N° 4 Le Testimonianze e la Ricetta del Volontario settimana il tempo comunque sembrava non passasse mai. Infatti Stefano, nel primo periodo, è stato esclusivamente fermo a letto. La sua malattia, tra l’altro, non gli permetteva l’uso delle gambe e sembrava che le cose non sarebbero cambiate nè a breve nè dopo un periodo maggiore. I suoi sogni, però erano altri e sempre più spesso parlando con lui comunicava la sua voglia di tornare a stare in piedi, di camminare e di riprendere anche la sua vita lavorativa. In tutto il periodo in cui ho avuto la possibilità di stargli accanto ho condiviso con lui momenti di gioia, paura, sconforto, entusiasmo nei piccoli progressi, tristezza, solitudine, amarezza, gratitudine, sorpresa, ovvero ho avuto il privilegio di vivere le sue emozioni scoprendo che quelle dolorose divenivano quasi più lievi portandole insieme, mentre quelle gioiose venivano moltiplicate e riaprivano nuove speranze. Ripensando a tutti quei momenti mi rendo conto che il supporto che Stefano ha ricevuto da me, dagli amici e dagli altri volontari che gli sono stati accanto, non è stato altro che l’assecondare il suo sogno. Resta poi il fatto, che sono stati il suo coraggio, la sua forza, la sua determinazione a permettere che si realizzasse quanto aveva in animo. Credo che farò molta fatica a dimenticare il giorno in cui è uscito dalla porta della clinica, con l’ausilio delle sole stampelle, fatto semplicemente impensabile solo il mese prima. La commozione di assistere a quell’uscita dall’Ospedale non con l’ausilio della carrozzina ma esattamente come lui l’aveva sempre desiderata, è stata davvero grande. Dopo le dimissioni, Stefano è tornato a Roma, la sua città, per il periodo di convalescenza, ma presto riprenderà il lavoro e quindi tornerà qui. Le notizie di questi ultimi periodi sono stati che la sua malattia si è arrestata mentre le “ultimissime” di questi giorni sono che ha cominciato a fare piccoli passi anche senza le stampelle. Il suo motto: “barcollo ma non mollo” lo sta continuando ad aiutare e lo sta portando oltre quello che già ha raggiunto. L’esperienza con lui mi ha dato nuova energia per essere accanto alle persone che soffrono. Purtroppo in reparti come quello oncologico noi volontari vediamo un gran numero di pazienti che hanno un destino molto differente, ma non per questo dobbiamo credere che casi come questo non ci possano essere o non si possano ripetere. Elisa Celli (Volontaria Oncologia Medica) L A R ICETTA D EL V OLONTARIO Tacchinella ripiena di Giancarlo Giglio (volontario Clinica Ortopedica Ch. Rachide) Ingredienti - fesa di tacchinella, alta un dito, delle dimensioni di un fazzoletto - speck, una fetta di prosciutto di Praga tagliata spessa, pancetta - radicchio di Treviso - sottilette di Emmental - noci tritate Tagliare il radicchio a pezzetti, passarlo in padella con olio e aglio. Sulla fesa di tacchino stesa, mettere lo speck, il radicchio, le noci, la fetta di prosciutto di Praga e le sottilette di Emmental. Arrotolare il tacchino avvolgendolo con pancetta e un rametto di rosmarino, legare il tutto con lo spago. Rosolare con olio e aglio, poi cucinare in forno, come un arrosto, a temperatura bassa (140°160°) per circa 40 minuti. Febbraio/Aprile 2008 AVO NIUS Notizie e Informazioni Utili al Servizio Cari Volontari, durante la cerimonia di consegna dei distintivi, a Dicembre scorso, vi abbiamo distribuito un questionario di valutazione del Notiziario; vi ringraziamo per la disponibilità nel compilarlo, i suggerimenti e l’aiuto che ci avete dato. Dalle vostre risposte emerge che tutti leggete AVO Nius e che, nel complesso, lo trovate uno strumento utile di comunicazione e confronto. In particolar modo, apprezzate i temi trattati e lo spazio dedicato alle testimonianze. Ci suggerite, inoltre, di prediligere i racconti che evidenziano le difficoltà che un volontario affronta nel suo servizio; vi chiediamo quindi di inviarci le vostre testimonianze, per poter meglio condividere le esperienze e trarne tutti aiuto, sostegno e consiglio. Ci auguriamo anche di condividere con voi la gioia per la nuova sede! Ci siamo spostati di poco, in uno spazio veramente bello, che rispecchia il riconoscimento che l’Azienda Ospedaliera dà al nostro servizio. La nuova sede si trova in via Gattamelata 62, in corrispondenza dell’auto-silos, all’interno di una piccola costruzione gialla. Vi informiamo infine che, da quest’anno, il Notiziario avrà cadenza trimestrale: infatti, a differenza dell’anno scorso dove erano impegnati quattro giovani del SCN nella stesura del Notiziario, quest’anno i volontari che lavoreranno alla redazione sono due, la Baby Animatrice Elena Sini e il volontario di Servizio Civile Nazionale Elia Rosati. Buona lettura, e grazie anticipatamente per l’aiuto che ci offrirete. Tema pag. 2 Scheda Informativa pag. 3 Calendario Appuntamenti pag. 4 Appuntamenti Passati pag. 6 Testimonianze pag. 7 La Ricetta del Volontario pag. 8 La Redazione Gustate questa ricetta con un buon bicchiere di Cabernet Franc (greve del Piave)! 8 Associazione Volontari Ospedalieri Via Gattamelata 62, 35128 Padova Tel.049/8215669 Fax 049/8215709 e-mail [email protected] Redattori: Elena Sini, Elia Rosati Coordinatori: Antonio Stella, Manuela Lotto, Susi Cazzaniga 1 Il Tema Le Testimonianze TEMA Le dinamiche psicologiche nei malati in fase avanzata e nei loro familiari * Il cancro rappresenta sempre per il paziente e la sua famiglia un’esperienza esistenziale traumatizzante. Quando in una famiglia sopraggiunge la comunicazione di una diagnosi di cancro niente è più come prima: il futuro di colpo appare incerto, cambiano i ruoli, le responsabilità, le alleanze. Il medico affronterà la situazione con i mezzi che la biomedicina gli mette a disposizione, ma servirà inoltre una specifica professionalità che si occupi dell’aspetto emozionale legato al cancro: questa figura è lo Psiconcologo. La Psiconcologia è una disciplina che si occupa in maniera specifica e privilegiata delle implicazioni psicosociali dei tumori. Considera l’integrazione delle diverse figure professionali come un requisito necessario per la presa in carico globale dei bisogni del soggetto e dei familiari. Tra queste diverse figure, quella dello psicologo si occupa proprio degli aspetti emozionali del malato e della sua famiglia. La Kubler Ross classifica in diversi stadi la fase terminale della malattia: Fase di shock (che comporta il rifiuto, la negazione del proprio morire), Rabbia (che può essere espressa nei confronti dei propri cari ma anche degli operatori sanitari), Mercanteggiamento (il malato si trova a patteggiare con coloro che si prendono cura di lui, come se potessero allungargli la vita), Depressione, Accettazione. Attraverso i suoi studi l’autrice ci dimostra che arrivare a morire con una certa serenità è fattibile e gli operatori sanitari devono dare un contributo affinché questo avvenga. Secondo Sandrin (1996), la fase terminale per il paziente è un cammino di lutto dalla vita, di graduale presa di coscienza, di accettazione della realtà incombente e questo dipenderà da vari fattori tra cui, il più importante, il tipo di relazione che il malato terminale avrà sviluppato. Il paziente dovrà sentirsi accettato, “accolto”, dovrà sentirsi libero di parlare della propria morte. Colui che può parlare in modo diretto del suo morire non subisce la propria morte ma riesce a viverla da protagonista o addirittura ad organizzarla, anche in termini pratici. Il ruolo dello psicologo, in questo processo, è quello di sostenere il malato nella ricerca di un significato per il processo che 2 sta vivendo. Per quanto riguarda la famiglia, di fronte alla diagnosi di cancro i membri ricoprono due ruoli distinti e potenzialmente contraddittori: da una parte agiscono come prima linea di supporto emotivo, dall’altra essi costituiscono insieme al paziente un’unità richiedente cure e quindi supporto. La famiglia, quindi, rimane il sostegno per eccellenza al malato, ma il cancro la sottopone ad una profonda afflizione (Carpiniello, 2002). Infatti, diverse sono le reazioni familiari di fronte alla fase terminale del paziente: si va da una negazione, ad un ipercoinvolgimento fino al distanziamento dal malato. A volte il disagio psicologico dei familiari può arrivare ad assumere caratteristiche patologiche o reazioni disgregative, ma nella maggior parte dei casi la famiglia raggiunge una giusta adattabilità ossia cambiano la struttura di potere, le relazioni di ruolo, le regole di relazione (Oslon et al., 1979). In ogni caso, dalla letteratura emerge che sono gli stessi pazienti ad indicare al “top” dei loro bisogni fondamentali il supporto da parte dei familiari e delle persone amiche. Quindi il coinvolgimento emozionale della famiglia è fortissimo e le conseguenze che vanno a gravare sulla famiglia vengono definite “Family Burden” ossia Carico familiare. Il carico familiare è definito come l’insieme delle conseguenze “obiettive” e “soggettive”, correlate alla presenza di un familiare affetto da un serio disturbo, che si ripercuotono sui “familiari chiave”. Il “carico” della cura può essere di due tipi: carico oggettivo che corrisponde al peso materiale, pratico della cura; il carico soggettivo che è strettamente correlato al carico oggettivo ed è connesso al senso di fatica mentale esperito dal caregiver durante il suo processo assistenziale. Sarebbe quindi necessario diminuire il carico oggettivo mediante interventi volti a ridurre il tempo totale dedicato all’assistenza e ridurre il carico soggettivo attraverso interventi di supporto psicologico e interventi di supporto emotivo informale. Un altro punto importante dell’approccio centrato sulla famiglia è il periodo di alto impatto emotivo che va dalla fase terminale alla morte del paziente. Il lutto è una condizione fisiologica di sofferenza dovuto alla perdita di una persona affettivamente significativa. La perdita della persona, in questo T ESTIMONIANZE La mia esperienza di Volontaria AVO Nel 1994 sono stata assegnata come tirocinante AVO al Primo Reparto Day Hospital, situato nella Casa Suore subito dopo l’ortopedia e la Psichiatria. Mi sono subito resa conto della grande sofferenza, aggravata dal fatto che non c’era ancora come oggi, un’organizzazione al servizio del paziente. Per esempio il malato arrivava alle ore 6:30/7:00 del mattino per andare dalla Caposala e farsi dare il numero d’arrivo sulla cartella ed essere poi chiamato e visitato dall’oncologo. Il Primario era il Prof. Mario Fiorentino, un ricercatore che aveva pubblicato diversi testi scientifici, che si dimostrò molto attento alle problematiche dei pazienti. Il mio compito era quello di alleviare i disagi conseguenti le cure, e di confortare poi chi era in attesa della visita ascoltando le sue paure, la sua impazienza, allontanando i pensieri cupi. Per fortuna nel giro di un paio d’anni ci siamo trasferiti al VI piano del Monoblocco dove anche i medici oncologi potevano operare in ambulatori più confortevoli, e i pazienti attendevano in una o due sale d’attesa con la televisione. Nonostante questo vi era sempre un grande afflusso di pazienti (le patologie legate ai tumori erano sempre più diffuse) che necessitavano di un conforto, di ascolto, di una parola di speranza, di un sollievo alle loro angosce. Dal 2000 ci siamo trasferiti allo IOV, dove ora gli ammalati affluiscono sia per le visite che per la terapia.. Un centro d’eccellenza, dove il paziente viene seguito e supportato anche da un servizio di psiconcologia condotto dalla Dott.ssa Eleonora Capovilla, alla quale anche noi volontari facevamo ricorso per cicli di aggiornamento in cui affrontare le problematiche più delicate. Il paziente odierno è più aggiornato, attento alle nuove sperimentazioni, ma necessita sempre di informazioni, di conforto, di sfogo e di un ascolto attivo. Sì, sono passati 14 anni e sono ancora volontaria al D.H.O. e quello che più mi gratifica è quando qualche paziente mi dice: ”Si ricorda di me, continuo a venire a curarmi, sono cambiata nell’aspetto ma sono ancora viva”. Ho scritto “mi gratifica” perché voglio dire che anche una mia parola, un mio silenzio ha aiutato quel paziente nel suo cammino di sofferenza. A volte penso anche a quelli che non ho più rivisto, ed è anche per loro che continuo a fare la Volontaria. Giuliana Buonamico (Responsabile DHO 1° Piano) La mia esperienza di Volontaria AVO in oncologia ed il mio incontro con Stefano. Ho iniziato a prestare il mio servizio come Volontaria AVO nel Gennaio 2003, e mi sembra impossibile siano ormai passati cinque anni. Del resto, ogni volta che mi appresto ad entrare in reparto mi sembra un po’ come la prima volta, non so mai che volti incontrerò, quali storie di vita “abbraccerò” ed è impensabile credere di poter rendere “abitudine” un servizio come quello accanto agli ammalati. Dopo l’esperienza dei primi quattro anni, nei quali il servizio l’ho svolto al Monoblocco e precisamente in “Medicina Generale”, da ormai un anno sono presente nel reparto di Oncologia. Il cambiamento l’ho espressamente chiesto e scelto, perché credo che dopo un periodo di presenza in un Reparto, sia necessario vivere una sorta di “ripartenza” che deve servire a ritrovare e rivivere la motivazione interiore che spinge a decidere di prestare un servizio di volontariato vicino a chi soffre. Proprio nel reparto di Oncologia, è nato il mio rapporto particolare con Stefano. L’ho conosciuto ormai più di un anno fa, la sua lungodegenza (13 mesi in totale) tra il Reparto di Radioterapia e quello appunto di Oncologia, ha permesso la crescita giorno per giorno di una relazione di amicizia profonda. Trovandosi in una situazione maggiore di disagio rispetto ad altri per il fatto, anche, di essere lontano da casa, la mia presenza di Volontaria ma anche quella di tutti gli altri con cui è venuto in contatto, si è rivelata veramente necessaria ed indispensabile. Si è creata attorno a lui una fitta rete di sostegno e vera solidarietà che senz’altro gli ha permesso di sostenere con maggior coraggio e forza il suo interminabile periodo di malattia. Non sempre è stato facile trovare le parole, infondere speranza, quando settimana dopo 7 Appuntamenti Passati Scheda informativa Segnaliamo Il 9 Febbraio il Sindaco di Padova, Flavio Zanonato, su proposta del Comitato ristretto dei Padovani Eccellenti ha conferito alla Presidente Marilena Bertante il Sigillo della Città: “per la sua passione dimostrata in trent’anni di insegnamento e per l’importante impegno profuso nel mondo del volontariato che l’ha vista alla guida dell’Associazione Volontari Ospedalieri di Padova […] contribuendo ad accrescere la cultura della solidarietà nei confronti degli ammalati, degli anziani e delle loro famiglie”. Durante la cerimonia nell’Aula Magna del Bo’, la Presidente ha ricordato che “è grazie ai malati e per merito dei volontari AVO che ho potuto svolgere quel ruolo che oggi mi riconoscete. Questo riconoscimento lo dedico ai volontari e ai malati”. APPUNTAMENTI PASSATI... Incontro formativo del Gruppo Day Hospital Oncologico 1° e 2° piano IOV. Durante la Riunione di Gruppo Day Hospital Oncologico 1° e 2° piano I.O.V del giorno 23/01/2008 è intervenuta la Dott.ssa Eleonora Capovilla – Responsabile della struttura semplice di psiconcologia presso lo I.O.V. La Relatrice precisa che, visti i numerosi movimenti logistici e di personale avvenuti nello I.O.V., ed essendosi quindi generate alcune situazioni diverse dal solito e molte novità, è giusto studiare ed eventualmente adeguare il comportamento dei Volontari alla nuova realtà. L’incontro si svolge nei termini di focus-group: cioè un metodo che studia ed approfondisce le conoscenze di uno o più problemi legati allo svolgimento di un’ attività (quella del Volontario). Pertanto se si presentano dei problemi si devono capire le loro caratteristiche ed individuare i metodi più opportuni per affrontarli, e trovarne la soluzione migliore. La Relatrice chiede ad ogni presente di esporre le proprie opinioni sul tema trattato; sulla base delle testimonianze di tutti si vedrà come rappresentare il/i problema/i e come analizzarlo/i. L’incontro si propone di riflettere sulle possibili difficoltà dei Volontari AVO nel rapporto con i pazienti e con gli altri Volontari dello I.O.V., alla luce della struttura recentemente modificata. A turno ogni Volontario esprime le proprie opinioni, analizza il proprio comportamento in seno al Gruppo e parla in modo approfondito della relazione con i pazienti, evidenziando i lati positivi, ma considerando soprattutto ciò che dovrebbe essere modificato. 6 Inoltre, esprime il proprio commento sul rapporto con i Volontari del proprio Gruppo di appartenenza e dell’altro Gruppo presente. Risulta evidente che la maggiore difficoltà riscontrata da tutti, è la scarsità di luoghi idonei per scambiare un qualsivoglia tipo di discorso con il paziente. La mancanza di una accettabile privacy può infatti condizionare il rapporto che si stabilisce tra paziente e Volontario. Tutti i Volontari presenti definiscono molto buoni i rapporti tra di loro, e qualcuno evidenzia l’inizio di fattiva collaborazione fra ambedue i gruppi. Va segnalato l’intervento di un Volontario che espone un suo colloquio riguardante l’approccio con la morte con un paziente; si è trattato di una testimonianza estremamente intensa sulla quale la Dott.ssa Capovilla si è soffermata a lungo. Terminato il giro di testimonianze la Dott.ssa Capovilla conclude la riunione ponendo un accento sull’importanza degli spazi idonei alla cura, e in modo particolare dello spazio psicologico, ovvero uno spazio relazionale e comunicativo. Ennio Salvadori (Responsabile DHO 2° Piano) caso, è anticipata nel corso dell’aggravarsi e nella fase terminale della malattia. Durante tale periodo la famiglia mette in atto meccanismi di difesa molteplici che vanno dall’abbandono del paziente alla negazione della morte stessa. La conseguente risposta al lutto dipenderà da come ogni membro risponderà alla perdita, dal cambiamento delle relazioni dopo il decesso, della relazione che ogni membro aveva con il defunto. Quindi, risulta necessario per gli operatori sanitari di un’equipe pluridisciplinare avere una formazione adeguata che tenga conto della complessa situazione in cui si pone il paziente insieme alla sua famiglia. I dati attualmente disponibili in letteratura dimostrano che l’onere dell’assistenza del malato di cancro ricade sulla famiglia, che paga un prezzo elevatissimo in termini esistenziali ed economico-sociali. Assistere le famiglie per assistere meglio il malato di cancro sembra costituire attualmente un obiettivo sanitario essenziale (Carpinello, 2002). Valentina Scurti, U.O.S. di Psiconcologia Istituto Oncologico Veneto, IRCCS - Padova * Tratto da: La famiglia nell’esperienza della sofferenza. Vivere fino alla fine senza dolore è possibile? Consulta per la pastorale della salute. Diocesi di Padova. Gregoriana Libreria Editrice, 2007. S CHEDA I NFORMATIVA L’Istituto Oncologico Veneto è una struttura specialistica oncologica, centro di riferimento regionale, dotata a regime di circa 120 posti letto, che eroga prestazioni sanitarie in regime di ricovero (ordinario, day hospital e day surgery) e prestazioni specialistiche ambulatoriali. È articolato in unità operative di degenza ordinaria, in servizi di diagnosi e cura, in aree direzionali e servizi per l’organizzazione e la ricerca scientifica. Strutture I.O.V. Anatomia Patologica Cardiologia Endoscopia Diagnostica Operativa Servizio Di Farmacia Fisica Sanitaria Immunologia Diagnostica Molecolare Oncologica Medicina Nucleare Oncologia Medica 1 Oncologia Medica 2 Radiodiagnostica Oncologica Radioterapia Registro Tumori del Veneto Senologia INFORMAZIONI UTILI CENTRALINO Tel. 049 8211111 Risponde 24 ore su 24 PORTINERIA Tel. 049 8215600 UFFICIO RELAZIONI CON IL PUBBLICO (URP) Tel. 049 821 5664 Fax 049 821 5628 Mail: [email protected] SEGRETERIA DIREZIONE SANITARIA Tel. 049 821 5773 SERVIZIO ACCOGLIENZA E INFORMAZIONI È situato all’ingresso dell’Ospedale Busonera. È gestito dai volontari dell’ AVO che offrono ai cittadini un servizio di informazioni, orientamento, accoglienza e accompagnamento. Orario di apertura: dal lunedì al venerdì dalle ore 9:00 alle ore 12.00. Tel.: 049 821 5670 3 Calendario Appuntamenti Calendario Appuntamenti APPUNTAMENTI AVO Concerto di Pasqua 16 Marzo ore 16:00 Chiesa del Monoblocco Azienda Ospedaliera IncontrA.V.O. Corso di Formazione di Base con la partecipazione del gruppo Gospel True Voice e del Coro Multietnico di voci bianche città di Padova 13-28 Febbraio 2008 orario 17:00-19:00 Sala Polivalente D. Valeri del Comune di Padova via Valeri 17/19 Merc. 13 Febbraio Giov. 21 Febbraio saluto della Presidente M. Bertante Conoscenza di sè: bisogni, valori, aspettative Vittoria Manani L’AVO: finalità, organizzazione, servizio Francesco Zappelli e Lorenza Sanavio Corso di Formazione di Base Gruppo Giovani Lungodegenza c/o sede AVO ore 17:30-20:00 Mart. 26 Febbraio Giov. 3 Aprile Giov. 17 Aprile Test attitudinale Susi Cazzaniga L’autocontrollo dei sentimenti e delle emozioni Vittoria Manani Giov. 10 Aprile Mart. 22 Aprile Mart. 19 Febbraio Giov. 28 Febbraio Avvio al dialogo e alla relazione d’aiuto Vittoria Manani L’iter del tirocinante Ornella Pavone Giov. 14 Febbraio Considerazioni conclusive Manuela Lotto Riunioni di Centro Aula Magna Palazzina dei Servizi ore 15:30 Mart. 8 Aprile Centri 1°, 3°, 4°, 6° “Il senso di appartenenza” Merc. 23 Aprile Centri 2°, 5°, 7°, 8° “Privacy” Corso di Formazione “Kinderheim il fantastico mondo dei bambini”. Corso DRA Dialogo e Relazione d’Aiuto 1° Livello c/o sede AVO Merc. 20 Febbraio ore 15:30-17:00 Incontro di presentazione per i Nonni Animatori. Giov. 21 Febbraio ore 18:00-20:00 Incontro di presentazione per i Baby Animatori Giov. 6 Marzo ore 17:30-19:30 Accogliere il bambino e la famiglia Marzo Aprile Merc. 12 Marzo ore 17:30-19:00 Fare Insieme 1 Mart. 4 Mart. 1 Mart. 11 Merc. 19 Marzo ore 17:30-19:00 Fare Insieme 2 Mart. 18 Conduce gli incontri Padre Giancarlo Manzoni Merc. 27 Febbraio ore 17:30-19:00 Incontro di confronto e di programmazione 19 Febbraio ore 15:30 Aula Magna della Palazzina Servizi Riunione plenaria dei Responsabili di Gruppo 4 c/o Sede AVO ore 15:00-18:30 Giov. 27 E’ necessario iscriversi presso la Segreteria 22 Aprile ore 15:30 Aula Magna Palazzina Servizi Assemblea Generale dei Volontari AVO 5