9-02-2006 17:11 Pagina 57 Prima segnalazione di Acerina (Gymnocephalus cernuus) in provincia di Belluno Paolo Capovilla Le segnalazioni riguardo la presenza dell’acerina (Gymnocephalus cernuus) in Italia sono ormai numerose e sebbene sembri ormai superfluo notificarne la presenza in nuove zone è bene invece soffermarsi ad analizzarne la potenziale dannosità e tenerne sotto controllo, come in altri stati, la diffusione sul territorio nazionale. L’acerina (Gymnocephalus cernuus L.1758, Le caratteristiche morfologiche più significative per l’identificazione di questo pesce, che esteriormente assomiglia molto al pesce persico reale (Perca fluviatilis), sono le pinne dorsali unite (che nel persico reale sono divise) la spina opercolare bene evidente anche al tatto e i forami mandibolari molto grandi e numerosi, oltre naturalmente alla livrea che è ben di- Foto 1: L’acerina. Foto 2: Si noti la somiglianza con un persico reale. Acerina cernua, ruffe) è attualmente così classificata: Classe: Osteichthyes; Sottoclasse: Actinopterygii; Ordine: Perciformes; Sottordine: Percoidei; Famiglia: Percidae; Sottofamiglia: Percinae; Genere: Gymocephalus; Subgenere: Acerina; Specie: cernuus. versa da quella di un pesce persico. È un percide di piccole dimensioni (raggiunge max i 29 cm di lunghezza per 400 g di peso anche se generalmente non supera i 20 cm), con abitudini prettamente bentoniche, di enorme adattabilità a variazioni di temperature, valori di pH e salinità; tollera salinità fino al 12 ‰ (per mille), valori di ossigenazione dell’acqua fino ad 1ppm ed ambienti con profondità dai 25 centimetri agli 85 metri. 2 / 57 Contributi pratici 02_Febbraio_2006_DEF 02_Febbraio_2006_DEF 9-02-2006 17:11 Pagina 58 Contributi pratici Sembra comunque preferire, per ragioni alimentari, i fondali limosi con macchie di vegetazione e profondità fino ai 10 metri con acque ferme o tranquille. Ha abitudini prettamente crepuscolari/notturne, è attivo nelle acque più profonde di giorno per nascondersi, e nelle acque basse di notte per nutrirsi; di giorno, in acqua bassa, si vedono con maggiore frequenza gli esemplari giovani. La grande adattabilità alle più diverse condizioni ambientali, di questo pesce è testimoniata anche dalla scoperta di esemplari fossili in depositi glaciali siti in Danimarca, Germania, Russia, Gran Bretagna e Polonia che ci giungono con morfologia molto simile a quella degli esemplari attuali. Foto 3: I raggi spinosi anali. Foto 4: I forami mandibolari. È nota anche l’elevata capacità di ricerca dell’alimento di questa specie, che si avvale di ben sviluppate terminazioni nervose e chemiorecettori distribuiti sulla testa e sul corpo; il suo sistema sensorio è stato giudicato, per la ricchezza di recettori e fibre nervose, simile solo a quello dei pesci delle profondità abissali marine. Tale sistema permette all’acerina di nutrirsi anche se accecate sperimentalmente. L’occhio comunque ha un tappeto lucido molto sviluppato che le rende adatte a muoversi anche in condizioni di luce minima. Le popolazioni di acerina si sviluppano meglio in condizioni di eutrofizzazione delle acque a differenza delle popolazioni di persico reale, che preferiscono condizioni di mesotrofismo, o di quelle di coregone che preferiscono condizioni oligotrofiche. L’acerina infatti a differenza di altri pesci, può alimentarsi agevolmente anche in condizioni di acqua con grande produzione algale, ove anche di giorno la luce filtra con difficoltà; in queste condizioni si avvantaggia, oltre che della elevata produttività di organismi bentonici delle acque, anche del mimetismo che ne diminuisce la predazione da parte di pesci ittiofagi. È nota inoltre per la sua grande prolificità (in meno di quindici mesi la popolazione può anche raddoppiare), raggiunge la maturità sessuale a 2-3 anni ma sono stati segnalati esemplari fertili di 1 anno. Un’acerina di 15 cm produce mediamente 45.000 uova adesive di diametro da 0,34 ad 1,3 mm che vengono attaccate al fondo od alle macrofite acquatiche fino a 3 metri di profondità. Una particolarità del comportamento riproduttivo dell’acerina è quella di produrre ed emettere uova in diversi periodi nello stesso anno (due o più), scaglionando la frega e migliorando l’efficienza riproduttiva della specie. Le uova schiudono in 5-12 giorni a temperature tra i 10 ed i 15 gradi e la larva con il sacco vitellino rimane immobile sul fondo per 3-7 giorni finché raggiunge la dimensione di 5 mm; le temperature ottimali di sviluppo delle larve sono intorno ai 20 °C ma possono svilupparsi dai 7° C ai 30 °C. L’acerina può generare, con i persici reali, degli ibridi fecondi, con fertilità maggiore nelle femmine. Gli ibridi sono meno attivi dei soggetti puri, però crescono più in fretta e sono più resistenti alle temperature estreme, alla fame ed all’inquinamento. Le femmine vivono al massimo 11 anni ed i maschi 7, l’età media degli esemplari catturati è di 2-3 anni. L’alimento dell’acerina è prevalentemente costituito da: rotiferi, copepodi, cladoceri, microcrostacei, chironomus, tricotteri, anellidi, sanguisughe; a secondo dell’età del soggetto, nella sua dieta entrano comunemente anche le uova degli 2 / 58 altri pesci e questo carattere la rende una specie pericolosa per i nuovi ambienti con i quali viene a contatto. Secondo alcuni studi effettuati in Russia ad in Scozia l’acerina è il responsabile della depauperazione degli stocks di coregone presenti nei laghi esaminati a causa dell’intensa attività ovifagica; è stata osservata predare insistentemente sui siti di riproduzione dei coregoni e generalmente e stato osservato un costante calo delle popolazioni di coregone in concomitanza all’aumento delle popolazioni di acerina. Nel lago Svaytozero, in seguito ad un episodio di mortalità massiva di acerina, dovuta ad una malattia parassitaria, sono aumentate sensibilmente le catture di coregone. Oltre alla predazione di uova l’effetto dannoso dell’acerina è da imputarsi anche alla competizione alimentare che esercita soprattutto nei confronti dei ciprinidi, persico reale e coregone. Proprio con quest’ultimo infatti vi è la maggiore competizione alimentare, mentre con il persico reale si sovrappone essenzialmente nella sua seconda fase alimentare, quella bentofaga, diminuendone la disponibilità alimentare e di conseguenza rallentandone l’accrescimento. La competizione alimentare è a favore dell’acerina grazie all’efficace sistema sensoriale di rilevamento delle prede di cui è dotata e l’effetto negativo nei confronti delle altre specie si manifesta soprattutto negli ambienti meso-oligotrofici per la scarsità di possibili prede. L’acerina è un pesce originario dell’est Europa, nei bacini del mar Nero e del mar Caspio da dove ha progressivamente invaso l’Europa e, recentemente (1986) an- oto 5: La spina opercolare 02_Febbraio_2006_DEF 9-02-2006 17:11 Pagina 59 che il Nord America dove sono stati istituiti enti pubblici deputati al controllo ed alla possibile eradicazione della specie esotica. Attualmente risulta presente in tutti i paesi al di là dell’arco alpino ed in Francia è chiamata persico-gobione per la somiglianza, nelle fattezze fisiche al persico reale, e nella livrea al gobione (Gobiogobio). La diffusione di questo pesce in Italia è stata ostacolata nel tempo dalla presenza di barriere naturali quali l’arco alpino. La sua introduzione nel nostro paese si deve all’aumento dei trasporti e alla richiesta di nuove specie ittiche per la pesca sportiva. È stata segnalata in Italia da Chiara G. nel 1986 nel Friuli Venezia Giulia a seguito dell’importazione di pesci dai paesi dell’est. Da quel momento le segnalazioni si sono fatte sempre più numerose ed è certa la sua presenza fino dal 1998-99 nel canale navigabile di Cremona e nel Naviglio Pavese, vie d’acqua che le aprono la strada a tutto il bacino idrografico del Po compresi i laghi della Lombardia. Attualmente è stata segnalata la presenza di acerina nel Lazio, nel Tevere e nei bacini associati come Corvara, dove la sua crescita sembra avvenga più velocemente che nelle aree di origine (paesi dell’Est). Nell’autunno 2004 sono stati ritrovati esemplari nella provincia di Belluno, in un laghetto per la pesca sportiva che, a detta del proprietario, aveva introdotto del persico reale proveniente dai paesi dell’Est Europa, destinato al ripopolamento del lago di S. Croce. È quindi ipotizzabile che la specie alloctona possa essere presente anche nel lago. L’acerina nel laghetto di pesca sportiva risulta ben acclimatata e in buono stato di salute. Esemplari di varie classi di età sono stati osservati fino a 15 cm di lunghezza. Attualmente (novembre 2005) le catture da parte dei pescatori sportivi, da sporadiche sono diventate regolari. Tale laghetto è rifornito di acqua da un piccolo torrente e scarica nel bacino del fiume Piave. La fuga accidentale dell’acerina da ambienti in comunicazione con il fiume Piave potrebbe consentirne la diffusione e la colonizzazione di tutte le acque venete della pianura, lungo i canali di irrigazione, e la riproduzione in condizioni climatiche adatte. Il lago di S. Croce in provincia di Belluno è interessato da alcuni anni da una riduzione della popolazione di ciprinidi probabilmente conseguente al calo di livello idrico estivo dovuti a prelievi di acqua per irrigazione della pianura Trevisana; a causa della temperatura infatti (il lago è situato a quota 380 m s.l.m.), le freghe dei ciprinidi avvengono in fine luglio-agosto, in coincidenza con il periodo di massimo bisogno irriguo delle colture in pianura. La rarefazione di ciprinidi, con la quasi totale estinzione di specie come l’albo- Foto 6: Particolare della bocca e dei forami. Foto 7: Il lago di S.Croce in provincia di Belluno. 2 / 59 rella e la drastica rarefazione di scardola e cavedano, ha portato in questi anni ad una vistosa riduzione di taglia del persico reale che non trovando pesce di piccola taglia come fonte di alimento, non riesce a passare dalla fase bentofaga a quella ittiofaga con conseguente relegazione della taglia, salvo rari esemplari, al di sotto dei 20 cm di lunghezza. Contemporaneamente la popolazione di coregone del lago (pesce notoriamente a frega invernale) che era di consistenza eccezionale, sia per numero che per taglia, da alcuni anni si è rarefatta passando da catture consistenti, da parte dei pescatori sportivi, a catture scarse. Resta quindi da verificare se l’acerina si sia acclimatata nel lago di S. Croce o se le temperature invernali basse ne abbiano impedito l’insediamento; nel caso si sia acclimatata e sia in fase riproduttiva sarebbe utile accertare se ha avuto un ruolo nella vistosa rarefazione del coregone verificatasi di recente per capire se si stia assistendo ad un normale fenomeno di fluttuazione della popolazione o se la popolazione stessa sia in declino costante, anche per causa di questo nuovo ospite. A livello mondiale l’acerina è stata considerata responsabile della rarefazione di specie, soprattutto il coregone, in molti 02_Febbraio_2006_DEF 9-02-2006 17:12 Pagina 60 Contributi pratici bacini idrici, soprattutto in Nord America e Scozia. In Nord America si è cercato con molti mezzi, anche chimici, di ridurne le popolazioni a beneficio delle specie autoctone ma non è servito in quanto la grande adattabilità dell’acerina le ha permesso di sopravvivere meglio delle specie da tutelare; in alcune zone come il lago Huron esiste l’obbligo di segnalare la cattura di qualsiasi esemplare di acerina, anche se si ha solo il dubbio che si tratti di tale specie, al fine di mantenere uno stato di vigilanza permanente con l’aiuto dei pescatori. Conclusioni • l’acerina è un pesce dotato di eccezionali doti di resistenza ed adattabilità alla maggior parte delle condizioni climatiche e fisico-chimiche degli ambienti acquatici, • possiede un eccezionale sistema di rilevamento delle prede che la rende in grado di nutrirsi anche in condizioni di cecità o al buio, tale sistema di sensori non ha pari nelle specie ittiche con le quali compete per l’alimento, • si nutre della maggior parte degli organismi micro e macro bentonici presenti nelle nostre acque ed anche delle uova di altri pesci, tanto da essere in grado di ridurne le popolazioni, come nel caso del coregone e del persico reale, • vive bene negli ambienti mesotrofici e trae vantaggio dalla eutrofizzazione, • raggiunge rapidamente la maturità sessuale, ed ha più cicli di ovodeposizione annui che le assicurano una eccezionale efficacia riproduttiva, le sue uova schiudono in tempi brevi, • gli adulti hanno abitudini spiccatamente notturne che gli permettono di evitare molti predatori, • ha dimostrato di adattarsi bene nelle acque Italiane del centro Nord. Di conseguenza questa è una specie con la quale probabilmente dovremo abituarci a convivere e che quasi certamente contribuirà a ridurre maggiormente il patrimonio ittico autoctono Italiano. In tale situazione si può solo sperare che le condizioni termiche delle acque italiane e la presenza di predatori naturali (come il lucioperca) ne limitino la riproduzione e quindi la presenza a livelli sostenibili dagli ecosistemi. La Bibliografia è disponibile presso l’autore 2 / 60