Poeti si nasce … o si diventa?
Domanda:
Basta avere la tecnica per essere poeti
o
bisogna “sentire” da poeti?
Comprensione
durevole:
Gli studenti comprenderanno la specificità
del linguaggio poetico come forma espressiva
in cui il significante acquista un ruolo
privilegiato nel comunicare il messaggio
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“Poeti si nasce ... o si diventa?
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l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo
Ugo Foscolo
“Alla sera”
Forse perché della fatal quïete
tu sei l'immago a me sì cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,
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e quando dal nevoso aere inquïete
tenebre e lunghe all'universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.
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Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
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delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.
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“Poeti si nasce ... o si diventa?
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l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo
Giacomo Leopardi
“L’infinito”
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare.
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“Poeti si nasce ... o si diventa?
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l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo
Giuseppe Gioacchino Belli
“Er giorno der giudizzio”
Quattro angioloni co le tromme in bocca
se metteranno uno pe ccantone
a ssonà: poi co ttanto de voscione
cominceranno a ddí: ” Ffora a cchi ttocca”.
Allora vierà ssu una filastrocca
de schertri da la terra a ppecorone,
per ripijà ffigura de perzone,
come purcini attorno de la bbiocca.
E sta bbiocca saà ddio bbenedetto,
che ne farà du’ parte, bbianca e nnera:
una pe annà in cantina, una sur tetto.
All’urtimo usscirà ‘na sonajjera
d’angioli, e, ccome si ss’annassi a lletto
smorzeranno li lumi, e bbona sera.
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“Poeti si nasce ... o si diventa?
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l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo
Giuseppe Gioacchino Belli
“La bona famija”
Mi' nonna, a un'or de notte che viè ttata
Se leva da filà, povera vecchia,
Attizza un carboncello, ciapparecchia,
E maggnamo du' fronne d'inzalata.
Quarche vorta se famo una frittata,
Che ssi la metti ar lume ce se specchia
Come fussi a ttraverzo d'un'orecchia:
Quattro noce, e la cena è terminata.
Poi ner mentre ch'io, tata e Crementina
Seguitamo un par d'ora de sgoccetto,
Lei sparecchia e arissetta la cucina.
E appena visto er fonno ar bucaletto,
'Na pisciatina, 'na sarvereggina,
E, in zanta pace, ce n'annamo a letto.
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“Poeti si nasce ... o si diventa?
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l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo
Il giorno fu pieno di lampi;
ma ora verranno le stelle,
le tacite stelle. Nei campi
c'è un breve gre gre di ranelle.
Le tremule foglie dei pioppi
trascorre una gioia leggera.
Nel giorno, che lampi! Che scoppi!
Che pace, la sera! Si
devono aprire le stelle
nel cielo sì tenero e vivo.
Là, presso le allegre ranelle,
singhiozza monotono un rivo.
Di tutto quel cupo tumulto,
di tutta quell'aspra bufera,
non resta che un dolce singulto
nell'umida sera.
È, quella infinita tempesta,
finita in un rivo canoro.
Dei fulmini fragili restano
cirri di porpora e d'oro.
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Giovanni Pascoli
“La mia sera”
O stanco dolore, riposa!
La nube del giorno più nera
fu quella che vedo più rosa
nell'ultima sera.
Che voli di rondini intorno!
Che gridi nell'aria serena!
La fame del povero giorno
prolunga la garrula cena.
La parte, sì piccola, i nidi
nel giorno non l'ebbero intera.
Né io... e che voli, che gridi,
mia limpida sera!
Don... Don... E mi dicono, Dormi!
Mi cantano, Dormi! Sussurrano,
Dormi! Bisbigliano, Dormi!
Là, voci di tenebra azzurra...
Mi sembrano canti di culla,
che fanno ch'io torni com'era...
sentivo mia madre... poi nulla...
sul far della sera.
“Poeti si nasce ... o si diventa?
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l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo
Giovanni Pascoli
“X agosto”
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.
Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!
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“Poeti si nasce ... o si diventa?
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l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che
dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il
mirto
altro suono, e il
ginepro
altro ancora,
stromenti
diversi
sotto innumerevoli
dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
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Ascolta, Ascolta.
L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra
remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la
fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più
fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Gabriele D’Annunzio
“La pioggia nel pineto”
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.
“Poeti si nasce ... o si diventa?
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l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo
Mi tengo a quest’albero
mutilato
Abbandonato in questa
dolina
Che ha il languore
Di un circo
Prima o dopo lo
spettacolo
E guardo
Il passaggio quieto
Delle nuvole sulla luna
Stamani mi sono disteso
In un’urna d’acqua
E come una reliquia
Ho riposato
L’Isonzo scorrendo
Mi levigava
Come un suo sasso
Ho tirato su
Le mie quattro ossa
E me ne sono andato
Come un acrobata
Sull’acqua
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Mi sono accoccolato
Vicino ai miei panni
Sudici di guerra
E come un beduino
Mi sono chinato a ricevere
Il sole
Questo è l’Isonzo
E qui meglio
Mi sono riconosciuto
Una docile fibra
Dell’universo
Il mio supplizio
È quando
Non mi credo
In armonia
Ma quelle occulte
Mani
Che m’intridono
Mi regalano
La rara
Felicità
Ho ripassato
Le epoche
Della mia vita
Questi sono
I miei fiumi
Giuseppe Ungaretti
“I fiumi”
Questo è il Serchio
Al quale hanno attinto
Duemil’anni forse
Di gente mia campagnola
E mio padre e mia madre.
Questo è il Nilo
Che mi ha visto
Nascere e crescere
E ardere d’inconsapevolezza
Nelle distese pianure
Questa è la Senna
E in quel suo torbido
Mi sono rimescolato
E mi sono conosciuto
Questi sono i miei fiumi
Contati nell’Isonzo
Questa è la mia nostalgia
Che in ognuno
Mi traspare
Ora ch’è notte
Che la mia vita mi pare
Una corolla
Di tenebre
“Poeti si nasce ... o si diventa?
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l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo
Giuseppe Ungaretti
“Fratelli”
Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell'uomo presente alla sua
fragilità
Fratelli
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“Poeti si nasce ... o si diventa?
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l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo
Umberto Saba
“Amai”
Amai trite parole che non uno
osava. M’incantò la rima fiore
amore,
la più antica difficile del mondo .
Amai la verità che giace al fondo ,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l’abbandona.
Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.
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“Poeti si nasce ... o si diventa?
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l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo
Il portiere caduto alla difesa
ultima vana, contro terra cela
la faccia, a non veder l'amara luce.
Il compagno in ginocchio che l'induce,
con parole e con mano, a rilevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.
Umberto Saba
“Goal”
La folla - unita ebbrezza - par trabocchi
nel campo. Intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli,
a quanti l'odio consuma e l'amore,
è dato, sotto il cielo, di vedere.
Presso la rete inviolata il portiere
- l'altro - è rimasto. Ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasto sola.
La sua gioia si fa una capriola,
si fa baci che manda di lontano.
Della festa - egli dice - anch'io son parte.
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“Poeti si nasce ... o si diventa?
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l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo
Spesso, per ritornare alla mia casa
prendo un'oscura via di città vecchia.
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
qualche fanale, e affollata è la strada.
Umberto Saba
“Città vecchia”
Qui tra la gente che viene che va
dall'osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l'infinito
nell'umiltà.
Qui prostituta e marinaio, il vecchio
che bestemmia, la femmina che bega,
il dragone che siede alla bottega
del friggitore,
la tumultuante giovane impazzita
d'amore,
sono tutte creature della vita
e del dolore;
s'agita in esse, come in me, il Signore.
Qui degli umili sento in compagnia
il mio pensiero farsi
più puro dove più turpe è la via.
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l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo
Eugenio Montale
“Non chiederci la
parola”
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
5 Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
10 sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti:
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
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l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo
Eugenio Montale
“Meriggiare pallido e assorto”
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
m entre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
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l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo
Eugenio Montale
“Ho sceso, dandoti il braccio…”
Ho sceso dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
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l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo
Alda Merini
“Se avess’io…”
Se avess’io levità di una fanciulla
invece di codesto, torturato,
pesantissimo cuore e conoscessi
la purezza delle acque come fossi
entro raccolta in miti-sacrifici,
spoglierei questa insipida memoria
per immergermi in te, fatto mio
uomo.
Io ti debbo i raccolti più fruttuosi
della mia terra che non dà mai spiga.
e ti debbo parole come l’ape
deve miele al suo fiore.
Perché t’amo caro, da sempre,
prima dell’inferno prima del paradiso,
prima ancora che io fossi buttata
nell’argilla
del mio pavido corpo.
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Amore mio
quanto pesante è addurti al mio carro
che io guido nel giorno dell’arsura
alle tue mille bocche di ristoro !
“Poeti si nasce ... o si diventa?
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l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo
Esperienza per l’apprendimento-3/: L’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo
Il docente legge e fa ascoltare alcune poesie, con tipi di versificazione differenti, evidenziando
musicalità e ritmo di ciascuna. Il docente fa inoltre ascoltare alcune poesie musicate.
Poi consegna agli alunni divisi in coppie un testo poetico (diverso per ogni coppia: Belli, Gozzano,
Manzoni, Ariosto, Pascoli, ecc.) che gli studenti si prepareranno a leggere dopo aver concordato
l'intonazione e il ritmo della lettura. Si procederà poi alla lettura di almeno due testi: alcune delle
performances saranno registrate.
Abilità/competenza: analizzare e confrontare linguaggi espressivi diversi (suono e parola)
Disposizione della mente: collaborare, esprimere curiosità, mettersi in gioco
Valutazione continua: osservazione e ascolto degli studenti.
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l`occhio e l`orecchi..