750mila
abitanti. Così non è stato.
Il paradosso è proprio questo: che da
un lato la Regione e la Asl hanno approvato la convenzione con la pet-Tac
di Cavalino, dall’altra non hanno assegnato un budget alla struttura.
Intanto aumentano di mese in mese
i viaggi della speranza e anche le
liste d’attesa. A causa della storica
carenza di strutture Pet-Tac in Puglia
e con l’aumentare delle malattie neoplastiche (dati forniti dalla Ares Puglia e dalla Svim Service-Puglia) si
evidenzia un trend di crescita costante di pazienti che si rivolgono
alle strutture fuori Provincia di Lecce
e fuori dal territorio della Regione Puglia.
Si tratta di pazienti in lista da mesi in
strutture fuori Regione per i quali la
vicinanza della struttura e l’immediatezza della prestazione compor-
terebbe non solo l’alleviare i disagi
fisici e psicologici a seguito dei
‘viaggi della speranza’, ma anche la
possibilità di un’aspettativa di vita
più lunga.
È noto che le prestazioni ‘salva vita’,
quale è la Pet-Tac, hanno proprio
l’obiettivo di avere certezza della diagnosi per poter intervenire rapidamente.
I numeri delle persone che ogni anno
affrontano fatica e spese per fare la
Pet-tac presto e fuori Regione fanno
indignare.
Nel 2009, 4.975 persone sono andate fuori regione per la Pet-Tac, per
un costo a carico delle casse pubbliche di quasi 6,5 milioni di euro.
Nel 2009, 1.100 pazienti provenienti
dalla sola Asl-Le, cioè il territorio di
riferimento di Calabrese, si sono rivolti alle altre strutture Pet-tc presenti in Puglia, per un costo di circa
due milioni di euro.
Significa che la Pet-Tac di Cavallino
è commisurata, esattamente come
impone la legge, al territorio di riferimento e alla domanda.
Perché allora non assegnare subito il
budget per quei 1500 pazienti che
ogni anno potrebbero usufruirne?
Che cosa resta loro da fare, dunque?
La Pet-Tac di Calabrese, attendendo
risposte dalla Regione, sta comunque
effettuando gli esami Pet-Tac in regime di convenzione, i pazienti possono prenotare e pagare solo il ticket
previsto (e non oltre mille euro, che è
il costo della prestazione).
In attesa che la burocrazia si dia una
mossa.
I numeri
4.975
2 milioni di euro
Le persone che nel 2009
sono andate fuori regione per la Pet-Tac
Il costo a carico del servizi sanitario regionale per le Pet-Tac
dei salentini fatte nel resto della Puglia
6,5 milioni di euro
1.500
Il costo a carico delle casse pubbliche
per i viaggi della speranza
I pazienti che ogni anno possono rivolgersi
alla Pet-Tac di Cavallino
1.100
180 mila euro
I pazienti della Asl-Le che nel 2009 hanno fatto
la Pet-Tac fuori provincia, ma in Puglia
Il budget assegnato alla Regione.
Basta solo per un mese di Pet-Tac
il tacco d’Italia
21
Dicembre 2010
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// Inchiesta //Pubbliche eccellenze
breast unIt. al fazzI
Il cancro sI combatte In ‘pool’
COMPIE UN ANNO
DI ATTIVITÀ LA “BREST
UNIT” PRESSO IL VITO
FAZZI: UN GRUPPO
INTERDISCIPLINARE
PER IL TRATTAMENTO
DEL CARCINOMA
MAMMARIO
CHE AFFRONTA OGNI
SINGOLO CASO
IN RIUNIONI SETTIMANALI
COLLEGIALI,
PIANIFICANDO
TUTTI GLI INTERVENTI
NECESSARI
PER LA PAZIENTE
di MARIA LUISA MASTROGIOVANNI
In un anno la “Breast unit” ha valutato
più di 250 nuovi casi di pazienti affette da neoplasia mammaria del Salento, che sono state valutate in 44
riunioni settimanali.
L’unità è composta da undici medici
specialisti di diverse branche della
medicina; dal chirurgo plastico al radiologo, dall’oncologo medico allo psicologo, dal radioterapista al fisiatra.
Sono coordinati dal primario di Oncologia del Fazzi e un addetto amministrativo si occupa di pianificare,
programmare, prenotare, per ogni singola paziente, ogni analisi e ogni indagine diagnostica pre e post
intervento.
Per Rosachiara Forcignanò, responsabile del day-hospital oncologico, si
tratta di “un sogno che si realizza”. “Il
tumore alla mammella – spiega la Forcignanò - è forse quello che maggiormente implica un coinvolgimento
multidisciplinare per le sue specificità
biologiche compresa la delicata
branca della psicologia oncologica. Il
fattore critico di successo della nostra
Breast Unit è proprio quello umano.
Cerchiamo perciò, con un lavoro di
squadra, di seguire la paziente non
trascurando l’aspetto psicologico e
naturalmente tutti gli effetti collaterali
che la terapia oncologica comporta.
UNDICI MEDICI HANNO
TRATTATO 250 CASI
DI TUMORE IN 44
RIUNIONI SETTIMANALI.
AL 50% DELLE DONNE
IN TERAPIA PRESSO
IL FAZZI È STATA
PRESCRITTA LA SOLA
TERAPIA ORMONALE,
NON LA CHEMIO
Ecco: è proprio questo che sognavo di
fare. Aiutare ed incoraggiare le donne
a vivere meglio questa dolorosa esperienza con la consapevolezza da parte
loro che a fianco al loro percorso ci
sono professionisti consapevoli, interessati e sensibili al loro disagio e alla
loro sofferenza”.
La caratteristica che contraddistingue
il gruppo è dunque la multidisciplinarietà, che consiste nella discussione
collegiale che avviene ogni settimana,
in cui partecipano tutti gli specialisti
allo scopo di consigliare alla paziente
il miglior percorso diagnostico-terapeutico attraverso una decisione condivisa da più specialisti. La paziente
una volta operata non viene lasciata
il tacco d’Italia
24
a se stessa nella difficoltà logistica di
prenotarsi da sola ed eseguire esami
strumentali, e di dover provvedere da
sola a prenotare le visite dagli altri
specialisti (es radioterapista o oncologo), ma viene “accompagnata” dal
personale addetto.
Per il 50 % delle donne seguite dalla
Breast unit del Fazzi è stata prescritta
la sola terapia ormonale, “sfatando
quel mito ormai appannaggio solo
delle oncologie di scarsa qualità - dice
il primario Lorusso - che la donna operata di tumore al seno debba per forza
fare la chemioterapia per evitare la ricaduta”. Il trattamento ormonale, infatti, quando indicato, consente
identiche possibilità di “protezione”
senza i noti effetti collaterali spesso
devastanti della chemioterapia.
I dottori della Breast Unit, hanno inoltre stilato le Linee guida per la diagnosi ed il trattamento del carcinoma
mammario che sono state inviate per
approvazione a tutte le Unità di Oncologia della provincia di Lecce allo
scopo di omogeneizzare i percorsi e le
terapie, perché la donna salentina affetta da cancro del seno abbia in ogni
punto della Rete Oncologica Salentina
identiche possibilità di cura evitando
inutili viaggi della speranza, con la
consapevolezza di avere il più vicino
Dicembre 2010
possibile alla propria abitazione un
luogo dove curarsi e guarire.
ROSACHIARA FORCIGNANÒ,
RESPONSABILE
DEL DAY HOSPITAL
ONCOLOGICO:
“È UN SOGNO
CHE SI REALIZZA.
UN GRUPPO DI STUDIOSI
CHE COMBATTE
IL TUMORE AL SENO”
Rosachiara Forcignanò
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“effIcIentI,
senza
sprechI”
Vito Lorusso, coordinatore
della Breast unit del Vito Fazzi
di Lecce e primario di oncologia
al nosocomio del capoluogo
Vito Lorusso
La Breast unit è attiva al Vito Fazzi
da un anno. Quali gli obiettivi per cui
è nata?
“Volevamo offrire un servizio in più alle
donne operate al seno. Finora, una
volta operata, la donna veniva lasciata
a se stessa: venivano date ovviamente
indicazioni sugli esami da eseguire,
ma al trauma da affrontare, si aggiungeva la fatica e anche la sofferenza di
dover affrontare da sola il percorso terapeutico.
In centri altamente qualificati, soprattutto all’estero, e in Italia nell’Istituto
Loieo e nell’Istituto tumori di Milano
di Veronesi, al contrario, la paziente è
accompagnata nel suo percorso di
guarigione.
Ecco: la Breast unit attiva al Fazzi da
un anno compete tranquillamente con
i centri di alta qualità”.
Con quali risorse va avanti la Breast
unit?
“Non abbiamo budget. I risultati sono
raggiunti grazie ad una migliore organizzazione delle risorse umane. I
soldi del contratto di lavoro della coordinatrice, ad esempio, arrivano dai
contributi che riceviamo per la sperimentazione dei farmaci che effettuiamo a livello ministeriale”.
Qui fate ricerca?
“Certo, siamo un Centro di sperimen-
IL TUMORI IN SALENTO
SONO IN AUMENTO,
SEGUENDO UNA TENDENZA
GENERALIZZATA IN ITALIA.
LE CAUSE? SOPRATTUTTO
LO STILE DI VITA,
IL CIBO, L’AMBIENTE
tazione sulle neoplasie al seno, per
esempio studi osservazionali”.
Quante sperimentazioni portate
avanti?
“Al momento abbiamo 35 sperimentazioni attive. Intorno ai cento pazienti
l’anno sono inseriti nei programmi di
ricerca e riguardano tutte le patologie
tumorali, non solo quelle al seno”.
Da quanto si fa ricerca?
“Da quando sono arrivato qui: il 1°
marzo 2006”.
Come si inserisce la Breast unit nella
programmazione regionale?
“Il Piano sanitario di salute emesso da
Vendola nel 2009 dice che gli ospe-
dali si devono organizzare nei ‘gruppi
multidisciplinari di patologia’.
Tutte la patologie vengono affrontate
in maniera multidisciplinare ma per la
Breast unit abbiamo particolare cura,
perché il tumore alla mammella è
quello a maggiore incidenza. È il tumore più diffuso”.
Perché?
“Non si sa”.
Fattori ambientali?
“Possiamo fare tutte le ipotesi, ma
nessuna prova concreta. Per fortuna
non è il tumore a maggiore mortalità,
perché il 50% guariscono. Ci sono altri
tumori, come quello al polmone, che
ha una mortalità del 90 percento”.
I tumori nel Salento stanno aumentando o no?
“I dati ufficiali, quelli del Registro tumori ionico salentino, ci parlano di un
aumento in linea con l’aumento dei tumori nel resto d’italia. C’è insomma un
generale aumento dei tumori, per motivi probabilmente correlati al nostro
stile di vita, al cibo, all’ambiente”.
Tacco 78:Layout 2 06/12/10 19:10 Pagina 26
// Inchiesta sanità //Le avanguardie
cannabIs.
oggI In puglIa
è una medIcIna
SIAMO LA SECONDA REGIONE IN ITALIA.
PRIMA DELLA PUGLIA, LA TOSCANA HA INCLUSO
I DERIVATI DELLA CANNABIS TRA I FARMACI
CONVENZIONATI CON IL SERVIZIO SANITARIO
REGIONALE, PER CURARSI DALLA SCLEROSI
MULTIPLA E PER ALLEVIARE IL DOLORE.
RISPARMIANDO SOLDI E SOPRATTUTTO,
AVENDO RISULTATI
di MARIA LUISA MASTROGIOVANNI
del 15 marzo scorso la promulgazione della legge nazionale
sulle cure palliative, la numero
38. Sancisce il diritto della persona a
non soffrire, ad alleviare il dolore. Un
mese prima la Regione Puglia aveva
dato il via libera all’utilizzo dei farmaci
a base di cannabis per i malati terminali in Puglia: da oggi sono a totale carico del servizio sanitario regionale. La
delibera di giunta (n. 308/10 del 9
febbraio scorso) firmata dall’assessore
alla sanità Tommaso Fiore, uno degli
ultimi atti del primo governo Vendola,
infatti, autorizza le farmacie ospedaliere delle aziende sanitarie a garantire l’erogazione dei cannabinoidi a
carico del Servizio sanitario regionale,
in caso di carenza sul mercato italiano. Significa che i farmaci dovranno
essere somministrati a pazienti in regime di ricovero o in day hospital o in
regime di assistenza domiciliare integrata. La Puglia è la seconda in Italia,
dopo la Toscana, ad “aprire” ai derivati della cannabis per uso terapeutico che, tuttavia devono essere
importati in quanto, lo conferma la determina della Puglia, nel nostro Paese
non sono disponibili formulazioni commerciali registrate.
È
È
di applicazione è molto vasto. Nel
2007 un decreto ministeriale aveva inserito le principali sostanze psicoattive naturali derivate dalla cannabis
sativa (il delta-9 tetraidrocannabinolo
- THC; il Cannabidiolo - CBD), tra
quelle che potevano essere importate
in mancanza di “valide alternative” sul
mercato italiano.
Recependo e applicando quel decreto
dunque, la Puglia autorizza ad utilizzare i derivati della cannabis, sempre
e solo in mancanza di “valide alternative”, solo come terapia del dolore e
solo per pazienti ricoverati.
Tra le patologie ammesse alla cura e
al rimborso: spasticità secondaria a
malattie neurologiche, nausea e vomito non sufficientemente controllati
indotte da chemioterapia o radioterapia, dolore cronico neuropatico che
non risponde ai farmaci disponibili.
Per avere accesso ai nuovi farmaci, è
necessario seguire un rigido iter: i pazienti per iniziare la somministrazione
devono essere ricoverati.
Solo successivamente potranno continuare la terapia a casa. Possono essere prescritti solo dal medico
specialista in neurologia, oncologia o
preposto al trattamento della terapia
Di fatto quindi, la lunga trafila burocratica per l’approvvigionamento dall’estero dei farmaci, rimane, ma a farla
saranno le Asl di competenza, che poi
pagheranno anche il conto: una sola
confezione di medicinale costa 600
NE POTRANNO
BENEFICIARE UN ESERCITO
DI NOVEMILA AMMALATI
DI TUMORE CHE OGNI
ANNO MUOIONO
NELLA NOSTRA REGIONE
E QUATTROMILA AMMALATI
DI SCLEROSI
euro ed è sufficiente per un mese.
Potranno beneficiare del rimborso sanitario i malati terminali di cancro o i
pazienti affetti da sclerosi multipla, in
quanto l’utilizzo dei cannabinoidi è
previsto come trattamento nella terapia del dolore.
Ne potranno beneficiare un esercito di
novemila ammalati di tumore che ogni
anno muoiono nella nostra Regione e
quattromila ammalati di sclerosi.
Per iniziare. Perché in realtà il campo
il tacco d’Italia
26
Dicembre 2010
del dolore, alle dipendenze di strutture
sanitarie pubbliche. La certificazione
ha una validità di sei mesi e la prescrizione 30 giorni. La farmacia ospedaliera, ricevuta la prescrizione
medica, può ordinare il farmaco tramite l’Ufficio centrale stupefacenti del
ministero della Salute.
Non si possono acquistare quantitativi superiori a quelli necessari a coprire una cura di sei mesi. Superato
questo periodo, la trafila ricomincia.
Per i malati di sclerosi multipla, quelli
che maggiormente saranno interessati
dal provvedimento, questa decisione
è un importante successo. In tutto il
mondo infatti si sono registrati importanti miglioramenti nella sintomatologia, fin quasi a farla scomparire del
tutto.
Già il 28 novembre 2009 la Puglia
aveva dimostrato grande attenzione a
questa patologia, quando partirono i
contributi-assegni di cura per i malati
di SLA disposti dall’assessore regionale alla Solidarietà, Elena Gentile,
oggi in odore di riconferma. Una tappa
importante a cui si aggiunge quest’ultima della gratuità delle cure tramite i
cannabinoidi.
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“Io mI curo
con la marIa”
Il racconto di chi non si arrende.
Né alla malattia,
né alla burocrazia
Andrea Trisciuoglio
Ha 32 anni, una moglie, un bambino di
otto. È da sette anni responsabile per
la Puglia dell’associazione Luca Coscioni e da quattro è ammalato di
sclerosi multipla.
Andrea Trisciuoglio, da Foggia, dove
vive, ha fatto arrivare la sua voce in
tutta Italia, in tutte le stanze del potere. È stato lui, insieme alla sua associazione, a scrivere una lettera dai
toni decisi a Nichi Vendola, nel 2009.
Il testo della determina di Giunta regionale che ha fatto il giro d’Italia, la
308 del 9 febbraio scorso, è stato
scritto anche su sua proposta e della
sua associazione.
È divenuto un punto di riferimento per
decine di cittadini malati che tentano
di orientarsi nel caotico mondo italiano della cannabis terapeutica: in
Italia sono 58mila, un nuovo malato
ogni quattro ore. In Puglia quattromila.
Quando scopre di essere ammalato,
inizia a girare mezza Italia scoprendo
il tabù della cannabis terapeutica:
“Nonostante la legge autorizzi l’importazione e il consumo, alla Asl di
Foggia non ho trovato un medico che
volesse prescrivere il farmaco”.
Va avanti per mesi, ad essere rimbalzato di Asl in Asl finché non riesce a
ANDREA TRISCIUOGLIO,
32 ANNI, UN BIMBO DI 8,
AMMALATO DI SCLEROSI
MULTIPLA DA 4 ANNI.
CON LA CURA A BASE
DI CANNABIS HA DETTO
ADDIO ALLA CARROZZELLA
convincere quella di Foggia con una
argomentazione puramente economica: perché continuare a spendere
tremila euro al mese per la mia flebo
di Tysabri, quando con 140 euro di Bedrocan si potevano ottenere risultati
migliori”? La Asl si è così impegnata a
importare il farmaco e sostenere le
spese.
“Un sintomo caratteristico della sclerosi – dice Andrea – è la rigidità del
corpo. Progressivamente si diventa rigidi come pietre.
Si chiama ‘ipertono’. Il farmaco convenzionale che mi era stato prescritto
non sortiva alcun effetto. Con il Bedrocan (che contiene Thc e Cbd) gli
spasmi delle mani si sono calmati, e
così anche i dolori lancinanti alle ginocchia”. Così, finalmente, Andrea ha
potuto dire addio alla carrozzella.
INFORMATIVA SULLA PREVENZIONE DEL RISCHIO LEGIONELLA
LA LEGIONELLOSI, o malattia dei legionari, è una
grave forma di polmonite che viene contratta per via
respiratoria mediante l’inalazione o microaspirazione
di aerosol in cui è contenuto il batterio del genere Legionella. La letalità media di tale malattia è del 10%,
ma può arrivare fino al 30-40% nei casi nosocomiali.
Le Legionelle sono ampiamente diffuse in natura,
dove si trovano principalmente associate alla presenza di acqua calda: si riproducono tra 25 e 45 °C,
ma sono in grado di sopravvivere in un range di temperatura più ampio, tra 5,7 e 63 °C. Le infezioni da
Legionella rappresentano un problema importante,
tanto che sono sottoposte a sorveglianza speciale da
parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
(OMS) e dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha istituito nel 1983 il Registro Nazionale della Legionellosi.
Per assicurare una riduzione del rischio è necessario un monitoraggio continuo degli impianti,
l’adozione di misure di prevenzione idonee e un
costante aggiornamento su tale problematica:
La normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro
(81/08) colloca L. pneumophila al rischio 2 tra gli
agenti biologici ed impone al direttore di effettuare la
valutazione del rischio biologico e della contaminazione non solo per tutelare la salute dei propri pazienti
ma anche come datore di lavoro per i propri assistenti,
nel caso di ambulatori con prestazioni specialistiche.
La Regione Puglia, mediante l’art.10 della L.R.
45/08 sancisce l’obbligo da parte di Ospedali pubblici e privati, strutture sanitarie ed ambulatoriali con
funzione di prestazione specialistica (secondo il decreto del Presidente della Repubblica 801/97) di redigere un documento della valutazione del rischio da
esposizione ad agenti biologici, non solo, ma anche
un’ispezione periodica dei sistemi di aerazione, condizionamento, raccolta e distribuzione idrica.
Infine con l’accordo stabilito in data 4 aprile 2000 in
sede di conferenza Stato-Regione e pubblicato nel
G.U. n. 103 del 5 maggio 2000, recante “Linee
guida recanti indicazioni sulla legionellosi per i
gestori di strutture turistico-ricettive e termali” e
con gli accordi sanciti in data 13 gennaio 2005 e pubblicati in G.U. n. 28 del 4 febbraio del 2005, corre l’obbligo per le strutture turistico recettive, per le strutture
sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali, per gli
impianti sportivi, centri benessere e strutture termali di
procedere alla “Valutazione del rischio legato all'infezione da Legionella” ed elaborare un documento ai fini dell'Autocontrollo, specifico per la
struttura. Tale documento dovrà riportare:
• la nomina di un responsabile per la gestione del rischio;
• descrizione e ispezione della struttura e degli impianti (mappa della rete idrica);
• individuazione dei pericoli e valutazione dei rischi
mediante un’attenta analisi delle condizioni di normale
funzionamento dell’impianto idrosanitario al fine di individuarne i punti critici;
• descrizione delle misure di prevenzione a riduzione
del rischio e l’applicazione delle misure di controllo e
interventi da effettuare al fine di ridurre al minimo il rischio evidenziato;
• programmazione della sanificazione e informazione e formazione (documentata) del personale.
Dovrà inoltre essere istituito il “Registro degli interventi”, ovvero un documento riassuntivo degli interventi di manutenzione ordinari e straordinari sugli
impianti idrici e di climatizzazione.
Dovranno essere eseguite analisi microbiologiche
sull’acqua e ambientali per la ricerca ed il conteggio
della Legionella sui punti critici dell’impianto idrico e di
climatizzazione.
La periodicità dell’analisi del rischio e la rielaborazione del documento deve essere effettuata regolarmente, con frequenza almeno biennale e ogni volta
che ci sia motivo di pensare che la situazione si sia
modificata (ad esempio: ristrutturazioni, rifacimento
dell’impianto). L’analisi deve, comunque, essere rifatta ad ogni segnalazione di un possibile caso di Legionellosi.
È opportuno che tali controlli siano eseguiti da personale preparato e specializzato nel settore.
Per informazioni e contatti:
Biotecgen s.r.l., via Leuca, 174 - 73100 LECCE - Tel. 0832 349 659
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(in collaborazione con la rivista “CruciSalento”)
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Tacco 78:Layout 2 06/12/10 19:10 Pagina 30
//Controcanto
di MAURIZIO MURATORE*
fIat lux
LA LISTA DELLE COSE CHE BRILLANO (nel bene e nel male) NELLA SANITÀ
• Politica sanitaria o sanità politica
• Curare: atto clinico o politico
• Lista d’attesa
• L’equivoco delle lista d’attesa: arma di demagogia politica!
• Lista d’attesa: aumentare il lavoro e non il personale
• Le indagini richieste dal paziente e non dal medico
• La criticità fra paziente richiedente e medico resistente
• Accanimento terapeutico: fra eticità laica e condizionamento
ideologico-religioso
• Testamento biologico: libera autodeterminazione
o legalitarismo statalista
• Medicina difensiva
• Avvocati incalzanti
• Vietato morire
• Il ticket
• Gli esenti ticket
• Visitare prima di prescrivere
• I certificati medici
• I falsi invalidi
• Lavorare sempre in emergenza
• I centri di riabilitazione
• Diventare vecchi: una forma di classismo strisciante
• Per ogni cinque pensionati solo una sostituzione
• Il furto dei tempi all’atto medico da parte di una burocrazia
• Burocrazie: carte, firme, firme, carte; visitare…
dopo se rimane tempo
• Burocrazia: qualità formale o qualità sostanziale
• Curare è meglio che prevenire
• Medicina territoriale
• Medicina dispersiva versus medicina intensiva
• Un ospedale per ogni campanile o un ospedale campanile:
qualità o quantità
• Un malato non è un posto letto
• Sanità privata... convenzionata
• Tetti di spesa
• Viaggi della speranza: responsabilità politica,
mancanza di informazione o atavica sfiducia
• Viaggi della speranza: luogo comune malgrado
le grandi professionalità locali
• La qualità dell’accoglienza: un valore aggiunto
• La qualità dell’accoglienza in ospedale:
un valore aggiunto sempre trascurato
• L’umiltà di riconoscere i propri limiti e demandare
• Diritto alla salute o diritto alle cure?
• Non importa il costo del farmaco se questo riesce
a modificare la malattia
• Maggiore i costi farmaceutici o risparmio in disabilità
• Malasanità riconosciuta
• Buona sanità misconosciuta
• Malasanità: è solo e sempre comportamento colposo del medico
oppure carenze organizzative, strutturali e pressione lavorativa
• Promesse mai mantenute
• Speranza e fiducia mai persa
• Diritto alla salute: se ti ammali è colpa di qualcuno
• Che il signore non ci faccia mai ammalare
• .....
*direttore responsabile di “Salento medico”,
rivista dell’Ordine dei medici della Provincia di Lecce
IndoVIna chI è
“bestiario pubblico. ovvero: come nascono nuovi improbabili personaggi sulla scena”
IL MAXI ASSESSORE PUGLIESE DELLA SANITÀ
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