10) Sindrome Metabolica La sindrome metabolica non è una malattia, ma una condizione in cui c’è un aumentato rischio cardiovascolare, un po’ come l’obesità o il fumo, ma migliore delle “sola” obesità. Si parla moltissimo dell’obesità e delle sue complicanze, ma dal punto scientifico esistono molti obesi perfettamente sani e molti magri malati. Il concetto di sindrome metabolica nasce dalla necessità di meglio individuare le persone a maggior rischio d’infarto, anche se magre, da quelle a basso rischio, anche se grasse. Nella sindrome metabolica, l’obesità vale uno in un gruppo di cinque parametri, quando fino a due parametri si è considerati a basso rischio. Esistono diverse definizioni di sindrome metabolica. Quella qui proposta è la più famosa e diffusa, redatta dall’ATPIII (NCEP). [PMID: 10335688], [PMID: 11368702], [PMID: 16681555], [PMID: 16865099]. Si definisce in “sindrome metabolica” una persona che presenti contemporaneamente 3 o più dei seguenti 5 parametri alterati: 1) pressione arteriosa superiore a 130/85 mmHg; 2) trigliceridi superiori a 150 mg%; 3) circonferenza vita superiore a 88 cm nelle donne e 102 cm negli uomini; 4) glicemia superiore a 110 mg%; 5) colesterolo HDL (quello “buono”) basso, inferiore a 40 nelle donne e 50 mg% negli uomini. Si passa, quindi, dalla sola presenza o assenza della “pancia” a una valutazione “metabolica” più articolata, che riguarda la biochimica dell’organismo. Queste alterazioni biochimiche, fortemente legate alla pessima alimentazione e all’inattività fisica sono dette, nel loro complesso, insulino resistenza. È l’insulino resistenza e non l’obesità quella che al giorno d’oggi è considerata la “madre di tutte le malattie”, infarto e diabete in primo luogo. Esistono diversi altri indici di dismetabolismo, come l’iperuricemia, l’iperinsulinemia, la microalbuminuria, ma per la diagnosi di sindrome metabolica sono maggiormente in uso quelli sopra descritti. 1 Quasi intuitivamente, si nota come tutti gli indici di dismetabolismo appena visti sono quasi solo conseguenze dirette di violazioni, spesso grossolane, dei più comuni parametri di stile di vita: pessima qualità e quantità alimentare, inattività fisica e fumo. È oramai stabilito che le persone con “sindrome metabolica” presentano un rischio di mortalità nettamente più alto delle altre, circa il doppio, anche se magre. Allo stesso modo una persona obesa senza altri segni di sindrome metabolica non presenta nessun apprezzabile aumento del rischio. [PMID: 16443895] In realtà il rischio aumenta in maniera lineare all’aumentare del numero di alterazioni e, semplicemente, gli esperti hanno condiviso l’opinione di ritenere accettabile il rischio fino a due alterazioni e inaccettabile quello corso con tre o più alterazioni. Un’altra importante novità è stata dimostrare che anche piccole variazioni dalla “normalità”, come una pressione arteriosa di 135/85 mmHg o i trigliceridi a 160 mg%, che di per sé sono sempre state considerate con sufficienza, sono invece importanti indici di salute, una volta riuniti in una “costellazione” di queste pur lievi alterazioni (almeno tre appunto), e costituiscono un elemento di rischio superiore del pesare 100 chilogrammi. Si tratta di piccoli campanelli d’allarme, ma che suonano molto forte “in coro”. In farmacia Il farmacista, oggi, può determinare quattro di questi cinque parametri (non il colesterolo HDL), e quindi può venire a conoscenza di uno stato di alto rischio cardiovascolare di un suo cliente. Potrà invitarlo a degli esami di approfondimento dal suo medico di base, oppure consigliargli quelle piccole modificazioni comportamentali in grado di abbattere il rischio. Quant’è l’aumento di rischio associato alla sindrome metabolica? Il rischio d’infarto, d’ictus e di mortalità per tutte le cause è circa doppio (+100%), nelle persone con sindrome metabolica (3 o più fattori di rischio, linea continua), rispetto alle persone non in sindrome metabolica (2 o meno fattori di rischio, linea tratteggiata). Diversi altri studi hanno dato risultati analoghi. [PMID: 15159263], [PMID: 12460094], [PMID: 20863953]. 2 L’insulino resistenza Ma cos’è questa resistenza all’azione dell’insulina, considerata la madre delle malattie cronicodegenerative occidentali? L’insulina c’è, magari troppa (l’iperinsulinemia è un fattore dell’insulino-resistenza), ma le cellule e i tessuti, muscolare, adiposo e il fegato, la “sentono” poco, perché internalizzano o “spengono” i recettori dell’insulina (che agiscono usando come secondo messaggero l’inositolo3fosfato). Come conseguenza questi tessuti trasporteranno meno glucosio al loro interno, che resterà nell’extracellulare, nel plasma, dove darà prima una lieve iperglicemia, poi un diabete franco. Sembra quasi un tentativo delle cellule di limitare l’entrata di altro zucchero al loro interno (eccesso calorie, grassi, alcol e zuccheri) e preferiscano lasciarlo fuori, nell’extra cellulare. Per questo insulino resistenza, obesità e diabete sono fortemente legate. Ipertensione, ipertrigliceridemia e basso HDL sono altri indici d’insulino resistenza, come d’altronde valori elevati di insulina plasmatica, acido urico e gli indici di infiammazione di base, come il fibrinogeno e la PCR. I sintomi, intesi come dolore, possono essere del tutto assenti, ma già l’obesità, la sedentarietà, il fumo e la pessima qualità alimentare, sono importanti indici di un possibile dismetabolismo, e le conseguenze possono essere gravi. [PMID: 22055501], [PMID: 16492903], [PMID: 22055501], [PMID: 16222595], [PMID: 17307054]. A chi consigliare le analisi per la SM La sindrome metabolica non è ancora entrata nell’immaginario collettivo, come il colesterolo, anche se è più importante ed è stata pubblicizzata in qualche trasmissione televisiva di grande ascolto. Occorre quindi incentivare l’utilizzo, soprattutto a cura dei medici di base e dei farmacisti, magari con l’utilizzo di immagini colorate, in modo che il cliente possa visivamente rendersi conto di come può scendere la “scala” del rischio semplicemente attuando alcuni parametri di stile di vita. Le analisi per il rilievo della sindrome metabolica sono tutte economiche e spesso già disponibili. Quasi sempre basta solo metterle insieme. Eventualmente occorre consigliare le analisi che mancano come si viene a conoscenza dell’alterazione di uno solo di questi fattori (frequentemente sarà l’obesità, oppure l’ipertensione). 3 ANALISI DI LABORATORIO La diagnosi di sindrome metabolica è semplice ed economica, così come la terapia è a portata di tutti: basta mangiare meglio, smettere di fumare e infilarsi un paio di scarpe da ginnastica. I miglioramenti possono essere seguiti settimana per settimana (pressione arteriosa e giro vita), gli altri ogni due mesi con semplici e economiche analisi di laboratorio. Già al primo controllo di laboratorio, cioè dopo due mesi, non possono non essere presenti notevoli miglioramenti. Analita Glicemia Trigliceridi Colesterolo HDL Pressione arteriosa Girovita Valori di riferimento Inferiore a 110 mg% Inferiore a 150 mg% M. superiore a 40, F. superiore a 50 mg% Inferiore a 130/85 mmHg M. inferiore a 102, F. inferiore a 88 cm 1) Pressione Arteriosa Misurarla almeno 1 volta all’anno Segnare “+1” se la misura supera 130/85 mmHg. Segnare +1 sia che i valori siano superati dalla sola sistolica, oppure dalla sola diastolica o da entrambe, sia nelle donne che negli uomini. La misura è facile ed economica, da valorizzare e implementare. Lo sfigmomanometro dovrebbe essere presente in ogni abitazione come lo è il termometro per la misura della febbre nei bambini. Gli operatori della salute devono spiegate alle persone che l’uso del misuratore s’impara facilmente ed esistono apparecchiature automatiche sufficientemente precise e a basso costo che misurano anche la frequenza cardiaca (vedi 7° capitolo). Alcuni Autori sostengono che nella terza età questo parametro dovrebbe essere leggermente alzato. [PMID: 17850800], [PMID: 18931101]. 2) Circonferenza vita Misurarla almeno 1 volta all’anno Segnare un altro “+1” se la misura supera il valore di 88 cm nelle donne e 102 negli uomini. NON tutto il grasso è pericoloso ma quasi solo quello di pancia (visceri). Per questo si usa la circonferenza vita, quella delle sarte, misurabile anche a livello dell’ombelico, al posto del peso misurato con una bilancia oppure del calcolo del BMI. Il grasso presente nelle braccia, 4 nelle gambe, sulle cosce, nelle natiche, nel seno è meno o poco nocivo per il cuore, in alcuni casi addirittura protettivo. Il metro da sarta costa 1 euro, è in vendita ovunque e la misura è facilissima. 3) Glicemia Abituiamoci a misurarla Segnare un altro “+1” se la glicemia alla mattina e a digiuno supera i 110 mg%. Sia nelle donne che negli uomini. La glicemia è ampiamente trattata nel 6° capitolo e il superamento dei 110 mg% designa uno stato di pre-diabete. L’analisi va eseguita sempre a digiuno e al mattino. Alcuni Autori preferiscono usare come soglia 100, non 110 mg% (vedi 6° capitolo). 4) Trigliceridi Abituiamoci a misurarli Segnare un altro “+1” se il valore dei trigliceridi a digiuno supera 150 mg%. Sia nelle donne che negli uomini. Piccole variazioni dei trigliceridi erano quasi ignorate fino a pochi decenni fa e ora è invece considerata una “cattiva compagnia” in caso di diabete, ipertensione o altre patologie ed è un fattore di rischio cardiovascolare importante di per sé. I trigliceridi rispondono velocissimamente e ampiamente ai miglioramenti dello stile di vita (vedi 4° capitolo). 5) Colesterolo HDL Segnare “+1” se il colesterolo HDL è inferiore a 50 negli uomini e a 40 nelle donne; Si usa il colesterolo HDL e non l’LDL o il totale perché maggiormente collegato all’insulino resistenza. In pratica la sindrome metabolica è un modo per misurare l’insulino resistenza. È l’unica misura non ottenibile in farmacia e NON si può utilizzare il colesterolo totale come sostituto (vedi 3° capitolo). 5 Quanto è diffusa la sindrome metabolica (prevalenza) La prevalenza della SM (a volte definita come sindrome dis-metabolica o sindrome X), è in continuo aumento in tutto il mondo occidentale. Negli USA c’è un aumento dell’1% ogni anno. Sono in sindrome metabolica il 23% degli statunitensi, il 15% degli europei e circa il 18% degli italiani, anche se i dati variano molto da Autore a Autore. [PMID: 16505517], [PMID: 17140103], [PMID: 11790215]. Variando di pochissimo le abitudini di vita si può influire grandemente sul rischio cardio-metabolico di ampie fasce di popolazione. Interpretazione dei risultati Da zero a +1: Se la persona non fuma e pratica sport è a basso rischio. Viceversa può essere invitata a smettere di fumare e a praticare un minimo di attività fisica, in modo da mantenere nel tempo questo bel punteggio. + 2: due alterazioni non collocano ancora la persona in sindrome metabolica, ma soprattutto nei maschi, che hanno un rischio cardiaco doppio rispetto alle donne, potrebbe essere un indice di un inizio di cedimento. Fumatori e sedentari devono essere calorosamente invitati a dei cambiamenti di stile di vita. Far notare i miglioramenti “strepitosi” che si possono ottenere solo mangiando meglio, non necessariamente meno e con l’attività fisica. +3: con tre alterazioni la persona è in sindrome metabolica, per cui occorre sicuramente fare qualcosa. Si può consigliare di ripetere lo screening dopo un mese o due di netto miglioramento di stile di vita. Far notare la posizione del cliente nella carta di rischio cardiaco italiano (vedi 5° capitolo), e il fatto di essere in sindrome metabolica gli fa fare un ulteriore “salto in alto nel rischio”. Rassicurare che la situazione è reversibile con modifiche di stile di vita tutto sommato modeste, in quanto non dovrà certo patire la fame! I farmaci diventano indispensabili nel caso di patologie franche. +4 o +5: o i valori eccedono i limiti di riferimento di un nonnulla, per cui si possono applicare le indicazioni precedenti, oppure bisognerà prendere in considerazione l’intervento di uno specialista, da scegliere a seconda del parametro maggiormente alterato (se la glicemia il diabetologo). 6 RACCOMANDAZIONI DIETETICHE E DI STILE DI VITA Rispetto alla dieta base non ci sono variazioni da apportare in caso di sindrome metabolica. L’unico parametro che si discosta un po’ riguarda la glicemia, che se alterata in una persona obesa, beneficia grandemente di un piccolo calo di peso, di 5-10 Kg in 3-6 mesi purché mantenuti nel tempo. Negli altri casi non è strettamente necessario dimagrire, anche se 3 o 4 Kg in meno nelle persone in sovrappeso possono aiutare. Si raccomanda nuovamente di migliorare la qualità alimentare (prodotti integrali, pesce e carni bianche, latticini magri, frutta fresca e secca, verdure cotte e crude, cacao fondente, te verde e caffè se tollerati oppure decaffeinati, non fritti né cibi spazzatura. Un bicchiere di vino se gradito negli adulti). Mai fare diete ipocaloriche drastiche né regimi alimentari monotoni o integralisti (solo carne, nessun grasso, solo frutta…), che possono ledere la salute. Il dimagrimento si attua sostituendo parte del pane, pasta, condimenti untuosi e dei vari secondi piatti, con un aumento della verdura cotta e cruda e utilizzando frutta e yogurt al posto del cibo spazzatura (dolci e salati preconfezionati di scarsa qualità). Evitare tutti i soft-drink e il fruttosio come dolcificante, limitare gli oli di condimento. Importantissima l’attività fisica in tutti i casi. [PMID: 15677798], [PMID: 15542283], [PMID: 17646581], [PMID: 21901431], [PMID: 18981938], [PMID: 17618108], [PMID: 18209884], [PMID: 16672196], [PMID: 15151470], [PMID: 18175740]. 7