La degradazione anaerobia del rifiuto organico Marco Cason 1014609 aa 2010/2011 Degradazione anaerobia: •Operato da MO anaerobi (Clostridium, Butyrivibrio, Fibrobacter, Ruminococcus); •Non necessita l’insuflaggio di O2 ; •Porta all’ossidazione parziale delle molecole organiche con produzione di CH4 (molecola utilizzabile come fonte di energia dall’uomo). vs Compostaggio: •Sistema più usato per la degradazione degli RSU; •Operato da MO aerobi (lieviti, batteri e funghi); •Porta alla produzione di: un ammendante ambientale (humus) stabile, H2O e CO2 ; •Necessità di areare la massa in degradazione; I materiali che possono essere trattati sono: •Paglia e materiali ligno-cellulosici; •Residui di lavorazioni agro-industriali; •Deiezioni animali; •RSU; •Fanghi degli impianti di depurazione delle acque; Co-digestione: sistema per rendere più efficiente la degradazione anaerobia che consiste nel trattare una miscela di rifiuti di origini diverse: aumento della variabilità del substrato e della complessità della comunità microbica. La comunità microbica che si instaura nel materiale organico in degradazione è molto complessa. E’ formata da: •Un gruppo di MO che degrada le molecole organiche complesse a molecole più semplici (lattato, etanolo, H2, acetato, acido butirrico ecc.); •Una comunità microbica secondaria, che utilizza le molecole prodotte da altri microrganismi per il proprio sviluppo (es. metanogeni). I fattori che influenzano la digestione anaerobia sono: •Temperatura: durante il processo aumenta a causa del calore prodotto dai processi degradativi stessi e può raggiungere temperature intorno ai 70-80°C (T che consentirebbe l’eliminazione della maggior parte dei patogeni). L’optimum di T per lo sviluppo della maggior parte dei MO è tra i 35-40°C, anche se l’optimum di alcune specie termofile è tra i 50 e i 55°C. Necessità di controllare tale parametro; •pH: tende a diminuire nelle prime fasi della degradazione a causa della produzione di acidi organici, raggiungendo valori attorno a 5,5. Il range di pH ottimale per avere una buona digestione anaerobia si assesta tra 6,5 e 7,5, mentre il range di pH ottimale per l’attività dei metanogeni è ancora più stretto attorno alla neutralità (7-7,2); •Umidità: l’acqua permette la solubilizzazione dei substrati e dei prodotti e quindi anche il progredire delle reazioni degradative operate dagli enzimi prodotti dai MO. La % di umidità che consente la maggior produttività dei metanogeni è tra 60 e 80%. •Il rapporto C/N: la maggior parte dell’azoto presente nella sostanza da degradare è sottoforma organica (proteine). Se il rapporto C/N è troppo alto significa che l’azoto è fattore limitante la crescita microbica e il processo degradativo è lento, se invece tale rapporto è troppo basso l’azoto in eccesso viene perso per volatilizzazione sottoforma di NH3. Rapporti ottimali C/N si assestano tra 20 e 35. Il tipo di substrato: anch’esso è un fattore importante e, come già evidenziato, influenza la diversità della comunità microbica. La formazione di molecole ricche di energia dalla sostanza organica in decomposizione fu messa in evidenza già da Alessandro Volta nel 1776 attraverso il suo famoso esperimento dell’imbuto rovesciato. Fu però solo nel corso del ‘900 che si scoprirono i responsabili di tale processo: i microrganismi metanogeni. Dal 1977, grazie a studi di similarità tra i geni del 16s rRNA , inizia la classificazione filogenetica di tale gruppo microbico. Dominio: Archea Phylum: Euryarchaeota Classi: Metanobacteria Methanococci Methanopyri Tutte le forme morfologiche dei microrganismi sono rappresentate in questo gruppo. Nonostante la grande diversità filogenetica che questo gruppo microbico dimostra, i substrati che possono essere utilizzati sono pochi e semplici, la maggior parte dei quali contengono un solo atomo di carbonio. La maggior parte dei metanogeni utilizza uno o due substrati, solo alcuni ceppi di Methanosarcina arrivano ad utilizzare sette diversi substrati. Una delle conseguenze di questa specializzazione è che in alcuni habitat anaerobi sono dipendenti da altri organismi per i loro substrati. Metanogenesi dall’acetato Principali vie metaboliche per la metanogenesi Biosintesi di CH4 da metanolo Biosintesi di CH4 da CO2 Uno studio sull’efficienza della digestione anaerobia e degli effetti di una fase di pre-aerazione e dell’aggiunta dell’inoculo sulla produzione di metano e sui tempi di degradazione. Materiale utilizzato per lo studio: RSU organico della città metropolitana di Perth nell’ovest dell’Australia, preventivamente trattato per eliminare eventuali materiali inerti presenti (es. pezzi di plastica, vetro, ferro ecc.) Materiali e metodi: Il reattore utilizzato è un cilindro di 7 L di volume che permette di combinare il compostaggio alla digestione anaerobia. La temperatura del core e della periferia del reattore viene mantenuta uguale e costante intorno ai 55°C. Le quantità dei diversi gas prodotti sono state analizzate con un gascromatografo accoppiato ad un rivelatore a conducibilità termica. • Fase aerobia: grazie alla possibilità di suddividere il reattore in più sezioni mediante l’inserimento di pannelli di plastica è stato possibile studiare l’effetto di diversi periodi di aerazione. Il substrato inserito nella prima sezione è stato sottoposto a 6 gg di aerazione, mentre il substrato inserito nell’ultima ha subito 0 gg di fase aerobia. • Fase anaerobia: viene indotta in due modi, o mediante l’aggiunta di una soluzione in acqua deionizzata dei substrati per la metanogenesi (acetato e formiato) o mediante l’aggiunta di un inoculo anaerobio derivante dallo spurgo di un reattore termofilico da laboratorio. Per prevenire l’eccessivo impaccamento del substrato il liquido viene inserito dal fondo del reattore ed estratto dalla sommità. Effetti della pre-aerazione: •Utilizzo dei composti organici facilmente degradabili (reazioni di idrolisi e ossidazione) con produzione di CO2 , nuove molecole organiche e calore. •Il tasso di respirazione è superiore al tasso di idrolisi delle molecole organiche (Fig. 3); •Produzione di NH4+, che si accumula nel substrato fino al 4° giorno, ma poi viene persa per volatilizzazione sottoforma di NH3; Da osservazioni fatte al microscopio si è visto come durante questa fase i MO anaerobi, tra cui anche i metanogeni, permangono nel substrato in quantità di 103-105 cellule per grammo di substrato che non decrescono con l’aumentare del periodo di aerazione. Formazione di nicchie anaerobie nel substrato in cui i MO possono sopravvivere, o attivazione di meccanismi di protezione. Fase di anaerobiosi senza aggiunta di inoculo Il substrato è stato posto in anaerobiosi mediante l’aggiunta di una soluzione di acetato e formiato in acqua deionizzata. Acetato e formiato sono ottimi substrati per l’attività dei metanogeni acetoclastici e idrogenotrofici. Frazioni che hanno subito da 0 a 3 gg di pre-aerazione Nessuna produzione di CH4 Frazioni che hanno subito da 4 a 6 gg di preaerazione Produzione di CH4 Nelle frazioni che hanno subito una fase di aerazione più breve la SO facilmente degradabile non è stata consumata completamente e la sua fermentazione da origine alla produzione di acidi organici che abbassano il pH fino a valori di 5,5 inibendo l’attività dei metanogeni. Nelle frazioni con pre-aerazione più prolungata il pH rimane intorno a valori superiori a 6 permettendo l’attività dei MO. Effetti dell’aggiunta dell’inoculo anaerobio L’inoculo liquido deriva da un reattore anaerobico termofilico in scala da laboratorio. La sua aggiunta al substrato ha due effetti : •Inoculo: vengono inseriti nel substrato grandi quantità di MO anaerobi attivi che iniziano fin da subito a degradare la sostanza organica. •Buffer: stabilizza il reattore contro l’acidificazione (necessari 150 mmoli di H+ per abbassare il pH dell’inoculo da 8 a 6). I campioni che hanno subito un periodo minore di aerazione in questo caso mostrano una produttività (in termini di CH4) superiore rispetto alle altre frazioni. Maggiore disponibilità di SO facilmente degradabili Analisi delle condizioni durante la fase anaerobica Due picchi di produzione di CH4: il primo dovuto all’attività dei MO idrogenotrofici, il secondo all’attività dei MO acetoclastici. I secondi sono inibiti inizialmente dalle alte concentrazioni di H2 (ipotesi confermata anche con analisi con isotopi del C i cui risultati non sono mostrati). Conclusioni: La digestione anaerobia del substrato preceduta da una fase di degradazione aerobica permette di ridurre i tempi necessari alla stabilizzazione del substrato (utilizzabile poi come ammendante organico) da 20 gg a 12 gg e anche di avere una discreta produzione di CH4 utilizzabile per produrre energia elettrica. In base al risultato che si vuole ottenere (maggior produzione di CH4 o minori tempi per la completa degradazione) si può allungare o abbreviare il periodo di pre-aerazione. Bibliografia: •The anaerobic digestion of solid organic waste. Azeem Khalid a, Muhammad Arshad b, Muzammil Anjum a, Tariq Mahmood a, Lorna Dawson c. Journal of waste management2009. •Effect of pre-aeration and inoculum on the start-up of batch thermophilic anaerobic digestion of municipal solid waste. W. Charles *, L. Walker, R. Cord-Ruwisch. Bioresource Technology- 2009. •Microbiologia ambientale. Biavati B, Sorlini C. 2008.