Renato Proietti
ATC Cagliari 2014
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Dobbiamo tenere ben
presente la distinzione
fra nosografia e
psicopatologia, e
nell’ambito di
quest’ultima fra
psicopatologia
descrittiva e
psicopatologia
esplicativa

Per psicopatologia si
intendeva la
descrizione dei
comportamenti o
comunque delle
manifestazioni
osservabili negli insani,
questi venivano
rigidamente
classificati…
… e si fondava una nosografia
La semeiotica delinea l’orizzonte di conoscenze dello
psichiatra clinico (immaginando uno psichiatra, ma è
sempre più raro, che non possieda un bagaglio
psicologico
–
ermeneutico).
I
fenomeni
precedentemente descritti vengono valutati alla
stregua di sintomi e segni. Raggruppandoli fra loro, se
si rinuncia a qualsiasi visione esplicativa
(ermeneutica) si ha una nosografia totalmente
descrittiva.
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Una visione naturalistica dei fenomeni psichici
categorizza sia i fenomeni osservabili sia le
possibili inferenze alla stregua di sintomi, che
diventano ordinatori nosografici, raggruppabili in
sindromi (psicopatologia descrittiva).
In assenza di altri criteri la nosografia psichiatrica
resta essenzialmente
un raggruppamento
descrittivo con tutti i limiti che ne derivano
Jaspers trova il fondamento della psicopatologia
nel Comprendere (Verstehen) i singoli fenomeni
della vita psichica. Possiamo considerare questo
fondamentale passaggio in due valenze,
metodologica ed operativa. I fenomeni psichici
così discriminati possono avere due valenze: oltre
alla valenza semeiotica…
… ne abbiamo una semiologica. Il considerare i
fenomeni solo alla stregua di sintomi tradirebbe
la lezione jaspersiana: “la psicopatologia non è
una semeiotica rivolta esclusivamente ad
individuare il sintomo, piuttosto è una semiologia
attenta al significato” (Gozzetti, 1999).
“In questo senso la trattatistica più recente, anche italiana, con la sua
ispirazione e dipendenza da una parte di quella nordamericana, la ignora
(N.d.R. la psicopatologia) e la scambia per un elenco commentato di sintomi.
Essa non è nemmeno un’esposizione clinico-nosografica di malattie (…) che
in psichiatria non hanno per niente lo stesso significato della medicina
somatica, essendo solo costrutti o aggruppamenti di sintomi o sindromi, utili
ai fini pratici per indicare diagnosi, prognosi ed un trattamento”.
(Gozzetti, 1999)
I fenomeni psichici abnormi, quindi, nel loro
valore semeiotico costituiscono un buon criterio
di ordinamento nosografico, nel loro valore
semiologico costituiscono degli ordinatori di
senso.
“La psicopatologia non vuole essere dunque un
ordinatore nosografico, ma piuttosto ambisce a
diventare un ordinatore di senso”
Psicopatologia descrittiva (statica)
Vs
Psicopatologia ermeneutica
(esplicativa)
“ Speculare intorno all ’ extracosciente è inevitabile
nell ’ apprensione della realtà psichica. Se questo
extracosciente non è un oggetto biologico afferrabile
con l’esperienza diretta, allora è un assunto teorico.
Per questo, in psicopatologia, le rappresentazioni
teoriche sono inevitabili (…). Esse infatti sono utili, ma
la loro limitazione può essere sempre dimostrata”
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ORDINAMENTO di dati che altrimenti resterebbero
sparsi
FORMULAZIONE DI PROBLEMI ulteriori
RAPPRESENTAZIONE DI UNA CONOSCENZA
causale, tendente verso la teoria stessa
La conoscenza causale rimanda verso la teoria al
fine di cogliere la continuità dell ’ accadere
mediante
una
causa
fondamentale.
In
psicopatologia però la formazione delle teorie
resta dispersa, particolare e ad hoc. Le teorie non
sono estensive e totali. Ogni conoscenza causale
psicopatologica ne è caratterizzata.
Secondo Jaspers no, tutte le teorie sono
concezioni utilizzabili per chiarire campi limitati.
“Una teoria riguarda solo un particolare, mai
l ’ insieme dell ’ anima. Non esiste una teoria
valida dell ’ anima, ma solo una filosofia
dell’essere umano”. Perciò è sempre possibile
porci la domanda: “Non è forse la teoria in ogni
caso un errore”?
Il protolinguaggio
assolve alle funzioni
pragmatiche: la
funzione espressiva
esprime stati d’animo,
la funzione di
segnalazione suscita
reazioni nell’altro (es.
impartire ordini)
Il linguaggio assolve alle
funzioni riflessive o
matetiche: la funzione
descrittiva (raccontare le
proprie esperienze) e la
funzione critico-valutativa
(ipotesi astratte,
attribuzioni di significato)
Decontestualizzazione progressiva
dall’esperienza immediata e riordinamento
dell’esperienza stessa in sequenze regolari, con
la comparsa di rappresentazioni mentali consce
(passaggio dalla self awareness alla self
consciousness)
Comparsa di una dinamica circolare fra
esperienza immediata, tacita e preconscia e
riordinamento semantico di questa immediatezza:
si ha un incremento di complessità che porta ai
due livelli del self
Si ha il passaggio dal senso al significato, e il
significato viene elaborato a livelli via via più
complessi, sempre e comunque vincolati però
dall’ordine tacito sottostante, che viene a sua
volta articolato e modulato in intensità.
A livello interpersonale, la possibilità di avere una
gamma sempre più ampia di rappresentazioni
semantiche arricchisce e rende più complessa la
possibilità di condividere l’esperienza attraverso
la comunicazione, e questo processo arricchisce
ulteriormente l’esperienza individuale con nuovi
possibilii significati in un processo circolare e
ricorsivo, permettendo la costruzione sociale di
modelli culturali in una tensione essenziale fra
creatività e condivisione dei significati stessi.
It is possible to speak (…) about a new utilization of
mental space where the cultural element becomes
dominant. The way in which a certain need is met no
longer constitutes an immediate and instinctive
answer, but becomes something acquired, handed
down and differentiates one group from another. The
main instrument of this cultural process is language.
This enables the creation of meanings, their sharing
and transmission in time.
(Groppo and Locatelli, 1996: 52, my translation)
Livello tacito (emotivo, prelogico)
Livello esplicito (simbolico, semantico)
Identità ipse (ipseità, selfhood)
Funzione narrativa
Identità idem (medesimezza, sameness)
FLESSIBILITA’:capacità di modificare le proprie
spiegazioni dell’esperienza in corso a seguito
dell’emergenza di emozioni discrepanti e
perturbanti inaspettate
ASTRAZIONE: attitudine a elaborare e mantenere
staccate dal contesto percettivo immediato le
proprie esperienze, attribuendo loro significati di
ordine generale
INTEGRAZIONE: capacità di dare coerenza ai
diversi ingredienti dell’esperienza nel corso di un
dato episodio (I. Sincronica) o ad episodi relativi a
diverse epoche (I. Diacronica)
GENERATIVITA’: capacità di produrre nuove “chiavi
di lettura” per rendere consistenti le proprie
esperienze, una volta riconosciuti gli aspetti
discrepanti
(discontinuità)
nel
corso
dell’esperienza stessa
ARTICOLAZIONE: è la capacità di riconoscere i vari
aspetti della propria esperienza
FLESSIBILITA’: diminuisce la capacità di
modificare le proprie spiegazioni dell’esperienza
in corso
ASTRAZIONE: si tende a rimanere legati al
contesto percettivo immediato, l’elaborazione
appare quindi molto concreta
INTEGRAZIONE si mantiene buona
ARTICOLAZIONE: appare piuttosto modesta
GENERATIVITA’: appare ridotta e limitata
FLESSIBILITA’: ridotta. Non c’è capacità di
modificare le proprie spiegazioni dell’esperienza
in corso
ASTRAZIONE: ridotta. Si rimane completamente
legati al contesto percettivo immediato.
ARTICOLAZIONE: immagine cosciente di sé stabile
e stereotipata. E’ ridotta la gamma di emozioni
riconoscibili e decodificabili
INTEGRAZIONE: manca la capacità di mantenere
un senso di sé unitario e continuativo nel tempo. I
contenuti di coscienza non integrati possono
essere tenuti “fuori di sé” sotto forma di deliri e/o
allucinazioni. Può mancare sia la capacità
sincronica che quella diacronica di integrazione.
GENERATIVITA’: è pressochè impossibile trovare
nuove chiavi di lettura
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Polarità emotive antagoniste su cui si basa
l’equilibrio dinamico su cui si basa l’equilibrio
fobico (paura e curiosità) presto vengono ad
essere elaborate come bisogno di protezione in
un mondo vissuto come ostile e pericoloso e
bisogno di libertà in questo stesso mondo.
Elemento invariante è quindi la tendenza a
rispondere con paura e ansia a qualsiasi
perturbazione affettiva che possa essere
percepita come perdita di libertà o di protezione
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Polarità emotive antagoniste su cui si basa
l’equilibrio dinamico su cui si basa l’equilibrio
fobico (paura e curiosità) presto vengono ad
essere elaborate come bisogno di protezione in
un mondo vissuto come ostile e pericoloso e
bisogno di libertà in questo stesso mondo.
Elemento invariante è quindi la tendenza a
rispondere con paura e ansia a qualsiasi
perturbazione affettiva che possa essere
percepita come perdita di libertà o di protezione
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“Cecità emotiva”, ovvero lettura in genere
sensoriale
delle
manifestazioni
emotive
(alessitimia di Sifneos)
Tendenza a vivere come “malattie” le
manifestazioni emotive
Necessità di mantenere il controllo sulle proprie
manifestazioni emotive (nei più articolati, senso
di “fragilità emotiva”)
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Alto senso di autostima oppure senso di
incapacità ad affrontare il mondo
Senso di amabilità incondizionata oppure (molto
raramente) senso di amabilità critica
Sospettosità, diffidenza
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Necessità di mantenere il controllo nella relazione
col mondo esterno e con gli altri (sentirsi sempre
“one up” nella relazione, evitamento del
coinvolgimento affettivo) con modalità coercitive
attive o passive
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Eventi percepibili come perdita di protezione e/o
di controllo
- Lutti e separazioni
- Cambi di sede (es. lavoro)
- Perdita di controllo in relazioni affettive
- Matrimonio di congiunti
- Nascita di figli o nipoti
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Eventi percepibili come perdita di libertà
- Matrimonio
- Nascita dei figli
- Scelte professionali o di studio
- Malattie invalidanti
- Pensionamento
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Elaborazione normale
- Problemi relazionali (pers. narcisistica)
Elaborazione nevrotica
- Agorafobia
- Fobie semplici
- Idee di contrasto
- Depressione maggiore
- Distimia
- Disturbo somatoforme
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Elaborazione psicotica
- Paranoia (Disturbo delirante)
- Disturbo schizoaffettivo
- Psicosi depressive o bipolari
(va “letto” il tema critico)
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Elemento invariante è una percezione di sé vaga ed
indefinita, da cui deriva la necessità di riferirsi all’esterno
per ricavare un senso di sé stabile e definito.
Si realizza quindi un’oscillazione ricorsiva fra polarità
antagoniste, tra la necessità di approvazione dall’esterno
e il senso penoso di poter essere da questo intrusi e/o
disconfermati.
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Sensibilità (nel senso della modulazione di sé) al
giudizio esterno
Massimalità esagerate, necessità di “perfezione”
cui fa da contraltare il penoso senso di
“fallimento”
Temi di non confronto, non esposizione e
comunque di evitamento del giudizio
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Percezione vaga ed indefinita di sé elaborata
come “senso di vuoto” ed inattendibilità
personale
Attribuzione esterna > stile anoressico
Attribuzione interna > stile bulimico/obeso
Delusione rispetto alla figura di attaccamento
occorsa durante l’infanzia o l’adolescenza
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Situazioni in cui il soggetto ravvisi esposizione
“critica” a giudizi: tutte le situazioni di…
Debutto (affettivo, lavorativo, sociale)
Confronto (maturità, università…)
Aumento delle responsabilità
Fallimento (percepito)
La delusione da parte degli altri è sempre un
tema centrale: è il modo in cui il DAP si racconta
tutte le situazioni precedenti
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Ritiro autistico (evitamento, non confronto)
Allucinazioni uditive (anticipazioni di eventuali critiche)
Deliri:
di grandezza o erotomania
di influenzamento o furto del pensiero
dismorfofobici
Nei DAP è molto più frequente che non nelle altre
organizzazioni la perdita della sequenzializzazione
cronologica (dis-integrazione, fino all’ebefrenia)
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Elemento invariante è la percezione di
di sé
ambivalente e dicotomica, elaborata con temi di
significato antitetici e con modalità “tutto o nulla”.
L’oscillazione emotiva di fondo, come nei DAP,
riguarda le SCE che però mediano una
valutazione cosciente di sé non a partire da un
campo interpersonale immediato ma da principi
astratti quali Verità, Giustizia, Onestà…
“Il tipo anancastico è caratterizzato da
scrupolosità, auto- ed eterocontrollo pedantesco,
rigidità, coscienziosità, regolarità, puntualità e
moralità eccessive”.
(Galimberti, Dizionario di psicologia)
Fenomeni ossessivi (da obsidere, assediare):
idee, immagini, impulsi con caratteristiche di
intrusività, iteratività, incoercibilità, estraneità e
spesso assurdità per quanto riconosciute come
prodotto della propria attività mentale
Compulsioni (da compellere, costringere): atti o rituali di
pensiero, con caratteristiche di iteratività, a cui l’o. si
sente costretto, pur riconoscendoli come assurdi, per
riuscire a placare l’ansia provocata dall’assedio (pensiero
magico).
Stigmate psicasteniche (Janet): particolare fondo psichico
caratterizzato da abulia, tendenza al dubbio, perplessità,
sentimento di irrealtà e di estraneità al mondo
Nelle sindromi ossessive, Janet classicamente
descrisse la continua lotta di un pensiero
bipartito: Binder (1936) formalizzò la lotta fra
uno psichismo parassita (o di disturbo) e uno
psichismo di difesa. Magia contro magia: così
come lo psichismo parassita è vissuto come
ego-distonico ed estraneo alla volontà, così
“magicamente” posso liberarmi
dall’ossessione tramite la difesa costituita dai
rituali compulsivi.
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L’idea ossessiva:
Vissuta come estranea alla
personalità
Non ha rapporti diretti con
l’affettività
Criticata come assurda
Non viene accettata dal
paziente
Limita l’espressione della
personalità
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L’idea delirante:
Assoluta certezza soggettiva
Non influenzabile e
incorreggibile di fronte ad ogni
esperienza e confutazione
logica
Assurdità (impossibilità) di
contenuto
Pervade completamente la
personalità del soggetto
Praticamente qualsiasi situazione in cui un
vissuto emotivo possa far perdere il controllo di
sé (il tema del provare l’emozione giusta e nella
giusta misura). Generalmente le emozioni più
attivanti (rabbia e attivazione sessuale) son
quelle maggiormente coinvolte nella genesi dello
scompenso, ma anche altre emozioni possono
essere “lette” in maniera del tutto singolare
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Disturbo Ossessivo Compulsivo
Idee di contrasto
Pensiero magico
Disturbi di Personalità (Evitante,
O-C…)
Sindrome di Gilles de la Tourette
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Delirio lucido sistematizzato (Paranoia)
Disturbi della Personalità (Schizoide e
Schizotipico)
Disturbi bipolari (ossessioni come “equivalenti
depressivi”)
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Elemento invariante è la tendenza ad elaborare in
termini di perdita e/o delusione qualsiasi evento
discrepante
Tale tendenza è il risultato di un’oscillazione ritmica e
ricorsiva fra tonalità emotive di rabbia e disperazione
Il dato più evidente è quindi il rispondere con
manifestazioni cliniche di rallentamento psicomotorio
o, al contrario, di iperattivazione ad eventi discrepanti
anche minimi.
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Qualunque situazione possa far sentire un
soggetto emotivamente coinvolto in una relazione
interpersonale: i soggetti inward-field
independent sono degli specialisti nel negare a
sé stessi qualsiasi coinvolgimento affettivo, che è
l’unica condizione in cui riescono a mantenere il
contatto interpersonale stesso (anticipo
dell’abbandono).
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Psicopatologia cognitiva