Supplemento monografico annuale della rivista: “A pesca nel lago di Como... e dintorni”. EDITORE: Associazione Provinciale Pescatori Sportivi e Subacquei sezione di Como convenzionata F.I.P.S.A.S. DIRETTORE RESPONSABILE: Giovanni Maccarrone STAMPA E FOTOLITO: Grafica Marelli - Como IMPAGINAZIONE GRAFICA: Marco Marelli DISEGNI: Pietro Guglielmetti FOTOGRAFIE: archivio Provincia di Como FOTOGRAFIE SUBACQUEE: Gianni Chighine 1 copia Euro 5,00 Sommario Nota del Direttore pag. 5 Intervento dell’Assessore provinciale Caccia e pesca pag. 7 Associazionismo sportivo, gestione delle acque e attività ittiogeniche pag. 8 Funzioni del Servizio Federale Acque Impianti(SFAI) della F.I.P.S.A.S. pag. 10 L’esperienza dei pescatori sportivi del Cantone Ticino pag. 11 PERSICI “ON THE ROCKS” pag. 14 La biologia del pesce Persico del Lago di Como pag. 18 Manuale per la posa delle legnaie e degli alberelli di natale pag. 24 Impressioni sott’acqua pag. 37 Rievocazioni storiche pag. 40 Il Persico a tavola pag. 45 Nota del Direttore E’ sempre difficile presentare una nuova pubblicazione, in special mondo se di carattere storico-scientifico. Il compito mi è reso più agevole dalla certezza che il suo contenuto sia di piacevole lettura. Questa certezza mi viene dalla lunga conoscenza, ed in qualche caso amicizia, delle persone che alla sua stesura hanno collaborato. Questo libretto vuole costituire un nuovo modo di far conoscere l’affascinante e per certi aspetti misterioso mondo della pesca. D’altra parte il pescatore d’oggi non concepisce più la pesca solo come un mezzo di svago o, al più un sistema per procurarsi, in prima persona, l’occorrente per farsi un buon piatto di pesce di lago. Oggi i numerosi mezzi d’informazione sfornano quotidianamente montagne di notizie, le più disparate ed a volte le più inutili. La nostra pubblicazione (ne uscirà una ogni anno), come si può notare scorrendone il contenuto, vuole essere d’aiuto al lettore “medio” per la formazione di una vera coscienza ecologica. Infatti, dopo i saluti di rito, troviamo una serie di interessanti servizi. Si comincia con “Gli alberelli di Natale”, un chiaro esempio di come, riciclando i pinetti altrimenti destinati alla distruzione, si compia una vera azione di protezione di specie ittiche pregiate, recupero che gli amici “insubrici” del Ticino realizzano già da anni e sulla quale cortesemente ci ragguaglia Urs Leuchinger, presidente della Federazione Ticinese delle Pesca. Segue poi l’articolo di Ettore Grimaldi che col suo limpido e gradevole stile tratta argomenti che, scritti da autori meno “felici” sarebbero davvero dei mattoni di difficile digestione. Anche la biologia del pesce persico, pur nella sua sinteticità è argomento che arricchisce di molto il bagaglio di conoscienze del pescatore di media cultura. Lo stesso si può dire del manuale di posa delle legnaie “oggetti sconociuti” ai più ma, sulla cui utilità come “asilo nido” per molte specie ittiche non ci sono dubbi. Che dire di “impressioni sott’acqua” che, ci conduce per mano attraverso un mondo affascinante qual’è il lago visto da “dentro”: ce lo raccontano Stefano Briccola e Luigi Bello del Centro Sub Nettuno. Una chicca sono le pagine tratte dal “Corriere del Pescatore” di una settantina di anni fa. Per finire non abbiamo trascurato una ricetta di cucina tipicamente lariana, proponendovi un piatto che più lariano non si può: risotto coi filetti di pesce persico. Buona lettura quindi e, nel caso vogliate cimentarvi in cucina, buon lavoro e buon appetito. Giovanni Maccarrone 5 Intervento dell’Assessore provinciale Caccia e pesca Non posso e non voglio entrare nei dettagli tecnici di questa pubblicazione. E’ giusto che ad esprimersi in proposito siano gli ittiologi ed i pescatori. Io voglio invece evidenziare un altro aspetto di un’ iniziativa che rappresenta, in concreto, il frutto di una felicissima collaborazione tra ente pubblico ed associazionismo sportivo. Il pesce persico è una specie ittica di notevole importanza faunistica e, contemporaneamente, una preda molto ambita dai pescatori dilettanti e professionisti. E’ stato quindi un fatto quasi spontaneo e naturale, per la Provincia di Como e per l’Aps-FIPSAS riunire le proprie forze con l’obiettivo di incrementare la presenza di questa specie nel Lario e negli altri laghi del nostro territorio. E’ nata così una sinergia, che porta, tutte le primavere, alla posa di centinaia e centinaia di fascine di legna e di alberelli di Natale dimessi lungo litorali del lago di Como, del Ceresio, del lago di Pusiano e del lago di Alserio. La ripartizione dei compiti tra Provincia e APS è curiosa e singolare: l’Ente pubblico si occupa di tutto quello che avviene fuori dall’acqua: taglio delle piante, legatura delle fascine e trasporto delle medesime sino alla località di posa, mentre l’associazione sportiva si occupa di tutto quello che avviene al di sotto della superficie. I subacquei aderenti all’APS controllano che la posa delle legnaie sul fondo avvenga in modo corretto e verificano, durante la stagione riproduttiva del pesce persico, la reale efficacia di queste strutture. Nell’ultimo periodo, i subacquei si sono dotati anche di una telecamera, che ha permesso di realizzare lo splendido documentario che costituisce l’ideale complemento di questo manualetto. Come spesso capita, il fatto di “lavorare insieme” fa sì che si instaurino profondi e duraturi rapporti umani. Non è un caso, quindi, che negli ultimi anni Provincia ed Aps-FIPSAS abbiano avviato numerose iniziative congiunte ed abbiano stipulato una Convenzione che rappresenta un vero e proprio “accordo quadro” per la gestione delle acque. Non so se la realtà comasca sia una sorta di isola felice o se l’ambiente della pesca sia ovunque altrettanto sereno e costruttivo. Di certo, per me è un grande piacere prendere parte ad iniziative come queste, che mi fanno sentire orgoglioso della gente e del territorio che ho l’onore di rappresentare. Gianluca Rinaldin 7 Associazionismo sportivo, gestione delle acque e attività ittiogeniche Già nell’ultima edizione 2000 del Bollettino dei Pescatori pubblicato a cura dell’Amministrazione Provinciale di Como, auspicavo una maggiore compartecipazione tra Ente Pubblico e Associzioni Sportive nell’ambito della gestione delle acque, dei popolamenti ittici, degli ambienti acquatici, pur nel rigoroso rispetto dei rispettivi ruoli istituzionali. Sinceramente non mi sarei aspettato una così rapida e sostanziale concretizzazione degli auspici manifestati. La Convenzione tra Provincia e Associazione di pescatori sportivi e subacquei, è una importante realtà del territorio lariano per quanto attiene la pesca, i pesci, le acque e i pescatori. Questo non significa assolutamente che gli obiettivi che sono stati indicati nella Convenzione siano già stati realizzati. Anzi, siamo solo agli inizi, ma certamente l’entusiasmo, la maggior partecipazione da parte dei pescatori sportivi e dei subacquei, dimostrato nei confronti di determinate iniziative, lasciano ben sperare e inducono a un sempre maggior impegno nella direzione di un crescente coinvolgimento delle persone nella cura e nella gestione del patrimonio naturalistico comune. L’esperienza specifica che questa pubblicazione intende far conoscere è un esempio che dimostra appieno quanto innanzi detto. La promozione dell’iniziativa descritta nasce da uno scambio di conoscenze e esperienze a forte valenza tecnico culturale. L’idea degli amici pescatori Ticinesi non sarebbe arrivata nell’ambito lariano se non esistessero sistematici rapporti di amicizia e scambio di esperienze tra due realtà locali di grande importanza (Canton Ticino e Provincia di Como). Tutto ciò non avrebbe trovato terreno fertile se l’Amministrazione Pubblica non ne avesse condiviso, certificato e caldeggiato la sua realizzazione. Una accoglienza fredda o poco interessata dell’iniziativa avrebbe sicuramente scoraggiato o poco motivato l’impegno volontario di subacquei e pescatori sportivi. Questo varrà anche per il futuro e per ogni tipo di inziative similari. Il sostegno dell'Amministrazione Pubblica è fondamentale perchè da sicurezza, importanza, serietà all’iniziativa medesima. E questo sostegno non è detto che debba essere solo ed esclusivamente economico. A volte è importante anche l’incoraggiamento personale dei rappresentanti politici, il consiglio dei tecnici, l’assistenza della struttura e degli uffici. Se il terreno in cui il seme-idea cade è quello sopra descritto, lo spirito del volontariato emerge con maggior efficacia e produce risultati concreti e tangibili. Inoltre, e questo è un aspetto che deve essere tenuto in considerazione sopratutto nei confronti dei giovani, al di là dei risultati conta moltissimo l’arricchimento umano, cultura8 le, sociale che le persone impegnate in questo tipo di iniziative acquisiscono, diventando nel tempo veri e propri esperti, affinando le capacità di coesistenza sociale e pubblica, incrementando il personale patrimonio di rapporti umani amichevoli. Così, subacquei sportivi che non sapevano minimamente che cosa fosse un nastro ovarico, sono diventati esperti conoscitori dei tempi e delle modalità di riproduzione di alcune specie ittiche. Hanno acquisito una certa dimestichezza con strumenti cinematografici, hanno conosciuto personaggi di indubbio spessore culturale con i quali hanno collaborato per la realizzazione del progetto. Lo stesso dicasi per i pescasportivi che hanno preparato gli alberelli, e hanno dato una mano negli spostamenti e nella posa. La cosidetta “pubblica opionione” è rimasta piacevolmente sorpresa e incuriosita nei confronti dell’'iniziativa. La città ne ha parlato, i mezzi di informazione hanno proposto e ben illustrato l’argomento e il mondo dei pesci e delle acque è risultato più vicino e comprensibile anche al profano cittadino. Operando da tanti e tanti anni nell’ambito dell’associazionismo sportivo legato al mondo della pesca, so per esperienza che la parte più difficile è il mantenere sempre vivo e vivace l’interesse e la partecipazione. Di solito queste iniziative, dopo il successo legato alla loro realizzazione e pubblicizzazione, rimangono isolate e col tempo non hanno più seguito e rinnovamento. Allora è necessario rendere “istituzionali” o “tradizionali” questo tipo di eventi inserendoli in un contesto organizzato e continuativo. Lo scopo di questa pubblicazione è quello che diventi una collana. Che tra dieci anni, non solo il pescatore comasco, ma anche il cittadino, possano avere nella propria biblioteca 10 volumetti come questo. Allora vorrà dire che saranno maturate 10 esperienze umane e culturali come questa e quindi ci saranno sicuramente pescatori e cittadini più consapevoli delle bellezze, delle ricchezze, delle straordinarie qualità del territorio lariano. Luigi Guglielmetti 9 Funzioni del Servizio Federale Acque Impianti (SFAI) della F.I.P.S.A.S. Quest’anno ricorrono due anniversari: quello della fondazione della nostra Federazione, e quello della nascita del Servizio Federale Acque (così si chiamava originariamente). Ricorrono infatti, quest’anno, il sessantesimo di fondazione della Federazione Italiana della Pesca Sportiva e Attività Subacquee, risalente al 27 giugno 1942, ed il cinquantesimo di costituzione del Servizio Federale Acque, risalente all’aprile 1952. Il Servizio Federale Acque venne, di fatto, istituito per dare forma istituzionale a quello che, all’origine, era stato il motivo ispiratore che aveva portato alla fondazione della Federazione, vale a dire garantire a tutti i soci, ed ai pescatori italiani, la possibilità di praticare l’attività a costi estremamente contenuti nella più ampia rete di acque possibile. Non va dimenticato, infatti, che in epoca precedente al 42, la pesca poteva essere praticata in ambiti molto ristretti per la grande diffusione sul territorio, di diritti esclusivi, privative che costringevano il pescatore al pagamento di permessi di ogni tipo. La Federazione, da subito, fece in modo di raccogliere con una serie di accordi e convenzioni, la gran parte delle acque esistenti nella disponibilità dei privati, e di metterle quindi a disposizione di tutti i federati, su tutto il territorio nazionale, e di curarne la tutela e la gestione. E questo fu, proprio, il compito svolto, a partire dalla sua nascita dal Servizio Federale. Negli anni, il Servizio Federale, denominato nel frattempo “Settore”, proprio a sottolineare l’intima connessione della sua attività con gli altri scopi di carattere prettamente sportivo curati dagli altri Settori federali, andò ad intensificare e sviluppare l’attività nel campo della tutela delle acque, attraverso il servizio di vigilanza svolto dalle Guardie Giurate Volontarie, sia nella attività della pesca, sia nella lotta contro gli inquinamenti. Ancor di più, in anni recenti, l’attività del Settore è stata indirizzata al mantenimento ed al miglioramento delle condizioni ambientali con una attenta applicazione di metodologie di ripopolamento, scientificamente testate e di sicura efficacia. E’ quindi in questo ambito che deve essere inquadrato il sostegno che il Settore Federale Acque ha dato alla iniziativa della Sezione di Como, che ha felicemente sperimentato una nuova metodologia per la costituzione di un habitat idoneo alla riproduzione di alcune specie ittiche. Metodologia che viene ad aggiungersi a quella tradizionale della posa delle fascine, con costi inferiori, e consente un recupero ecologico degli alberelli natalizi. Una iniziativa conclusa con risultati brillanti che il Settore si propone di illustrare, con il supporto del manuale e della videocassetta realizzati in collaborazione con la Provincia di Como di Como, e di “esportare” in altre realtà del territorio. Avv. Gianrodolfo Ferrari Presidente del Settore Federale Acque e Impianti della F.I.P.S.A.S. 10 L’esperienza dei pescatori sportivi del Cantone Ticino Agli inizi degli anni ’90, quale neo presidente della sezione Pesca Golfo di Lugano, sezione della società per l’Acquicoltura e la Pesca “La Ceresiana” (che ha quale giurisdizione geografica l’intero comprensorio del Luganese, lago Ceresio ed affluenti), mi sono prefisso, tra la varie priorità, di ripristinare l’attività della posa delle fascine per incentivare la riproduzione naturale del pesce persico. Da questa idea di recuperare una vecchia tradizione nasce il successivo passo verso l’adozione di un nuovo sistema: la posa di alberelli. Si tratta in sostanza di un metodo già adottato da tempo nel lago di Costanza e che ha suscitato in me un vivo interesse, al punto da ritenerlo fattibile anche per il Ceresio. Nel mese di novembre del 1992 il comitato decise quindi di non intraprendere la strada delle fascine ma di incamminarsi verso la nuova esperienza degli alberelli di Natale. Sì di Natale, poiché pensammo che sarebbe stato assai opportuno riciclarli dopo l’utilizzo appunto natalizio che solitamente se ne fa. Finite le feste di quel Natale ci demmo la pena di raccogliere circa un centinaio di questi alberi e li lasciammo di seguito rinsecchire definitivamente in un prato, in attesa di essere poi “calati nel lago” nel succesivo mese di marzo. Quando arrivò appunto marzo ci impegnammo nella preparazione degli alberelli: ad ognuno venne applicato un peso costituito da una piastra rocciosa. Mediante del filo elettrico si congiunse un albero per ogni piastra. Tutta questa preparazione fu improntata solamente dopo avere avuto la certezza della collaborazione della locale società di subacquei per la messa a dimora degli alberelli alla profondità stabilita e nei luoghi prescelti. Per questi ultimi ci siamo avvalsi della collaborazione dei nostri più esperti pescatori, che ci hanno indicato dove, secondo loro, sono ubicate le zone preferenziali per il fregolo del pesce persico. Una mattina verso la metà del mese di marzo, 6 nostre imbarcazioni caricate con decine di alberelli ciascuna, si sono dirette verso le 4 postazioni prescelte. Nel medesimo tempo altre barche si sono incaricate di accompagnare i subacquei dalla loro sede verso le postazioni di posa. La prima volta che posammo gli alberelli fu senz’altro un lavoro impegnativo e fors’anche talora complicato, ma ci riuscimmo dopo circa 3 ore di lavoro. Posammo, per ogni postazione, 25 alberelli ad una profondità compresa tra i 5 ed i 7 metri. Gli alberelli erano alti mediamente un paio di metri e pertanto eravamo in grado di offrire delle strutture adatte per la posa dei nastri di uova di pesce persico per una fascia compresa da –7 metri fino a –3 metri dalla superficie lacustre. Finita la posa ci trovammo con i subacquei per un amichevole pranzo dove ci scambiammo opinioni e punti di vista sull’operazione appena svolta. I subacquei si inca11 ricarono di procedere ad un monitoraggio della situazione durante le successive settimane, onde stabilire se la fatica fatta fosse poi ripagata da risultati concreti. Essi non tardarono a giungere. I sub furono in grado di testimoniare la perfetta riuscita dell’operazione in 3 delle 4 postazioni. I subacquei filmarono e fotografarono i nastri e questo ci riempì di soddisfazione. L’operazione alberelli fu dunque un successo: centinaia di nastri di uova di pesce persico furono depositi sugli alberelli e rimasero intatti fino alla schiusa. Il fatto di essere deposti sui rami degli alberelli li proteggeva dalla predazione dei pesci di fondo e li manteneva esenti da depositi di limo e materia organica, in quanto in pratica in balia delle fresche correnti. L’alberello si dimostrava dunque assai adatto per mantenere dunque pulite le uova e soprattutto lontano dai pesci mangiatori di uova; non escludemmo l’effetto per certi versi pungente degli aghetti dei nostri alberi. Verso la fine del mese di maggio gli alberelli vennero tolti dalla loro posizione; i subacquei dovettero fare emergere gli alberelli con il loro peso e dalle barche, i pescatori ritiravano il tutto per poi trasportare unicamente gli alberelli in una apposita discarica per scarti vegetali. L’anno successivo l’operazione fu ripetuta e fu nuovamente un successone, a tal punto che furono prelevati alcuni nastri da donare al lago Verbano, in quegli anni povero di pesce persico. Le uova furono incubate nelle campane di Zug dello stabilimento di Golino, presso Locarno e le larve immesse nel Verbano qualche giorno dopo. Sull’esempio della Sezione Golfo di Lugano, anche altre società di pesca intrapresero questa avventura. Seguì per prima la Sezione Pesca Golfo di Agno della Ceresiana, alla quale si aggiunse l’anno dopo la società dei Pescatori del Mendrisiotto; dopo un ulteriore anno anche le società del Verbano e da ultimo pure quella di Campione d’Italia. In pratica tutte le società con giurisdizione territoriale sul comprensorio svizzero dei laghi Ceresio e Verbano, nel 1997, procedevano e procedono tutt’ora alla posa degli alberelli di Natale. Nel tempo si sono poi affinati i dettagli; per esempio furono eliminate quelle postazioni che dopo due tentativi non si rivelarono soddisfacenti. Furono invece individuate altre postazioni anche grazie alle indicazioni dei subacquei. Nel golfo di Lugano, una volta scelte le zone, si procedette alla posa delle cosiddette “postazioni fisse”. Si tratta in sostanza di grandi e pesanti travi di ferro munite di un anello ogni 2 metri e posate definitivamente alla profondità stabilita. Si tratta di un metodo che evita ai subacquei di doversi sobbarcare la fatica di far riemergere i pesi ogni volta. Un altro dettaglio che ha migliorato di molto l’efficienza dell’alberello fu quello di applicargli sulla cima una bottiglia di PET. Questa induce l’alberello a “stare diritto” senza adagiarsi su un lato una volta che il legno è imbibito di acqua. Altro vantaggio di questo accorgimento è che, una volta staccato dalla trave di fondo, l’alberello torna a 12 galla da solo e può venir facilmente raccolto dalla speciale imbarcazione adibita alla pulizia del lago. Abbiamo poi scoperto l’opportunità di lasciare l’alberello almeno due anni senza toglierlo dalla sua posizione. Il secondo anno esso rende assai di più! Attualmente la posa degli alberelli è un’attività fissa nel calendario primaverile di tutte le nostre società di pesca. Si tratta di un metodo semplice ed assai efficace che l’uomo può adottare per il miglioramento dell’habitat riproduttivo del pesce persico. Dott.Urs Luechinger presidente della Federazione Ticinese per l’Acquicoltura e la Pesca e presidente della società di pesca “la Ceresiana” 13 PERSICI “ON THE ROCKS” di Ettore Grimaldi Lo so, quella che vi propongo ora è una storia di pesci così al limite del verosimile da porre seriamente a rischio quel po’ di credibilità professionale che mi è riuscito di mettere insieme in quarant’anni passati a studiare questi animali. Tanto poco credibile che qualcuno potrebbe anche prenderla per una fandonia bella e buona: se infatti già di per sé fuori dell’immaginabile parrebbe l’avventura che vi si narra, in più questa ha per protagonista un personaggio fra i meno idonei, in apparenza, a realizzarla. Se mi sono deciso ad affrontare comunque il vostro probabile scetticismo è perché la storia era troppo strepitosa per tenermela soltanto per me; ma anche e soprattutto perché mi sento la coscienza tranquilla nel raccontarvela, dato che tutto in essa è stato verificato da inappuntabili indagini scientifiche. Oggi, lo sappiamo, un aereo ti porta in giro per il mondo con la stessa facilità con cui i piroscafi della “Lariana” portavano i nostri nonni da Como a Colico e ritorno nella fatidica “batelada” settembrina. Sicché per noi pescatori –soldi s’intende permettendo– andare a salmoni in Norvegia o a barracuda ai Caraibi non ha ormai proprio più nulla di straordinario; e anche quando viaggiamo per diporto senza canne al seguito abbiamo pur sempre desiderio e modo di dare un’occhiata ad acque geograficamente lontanissime dalle nostre e a pesci che avevamo potuto vedere prima soltanto sui libri. Pesci dall’aspetto talora decisamente inconsueto, talora invece simile a quello dei pesci nostrani, tanto simile anzi in qualche caso da far pensare ad una stessa specie presente in continenti diversi, anche se separati –a volte– da sconfinate distese di mare. Così, quando nei laghi e nei fiumi del Nord America vi capitasse di vedere pescare quelli che i vostri colleghi del posto chiamano “yellow perch”, non vi verrebbe semplicemente da dire “ma guarda come assomigliano ai nostri persici”, bensì piuttosto “ma questi sono persici”. Perché nessuna, dico nessuna differenza vi sarebbe dato di rilevare fra gli uni e gli altri: assolutamente lo stesso corpo ovale e compresso che si fa tanto più “gobbo” quanto maggiore è la taglia dell’individuo; le stesse due pinne sul dorso, la prima con raggi dolorosamente pungenti e la seconda con raggi molli; lo stesso “coperchio” delle branchie terminante dietro con una robusta spina; la stessa pelle accentuatamente ruvida; e soprattutto la stessa inconfondibile colorazione a fasce scure verticali che li fa riconoscere entrambi a prima vista anche quando sono nell’acqua. Una rassomiglianza tanto spiccata –quella che rende praticamente indistinguibile il nostro persico dal nordamericano yellow perch– da essere notata e descritta già agli inizi dell’Ottocento dagli studiosi di ittiologia, che si erano ovviamente posti anche 14 il problema di come spiegarla (era escluso che potesse trattarsi del risultato di un intervento umano, ancora irrealizzabile a quell’epoca su una tale distanza). Quesito rimasto tuttavia senza risposta sino a pochi decenni fa, quando un ittiologo del Museo di Storia Naturale di Praga, Jiřì Čihař, si propose di venirne finalmente a capo, obiettivo da lui centrato al termine di una lunga e complessa indagine condotta con metodo e fiuto da autentico detective. Il nostro amico ceco è partito dunque dicendosi che i due pesci “gemelli”, per essere tali, dovevano avere senz’altro un’origine comune: ma quale? Non essendo in grado di darsi da solo una risposta al riguardo, egli si rivolge a dei colleghi paleontologhi, che per mestiere ricostruiscono aspetto e abitudini di vita degli animali del passato; dai quali viene a sapere che resti fossili di un pesce pressoché identico tanto al persico quanto allo yellow perch erano stati rinvenuti in Europa e in Asia; sicché dovevano essere stati questi due continenti –fusi fra loro in un unico immenso territorio denominato Eurasia– a fare da culla ad entrambi i pesci. Risposta senz’altro importantissima, dobbiamo convenirne, ma anche tale da rendere ancora più intricata –ed eccitante– la questione: perché se anche lo yellow perch veniva da lì, come avrebbe mai fatto a raggiungere il Nord America diffondendovisi poi ampiamente? Questa volta Jiřì l’aiuto lo chiede alla geologia e alle sue ricostruzioni del volto antico della Terra, spesso tanto diverso da quello d’oggi. Ricavandone un’ipotesi che sul momento gli appare quanto mai convincente: ma certo, a fare da porta d’ingresso in America per il pesce persico non poteva essere stato che il ponte di terre emerse che aveva congiunto a lungo in passato l’estremità più occidentale dell’Alaska con quella più orientale della Siberia, là dove oggi si stende invece quel braccio di mare che chiamiamo Stretto di Bering! Del resto, attraverso quella stessa striscia di terre temporaneamente emergenti non erano penetrati da ovest nel Continente Americano tanti altri animali? Già chiuso il caso allora? Da bravo detective della scienza il collega di Praga sa però bene che le soluzioni troppo facili e rapide possono portare a…. errori giudiziari; e come di prammatica decide di approfondire ulteriormente le indagini. Si rende così presto conto che in quella sua seducente teoria ci sono purtroppo almeno due elementi che non “quagliano”, e non sono certo da poco. Uno era che proprio nelle regioni estreme dell’Asia e del Nord America fungenti da “piloni terminali” del ponte di terra temporaneo fra i due continenti mancava qualsiasi traccia, anche fossile, della presenza del pesce persico. Il secondo elemento consisteva proprio nella straordinaria somiglianza fra i due pesci: che per risultare tanto perfetta dava senz’altro a pensare che la derivazione dello yellow perch dal persico euro-asiatico si fosse realizzata in epoca assai meno remota di quella (un buon milione di anni fa) in cui Siberia e Alaska erano unite. Infatti, venendo poi a mancare per l’innalzarsi del livello del mare tale collegamento, le due popolazioni di questo pesce, rimanendo 15 separate per centinaia di migliaia di anni, si sarebbero sempre più differenziate fra loro sino a presentarsi oggi come due specie inequivocabilmente distinte. Così il nostro Jiřì, dopo avere convintamente imboccato la “pista Bering”, si trovava a doverla ora abbandonare perché messa in crisi dalle sue stesse controdeduzioni. Come uscirne? Il problema in sé era chiaro: si trattava pur sempre di individuare “qualcosa” d’altro che, in epoca decisamente più prossima alla nostra, avesse unito l’Eurasia al Nord America consentendo così il passaggio dall’una all’altro. Sì, ma cosa? In principio è soltanto una sorta di mal definita intuizione quella che gli balena nella testa, tanto bizzarra che sulle prime Čihař è quasi tentato di non tenerne nemmeno conto; poi però –anche perché non saprebbe davvero in quale altra direzione indagare– decide di prenderla in considerazione; e man mano che la approfondisce e la valuta criticamente si fa sempre più convinto della sua validità. E’ la “pista oceanica”. Questa si basa su un indiscutibile dato di fatto: la presenza durante l’ultima glaciazione di una possente calotta di ghiaccio che, ricoprendo buona parte dell’emisfero settentrionale della Terra, collega fra l’altro, attraverso l’Atlantico, l’Europa al Nord America. Poi però, con il progressivo mitigarsi del clima, fra i quattordici e i dodicimila anni fa si avvia il graduale scioglimento di quell’immane lastra di ghiaccio, il cui margine meridionale –che si era spinto in Europa sino all’altezza dell’attuale Germania del Nord– inizia così a ritirarsi verso settentrione lasciandosi dietro giganteschi fiumi di acqua dolce. E’ un vero e proprio Atlantico “on the rocks” quello che viene a formarsi lungo il bordo della calotta polare in ritirata, diluito e “addolcito” dal fondersi di migliaia di chilometri cubi di ghiaccio; tanto addolcito da non dover rappresentare più un ostacolo insormontabile per un pesce d’acqua dolce che come il persico voglia tentare la grande avventura transatlantica. Pesce d’acqua dolce che però anche oggi –e Čihař ha come ovvio ben presente questo fondamentale elemento in favore della sua nuova “pista”– può vivere normalmente anche a salinità dell’ordine del 10 per mille, come ad esempio quelle del Mar Baltico, e tollera temporaneamente anche valori del 12/13 per mille. Che non si sia trattato di una passeggiata è fuori di dubbio, specialmente per un pesce che –come ben sappiamo noi pescatori– tende caratteristicamente a “mettere radici” in un territorio assai limitato da cui difficilmente si allontana: il suo faticoso spostamento da est verso ovest dovette perciò protrarsi per secoli e secoli, fra avanzate più o meno estese e temporanei arretramenti. Alla fine la grande impresa comunque gli riesce; e il nostro inconsapevole eroe, posando ….le pinne nel Nuovo Mondo, diviene anche yellow perch. Il modo in cui esso poi vi si diffonde costituisce di per sé la migliore riprova della bontà della “pista oceanica”: dopo avere colonizzato con particolare densità –notate– le acque dolci delle regioni che si affacciano sull’Atlantico, dal Labrador alla Georgia, Perca fluviatilis –citiamolo almeno 16 una volta il nome scientifico della specie– si spinge verso ovest sino al bacino del Fiume Mississippi ed al Piccolo Lago degli Schiavi, nel bacino del Fiume Mackenzie. Ad arrestarne la progressiva espansione verso ovest saranno le Montagne Rocciose, insuperabile bastione montuoso che, nell’ipotesi alternativa di una provenienza dallo Stretto di Bering, avrebbe ovviamente segnato il limite orientale, e non occidentale, della diffusione naturale della specie in Nord America. Sì, naturale: perché millenni più tardi ci ha pensato l’uomo a portare lo yellow perch anche ad ovest delle Rocky Mountains; così come ancora l’uomo ha provveduto ad introdurre la specie, dall’Europa, addirittura in Sud Africa, in Australia, in Nuova Zelanda. Non c’è che dire, davvero un primato di mobilità –fra viaggi spontanei e non– per questo simpaticissimo pesce a strisce all’apparenza tanto pigro! 17 LA BIOLOGIA DEL PESCE PERSICO DEL LAGO DI COMO di Alberto Negri La biologia del pesce persico del Lario ci è nota, almeno nelle sue linee essenziali, grazie ad uno studio condotto dal Dr. Alberto Negri tra il 1998 e il 1999. Lo studio è stato promosso dalla provincia di Como, utilizzando un finanziamento della Comunità Europea (INTERREG II). Per l’indagine sono stati utilizzati esemplari provenienti da tre stazioni di campionamento, ubicate rispettivamente nel bacino Nord del Lario (Gravedona) in Centro lago (Menaggio) e nel ramo di Como (Laglio). Nelle pagine è riportata una sintesi, estremamente sintetica, del lavoro del Dr. Negri. Accrescimento annuale L’accrescimento annuale del pesce persico del Lario è descritto nella Tabella 1e nella Figura 1. E’ possibile notare che la crescita dei maschi è più lenta rispetto a quella delle femmine. La differenza tra i due sessi è apprezzabile già a partire dal secondo anno di età e supera i 2 cm nei soggetti di 4 anni. Una variazione così marcata dell’accrescimento sembra collegabile al diverso regime alimentare. Le femmine hanno una maggiore tendenza ittiofaga rispetto ai maschi, come facilmente verificabile dalla pesca col pesce vivo: i soggetti prelevati sono quasi esclusivamente costituiti da femmine. L’alimentazione dei maschi sembra Tabella 1 18 invece essere principalmente rivolta agli invertebrati bentonici ed allo zooplancton. Tra l’area del centro lago (stazione di Menaggio) e quella dell’alto Lario (stazione di Gravedona) con si rilevano sostanziali differenze di accrescimento nelle popolazioni del Figura 1 pesce persico. Ci sono invece differenze altamente significative (p<0,001) tra i pesci catturati in queste due stazioni e quelli catturati a Laglio (ramo di Como). Tali differenze riguardano le femmine di 2 anni, con una lunghezza media di 147 mm per le stazioni di Menaggio e Gravedona contro i 153 mm della stazione di Laglio. In questo caso, la differenza di accrescimento è certamente collegabile al diverso livello trofico dei bacini considerati. La zona del centro e dell’alto lago si trovano ormai in condizioni di mesotrofia, mentre nel ramo occidentale persistono condizioni di eutrofia. Si consideri a tale proposito che nei primi due anni di vita la principale fonte alimentare del persico è lo zooplancton, la cui abbondanza è certamente correlata al livello trofico delle acque. Accrescimento mensile Nelle figure 2 e 3 è visualizzato l’incremento lineare mensile. Risulta evidente che l’accrescimento della classe 1+/2+ raggiunge un massimo nel mese di ottobre con circa 10 mm, mantenendo comunque valori elevati anche a settembre con 9,4 mm. La classe 2+/3+ mostra valori leggermente inferiori. Il periodo di maggiore accreFigura 2 Figura 3 19 scimento e’ sempre compreso tra giugno e novembre, con un massimo nel mese di settembre (9 mm). Le figure esaminate sembrano quindi evidenziare un accrescimento tardivo, concentrato in prevalenza nel periodo estivo-autunnale per tutte le classi di età. Rapporto sessi In termini generali si osserva una costante prevalenza delle femmine, che rappresentano il 62% del campione complessivo contro il 38% dei maschi. Si consideri però che il minore accrescimento dei maschi riduce la catturabilità dei soggetti giovani, i quali possono non raggiungere la taglia minima necessaria per restare immagliati nelle reti utilizzate. La presenza dei maschi delle classi più giovani può pertanto essere sottostimata. Esaminando i valori relativi alle singole classi di età risulta evidente una prevalenza delle femmine nella classe 2 (circa il 60% nella classe 2 anni) ed una prevalenza dei Tabella 2 maschi nella classe 3 anni. Questa distribuzione anomala può essere probabilmente spiegata con la selezione operata dalla rete utilizzata dai pescatori di professione. Le femmine, che presentano una maggiore accrescimento, dovrebbero infatti entrare nella selezione della pesca già a partire dall’estate 2+, mentre i maschi vengono selezionati più tardivamente. Età di prima riproduzione L’età di prima riproduzione è stata stabilita verificando la presenza di gonadi mature nei maschi e nelle femmine di classe 1 e 2 anni. L’età di prima riproduzione coincide con il secondo anno di vita, con una percentuale di maturazione superiore per i maschi (100%) rispetto alle femmine. Queste ultime evidenziano una percentuale di maturazione al 2° anno pari a circa il 70% per le stazioni di Menaggio e Gravedona, mentre per la stazione di Laglio la percentuale di soggetti maturi raggiunge il 94%. Questo fenomeno si ricollega certamente al maggiore accrescimento ed alle migliori condizioni di alimentazione (maggiore livello trofico) della stazione di Laglio. 20 Fecondità Nella figura 4 sono riportati i valori medi di fecondità assoluta per le singole classi di età relativi alle 3 stazioni esaminate. Si evidenzia un aumento del numero medio di uova dal secondo al quarto anno. In particolare è rilevabile un incremento pari al 60% del numero di uova deposte dal secondo al terzo anno ed un incremento pari al 32% dal terzo al quarto anno. Regime alimentare Il quadro alimentare del persico reale risulta in prevalenza di tipo bentonico durante i mesi primaverili, basato principalmente su chironomidi e gammaridi. All’inizio della stagione estiva, o comunque in concomitanza con i picchi del popolamento zooplanctonico, l’alimentazione del persico si basa sullo zooplancton, in particolare sulle specie di maggiori dimensioni quali Leptodora, Bythotrephes e Daphnia. In questi periodi non sembra evidenziabile una differenza tra i soggetti di lunghezza media 15 cm e 18 cm. Nel periodo tardo estivo-autunnale l’alimentazione dei soggetti di taglia media 15 cm si riconferma di tipo misto zoo-bentofaga, basata in prevalenza su chironomidi e cladoceri, mentre i soggetti di taglia superiore evidenziano un’alimentazione ittiofaga, basata sull’alborella. In particolare la predazione si rivolge in prevalenza alla classe 0+dell’alborella, che nel periodo autunnale presenta una lunghezza compresa tra 3-5 cm. Mortalità Per quanto riguarda la mortalità il campione del mese di luglio (figura 5) fornisce il valore più attendibile, considerando che i limiti di confidenza al 95% di Z sono com- 21 presi tra 1,4 e 2,2 ed il valore medio è pari a 1,85. La S corrispondente è pari a 0,16 ed è sovrapponibile a quella del mese di aprile della stessa stazione (Menaggio), In pratica per le femmine si può quindi considerare una tasso di mortalità annuale compreso tra l’84%-89%. Applicazioni dello studio alla gestione della pesca Pesca professionale La selezione teorica della rete legale (di maglia pari a 24 mm) è compresa tra 170 mm e 215 mm nei mesi di febbraio, settembre e novembre, mentre nel mese di luglio risulta compresa tra 163 mm e 215 mm. In termini di età, risulta più indicativo verificare la tutela delle classi preriproduttive sulle sole femmine, poiché i maschi presentano un accrescimento nettamente più lento. Le femmine presentano quindi un maggiore rischio di selezione precoce. Si consideri che l’età di prima riproduzione è rappresentata dal secondo anno di vita (classe 2). La selezione della maglia di lato 24 mm risulta corretta, concentrandosi prevalentemente sulle classi 2+ e 3+ (figura 6 e 7). La presenza dei soggetti di età 1+ è limitata al periodo novembre-febbraio, quando cioè la classe 1+ ha raggiunto le dimensioni definitive della classe 2 anni. La frequenza della classe preriproduttiva è comunque contenuta (11%), limitata ai soggetti a maggiore accrescimento. Nel periodo primaverile la selezione sulla classe 1+ tende però ad aumentare a causa del rigonfiamento addominale collegato alla maturazione delle gonadi e all’aumento di peso. Si consideri che ad aprile la cattura di soggetti di età 1+ supera il 50%. Attualmente il periodo di fermo pesca per la riproduzione (1 aprile-31 maggio) garantisce un’adeguata copertura da tale rischio potenziale. 22 Sulla base di tali dati non è comunque proponibile una riduzione del periodo di fermo pesca o comunque un posticipo della data di chiusura (1° aprile). Pesca sportiva Nella gestione della pesca sportiva, un criterio importante è rappresentato dalla tutela delle classi preriproduttive attraverso l’istituzione della misura minima di cattura. La legge regionale lombarda ha istituito, per il pesce persico, una misura minima pari a 18 centimetri. Vediamo ora se tale lunghezza è sufficiente per tutelare le femmine all’età di prima riproduzione, ovvero al compimento del secondo anno di età. Per quanto riguarda le stazioni di Menaggio e Gravedona il 95% delle femmine di 2 anni nel mese di aprile (inizio riproduzione) presenta una lunghezza inferiore rispettivamente a 159 mm e 161 mm. In pratica il 95% delle femmine è inferiore a 16 cm. I dati quindi dimostrano che in queste stazioni la lunghezza minima di tutela delle femmine di 2 anni (età di prima riproduzione) è pari a 16 cm. Il quadro è però diverso per la stazione di Laglio dove, grazie al più elevato livello trofico ed alle maggiori disponibilità alimentari si rileva una lunghezza superiore. In questo caso il 95% delle femmine di 2 anni risulta inferiore a 171 mm ed il 90% a 168 mm. Per il ramo di Como la lunghezza minima di tutela risulterebbe quindi pari a 17 cm. In ogni caso, la misura minima in vigore in Regione Lombardia (18 cm), è ampiamente sufficiente per tutelare la prima riproduzione del pesce persico in tutto il lago di Como. 23 MANUALE PER LA POSA DELLE LEGNAIE E DEGLI ALBERELLI DI NATALE di Carlo Romanò La costruzione di una legnaia o la posa di un gruppo di pinetti sul fondo del lago per incrementare la riproduzione del pesce persico sono operazioni alla portate di tutti, purchè si disponga di una capace barca da lavoro e di…tanta buona volontà. I suggerimenti che riportiamo qui di seguito sono frutto delle esperienze accumulate negli ultimi cinque o sei anni in provincia di Como, con buoni risultati. 1. Assemblaggio fascine. Legna: le essenze più utilizzate sono quelle di rovere, frassino, ontano, salice, betulla, olivo, alloro. Da evitare il castagno, ricco di tannino e, in generale tutte le piante che, come il tiglio, hanno poca resistenza all’azione disgregatrice dell’acqua. Diametro: si utilizzano rami sino ai 4-5 cm. di diametro Dimensioni: per una buona maneggevolezza le fascine ideali sono lunghe 2 metri e pesanti 20 Kg. Modalità di legatura: tradizionalmente le fascine vengono legate con rami ritorti di nocciolo. Oppure si utilizza del filo di ferro cotto del diametro di 1, 5 mm. L’assemblaggio di ciascuna fascina risulta più agevole se i rami sono posizionati con le estremità rivolte nella stessa direzione. Una fascina della lunghezza di due metri richiede due legature (disegno 1). Suggerimenti: può essere comodo sfruttare le potature e il taglio alberi lungo le strade, effettuato durante il periodo invernale.Le imprese che effettuano questi interventi collaborano volentieri, perché normalmente i rami di dimensioni adatte per le fascine non sono utilizzati e vengo tritati. Attrezzatura: servono guanti da lavoro molto resistenti, roncola, fil di ferro. 2. Metodi di affondamento Appesantimento mediante impregnazione d’acqua: si ottiene immergendo le fascine nel lago, a poca profondità, per alcune settimane. Il legno si impregna, si appesantisce e quindi, una volta trasportato sul luogo dove si intende realizzare la legnaia, affonda naturalmente. Questo metodo richiede la disponibilità di aree riparate (darsene, porticcioli) dove poter immergere la legna. Inoltre le fascine, una volta impregnate d’acqua, sono molto difficili ed impegnative da manovrare, per cui, se il trasporto avviene con un’imbarcazione di medie dimensioni, e non con un mezzo 24 Disegno 1 25 specifico da trasporto (tipo chiatta) la località di posa deve essere nelle immediate vicinanze dell’area di “stabulazione ed appesantimento. Utilizzo di zavorre: le zavorre più usate sono i bolognini e i sacchi di iuta riempiti di sassi. Per fascine di dimensioni “standard” occorrono tre bolognini ogni cinque fascine. L’utilizzo dei bolognini è piuttosto impegnativo, perché comporta faticose operazioni di carico, trasporto e scarico dei medesimi sul luogo di posa delle legnaie. I sassi per riempire i sacchi di iuta possono invece essere facilmente reperiti lungo le rive. 3.Dove costruire le legnaie? Legnaie riproduttive I siti ottimali per la realizzazione di queste legnaie sono quelli in cui i persici faticano a trovati substrati idonei alla deposizione delle uova. Vanno quindi escluse le aree litorali in cui, alla profondità di 5-10 metri, c’è abbondanza di macrofite sommerse o di altro materiale che può essere utilizzato dai riproduttori per la posa dei nastri ovarici. In queste situazioni, il ruolo delle legnaie può essere del tutto trascurabile. Sul lago di Como abbiamo ad esempio verificato che, in presenza di piante acquatiche sommerse , i pesci persici tendono a deporre le uova su queste ultime, anche se nelle immediate vicinanze è disponibile una legnaia artificiale. Spesso, nella scelta del sito di posa delle legnaie, nei laghi che presentano sponde poco accessibili, ad esempio per la presenza di ampie fasce di canneto,un elemento determinate è la distanza dal punto di carico delle fascine. Nel caso in cui si utilizzano imbarcazioni di medie dimensioni, con limitate possibilità di carico, è infatti opportuno evitare trasferimenti troppo lunghi, tenuto conto che, soprattutto se si intendono posare numerosi gruppi di fascine, occorre procedere con una certa celerità. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, la pendenza delle rive può non essere un elemento determinante nella scelta del sito. Adottando le opportune cautele, è infatti possibile realizzare piccole (ed efficaci!) legnaie anche su scoscesi fondali rocciosi. Legnaie di svernamento Assai meno diffuse delle legnaie riproduttive, quelle di svernamento hanno lo scopo di offrire al pesce persico zone di riparo anche durante i mesi invernali e mirano, soprattutto a facilitare l’attività di pesca “concentrando” la presenza del pesce in alcuni punti facilmente identificabili. Queste legnaie devono essere posizionate a profondità decisamente più elevate e su fondali decisamente pianeggianti. 26 Realizzazione delle legnaie su fondali piatti Sui litorali poco scoscesi, le fascine, una volta appesantite e posate sul fondale, tendono ad avere una buona stabilità. In queste condizioni si possono realizzare legnaie di grandi dimensioni, assicurando la stabilità delle medesime con pochi accorgimenti di facile attuazione. Tradizionalmente, le aree adibite a legnaie erano perimetrate con pali di legno, i quali venivano infissi nel fondale, necessariamente melmoso, a forza di braccia. Si realizzava così una sorta di recinto “perenne” all’interno del quale le fascine venivano poi calate singolarmente o a gruppi. In alcuni laghi della Brianza le palificazioni sono ancora ben visibili ed, in alcuni casi, sono tutt’ora utilizzate per la posa delle legnaie. Tale metodo, piuttosto impegnativo ma di indubbia efficacia, non può però essere sempre messo in atto. Sui fondali sassosi o rocciosi, ad esempio, l’utilizzo dei pali è sostanzialmente impraticabile. Oppure, nelle acque dove viene esercitata la navigazione con natanti di una certa “stazza”, i pali rappresentano un fattore di rischio tutt’altro che trascurabile. Sui fondali pianeggianti è spesso sufficiente, per assicurare la stabilità della legnaia, collegare tra loro un elevato numero di fascine e di zavorre, il cui peso complessivo impedisce qualsiasi “ trascinamento” della struttura, anche in presenza di forti correnti subacquee. L’apporto dei subacquei, in questi casi, è molto importante durante la fase di individuazione del punto in cui posare la fascina, soprattutto se la morfologia del fondale e molto diversificata e, a poca distanza dal fondale pianeggiante prescelto, ci sono rive molto scoscese. In questi casi, un errore, anche di pochi metri, durante la posa delle legnaie può causare il fallimento totale delle operazioni. I subacquei possono essere presenti durante l’affondamento delle fascine, e quindi guidare direttamente le medesime nel punto desiderato, oppure possono anticipare l’immersione e segnalare il punto prescelto con un piccolo gavitello galleggiante. Sui fondali omogenei, sia come morfologia che come struttura del fondale, l’apporto dei subacquei non è invece necessario. In un certo senso, un punto vale l’altro, purché le fascine siano posate ad un’idonea profondità. Realizzazione delle legnaie su fondali scoscesi Se le rive degradano rapidamente a grandi profondità, la tecnica di realizzazione delle legnaie cambia radicalmente. Prima di tutto le medesime devono essere di piccole dimensioni (devono essere composte da non più di cinque o sei fascine), per evitare che il peso della struttura sia eccessivo e che comporti un immediato “rotolamento” delle fascine verso fondali profondi ed inutilizzabili dal pesce persico per la deposizione delle uova. Secondariamente, la legnaia deve essere assicurata a riva mediante un robusto cavo 28 di nylon, che deve essere fissato ad una sporgenza della roccia, ad un pontile di attracco, a qualsiasi punto fisso che garantisca una tenuta sufficiente. Sulla base delle nostre esperienze, un cordino di nylon del diametro di 100 mm, è in grado di mantenere in posizione la legnaie per diversi anni. Occorre anche sottolineare che queste “mini-legnaie”, fissate su fondali rocciosi ad elevata pendenza, hanno dato, in alcuni tratti del lago di Como, risultati veramente sorprendenti. Con ogni probabilità il successo di queste strutture va attribuito alla totale assenza, in questo tipo di fondali, di substrati naturali idonei ad ospitare i nastri ovarici del pesce persico. 4. Monitoraggio e manutenzione delle legnaie Per ottimizzare, sul lungo periodo, le attività di posa delle legnaie, è opportuno prevedere una serie di controlli, ad opera di esperti subacquei. Le immersioni vengono programmate con una doppia finalità: verificare l’efficacia delle singole legnaie ed individuare le località, le profondità di posa e le modalità costruttive più “funzionali” in ciascun corpo idrico controllare lo stato di conservazione delle medesime, per provvedere tempestivamente al rifacimento di quelle che versano in cattive condizioni. Le legnaie non durano in eterno: a seconda delle caratteristiche fisico-chimiche delle acque del lago, dopo un periodo più o meno lungo le fascine vengono ricoperte dal sedimento, o si “disgregano” sotto l’azione delle correnti e perdono ogni potere di attrazione. Per verificare l’efficacia delle legnaie le immersioni devono, ovviamente, essere effettuate durante il periodo riproduttivo del pesce persico (marzo-aprile). Le immersioni finalizzate al controllo dello stato di conservazione delle strutture possono essere programmate in qualsiasi periodo dell’anno (se si può disporre di mute “stagne” è meglio l’inverno, quando la trasparenza delle acque è maggiore e si può lavorare in condizioni ideali.) Consiglio pratico! Considerato che, soprattutto in condizioni di scarsa trasparenza delle acque, non è sempre facile ritornare con precisione nell’esatta posizione di una legnaia sommersa, se si ha intenzione di effettuare controlli e/o manutenzioni della struttura è buona norma, quando si calano le fascine, rilevare le coordinate con un Sistema GPS (Geographical Position System). Si risparmia un sacco di tempo! 29 Scheda di rilevamento usata dalla provincia di Como per il controllo subacqueo delle legnaie: LEGNAIE PER PESCI PERSICI - SCHEDA DI RILEVAMENTO DATA............................................ COMUNE...................................LOCALITA’.............................................................. PROFONDITA’......................... STATO DI CONSERVAZIONE DELLA LEGNAIA - BUONO: FASCINE PULITE E NON RICOPERTE DA SEDIMENTO - DISCRETO: FASCINE PARZIALMENTE INTERRATE E/O RICOPERTE SEDIMENTO DA - CATTIVO: FASCINE INTERRATE E/O RICOPERTE DA SEDIMENTO APPARENTEMENTE INUTILIZZABILE GRADO DI COPERTURA DA DREISSENA - NULLO - PARZIALE - TOTALE nel raggio di cento metri a destra e a sinistra della legnaie occorre rilevare le seguenti informazioni PRESENZA DI MACROFITE SOMMERSE - “TAPPETO” CONTINUO DI MACROFITE DALLA PROFONDITA’ DI M..... ALLA PROFONDITA’ DI M....... - PRESENZA DISCONTINUA DI MACROFITE DALLA PROFONDITA’ DI M......... ALLA PROFONDITA’ DI M........ 30 - RARE MACROFITE PRESENTI DALLA PROFONDITA’ DI M.......ALLA PROFONDITA’ DI M......... - ASSENZA DI MACROFITE SOMMERSE N° NASTRI OVARICI PRESENTI SULLA LEGNAIA N° DI NASTRI OVARICI DEPOSTI AL DI FUORI DELLA LEGNAIA SULLE MACROFITE SOMMERSE SONO STATI RILEVATI I SEGUENTI NASTRI OVARICI SU ALTRI TIPI DI SUBSTRATO NEL RAGGIO DI 100 METRI A DESTRA E A SINISTRA DELLA LEGNANIA SONO STATI RILEVATI I SEGUENTI NASTRI OVARICI 31 Intelaiatura per legnaia di un tempo Legnaia di un tempo I “PINETTI” In alternativa alle legnaie, un buon materiale che può essere utilizzato per incrementare la riproduzione del pesce persico è rappresentato dagli alberelli di Natale “dismessi”. In primavera è facile recuperare un buon numero di piccoli abeti che, abbandonato il ruolo di “alberi di Natale”, non sono più utilizzabili e spesso finiscono in discarica insieme ai rifiuti urbani. Una volta calati sul fondo del lago, questi abeti sono ancora in grado di svolgere un ruolo importante, identico a quello svolto dalle fascine di legna. Incuranti della presenza dei piccoli aghi appuntiti, i pesci persici “drappeggiano” i rami dei pini con i loro nastri ovarici, talvolta creando spettacolari e lucenti ghirlan- 34 de, a mo’ di inconsueti, e ritardatari, addobbi natalizi. La tecnica di posa degli alberelli sommersi è molto semplice e richiede soltanto la disponibilità di una buona imbarcazione da lavoro, con la quale ci si porta in corrispondenza di un fondale non troppo scosceso, di profondità compresa tra i 5e i 10 metri. Si provvede quindi ad appesantire i singoli pinetti con bolognini (oppure con sacchi di iuta riempiti di sassi e ghiaia), legati con del filo di ferro o con un cordino di nylon alla base del tronco. Sulla cima dell’alberello viene invece fissata una bottiglia di plastica, vuota ma ermeticamente chiusa, che ha lo scopo di mantenere la pianta in posizione verticale, in modo che i nastri ovarici restino ben sollevati dal fondo del lago. Se i pinetti non sono eccessivamente grandi, un singolo operatore è perfettamente in grado di sollevare un alberello, con la relativa zavorra dal fondo dell’imbarcazione e di calarlo in lago nel punto prescelto. Anche nel caso dei pinetti è particolarmente importante disporre di un adeguato supporto subacqueo, sia per l’individuazione dei fondali più idonei, sia per le necessarie verifiche sulla reale efficacia delle operazioni (conteggio dei nastri ovarici) 36 IMPRESSIONI SOTT’ACQUA di Luigi Bello e Stefano Briccola Il Centro Sub Nettuno ha oramai un ruolo fondamentale nel monitoraggio, nella posa e nella documentazione delle legnaie per il ripopolamento dei pesci persici. L’impiego di sommozzatori consente l’esplorazione dei fondali ove rilevare le caratteristiche ideonee per la posa delle fascine, il controllo visivo della deposizione delle uova, un censimento dei nastri ovarici e del tipo di substrato, ed infine l’uso di una videocamera per riprendere l’ambiente durante il periodo saliente della riproduzione. I nostri “giretti” sui fondali solitamente hanno inizio nelle prime ore serali, si va in un negozio di articoli subacquei, si ricaricano le bombole mediante un compressore che pompa aria compressa fino a che queste non raggiungano la pressione di 200 atm in modo di avere un’autonomia sufficiente per i nostri lavori, e poi via, verso il lago. Il punto d’immersione non sempre lo possiamo raggiungere da riva, quindi veniamo aiutati dai guardapesca che operano nel Lario. La prima fase consiste nel preparare l’attrezzatura che ci permetterà di respirare sott’acqua, quindi il montaggio di bombola, erogatori e giubbetto ad assetto variabile, la vestizione della muta, guanti e cappuccio per ripararci dalle rigide temperature delle acque del nostro lago e l’imbarco. La seconda fase inizia con l’arrivo sul punto dove è stata posta la legnaia: si fanno gli ultimi preparativi, si indossano bombole, maschera e pinne, una capovolta e siamo in acqua. Accendiamo le torce perché ormai anche l’ultima luce del giorno va sparendo, un cenno di OK e giù nel ventre del lago, dove l’unico rumore che si sente è il ritmo del nostro respiro scandito dall’erogatore, la mancanza di peso, la possibilità di muoverti senza limiti che ti impone la gravità, la visione limitata dal fascio di luce che la torcia ti permette, ti danno subito quella sensazione che solo chi si è immerso ha avuto la fortuna di percepire. Uno sguardo al compagno, un nuovo cenno per capire se tutto procede per il meglio, quindi si parte alla ricerca delle fascine. Il fondale spesso dà la sensazione di un luogo lunare, a volte limaccioso, a volte sassoso ed a volte convergono entrambe le situazioni; i movimenti sono lenti perché basta poco per alzare un polverone di particelle in sospensione che non ci permetterebbero di vedere gran che. Poi, ecco, improvvisamente si presentano davanti ai nostri occhi fascine e alberelli, in un gioco di luce e ombre surreali, ricoperti da nastri ovarici addobbati come un albero di Natale sottomarino con intorno un brulicare di vita: dai persici semplicemente appoggiati al fondale, ad altri che si muovono agilmente tra i rami, ad altri nell’intento della posa delle uova, a tinche e soprattutto anguille che sperano di “recuperare qualche cosa per cena”. Lo spettacolo che si svolge attorno a noi è quasi ipnotico, possiamo avvicinarci ai pesci fino quasi a sfio37 rarli, attratti da ogni loro movimento e varietà, ed a fatica riusciamo a distogliere lo sguardo e spostarci alla ricerca di una nuova legnaia per rivivere la stessa emozione. Le immersioni riescono a dare delle emozioni uniche, difficili da descrivere; anche nelle nostre acque si ha la possibilità di assaporare la vastità di un ecosistema che viene considerato, a torto, povero e brutto. Per chi volesse avvicinarsi al mondo della subacquea o approfondire nozioni apprese precedentemente, o semplicemente stare con un gruppo di amici che amano vedere l’acqua dall’interno, basta contattare il Centro Sub Nettuno, affiliato alla FIPSAS, dove si effettuano corsi di formazione e preparazione all’attività subacquea divisi nei periodi: ottobre-gennaio e febbraio-maggio. IL PERSICO A TAVOLA 38 40 41 42 43 44 45 Riso e filetti di pesce persico Ingredienti per 4 persone: 24 filetti di pesce persico fresco 4 etti di riso (maratello o semifino padano) 1 etto di burro 2 uova parmigiano, olio d’oliva, salvia, limone e sale q.b. Sbattete le uova. Infarinate il persico e passatelo nell’uovo sbattuto. Nel frattempo, lasciate bollire il riso per 13 minuti (non di più) in abbondante acqua salata. In una padella rosolate il burro ed aggiungete la salvia e i filetti di pesce persico; salateli. Scolate il riso e deponetelo in un ampio piatto di portata. Cospargete di parmigiano e coprite tutto con i filetti di persico dorati. Se lo gradite, potete aggiungere al pesce un po’ di succo di limone. Buon appetito! Ricetta del Ristorante “da Silvio” di Bellagio 46 finito di stampare nello stabilimento della Grafica Marelli di Como nel mese di Ottobre 2002