Back MIASTENIA GRAVIS La miastenia grave è una malattia caratterizzata da debolezza muscolare. È causata da una reazione abnorme del sistema immunitario che avviene per motivi sconosciuti e in parte geneticamente determinati (reazione auto-immune), ed è diretta contro le sinapsi neuromuscolari. Le sinapsi neuromuscolari sono il punto di contatto tra le terminazioni nervose e la fibra muscolare e regolano la contrazione muscolare mediante l'acetilcolina liberata dalla cellula nervosa. Quando l'acetilcolina si lega al suo recettore sulla membrana muscolare causa una scarica elettrica e la contrazione del muscolo. La reazione autoimmune riduce il numero di recettori e così il numero di fibre muscolari che possono essere attivate durante uno sforzo. Anche se la miastenia grave è più rara di altre malattie neurologiche (colpisce una persona su 10.000 con una preferenza di donne tra i 15 e 30 anni e uomini sopra i 45), è ben trattabile ed è sempre da considerare in caso di visione sdoppiata o debolezza e affaticamento muscolare patologico. Possono essere colpiti isolatamente i muscoli extraoculari con il sintomo di una visione sdoppiata (diplopia) o un abbassamento anomalo della palpebra superiore (ptosi) (miastenia oculare, 15% dei casi). In altri casi sono coinvolti anche altri muscoli della testa, con difficoltà ad articolare le parole, a masticare o ad inghiottire. Nella maggior parte dei casi si tratta di forme generalizzate, che possono coinvolgere anche i muscoli della respirazione e possono peggiorare improvvisamente (crisi miastenica) con l'assunzione di certi farmaci, durante stati febbrili di causa diversa o con l'anestesia chirurgica. Perciò, la miastenia grave è una malattia potenzialmente letale, se non diagnosticata e trattata in maniera appropriata. Classificazione delle forme cliniche di miastenia Osserman (1958) Modificato MGFA I Miastenia oculare II Miastenia generalizzata lieve IIA Miastenia generalizzata lieve senza interessamento “bulbare” IIB Miastenia generalizzata lieve che colpisce la muscolatura orofaringea III Miastenia generalizzata moderata IIIA Miastenia generalizzata moderata senza interessamento “bulbare” IIIB Miastenia generalizzata moderata che colpisce la muscolatura orofaringea IV Miastenia severa IVA Miastenia generalizzata grave con poco coinvolgimento della muscolatura “bulbare” IVB Miastenia generalizzata grave che colpisce prevalentemente la muscolatura orofaringea V Miastenia con intubazione con o senza ventilazione assistita. TERAPIA Presidi generali Evitare quei farmaci che possono provocare debolezza miastenica o aumentarla (segue elenco) Ricordando comunque che la controindicazione è nella maggior parte dei casi solamente relativa. Istruire il paziente e/o i famigliari sia sugli effetti collaterali dei farmaci antimiastenia sia su quei sintomi o segni miastenici che richiedono almeno un consulto con lo specialista ed a questo proposito fornire un recapito dove poter fare riferimento. Ricordare al paziente che la malattia se ben seguita ha una prospettiva di vita normale, che le donne possono avere figli ( l’indebolimento in genere si presenta un mese dopo il parto) che vi può essere peggioramento della sintomatologia nella fase premestruale. Insomma informare che è una malattia che deve essere ben conosciuta anche dal paziente stesso. TERAPIA FARMACOLOGICA La farmacoterapia impiega sostanze che bloccano la degradazione dell'acetilcolina a livello delle sinapsi neuromuscolari. Sono gli inibitori dell'acetilcolinesterasi ANTICOLINESTERASICI I primi ad essere impiegati, essi hanno drasticamente ridotto la mortalità per MG, la più usata è la piridostigmina (Mestinon®), spesso risultano inefficaci nella diplopia delle forme puramente oculari di MG. La formulazione pronta ha una durata di circa 4 ore. Gli effetti collaterali sono quelli muscarinici. Attenzione il sovradosaggio da anticolinesterasici somiglia alla crisi miastenia, è ancora una volta la presenza degli effetti muscarinici (nausea, vomito, salivazione, pallore, sudorazione, coliche, bradicardia e miosi pupillare) che aiuta nella diagnosi differenziale. Immunoterapie a breve termine Hanno il pregio di agire sui sintomi e segni miastenici in breve tempo. Si tratta della Plasmaferesi e delle Immunoglobuline ad alte dosi. L’efficacia dei due trattamenti è risultata simile e si rivelano particolarmente utili nel trattare le “crisi miasteniche”, le esacerbazioni con segni “bulbari” della malattia. Il limite di tali trattamenti è la limitata durata nel tempo del beneficio clinico (durata media circa 20 giorni) motivo per il quale devono essere supportate da altri farmaci, in particolare lo steroide in grado di essere efficace in pochi giorni sul controllo dei sintomi e segni. PIRIDOSTIGMINA(Mestinon®) USI CLINICI Può essere utilizzata anche nel trattamento della miastenia grave MECCANISMO D’AZIONE Possiede proprietà colinergiche e appartiene alla classe degli inibitori delle colinesterasi; è quindi uno stimolante delle terminazioni nervose colinergiche e della placca motrice. Presenta una buona tollerabilità, maneggevolezza, stabile e duraturo mantenimento dell´efficacia, e per la riduzione graduale dell´effetto terapeutico. La riduzione della frequenza della somministrazione del farmaco facilita il trattamento della miastenia grave. CONTROINDICAZIONI Il preparato non deve essere somministrato in caso di occlusioni meccaniche dell´apparato gastrointestinale e delle vie urinarie ed in tutte le patologie riconducibili ad ipertonia della muscolatura bronchiale come ad esempio bronchite spastica, asma bronchiale ed ipersensibilità nota agli anticolinesterasici, ai bromuri o verso uno qualsiasi dei componenti del prodotto. Nel caso di ulcera gastrica, tireotossicosi, insufficienza cardiaca, infarto miocardico bisogna considerare scrupolosamente i rischi dovuti al trattamento con piridostigmina. Nei pazienti con funzione epatica compromessa sono necessari controlli periodici delle prove di funzionalità epatica. Il preparato non deve essere somministrato in associazione con miorilassanti depolarizzanti come il suxametonio. E´ necessario prestare particolare attenzione per l´impiego di piridostigmina nei pazienti con bradicardia, diabete mellito o che abbiano subito interventi chirurgici all´apparato gastrointestinale. EFFETTI INDESIDERATI Gli effetti indesiderati più frequenti sono: ipersudorazione, scialorrea, lacrimazione, ipersecrezione bronchiale, nausea, vomito, diarrea, crampi addominali (aumentata peristalsi), urgenza della minzione, fascicolazione, tremori e crampi o ipotonia muscolare, disturbi dell´accomodazione, dopo dosi elevate, bradicardia. In casi rari è stata riferita la comparsa di eruzioni cutanee che scompaiono spontaneamente sospendendo la somministrazione del farmaco. In soggetti predisposti possono manifestarsi reazioni di ipersensibilità. GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO Bisogna valutare scrupolosamente il rischio connesso al mancato trattamento della malattia in confronto a quello dell´assunzione del preparato in gravidanza. La piridostigmina può essere secreta dalle ghiandole mammarie ed essere contenuta nel latte materno. Per questo motivo non si può allattare durante il trattamento. INTERAZIONI L´azione di derivati della morfina e barbiturici può essere potenziata durante il trattamento con piridostigmina. Il concomitante uso di alcuni antibiotici in genere aminoglicosidici o di alcuni anestetici, in particolare l'etere, può contrastare l'azione antagonista della piridostigmina nei confronti dei farmaci curarizzanti non depolarizzanti. CORTISONICI Come già indicato è efficace in pochi giorni ma per motivi non ancora ben chiariti può dare un peggioramento clinico nei primi giorni di trattamento. Il dosaggio è quello immunosoppressivo cioè relativamente elevato, alcuni autori iniziano con bassi dosaggi per ridurre l’incidenza del deterioramento da inizio terapia ma non vi sono prove certe di questo ed altri autori iniziano subito con i dosaggi immunosoppressivi. Il problema dello steroide sono gli effetti collaterali: aumento della P.A., della glicemia, depauperazione di potassio, rischio di miopatia da steroide, aumento del tono oculare e comparsa di cataratta, specie nelle donne dopo la menopausa osteoporosi, in più irsutismo acne e faccia a luna ,piena. Per tali motivi è buona regola passare a giorni alterni l’assunzione del farmaco ed arrivare alla dose minima efficace per tenere sotto controllo la sintomatologia. PREDNISONE(Deltacortene®) USI CLINICI Viene utilizzata contro la miastenia grave. MECCANISMO D’AZIONE Il prednisolone è un glicocorticoide sintetico che differisce strutturalmente dall´idrocortisone. La sua struttura aumenta l´attività antinfiammatoria di circa 4 ore in confronto con l´idrocortisone. Rispetto a quest´ultimo ed al cortisone, il prednisolone ha il vantaggio di indurre minore ritenzione di sodio cloruro e acqua e quindi di determinare minori perdite urinarie di potassio. CONTROINDICAZIONI Ipersensibilità ai componenti del prodotto, tubercolosi, ulcera peptica, psicosi, herpes oculare simplex, infezioni micotiche sistemiche. EFFETTI INDESIDERATI In corso di terapia cortisonica, specie per trattamenti intensi e prolungati, possono manifestarsi alcuni tra i seguenti effetti:alterazioni del bilancio idro-elettrolitico, alterazioni muscoloscheletriche, quali osteoporosi, fragilità ossea, miopatie, complicazioni a carico dell´apparato gastro-intestinale, alterazioni cutanee, quali ritardi nei processi di cicatrizzazione, assottigliamento e fragilità della cute, vertigini, cefalea e aumento della pressione endocranica, alterazioni della funzionalità endocrina, quali irregolarità mestruali, modificazioni della fisionomia, disturbi della crescita nei bambini, diminuita tolleranza agli zuccheri e possibile manifestazione di diabete mellito latente, aumentata necessità di farmaci antidiabetici, aumentata pressione endoculare, negativizzazione del bilancio dell´azoto. E´ opportuno comunicare al medico curante qualsiasi altro effetto indesiderato, non compreso nel presente foglio illustrativo, che si dovesse verificare durante il trattamento. GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO Nelle donne in stato di gravidanza, durante l´allattamento e nella primissima infanzia il prodotto va somministrato esclusivamente nei casi di effettiva necessità e sotto il diretto controllo del medico. INTERAZIONI Sebbene non siano note interazioni medicamentose e incompatibilità con prednisone, tuttavia in corso di trattamento contemporaneo con: anticonvulsivanti (fenobarbitale, difenilidantoina), alcuni antibiotici (rifampicina), anticoagulanti (warfarin), broncodilatatori (efedrina) si suggerisce di aumentare la dose di mantenimento del glucocorticoide. In corso di trattamento contemporaneo con altri antibiotici (eritromicina, troleandomicina), estrogeni o preparazioni contenenti estrogeni, si raccomanda di ridurre la dose di glucocorticoide. Nei pazienti con ipoprotrombinemia si consiglia prudenza nell´associare l´acido acetilsalicilico ai corticosteroidi. AZATIOPRINA E’ un farmaco che se ben tollerato può in alcuni casi sostituire completamente lo steroide, mentre più spesso è usato in associazione per ridurne il dosaggio. Tra gli immunosoppressori dopo il Prednisone è considerato di prima scelta. Entra in funzione nel controllo clinico non prima di 5-6 mesi è in genere ben tollerato. Bisogna monitorare la funzionalità epatica e l’emocromo. Va interrotto per breve periodo in caso di infezione e se la conta dei G.B. arriva ad essere inferiore a 2500/mm^3. AZATIOPRINA(Azatioprina®) USI CLINICI E’ utilizzata come agente immunosoppressivo ed antimetabolita sia da sola che, più comunemente, in associazione ad altri farmaci (solitamente cortisonici) e tecniche che influenzano la risposta immunitaria. L'effetto terapeutico può essere evidente solo dopo settimane o mesi e può comportare una riduzione della posologia degli steroidi, così riducendo la tossicità associata agli alti dosaggi e all'uso prolungato dei cortisonici. L’azatioprina, in associazione con i cortisonici è indicata nei pazienti affetti da miastenia grave. MECCANISMO D’AZIONE Ha azione immunosoppressiva, è un derivato imidazolico della 6.mercaptopurina (6.MP). La 6.MP attraversa prontamente la membrana cellulare e si converte intracellularmente in un certo numero di tioanaloghi purinici, comprendenti il principale nucleotide attivo, l'acido tioinosinico. La percentuale di conversione varia da soggetto a soggetto. I nucleotidi non attraversano la membrana cellulare e pertanto non circolano nei fluidi corporei. La 6.MP, indipendentemente se sia somministrata direttamente o sia derivata in vivo dalla azatioprina, viene eliminata principalmente come metabolita ossidato inattivo, l'acido tiourico. Tale ossidazione è causata dalla xantina ossidasi, un enzima che viene inibito dall'allopurinolo. L'attività della parte metilnitroimidazolica non è stata definita chiaramente. Tuttavia, in molti sistemi sembra modificare l'attività della azatioprina in confronto a quella della 6.MP. Si pensa che agisca tramite:il rilascio di 6.MP che agisce come un antimetabolita purinico, il possibile blocco dei gruppi -SH per alchilazione, l'inibizione di molte vie della biosintesi degli acidi nucleici, che previene la proliferazione delle cellule coinvolte nella determinazione e nella amplificazione della risposta immune. Il danno all'acido desossiribonucleico (DNA) per mezzo della incorporazione dei tioanaloghi purinici. A causa di tali meccanismi, l'effetto terapeutico dell’azatioprina può essere evidente solo dopo diverse settimane o mesi di trattamento. CONTROINDICAZIONI E’controindicata nei pazienti con ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti. Anche l'ipersensibilità alla 6.mercaptopurina può essere causa di ipersensibilità al farmaco. EFFETTI INDESIDERATI Molto rari Polmoniti reversibili Rari Perforazione dell´intestino Disturbi gastrointestinali Agranulocitosi Danno epatico pericoloso Anemie Diverticolite Pancitopenia Neoplasie Alopecia Non comuni Ridotta funzionalità epatica Reazioni di ipersensibilità Pancreatiti Comuni Trombocitopenia Molto comuni Depressione della funzione del midollo osseo Nausea Infezioni virali Colestasi Anemia GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO Gravidanza La decisione di continuare o interrompere la terapia con azatioprina durante la gravidanza, o di interrompere la gravidanza stessa, dipende dalla patologia in trattamento, per cui occorre valutare lo stato di salute della madre e la conseguente necessità di terapia adeguata rispetto ai rischi che può correre il feto. Come regola generale questa terapia non dovrebbe essere intrapresa nelle donne in gravidanza. Nel colostro e nel latte di donne in trattamento con azatioprina è stata identificata 6.mercaptopurina. INTERAZIONI -Allopurinolo Allopurinolo/oxipurinolo/tiopurinolo L'attività della xantino-ossidasi è inibita dall'allopurinolo, dall'oxipurinolo e dal tiopurinolo con la conseguenza di una ridotta conversione dell'acido 6.tioinosinico biologicamente attivo in acido 6.tiourico biologicamente inattivo. Quando l'allopurinolo, l'oxipurinolo e/o il tiopurinolo sono somministrati in associazione con la 6.mercaptopurina o con l'azatioprina, la dose di questi ultimi deve essere ridotta ad un quarto della dose originale. -Aminosalicilati Poichè esistono evidenze in vitro che derivati aminosalicilici (per esempio olsalazina, mesalazina o sulfasalazina) inibiscono l'enzima TPMP, questi devono essere somministrati con cautela nei pazienti ai quali venga somministrata contemporaneamente azatioprina. -Bloccanti neuromuscolari L’azatioprina può potenziare il blocco neuromuscolare prodotto dagli agenti depolarizzanti come la succinilcolina e può ridurre il blocco promosso dai farmaci non depolarizzanti come la tubocurarina. La potenza di tale interazione è notevolmente variabile. -Captopril E' stato riportato un caso che suggerisce che la comparsa di anomalie ematologiche può essere dovuta alla concomitante somministrazione di azatioprina e captopril. -Cimetidina Vi sono indicazioni che cimetidina possa avere effetto mielosoppressivo, che può essere incrementato dalla somministrazione concomitante di azatioprina. -Cotrimossazolo Esistono segnalazioni contrastanti di interazioni cliniche, che comportano anomalie ematologiche gravi, tra azatioprina e co-trimossazolo. -Indometacina Vi sono indicazioni che l’indometacina possa avere effetto mielosoppressivo, che può essere incrementato dalla somministrazione concomitante di azatioprina. -Furosemide la furosemide ha mostrato di ridurre il metabolismo di azatioprina.. -Penicillamina Agenti citostatici/mielosoppressivi La somministrazione concomitante di farmaci citostatici, o farmaci che possono avere effetto mielosoppressivo, come la penicillamina, deve essere, ove possibile, evitata. -Warfarin E' stata riportata inibizione dell'effetto anticoagulante di warfarin, quando somministrato con azatioprina. ACIDO MECLOFENAMICO E’ attualmente considerato di seconda scelta in caso di non controllo od intolleranza ad azatioprina non vi sono ancora su di esso studi randomizzati in doppio cieco ma studi anedottici hanno evidenziato una efficacia simile all’azatioprina di cui condivide tempi di entrata in funzione ed effetti collaterali. Dosaggio 2 gr/die E’ un farmaco molto costoso e distribuito solo da alcuni centri. ACIDO MECLOFENAMICO(Lenidolor®, Movens®) USI CLINICI Miastenia grave. MECCANISMO D’AZIONE L'acido meclofenamico è un composto dotato di notevole attività analgesica, antiinfiammatoria ed antipiretica.Come per gli altri farmaci antiinfiammatori, non si conosce esattamente il suo meccanismo d'azione. L'acido meclofenamico inibisce la sintesi delle prostaglandine e dei leucotrieni e compete a livello recettoriale con le stesse prostaglandine. Pertanto tali proprietà possono essere responsabili della sua spiccata attività antalgica e antiinfiammatoria. CONTROINDICAZIONI Ipersensibilità verso i componenti del prodotto, ulcera gastroduodenale. Per il rischio di sensibilità crociata all'acido acetilsalicilico e ad altri antiinfiammatori non steroidei, il prodotto non deve essere somministrato a pazienti nei quali tali farmaci inducano sintomi di broncospasmo, rinite allergica od orticaria. Si sconsiglia la prescrizione dell’acido maclofenamico a pazienti di età inferiore ai 14 anni. EFFETTI INDESIDERATI I più frequenti effetti indesiderati sono: nausea, vomito, bruciori di stomaco, gastralgia, flatulenza, diarrea. Più raramente possono verificarsi: anoressia, costipazione, stomatite, ulcera peptica, sanguinamento o perforazione della mucosa gastrica, colite, ittero colestatico. Sebbene raramente, è possibile la comparsa di eruzioni cutanee, prurito, cefalea, vertigini, edemi periferici, tinnitus, insufficienza renale. Molto scarsa è la possibilità di una diminuzione dei valori dell'emoglobina e dell'ematocrito o la comparsa di leucopenia, eritema multiforme, sindrome di Stevens Johnson, dermatiti esfoliative, alterazioni della funzionalità epatica e sindrome lupus eritematoso-simile. GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO Non somministrare durante la gravidanza, particolarmente nel 1° e nel 3° trimestre, né durante l'allattamento. INTERAZIONI -Warfarin L'acido meclofenamico, come altri antiinfiammatori non steroidei, potenzia l'effetto degli anticoagulanti cumarinici come la warfarina e pertanto il dosaggio di quest'ultima dovrà essere ridotto per prevenire un eccessivo allungamento del tempo di protrombina. Si dovrà escludere l'impiego contemporaneo di acido acetilsalicilico o altro antiinfiammatorio non steroideo per evitare sia la riduzione dei livelli ematici di acido meclofenamico sia il maggior rischio di disturbi gastrointestinali.. CICLOSPORINA Meno pazienti rispondono a questo farmaco che comunque nei responder si dimostra efficace già nel giro di qualche settimana. Dosaggio 6mg/Kg/die. Controindicazioni grave ipertensione arteriosa, nefropatia CICLOSPORINA(Sandimmun®) USI CLINICI Indicata contro la miastenia grave MECCANISMO D’AZIONE E’ un immunosoppressore, inibitore della calcineurina. La ciclosporina (nota anche come ciclosporina A) è un polipeptide ciclico composto da 11 aminoacidi. La ciclosporina inibisce sia la produzione che il rilascio di linfochine, tra cui l’interleuchina 2 o fattore di crescita dei linfociti T. Dai dati sperimentali risulta che la ciclosporina blocca i linfociti quiescenti nella fase G0 o all’inizio della fase G1 del ciclo cellulare. CONTROINDICAZIONI Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti. Preparazioni a base di Hypericum perforatum non devono essere assunte in contemporanea con medicinali contenenti ciclosporina, a causa del rischio di decremento dei livelli plasmatici e di diminuzione dell’efficacia terapeutica di ciclosporina EFFETTI INDESIDERATI Molto rari Papilloedema Ipertensione intracranica benigna Edema della papilla ottica Rari Anemia emolitica Sindrome uremicaemolitica Polineuropatia motoria Pancreatite Ginecomastia Disturbi mestruali Debolezza muscolare Miopatia Iperglicemia Non comuni Anemia Disturbi della visione Comuni Anoressia Iperplasia gengivale Molto comuni Iperlipidemia Disfunzione renale Paresi e atassia cerebellare Convulsioni Confusione Iporeattività agli stimoli Trombocitopenia Dolore addominale Iperkaliemia Ipomagnesemia Disfunzione epatica Iperuricemia Tremore Disorientamento Cecità corticale Eritemi allergici Edema Parestesia Ipertricosi Crampi muscolari Affaticamento Cefalea Ipertensione GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO La ciclosporina non deve essere utilizzata in gravidanza a meno che il potenziale beneficio per la madre giustifichi il potenziale rischio fetale. La ciclosporina passa nel latte materno. I bambini di madri in trattamento non devono quindi essere allattati al seno. INTERAZIONI - Hypericum perforatum Le concentrazioni plasmatiche e nel sangue in toto di ciclosporina possono essere ridotte dalla somministrazione contemporanea di preparazioni a base di Hypericum perforatum. Ciò a seguito dell’induzione degli enzimi responsabili del metabolismo dei farmaci da parte di tali preparazioni che pertanto non devono essere somministrate in concomitanza con ciclosporina. L’effetto di induzione può persistere per almeno 2 settimane dopo l’interruzione del trattamento con prodotti a base di. Se un paziente sta assumendo in contemporanea prodotti a base di Hypericum perforatum i livelli ematici di ciclosporina devono essere controllati e la terapia con prodotti a base di Hypericum perforatum deve essere interrotta. I livelli ematici di ciclosporina potrebbero aumentare con l’interruzione dell’assunzione di Hypericum perforatum. Il dosaggio di ciclosporina potrebbe richiedere un aggiustamento. -Cibo E’ stato riportato che la contemporanea assunzione di un pasto ricco di grassi o di succo di pompelmo aumenta la biodisponibilità della ciclosporina. -Barbiturici, carbamazepina, oxcarbazepina, fenitoina, nafcillina, sulfadimidina e.v., rifampicina, octreotide, probucolo, orlistat, hypericum perforatum (erba di San Giovanni), ticlopidina, sulfinpirazone, terbinafina, bosentan. Questi farmaci sono in grado di diminuire le concentrazioni plasmatiche o ematiche di ciclosporina, agendo per induzione degli enzimi epatici coinvolti nel suo metabolismo, in particolare il CYP3A4. Inoltre la ciclosporina è anche un inibitore del CYP3A4 e della glicoproteina - P, trasportatore di efflusso multifarmaco e può aumentare i livelli plasmatici di farmaci concomitanti che sono substrati dell’enzima CYP3A4 e/o del trasportatore. -Antibiotici macrolidici (eritromicina, azitromicina e claritromicina), ketoconazolo, fluconazolo, itraconazolo, voriconazolo, diltiazem, nicardipina, verapamil, metoclopramide, contraccettivi orali, danazolo, metilprednisolone (dosi elevate), allopurinolo, amiodarone, acido colico e derivati, inibitori delle proteasi, imatinib, colchicina, nefazodone . Questi farmaci sono in grado di aumentare le concentrazioni plasmatiche o ematiche di ciclosporina, agendo per inibizione competitiva degli enzimi epatici coinvolti nel suo metabolismo, in particolare il CYP3A4. La ciclosporina è anche un inibitore del CYP3A4 e della glicoproteina P, trasportatore di efflusso multifarmaco e può aumentare i livelli plasmatici di farmaci concomitanti che sono substrati dell’enzima CYP3A4 e/o del trasportatore. -Diclofenac La contemporanea somministrazione di diclofenac e ciclosporina può alterare reversibilmente la funzionalità renale in seguito ad un notevole aumento della biodisponibilità del diclofenac, dovuta molto probabilmente alla riduzione dell’effetto di primo passaggio al quale è sottoposta la molecola. La somministrazione contemporanea di ciclosporina e farmaci antiinfiammatori non steroidei con effetto di primo passaggio ridotto (p. es. l’acido salicilico) non dovrebbe produrre un aumento della biodisponibilità. -Digitale In numerosi pazienti in trattamento con digitale è stata osservata severa tossicità da digitale nei primi giorni di trattamento con ciclosporina. Ci sono anche segnalazioni in merito alla potenzialità della ciclosporina di amplificare gli effetti tossici della colchicina come miopatia e neuropatia, in particolare in pazienti con disfunzione renale. In caso di somministrazione concomitante della digossina o della colchicina con ciclosporina, è necessario uno stretto monitoraggio clinico al fine di rilevare precocemente qualunque manifestazione di tossicità da digossina o colchicina, seguite da una riduzione del dosaggio o dalla sospensione del farmaco stesso. -Lecarnidipina A seguito della somministrazione contemporanea di ciclosporina e lercanidipina, si è osservato un aumento nell’AUC di lercanidipina di tre volte e nell’AUC di ciclosporina del 21%. Pertanto si raccomanda cautela quando la ciclosporina è somministrata contemporaneamente a lercanidipina. .-Nifedipina La contemporanea somministrazione di nifedipina e ciclosporina può determinare un aumento dell’incidenza di iperplasia gengivale rispetto a quanto si verifica somministrando ciclosporina in monoterapia. -Repaglinide La ciclosporina può aumentare le concentrazioni plasmatiche di repaglinide e pertanto aumentare il rischio di ipoglicemia. -Tacrolimus La contemporanea somministrazione di tacrolimus deve essere evitata a causa di un aumento potenziale della nefrotossicità. Deve essere posta particolare attenzione nel somministrare ciclosporina in associazione a farmaci con effetti nefrotossici noti, come ad esempio aminoglicosidi (comprese gentamicina e tobramicina), amfotericina B, ciprofloxacina, vancomicina, trimetoprim (+ sulfametossazolo), farmaci antiinfiammatori non steroidei (compresi diclofenac, naproxene, sulindac), melfalan, antagonisti dei recettori H2 (cimetidina, ranitidina), metotrexate (vedere paragrafo 4.4). CICLOFOSFAMIDE Usato solo nelle gravi Miastenie che non rispondono agli altri immunosoppressori. Dosaggio 2,5-3 mg/Kg/die aggiustato per mantenere la conta dei G.B. tra 2500 e 4000 mm^3 e la percentuale dei linfociti sotto al 10%. CICLOFOSFAMIDE(Endoxan®) USI CLINICI Usato solo nelle gravi Miastenie che non rispondono agli altri immunosoppressori. MECCANISMO D’AZIONE La ciclofosfamide, come tutte le ossazafosforine, esplica previa attivazione metabolica, attività citotossica ed antitumorale come dimostrato su un vasto spettro di tumori sperimentali. CONTROINDICAZIONI La ciclofosfamide non va impiegata in caso di grave depressione midollare. EFFETTI INDESIDERATI La tollerabilità generale e locale della ciclofosfamide è buona. Solo occasionalmente specialmente usando dosi piuttosto elevate si riscontrano malessere, nausea o cefalea. Talvolta si può manifestare caduta dei capelli. Con la fine del trattamento, spesso già durante la terapia di mantenimento, i capelli ricrescono. Con alte dosi e a seguito di trattamenti prolungati possono manifestarsi colite emorragica, cistite emorragica talora gravissima, cistite non emorragica, fibrosi della vescica, fibrosi delle ovaie, fibrosi polmonare interstiziale, segni di nefrotossicità, soppressione dell'attività delle gonadi con conseguente amenorrea o azospermia talora irreversibile e, occasionalmente, ittero. Un calo spiccato dei leucociti può verificarsi soprattutto in seguito alla somministrazione di dosi elevate. GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO Non impiegare durante il primo trimestre di gravidanza. Durante la seconda metà della gravidanza e nell'allattamento il prodotto va somministrato soltanto nei casi di assoluta necessità. INTERAZIONI La somministrazione concomitante di antidiabetici può potenziare il loro effetto. TRATTAMENTO CHIRURGICO Poiché il timo svolge un ruolo importante nella reazione auto-immune che causa la miastenia, la timectomia chirurgica migliora notevolmente l'evoluzione della malattia e porta in molti casi a una stabilizzazione clinica con dosaggi modesti dei farmaci. La timectomia è perciò indicata in tutti i pazienti tra l'età adolescente fino a circa 60 anni. Si tratta di un intervento elettivo, che viene programmato quando la farmacoterapia ha raggiunto una buona stabilizzazione clinica dei sintomi. Infine, per casi di miastenia acuti e gravi esistono la terapia di plasmaferesi (eliminazione di anticorpi dal sangue) e la somministrazione di immunoglobuline ad alto dosaggio. Sono terapie molto efficaci, ma riservate a pazienti ricoverati in unità specializzate. FARMACI CONTROINDICATI Questo è l'elenco dei farmaci che, stando alle conoscenze attuali, risultano assolutamente o parzialmente controindicati in caso di miastenia. Vi preghiamo di segnalarci le vostre osservazioni ed esperienze sull'argomento. FARMACI DA EVITARE NELLA MIASTENIA • D-Penicillamina • Clorochina • Alfa-Interferone • Tossina Botulinica FARMACI POTENZIALMENTE PERICOLOSI • Succinilcolina, vecuronio (usati nel corso di anestesia) • Lidocaina, procaina (se usati per via endovenosa; non ci sono problemi al loro uso odontoiatrico) • Chinina, chinidina, procainamide • Antibiotici • Aminoglicosidici • Tobramicina • Netilmicina • Streptomicina • Ciprofloxacina • Tetracicline • Penicilline • Clindamicina • Lincomicina • Beta bloccanti • Calcio antagonisti • Antiepilettici • Dintoina • Barbiturici • Etosuccimide • Carbamazepina • Gabapentina • Analgesici • Morfina • Codeina • Alcaloidi dell’oppio • Antipsicotici • Fenotiazine • Litio BIBLIOGRAFIA Michael W et al. Myasthenia gravis, The Neurologist, 2002, 8:2-21. Wittbrot ET, Drugs and Myasthenia gravis, an update, Arch Intern Med, 1998, 157:339-408.